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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 17 ottobre 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 17 ottobre 2023.

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 16 ottobre 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   MONTEMAGNI ed altri: «Disposizioni per il recupero e la ricostruzione delle bilance da pesca e dei ricoveri per barchini del lago di Massaciuccoli e del Padule settentrionale» (1482);

   GIANASSI ed altri: «Modifica all'articolo 72 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernente l'obbligo di installazione di dispositivi per salvaguardare l'incolumità di pedoni e ciclisti» (1483);

   TORTO ed altri: «Istituzione di un fondo per il finanziamento di interventi per la sicurezza della viabilità nei piccoli comuni» (1484);

   BRAMBILLA: «Modifiche alla legge 14 febbraio 1974, n. 37, in materia di accesso dei cani guida o di assistenza delle persone prive di vista o con disabilità ai mezzi di trasporto e ai luoghi pubblici e aperti al pubblico» (1485);

   CARAMANNA ed altri: «Delega al Governo in materia di riordino delle norme relative alla concessione di spazi e aree pubbliche di interesse culturale o paesaggistico alle imprese di pubblico esercizio per l'installazione di strutture amovibili funzionali all'attività esercitata» (1486);

   BOLDRINI ed altri: «Istituzione del Giorno della memoria delle vittime del colonialismo italiano» (1487).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   VI Commissione (Finanze)

  CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE: «Modifiche al codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209» (1464) Parere delle Commissioni I, II, V, IX, X e XIV.

   VII Commissione (Cultura)

  TORTO ed altri: «Modifiche al decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, e altre disposizioni in materia di diritto allo studio universitario e di tasse e contributi universitari» (1155) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VIII Commissione (Ambiente)

  TORTO ed altri: «Disposizioni in favore dei familiari delle vittime di eventi sismici» (564) Parere delle Commissioni I, II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XI;

  BONELLI ed altri: «Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione urbana nonché delega al Governo per l'introduzione di misure fiscali agevolative» (787) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali)

  AMATO ed altri: «Modifica all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, in materia di composizione delle commissioni mediche che effettuano gli accertamenti relativi alla condizione di disabilità» (1348) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio e Tesoro)

  TORTO ed altri: «Modifiche all'allegato 1 al decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118, in materia di introduzione del principio di partecipazione per la formazione dei bilanci delle regioni e degli enti locali, nonché istituzione del Fondo per la democrazia partecipativa» (1288) Parere delle Commissioni II, VIII, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   Commissioni riunite VI (Finanze) e VIII (Ambiente)

  MAZZETTI ed altri: «Disciplina delle agevolazioni fiscali per gli interventi di incremento dell'efficienza energetica e della sicurezza antisismica degli edifici, disposizioni relative a procedimenti in materia edilizia nonché delega al Governo per la revisione della normativa riguardante l'adeguamento energetico e sismico degli edifici» (1291) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione di documenti alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  A seguito della costituzione della Commissione parlamentare per le questioni regionali, gli elenchi delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferiti rispettivamente al terzo trimestre del 2022 (Doc. LXXIII-bis, n. 1), al quarto trimestre del 2022 (Doc. LXXIII-bis, n. 2) e al primo trimestre del 2023 (Doc. LXXIII-bis, n. 3), di cui è stato dato annuncio nell'Allegato A ai resoconti dell'Assemblea delle sedute del 19 ottobre 2022, del 10 marzo 2023 e del 10 maggio 2023, sono trasmessi anche a tale Commissione.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente aggiunto della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 16 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 75/2023 del 3-12 ottobre 2023, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione «Il sostegno alle famiglie per il diritto allo studio».

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 17 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV), per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 132).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.

  Il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, con lettera in data 12 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'elenco delle procedure giurisdizionali e di precontenzioso con l'Unione europea, riferito al secondo trimestre del 2023 (Doc. LXXIII-bis, n. 4).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 16 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 1-bis, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il progetto di documento programmatico di bilancio per l'anno 2024 (Doc. XI, n. 1).

  Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 16 ottobre 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa all'applicazione del regolamento (UE) 2017/1938 sulla sicurezza dell'approvvigionamento di gas (COM(2023) 572 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) 2019/1009 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme relative alla messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti dell'Unione europea (COM(2023) 581 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Comitato misto SEE riguardo a una modifica dell'allegato IV (Energia) dell'accordo SEE (direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia: quadro metodologico comparativo) (COM(2023) 585 final), corredata dal relativo allegato (COM(2023) 585 final - Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 12 ottobre 2023, le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, relative a cause in cui la Repubblica italiana è parte o adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 127-bis del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Sentenza delle Corte (Decima sezione) del 7 settembre 2023, causa C-197/22, Commissione europea contro Repubblica italiana. Inadempimento di uno Stato – Ambiente – Direttiva 98/83/CE – Acque destinate al consumo umano – Articolo 4, paragrafo 1, lettera b) – Misure necessarie per assicurare la qualità delle acque – Conformità ai requisiti minimi specificati nell'allegato I, parti A e B – Articolo 8, paragrafo 2 – Adozione quanto prima dei provvedimenti correttivi necessari – Obbligo di risultato – Allegato I, parte B – Valori parametrici di arsenico e fluoruro – Concentrazioni superiori a questi valori – Persistenza dei superamenti (Doc XIX, n. 5) – alla XII Commissione (Affari sociali);

   Sentenza delle Corte (Decima sezione) del 7 settembre 2023, causa C-323/22, Kri Spa contro Agenzia delle dogane e dei monopoli. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte di cassazione. Libera circolazione delle merci – Accise – Direttiva 92/12/CEE – Articolo 6, paragrafo 1, lettera a) – Esigibilità delle accise – Svincolo irregolare dal regime sospensivo – Atto illecito esclusivamente imputabile a un terzo – Falsificazione del documento amministrativo di accompagnamento – Articolo 14, paragrafo 1 – Abbuono d'imposta per le perdite verificatesi durante il regime sospensivo – Caso fortuito o caso di forza maggiore – Responsabilità del depositario autorizzato (Doc XIX, n. 6) – alla VI Commissione (Finanze);

   Sentenza della Corte (Quinta Sezione) del 7 settembre 2022, causa C-226/22, Nexive Commerce Srl e altri contro Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e altri. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Servizi postali nell'Unione europea – Direttiva 97/67/CE – Articolo 9, paragrafo 2, secondo comma, quarto trattino, e paragrafo 3 – Articolo 22 – Imprese del settore postale – Contributo ai costi operativi dell'autorità di regolamentazione del settore postale – Obbligo – Onere finanziario a carico esclusivo degli operatori del mercato, senza distinzione in base alla tipologia di servizi forniti – Princìpi di proporzionalità e di non discriminazione (Doc XIX, n. 7) – alla IX Commissione (Trasporti);

   Sentenza della Corte (Prima Sezione) del 14 settembre 2023, causa C-27/22, Volkswagen Group Italia Spa e altri contro Autorità garante della concorrenza e del mercato. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Consiglio di Stato. Articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea – Principio del ne bis in idem – Sanzione irrogata in relazione a pratiche commerciali sleali – Natura penale della sanzione – Sanzione penale irrogata in uno Stato membro dopo l'adozione di una sanzione relativa a pratiche commerciali sleali in un altro Stato membro ma divenuta definitiva prima di quest'ultima sanzione – Articolo 52, paragrafo 1 – Limitazioni apportate al principio del ne bis in idem – Condizioni – Coordinamento dei procedimenti e delle sanzioni (Doc XIX, n. 8) – alla II Commissione (Giustizia).

Richiesta di parere parlamentare
su proposta di nomina.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 11 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, e dell'articolo 9, comma 3, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del dottor Mauro Durbano a presidente dell'Ente parco nazionale del Gran Paradiso (34).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 16 novembre 2023.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

Iniziative volte allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso bandito nel 2020 dal Ministero della giustizia per il reclutamento di personale non dirigenziale per il profilo di direttore – 3-00546

A) Interrogazione

   DORI e D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 il Ministero della giustizia ha indetto un concorso pubblico su base distrettuale per il reclutamento di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   alla pagina 21 del piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) il Ministero della giustizia afferma: «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti, si chiede di portare a compimento, per l'anno in corso e fino ad esaurimento del budget in parola, l'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3, mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a completa copertura del fabbisogno»;

   in risposta all'interrogazione a risposta orale 3-02870 del primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, il 14 giugno 2022 il Ministero della giustizia rispondeva che: «con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica (...) si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, all'assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie, 345 idonei quanto a direttori e 686 idonei quanto ai cancellieri esperti»;

   ad oggi è stato disposto un unico scorrimento per soli 34 direttori in data 21 settembre 2022 per i distretti di corte d'appello di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Trieste e Venezia;

   la scopertura dei posti per il profilo di direttore, sulla scorta delle attuali e inadeguate piante organiche, non solo è di gran lunga superiore agli idonei collocati nella vigente graduatoria, ma è resa ancor più critica dall'elevato numero di pensionamenti che non ha trovato di contro un'immissione di personale in numero adeguato e proporzionale;

   il 12 luglio 2023, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove in Commissione giustizia della Camera dei deputati, in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 5-01104, ha affermato che «in relazione al profilo professionale di direttore si rappresenta che si è provveduto a scorrere di 3 unità esclusivamente la graduatoria relativa al distretto di corte di appello di Venezia» e che «attualmente, il totale degli idonei residui nei vari distretti di corte di appello (ad esclusione di quelli di Brescia, Genova, Milano, Torino e Trieste, in cui le graduatorie sono esaurite) è pari a 304 unità»;

   ha inoltre concluso che «la dotazione organica dell'area funzionale terza, allo stato attuale, è inferiore rispetto al numero delle unità in servizio» e poi «non vi è la possibilità di provvedere a scorrere le graduatorie dei distretti di corte di appello ancora capienti, se non a seguito dell'ampliamento della predetta dotazione organica»;

   nonostante le imponenti scoperture di organico, nonostante oltre 300 idonei direttori nelle varie graduatorie distrettuali, nonostante il Piano integrato di attività e organizzazione del Ministero della giustizia e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri «assunzioni 2023» prevedano l'assunzione per scorrimento di tutti gli idonei entro il 2023, il Ministero della giustizia pare aver manifestato una mancanza di volontà di assumere i nuovi direttori –:

   se il Governo non intenda rivedere la posizione espressa in Commissione giustizia della Camera dei deputati il 12 luglio 2023, procedendo, come previsto dal Piano integrato di attività e organizzazione, allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso del 2020 per 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore.
(3-00546)


Intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma della magistratura onoraria – 3-00685

B) Interrogazione

   KELANY. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sin dalla XVIII legislatura, Fratelli d'Italia si è sempre impegnato dall'opposizione a tutelare i diritti della magistratura onoraria, facendo di tale battaglia una propria bandiera, diventata poi uno dei punti fondamentali della propria campagna elettorale;

   sin dall'insediamento del Governo Meloni, si è lavorato alacremente per dare una risposta a un problema di durata ultraventennale;

   è ormai nota la situazione critica in cui versa questa categoria di servitori dello Stato, pagata da sempre a cottimo e che smaltisce un rilevante numero di affari giudiziari, sia come magistrati giudicanti che requirenti;

   tra gli interventi più significativi, giova ricordare la storica introduzione, nel luglio 2023, della normativa che consente il corretto inquadramento fiscale e contributivo dei magistrati onorari, permettendo loro di avere finalmente diritto a una pensione;

   è notizia di questi giorni che in uno dei collegati alla legge di bilancio, relativamente al capitolo giustizia, sono previste disposizioni in materia di magistratura onoraria;

   il 13 settembre 2023, infatti, il Ministro interrogato ha annunciato, durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea, l'imminenza di una riforma complessiva che ponga fine a una questione che rischia anche di vedere l'Italia condannata dall'Unione europea nell'ambito di una procedura di infrazione;

   giova ricordare, infatti, come sul tema vi siano stati richiami dalla stessa Unione europea tramite due sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea (del 16 luglio 2020 e del 7 aprile 2022), seguite da una serie di lettere di messa in mora da parte della Commissione europea, da ultimo culminate nel parere motivato del 14 luglio 2023, dove veniva evidenziato come la legislazione italiana non tutelasse adeguatamente questa figura, parte fondamentale dell'intero sistema giustizia italiano –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'annunciata riforma della magistratura onoraria.
(3-00685)


Iniziative, anche di carattere normativo, in ordine al sistema di rendicontazione relativo al fondo nazionale per le politiche sociali, anche al fine di evitare improprie penalizzazioni a danno delle regioni – 3-00736

C) Interrogazione

   CIOCCHETTI e FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome del 22 marzo 2023, con nota protocollo 1935/C8SOC, ha indirizzato al Ministro interrogato un segnale di forte preoccupazione per l'utilizzo del fondo nazionale per le politiche sociali e, in particolare, sulle regole di rendicontazione;

   sono state segnalate le criticità legate all'attuazione delle disposizioni normative di cui all'articolo 89, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, che prescrive le modalità di rendicontazione da parte delle regioni in termini di percentuale di spesa sostenuta nelle precedenti annualità e, in particolare, alla pretesa della rendicontazione del 100 per cento della spesa sostenuta, pena la mancata erogazione del fondo annuale di competenza;

   tale interpretazione degli uffici mostra evidenti limiti nell'applicazione pratica, perché la gestione dei servizi sociali territoriali è demandata ai comuni associati in ambiti territoriali sociali ed eventuali ritardi nella spesa, anche di un solo ambito territoriale, priverebbero l'intera regione del trasferimento delle intere risorse del fondo di competenza;

   tale interpretazione colpisce anche altri fondi: fondo nazionale per le non autosufficienze, fondo per l'assistenza delle persone con disabilità prive di sostegno familiare («dopo di noi») e dal 2024 il fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché si possa risolvere il problema sopra rappresentato che rischia di mettere in crisi il sistema dei servizi sociali di molte regioni e si applichi la norma a quanto effettivamente speso e rendicontato senza ulteriori penalizzazioni;

   in subordine, nel caso in cui occorra un intervento normativo, se intenda promuovere un'iniziativa per la modifica dell'articolo 89, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, consentendo di rendicontare quanto effettivamente speso dai comuni e non impedendo le erogazioni alle regioni della quota annuale di spettanza.
(3-00736)


Iniziative volte al monitoraggio e alla tutela del territorio nazionale dall'inquinamento derivante da sostanze cosiddette Pfas – 2-00115; 2-00192

D) Interpellanze

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   sulla rivista online del lemonde.fr, il 23 febbraio 2023, è stato pubblicato l'articolo dal titolo «Inquinamento per sempre: esplora la mappa della contaminazione da pfas in Europa», nel quale viene pubblicata la «forever pollution map», una mappa geografica nella quale viene mostrata l'entità della contaminazione dell'Europa da sostanze perfluoroalchiliche (pfas), una famiglia di composti ultratossici utilizzati per una moltitudine di prodotti e applicazioni;

   per la realizzazione della mappa sono stati aggregati i dati provenienti da più fonti di informazioni, alcune delle quali non erano pubbliche. Per identificare i presunti siti di contaminazione, è stata adattata la metodologia di un gruppo di ricercatori che hanno svolto un lavoro simile per mappare la contaminazione negli Stati Uniti: il Pfas project lab (Boston) e la Pfas sites and community resources map;

   nel particolare, la mappa mostra gli impianti di produzione di pfas, alcuni siti in cui vengono utilizzati i pfas, nonché i siti in cui è stata rilevata la contaminazione e quelli che potrebbero essere contaminati, mostrando nel dettaglio la diffusa e persistente contaminazione, in particolare dell'acqua e del suolo da parte di queste sostanze tossiche che sono presenti in tutto il territorio italiano, con una prevalenza della contaminazione conosciuta nella regione Veneto e nella quale si sono manifestati già gravi conseguenze per la salute umana dei territori;

   secondo la rivista, in Europa sono oltre 17.000 i siti in cui è stata rilevata la contaminazione da pfas. Ciascuno di questi siti è stato campionato per pfas in acqua, suolo o organismi viventi da team scientifici e agenzie ambientali tra il 2003 e il 2023. Queste misurazioni hanno rilevato livelli di pfas pari o superiori a 10 nanogrammi per litro;

   inoltre, il campionamento dei dati non è stato completo. Pertanto, il numero di siti di contaminazione, contaminati e presunti mostrati sulla mappa è considerato di molto sottostimato;

   nel dicembre del 2021, il relatore speciale Onu per le sostanze tossiche e i diritti umani Marcos Orellana ha svolto un sopralluogo durato circa due settimane in alcune aree del territorio italiano – in primis in Veneto – per valutare i danni causati all'ambiente e alle persone dalla contaminazione da pfas e aiutare le autorità locali a definire le misure di prevenzione necessarie a garantire la sicurezza e la salute dei cittadini e delle cittadine. Le sostanze perfluoroalchiliche (o pfas) sono molecole in cui la maggior parte degli atomi di idrogeno è stata sostituita da atomi di fluoro. Questi composti chimici sono largamente utilizzati per la produzione industriale di materiali idrorepellenti, come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti e molto altro. Purtroppo, però, tali sostanze sono altamente inquinanti per l'ambiente, perché tendono ad accumularsi e a contaminare il suolo, l'aria e, soprattutto, le acque, anche quelle potabili. I loro effetti nocivi sulla salute umana sono stati ampiamente documentati dalla scienza negli ultimi anni: l'esposizione prolungata ai pfas è stata, infatti, associata all'insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto, quali siano le iniziative che ha intrapreso sul territorio nazionale per monitorare e individuare le fonti da cui ha origine la sostanza al fine di evitare la contaminazione dell'acqua, del suolo e dell'aria e generare impatti che possono arrecare rischi e pericoli per l'ambiente e la salute umana.
(2-00115) «Cappelletti».


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   l'inquinamento da pfas è un problema che riguarda seriamente l'Italia, considerata il teatro del più grande caso di contaminazione in Europa;

   con pfas si indicano sostanze chimiche o acidi perfluoroacrilici utilizzati dall'industria. I pfas persistono anche negli organismi viventi, compreso l'uomo, dove risultano essere tossici ad alte concentrazioni. Data la loro capacità di accumularsi negli organismi, la concentrazione di pfas è bioamplificata man mano che si sale lungo la catena alimentare. È stato dimostrato, infatti, che pfoa e pfos sono in grado di causare un'ampia gamma di effetti avversi. I pfas, in particolare, sono riconosciuti a livello medico come interferenti endocrini, in grado quindi di alterare tutti i processi dell'organismo che coinvolgono gli ormoni, responsabili dello sviluppo, del comportamento, della fertilità e di altre funzioni cellulari essenziali. Le patologie maggiormente riscontrate, la cui causa è attribuita all'esposizione a queste sostanze, sono il tumore ai reni, il cancro ai testicoli, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza, colite ulcerosa e altro;

   nel 2013 uno studio condotto dall'Istituto di ricerca sulle acque del Centro nazionale delle ricerche ha rivelato un diffuso caso d'inquinamento ambientale dovuto alla dispersione nelle acque superficiali e sotterranee di pfas presso uno stabilimento della società chimica Miteni. A oggi si stima che il territorio contaminato si estenda per 200 chilometri quadrati, interessando le aree di Vicenza, Verona, Padova e Rovigo;

   una recente inchiesta giornalistica, che ha coinvolto diciassette testate in tutto il continente guidate dalla francese Le Monde, ha rivelato l'esistenza di più di 17 mila siti contaminati da pfas in Europa, di cui più di 1.600 in Italia;

   emblematico, nella sua dimensione locale, è il caso recente di due comuni: Corte Palasio e Crespiatica nel lodigiano. Negli anni 2021 e 2022 sono state rilevate sostanze pfas nei campioni prelevati dall'azienda socio-sanitaria territoriale nei predetti comuni, superiori ai limiti previsti dalla direttiva dell'Unione europea n. 2020/2184, all'epoca non ancora recepita dall'Italia. Addirittura nel 2022 l'acqua potabile campionata presso il comune di Crespiatica è risultata non conforme anche rispetto ai limiti di legge all'epoca vigenti. A fronte delle richieste dell'azienda socio-sanitaria territoriale di essere messa a conoscenza di tutte le iniziative adottate dalla società lodigiana che gestisce le acque del territorio, quest'ultima si è limitata a comunicare di aver sostituito dei filtri. Ciò, da un lato, non ha risolto il problema periodico degli sforamenti dei limiti di legge di pfas rilevate nell'acqua potabile e, dall'altro, è risultata insufficiente sotto il profilo del monitoraggio e della prevenzione;

   recentemente, il decreto legislativo n. 18 del 2023, in tema di pfas ha recepito – con anni di ritardo – la direttiva dell'Unione europea n. 2020/2184. L'articolo 6 richiede che la valutazione e gestione del rischio relativa alla filiera idro-potabile debba essere effettuata dai gestori idro-potabili per la prima volta entro il lontanissimo 12 gennaio 2029. A tal fine i gestori idro-potabili devono elaborare di piani di sicurezza dell'acqua per ogni sistema di fornitura idro-potabile. L'articolo 17 prevede che le regioni e province autonome adottino le misure necessarie per migliorare l'accesso alle acque destinate al consumo umano, in particolare assicurandone l'accesso ai gruppi vulnerabili, promuovendo l'uso di acque di rubinetto;

   è chiaro che il rispetto dei nuovi parametri e precetti richiederà il coinvolgimento di numerosi soggetti: i gestori d'acquedotto per distribuire acque conformi, i produttori di impianti per il trattamento dell'acqua, le regioni e le province autonome e altri –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per implementare la citata normativa, verificandone in concreto l'attuazione e monitorandone l'applicazione ovvero le condotte di tutti i soggetti coinvolti;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché su tutto il territorio nazionale sia avviato il monitoraggio di dette sostanze.
(2-00192) «Barzotti».


Elementi e iniziative in merito alle ricadute ambientali conseguenti al progetto di realizzazione di un impianto di fusione di alluminio e recupero di rottami metallici a Pontevico (Brescia) – 3-00369

E) Interrogazione

   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la società RaffMetal, del gruppo Fondital, con sede in Valsabbia, ha presentato un progetto di altissimo impatto ambientale, per la realizzazione di un impianto di fusione di alluminio e recupero di rifiuti non pericolosi costituiti da rottami metallici a Pontevico (Brescia);

   detto maxi progetto di nuova fonderia della Raffmetal è localizzato a poca distanza dalle abitazioni del paese su di un'enorme area di 174 mila metri quadri di suolo agricolo e genererebbe un pesante inquinamento dell'aria, sia per le emissioni nell'aria della fonderia che per il volume di traffico generato da centinaia di tir al giorno, con tutto quello che questo comporta anche in termini di conseguenti emissioni di pm10 e pm2,5;

   la realizzazione della fonderia avrebbe un evidente forte impatto sul territorio, non solo nella località di Pontevico, ma anche nelle zone limitrofe;

   Arpa Lombardia ha confermato che il territorio di Pontevico è caratterizzato da «elevata densità di emissioni di pm10, nox, nh3, da situazione meteorologica avversa alla dispersione degli inquinanti, densità abitativa intermedia ed elevata presenza di attività agricole e zootecniche»;

   l'European environment Agency in un recente rapporto ha nuovamente sottolineato come i territori compresi fra Brescia e Cremona, due delle città più inquinate d'Europa, registrino attualmente una presenza di particolato sottile pm2,5 di oltre il doppio del valore previsto dalle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   sempre l'Arpa Lombardia, nel suo parere al «piano di monitoraggio e controllo dell'autorizzazione integrata ambientale e del contributo tecnico-scientifico di valutazione di impatto ambientale», aveva sottolineato come «un altro tema potenzialmente critico è rappresentato dal considerevole fabbisogno idrico per uso industriali» e «l'alta vulnerabilità delle acque sotterranee, unitamente alla ridotta soggiacenza della falda freatica, rappresenta in effetti un elemento di potenziale criticità legato alla realizzazione dell'intervento». E questo è oggi ancor più significativo, visto l'aggravarsi e il perdurare della siccità;

   a causa della non ottemperanza dell'Italia agli obblighi previsti dalla direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria, il comune di Pontevico è già interessato da procedure di infrazione comunitaria, la n. 2014/2147 del 10 luglio 2014 e la n. 2015/2043 del 28 maggio 2015;

   il 17 marzo 2023 si è conclusa la campagna di 4 settimane di rilevamento dello stato ante-impianto dell'aria, raccomandata in fase di valutazione di impatto ambientale, a tutt'oggi non disponibile al pubblico per un confronto con i dati previsti dalle normative italiane e con i valori raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare quanto prima al fine di dare soluzione alle criticità esposte in premessa e garantire la salute dei cittadini e perlomeno le condizioni ambientali attuali.
(3-00369)


PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE: PITTALIS: ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE CAUSE DEL DISASTRO DELLA NAVE «MOBY PRINCE» (DOC. XXII, N. 9-A) E ABBINATE PROPOSTE DI INCHIESTA PARLAMENTARE: RICCARDO RICCIARDI ED ALTRI; SIMIANI (DOC. XXII, NN. 28-29)

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 1

ARTICOLO 1 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Istituzione, competenze e durata della Commissione parlamentare di inchiesta)

  1. Ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, è istituita, per la durata della XIX legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince», avvenuto la sera del 10 aprile 1991 a seguito di collisione con la petroliera «Agip Abruzzo» verificatosi nel porto di Livorno, di seguito denominata «Commissione».
  2. La Commissione ha i seguenti compiti:

   a) accertare eventuali e ulteriori responsabilità relative al disastro della nave «Moby Prince» con riferimento a strutture, apparati od organizzazioni pubbliche o private, nonché a persone a essi appartenenti ovvero appartenute;

   b) ricercare e valutare ulteriori e nuovi elementi che possano integrare i fatti sino a ora conosciuti ed evidenziati dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince», istituita nella XVIII legislatura, con delibera della Camera dei deputati 12 maggio 2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 117 del 18 maggio 2021;

   c) accertare, con la massima precisione, le circostanze in cui è avvenuta la collisione tra il traghetto «Moby Prince» e la petroliera «Agip Abruzzo», le comunicazioni radio intercorse tra soggetti pubblici o privati nei giorni immediatamente precedenti e successivi al 10 aprile 1991, i tracciati radar e le rilevazioni satellitari di qualsiasi provenienza riguardanti il tratto di mare prospiciente il porto di Livorno durante i suddetti giorni;

   d) verificare fatti, atti e condotte commissive od omissive che abbiano costituito o costituiscano ostacolo, ritardo o difficoltà per l'accertamento delle responsabilità relative al disastro della nave «Moby Prince»;

   e) esaminare le procedure, le modalità e i mezzi con cui sono stati organizzati e attuati i soccorsi in mare in relazione alle disposizioni allora vigenti, le circostanze nelle quali essi sono stati condotti e ogni altro fatto utile a individuare eventuali responsabilità di individui o enti pubblici o privati in ogni fase, anche successiva allo svolgimento degli eventi;

   f) verificare i motivi del mancato coordinamento nella gestione del soccorso delle vittime;

   g) accertare eventuali correlazioni tra l'incidente ed eventuali traffici illegali di armi, combustibili o scorie e rifiuti tossici avvenuti nella notte del 10 aprile 1991 nella rada di Livorno, a partire dalla documentazione acquisita nel corso dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta di cui alla lettera b);

   h) approfondire i termini dell'accordo armatoriale sottoscritto a Genova il 18 giugno 1991 tra la Navigazione arcipelago maddalenino (Nav.Ar.Ma.) Spa, l'Unione mediterranea di sicurtà e The Standard Steamship Owners Protection and Indemnity Association (Bermuda) Limited, da una parte, e l'ENI Spa, la Società nazionale metanodotti (SNAM), l'AGIP, la Padana assicurazioni Spa e l'Assuranceforeningen Skuld, dall'altra, con particolare riferimento alle perizie in forza delle quali furono determinati gli importi erogati alle compagnie armatrici e ai familiari delle vittime, nonché analizzare i bilanci delle società SNAM, ENI e Nav.Ar.Ma. negli anni immediatamente precedenti e successivi al 1991.

  3. La Commissione, ogniqualvolta ne ravvisi la necessità e comunque al termine dei propri lavori, presenta una relazione alla Camera dei deputati sui risultati dell'attività di inchiesta. Sono ammesse relazioni di minoranza.

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 2

ARTICOLO 2 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 2.
(Composizione della Commissione)

  1. La Commissione è composta da venti deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, assicurando comunque la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo.
  2. I componenti della Commissione dichiarano alla Presidenza della Camera dei deputati l'assenza di precedenti incarichi di amministrazione e di controllo ovvero di rapporti di collaborazione e di consulenza con le imprese e con gli enti interessati dall'inchiesta.
  3. Il Presidente della Camera dei deputati, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, convoca la Commissione per la sua costituzione.
  4. La Commissione, nella prima seduta, elegge il presidente, due vicepresidenti e due segretari. Si applicano le disposizioni dell'articolo 20, commi 2, 3 e 4, del Regolamento della Camera dei deputati.

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 3

ARTICOLO 3 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 3.
(Poteri e limiti della Commissione)

  1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria.
  2. La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, nonché alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
  3. Per le audizioni a testimonianza rese davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.
  4. Per il segreto di Stato nonché per i segreti d'ufficio, professionale e bancario si applicano le norme vigenti. Per il segreto di Stato si applica quanto previsto dalla legge 3 agosto 2007, n. 124. È sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato.

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 4

ARTICOLO 4 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Richiesta di atti e documenti)

  1. La Commissione ha facoltà di acquisire copie di atti e di documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e di documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti da segreto.
  2. La Commissione acquisisce integralmente gli atti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave «Moby Prince», di cui all'articolo 1, comma 2, lettera b), nonché i materiali e la documentazione raccolti o formati dalla stessa, anche se coperti da segreto.
  3. Sulle richieste a essa rivolte l'autorità giudiziaria provvede ai sensi dell'articolo 117 del codice di procedura penale. L'autorità giudiziaria può trasmettere copie di atti e di documenti anche di propria iniziativa.
  4. La Commissione garantisce il mantenimento del regime di segretezza fino a quando gli atti e i documenti trasmessi in copia ai sensi dei commi 1 e 2 siano coperti dal segreto.
  5. Quando gli atti o i documenti siano stati assoggettati al vincolo di segreto funzionale da parte delle competenti Commissioni parlamentari di inchiesta, tale segreto non può essere opposto alla Commissione.
  6. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono comunque essere coperti dal segreto i nomi, gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 5

ARTICOLO 5 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 5.
(Obbligo del segreto)

  1. I componenti della Commissione, i funzionari e il personale di qualsiasi ordine e grado addetti alla Commissione stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni d'ufficio o di servizio sono obbligati al segreto, anche dopo la cessazione dell'incarico, per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 4, commi 3 e 5.
  2. La violazione dell'obbligo di cui al comma 1 e la diffusione, in tutto o in parte, anche per riassunto o informazione, di atti o documenti del procedimento di inchiesta coperti dal segreto o dei quali è stata vietata la divulgazione sono punite a norma delle leggi vigenti.

Doc. XXII, n. 9-A – Articolo 6

ARTICOLO 6 DELLA PROPOSTA DI INCHIESTA PARLAMENTARE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEI PROPONENTI

Art. 6.
(Organizzazione interna)

  1. L'attività e il funzionamento della Commissione e dei comitati istituiti ai sensi del comma 3 sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dell'attività di inchiesta. Ciascun componente può proporre modifiche alle disposizioni regolamentari.
  2. Le sedute della Commissione sono pubbliche, salvo che la Commissione deliberi di riunirsi in seduta segreta.
  3. La Commissione può organizzare i propri lavori attraverso uno o più comitati, costituiti secondo la disciplina del regolamento di cui al comma 1.
  4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie.
  5. Per lo svolgimento dei propri compiti la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dal Presidente della Camera dei deputati.
  6. Le spese per il funzionamento della Commissione, stabilite nel limite massimo di 50.000 euro annui, sono poste a carico del bilancio interno della Camera dei deputati.
  7. La Commissione cura l'informatizzazione dei documenti acquisiti e prodotti nel corso della propria attività.

MOZIONI BRAGA ED ALTRI N. 1-00191, QUARTINI ED ALTRI N. 1-00193, BONETTI ED ALTRI N. 1-00194, ZANELLA ED ALTRI N. 1-00197 E VIETRI, PANIZZUT, BENIGNI, LUPI ED ALTRI N. 1-00203 CONCERNENTI INIZIATIVE A SALVAGUARDIA DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) l'articolo 32 della nostra Costituzione definisce espressamente la «salute» come un diritto fondamentale dell'individuo che deve essere garantito a tutti indipendentemente dall'essere cittadini italiani o meno, dal possedere un reddito o dall'essere indigenti;

    2) sulla base di tale principio 45 anni fa la legge 23 dicembre 1978, n. 833, ha istituito il Servizio sanitario nazionale (Ssn) con l'obbiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi come uno strumento di giustizia e di coesione sociale, secondo i principi di universalità ed eguaglianza;

    3) come recita l'articolo 1 della legge n. 833 del 1978: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il Servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana» mentre l'articolo 2, avendo ben presente le difformità territoriali presenti nell'accesso alle cure ed alla prevenzione incarica il Servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze a perseguire il superamento degli squilibri territoriali;

    4) universalità, uguaglianza e equità sono stati, quindi, una tappa fondamentale per lo sviluppo della sanità pubblica italiana, che ancora oggi, nonostante la crisi che sta passando negli ultimi decenni, tende ad assicurare il diritto alla salute per tutti a prescindere da censo o provenienza geografica. Ogni persona ha il diritto a essere curata e ogni malato deve essere considerato un legittimo utente di un pubblico servizio, di cui ha pieno e incondizionato diritto;

    5) nonostante tali principi, tuttavia, un insieme di fattori politici, finanziari e organizzativi, a cui si è aggiunta infine la pandemia da COVID-19, hanno determinato l'aggravarsi di significative disparità sociali e difformità territoriali. Oggi ci si trova di fronte a poche realtà che sono in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia e di eccellenza a cui se ne affiancano altre ove è difficoltoso, se non impossibile, garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza, con la conseguenza che pochi riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;

    6) rispetto al 2019 nel triennio 2020-2022, a fronte dell'emergenza pandemica, sono stati stanziati 18 miliardi di euro aggiuntivi e il livello della spesa sanitaria ha superato il 7 per cento del prodotto interno lordo, mentre attualmente le stesse stime della Nadef 2023, con un rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo in costante e rapida decrescita, spingono la sanità pubblica verso il collasso;

    7) al finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale vanno aggiunte poi le risorse previste per la sanità dalla Missione 6 del PNRR pari a 15,63 miliardi di euro (l'8,16 per cento di 191,5 miliardi di euro previsti dal Piano), divisi in due obiettivi principali: M6C1: reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria (7 miliardi euro), allo scopo di riformare gli standard strutturali, organizzativi e tecnologici per l'assistenza entro il 2021 con l'approvazione di uno specifico decreto ministeriale e definire un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in linea con l'approccio «One-Health», mediante un apposito disegno di legge entro la metà del 2022; M6C2: innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale (8,63 miliardi di euro);

    8) la Missione 6 ha come obiettivo il diffondere di nuovi modelli per la tutela della salute attraverso lo sviluppo di diverse innovazioni organizzative tra cui l'istituzione e il potenziamento delle case della comunità, delle centrali operative e degli ospedali di comunità;

    9) in particolare, nel documento originario della Missione 6 si prevedeva la costituzione di 1350 case della comunità, 600 centrali operative territoriali e 400 ospedali di comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali e degli ospedali; lo sviluppo di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale; una più efficace integrazione tra tutti i servizi sociosanitari; la promozione dell'innovazione, della ricerca e delle digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    10) tutto questo è stato messo in discussione dall'attuale Governo che più volte ha ribadito la difficoltà di istituire le case e gli ospedali di comunità e nella sua bozza di riforma della Missione 6 uscita a fine luglio 2023 specifica che «il contesto attuale comporta difficoltà di attuazione non solo per le strutture sanitarie (Casa della Comunità, Ospedali della Comunità, Ospedali sicuri e sostenibili) ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione dei Dea di I e II livello) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali. Ulteriori criticità sono riconducibili a criticità nelle catene di nell'approvvigionamento delle materie prime, nella fornitura di attrezzature e nella logistica, riconducibili in parte alla mancanza di flessibilità degli strumenti contrattuali utilizzabili dai soggetti attuatori e in parte a strozzature dal lato dell'offerta (legate ad esempio alla concentrazione in capo a pochi operatori economici specializzati in ambito sanitario)»;

    11) in particolare, nella bozza del piano di revisione del Governo il target per le case della comunità scende da 1.350 a 936, gli ospedali di comunità passano da 400 a 304. Le centrali operative territoriali (Cot) scendono da 600 a 524; il fascicolo sanitario elettronico dovrebbe essere integrato solo con l'inserimento dei documenti dei nativi digitali, escludendo dal perimetro dell'intervento la migrazione/trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi; i progetti di telemedicina sono posticipati;

    12) sempre nella bozza di revisione della Missione 6 si legge che allo stesso tempo il piano del Governo individua nuove «azioni tese ad affiancare e rafforzare le linee d'intervento preesistenti affinché si possano conseguire risultati sostenibili anche dal punto di vista organizzativo e gestionale. Per gli interventi parzialmente espunti dal Piano si propone, inoltre, la piena realizzazione attraverso risorse nazionali e secondo tempistiche che potranno essere successive a giugno 2026. Nel complesso, le modifiche proposte mirano a preservare l'ambizione della missione Salute e a realizzare appieno quanto previsto dal DM n. 77/22, rendendo le strutture territoriali pienamente funzionanti ed operative anche attraverso l'integrazione di figure professionali quali gli specialisti ambulatoriali interni e la dotazione di attrezzature e tecnologie innovative e sostenibili dal punto di vista energetico»;

    13) in merito al documento di modifica della Missione 6 del PNRR, le regioni hanno lamentato un loro mancato coinvolgimento, nonostante ogni presidente di regione avesse sottoscritto il Cis (contratto istituzionale di servizio) insieme al Ministro della salute, nonché la preoccupazione che la sostituzione delle risorse dell'Unione europea con quelle del bilancio nazionale (utilizzazione delle risorse per l'edilizia sanitaria ex articolo 20) potrebbe rappresentare un'incognita con il rischio di bloccare i cantieri;

    14) il precedente Governo, nell'ambito delle riforme connesse al PNRR, aveva adottato il decreto ministeriale n. 77 del 2022 «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» definendo così i nuovi modelli e i nuovi standard per l'assistenza territoriale, in un'ottica di avvicinamento della sanità al domicilio dei cittadini con l'obiettivo di introdurre un modello organizzativo per la rete di assistenza primaria che comprendesse standard strutturali, tecnologici e organizzati che garantissero ai cittadini e operatori del Servizio sanitario nazionale il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea);

    15) il decreto n. 77 del 2022 mira, infatti, ad individuare le priorità d'intervento in un'ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche e alla continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità anche attraverso l'integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario;

    16) in tale ottica le case della comunità, le centrali operative territoriali, l'infermiere di famiglia e di comunità, le unità di continuità assistenziale, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità sono tutti elementi fondamentali per la buona riuscita del modello delineato dal PNRR e dal decreto n. 77 del 2022;

    17) è pur vero che la riorganizzazione della medicina territoriale si scontra con la carenza di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta;

    18) secondo l'ultimo rapporto Agenas sui medici di medicina generale emerge innanzitutto una progressiva diminuzione di quelli in attività: nel 2021 erano 40.250, ovvero 2.178 in meno rispetto al 2019 (-5,4 per cento) con notevoli variabilità regionali. A ciò si deve poi aggiungere il preoccupante quadro anagrafico che vede nel 2021 il 75,3 per cento dei medici di medicina generale in attività avere oltre 27 anni di anzianità di laurea, con quasi tutte le regioni del Centro-Sud sopra la media nazionale;

    19) secondo le rilevazioni della Struttura interregionale sanitari convenzionati (Sisac) al 1° gennaio 2022 c'erano 51,3 milioni di assistiti per 39.270 medici di medicina generale, con una media nazionale di 1.307 assistiti per medici di medicina generale. In realtà si va dai 1.073 della Sicilia ai 1.461 del Veneto, ai 1.466 della Lombardia, fino ai 1.545 della provincia autonoma di Bolzano. Tali numeri, al di là dei dati medi, fanno sì che per diverse migliaia di cittadini venga meno la possibilità di avere il medico di medicina generale, o di poterlo scegliere liberamente, non solo nelle zone con bassa densità abitativa, con condizioni geografiche disagiate o rurali ma anche nelle periferie delle grandi città;

    20) una risposta concreta, seppur non sufficiente a colmare tale carenza, sono state le 900 borse aggiuntive annuali fino al 2025 finanziate con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alle 1.879 finanziate con fondi ordinari, per un totale di 2.779 borse;

    21) l'incremento di borse di studio di medicina generale è parte di un aumento complessivo di 30.800 nuove borse di studio che negli ultimi due anni è andato nella direzione di un superamento dello storico problema dell'imbuto formativo che limita l'accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina;

    22) le difficoltà della medicina generale non scaturiscono solo dal numero insufficiente di medici di medicina generale, ma anche e soprattutto dalla debolezza di una rete che in tanti territori è costituita solo dallo studio del medico e dalla farmacia;

    23) la riforma della medicina generale attesa da anni diviene, quindi, ancora più urgente per connettere l'attività della medicina di base alle nuove strutture e servizi previsti dalla Missione 6 del PNRR;

    24) nella riforma dell'assistenza territoriale è necessario prevedere la possibilità anche per le 96.000 persone senza dimora (secondo i dati Istat pubblicati a dicembre 2022), di cui il 62 per cento di nazionalità italiana di potersi iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di effettuare la scelta del medico di medicina generale e accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia;

    25) la riorganizzazione della rete territoriale incide anche sull'annosa questione degli accessi impropri al pronto soccorso e del recupero delle liste di attesa andatasi ad ingrossare durante il periodo pandemico nonostante gli interventi del legislatore e del Governo;

    26) i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie costituiscono una delle principali criticità del Servizio sanitario nazionale con cui cittadini e pazienti si scontrano quotidianamente subendo gravi disagi (necessità di ricorrere alle strutture private, migrazione sanitaria, aumento della spesa out-of-pocket, impoverimento), sino alla rinuncia alle cure con pesanti conseguenze sulla salute;

    27) la riduzione in volume delle prestazioni sanitarie durante gli anni della pandemia è stata generalizzata in tutte le regioni italiane e non sono bastati gli interventi emergenziali, l'immissione di personale in tutte le forme contrattuali possibili e, come sottolineato dalla Corte dei conti nel 2022, nessuna regione ha raggiunto in tutte le aree obiettivo (ricoveri, screening e prestazioni ambulatoriali) le quote di recupero previste nei piani operativi;

    28) nell'ambito dell'organizzazione, a livello regionale, dell'offerta sanitaria, la gestione delle liste di attesa costituisce indubbiamente uno degli aspetti più critici di un sistema sanitario, quale quello italiano organizzato su base universalistica e istituzionalmente deputato a rispondere alla domanda di prestazioni mediche da parte dei cittadini in condizioni di parità di accesso e in tempi compatibili con le esigenze di cura richieste dalle specifiche condizioni di salute di ognuno di essi;

    29) oltre al grave problema delle liste di attesa permane il fatto che nonostante i Livelli essenziali di assistenza siano stati modificati nel 2017 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017), ad oggi non sono ancora totalmente operativi, poiché pur essendo stato approvato il cosiddetto decreto tariffe (decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e della finanza, del 23 giugno 2023), con il consenso delle regioni, avendo avuto queste la promessa dal Governo che i maggiori costi stimati in 400 milioni di euro sarebbero stati assicurati mediante l'incremento del Fondo sanitario nazionale, questo entrerà in vigore il 1° gennaio 2024 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e il 1° aprile 2024 per le tariffe dell'assistenza protesica, sempre che non subentrino ulteriori problemi di copertura e di gestione;

    30) in un quadro già segnato da notevoli divari territoriali in materia di salute è irricevibile la proposta di autonomia differenziata che cancellerebbe il nostro il Servizio sanitario nazionale (Ssn), tradendone i principi di universalità, equità e solidarietà, per cui tutti i cittadini, indipendentemente da origini, residenza e censo devono essere curati allo stesso modo con oneri a carico dello Stato, mediante prelievo fiscale su base proporzionale come del resto affermato in occasione del discorso di fine anno 2022 dal Presidente della Repubblica Mattarella: «operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive»;

    31) la pandemia da COVID-19 ha evidenziato la gravissima carenza di personale sanitario nel nostro Sistema con un crescendo di difficoltà a reperire sul mercato del lavoro personale dirigente medico ed infermieristico a seguito non solo del blocco del turn-over ma anche delle misure di contenimento delle assunzioni facendo sì che negli ultimi anni il personale a tempo indeterminato del Sistema sanitario nazionale sia fortemente diminuito;

    32) secondo l'ultimo rapporto Agenas del novembre 2022 la criticità vera ed immediata riguarda il personale infermieristico poiché l'Italia ha un numero di infermieri inferiore rispetto a quello della media europea a cui segue una carenza di medici e di personale tecnico;

    33) secondo i dati Oecd del 2020 nel sistema sanitario italiano operano 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, rispetto a una media europea di 8,8 e a punte di 18 per la Svizzera e la Norvegia, 13 per la Germania, 11 per la Francia e 8,2 per il Regno Unito;

    34) secondo il diciottesimo rapporto sanità del Centro per la ricerca economica applicata in sanità (Crea) dell'Università di Roma Tor Vergata, la spesa sanitaria privata è arrivata a oltre 1.700 euro a famiglia, tanto che il 5,2 per cento dei nuclei familiari versa in disagio economico per le spese sanitarie; 378.627 nuclei (l'1,5 per cento) si impoveriscono per le spese sanitarie e 610.048 (il 2,3 per cento) sostengono spese sanitarie cosiddette «catastrofiche»;

    35) sempre più cittadini rinunciano a prestazioni sanitarie nel pubblico a favore di strutture private che sono in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali (a volte anche inferiori) e soprattutto in tempi più rapidi rispetto alle lunghe liste di attesa della sanità pubblica; ma la «sanità privata accreditata» non ha l'obbligo dei Lea, può selezionare i pazienti, non si occupa di prevenzione, non deve svolgere attività di emergenza e urgenza;

    36) secondo l'ultimo rapporto dell'Agenas l'intramoenia passa dall'8 per cento per le visite oncologiche e fisiatriche al 42 per cento per ecografie ginecologiche. In particolare, in 13 regioni su 20 il rapporto tra attività in Alpi (attività libero-professionale intramuraria) e in regime istituzionale risulta superiore al 100 per cento per alcune prestazioni, soprattutto in ambito ginecologico ed è ormai praticamente azzerata l'intramoenia «fuori le mura» poiché il 99 per cento dell'attività si svolge all'interno dell'azienda o in strutture in rete con prenotazioni centralizzate nella maggior parte delle regioni;

    37) in questi anni di emergenza pandemica si è rafforzata nel Paese la consapevolezza che una rete integrata di servizi territoriali di base è indispensabile per assicurare capillarmente la presa in carico delle persone e delle comunità, garantendo l'accessibilità e la continuità delle cure anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e più difficili da raggiungere;

    38) la potenziale previsione di una popolazione ultra-65enne pari al 35 per cento del totale nel 2050 (23,5 per cento nel 2021), impone già oggi due azioni contemporanee: aumentare il più possibile gli anni di vita in salute e approntare prima possibile un sistema di cure di lungo periodo in grado di reggere in modo appropriato e consistente quel tipo di carico assistenziale;

    39) dal punto di vista specifico dell'organizzazione dei sistemi di cura, i bisogni portati dalla condizione di non autosufficienza costringono a pensare l'assistenza primariamente in modo estensivo e di lungo termine, mentre al momento i nostri sistemi sono costruiti per lavorare soprattutto su bisogni acuti e intensivi;

    40) da questo punto di vista, quindi, la riforma della non autosufficienza recata dalla Missione M5C2 del PNRR deve essere direttamente collegata al decreto ministeriale n. 77 del 2022: «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» che a sua volta è collegato alla Missione M6C1 del PNRR; questo perché, se da un lato viene affermata la specificità della materia e del suo «statuto assistenziale», dall'altro lato deve essere chiaro come lo sviluppo dei servizi dedicati alla non autosufficienza debbano essere inseriti nella più ampia trasformazione dei sistemi territoriali sanitari e sociali;

    41) inoltre, è importante ridare slancio ai consultori istituti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie e delle famiglie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR e dagli atti attuativi;

    42) un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 194 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;

    43) tra le tante conseguenze negative della pandemia COVID-19 c'è stato anche un notevole aumento del disagio psicologico nelle persone più fragili e tra i giovani, un problema urgente di cui solo un Sistema sanitario nazionale rafforzato con risorse e professionalità adeguate può farsi adeguatamente carico;

    44) il benessere psicologico deve diventare un obiettivo fondamentale per il nostro Sistema sanitario nazionale, perché è un requisito fondamentale per la qualità della vita individuale, sociale e per la salute; a questo scopo vanno adottati programmi centrati sulla scuola come luogo dello sviluppo della persona e sui servizi sociali come strumenti di un welfare inclusivo;

    45) i cittadini italiani, sia minorenni sia adulti, in base ai Livelli essenziali di assistenza vigenti hanno diritto al sostegno psicologico e alla psicoterapia e per garantire tale diritto occorre dotare il Paese di una rete di prevenzione e promozione psicologica pubblica, inserendo la figura dello psicologo di base all'interno del sistema sanitario territoriale come primo e più immediato presidio per le azioni di prevenzione e promozione della salute e per quelle di cura e assistenza;

    46) l'obiettivo della psicologia delle cure primarie deve essere quello di garantire il benessere psicologico di qualità nella medicina di base, sul territorio, vicino alla realtà di vita dei pazienti, delle loro famiglie e delle loro comunità;

    47) l'attenzione alla componente psicologica della salute è fondamentale e non si tratta solo di offrire cure al disturbo psicologico o di trattare il problema individuale ma si tratta di occuparsi del benessere e della salute psicofisica dei cittadini di un territorio, dei membri di una comunità, in modo equo e accessibile;

    48) in tema di prevenzione l'istituzione della rete denominata Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps) sottolinea l'urgente necessità di un approccio «one health» nella tutela della salute pubblica;

    49) tenendo conto di tale approccio nel settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «one health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254 (INI)), rilevando che l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia, determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea;

    50) per dare seguito a tale piano è necessario sviluppare e consolidare la fondamentale collaborazione a livello dell'Unione europea in tema di antimicrobico-resistenza nonché mantenere aggiornato costantemente il prontuario farmaceutico nazionale, con particolare riguardo alle indicazioni d'uso degli antimicrobici a tutela dell'appropriatezza prescrittiva e a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria;

    51) sul piano strategico è assolutamente necessario un incremento del Fondo sanitario nazionale di almeno 4 miliardi l'anno per il prossimo quinquennio e il superamento del tetto di spesa per il personale,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a definire adeguate misure per ridurre le disparità territoriali in materia di sanità, rispettando i principi di universalità, uguaglianza e solidarietà che ispirano la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale, rinunciando al progetto di autonomia differenziata;

2) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo di tutte le risorse previste dalla Missione 6 del PNRR volte a realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità dove i cittadini possano trovare assistenza ventiquattr'ore su ventiquattro ogni giorno della settimana e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente;

3) a potenziare, sempre in relazione all'attuazione del decreto ministeriale n. 77 del 2022, il lavoro dei medici di medicina generale rendendoli pienamente protagonisti e connessi con la nuova rete territoriale, promuovendone la gestione associata ed accordi per la loro presenza all'interno delle case della comunità e prevedendo iniziative volte a incentivare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale infermieristico a svolgere la propria attività professionale in ambiti territoriali disagiati, al fine di assicurare anche in queste zone un'adeguata assistenza primaria;

4) a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera liberando così gli ospedali, e in particolare i pronto soccorso, dagli accessi impropri;

5) ad adottare un approccio preventivo e multidimensionale che non lasci indietro nessuno con una forte integrazione tra ospedale e territorio, tra cura ed assistenza che porti ad una reale integrazione dei servizi sociosanitari al fine di presidiare efficacemente le situazioni legate ad aree di fragilità sempre più complesse come la famiglia, i minori, l'età evolutiva, la salute mentale, la disabilità, la non autosufficienza, le dipendenze patologiche e le cure palliative anche attraverso équipe multidisciplinari e multiprofessionali che permettano una presa in carico della cronicità e delle diverse condizioni di fragilità in modo globale e sempre in ottica di integrazione dei servizi sociosanitari ad introdurre lo strumento del budget di salute volto a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l'isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo;

6) a potenziare i servizi per la salute mentale destinando ad essi il 5 per cento del Fondo sanitario nazionale, dando anche seguito all'intesa Stato-regioni del 21 dicembre 2022 sulla «nuova metodologia per il calcolo dei fabbisogni di personale del SSN» nonché ad aggiornare, anche al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato;

7) ad istituire, al fine di assicurare il benessere e la salute psicofisica delle persone promuovendo consapevolezza, promozione di salute e adozione di comportamenti positivi, la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, cost effective ed integrato con gli altri servizi sanitari per una presa in carico rapida del paziente ed a servizio di tutti e non solo per una particolare categoria di persone;

8) ad operare attivamente, al fine di evitare e ridurre i rischi e i danni alla salute correlati all'uso ed abuso di sostanze stupefacenti, sia promuovendo interventi di prevenzione con piani di azione integrati tra i dipartimenti e le varie realtà presenti sul territorio compreso il terzo settore e le associazioni di volontariato, sia rilanciando una rete di servizi mirati alla «riduzione del danno», una strategia che, distinguendo tra uso, abuso e dipendenza, introduca modelli di contrasto aderenti alla situazione in atto garantendo modelli di presa in carico differenziati con programmi terapeutici individualizzati e integrati con interventi di natura sociale per i minori;

9) a dare piena attuazione alla legge 23 marzo 2023 n. 33, in materia di non autosufficienza, adottando quanto prima i decreti legislativi sulla base di un confronto con il mondo associativo, le regioni e i comuni e prevedendo risorse economiche adeguate volte a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semi residenziali al fine di assicurare cure e prestazioni più estese e di qualità;

10) ad adottare iniziative per sviluppare e potenziare la rete dei consultori familiari (Cf) quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, delle coppie e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute, punto di raccordo tra le varie professionalità che aiutano le donne e le loro le famiglie anche alla luce delle nuove problematiche e dei nuovi scenari quali aumento della povertà e delle diseguaglianze, fenomeni di violenza e abuso, soprattutto di genere, solitudine, fragilità e disagi emotivi, precarietà, immigrazione, nuove forme familiari, con aumento di quelle mononucleari, senza legami stabili;

11) a presentare quanto prima la relazione annuale sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 già prevista per il mese di febbraio 2023, nonché ad adottare iniziative, per quanto di competenza, sui sistemi sanitari regionali affinché in ogni regione, nonostante il ricorso all'obiezione di coscienza del personale medico e sanitario, sia garantito in ogni struttura, nei tempi previsti dalla legge, l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza;

12) a predisporre linee guida nazionali volte a rendere omogeneo su tutto il territorio italiano l'utilizzo di mifepristone e prostaglandine (cosiddetto aborto farmacologico), nonché a predisporre, quanto prima, tutte le misure necessarie affinché la decisione assunta il 21 aprile 2023 dal Comitato prezzi e rimborso dell'Agenzia italiana del farmaco di rendere gratuita la contraccezione ormonale per tutte le donne sia resa finalmente operativa;

13) ad istituire la figura dell'ostetrica di comunità quale soggetto fondamentale anche al fine di accompagnare e sostenere al domicilio le mamme ed entrambi i genitori nella fase post-parto, valorizzando tutte le professionalità sanitarie e sociali già esistenti piuttosto che istituendo una non meglio definita nuova figura di «assistente materna»;

14) ad attribuire ad Agenas, quale ente del Servizio sanitario nazione di supporto tecnico-scientifico del Ministero della Salute, nell'ambito del Piano nazionale di governo delle liste di attesa, le funzioni di monitoraggio, verifica e controllo dei tempi medi di accesso alle prestazioni sanitarie ambulatoriali ed ospedaliere delle regioni, anche attraverso l'accesso diretto alle banche dati contenenti i flussi sanitari e l'invio di una relazione semestrale al Ministro della salute che a sua volta riferisce alle Camere;

15) a promuovere un approccio «one health» del Servizio sanitario nazionale mirante a riconoscere che la salute dell'uomo, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell'ambiente in generale sono strettamente collegati e interdipendenti, riconoscendo che vi è la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti nonché la necessità di contrastare il cambiamento climatico in quanto la qualità ambientale e il benessere animale sono elementi fondamentali nella tutela della salute pubblica;

16) a mettere in atto azioni per contrastare l'attuale ridimensionamento dei dipartimenti di prevenzione collettiva e salute pubblica verificando la piena operatività in tutte le sette aree previste dai Lea, implementando le risorse umane, strumentali e finanziarie anche a garanzia della promozione dei corretti stili di vita, l'esecuzione dei programmi di screening, oltre alla sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche e della tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro;

17) a dare seguito alla promessa rilasciata in sede di approvazione del «decreto tariffe» prevedendo, fin dal primo provvedimento utile, lo stanziamento di ulteriori 400 milioni di euro volti a coprire i maggiori costi derivanti dal decreto stesso.
(1-00191)(Nuova formulazione) «Braga, Schlein, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Bonafè, Casu, De Luca, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Morassut, Toni Ricciardi, Roggiani».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo di tutte le risorse previste dalla Missione 6 del PNRR volte a realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità dove i cittadini possano trovare assistenza ventiquattr'ore su ventiquattro ogni giorno della settimana e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente;

2) a valutare ogni iniziativa utile a valorizzare, anche tenendo conto di quanto previsto dal decreto ministeriale n. 77 del 2022, il lavoro dei medici di medicina generale rendendoli pienamente protagonisti e connessi con la nuova rete territoriale, promuovendone la gestione associata ed accordi per la loro presenza all'interno delle case della comunità e prevedendo iniziative volte a incentivare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale infermieristico a svolgere la propria attività professionale in ambiti territoriali disagiati, al fine di assicurare anche in queste zone un'adeguata assistenza primaria;

3) a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera liberando così gli ospedali, e in particolare i pronto soccorso, dagli accessi impropri;

4) ad adottare un approccio preventivo e multidimensionale che non lasci indietro nessuno con una forte integrazione tra ospedale e territorio, tra cura ed assistenza che porti ad una reale integrazione dei servizi sociosanitari al fine di presidiare efficacemente le situazioni legate ad aree di fragilità sempre più complesse come la famiglia, i minori, l'età evolutiva, la salute mentale, la disabilità, la non autosufficienza, le dipendenze patologiche e le cure palliative anche attraverso équipe multidisciplinari e multiprofessionali che permettano una presa in carico della cronicità e delle diverse condizioni di fragilità in modo globale e sempre in ottica di integrazione dei servizi sociosanitari ad introdurre lo strumento del budget di salute volto a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l'isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo;

5) a valutare l'opportunità di potenziare i servizi per la salute mentale destinando ad essi il 5 per cento del Fondo sanitario nazionale, dando anche seguito all'intesa Stato-regioni del 21 dicembre 2022 sulla «nuova metodologia per il calcolo dei fabbisogni di personale del SSN» nonché ad aggiornare, anche al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato;

6) ad operare attivamente, al fine di evitare e ridurre i rischi e i danni alla salute correlati all'uso ed abuso di sostanze stupefacenti, sia promuovendo interventi di prevenzione con piani di azione integrati tra i dipartimenti e le varie realtà presenti sul territorio compreso il terzo settore e le associazioni di volontariato, sia rilanciando una rete di servizi mirati alla «riduzione del danno», una strategia che, distinguendo tra uso, abuso e dipendenza, introduca modelli di contrasto aderenti alla situazione in atto garantendo modelli di presa in carico differenziati con programmi terapeutici individualizzati e integrati con interventi di natura sociale per i minori;

7) ad adottare iniziative per sviluppare e potenziare la rete dei consultori familiari (Cf) quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, delle coppie e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute, punto di raccordo tra le varie professionalità che aiutano le donne e le loro le famiglie anche alla luce delle nuove problematiche e dei nuovi scenari quali aumento della povertà e delle diseguaglianze, fenomeni di violenza e abuso, soprattutto di genere, solitudine, fragilità e disagi emotivi, precarietà, immigrazione, nuove forme familiari, con aumento di quelle mononucleari, senza legami stabili;

8) a presentare quanto prima la relazione annuale sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 già prevista per il mese di febbraio 2023, nonché ad adottare iniziative, per quanto di competenza, sui sistemi sanitari regionali affinché in ogni regione, nonostante il ricorso all'obiezione di coscienza del personale medico e sanitario, sia garantito in ogni struttura, nei tempi previsti dalla legge, l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza;

9) a valorizzare la figura dell'ostetrica nell'ambito dei servizi territoriali anche al fine di sostenere entrambi i genitori nella fase post-parto;

10) ad attribuire ad Agenas, quale ente del Servizio sanitario nazione di supporto tecnico-scientifico del Ministero della Salute, nell'ambito del Piano nazionale di governo delle liste di attesa, le funzioni di monitoraggio, verifica e controllo dei tempi medi di accesso alle prestazioni sanitarie ambulatoriali ed ospedaliere delle regioni, anche attraverso l'accesso diretto alle banche dati contenenti i flussi sanitari e l'invio di una relazione semestrale al Ministro della salute che a sua volta riferisce alle Camere;

11) a promuovere un approccio «one health» del Servizio sanitario nazionale mirante a riconoscere che la salute dell'uomo, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell'ambiente in generale sono strettamente collegati e interdipendenti, riconoscendo che vi è la necessità comune di acqua pulita, energia e aria, alimenti sicuri e nutrienti nonché la necessità di contrastare il cambiamento climatico in quanto la qualità ambientale e il benessere animale sono elementi fondamentali nella tutela della salute pubblica;

12) a valutare la possibilità di mettere in atto azioni per contrastare l'attuale ridimensionamento dei dipartimenti di prevenzione collettiva e salute pubblica verificando la piena operatività in tutte le sette aree previste dai Lea, implementando le risorse umane, strumentali e finanziarie anche a garanzia della promozione dei corretti stili di vita, l'esecuzione dei programmi di screening, oltre alla sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche e della tutela e sicurezza sui luoghi di lavoro;

13) a dare seguito alla promessa rilasciata in sede di approvazione del «decreto tariffe» prevedendo, fin dal primo provvedimento utile, lo stanziamento di ulteriori 400 milioni di euro volti a coprire i maggiori costi derivanti dal decreto stesso.
(1-00191)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Braga, Schlein, Furfaro, Ciani, Girelli, Malavasi, Stumpo, Bonafè, Casu, De Luca, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Morassut, Toni Ricciardi, Roggiani».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 2 ottobre 2023 il Presidente della Repubblica ha ribadito come il sistema sanitario sia un patrimonio prezioso da difendere;

    2) l'articolo 32 della Costituzione italiana sancisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti;

    3) i principi fondamentali del nostro Servizio sanitario nazionale (Ssn), istituito con la legge n. 833 del 1978, sono l'universalità, l'uguaglianza e l'equità; l'universalità comporta che le prestazioni sanitarie siano fruibili, uniformemente, da tutte le persone che si trovano nel nostro paese attraverso i servizi erogati dalle strutture sanitarie dislocate nel territorio; l'uguaglianza comporta che tutti i cittadini devono poter accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale senza distinzione alcuna e l'equità, invece, comporta che tutti i cittadini possano accedervi in condizione di parità in rapporto a uguali bisogni di salute; è proprio dall'articolo 32 della Costituzione e dal connubio di universalità, uguaglianza ed equità che consegue il compito/dovere dello Stato di finanziare il SSN, di sostenerlo economicamente e di garantire e tutelare la salute dell'intera collettività;

    4) la deprivazione economica e lo stato di salute sono inestricabilmente legati e generalmente l'aspettativa di vita aumenta in modo molto evidente con l'aumentare della ricchezza media; dinanzi a questa indiscutibile verità appare evidente come le misure di contrasto alla povertà siano essenziali per assicurare lo stato di salute della popolazione;

    5) la società è cambiata, ma i determinanti della salute restano gli stessi declinati nella conferenza di Alma Ata del 1978, la famosa «piramide dei determinati della salute»: ciò che fa salute sono prima di tutto la sicurezza economica e sociale e l'istruzione di ogni individuo, seguono le politiche sanitarie generali, come ad esempio quelle di igiene pubblica (potabilizzazione delle acque, impianti fognari, prevenzione ed altro);

    6) coerentemente con i principi espressi dalla dichiarazione dei diritti umani dell'Onu, dalla nostra Carta costituzionale, dalla carta sociale europea, dalla dichiarazione di Alma Ata, dalla Carta di Ottawa dell'Oms, dalla legge n. 833 del 1978, occorre mettere al centro dell'agenda politica del Paese il benessere e la qualità di vita dei cittadini attraverso azioni che non transigano da i seguenti tre aspetti:

     a) considerare la platea a cui di rivolge il Servizio sanitario nazionale fatta di cittadini esigibili di diritti e doveri e non di pazienti da curare (peraltro troppo spesso mercificati come clienti a cui erogare servizi);

     b) promuovere e proteggere la salute intesa come completo benessere, piuttosto che la sanità;

     c) considerare la spesa in salute non un costo ma un vero e proprio investimento per l'intero sistema Paese;

    7) secondo le più accreditate analisi degli osservatori del sistema salute, alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi di euro nel periodo 2010-2015, in conseguenza dei tagli lineari effettuati nelle diverse manovre finanziarie e oltre 12 miliardi di euro nel periodo 2015-2019, come processo di progressivo definanziamento che, per obiettivi di finanza pubblica, ha assegnato al Servizio sanitario nazionale meno risorse rispetto ai livelli programmati;

    8) dopo una inversione di tendenza negli anni della pandemia, quando la spesa sanitaria era tornata a crescere progressivamente, dalla manovra economica per il 2023 la spesa sanitaria è tornata nuovamente a contrarsi, come peraltro rappresentato anche dalla Corte dei conti che proprio in occasione della predetta manovra 2023 ebbe a stigmatizzare il fatto che il rapporto fra spesa sanitaria e prodotto interno lordo si portava su livelli inferiori a quelli precedenti alla crisi sanitaria già dal 2024 (al 6,3 per cento), per ridursi ancora di un decimo di punto nell'anno terminale (2025);

    9) nella Nota di aggiornamento al Def 2023, rispetto al 2022, la spesa sanitaria del 2023 aumenta del 2,8 per cento, in termini assoluti di 3.631 milioni di euro, ma si riduce dal 6,7 per cento al 6,6 per cento in termini di percentuale di prodotto interno lordo; a fronte di una crescita media annua del prodotto interno lordo nominale del 3,5 per cento, nella Nadef si stima la crescita media della spesa sanitaria all'1,1 per cento;

    10) il rapporto spesa sanitaria/pil precipita quindi dal 6,6 per cento del 2023 al 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1 per cento nel 2026; rispetto al 2023, in termini assoluti la spesa sanitaria del 2024 scende a 132.946 milioni di euro (-1,3 per cento), per poi risalire nel 2025 a 136.701 milioni di euro (+2,8 per cento) e a 138.972 milioni di euro (+1,7 per cento) nel 2026;

    11) come rilevato anche dall'analisi indipendente della fondazione Gimbe, «è del tutto evidente che l'irrisorio aumento della spesa sanitaria di 4.238 milioni di euro (+1,1 per cento) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l'aumento dei prezzi, sia per l'erosione dovuta all'inflazione, sia perché l'indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all'indice generale di quelli al consumo» e che pertanto le stime previsionali sulla spesa sanitaria 2024-2026 «non lasciano affatto intravedere investimenti da destinare al personale sanitario, ma certificano piuttosto evidenti segnali di definanziamento. In particolare il 2024, lungi dall'essere l'anno del rilancio, segna un preoccupante -1,3 per cento»;

    12) complessivamente le stime della Nadef 2023 confermano, come sottolineato anche dal presidente della fondazione Gimbe, che la sanità rimane la «cenerentola» dell'agenda politica e nonostante le dichiarazioni programmatiche sugli stanziamenti 2024-2026 da destinare al personale del Servizio sanitario nazionale, la Nadef 2023 non fa alcun cenno alla graduale abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario e i numeri non lasciano intravedere affatto i fondi necessari, ma viceversa documentano segnali di definanziamento della sanità pubblica ancor più evidenti di quelli del Def 2023, le cui stime previsionali sulla spesa sanitaria sono state riviste al ribasso;

    13) il decrescere dell'incidenza sul Pil della spesa sanitaria è un elemento preoccupante perché si traduce in «meno salute» e pone il nostro Paese al di sotto della media dei Paesi Ocse e al di sotto dell'accettabilità, con inevitabili ripercussioni sulla qualità e l'efficacia dell'assistenza sanitaria e sull'aspettativa di vita, come già studi e ricerche hanno documentato in accreditati rapporti;

    14) occorre restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale e superare l'attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali, intervenendo per riportare allo Stato, in via esclusiva, la competenza in materia di tutela della salute, al fine di garantire la sostenibilità del sistema e una migliore equità nell'erogazione delle prestazioni e rispondere, così, ai principi di universalità, di uguaglianza e di globalità degli interventi, in osservanza e ottemperanza all'articolo 32 della Costituzione;

    15) soprattutto, per ovviare alla sperequazione territoriale, occorre ripensare totalmente l'autonomia differenziata nel senso e nella direzione di escluderla categoricamente per la sanità e salvaguardarne l'universalità;

    16) al fine di superare la sperequazione esistente sul territorio nazionale, si dovrebbe altresì intervenire sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale, prevedendo che nello stabilire i pesi da attribuire ai diversi elementi si tenga conto anche di indicatori ambientali, socio-economici e culturali nonché, con un peso non inferiore al 10 per cento a valere sull'intera quota, dell'indice di deprivazione economica, individuato annualmente dall'Istat, che tenga conto delle carenze strutturali presenti nelle regioni o nelle aree territoriali di ciascuna regione che incidono sui costi delle prestazioni sanitarie;

    17) nei consessi europei dovrebbe essere rappresentata la necessità di modificare le regole vigenti in Europa in materia di disciplina di bilancio, prevedendo lo scorporo, dal calcolo del deficit e dell'indebitamento, della spesa sanitaria, tenuto conto di come il COVID-19 abbia drammaticamente dimostrato che la salute sia un investimento assolutamente produttivo la cui carenza rischia di sacrificare ogni altro investimento e la sostenibilità del sistema Paese e del sistema Europa;

    18) alla riduzione delle risorse economiche e alla compressione delle prestazioni sanitarie per i cittadini, si aggiungono le misure di contenimento della spesa sul personale che continuano a generare un aumento dell'età media dei dipendenti, un incremento dei carichi di lavoro e insostenibili turni straordinari, nonché una sempre più diffusa abitudine a ricorrere a varie forme di lavoro flessibile e precarizzato anche in settori molto delicati dal punto di vista assistenziale (dal pronto soccorso alla rianimazione), determinando un progressivo indebolimento della sanità pubblica che in tal maniera e in queste condizioni emergenziali non è più in grado di rispondere ai bisogni della popolazione e perde terreno in favore della sanità privata o della sanità integrativa;

    19) permane il grave ritardo nella erogazione delle prestazioni, anche ordinarie, ed è pertanto necessario procedere con sollecitudine al riassorbimento delle liste d'attesa, cresciute esponenzialmente con la pandemia;

    20) il ricorso all'intramoenia è sempre più spesso una conseguenza obbligata per il cittadino dinanzi alle lunghe liste di attesa e alle inefficienze del Servizio sanitario nazionale, in netto contrasto con quanto previsto dalle norme che avevano introdotto tale istituto secondo cui il ricorso all'intramoenia deve essere la conseguenza della libera scelta del cittadino e non già la conseguenza di una carenza nell'organizzazione dei servizi resi nell'ambito dell'attività istituzionale;

    21) numerosi dati e ricerche rilevano come la spesa sanitaria privata sia aumentata sensibilmente e come siano sempre più numerosi i cittadini che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie nel pubblico: si fa sempre più dilagante la «fuga» dal Ssn verso strutture sanitarie private, spesso in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali rispetto alla compartecipazione dovuta o comunque in tempi più rapidi rispetto alle liste di attesa del servizio pubblico;

    22) i cosiddetti fondi integrativi o le polizze assicurative non dovrebbero sostituirsi al primo pilastro del nostro sistema pubblico di salute che è il Servizio sanitario nazionale, basato sui principi di universalità, equità e solidarietà, come diretta attuazione dell'articolo 32 della Costituzione; tuttavia, diverse forme di sanità integrativa si stanno con il tempo proponendo come le uniche forme risolutive del problema dell'inaccessibilità alle cure e all'assistenza e come l'unica forma di superamento delle difficoltà in cui versa il sistema pubblico di tutela della salute;

    23) in tale quadro, dunque, di fronte a questo tangibile smantellamento del servizio sanitario pubblico, prendono corpo e s'inseriscono le diverse soluzioni o proposte di partenariato pubblico-privato, se non addirittura chiaramente «di copertura assicurativa» dei bisogni assistenziali: l'idea di «cedere» prestazioni incluse nei Lea a soggetti privati, attraverso accreditamenti oramai resi strutturali, rende il sistema sanitario debole di fronte a eventuali richieste accessorie o mancate prestazioni da parte del privato, inaccettabili alla luce dei principi costituzionali;

    24) in sanità il rapporto pubblico/privato mostra aspetti decisamente sfavorevoli; riteniamo che il sistema delle convezioni ed esternalizzazioni che erode fino al 40 per cento del Fondo sanitario nazionale in favore del privato, debba essere rivisto in modo sostanziale;

    25) il Servizio sanitario nazionale deve erogare le prestazioni e non acquistarle: ciò è fondamentale anche per limitare lo stesso consumismo sanitario e le richieste inappropriate; le stime rilevano che al privato convenzionato vadano circa 50 miliardi di euro del Fondo sanitario nazionale e a questi si aggiunge la spesa out of pocket, 40 miliardi di euro, che gli italiani spendono di tasca propria per curarsi privatamente; dunque, in Italia la sanità privata vale complessivamente 90 miliardi, cioè più di quella pubblica;

    26) oltretutto, la sanità privata convenzionata si riserva le prestazioni più remunerative mentre la sanità pubblica che deve garantire pronto soccorso, dialisi, oncologia, trapiantologia, rianimazioni, medicina trasfusionale, resta di fatto la parte meno remunerativa; a riguardo, vari studi di Hta hanno documentato che producendo in modo virtuoso in house le prestazioni, queste costerebbero meno e avremmo in garanzia maggior personale assunto;

    27) nell'offerta di posti letto ospedalieri a livello europeo, l'Italia (3,7 posti ogni mille abitanti) si colloca al di sotto della media europea (5,5 posti letto) e si penalizzano, nella programmazione della dotazione dei posti letto, quelle regioni italiane che, con un saldo positivo di mobilità, di fatto finanziano il sistema sanitario di regioni ritenute virtuose proprio attraverso le risorse provenienti dalla mobilità attiva;

    28) per quanto riguarda il processo di riorganizzazione dell'assistenza territoriale, è evidente come questa si scontri con il problema della progressiva carenza dei medici di famiglia, rispetto alla quale già da oltre 10 anni sia l'Enpam sia la Fimmg forniscono dati drammatici sui pensionamenti e sulle conseguenti carenze assistenziali, stimando che dal 2015 al 2025 sarebbero andati in pensione complessivamente circa 40.000 tra medici di medicina generale, guardie mediche e pediatri, con 25.000 pensionamenti che rischiano di non essere sostituiti; in prospettiva, il rischio è che 25 milioni di italiani possano rimanere senza assistenza;

    29) la riorganizzazione territoriale, dunque, richiede necessariamente una riforma della medicina generale e in tal senso è necessario costruire un dialogo costruttivo con le categorie interessate al fine di conciliare il ruolo che i medici di medicina generale avranno nelle costituende case di comunità;

    30) la riorganizzazione delle cure primarie e il processo di de-ospedalizzazione richiedono, peraltro, oltre che un concreto rafforzamento dell'assistenza territoriale, anche un robusto investimento in prevenzione, da garantirsi con risorse economiche adeguate e con professionisti dedicati, mentre, in tale ottica, si assiste quotidianamente all'accorpamento di distretti e presidi sul territorio che finiscono per essere ben lontani dai cittadini;

    31) occorre che la riorganizzazione territoriale sia sostenuta, oltre che da un adeguato potenziamento del fabbisogno del personale sanitario e amministrativo e da un'idonea copertura finanziaria, anche dall'implementazione di ulteriori setting territoriali, quali salute mentale, dipendenze patologiche, neuropsichiatria infantile e l'assistenza psicologica di base; altresì, dovrebbe essere accompagnata da una riorganizzazione dei posti letto, secondo una logica ripartizione tra l'ambiente ospedaliero «tradizionale» e gli ospedali di comunità;

    32) l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha stimato che i costi diretti e indiretti conseguenti al mancato investimento in salute mentale, ammontano per l'Italia al 3,3 per cento del prodotto interno lordo, cioè a circa 55 miliardi di euro: non investire sul benessere psicologico comporta infatti maggiori spese sia dirette (esempio: farmaci, cure, ricoveri) che indirette;

    33) nel nostro Paese persiste il cronico sotto finanziamento della salute mentale la cui spesa si attesta, ormai da oltre un decennio, intorno al 3 per cento del Fondo sanitario nazionale (Fsn), con una flessione in diminuzione ove si consideri la spesa riportata a consuntivo, nonostante fosse stato assunto l'impegno, già nel 2001, di destinare alla salute mentale almeno il 5 per cento del Fondo sanitario nazionale; eppure, come autorevolmente raccomandato, nel 2018, dalla «Lancet Commission sulla salute mentale globale e lo sviluppo sostenibile» mentre i Paesi a basso-medio reddito dovrebbero aumentare la loro allocazione per la salute mentale ad almeno il 5 per cento, i Paesi ad alto reddito come l'Italia dovrebbero invece aumentarle ad almeno il 10 per cento del bilancio sanitario totale;

    34) nell'ambito della riorganizzazione territoriale occorre rafforzare i presidi esistenti dando completa e capillare attuazione alla legge n. 405 del 1975 sui consultori quali presidi indispensabili per l'integrazione socio-sanitaria e di prevenzione, garantendo che siano dotati di risorse economiche adeguate e di professionisti in grado di realizzare un approccio multidisciplinare compiuto, assicurando altresì, su tutto il territorio nazionale, una completa esigibilità dei diritti delle donne in relazione alla legge n. 194 del 1978 e, superando ogni problema organizzativo legato all'assenza diffusa di personale sanitario non obiettore;

    35) riguardo la spesa farmaceutica, dato che essa rappresenta una tra le voci più consistenti della spesa sanitaria rientrante nel fabbisogno nazionale standard, dovrebbero essere introdotti più efficaci strumenti di monitoraggio per la governance ed il controllo sull'appropriatezza dell'uso dei farmaci; per raggiungere la sostenibilità della spesa farmaceutica sarebbe auspicabile la trasparenza sul prezzo e rimborso dei farmaci, sui costi di ricerca e sviluppo sostenuti delle aziende e sul contributo pubblico oltreché una condivisione a livello europeo e internazionale delle informazioni sui prezzi dei farmaci; per sopperire alla carenza di farmaci dovrebbe esserci un sistema di ricerca e produzione farmaceutica, compreso il ciclo di fornitura e distribuzione, di tipo pubblico;

    36) occorre rescindere il legame tra le nomine dei dirigenti della sanità e la politica, con l'intento di attuare la decisa separazione tra politica e amministrazione nella gestione del Servizio sanitario nazionale, in quanto la commistione tra le due sfere rappresenta la causa più rilevante delle inefficienze in questo settore; più in particolare occorre intervenire sul sistema vigente di conferimento degli incarichi di direttore generale, di direttore sanitario e di direttore amministrativo e, ove previsto dalla legislazione regionale, di direttore dei servizi socio-sanitari delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale, con l'obiettivo di disciplinare le procedure di nomina, valutazione e decadenza in base a princìpi di trasparenza e di merito, azzerando la discrezionalità, in capo ai presidenti di regione, nella nomina dei predetti direttori;

    37) bisogna intervenire sull'inappropriato utilizzo delle risorse del Ssn attraverso la ridefinizione dei requisiti minimi e le modalità organizzative per il rilascio delle autorizzazioni, dell'accreditamento istituzionale e per la stipulazione degli accordi contrattuali, per l'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie, rafforzando e uniformando il sistema di rilevazione del fabbisogno territoriale, con efficaci misure di trasparenza e con rigorosi controlli caratterizzati da terzietà e indipendenza degli organi ispettivi e assicurando un rigoroso sistema sanzionatorio che contempli anche la revoca e la sospensione, in caso di mancato rispetto delle previsioni contrattuali in merito alla tipologia e alla qualità delle prestazioni;

    38) occorre un intervento coordinato sulle colonne portanti del nostro Servizio sanitario nazionale, incidendo su: finanziamento, appropriatezza dei Lea, risorse umane, accreditamento delle strutture sanitarie, sanità integrativa, tracciabilità della spesa sanitaria, nomine della dirigenza sanitaria, liste di attesa e attività intramoenia, ricerca sanitaria, digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale e riordino del sistema di emergenza sanitaria territoriale e ospedaliero,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni iniziativa utile, in sede europea, al fine di pervenire allo scorporo, dal calcolo del deficit e del debito pubblico, della spesa sanitaria ovvero degli investimenti ad essa riconducibili;

2) ad adottare iniziative volte a reintrodurre più efficaci misure di contrasto alla povertà e alla deprivazione economica e sociale affinché sia conseguentemente assicurato lo stato di salute e benessere di tutta la popolazione che si trova nel nostro territorio e affinché le persone siano messe in condizioni di accedere alle prestazioni sanitarie, inclusi gli indigenti e i senza dimora;

3) al fine di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale, garantire una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza (Lea) e soddisfare in modo più efficace le esigenze di pianificazione e di organizzazione nel rispetto dei princìpi di equità, di solidarietà e di universalismo, ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere che l'incidenza della spesa sanitaria sul prodotto interno lordo sia in linea con i Paesi del G7 e che non sia, comunque, inferiore alla media europea;

4) ad introdurre misure idonee ad assicurare che il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato sia in ogni caso aumentato su base annua di una percentuale pari al doppio del tasso di inflazione, anche in un contesto macroeconomico anticiclico, contraddistinto da una riduzione del prodotto interno lordo;

5) al fine di superare la sperequazione esistente nel territorio nazionale, a garantire che nell'ambito della ripartizione del Fondo sanitario nazionale siano presi in considerazione fattori ambientali, socioeconomici e culturali, attribuendo un peso non inferiore al 50 per cento a valere sull'intera quota capitaria all'indice di deprivazione economica, individuato annualmente dall'Istituto nazionale di statistica tenendo conto delle carenze strutturali, delle condizioni geomorfologiche e demografiche presenti nelle regioni o nelle aree territoriali di ciascuna regione che incidono sui costi delle prestazioni sanitarie;

6) ad intervenire sull'appropriatezza delle prestazioni sanitarie eliminando le prestazioni sanitarie obsolete, incrementando le risorse per l'aggiornamento dei Lea nei termini prescritti dalle norme vigenti e a ridefinendo gli indicatori e i parametri di riferimento per il monitoraggio del rispetto dei Lea, assicurando che, per ciascun periodo di monitoraggio, alcuni indicatori e parametri siano fissi e altri variabili;

7) al fine di garantire l'equità distributiva attraverso un efficace sistema di remunerazione e adeguati livelli della qualità dei servizi erogati nonché di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale e i casi di scelta delle procedure di selezione dei pazienti sulla base della minore complessità dei casi o dell'attribuzione di tariffe più remunerative, a ridefinire il sistema remunerativo delle prestazioni sanitarie che includa i risultati di qualità e di salute conseguiti e la presa in carico complessiva del paziente;

8) a rivedere il criterio di calcolo per la definizione del numero di posti letto in ragione delle esigenze epidemiologiche e della riorganizzazione territoriale, comunque assicurando un numero di posti letto di degenza ordinaria non inferiore alla media europea, pari a circa 500 per 100.000 abitanti, e un numero di posti letto di terapia intensiva non inferiore a 25 per 100.000 abitanti;

9) in accordo con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, a definire una nuova metodologia per la gestione, il contenimento del costo e la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale ai fini della valutazione dell'adeguatezza delle risorse utilizzate, in coerenza con gli standard organizzativi, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera e territoriale;

10) al fine di assicurare il potenziamento dell'assistenza territoriale nei termini previsti per l'attuazione degli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento anche ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità e per l'assistenza domiciliare, a consentire alle regioni una maggiore spesa per il personale sanitario e a incrementare il finanziamento del Servizio sanitario nazionale per l'assunzione di personale;

11) a stanziare adeguate risorse per il rinnovo della contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale impiegato nelle strutture che operano nel Servizio sanitario nazionale, al fine di adeguare le retribuzioni ai livelli europei e di incentivare le assunzioni negli ambiti con maggiore carenza di organico;

12) a riequilibrare il rapporto pubblico/privato rivedendo in modo sostanziale il sistema delle convenzioni ed esternalizzazioni affinché il Servizio sanitario nazionale sia messo nelle condizioni prevalenti di erogare le prestazioni sanitarie e non acquistarle, anche al fine di limitare il consumismo sanitario e le richieste inappropriate e incrementare le assunzioni di personale;

13) ad intervenire in materia di assistenza sanitaria integrativa affinché, nel rispetto dei principi di universalità, uguaglianza ed equità nell'accesso alle prestazioni e ai servizi sanitari, le forme di assistenza sanitaria integrativa possano fornire esclusivamente le prestazioni sanitarie non comprese nei Lea, assicurando che le forme di assistenza sanitaria integrativa operino esclusivamente con finalità assistenziali e senza scopo di lucro, inibendo qualsiasi beneficio fiscale ove vi sia una gestione anche indiretta da parte di soggetti che operino sul mercato con finalità di lucro (come le assicurazioni) e rimuovendo ogni forma di conflitto d'interesse nella gestione di fondi e polizze;

14) al fine di ridurre l'utilizzo inappropriato delle risorse del Servizio sanitario nazionale, a stabilire i requisiti minimi e le modalità organizzative per il rilascio delle autorizzazioni e dell'accreditamento istituzionale nonché per la stipulazione degli accordi contrattuali, per l'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie sull'intero territorio nazionale, garantendo la trasparenza nella determinazione del fabbisogno, con l'evidenza dei territori saturi e di quelli in cui l'offerta risulti carente e con la previsione di un puntuale piano di controlli sul rispetto dei contenuti degli accordi contrattuali e un efficace monitoraggio per la valutazione delle attività erogate, contemplando anche la revoca e la sospensione in caso di mancato rispetto delle previsioni contrattuali;

15) al fine di garantire la trasparenza e l'economicità della spesa sanitaria nonché la concorrenzialità della filiera produttiva di beni e servizi in ambito sanitario, a rendere tracciabile e uniforme nel territorio nazionale l'intero processo di acquisizione di beni e servizi in ambito sanitario;

16) ad integrare le disposizioni sulla trasparenza nella pubblica amministrazione affinché siano pubblici i dati concernenti l'attività libero-professionale intramuraria e affinché le disposizioni sulla tracciabilità finanziaria siano estese anche alle concessioni e convenzioni relative alle attività sociosanitarie;

17) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in materia di nomina dei direttori generali, dei direttori amministrativi e dei direttori sanitari affinché le predette nomine siano rigorosamente disgiunte dalla politica e affinché gli incarichi siano revocati per gravi e comprovati motivi, per gestione di disavanzo grave o in caso di manifesta violazione di norme di legge o regolamento o del principio di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione e siano sospesi in caso di condanna, anche non definitiva, al risarcimento del danno erariale per condotte dolose da parte della Corte dei conti;

18) ad abbattere le liste di attesa prevedendo che il rispetto del Piano nazionale di governo delle liste di attesa sia un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei Lea, rafforzando l'obbligo di pubblicazione dell'elenco delle prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera e i relativi tempi massimi di attesa, assicurando la gestione informatizzata, trasparente e tracciabile, la totale visibilità nonché l'unicità dell'agenda di prenotazione delle strutture pubbliche e private accreditate, nonché quelle dell'attività istituzionale e dell'attività libero-professionale intramuraria, da parte dei sistemi informativi aziendali e regionali;

19) a consentire l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria solo nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie che hanno provveduto all'informatizzazione e all'aggiornamento periodico delle liste di attesa, all'obbligo di prenotazione di tutte le prestazioni attraverso il centro unico di prenotazione regionale, con gestione informatizzata delle agende dei professionisti e in relazione alla gravità della patologia;

20) al fine di potenziare la ricerca e lo sviluppo sui farmaci, ad adottare iniziative normative volte ad incrementare dello 0,50 per cento la quota del Fondo sanitario nazionale complessivo da destinare al finanziamento delle attività di ricerca corrente di cui alla lettera a) del medesimo comma 2 dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 502 del 1992, aumentando a tal fine il contributo delle aziende farmaceutiche finalizzato alla realizzazione di ricerche sull'uso dei farmaci e in particolare di sperimentazioni cliniche comparative tra farmaci, tese a dimostrare il valore terapeutico aggiunto, nonché sui farmaci orfani e salvavita;

21) a dare piena e completa attuazione alla riorganizzazione territoriale al fine di garantire un'assistenza adeguata ventiquattro ore su ventiquattro ed assicurare la presa in carico multidimensionale dei pazienti anche dopo le dimissioni ospedaliere e in ogni situazione deistituzionalizzata, promuovendo una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera;

22) a prevedere, in una logica di risposte integrate a vantaggio della comunità, la declinazione e l'impiego delle professioni sanitarie ad alta valenza comunitaria (ad esempio, fisioterapista di comunità, psicologo di comunità, ostetrica di comunità, dietista di comunità), oltre al coinvolgimento attivo dei tecnici sanitari per le competenze specifiche sui temi della sanità digitale e del connected health;

23) a promuovere, in specie nelle aree interne e montane, nelle piccole isole, nelle zone di confine e nelle altre aree nelle quali, per le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio, le case della comunità possano risultare distanti, il rafforzamento dello studio del medico di medicina generale, attraverso strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina nonché mediante l'integrazione con figure professionali dipendenti dall'azienda sanitaria di riferimento, al fine di garantire un'assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali;

24) al fine di garantire una idonea presa in carico globale e un'adeguata assistenza domiciliare dei pazienti con malattie rare o croniche complesse, ad adottare iniziative per facilitare ed estendere l'assistenza e la terapia domiciliare per i pazienti cronici e i malati rari, nel rispetto della sicurezza dei pazienti, ottemperando alla realizzazione di una sanità di prossimità, con un coordinamento tra specialisti dei centri di riferimento e i medici di medicina generale;

25) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a potenziare l'odontoiatria pubblica, per consentire l'accesso alle cure a tutta la popolazione;

26) ad investire maggiori risorse per la prevenzione, attuando l'approccio integrato one health, rafforzando il paradigma secondo cui la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell'ambiente sono strettamente interdipendenti e consolidando l'approccio trasversale ai determinanti di salute;

27) ad investire maggiori risorse, non inferiori al 10 per cento del Fondo sanitario nazionale, all'attuazione del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025, approvato con intesa Stato-regioni del 6 agosto 2020, al fine di contrastare la morbosità, mortalità e disabilità delle malattie croniche non trasmissibili attraverso la promozione di corretti stili di vita nella popolazione e nei soggetti a rischio;

28) a produrre campagne e azioni di educazione alla salute per combattere i fattori di rischio rimovibili, capaci di generare oltre l'80 per cento dei costi sanitari e la maggior parte delle morti evitabili, che sono: tabacco, alcol, sovrappeso/obesità, controllo della malattia diabetica (ed eccesso nel consumo di zuccheri semplici), controllo dell'ipertensione e eccesso nel consumo di sale, sedentarietà, riducendo la medicalizzazione di molte fasi e aspetti della vita umana e il disease mongering (malattie create per profitto) come meccanismo per allargare sempre più il mercato sanitario;

29) ad adottare iniziative per promuovere, con la popolazione a rischio, incontri di prevenzione in relazione ai corretti stili di vita e all'evoluzione delle malattie croniche in modo da ridurre l'evoluzione verso la grave disabilità e il rischio di perdita dell'autonomia, sostenendo il mantenimento delle funzionalità e autonomie residue per le persone non autosufficienti;

30) a sostenere ulteriormente le attività dei servizi pubblici (Serd), degli enti del terzo settore e dei sistemi di auto-mutuo-aiuto, che si occupano della prevenzione, diagnosi, cura, trattamento e recupero dei disturbi da uso di sostanze e comportamentali, anche implementando strategie di «riduzione del danno» e soprattutto di «riduzione del rischio»;

31) ad integrare, nelle case di comunità, anche i consultori familiari quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, della coppia e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute;

32) ad adottare iniziative volte a dare completa e capillare attuazione alla legge n. 405 del 1975 sui consultori quali presidi indispensabili per l'integrazione socio-sanitaria e di prevenzione, garantendo che siano dotati di risorse economiche adeguate e di professionisti in grado di realizzare un approccio multidisciplinare compiuto, assicurando altresì una completa esigibilità dei diritti delle donne in relazione alla legge n. 194 del 1978 e su tutto il territorio nazionale, superando ogni problema organizzativo legato all'assenza diffusa di personale sanitario non obiettore;

33) ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere, nell'ambito del Fondo sanitario nazionale, l'impiego dello standard minimo del 5 per cento delle risorse al fine di investire in maniera sistemica sul benessere psicologico e contenere le disuguaglianze ed i costi diretti e indiretti del disagio psicologico;

34) a prevedere lo psicologo di base, con la finalità di sostenere e integrare l'azione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, nell'intercettare e rispondere ai bisogni assistenziali di base dei cittadini, anche promuovendo efficaci strategie di prevenzione e di presa in carico dei soggetti maggiormente fragili e ad inserire la figura dello psicologo nei servizi di assistenza sanitaria primaria, assicurando che lo stesso abbia un'adeguata formazione per promuovere il benessere psicologico, identificare precocemente le situazioni di disagio psicologico e costruire percorsi di cura integrati che coinvolgano altri professionisti della salute;

35) a monitorare per quanto di competenza, lo stato di attuazione del Piano d'azione nazionale salute mentale (Pansm) nelle regioni, attraverso indicatori specifici che siano in grado di rilevare la congruità o meno tra quanto programmato e quanto poi attuato;

36) ad attivarsi per una politica efficace di prevenzione sull'uso degli antibiotici, dotando gli ospedali di servizi di microbiologia permanente, adottando iniziative efficaci che mirino a riportare in tutte le prescrizioni di farmaci antibiotici, la diagnosi, la posologia e la durata della terapia, prevedendo una banca dati di tutte le prescrizioni di antibiotici e programmi di screening attivo con tecnologie diagnostiche rapide al fine di individuare i pazienti infetti con batteri multifarmacoresistenti, predisponendo adeguate misure di controllo delle infezioni, e incentivando un sistema di confezionamento dei farmaci, con dosi unitarie o pacchetti personalizzati, al fine di evitare autoprescrizioni da parte dei cittadini;

37) ad assicurare in tutto il territorio nazionale la dematerializzazione della ricetta medica, della cartella clinica e del percorso di cura, a tal fine sfruttando le potenzialità del fascicolo sanitario elettronico, della telemedicina e degli strumenti di medicina digitale (Digital Health) a supporto alle decisioni cliniche e assicurando altresì l'interoperabilità dei dati e delle informazioni e la loro disponibilità in favore dei pazienti, dei professionisti sanitari e delle aziende sanitarie, prevedendo che la piena realizzazione del fascicolo sanitario elettronico consenta l'accesso alle forme premiali nell'ambito del riparto del Fondo sanitario nazionale e rappresenti un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei Lea;

38) ad adottare iniziative volte a riordinare il sistema di emergenza sanitaria territoriale e ospedaliero al fine di assicurare l'integrazione funzionale del sistema «118» con il dipartimento di emergenza urgenza e accettazione, e il collegamento tra i rispettivi sistemi informatici per la gestione dei dati sanitari e dei flussi di attività a bordo dei mezzi di soccorso, definendo le dotazioni organiche idonee a garantire un livello ottimale di dotazione in base al fabbisogno standard comprensivo del sistema di emergenza-urgenza sanitaria e di continuità assistenziale integrata tra ospedale e territorio, nonché i profili professionali e giuridici dei medici, degli infermieri e degli autisti-soccorritori del sistema «118».
(1-00193) «Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a stanziare adeguate risorse per il rinnovo della contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale impiegato nelle strutture che operano nel Servizio sanitario nazionale, al fine di adeguare le retribuzioni ai livelli europei e di incentivare le assunzioni negli ambiti con maggiore carenza di organico;

2) al fine di garantire la trasparenza e l'economicità della spesa sanitaria nonché la concorrenzialità della filiera produttiva di beni e servizi in ambito sanitario, a rendere tracciabile e uniforme nel territorio nazionale l'intero processo di acquisizione di beni e servizi in ambito sanitario;

3) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, in materia di nomina dei direttori generali, dei direttori amministrativi e dei direttori sanitari affinché le predette nomine siano rigorosamente disgiunte dalla politica e affinché gli incarichi siano revocati per gravi e comprovati motivi, per gestione di disavanzo grave o in caso di manifesta violazione di norme di legge o regolamento o del principio di buon andamento e imparzialità dell'amministrazione e siano sospesi in caso di condanna, anche non definitiva, al risarcimento del danno erariale per condotte dolose da parte della Corte dei conti;

4) ad abbattere le liste di attesa prevedendo che il rispetto del Piano nazionale di governo delle liste di attesa sia un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei Lea, rafforzando l'obbligo di pubblicazione dell'elenco delle prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza ospedaliera e i relativi tempi massimi di attesa, assicurando la gestione informatizzata, trasparente e tracciabile, la totale visibilità nonché l'unicità dell'agenda di prenotazione delle strutture pubbliche e private accreditate, nonché quelle dell'attività istituzionale e dell'attività libero-professionale intramuraria, da parte dei sistemi informativi aziendali e regionali;

5) a dare piena e completa attuazione alla riorganizzazione territoriale al fine di garantire un'assistenza adeguata ventiquattro ore su ventiquattro ed assicurare la presa in carico multidimensionale dei pazienti anche dopo le dimissioni ospedaliere e in ogni situazione deistituzionalizzata, promuovendo una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera;

6) a promuovere, in specie nelle aree interne e montane, nelle piccole isole, nelle zone di confine e nelle altre aree nelle quali, per le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio, le case della comunità possano risultare distanti, il rafforzamento dello studio del medico di medicina generale, attraverso strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina nonché mediante l'integrazione con figure professionali dipendenti dall'azienda sanitaria di riferimento, al fine di garantire un'assistenza di prossimità adeguata e non accrescere le diseguaglianze territoriali;

7) al fine di garantire una idonea presa in carico globale e un'adeguata assistenza domiciliare dei pazienti con malattie rare o croniche complesse, ad adottare iniziative per facilitare ed estendere l'assistenza e la terapia domiciliare per i pazienti cronici e i malati rari, nel rispetto della sicurezza dei pazienti, ottemperando alla realizzazione di una sanità di prossimità, con un coordinamento tra specialisti dei centri di riferimento e i medici di medicina generale;

8) ad investire maggiori risorse per la prevenzione, attuando l'approccio integrato one health, rafforzando il paradigma secondo cui la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell'ambiente sono strettamente interdipendenti e consolidando l'approccio trasversale ai determinanti di salute;

9) a produrre campagne e azioni di educazione alla salute per combattere i fattori di rischio rimovibili, capaci di generare oltre l'80 per cento dei costi sanitari e la maggior parte delle morti evitabili, che sono: tabacco, alcol, sovrappeso/obesità, controllo della malattia diabetica (ed eccesso nel consumo di zuccheri semplici), controllo dell'ipertensione e eccesso nel consumo di sale, sedentarietà, riducendo la medicalizzazione di molte fasi e aspetti della vita umana e il disease mongering (malattie create per profitto) come meccanismo per allargare sempre più il mercato sanitario;

10) ad adottare iniziative per promuovere, con la popolazione a rischio, incontri di prevenzione in relazione ai corretti stili di vita e all'evoluzione delle malattie croniche in modo da ridurre l'evoluzione verso la grave disabilità e il rischio di perdita dell'autonomia, sostenendo il mantenimento delle funzionalità e autonomie residue per le persone non autosufficienti;

11) a monitorare per quanto di competenza, lo stato di attuazione del Piano d'azione nazionale salute mentale (Pansm) nelle regioni, attraverso indicatori specifici che siano in grado di rilevare la congruità o meno tra quanto programmato e quanto poi attuato;

12) ad assicurare in tutto il territorio nazionale la dematerializzazione della ricetta medica, della cartella clinica e del percorso di cura, a tal fine sfruttando le potenzialità del fascicolo sanitario elettronico, della telemedicina e degli strumenti di medicina digitale (Digital Health) a supporto alle decisioni cliniche e assicurando altresì l'interoperabilità dei dati e delle informazioni e la loro disponibilità in favore dei pazienti, dei professionisti sanitari e delle aziende sanitarie, prevedendo che la piena realizzazione del fascicolo sanitario elettronico consenta l'accesso alle forme premiali nell'ambito del riparto del Fondo sanitario nazionale e rappresenti un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei Lea.
(1-00193)(Testo modificato nel corso della seduta) «Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu».


   La Camera,

   premesso che:

    1) la sanità pubblica italiana rappresenta ancora oggi, in Europa e nel mondo, un vero e proprio modello di tutela della salute, che ha garantito agli italiani, nel corso degli anni, il miglioramento delle condizioni di vita, la riduzione delle patologie, maggiore longevità e benessere e una risposta collettiva ai bisogni di salute e di vita di cittadini, famiglie e società nel suo complesso;

    2) questo sistema oggi deve dare risposta a sfide e sollecitazioni nuove, anche legate al cambiamento demografico del nostro Paese con l'invecchiamento della popolazione e la conseguente crescita del numero di prestazioni richieste e la necessità di presa in carico della cronicizzazione delle malattie: l'Italia si conferma infatti il Paese con l'indice di vecchiaia più alto dell'Unione europea, con un rapporto di 187,6 anziani over 65 ogni cento giovani under 14. La media UE è pari a 138,4, quasi 50 punti in meno;

    3) anche a fronte di tali sfide, il Servizio sanitario nazionale è entrato in una fase di crisi che corre il rischio di diventare irreversibile, con profonde ricadute sulla qualità e sull'aspettativa di vita di milioni di persone, mettendo a rischio la tenuta sociale del Paese;

    4) sono diverse le criticità che affliggono il nostro Ssn, tra cui non può non richiamarsi il divario nella quantità e qualità dei servizi forniti dalle singole regioni, legato sia alla diversa dotazione infrastrutturale, sia a capacità di programmazione e gestionali non omogenee; l'insufficiente compensazione del ridimensionamento dei servizi ospedalieri ordinari con un rafforzamento di quelli territoriali, soprattutto in alcune, zone del Paese; le lunghe liste d'attesa, esplose nella fase pandemica che ha di fatto sospeso la presa in carico delle altre malattie, con effetti derivanti dalla mancanza di screening ancora non prevedibili nel medio-lungo periodo; l'ingente spesa privata dei cittadini, che ha raggiunto più di 40 miliardi all'anno comprensivi del costo per servizi socio-sanitari necessari per gestire patologie croniche, con un'incidenza della spesa sanitaria out of pocket di circa il 30 per cento rispetto a una media europea del 15 per cento (dati Eurostat); la carenza di personale e, non ultimo, l'assenza di investimenti e programmi di spesa di prospettiva nel settore;

    5) la riforma del Titolo V ha comportato la creazione di 21 Sistemi sanitari regionali (Ssr) con situazioni di continui deficit, un alto livello di frammentazione ed eterogeneità, e differenze notevoli sia per quanto riguarda l'accesso alle cure sia per la qualità dell'assistenza sanitaria;

    6) la mancanza di un piano coordinato di assistenza territoriale che garantisca ovunque servizi sanitari e sociosanitari diffusi capillarmente impedisce una presa in carico integrata della popolazione differenziata per fasce d'età e l'implementazione di quella «medicina personalizzata» che rappresenta una sfida del futuro; una delle conseguenze più evidenti è il sovraccarico dei pronto soccorso e della medicina d'urgenza, che merita quindi una riorganizzazione integrata;

    7) per quanto concerne le liste d'attesa, in particolare, il Piano nazionale di Governo delle liste di attesa per il triennio 2019-2021 ha stabilito i tempi massimi d'attesa che le regioni si sono impegnate a rispettare per le prestazioni ambulatoriali, visite specialistiche e prestazioni strumentali, definendoli secondo criteri di priorità: «urgente» (U), da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; «breve» (B) da eseguire entro 10 giorni; «differibile» (D) da eseguire entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; «programmata» (P) da eseguire entro 120 giorni;

    8) dette tempistiche risultano costantemente disattese, rendendo plasticamente anche la forte disomogeneità nell'efficacia del Ssn su tutto il territorio nazionale: esse non vengono rispettate, in media, una volta su tre (nelle regioni del Nord) e due volte su tre (nelle regioni del Sud);

    9) nel 2020-2021, a causa della pandemia da COVID-19, si è registrato un numero di prestazioni sanitarie effettuate inferiore di circa 100 milioni rispetto al 2019. Nel 2022, il Ministero della salute ha individuato 23 milioni di prestazioni sanitarie prioritarie da recuperare, con riferimento in particolare a ricoveri per interventi chirurgici programmati, screening oncologici e prestazioni ambulatoriali; ne sono state recuperate 13 milioni. Ancora oggi, rimangono in arretrato, dunque, almeno 10 milioni di prestazioni urgenti. Questo dato tiene conto solamente delle persone che erano in lista di attesa a dicembre 2021, senza considerare quindi le prestazioni non individuate come prioritarie, i nuovi pazienti inseriti in liste di attesa successivamente e i pazienti che non sono riusciti ad inserirsi in lista di attesa a causa di eventuali blocchi delle prenotazioni da parte delle regioni;

    10) in base ai dati Istat, in Italia ogni anno 2,5 milioni di cittadini rinunciano a curarsi a causa della lunghezza dei tempi di attesa per accedere alle prestazioni sanitarie nel pubblico e la spesa privata in sanità (cosiddetta «out of pocket») è arrivata a toccare i 40 miliardi di euro: quasi un terzo della spesa pubblica nella sanità, se si considera che nel 2023 il Fondo sanitario nazionale ammonta a circa 129 miliardi di euro;

    11) i dati Agenas-MeS Sant'Anna di Pisa mostrano una diminuzione media del 40 per cento delle attività di screening per condizioni cliniche il cui esito è fortemente condizionato dalla tempestività della diagnosi (es. mammografie); ciò incide negativamente su un sistema di prevenzione tradizionalmente carente in ragione della mancanza di risorse finanziarie, umane e strumentali adeguate, cui si potrebbe dare risposta attraverso l'elaborazione di un piano nazionale pluriennale di interventi nel campo della prevenzione, differenziando gli stessi in interventi «primari» (volti a prevenire l'insorgere della patologia), «secondari» (volti a garantire diagnosi precoci) e «terziari» (volti a prevenire complicanze o danni ulteriori rispetto alla patologia già individuata);

    12) i lunghi tempi d'attesa non riguardano solo le tempistiche relative alla diagnosi, ma anche quelle relative agli interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che vengono posti in essere con ritardi che spesso finiscono inesorabilmente per aggravare il quadro clinico del paziente; si registrano criticità anche sul piano dell'assistenza di lungo termine prestata nelle strutture ospedaliere, che è scesa, del 2,5 per cento annuo, dal 2012 al 2021, confermando le difficoltà del Ssn di garantire cure e assistenza con continuità e al di là di un orizzonte emergenziale;

    13) l'attuale processo di gestione delle liste di attesa prevede che i pazienti che non ricevono un appuntamento in ospedale nei tempi previsti per legge possano richiedere di ricevere la prestazione in intramoenia o presso strutture accreditate, chiedendo successivamente il rimborso del pagamento eccedente il ticket alla Asl di competenza. Questo sistema presenta alcune criticità; le modalità di prenotazione e rimborso sono non omogenee sul territorio nazionale; inoltre il paziente si trova a dover anticipare il pagamento, potendo richiedere solo in una fase successiva il rimborso alla Asl attraverso complesse pratiche burocratiche, sempre a condizione che i fondi non siano esauriti, considerando che le risorse stanziate dalle regioni per il rimborso di queste prestazioni sono spesso insufficienti; l'obiettivo deve essere l'abbattimento delle attuali liste di attesa entro il 2024, con particolare riferimento alle prestazioni sanitarie prioritarie di cui all'Allegato B del Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pingla);

    14) in questa situazione, la spesa sanitaria in Italia continua ad essere insufficiente, molto minore rispetto agli altri Paesi europei. La spesa in rapporto al Pil nel 2023 è stata infatti pari al 6,7 per cento, addirittura in diminuzione rispetto al 2022, di circa un punto percentuale più bassa rispetto alla media europea, di 3 rispetto alla Germania e di 2,5 rispetto alla Francia; considerando la spesa sanitaria pro capite, il valore italiano (euro 2.473) è inferiore rispetto ai principali Paesi europei e alla media Ocse (euro 2.572);

    15) al contrario, la legge di bilancio 2023 ha previsto, per il triennio 2023-2025, un percorso di riduzione della spesa in percentuale pari allo 0,38 per cento nel 2023, 0,30 per cento nel 2024 e 0,38 per cento nel 2025, in particolare prevedendo una riduzione di 51 milioni di euro per l'anno 2023 e 51,6 milioni di euro per l'anno 2024 dei finanziamenti previsti per il programma di ricerca per il settore della sanità pubblica, nonché una riduzione di 7,6 milioni di euro nel 2023, 11,2 milioni di euro nel 2024 e 14 milioni di euro nel 2025 per la vigilanza sugli enti e sicurezza delle cure;

    16) gli stanziamenti previsti (2,15 miliardi di euro per il 2023) sono stati rivolti interamente al contrasto dell'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia (1,4 miliardi di euro), nonché all'acquisto dei vaccini e farmaci per la cura del COVID-19 (650 milioni di euro), senza alcuna prospettiva di sostegno, investimento e rilancio in un settore fondamentale per il nostro ordinamento costituzionale;

    17) risulta del tutto assente, dall'orizzonte della programmazione finanziaria, il potenziamento del sistema sanitario e anzi le proiezioni di spesa elaborate dal Governo prevedono un percorso di riduzione. La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) 2023 certifica che la spesa sanitaria a legislazione vigente in rapporto al Pil, già scesa dello 0,1 per cento dall'anno precedente, scenderà dal 6,6 per cento al 6,1 per cento nel 2026. L'aumento nominale della spesa sanitaria – di poco più di 4 miliardi di euro nel prossimo triennio – non basterà quindi nemmeno a coprire l'aumento dei prezzi dovuto all'inflazione, benché si stimi una crescita media annua del Pil nominale del 3,5 per cento;

    18) l'Eurogruppo il 9 aprile 2020 aveva dato avvio al Pandemic crisis support, un programma di supporto finanziato attraverso il Meccanismo europeo di stabilità (cosiddetto Mes sanitario) che consentiva agli Stati membri di accedere a finanziamenti agevolati volti a supportare i maggiori costi sanitari sopportati per lo scoppio della pandemia; il 31 dicembre 2022 è scaduto il termine per accedere al predetto Mes sanitario ed è quindi sfumata la possibilità di ottenere i circa 37 miliardi di euro la cui unica condizionalità sarebbe stata l'utilizzo di tali risorse esclusivamente per sostenere il finanziamento, diretto e indiretto, del sistema sanitario nazionale;

    19) dette risorse avrebbero rappresentato puro ossigeno per il nostro sistema sanitario, che versa in condizioni critiche sotto molteplici aspetti sopra solo accennati e che ora risulta pure fortemente provato dagli sforzi profusi nel corso della pandemia; l'assenza di risorse, il tasso di turn over negativo, i pensionamenti e le politiche di «prepensionamento» (quota 100, quota 103 in primis) hanno determinato una situazione fortemente critica a livello di organico;

    20) dal 2010 il personale a tempo indeterminato impiegato nel Servizio sanitario nazionale è diminuito di 25.641 unità (di cui circa 8.000 infermieri) e l'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato come la situazione dei servizi di pronto soccorso – e non solo – risulti ormai difficilmente sostenibile; anche per quanto riguarda gli infermieri, il tasso di infermieri attivi in rapporto alla popolazione residente è sensibilmente più basso rispetto alla media europea;

    21) secondo le stime di SalutEquità nei prossimi anni la carenza di personale sanitario può stimarsi in circa 25.000 medici e 63.000 infermieri, indebolendo ulteriormente un sistema sanitario che, in ragione della crisi della natalità, sarà chiamato a rispondere a una popolazione che nel 2050 sarà costituita, per circa l'8 per cento, da persone con più di 85 anni;

    22) la mancanza di risorse per immettere in servizio nuovo personale si deve anche alle misure di contenimento delle assunzioni adottate nelle regioni in piano di rientro, che negli anni ha aggravato un (già grave) percorso di riduzione del personale, privando detti enti territoriali della possibilità anche solo di compensare i pensionamenti, che per il solo prossimo quinquennio sono stimati in 21.050 unità per gli infermieri e 29.331 unità per i medici;

    23) la difficoltà di immettere nuovo personale in ruolo è dovuta anche alla scarsa attrattività economica, di alcune professioni sanitarie e infermieristiche, che portano sia al depauperamento dell'organico che al mancato avvio, in apicibus, dei percorsi di specializzazione medica universitaria nei settori più scoperti, pregiudicando l'erogazione delle relative prestazioni per i pazienti; in base ai dati Fnopi, gli stipendi degli infermieri sono pari a 1.410 euro al mese, ben distanti dalla media europea di 1.900 euro mensili;

    24) per tutte le ragioni illustrate, appaiono improcrastinabili interventi volti a potenziare il Ssn e i servizi socio-sanitari nel nostro Paese, anche tramite un efficace utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di ricollocare al centro delle priorità del Paese la tutela della salute, vero e proprio cardine del nostro sistema di welfare e del nostro stato sociale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per reperire le risorse finanziarie necessarie a rispondere alle criticità richiamate in premessa, volte, in particolare, a escludere qualsiasi forma di definanziamento del Servizio sanitario nazionale sul breve, medio e lungo periodo, incrementando l'organico del personale medico e sanitario;

2) ad assicurare il fondamentale diritto alla salute di cui all'articolo 32 della Costituzione e il carattere universale del sistema sanitario nazionale nel suo complesso con un piano straordinario di abbattimento delle liste d'attesa, adottando iniziative volte a prevedere che, qualora non sia possibile effettuare le visite specialistiche e le prestazioni strumentali o in regime di ricovero di cui all'allegato B del Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pngla) presso le strutture pubbliche entro i termini previsti dallo stesso Piano, l'assistito abbia diritto di ricevere tali prestazioni presso una struttura sanitaria accreditata ovvero, in mancanza di disponibilità, presso una struttura sanitaria privata autorizzata, al corrispettivo previsto per una prestazione analoga in un ospedale pubblico, disciplinando altresì le modalità operative attraverso le quali tale possibilità viene offerta agli assistiti dal Centro unico di prenotazione (Cup);

3) ad adottare le iniziative normative di competenza al fine di procedere all'armonizzazione dei sistemi Cup attraverso la definizione di caratteristiche minime ed uniformi a livello nazionale, nonché per rendere possibile la prenotazione di prestazioni presso varie tipologie di strutture, comprese quelle non accreditate, con l'obiettivo di superare la frammentazione attuale – che vede in alcune regioni sistemi di prenotazione operanti a livello di singola azienda sanitaria o struttura, con conseguente inefficienza allocativa e disagi ai pazienti – e la creazione di bacini territoriali omogenei dal punto di vista demografico e del numero e tipologia di strutture sanitarie pubbliche e private, accreditate e autorizzate, al cui interno opera un solo Cup;

4) ad adottare iniziative volte a rendere maggiormente attrattivo il Ssn per i professionisti tramite un aumento degli stipendi del personale medico e infermieristico, perseguendo al contempo l'obbiettivo di arginare il crescente fenomeno della fuga dagli ambiti specialistici considerati meno redditizi, prevedendo in tale ambito, un aumento dell'indennità di pronto soccorso e il riconoscimento dello status di lavoro usurante per i lavoratori dei pronto soccorso, limitando il ricorso ai cosiddetti «gettonisti»;

5) a prevedere un'adeguata formazione e aggiornamento delle professionalità operanti nel Ssn, nonché il consolidamento delle esperienze già acquisite, anche attraverso appositi percorsi di stabilizzazione, nell'ottica di un definitivo superamento delle diverse forme di precariato;

6) ad aumentare i posti disponibili nelle facoltà di infermieristica e a permettere l'assunzione di medici specialisti in formazione sin dal 1° anno, partendo dalle attività a minor rischio per il paziente, e garantendo un preciso percorso formativo sotto la supervisione dello specialista di riferimento, con responsabilità crescenti commisurate alla verifica delle competenze acquisite;

7) ad adottare iniziative volte ad aumentare il numero di posti letto in linea con la media europea, ad adottare un piano di riorganizzazione e risanamento della medicina d'urgenza e a strutturare un piano efficace di presa in carico delle malattie croniche attraverso l'avvio della rete di ospedali di comunità previsti nel PNRR assicurando l'assunzione del personale necessario, senza gravare ulteriormente su quello attuale;

8) ad adottare, anche alla luce del punto precedente, un piano nazionale di edilizia ospedaliera che comporti il rinnovamento delle strutture sanitarie, considerando che il 60 per cento delle strutture ha più di 40 anni e la metà è di dimensioni troppo piccole, anche al fine di rafforzare le strutture dedicate e agevolare l'assistenza di parenti e congiunti, nonché per agevolare l'implementazione delle più avanzate tecniche mediche, della medicina di precisione e personalizzata;

9) a dare piena attuazione, per quanto di competenza, ai piani nazionali approvati in sede ministeriale ed europea, in coerenza con le indicazioni dell'Oms, a partire dalla riorganizzazione degli strumenti di prevenzione e screening;

10) a portare avanti una campagna di informazione ed una efficace organizzazione del sistema vaccinale, anche per garantire gli impegni assunti con l'Oms per la vaccinazione contro l'Hpv;

11) ad adottare iniziative volte ad introdurre strumenti innovativi di medicina personalizzata e telemedicina, anche tramite la completa attuazione del fascicolo sanitario elettronico;

12) a valutare, unitamente al Ministero dell'economia e delle finanze e nel rispetto dei vincoli di bilancio, la possibilità di aggiornare il vigente sistema in materia di payback sui dispositivi medici e sui farmaci;

13) ad adottare iniziative per garantire il pieno utilizzo delle risorse dedicate ai farmaci innovativi, continuando a sostenere la ricerca e la produzione farmaceutica nel nostro Paese, e ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza (Lea), anche per la presa in carico delle malattie rare di cui alla legge 10 novembre 2021 n. 175;

14) a portare avanti un piano strutturato di servizi territoriali per la presa in carico della salute mentale, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed educativo, e ad adoperarsi al fine di adottare i decreti attuativi di cui alla legge n. 32 del 2022 per prevedere ulteriori misure di sostegno e contributi vincolanti alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici all'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione svolte da soggetti accreditati;

15) a garantire un'adeguata assistenza sanitaria alla popolazione detenuta incentivando il personale medico e sanitario operante nelle strutture penitenziarie, intervenendo sulle strutture e la strumentazione disponibile e potenziando i servizi di telemedicina e teleassistenza;

16) a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza volte a includere l'organizzazione e il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nella discussione in materia di riforme costituzionali attualmente in corso.
(1-00194) «Bonetti, Richetti, Del Barba, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Marattin, Sottanelli».


   La Camera

impegna il Governo:

1) a valutare ogni idonea iniziativa volta ad assicurare un adeguato finanziamento del Sistema sanitario nazionale nel medio e nel lungo periodo, per garantire agli enti del Sistema sanitario adeguati organici di personale sanitario;

2) ad adottare le iniziative normative di competenza al fine di procedere all'armonizzazione dei sistemi Cup attraverso la definizione di caratteristiche minime ed uniformi a livello nazionale, nonché per rendere possibile la prenotazione di prestazioni presso varie tipologie di strutture, comprese quelle non accreditate, con l'obiettivo di superare la frammentazione attuale – che vede in alcune regioni sistemi di prenotazione operanti a livello di singola azienda sanitaria o struttura, con conseguente inefficienza allocativa e disagi ai pazienti – e la creazione di bacini territoriali omogenei dal punto di vista demografico e del numero e tipologia di strutture sanitarie pubbliche e private, accreditate e autorizzate, al cui interno opera un solo Cup;

3) a valutare iniziative volte a rendere maggiormente attrattivo il Ssn per i professionisti, arginando il crescente fenomeno della fuga dagli ambiti specialistici considerati meno attrattivi, in particolare il pronto soccorso, anche riconoscendo ai professionisti ivi operanti il lavoro usurante e limitando così la necessità di ricorrere ai cosiddetti gettonisti;

4) a valutare iniziative volte ad assicurare l'adeguata formazione e l'aggiornamento delle professionalità nel Ssn, nonché il consolidamento delle esperienze già acquisite, valutando anche eventuali percorsi di stabilizzazione ulteriori rispetto a quelli già in essere;

5) a valutare iniziative volte ad aumentare il numero di posti letto in linea con la media europea, ad adottare un piano di riorganizzazione e risanamento della medicina d'urgenza e a strutturare un piano efficace di presa in carico delle malattie croniche attraverso l'avvio della rete di ospedali di comunità previsti nel PNRR assicurando l'assunzione del personale necessario, senza gravare ulteriormente su quello attuale;

6) a valutare anche alla luce del punto precedente, la possibilità di adottare nel rispetto dei vincoli di bilancio, un piano nazionale di edilizia ospedaliera che comporti il rinnovamento delle strutture sanitarie, considerando che il 60 per cento delle strutture ha più di 40 anni e la metà è di dimensioni troppo piccole, anche al fine di rafforzare le strutture dedicate e agevolare l'assistenza di parenti e congiunti, nonché per agevolare l'implementazione delle più avanzate tecniche mediche, della medicina di precisione e personalizzata;

7) a portare avanti una campagna di informazione ed una efficace organizzazione del sistema vaccinale, anche per garantire gli impegni assunti con l'Oms per la vaccinazione contro l'Hpv;

8) ad adottare iniziative volte ad introdurre strumenti innovativi di medicina personalizzata e telemedicina, anche tramite la completa attuazione del fascicolo sanitario elettronico;

9) a valutare, unitamente al Ministero dell'economia e delle finanze e nel rispetto dei vincoli di bilancio, la possibilità di aggiornare il vigente sistema in materia di payback sui dispositivi medici e sui farmaci;

10) a valutare la possibilità di portare avanti, nel rispetto dei vincoli di bilancio, un piano strutturato di servizi territoriali per la presa in carico della salute mentale, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed educativo, e ad adoperarsi al fine di adottare i decreti attuativi di cui alla legge n. 32 del 2022 per prevedere ulteriori misure di sostegno e contributi vincolanti alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici all'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione svolte da soggetti accreditati;

11) a valutare iniziative volte a consentire un'adeguata assistenza sanitaria alla popolazione detenuta, anche promuovendo la valorizzazione del personale medico e sanitario operante nelle strutture penitenziarie, e il potenziamento delle strutture e della strumentazione disponibile e dei servizi di telemedicina e teleassistenza.
(1-00194)(Testo modificato nel corso della seduta) «Bonetti, Richetti, Del Barba, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Marattin, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'articolo 32 della Costituzione sancisce la salute come un diritto fondamentale dell'individuo e la Repubblica è chiamata a tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il Servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, mentre l'articolo 2, avendo ben presente le difformità territoriali presenti nell'accesso alle cure ed alla prevenzione, incarica il Servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze a perseguire il superamento degli squilibri territoriali;

    2) la legge 23 dicembre 1978, n. 833, è la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale approvata con l'obbiettivo di garantire l'universalità, l'uguaglianza e l'uniformità delle prestazioni e servizi in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale e in questo modo garantire la piena attuazione del diritto alla salute, che deve vedere un finanziamento adeguato da parte dello Stato;

    3) complessivamente si è assistito negli anni precedenti, fatto salvo il periodo di emergenza sanitaria da Covid, come reso noto da osservatori, come ad esempio il Gimbe, a una riduzione di stanziamenti pari a complessivi 37 miliardi di euro;

    4) la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza del 2023 indica una prosecuzione della riduzione delle risorse, che, anche se ha visto nel 2023 una spesa sanitaria in aumento del 2,8 per cento pari a oltre 3,6 miliardi di euro, si riduce dal 6,7 per cento del 2022 al 6,6 per cento del 2023, al 6,2 per cento nel 2024 e 2025 rispetto al prodotto interno lordo, aumentando il gap con i principali Paesi europei;

    5) l'ammontare degli stanziamenti per la spesa sanitaria nei prossimi anni non serviranno neanche per colmare gli aumenti dei prezzi;

    6) in tale contesto non si prevedono risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego e, in particolare, per il settore sanitario, fatto che non contribuisce né alla grave carenza di medici di medicina generale, di pediatri e infermieri, né a frenare la perdurante privatizzazione della sanità, come si evidenzia, ad esempio, nella questione dei medici e infermieri a gettone;

    7) le continue riduzioni e tagli hanno determinato l'aggravarsi delle disparità sociali e delle differenze territoriali, dove si riscontrano evidenti inadempienze rispetto alla garanzia dei livelli essenziali di assistenza; questo, insieme all'impoverimento di vasti settori di cittadini, ha prodotto anche l'abbandono da parte di milioni di cittadini delle cure e delle attività di prevenzione;

    8) la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato risorse di oltre 15,6 miliardi di euro che dovrebbero realizzare reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria, nonché realizzare programmi per l'indispensabile innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    9) la missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevedeva, infatti, la costituzione di 1.350 case della comunità, 600 centrali operative territoriali e 400 ospedali di comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali e degli ospedali; la realizzazione di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale; l'integrazione dei servizi sociosanitari; la promozione dell'innovazione, della ricerca e delle digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    10) ora gli obiettivi della missione 6 rischiano di essere pesantemente ridotti, tenuto conto del fatto che nelle intenzioni del Governo le case della comunità si ridurrebbero da 1.350 a 936, gli ospedali di comunità si ridurrebbero da 400 a 304; le centrali operative territoriali scendono da 600 a 524; il fascicolo sanitario elettronico dovrebbe essere integrato solo con l'inserimento dei documenti dei nativi digitali, escludendo dal perimetro dell'intervento la migrazione/trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi; mentre i progetti di telemedicina sono posticipati;

    11) particolari criticità si evidenziano nel sostegno alla maternità, tenuto conto che si è assistito alla chiusura di numerosi punti nascita, incidendo pesantemente nelle aree svantaggiate e disagiate, così come le politiche sulla maternità non hanno permesso alle donne di conciliare i tempi della famiglia con i tempi del lavoro, risultando insufficienti i servizi e i sostegni al reddito; mentre si continua a non affrontare la piena attuazione della legge n. 194 del 1978 sull'interruzione di gravidanza, causata, in particolare, dall'insufficienza di medici non obiettori;

    12) è importante ridare slancio ai consultori istituiti con la legge n. 405 del 1975, come servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie, inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dagli atti attuativi. Un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 194 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;

    13) la gestione delle liste di attesa costituisce uno degli aspetti più critici di un sistema sanitario, che dovrebbe essere organizzato su base universalistica e istituzionalmente deputato a rispondere alla domanda di prestazioni mediche da parte dei cittadini in condizioni di parità di accesso e in tempi compatibili con le esigenze di cura richieste dalle specifiche condizioni di salute di ognuno di essi; non sono ancora oggi attuati e operativi pienamente i livelli essenziali di assistenza, modificati nel 2017, segnalando in tale contesto come il cosiddetto «decreto tariffe» del 23 giugno 2023 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per le tariffe dell'assistenza protesica prevede costi di circa 400 milioni di euro, da compensare con l'incremento del fondo sanitario nazionale senza alcuna certezza che questo avvenga;

    14) nell'ambito delle riforme connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il decreto ministeriale n. 77 del 2022 ha come obiettivo l'integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche e la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità attraverso un'efficace integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario, basato proprio sulle case della comunità, le centrali operative territoriali, l'infermiere di famiglia e di comunità, le unità di continuità assistenziale, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità, proprio quegli obiettivi che rischiano di essere ridotti dalla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e che sono fondamentali per l'attuazione del modello definito sia dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che dal decreto ministeriale n. 77 del 2022;

    15) il futuro del Servizio sanitario nazionale, come sancito dalla legge n. 833 del 1978 ed in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, è a rischio per il percorso avviato dal Governo sull'autonomia differenziata, tenuto conto che già oggi il diritto alla tutela alla salute è nei fatti condizionato da disuguaglianze e iniquità tra i 21 sistemi sanitari delle regioni e province autonome. Una proposta di autonomia differenziata destinata ad amplificare le diseguaglianze di un Servizio sanitario nazionale che deve essere universalistico, perché verrebbe meno una reale capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle regioni. Il regionalismo differenziato rischia di sancire definitivamente il divario tra Nord e Sud, mentre il diritto alla tutela della salute deve essere assicurato uniformemente sull'intero territorio nazionale come uno degli obiettivi prioritari;

    16) è necessario frenare la strisciante privatizzazione delle prestazioni sanitarie, che vede, da una parte, sempre più, a causa delle lunghe liste d'attesa, il ricorso a prestazioni da enti convenzionati e, dall'altra, il sempre maggiore ricorso all'intramoenia che quasi del tutto si svolge all'interno delle aziende sanitarie locali, così come ai fondi integrativi e alle polizze private. Si stima che le convenzioni ed esternalizzazioni incidano sul fondo sanitario nazionale per una percentuale del 40 per cento, una contraddizione sulla quale è necessario intervenire per recuperare risorse che vadano a sostegno del Servizio sanitario nazionale;

    17) la previsione di una popolazione ultra-65enne, pari al 35 per cento del totale nel 2050 (23,5 per cento nel 2021), impone due azioni: aumentare il più possibile gli anni di vita in salute e approntare prima possibile un sistema di cure di lungo periodo in grado di reggere questo tipo di carico assistenziale;

    18) la riforma della non autosufficienza recata dalla missione M5C2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere direttamente collegata al decreto ministeriale n. 77 del 2022: «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale», che a sua volta è collegato alla missione M6C1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza; questo perché deve essere chiaro come lo sviluppo dei servizi dedicati alla non autosufficienza debbano essere inseriti nella più ampia trasformazione dei sistemi territoriali sanitari e sociali;

    19) la medicina di genere risponde al bisogno di una rivalutazione dell'approccio medico-scientifico in un'ottica di genere per migliorare le conoscenze sui diversi aspetti alla base delle differenze di genere, nonché l'adeguatezza dell'intervento sulla salute. La medicina di genere, quindi, va attivata e sostenuta in quanto la sua valenza applicativa è stata già comprovata da evidenze cliniche e dalla ricerca. Non a caso presso l'Istituto superiore di sanità è stato costituito un osservatorio dedicato alla medicina di genere, al fine di fornire al Ministro della salute i dati da comunicare annualmente alle Camere;

    20) le regioni insulari scontano svantaggi derivanti dalla condizione di insularità, dalla quale deriva un gap rilevante rispetto alla capacità di garantire il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria ai residenti spesso costretti a rivolgersi per le cure presso altre regioni, questo anche a causa dei parametri nazionali che definiscono il dimensionamento delle reti ospedaliere;

    21) con il Covid e la conseguente emergenza sanitaria si è modificato anche il rapporto tra degenti e famigliari nelle strutture ospedaliere, con un'evidente riduzione delle ore di visita. La visita dei parenti o persone legate da vincoli affettivi ad una persona in ospedale ha una fondamentale importanza nel sostegno psicologico e affettivo, che ha una valenza nell'ambito del percorso di cura,

impegna il Governo:

1) ad attuare integralmente quanto previsto dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza operare alcuna riduzione degli interventi e dei programmi ivi previsti;

2) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo pieno delle risorse previste dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza al domicilio del paziente;

3) ad adottare iniziative volte a destinare risorse adeguate finalizzate alla piena attuazione della missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e garantire la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità, da reclutare anche in deroga ai vincoli in materia di spesa di personale previsti dalla legislazione vigente;

4) a garantire che il Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico sia tale in piena attuazione della legge n. 833 del 1978, nonché dell'articolo 32 della Costituzione, adottando iniziative volte a prevedere un finanziamento del fondo sanitario nazionale in linea con la media delle risorse stanziate dai Paesi dell'Unione europea in rapporto al prodotto interno lordo, assicurando un livello di risorse che garantiscano l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza uniforme su tutto il territorio nazionale e la loro ulteriore implementazione;

5) a garantire risorse adeguate all'attuazione, nonché all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza uniformemente sul territorio nazionale, attuando le misure necessarie a superare gli attuali gap territoriali, nonché a individuare le risorse per la copertura del «decreto tariffe» del 23 giugno 2023 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per le tariffe dell'assistenza protesica, con l'incremento del fondo sanitario nazionale;

6) a stanziare le necessarie risorse finanziarie per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale del Servizio sanitario nazionale e, contestualmente, definire con le organizzazioni sindacali la definizione dettagliata del fabbisogno di personale negli enti del Servizio sanitario nazionale;

7) a procedere ad una profonda revisione del sistema delle convenzioni, nonché delle esternalizzazioni per destinare tali risorse al Servizio sanitario nazionale, al fine di garantire l'erogazione di prestazioni da parte del servizio sanitario pubblico;

8) a recedere dall'intervento normativo in materia di autonomia differenziata e, al contempo, ad assumere tutte le iniziative necessarie, anche di aumento delle risorse economiche, al fine di garantire uniformità dei livelli delle prestazioni e universalità al diritto alla salute, uniformemente sul territorio nazionale in coerenza con il dettato costituzionale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte ad incrementare il fondo sanitario nazionale con risorse da destinare alla ricerca farmaceutica;

10) ad estendere l'assistenza e la terapia domiciliare in materia uniforme su tutto il territorio nazionale per i pazienti cronici e le persone affette da malattie rare;

11) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire ulteriori risorse al fondo sanitario nazionale, al fine di garantire l'attuazione del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025;

12) a sostenere ogni iniziativa finalizzata alla attuazione capillare su tutto il territorio nazionale della legge n. 405 del 1975 in materia di consultori, in quanto servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie, prevedendo altresì il loro inserimento nella riorganizzazione territoriale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

13) a garantire in tutte le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 194 del 1978, assumendo tutte le iniziative per superare definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza;

14) ad assumere le iniziative di competenza per l'attuazione definitiva del fascicolo sanitario elettronico anche come elemento di verifica dei livelli essenziali di assistenza;

15) ad adottare iniziative per limitare al massimo il ricorso all'intramoenia, attuando quanto previsto dalla normativa in materia che dal 2007 prevede, infatti, il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, per impedire che l'attività intramuraria sia sostenuta da una perdurante carenza nell'organizzazione dei servizi resi nell'ambito dell'attività istituzionale, con ricadute dei costi sui cittadini e sulla sanità pubblica;

16) ad adottare iniziative di competenza e a reperire le risorse necessarie per assicurare adeguata dotazione di personale sanitario alle nuove strutture della rete di medicina territoriale, favorendo la stabilizzazione del personale già operante ed evitando l'esternalizzazione dei servizi sociosanitari che i presidi sono chiamati a garantire;

17) ad avviare e completare le opportune iniziative volte a concludere il graduale percorso di stabilizzazione del personale precario degli enti e delle aziende del Servizio sanitario nazionale;

18) ad adottare in tempi brevi, previo confronto con enti locali, regioni e associazionismo, i decreti legislativi al fine dell'effettiva attuazione della legge 23 marzo 2023, n. 33, in materia di non autosufficienza, individuando, altresì, congrue risorse economiche finalizzate a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semi residenziali;

19) a sostenere, per quanto di competenza, l'approccio clinico che caratterizza la medicina di genere interdisciplinare e trasversale in riferimento ad ogni branca e specialità pluridimensionale, secondo una visione globale del concetto di salute, attraverso l'erogazione di cure appropriate con la presa in carico della «persona» malata, sulla base delle caratteristiche biologiche e cliniche della malattia, nonché di tutti i fattori personali, culturali e sociali che ne caratterizzano il «vissuto» e, in particolare, ad assumere iniziative per eliminare le discriminazioni verso le donne nel campo delle cure sanitarie, riconoscendo il genere come determinante fondamentale di salute, eliminando le disuguaglianze di genere in campo sanitario, fornendo indicazioni sull'interfaccia farmaci/dispositivi medici e differenze di genere, assumendo i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne, attuando le misure necessarie atte a ridurre i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne; garantendo, nelle sperimentazioni cliniche di farmaci e dispositivi medici, una rappresentanza paritetica delle donne, ancora classificate come sottogruppo demografico;

20) a valutare, d'intesa con le regioni insulari, una deroga ai parametri nazionali per il dimensionamento delle reti ospedaliere nelle regioni i cui territori presentano caratteristiche geografiche particolari e con livelli insufficienti di infrastrutturazione delle reti di trasporto locale;

21) a disporre, d'intesa con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un incremento delle possibilità e delle ore di visita da parte dei parenti o persone legate dai vincoli affettivi ai degenti nelle strutture ospedaliere, allo scopo di fornire ai degenti il miglior supporto psicologico e affettivo, fatte comunque salve le attività di assistenza da parte dei medici e infermieri con le quali le visite non devono interferire.
(1-00197) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera

impegna il Governo:

1) ad attuare integralmente quanto previsto dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza operare alcuna riduzione degli interventi e dei programmi ivi previsti;

2) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo pieno delle risorse previste dalla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza al domicilio del paziente;

3) a valutare iniziative di competenza volte a destinare risorse adeguate al sistema per dare piena attuazione alla missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza e garantire la copertura del fabbisogno di personale delle case e degli ospedali di comunità anche con interventi deroghe ai vincoli di spesa vigenti;

4) a garantire risorse adeguate all'attuazione, nonché all'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza uniformemente sul territorio nazionale, attuando le misure necessarie a superare gli attuali gap territoriali, nonché a individuare le risorse per la copertura del «decreto tariffe» del 23 giugno 2023 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per le tariffe dell'assistenza protesica, con l'incremento del fondo sanitario nazionale;

5) a valutare ogni iniziativa utile per garantire adeguate risorse per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale del Sistema sanitario nazionale;

6) a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza volte ad incrementare il fondo sanitario nazionale con risorse da destinare alla ricerca farmaceutica;

7) ad estendere l'assistenza e la terapia domiciliare in materia uniforme su tutto il territorio nazionale per i pazienti cronici e le persone affette da malattie rare;

8) a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, iniziative di competenza volte a garantire ulteriori risorse al fondo sanitario nazionale, al fine di garantire l'attuazione del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025;

9) a sostenere ogni iniziativa finalizzata alla attuazione capillare su tutto il territorio nazionale della legge n. 405 del 1975 in materia di consultori, in quanto servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie, prevedendo altresì il loro inserimento nella riorganizzazione territoriale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

10) a garantire in tutte le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 194 del 1978, assumendo tutte le iniziative per superare definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza;

11) ad assumere le iniziative di competenza per l'attuazione definitiva del fascicolo sanitario elettronico anche come elemento di verifica dei livelli essenziali di assistenza;

12) a valutare iniziative di competenza affinché le nuove strutture della rete di medicina territoriale siano adeguatamente dotate del necessario personale sanitario anche attraverso la stabilizzazione del personale ivi operante;

13) a valutare ogni iniziativa utile a proseguire nel graduale percorso di stabilizzazione del personale precario degli enti e delle aziende del Sistema sanitario nazionale;

14) ad adottare in tempi brevi, previo confronto con enti locali, regioni e associazionismo, i decreti legislativi al fine dell'effettiva attuazione della legge 23 marzo 2023, n. 33, in materia di non autosufficienza, individuando, altresì, congrue risorse economiche finalizzate a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semi residenziali;

15) a sostenere, per quanto di competenza, l'approccio clinico che caratterizza la medicina di genere interdisciplinare e trasversale in riferimento ad ogni branca e specialità pluridimensionale, secondo una visione globale del concetto di salute, attraverso l'erogazione di cure appropriate con la presa in carico della «persona» malata, sulla base delle caratteristiche biologiche e cliniche della malattia, nonché di tutti i fattori personali, culturali e sociali che ne caratterizzano il «vissuto» e, in particolare, ad assumere iniziative per eliminare le discriminazioni verso le donne nel campo delle cure sanitarie, riconoscendo il genere come determinante fondamentale di salute, eliminando le disuguaglianze di genere in campo sanitario, fornendo indicazioni sull'interfaccia farmaci/dispositivi medici e differenze di genere, assumendo i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne, attuando le misure necessarie atte a ridurre i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne; garantendo, nelle sperimentazioni cliniche di farmaci e dispositivi medici, una rappresentanza paritetica delle donne, ancora classificate come sottogruppo demografico;

16) a valutare, d'intesa con le regioni insulari, una deroga ai parametri nazionali per il dimensionamento delle reti ospedaliere nelle regioni i cui territori presentano caratteristiche geografiche particolari e con livelli insufficienti di infrastrutturazione delle reti di trasporto locale;

17) a valutare ogni iniziativa, d'intesa con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, finalizzata ad un incremento delle possibilità e delle ore di visita da parte dei parenti o persone legate dai vincoli affettivi ai degenti nelle strutture ospedaliere, allo scopo di fornire ai degenti il miglior supporto psicologico e affettivo, fatte comunque salve le attività di assistenza da parte dei medici e infermieri con le quali le visite non devono interferire.
(1-00197)(Testo modificato nel corso della seduta) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il tema della sanità e della difesa del diritto alla salute è tra gli obiettivi prioritari di questo Esecutivo, che sin dal suo insediamento, attraverso i provvedimenti adottati e l'azione concreta del ministero competente, ha più volte applicato disposizioni finalizzate a garantire il diritto alla salute come diritto fondamentale dell'individuo, interesse della collettività e diritto inviolabile dell'uomo, assicurando cure gratuite agli indigenti nel rispetto e in attuazione degli articoli 32 e 2 della Costituzione;

    2) come ha più volte evidenziato il Ministro della salute nel corso di audizioni e di discussioni parlamentari, purtroppo, nonostante i diversi provvedimenti adottati, volti alla tutela costituzionale del diritto alla salute, occorre constatare come il Servizio sanitario nazionale si trovi di fronte ad una serie di criticità assai rilevanti, per risolvere le quali è necessario assumere iniziative concrete e, ove occorra, specifici e ulteriori finanziamenti;

    3) l'attuale Governo ha posto in essere ogni azione necessaria ad aumentare i fondi destinati al sistema sanitario nazionale, ad abbattere le liste di attesa e a contrastare la carenza di personale, problemi endemici per la sanità italiana ormai da diversi anni;

    4) le misure di contenimento della spesa di personale adottate negli ultimi anni, in particolare i vincoli assunzionali, hanno determinato una significativa riduzione del personale del sistema sanitario nazionale, e la pandemia ha ulteriormente acuito le difficoltà, anche se i dati più recenti mostrano un incremento dei rapporti di lavoro subordinato nella sanità pubblica; in base ai dati, è emerso, tuttavia, che le difficoltà di reclutamento di personale, in particolare medici e infermieri, sono determinate anche dalla scarsa attrattività del servizio pubblico, con la preoccupante conseguenza che spesso i concorsi non consentono la copertura dei posti per carenza di aspiranti, soprattutto nei settori dell'emergenza-urgenza, anestesia, terapia intensiva, ostetricia e ginecologia, nonché da limitazioni poste all'accesso delle facoltà universitarie di riferimento e dei successivi percorsi di specializzazione;

    5) è necessario evidenziare, a fronte delle recenti critiche mosse al Governo Meloni sui presunti tagli alla sanità scaturiti dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, dove la spesa sanitaria passa dai 134,7 miliardi nel 2023 a 132,9 miliardi nel 2024, con un passaggio della spesa sanitaria dal 6,6 al 6,2 per cento in rapporto al Pil, che si parla di dati della spesa sanitaria a legislazione vigente e cioè sulla base della legge di bilancio scorsa, che non tengono ovviamente conto dell'ulteriore finanziamento del FSN che sarà fatto con la nuova legge di bilancio e che riporterà i valori in linea con i precedenti;

    6) da una parte, dunque, ci sono i dati della spesa sanitaria a legislazione vigente, che non tengono conto dei finanziamenti che saranno fatti nella nuova manovra di bilancio, e, dall'altra, l'evidenza che, rispetto a quanto previsto in precedenza, si stia realizzando una chiara inversione di tendenza, considerato che, nel decennio antecedente l'emergenza Covid-19, il Fondo sanitario è stato definanziato da tutti i Governi di centro-sinistra che si sono succeduti, mentre nel 2020 l'incremento è stato dovuto proprio alla pandemia da Covid 19; il taglio operato, nell'arco di un decennio, dai passati Governi di centro-sinistra ammonta a circa 37 miliardi di euro, cui si aggiunge il non aver fatto nulla per sbloccare le assunzioni, contrariamente all'attuale Esecutivo che ha incrementato i fondi, disponendo misure concrete a favore del personale medico e della medicina in generale;

    8) è di tutta evidenza, tuttavia, la necessità di intraprendere interventi strutturali, partendo dalle risorse a disposizione e adeguandole, anche al fine di rendere il servizio pubblico più attrattivo per i giovani, proseguendo nell'impegno già iniziato con la scorsa legge di bilancio e il decreto-legge n. 34 del 2023 per incrementare le remunerazioni del personale dell'emergenza-urgenza e contrastare l'indiscriminato uso dei cosiddetti medici a gettone;

    9) a fine aprile 2023 è stata raggiunta l'intesa in conferenza Stato-regioni sul decreto tariffe dei nuovi LEA – livelli essenziali di assistenza, in attuazione del Dpcm 12 gennaio 2017, che, in particolare, innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale – in vigore dal 1° gennaio 2024 – e dell'assistenza protesica – in vigore dal 1° aprile 2024 –, rimasti fermi rispettivamente al 1996 e al 1999, introducendo prestazioni tecnologicamente più avanzate ed espungendo quelle non più attuali;

    10) per ciò che concerne gli investimenti a carattere sanitario e socio-sanitario – definiti in attuazione dello strumento di programmazione di spesa del PNRR che rientrano nello specifico inquadramento generale relativo al tema M6 salute, componente 2, del PNRR – è opportuno evidenziare che il Ministero della salute, amministrazione titolare della missione e i soggetti attuatori, le regioni, tramite i Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) hanno avviato l'iter di ripartizione delle risorse con il decreto di ripartizione programmatica delle risorse del 20 gennaio 2022, con cui si dà inizio al processo di attuazione degli interventi della missione 6, a cui sono stati destinati nel complesso circa 15,63 miliardi di euro, di cui il 41,1 per cento indirizzato alle regioni del Mezzogiorno; ai sensi dell'articolo 3 del decreto, costituiscono parte integrante del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) i piani operativi regionali, comprendenti gli Action-Plan per ciascuna linea di investimento; tutti i 21 Cis previsti sono stati sottoscritti dal Ministero della salute e dalle regioni e province autonome a fine maggio 2022;

    11) nel corso della legislatura è stata data attuazione alla riforma riguardante la riorganizzazione della rete degli Irccs (ora legge n. 129 del 3 agosto 2022). Nell'ambito della missione relativa all'investimento M6C1/1.3 – Rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (ospedali di comunità) è stato raggiunto l'obiettivo di assegnazione di almeno 400 codici CIG/provvedimento di convenzione per la realizzazione degli ospedali di comunità. Inoltre è stato raggiunto entro giugno 2023 l'obiettivo relativo all'investimento M6C2/2.2 – Sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario e al sub investimento M6C2/2.2 (a) – Borse aggiuntive di formazione specifica in medicina generale, che prevedeva l'assegnazione di 1.800 borse di studio per la formazione specifica in medicina generale;

    12) si parte dalla consapevolezza della criticità del sistema sanitario nazionale, che tanto è stato realizzato fino ad oggi, ma che indubbiamente tanto ancora deve essere fatto: è opportuno evidenziare, tra le altre criticità evidenti, che già prima dell'emergenza sanitaria, nel 2018, i dati nazionali rivelavano che solo il 2,9 per cento della popolazione anziana avesse ricevuto interventi di assistenza, con una media di 18 ore di trattamento all'anno invece delle 240 ore circa che i riferimenti internazionali stimano necessarie, nonché le marcate disparità regionali nell'offerta dell'assistenza domiciliare integrata;

    13) recenti rilevazioni Istat prevedono che tra il 2015 e il 2065 la popolazione di età superiore ai 65 anni crescerà dal 21,7 per cento al 32,6 per cento, con il 10 per cento di età superiore agli 85 anni, in modo che l'indice di vecchiaia della popolazione, cioè il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), si incrementerà da 157,7 a 257,9;

    14) si rileva la necessità della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, basato non esclusivamente sulla creazione di nuove strutture, ma anche sulla valorizzazione e riqualificazione di quelle già esistenti, nonché su un congruo investimento sulle figure professionali all'interno di percorsi che migliorino la prossimità di cura, di accesso alle cure e alle prestazioni socio-sanitarie, in particolare per i pazienti cronici;

    15) altro grande tema della riorganizzazione e dei processi di gestione inerenti la sanità è quello riguardante le liste d'attesa dei ricoveri programmati, il servizio sanitario paga ancora oggi le conseguenze della pandemia e della difficoltà nel recupero delle liste di attesa, a tal proposito si ritiene improcrastinabile attivare gli strumenti che consentano di potenziare i processi burocratici del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, attraverso il miglioramento della governance aziendale e regionale;

    16) attesa e variabilità regionale che si rileva anche per le prestazioni sanitarie finalizzate alla prevenzione secondaria, quali ad esempio gli screening mammografia, o altri esami diagnostici finalizzati all'identificazione precoce di possibili patologie che potrebbero sensibilmente migliorare gli esiti di cura a seguito di diagnosi tempestiva;

    17) a tal proposito si rileva che il Ministero della salute, per il tramite del Comando carabinieri per la tutela della salute, effettua i monitoraggi periodici previsti dal vigente Piano nazionale di governo delle liste di attesa; negli scorsi mesi di luglio e agosto è stata espletata una campagna di controlli, da Nord a Sud del Paese, finalizzata alla verifica della gestione delle liste di attesa per l'erogazione di prestazioni sanitarie ambulatoriali riconducibili a visite specialistiche ed esami diagnostici afferenti al Servizio sanitario pubblico;

    18) in un recente intervento in Aula alla Camera dei deputati il Ministro della salute ha dichiarato che il Piano nazionale, adottato d'intesa con la conferenza Stato-regioni nel febbraio 2019, prevede il monitoraggio dei tempi di attesa quale elemento essenziale per il più generale monitoraggio dei LEA, sia ex ante che ex post; si sta, tuttavia, valutando un'evoluzione del sistema per il monitoraggio ex ante delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, favorendo il collegamento automatico con i CUP, per aumentare la tempestività di rilevazione;

    19) a tal proposito è bene evidenziare che già il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, cosiddetto decreto milleproroghe, ha introdotto alcune misure volte a favorire l'abbattimento delle liste d'attesa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e per le prestazioni ospedaliere, prevedendo la possibilità per le Regioni e le Province autonome:

     a) di «rendere disponibili, per l'equilibrio finanziario 2022, le risorse correnti di cui all'articolo 1, comma 278, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, non utilizzate al 31 dicembre 2022 per le finalità di cui all'articolo 1, commi 276 e 277, di detta legge»;

     b) di avvalersi, fino al 31 dicembre 2023, di puntuali misure finanziarie atte a garantire la completa attuazione del Piano operativo per il recupero delle liste d'attesa, consentendo alle stesse regioni e province autonome di utilizzare «una quota non superiore allo 0,3 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2023»;

    20) più nello specifico, il provvedimento citato ha disposto la proroga dell'utilizzo delle risorse stanziate nel limite dell'autorizzazione di spesa per complessivi 500 milioni di euro, a valere sul livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2022, di cui 150 milioni destinati allo smaltimento delle liste di attesa tramite il ricorso alle strutture private accreditate, per consentire la prosecuzione delle attività già avviate, dal momento che a fine 2022 non tutte le risorse disponibili erano state utilizzate;

    21) incide sulla mancata riduzione dei tempi d'attesa anche il coinvolgimento solo in via marginale e residuale delle strutture di diritto privato, benché pubblicamente chiamate a dare disponibilità per il recupero delle liste;

    22) in merito alle liste d'attesa, il Ministro Schillaci nei giorni scorsi ha preannunciato, per la prossima manovra finanziaria, le linee di un nuovo piano di sfoltimento, prevedendo la presenza di un'autorità (la più indicata potrebbe essere l'Agenzia per i servizi sanitari regionali e per la sanità digitale, che già oggi gestisce tutti i flussi informativi delle Asl e produce report aggiornati sulle liste d'attesa) che controlli cosa accade nelle singole regioni e per ogni singola prestazione, e sia rapidamente in grado di intervenire nel caso in cui dovesse allungarsi la lista di attesa su un determinato esame diagnostico o intervento chirurgico in una determinata regione; non occorre necessariamente spendere di più per risolvere i problemi, ma utilizzare le risorse in modo efficiente in tutte le regioni;

    23) tra i provvedimenti collegati alla manovra di bilancio, riportati nella Nadef, tra gli altri è prevista l'adozione di disegni di legge inerenti la riorganizzazione e il potenziamento dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale e dell'assistenza ospedaliera, la delega in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal Ministero della salute e il Codice in materia di disabilità;

    24) tra i principali provvedimenti di finanza pubblica adottati nel 2023 nel settore della sanità, si ricorda che è stato istituito un Fondo a carico del bilancio statale per l'anno 2023 per fare fronte a quota parte degli oneri a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici a seguito del superamento del relativo tetto della spesa relativo agli anni 2015-2018;

    25) inoltre, per affrontare la carenza dei personale presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e al fine di ridurre l'utilizzo delle esternalizzazioni, è stato stabilito che le aziende e gli enti del Ssn possano ricorrere per il personale medico a prestazioni aggiuntive la cui tariffa oraria, in deroga alla contrattazione, può essere aumentata;

    26) misure a sostegno del Ssn sono contenute anche all'interno della legge delega per la riforma fiscale, che dispone la previsione del graduale superamento dell'Irap tale da garantire il finanziamento del Servizio sanitario nazionale e il gettito in misura equivalente per le regioni che presentino squilibri di bilancio sanitario o siano sottoposte a piani di rientro, e che dispone che il riordino delle tax expenditures (agevolazioni fiscali) dovrà essere effettuato ponendo attenzione, in particolare, alla tutela del bene salute;

    27) si è consapevoli dell'importanza del potenziamento e dello sviluppo della telemedicina, in grado di intervenire tempestivamente sui sintomi prima che le condizioni di salute richiedano un intervento emergenziale, e che potrà determinare una riduzione degli accessi impropri al Pronto soccorso; nonché dell'utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale a supporto della lettura dei referti diagnostici, come ad esempio gli screening mammografici, riducendo il carico di lavoro dei radiologi e di conseguenza contribuendo a ridurre le liste di attesa;

    28) in merito, nell'ambito del Pnrr sono previsti 50 milioni di euro per promuovere un utilizzo diffuso delle televisite, oltre a 2 miliardi e 800 milioni destinati alla digitalizzazione, e all'ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, finalizzato a migliorare l'efficienza dei livelli assistenziali e adeguare strutture e modelli organizzativi ai migliori standard di sicurezza internazionali, attraverso l'adozione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate e il potenziamento del patrimonio digitale delle strutture sanitarie pubbliche;

    29) nell'ultimo decennio, a causa dei tagli ai finanziamenti e una scarsa attenzione, il nostro SSN ha viaggiato a velocità ridotta, ma si sta avviando un percorso di ammodernamento tecnologico della sanità pubblica per garantire elevati standard assistenziali ad ogni cittadino,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa necessaria volta a valorizzare tutti i professionisti del servizio sanitario pubblico dal punto di vista contrattuale ed economico, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ampliando inoltre l'accesso ai corsi universitari di riferimento e ai corsi di specializzazione per disporre di un numero adeguato di medici e operatori sanitari nel prossimo futuro;

2) a provvedere con ogni mezzo al reperimento di apposite e adeguate risorse per finanziare ulteriori strumenti incentivanti il personale, agendo attraverso il ricorso a tutti i necessari approfondimenti tecnici per individuare le misure più opportune nell'ambito degli istituti normativi e contrattuali vigenti;

3) ad assicurare e potenziare l'adeguata ripartizione e le risorse finanziarie necessarie a sostenere il finanziamento dei costi di funzionamento dell'offerta sanitaria che garantiscano il potenziamento degli ospedali, l'assistenza domiciliare estesa, la riduzione delle liste d'attesa, i programmi di prevenzione secondaria, le case e gli ospedali della comunità, le spese per il personale e per le terapie innovative, gli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell'efficienza e dell'appropriatezza, il costo dell'assistenza domiciliare;

4) a intraprendere tutte le iniziative necessarie a dare concretezza alla sanità digitale, al fine di potenziare gli strumenti diagnostici e tecnologici in nostro possesso e in grado di portare il Servizio sanitario a domicilio del paziente e di dare equità alle cure, potendo azzerare le distanze geografiche e consentire a chiunque, ovunque risieda, di accedere alle cure migliori, valorizzando l'utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale per la lettura dei referti diagnostici, quali ad esempio gli esami di screening per il cancro del seno;

5) in tale ambito, a potenziare e promuovere la telemedicina e il telemonitoraggio domiciliare per decongestionare gli ospedali, anche collocando la televisita all'interno di un percorso clinico che preveda l'alternanza di prestazioni in presenza e prestazioni a distanza;

6) ad adottare ogni iniziativa di competenze volte a ridurre le differenze territoriali per l'accesso ai servizi diagnostici e alle prestazioni sanitarie previste dai Lea, potenziando i programmi di prevenzione primaria e secondaria e riducendo i tempi di accesso alle terapie innovative e per cui non esistano ulteriori opzioni di cura;

7) a promuovere l'aggiornamento dei LEA e l'implementazione su tutto il territorio nazionale dei piani nazionali di prevenzione e cronicità, inserendo patologie ad alto impatto socio-sanitario quali Alzheimer, o causa di comorbidità ad alto impatto economico per il sistema e di salute pubblica quali l'obesità;

8) a promuovere campagne di sensibilizzazione per l'eliminazione di fattori di rischio quali fumo, abuso di alcool, sedentarietà, obesità, promuovendo piani di contrasto ai comportamenti scorretti, migliorando attività di prevenzione, diagnosi e presa in carico precoce dei soggetti ad alto rischio di sviluppo di patologie croniche correlate agli stili di vita o di carattere ereditario;

9) a promuovere la salute mentale e il benessere psicologico dei cittadini, attraverso iniziative dedicate, volte alla prevenzione e alla cura pubblica e capillare sul territorio dei disturbi psicologici, prestando particolare attenzione alle patologie sviluppate negli ultimi anni da adolescenti, preadolescenti e bambini e ai disagi delle famiglie.
(1-00203) «Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi, Ciancitto, Lazzarini, Cappellacci, Cavo, Ciocchetti, Loizzo, Patriarca, Colosimo, Matone, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».