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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 11 ottobre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la governance economica europea, finalizzata ad assicurare il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, il coordinamento delle politiche economiche e la stabilità e sostenibilità delle politiche di bilancio degli Stati membri dell'UE, è frutto di una lunga evoluzione;

    il fulcro della disciplina è costituito dal Patto di stabilità e crescita del 1997, come contestualizzato dal TFUE (che ha fissato i parametri di riferimento del 3 per cento e del 60 per cento rispettivamente per il disavanzo pubblico e il debito pubblico sul PIL, originariamente stabiliti dal Trattato di Maastricht) e modificato dal cosiddetto six pack del 2011 e dal cosiddetto two pack del 2013 che, insieme all'accordo intergovernativo del 2012 (Fiscal Compact), ne hanno reso più stringente il funzionamento;

    il sistema, articolato nel cosiddetto braccio preventivo e nel cosiddetto braccio correttivo, prevede una clausola generale di salvaguardia, che consente agli Stati membri dell'UE di deviare temporaneamente dagli obblighi posti dal PSC (che comunque non viene sospeso) per adottare misure di emergenza e fronteggiare circostanze avverse. Tale clausola è stata attivata per la prima volta in conseguenza della pandemia da COVID-19. Estesa fino a tutto il 2023 in ragione dei conflitto russo-ucraino e dell'aumento dei prezzi dell'energia, ne è prevista la disattivazione a partire dal 2024;

    la governance economica europea, come evolutasi nel tempo, ha mostrato una serie di limiti, sia nella concreta applicazione che nel perseguire gli obiettivi prefissati. Tali limiti sono sostanzialmente:

     a) la pro-ciclicità: davanti a rallentamenti ciclici si è spesso richiesto ai governi di attuare politiche restrittive e, nei casi peggiori, l'Unione ha dovuto sospendere l'applicazione delle regole fiscali ricorrendo alle clausole di disattivazione;

     b) le regole uguali per tutti, poco adattabili al contesto e alle caratteristiche dei singoli Paesi;

     c) l'orizzonte di breve termine, che ha finito col trasformare i vincoli in obiettivi a sé stanti rispetto alla finalità della sostenibilità delle finanze pubbliche degli Stati membri;

     d) la complessità e la scarsa trasparenza della governance, facilmente soggetta a manipolazioni, poiché un ruolo chiave è giocato dalle variabili non osservabili (PIL potenziale, output gap e saldi strutturali) che apre la strada a legittime contestazioni;

     e) gli indicatori utilizzati in larga parte fuori dal controllo diretto dei governi, sia quelli sul deficit che quelli sul debito, con la conseguenza che in caso di mancato rispetto dei vincoli è difficile discriminare fra responsabilità diretta dei governi e fattori esogeni. Questo a sua volta non legittima l'applicazione delle sanzioni previste, rendendo più discutibile l'avvio di procedure per deficit o debito eccessivo e poco credibile la governance medesima;

    alla luce di tali limiti, la Commissione ha avviato una discussione sulla revisione della governance economica europea nel febbraio 2020, che è stata sospesa poco dopo a causa della pandemia di COVID-19, e poi rilanciata ad ottobre 2021, anche al fine di tenere conto del mutato contesto macroeconomico risultante dalla crisi pandemica (in particolare il significativo aumento dei livelli di indebitamento degli Stati membri che ne è seguito), degli innovativi strumenti che l'UE ha varato per fronteggiarla (Next Generation EU, finanziato con remissione di debito comune, e RRF nel cui ambito si collocano i PRR nazionali), e delle nuove priorità politiche dell'UE (transizione verde e digitale in particolare);

    a conclusione del dibattito, nel novembre 2022, la Commissione ha pubblicato gli orientamenti di riforma, su cui si sono espresse le Camere italiane nel marzo 2023, a seguito di un ciclo di audizioni;

    il 26 aprile 2023, la Commissione europea ha quindi presentato tre proposte legislative per riformare il quadro di regole della governance economica dell'UE (Proposte di regolamento COM(2023)240 e 241; proposta di direttiva COM(2023)242);

    le proposte, rispetto ai precedenti orientamenti, tengono conto di alcune specifiche richieste avanzate dalla Germania e dai Paesi cosiddetti Frugali, contrari ad un approccio più bilaterale e specifico per Paese, ritenuto rischioso per fa trasparenza e la parità di trattamento;

    anche durante il Consiglio ECOFIN, io scorso 16 giugno, sono emerse alcune posizioni diverse rispetto all'impianto generale della proposta, incentrate su regole più vincolanti, automatiche e uguali per tutti e su una maggiore concentrazione sul breve termine, con una riduzione della discrezionalità attribuita alla Commissione europea;

    le tre proposte legislative – due regolamenti e una direttiva che modificano sia il braccio preventivo che quello correttivo – mirano a introdurre un quadro di norme più semplice e trasparente, con una maggiore differenziazione nella loro applicazione tra i diversi Paesi, la riduzione dell'orientamento pro-ciclico, il miglioramento della titolarità nazionale, con l'obiettivo dichiarato di rafforzare la sostenibilità del debito e, al contempo, promuovere una crescita sostenibile e inclusiva attraverso riforme e investimenti;

    restano fermi i parametri di riferimento del 3 per cento per il rapporto tra il disavanzo pubblico e il PIL e del 60 per cento per il rapporto tra il debito pubblico e il PIL, per il cui eventuale aggiornamento – che richiede una modifica dei Trattati – sono necessarie tempistiche più lunghe;

    le principali novità che presentano le proposte della Commissione sono:

     il passaggio da un orizzonte temporale di un anno a uno pluriennale, tramite l'introduzione dei piani di bilancio strutturali a medio termine, che vanno da 4 ad addirittura 7 anni, elaborati dagli Stati membri che vi definiscono le proprie politiche fiscali, le riforme e gli investimenti (anche in relazione ai cambiamenti climatici), indicando in particolare il percorso di bilancio nazionale definito come traiettoria della spesa primaria netta;

     una maggiore titolarità nazionale ex ante nella progettazione del proprio percorso di risanamento di bilancio e il superamento di una governance uguale per tutti, attraverso l'individuazione di sfide di debito differenziate per Paese su cui si fondano le traiettorie tecniche di aggiustamento proposte dalla Commissione europea con una maggiore discrezionalità rispetto al presente, anche sulla base delle sue analisi di sostenibilità del debito;

     una sorveglianza basata su una maggiore attenzione verso la sostenibilità del debito nel medio e lungo termine e il suo progressivo processo di convergenza, evitando percorsi di riduzione troppo rapidi e troppo a lungo;

     la soppressione degli obiettivi di medio termine (OMT) e la previsione di un singolo indicatore operativo, la spesa primaria netta, che è sostanzialmente sotto il diretto controllo dei governi, così migliorando l'imputabilità per il mancato rispetto degli obblighi e (a legittimità dell'impianto sanzionatorio;

     un regime di applicazione del braccio correttivo più rigoroso in caso di violazione del criterio dei debito, con l'apertura automatica della procedura per disavanzi eccessivi per i Paesi con un debito superiore al 60 per cento del PIL, salvo che il livello del debito, seppure superiore a tale soglia, non si discosti dal percorso definito nel piano strutturale di bilancio dello Stato interessato nel quadro del nuovo braccio preventivo; si supera, quindi, la cosiddetta regola del 1/20 di riduzione su base annuale del debito, ritenuto eccessivo alla luce degli attuali livelli di debito;

    le proposte della Commissione europea rappresentano un importante passo avanti nella costruzione di un sistema di governance economica della UE che tenga insieme le esigenze della stabilità finanziaria e il ruolo della politica fiscale. Tuttavia, permangono delle criticità, alcune delle quali derivanti dalle modifiche apportate rispetto all'impostazione data precedentemente dagli orientamenti della Commissione:

     a) non è proposta alcuna golden rule per escludere determinati investimenti, in particolare quelli per sostenere le transizioni verde e digitale o per aumentare le capacità di difesa, dall'aggregato di spesa primaria netta, anche al fine di fornire un vero stimolo alla crescita economica dei singoli Paesi europei e dell'Europa nel suo insieme;

     b) sono introdotti vincoli e automatismi che riducono la flessibilità e la differenziazione per Paese delle nuove regole; in particolare, l'obbligo, automatico e generalizzato, in caso di un disavanzo pubblico superiore al 3 per cento di riduzione in media dello 0,5 per cento del PIL l'anno, salvo circostanze eccezionali, e quello del raggiungimento al termine della traiettoria di un livello del debito inferiore a quello di partenza, possono comportare il rischio di politiche di bilancio eccessivamente restrittive e indifferenziate, che non considerano le eventuali circostanze di difficoltà in cui potrebbero trovarsi le singole economie nazionali, né l'impatto sociale di tali misure;

     c) la dinamica della spesa primaria netta nel periodo di applicazione del piano deve essere inferiore a quella prevista del PIL, che equivale a richiedere un miglioramento dell'avanzo primario anche quando non necessario per ridurre il rapporto tra debito e PIL;

     d) non è chiaro come interagiranno il nuovo vincolo sul tasso di crescita di tale aggregato e il vincolo del 3 per cento e, dato che questo dipende dal PIL, il problema della pro-ciclicità rischia di non essere risolto, dando prevalenza all'obiettivo della stabilità rispetto a quello della crescita;

     e) sebbene la spesa pubblica netta sia un indicatore direttamente osservabile e sostanzialmente sotto il controllo diretto dei governi, il suo calcolo richiederà comunque l'esclusione degli stabilizzatori automatici la cui stima non è sempre immediata;

     f) il riferimento a proiezioni decennali del debito oltre l'orizzonte del piano (quindi fino a diciassette anni dalla data iniziale) da parte della Commissione ha un elevatissimo grado di incertezza e di discrezionalità, in quanto fortemente dipendente dalle ipotesi;

     g) non sono chiari i margini che avranno i singoli Paesi per modificare la traiettoria proposta dalla Commissione e quindi l'effettiva titolarità nazionale della politica economica, che si avrebbe invece se la traiettoria fosse di competenza dei governi nazionali e solo in una seconda fase oggetto di un dialogo tecnico con la Commissione;

     h) c'è una maggiore rigidità nella fase di applicazione per controbilanciare la flessibilità ex ante: i piani dovranno essere rispettati lungo tutto l'orizzonte quadriennale e non potranno essere modificati se non a fronte di shock particolarmente rilevanti;

     i) le sanzioni nell'ambito della procedura per disavanzi eccessivi sono automatiche e hanno carattere reputazionale, essendo irrogate sulla base di una suddivisione dei Paesi in categorie in funzione del rapporto debito pubblico/PIL, mentre sarebbe preferibile un meccanismo incentivante, sul modello del RRF, che subordini il ricevimento dei fondi UE al conseguimento degli obiettivi fissati nel piano strutturale di bilancio dello Stato membro;

     j) nel complesso non si tiene sufficientemente conto dell'interdipendenza tra le politiche economiche nazionali e manca una visione degli obiettivi di stabilità economica e finanziaria per l'Unione nei suo complesso i quali non sono automaticamente garantiti dalla somma aggregata degli obiettivi riferiti ai singoli Paesi, su cui si basano sia la disciplina di bilancio sia quella relativa agli squilibri macroeconomici;

    rimangono aperte, inoltre, altre questioni che, seppur non rientranti nel perimetro della revisione, incidono sul funzionamento della governance:

     a) la mancanza di un meccanismo permanente di stabilizzazione automatica, che ricalchi l'esperienza di SURE;

     b) la necessità di prevedere una forma di capacità fiscale centrale comune, per rispondere più efficacemente sia a shock che colpiscono singoli Paesi sia eventi avversi comuni a tutti, quali ad esempio la pandemia o la crisi energetica; nonché, previa modifica dei Trattati, per un compito strutturale di sostegno al fabbisogno di investimenti e al conseguimento di beni pubblici europei e priorità comuni, così lasciando agli Stati membri margini di intervento su quelli che non sono considerati investimenti, come il sostegno alle famiglie a basso reddito e alle piccole imprese;

     c) la correlata capacità di indebitamento permanente, per la stabile emissione di debito sovrano, anche al fine di trasformare il Next Generation EU in uno strumento di politica economica dell'UE, considerate le nuove priorità politiche perseguite dall'UE, come le transizioni verde e digitale e l'inclusione e la resilienza economica e sociale;

     d) nonché, per quanto riguarda strettamente il nostro Paese: la mancata decisione sulla ratifica dell'accordo di modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), e gli effetti sulla credibilità e l'affidabilità del Paese anche nella mediazione per la revisione della governance economica europea;

    le proposte della Commissione europea, pur rappresentando nel complesso un miglioramento del quadro delle regole della governance economica europea, non risolvono completamente i nodi problematici di fondo, risolvendosi in un aggiornamento delle regole piuttosto che in una riforma di più ampio respiro che, attraverso una valutazione critica delle vigenti regole punti ad approdare ad un'effettiva unione fiscale ed economica;

    è pieno interesse del nostro Paese portare a termine rapidamente la revisione della governance economica europea per scongiurare gli effetti della disattivazione della clausola di salvaguardia generale del PSC;

    al contempo, rischiosa risulterebbe l'accettazione da parte del Governo, in sede di negoziazione, della previsione di vincoli automatici, i quali andranno a definire in modo permanente il nuovo quadro della governance economica europea, ancor più se tale scelta fosse volta a conseguire per una singola annualità l'agibilità sul deficit ai fini della manovra di bilancio per il prossimo anno. In tal modo si comprometterebbe ulteriormente la credibilità finanziaria dell'Italia, già minata dall'improvvisazione e dalle scelte fallimentari del primo anno di Governo, esponendo il Paese al rischio di attacchi speculativi e al possibile abbassamento del rating sui titoli del debito pubblico,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi concretamente e seriamente per portare avanti un negoziato soddisfacente, proponendo ulteriori miglioramenti alla proposta della Commissione, in particolare promuovendo:

  a) la rimozione di criteri quantitativi – e indirettamente quantitativi – prestabiliti e uguali per tutti gli Stati membri così come di regole automatiche, che rischiano di reintrodurre elementi di pro-ciclicità e indifferenziazione, con particolare riferimento al vincolo di riduzione annuale di una percentuale fissa del PIL in caso di un disavanzo pubblico superiore al 3 per cento (salvo circostanze eccezionali), a quello del raggiungimento al termine della traiettoria di un livello del debito inferiore a quello di partenza e, infine, al vincolo sul tasso di crescita della spesa primaria netta rispetto al PIL;

  b) la previsione di una maggiore flessibilità per i piani nazionali e la possibilità di revisione degli stessi, in particolare in caso di modifiche dei parametri alla base dell'analisi di sostenibilità del debito, tra cui l'inflazione, così da rendere le regole capaci di adattarsi a contesti economico-finanziari mutevoli e non risultare eccessivamente restrittive;

  c) la definizione di stabilizzatori automatici che tengano conto delle specificità nazionali anche al fine di garantire una componente anticiclica automatica sufficientemente adeguata;

  d) il rafforzamento di una visione degli obiettivi di stabilità economica e finanziaria per l'Unione intesa nel suo complesso, anche attraverso la previsione di meccanismi di coordinamento delle politiche fiscali in modo da evitare che processi di aggiustamento determinino effetti depressivi sull'economia dello Stato membro e più in generale dell'Unione, alla luce della stretta interdipendenza tra le politiche nazionali, nonché dirette a contrastare pratiche di dumping fiscale;

  e) un maggiore coordinamento tra la fase di elaborazione ex ante dei piani nazionali e la successiva fase di sorveglianza ex post in caso di sforamento dei parametri;

  f) la possibilità di non considerare nel computo della spesa netta alcune spese per riforme o per investimenti, in particolare quelli per la transizione verde e digitale, per il contrasto del dissesto idrogeologico e del cambiamento climatico, e nello specifico le spese relative al PNRR;

  g) la possibilità di scorporare il debito accumulato a causa di emergenze o eventi eccezionali, prevedendo in tal caso un percorso di rientro specifico;

  h) la costituzione di una capacità fiscale dell'eurozona che permetta di intervenire in circostanze eccezionali e con condizionalità ragionevoli e, parallelamente, il rafforzamento degli strumenti comuni su temi di interesse dell'UE, rendendo permanente il Next Generation EU, o istituendo nuovi strumenti in linea di continuità con il medesimo;

  i) la previsione di meccanismi di stabilizzazione automatica, sul modello SURE;

  l) il superamento del rigido impianto del precedente PSC per perseguire con maggiore efficacia l'obiettivo della crescita sostenibile nonché della coesione sociale, in un'ottica di equilibrio con l'obiettivo della stabilità;

  m) una maggiore valutazione dell'impatto e della dimensione sodale nei piani nazionali delle misure per la riduzione del debito e l'aggiustamento di bilancio, al fine di scongiurare un risanamento delle finanze pubbliche che penalizzi in particolare la spesa sociale;

  n) l'avvio della riflessione per la revisione, in una prospettiva di medio periodo, dei parametri di riferimento del 3 per cento per il disavanzo pubblico e del 60 per cento per il debito pubblico, ormai privi di rappresentatività.
(1-00196) «De Luca, Grimaldi, Ubaldo Pagano, Iacono, Madia, Casu, Borrelli».


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32 della Costituzione sancisce la salute come un diritto fondamentale dell'individuo e la Repubblica è chiamata a tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività mediante il Servizio sanitario nazionale. La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana mentre l'articolo 2, avendo ben presente le difformità territoriali presenti nell'accesso alle cure ed alla prevenzione incarica il Servizio sanitario nazionale nell'ambito delle sue competenze a perseguire il superamento degli squilibri territoriali;

    la legge 23 dicembre 1978, n. 833 è la legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale (Ssn) emanata con l'obbiettivo di garantire l'universalità, l'uguaglianza e l'uniformità delle prestazioni e servizi in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale e in questo modo garantire la piena attuazione del diritto alla salute che deve vedere un finanziamento adeguato da parte dello Stato;

    complessivamente si è assistito negli anni precedenti, fatto salvo il periodo di emergenza sanitaria da Covid, come reso noto da osservatori quale ad esempio il Gimbe, a una riduzione di stanziamenti pari a complessivi 37 miliardi di euro;

    la Nota di aggiornamento al Def del 2023 indica una prosecuzione della riduzione delle risorse che anche se ha visto nel 2023 una spesa sanitaria in aumento del 2,8 per cento pari a oltre 3,6 miliardi di euro, si riduce dal 6,7 per cento del 2022 al 6,6 per cento del 2023, al 6,2 per cento nel 2024 e 2025 rispetto al Pil, aumentando il gap con i principali Paesi europei;

    l'ammontare degli stanziamenti per la spesa sanitaria nei prossimi anni non serviranno neanche per colmare gli aumenti dei prezzi;

    in tale contesto non si prevedono risorse per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego e in particolare per il settore sanitario fatto che non contribuisce né alla grave carenza di medici di medicina generale, di pediatri e infermieri né a frenare la perdurante privatizzazione della sanità come si evidenzia ad esempio nella questione dei medici e infermieri a gettone;

    le continue riduzioni e tagli hanno determinato l'aggravarsi delle disparità sociali e delle differenze territoriali dove si riscontrano evidenti inadempienze rispetto alla garanzia dei livelli essenziali di assistenza, questo insieme all'impoverimento di vasti settori di cittadini ha prodotto anche l'abbandono da parte di milioni di cittadini delle cure e delle attività di prevenzione;

    la Missione 6 del PNRR ha stanziato risorse di oltre 15,6 miliardi di euro che dovrebbero realizzare reti di prossimità, strutture e telemedicina per l'assistenza territoriale sanitaria nonché realizzare programmi per la indispensabile innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    la Missione 6 del PNRR prevedeva infatti la costituzione di 1.350 case della comunità, 600 centrali operative territoriali e 400 ospedali di comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali e degli ospedali; la realizzazione di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale; l'integrazione dei servizi sociosanitari; la promozione dell'innovazione, della ricerca e delle digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    ora gli obiettivi della Missione 6 rischiano di essere pesantemente ridotti tenuto conto del fatto che nelle intenzioni del Governo le case della comunità si ridurrebbero da 1.350 a 936, gli ospedali di comunità si ridurrebbero da 400 a 304; le centrali operative territoriali (Cot) scendono da 600 a 524; il fascicolo sanitario elettronico dovrebbe essere integrato solo con l'inserimento dei documenti dei nativi digitali, escludendo dal perimetro dell'intervento la migrazione/trasposizione ad hoc di documenti cartacei attuali o vecchi; mentre i progetti di telemedicina sono posticipati;

    particolari criticità si evidenziano nel sostegno alla maternità tenuto conto che si è assistito alla chiusura di numerosi punti nascita, incidendo pesantemente nelle aree svantaggiate e disagiate così come le politiche sulla maternità non hanno permesso alle donne di conciliare i tempi della famiglia con i tempi del lavoro, risultando insufficienti servizi e i sostegni al reddito; mentre si continua a non affrontare la piena attuazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza causata in particolare dalla insufficienza di medici non obiettori;

    è importante ridare slancio ai consultori istituiti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR e dagli atti attuativi. Un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;

    la gestione delle liste di attesa costituisce uno degli aspetti più critici di un sistema sanitario, che dovrebbe essere organizzato su base universalistica e istituzionalmente deputato a rispondere alla domanda di prestazioni mediche da parte dei cittadini in condizioni di parità di accesso e in tempi compatibili con le esigenze di cura richieste dalle specifiche condizioni di salute di ognuno di essi; non sono ancora oggi attuati e operativi pienamente i Livelli essenziali di assistenza, modificati nel 2017, segnalando in tale contesto come il cosiddetto «decreto tariffe» del 23 giugno 2023 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per le tariffe dell'assistenza protesica che prevede costi di circa 400 milioni di euro, da compensare con l'incremento del Fondo sanitario nazionale senza alcuna certezza che questo avvenga;

    nell'ambito delle riforme connesse al PNRR, il decreto ministeriale n. 77 del 2022 ha come obiettivo l'integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche e la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità attraverso una efficace integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario, basato proprio sulle case della comunità, le centrali operative territoriali, l'infermiere di famiglia e di comunità, le unità di continuità assistenziale, l'assistenza domiciliare, gli ospedali di comunità, proprio quegli obiettivi che rischiano di essere ridotti dalla revisione del PNRR e che sono fondamentali per l'attuazione del modello definito sia dal PNRR che dal decreto n. 77 del 2022;

    il futuro del Servizio sanitario nazionale, come sancito dalla legge n. 833 del 1978 ed in attuazione dell'articolo 32 della Costituzione è a rischio per il percorso avviato dal Governo sull'autonomia differenziata, tenuto conto che già oggi il diritto alla tutela alla salute è nei fatti condizionato da disuguaglianze e iniquità tra i 21 sistemi sanitari delle regioni e province autonome. Una proposta di autonomia differenziata destinata ad amplificare le diseguaglianze di un Ssn che deve essere universalistico, perché verrebbe meno una reale capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle regioni. Il regionalismo differenziato rischia di sancire definitivamente il divario tra Nord e Sud, mentre il diritto alla tutela della salute deve essere assicurato uniformemente sull'intero territorio nazionale uno degli obiettivi prioritari;

    è necessario frenare la strisciante privatizzazione delle prestazioni sanitarie che vede da una parte sempre più, a causa delle lunghe liste d'attesa, il ricorso a prestazioni da enti convenzionati e dall'altra il sempre maggiore ricorso all'intramoenia che quasi del tutto si svolge all'interno delle Asl, così come ai fondi integrativi e alle polizze private. Si stima che le convenzioni ed esternalizzazioni incidano sul Fondo sanitario nazionale per una percentuale del 40 per cento, una contraddizione sulla quale è necessario intervenire per recuperare risorse che vadano a sostegno del Servizio sanitario nazionale;

    la previsione di una popolazione ultra-65enne pari al 35 per cento del totale nel 2050 (23,5 per cento nel 2021), impone due azioni: aumentare il più possibile gli anni di vita in salute e approntare prima possibile un sistema di cure di lungo periodo in grado di reggere questo tipo di carico assistenziale;

    la riforma della non autosufficienza recata dalla Missione M5C2 del PNRR deve essere direttamente collegata al decreto ministeriale n. 77 del 2022: «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» che a sua volta è collegato alla Missione M6C1 del PNRR; questo perché deve essere chiaro come lo sviluppo dei servizi dedicati alla non autosufficienza debbano essere inseriti nella più ampia trasformazione dei sistemi territoriali sanitari e sociali;

    la medicina di genere risponde al bisogno di una rivalutazione dell'approccio medico-scientifico in un'ottica di genere per migliorare le conoscenze sui diversi aspetti alla base delle differenze di genere, nonché l'adeguatezza dell'intervento sulla salute. La medicina di genere, quindi, va attivata e sostenuta in quanto la sua valenza applicativa è stata già comprovata da evidenze cliniche e dalla ricerca. Non a caso presso l'Istituto superiore di sanità è stato costituito un Osservatorio dedicato alla Medicina di genere al fine di fornire al Ministro della salute i dati da comunicare annualmente alle Camere;

    le regioni insulari scontano svantaggi derivanti dalla condizione di insularità dalla quale deriva un gap rilevante rispetto alla capacità di garantire il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria ai residenti spesso costretti a rivolgersi per le cure presso altre regioni, questo anche a causa dei parametri nazionali che definiscono il dimensionamento delle reti ospedaliere;

    con il Covid e la conseguente emergenza sanitaria si è modificato anche il rapporto tra degenti e famigliari nelle strutture ospedaliere con una evidente riduzione delle ore di visita. La visita dei parenti o persone legate da vincoli affettivi ad una persona in ospedale ha una fondamentale importanza nel sostegno psicologico e affettivo che ha una valenza nell'ambito del percorso di cura,

impegna il Governo:

1) ad attuare integralmente quanto previsto dalla Missione 6 del PNRR senza operare alcuna riduzione degli interventi e dei programmi ivi previsti;

2) a dare piena e completa attuazione al decreto ministeriale n. 77 del 2022, anche attraverso l'utilizzo pieno delle risorse previste dalla Missione 6 del PNRR, al fine di realizzare, in ogni distretto sanitario, le centrali operative territoriali, le case della comunità e gli ospedali di comunità per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c'è bisogno di una particolare assistenza al domicilio del paziente;

3) ad adottare iniziative volte a destinare risorse adeguate finalizzate alla piena attuazione della Missione 6 del PNRR e garantire la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità, da reclutare anche in deroga ai vincoli in materia di spesa di personale previsti dalla legislazione vigente;

4) a garantire che il Servizio sanitario nazionale pubblico e universalistico sia tale in piena attuazione della legge n. 833 del 1978 nonché dell'articolo 32 della Costituzione, adottando iniziative volte a prevedere un finanziamento del Fondo sanitario nazionale in linea con la media delle risorse stanziate dai Paesi dell'Unione europea in rapporto al Pil, assicurando un livello di risorse che garantiscano l'effettiva erogazione dei livelli essenziali di assistenza uniforme su tutto il territorio nazionale e la loro ulteriore implementazione;

5) a garantire risorse adeguate alla attuazione nonché all'aggiornamento dei Lea uniformemente sul territorio nazionale attuando le misure necessarie a superare gli attuali gap territoriali nonché a individuare le risorse per la copertura del decreto tariffe del 23 giugno 2023 per le tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e per le tariffe dell'assistenza protesica con l'incremento del Fondo sanitario nazionale;

6) a stanziare le necessarie risorse finanziarie per il rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale del Servizio sanitario nazionale e contestualmente definire con le organizzazioni sindacali la definizione dettagliata del fabbisogno di personale negli enti del Ssn;

7) a procedere ad una profonda revisione del sistema delle convenzioni nonché delle esternalizzazioni per destinare tali risorse al Ssn al fine di garantire l'erogazione di prestazioni da parte del servizio sanitario pubblico;

8) a recedere dall'intervento normativo in materia di autonomia differenziata e al contempo ad assumere tutte le iniziative necessarie, anche di aumento delle risorse economiche, al fine di garantire uniformità dei livelli delle prestazioni e universalità al diritto alla salute, uniformemente sul territorio nazionale in coerenza con il dettato costituzionale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte ad incrementare il Fondo sanitario nazionale con risorse da destinare alla ricerca farmaceutica;

10) ad estendere l'assistenza e la terapia domiciliare in materia uniforme su tutto il territorio nazionale per i pazienti cronici e le persone affette da malattie rare;

11) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire ulteriori risorse al Fondo sanitario nazionale al fine di garantire l'attuazione del Piano nazionale della prevenzione 2020-2025;

12) a sostenere ogni iniziativa finalizzata alla attuazione capillare su tutto il territorio nazionale della legge n. 405 del 1975 in materia di consultori in quanto servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie prevedendo altresì il loro inserimento nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR;

13) a garantire in tutte le regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, assumendo tutte le iniziative per superare definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza;

14) ad assumere le iniziative di competenza per l'attuazione definitiva del Fascicolo sanitario elettronico anche come elemento di verifica dei Livelli essenziali di assistenza;

15) ad adottare iniziative per limitare al massimo il ricorso all'intramoenia, attuando quanto previsto dalla normativa in materia che dal 2007 prevede infatti il progressivo allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni ai tempi medi di quelle rese in regime di libera professione intramuraria, per impedire che l'attività intramuraria sia sostenuta da una perdurante carenza nell'organizzazione dei servizi resi nell'ambito dell'attività istituzionale, con ricadute dei costi sui cittadini e sulla sanità pubblica;

16) ad adottare iniziative di competenza e a reperire le risorse necessarie per assicurare adeguata dotazione di personale sanitario alle nuove strutture della rete di medicina territoriale, favorendo la stabilizzazione del personale già operante ed evitando l'esternalizzazione dei servizi socio-sanitari che i presìdi sono chiamati a garantire;

17) ad avviare e completare le opportune iniziative volte a concludere il graduale percorso di stabilizzazione del personale precario degli enti e delle aziende del Servizio sanitario nazionale;

18) ad adottare in tempi brevi, previo confronto con enti locali, regioni e associazionismo, i decreti legislativi al fine della effettiva attuazione alla legge 23 marzo n. 33, in materia di non autosufficienza, individuando, altresì, congrue risorse economiche finalizzate a rafforzare la prevenzione, la cura a domicilio e la riqualificazione delle strutture residenziali e semi residenziali;

19) a sostenere, per quanto di competenza, l'approccio clinico che caratterizza la medicina di genere interdisciplinare e trasversale in riferimento ad ogni branca e specialità pluridimensionale, secondo una visione globale del concetto di salute, attraverso l'erogazione di cure appropriate con la presa in carico della «persona» malata, sulla base delle caratteristiche biologiche e cliniche della malattia, nonché di tutti i fattori personali, culturali e sociali che ne caratterizzano il «vissuto» ed, in particolare, ad assumere iniziative per eliminare le discriminazioni verso le donne nel campo delle cure sanitarie, riconoscendo il genere come determinante fondamentale di salute, eliminando le disuguaglianze di genere in campo sanitario, fornendo indicazioni sull'interfaccia farmaci/dispositivi medici e differenze di genere, assumendo i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne, attuando le misure necessarie atte a ridurre i rischi lavoro-correlati sulla salute delle donne; garantendo, nelle sperimentazioni cliniche di farmaci e dispositivi medici, una rappresentanza paritetica delle donne, ancora classificate come sottogruppo demografico;

20) a valutare, d'intesa con le regioni insulari, una deroga ai parametri nazionali per il dimensionamento delle reti ospedaliere nelle regioni i cui territori presentano caratteristiche geografiche particolari e con livelli insufficienti di infrastrutturazione delle reti di trasporto locale;

21) a disporre, d'intesa con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, un incremento delle possibilità e delle ore di visita da parte dei parenti o persone legate dai vincoli affettivi di degenti nelle strutture ospedaliere allo scopo di fornire ai degenti nelle strutture ospedaliere allo scopo di fornire ai degenti il miglior supporto psicologico ed affettivo, fatte comunque salve le attività di assistenza da parte dei medici ed infermieri con le quali le visite non devono interferire.
(1-00197) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    il fenomeno degli Hikikomori, persone affette da un particolare disturbo psicologico, il cui significato letterale è «stare in disparte» nasce in Giappone alla fine degli anni Settanta, per poi espandersi a macchia d'olio nel resto del mondo;

    chi è afflitto da questa sindrome tende ad autoescludersi dal mondo che lo circonda, rifugiandosi in un universo tutto suo, delimitato dalle mura della propria stanza;

    riteniamo importante oggi, soprattutto dopo le conseguenze evidenti derivate dal periodo di pandemia, parlare di questo fenomeno in quanto si sta diffondendo molto rapidamente anche nel nostro Paese;

    secondo un'indagine condotta dagli psicologi dell'associazione Hikikomori Italia, dopo i mesi di isolamento dovuti alla pandemia da COVID-19, i casi di Hikikomori sono ampiamente aumentati, con un numero che arriva a toccare i 150 mila casi dichiarati, senza contare tutti quei casi silenziosi, di coloro che decidono di non parlarne e conservare la propria storia all'interno delle mura domestiche;

    le prime manifestazioni di questa forma di ritiro sociale comparvero in Giappone nell'era pre-digitale, precisamente nel 1978, quando si parlava di tajkyaku shinkeishou ovvero «curare la nevrosi», e ci si riferiva a persone che abbandonavano la loro vita fatta di amicizie, studio, lavoro e tanto altro per rinchiudersi tra le mura domestiche;

    a queste persone non era stata diagnosticata nessuna patologia mentale come schizofrenia o depressione. Perciò si cercava un termine per poterle definire ed identificare;

    i giovani Hikikomori si rinchiudono volontariamente nella loro stanza per un periodo che va da qualche mese a diversi anni. In questo luogo sicuro si creano una seconda vita in quanto stanchi della prima, quella vera;

    a volte questi ragazzi rifiutano i contatti con qualsiasi persona esterna dal loro essere, perfino con i loro genitori, con la quale condividono l'abitazione;

    l'unico ponte con la realtà è il mondo virtuale, dove possono essere loro stessi e creare un'esistenza parallela, nella quale le pressioni sociali non esistono e non hanno la meglio su di loro;

    tale fenomeno non è ancora così conosciuto e studiato, soprattutto in Italia, tanto che ancora non viene classificato come un disturbo psichiatrico a sé stante ma legato ad altre patologie quali schizofrenia, depressione e ansia sociale;

    il Ministero della salute giapponese, vista l'importanza del fenomeno e i casi che aumentavano sempre di più, ha deciso di stilare una lista di sintomi e caratteristiche peculiari, per riconoscere i casi di Hikikomori e provare a distinguerli da altre patologie;

    oggi si ha, comunque, la certezza che non si tratti di un fenomeno sociale, ma di una dimensione psicologica che non può e non deve essere sottovalutata;

    il sottile limite tra la sfera sociale e psicologica richiede un maggiore impegno e coinvolge diversi ambiti, da quello familiare, a quello della scuola e della sanità, fino alle istituzioni;

    la maggior parte degli Hikikomori inizia il ritiro in età adolescenziale, all'interno della scuola quindi, è probabile che ci sia quanto meno il motivo apparente, la causa superficiale, che li spinge verso l'isolamento;

    una delle cause scatenanti di questo fenomeno, che porta i giovani all'autoesclusione dalla società, sembrerebbe essere la forte competitività, insita oggi nella nostra società;

    l'autorealizzazione personale e il perseguimento del successo, e tutto ciò che provoca in alcuni di loro una forte pressione derivante dall'ansia di prestazione;

    non a caso si ricorda lo slogan delle proteste degli studenti contro la «scuola del merito» voluta dall'esecutivo che denunciavano in piazza di voler «imparare e non gareggiare»;

    i recenti dati elaborati dagli esiti della ricerca condotta dalla Fondazione Foresta Onlus di Padova tramite un questionario distribuito a 4.383 studenti tra i 18 e i 20 anni evidenziano un aumento del disagio tra i giovani che si manifesta con un maggior senso di solitudine;

    oggi, se, da un lato, è vero che la pandemia ha, almeno sul piano strettamente sanitario, colpito poco i bambini e in modo non grave, dall'altro, è innegabile che la stessa ha profondamente modificato la vita dei bambini e degli adolescenti;

    il trauma legato alla chiusura delle scuole e alla limitazione alla libertà di movimento ha rappresentato senza dubbio un gravissimo danno per la socialità dei bambini, nonché per il loro normale sviluppo psicofisico;

    non è da escludere tra i motivi dell'isolamento, e più in generale del disagio sociale, anche il fenomeno del bullismo; i ragazzi iniziano a sviluppare forme di ansia sociale, che prendono il sopravvento e fanno piombare il giovane in uno stato di isolamento e malessere;

    alcuni dati, come quelli più recenti di Save the Children, rilevano che un giovane su quattro, tra i 6 e i 17 anni, almeno una volta nella vita, ha subito un episodio di bullismo o cyberbullismo;

    spesso i social network sono il principale strumento utilizzato per il cyberbullismo, seguiti dalle chat, dai messaggi e dai videogiochi online;

    i ragazzi che subiscono bullismo o cyberbullismo spesso tacciono e non denunciano gli episodi, tendendo ad isolarsi;

    secondo studi recenti, solo il 5 per cento delle vittime lo segnala alle autorità competenti. Peraltro, coloro che hanno sperimentato episodi di bullismo e cyberbullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare difficoltà relazionali, sentirsi depressi, soli, ansiosi, avere scarsa autostima o sperimentare pensieri suicidari; ma anche i bulli possono spesso sviluppare problemi psicologici a lungo termine;

    sono numeri che interrogano tutte le istituzioni e impongono interventi di carattere socioeducativo e formativo, con un ruolo centrale per il mondo della scuola, le azioni a carattere preventivo e l'attenzione alla tutela e all'educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto fossero le vittime o i responsabili degli illeciti;

    fondamentale è il compito della scuola, dei servizi territoriali anche con l'ausilio delle associazioni e degli altri enti di supporto alle famiglie;

    molto spesso le famiglie si trovano in una condizione di impotenza, compresse da una parte dal rifiuto del figlio a socializzare e a frequentare la scuola e dall'altra dalle richieste che la scuola pongono, spesso inconsapevoli del reale disagio del ragazzo;

    considerata la particolarità del tema, nasce l'esigenza di fare una ricognizione di alcuni strumenti a supporto delle famiglie e più in generale riteniamo necessario porre l'attenzione su alcune misure che possono essere intraprese nella scuola, attraverso la riformulazione di obiettivi, tempi, luoghi e modalità, a sostegno delle famiglie e dei giovani che manifestano un disagio;

    è di monito l'impegno dell'associazione «Hikikomori Italia Genitori», che ha promosso ed identificato le linee guida utili per sostenere i genitori nelle difficoltà che incontrano quotidianamente nella spiegazione di quello che stanno vivendo i loro figli;

    le linee guida sono finalizzate ad avviare un rapporto costruttivo con le scuole dei ragazzi in ritiro sociale volontario, traccia strade percorribili, dimostrando che il problema del ritiro sociale è affrontabile già con alcuni strumenti disponibili. In particolare sono individuati indirizzi di tipo relazionale e indirizzi di tipo operativo;

    il documento illustra le modalità generali con cui possono essere gestite le principali criticità, partendo dalle scuole, che si incontrano con ragazzi in ritiro sociale volontario. In particolare il documento suggerisce l'attivazione di un gruppo di lavoro integrato che coinvolga il consiglio di classe, la famiglia e l'eventuale professionista che segue il ragazzo per lo studio di soluzioni personalizzate. In questo modo le soluzioni operative potranno essere concordate attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato, da creare coinvolgendo tutte le parti interessate e garantendo soluzioni equilibrate e su misura,

impegna il Governo:

1) a promuovere all'interno degli istituti scolastici, in un'ottica di prevenzione e di contrasto al disagio giovanile, progetti di intervento volti a favorire il benessere sociale al fine di creare le condizioni adatte per consentire ai giovani di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo, rendendoli protagonisti delle proprie scelte e della propria crescita, facendo emergere le loro potenzialità e dando spazio alle loro voci;

2) ad istituire, al fine di assicurare il benessere, la consapevolezza, l'adozione di comportamenti positivi e la salute psicofisica dei giovani, anche a seguito delle conseguenze dovute all'isolamento durante la pandemia da COVID-19, la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, cost effective ed integrato con gli altri servizi sanitari per una presa in carico rapida della persona;

3) a promuovere campagne informative sul disagio giovanile ed in particolare sul fenomeno degli Hikikomori coinvolgendo anche le principali associazioni che si occupano di tale tematica;

4) a promuovere la sottoscrizione di un protocollo d'intesa fra il Ministero dell'istruzione e del merito, il Ministero della salute e le regioni così da sensibilizzare e prevenire i fenomeni legati al disagio giovanile;

5) a promuovere, presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, giornate dedicate, con il supporto di competenze specifiche, per favorire il riconoscimento delle problematiche legate al disagio giovanile.
(1-00198) «Di Biase, Manzi, Furfaro, Malavasi, Madia, Berruto, Iacono, Orfini, Ciani, Zingaretti, Girelli, Stumpo».


   La Camera,

   premesso che:

    il perpetuarsi di reati predatori e di violenze contro la persona rappresentano motivo di grande preoccupazione per i cittadini e in particolare per coloro che vivono o lavorano nelle periferie delle grandi città e per i soggetti più indifesi ed esposti ad attività criminali come anziani, donne, bambini e persone diversamente abili così come per gli operatori commerciali esposti in prima persona al rischio di un'attività svolta in strada;

    in particolare tali fenomeni, che generano un diffuso allarme sociale anche nel configurarsi di fattispecie di crimini nuovi come quelli informatici, il bullismo giovanile e le sempre più frequenti violenze contro la donna, richiedono una rete di controlli più stretta e una messa a sistema di tutte le risorse del territorio;

    il coinvolgimento della cittadinanza attraverso le azioni della sicurezza partecipata e di vicinato permette di allargare il dispositivo di controllo del territorio, che si munisce di «antenne» utili in termini di deterrenza ovviamente senza mai derogare ai compiti che spettano in esclusiva alle forze dell'ordine;

    la sicurezza partecipata si ascrive, da un lato, al principio di sussidiarietà verticale e alla sicurezza urbana, dall'altro, ai principi di sussidiarietà orizzontale, di solidarietà e di partecipazione. La sicurezza partecipata deve pertanto essere considerata un elemento integrante del «sistema sicurezza» e si configura quale «diritto-dovere» di partecipazione del cittadino, esercitato attraverso attività di supporto alle attività delle forze dell'ordine;

    in numerosi comuni italiani sono sorte spontanee aggregazioni di cittadini volte ad un maggiore presidio del territorio, le quali, attraverso l'adozione del metodo cosiddetto del «Controllo del vicinato», ovvero il costante monitoraggio del quartiere da parte dei propri residenti per identificare possibili elementi di rischio riferiti ai suddetti reati predatori, hanno inteso collaborare con le forze dell'ordine;

    lo stesso decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14 (legge 18 aprile 2017, n. 48) dell'allora Ministro Minniti, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città, all'articolo 5, rubricato Patti per l'attuazione della sicurezza urbana, comma 2, disponeva espressamente: «I patti per la sicurezza urbana di cui al comma 1 perseguono, prioritariamente, i seguenti obiettivi: a) prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria, attraverso servizi e interventi di prossimità, in particolare a vantaggio delle zone maggiormente interessate da fenomeni di degrado, anche coinvolgendo, mediante appositi accordi, le reti territoriali di volontari per la tutela e la salvaguardia dell'arredo urbano, delle aree verdi e dei parchi cittadini e favorendo l'impiego delle forze di polizia per far fronte a esigenze straordinarie di controllo del territorio, anche attraverso l'installazione di sistemi di videosorveglianza»;

    il «Controllo del vicinato» è uno strumento di prevenzione della criminalità e si connota come una libera forma associativa tra cittadini residenti nello stesso quartiere, volta alla creazione di una catena di osservazione e comunicazione tra i propri membri per inoltrare alle forze dell'ordine una qualificata segnalazione di un evento criminoso o predatorio;

    agli abitanti dell'area interessata è unicamente richiesto di alzare il livello di attenzione attraverso pochi e semplici passaggi, tra i quali «far sapere» che gli abitanti della zona sono attenti e consapevoli di ciò che accade intorno a loro attraverso un'apposita cartellonistica stradale; infatti, se i vicini collaborassero per ridurre l'appetibilità degli obiettivi, i furti e tanti altri «reati occasionali» potrebbero essere limitati; a nessuno viene chiesto di fare eroismi, tantomeno «ronde», ma a tutti è richiesto di osservare con meno distrazione la vita di quartiere, soprattutto quando si introducono persone estranee alla comunità con atteggiamenti sospetti o che possano generare apprensione e allarme;

    fare «Controllo del vicinato» significa promuovere la sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i cittadini e la riduzione delle vulnerabilità delle abitazioni e dei quartieri allo scopo di ridurre il verificarsi di reati contro la proprietà e le persone;

    l'esperienza del «Controllo del vicinato» si configura come uno strumento per aumentare anche il livello di sicurezza percepito, ed è, pertanto, utile anche al raggiungimento degli obiettivi di programmi di mandato istituzionali propri di ogni amministrazione, ovvero l'aumento della sicurezza in ambito urbano, il presidio del territorio nonché il recupero di forme di socialità maggiormente improntate alla collaborazione e al mutuo supporto;

    gli attori del «Controllo del vicinato» sono i gruppi di vicinato e i coordinatori dei gruppi: mentre i primi prestano attenzione a quello che avviene nella propria area di competenza nella vita quotidiana, e provvedono a segnalare alle forze dell'ordine situazioni inusuali e/o comportamenti sospetti, attraverso i secondi si mantengono rapporti costanti con le forze dell'ordine;

    con questo meccanismo si instaura in un dato territorio un canale di comunicazione che consente lo scambio rapido di informazioni tra vicini e tra i vari gruppi di vicinato limitrofi, oltre a un contatto continuo e sensibile tra forze di polizia e comunità territoriale, che non potrà che migliorare l'effettivo livello di sicurezza dei cittadini e agevolare i compiti degli organi preposti alla tutela dell'ordine pubblico;

    in Italia sono sorte diverse associazioni per sviluppare questa attività sociale diffusa, tra cui la più anziana e titolata Associazione «Controllo del vicinato» (Acdv), prima a sviluppare in Italia il progetto di origine anglosassone che ha avviato nel 2015 incontri formativi cui hanno aderito decine tra comitati di quartiere e associazioni e l'ex capo della polizia, ospite attivo nel convegno «Controllo del Vicinato, un modello di sicurezza partecipata per il territorio urbano e metropolitano» che ha posto in evidenza come una rete di cittadini consapevoli migliori sensibilmente la sicurezza e la qualità della vita della comunità;

    circa 500 comuni in Italia hanno già aderito al modello del «Controllo del vicinato», contattando e coinvolgendo anche le diverse forze dell'ordine per concordare la prassi da seguire in caso di segnalazione di illeciti;

    sono molte le prefetture che hanno già sottoscritto accordi/convenzioni con le amministrazioni locali per incentivare la «sicurezza partecipata» e tale processo necessita di linee guida per una applicazione univoca attraverso soggetti qualificati;

    il progetto di sicurezza strutturato sul controllo del vicinato è a costo zero per l'amministrazione pubblica,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per promuovere e sviluppare il «controllo del vicinato» come formula aggregativa meritevole di sostegno e incentivazione su tutto territorio nazionale e, in particolare, nelle periferie delle aree metropolitane, al fine di aumentare l'attività di segnalazione e quindi la prevenzione del degrado, della devianza e dell'insicurezza nei quartieri supportando così le forze dell'ordine;

2) ad adottare iniziative di competenza per sensibilizzare l'opinione pubblica rispetto al tema della sicurezza partecipata, favorendo lo sviluppo di una cultura della partecipazione alle tematiche della sicurezza urbana e della collaborazione attiva dei cittadini ferma restando l'attività istituzionale esclusiva di ordine e sicurezza pubblica;

3) ad assumere iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a disciplinare la pratica e i confini del «controllo del vicinato», al fine di istituzionalizzare le attività che vengono svolte in questo ambito a supporto delle forze dell'ordine.
(1-00199) «Rampelli, Foti, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciocchetti, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, De Corato, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Filini, Frijia, Gardini, Giorgianni, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, La Salandra, Loperfido, Lucaselli, Maccari, Maiorano, Malagola, Malaguti, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Messina, Michelotti, Milani, Mollicone, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rotelli, Sbardella, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Varchi, Vietri, Vinci, Zucconi, Zurzolo».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    nel triennio 2023-2025 ricorre l'anniversario della guerra civile italiana, che ha rappresentato anche l'inizio della fase più dura del conflitto per la popolazione civile in Italia. Nel 2025, inoltre, ricorrerà l'ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, in cui il numero dei civili morti per causa bellica si stima essere di oltre 45 milioni; durante il citato conflitto, si stima che in Italia abbiamo perso la vita 130.000 civili e che circa 1.000.000 siano rimasti invalidi o privi di un familiare, principalmente a causa dei bombardamenti e – anche a distanza di tempo dalla fine della guerra – dall'esplosione di ordigni bellici di ogni tipo di cui è rimasto disseminato il nostro Paese;

    alcuni di questi eventi sono stati particolarmente drammatici e ciò nonostante poco conosciuti, come ad esempio la «strage di Gorla» in cui persero la vita 184 bambini, alunni della scuola elementare di Milano «Francesco Crispi» nonché alcuni operatori scolastici, a seguito di un bombardamento aereo alleato che colpì l'intero quartiere milanese di Gorla il 20 ottobre del 1944, di cui il prossimo 20 ottobre ricorre l'80° anniversario;

    durante i conflitti successivi, nella sola seconda metà del XX secolo, secondo le stime più prudenziali sono morti oltre 41 milioni di civili in tutto il mondo;

    il tema della guerra e del suo impatto sulle popolazioni rappresenta un dramma quotidiano che ancora oggi vivono tutti i civili presenti nelle aree in conflitto, essendo divenuti – a partire dalla Seconda guerra mondiale – il principale target delle operazioni belliche;

    a titolo di esempio, basti pensare al recente conflitto russo-ucraino che finora, secondo le stime dell'Onu, ha provocato tra i civili circa 7.000 morti e 10.000 feriti e la morte di 456 bambini ucraini, vittime innocenti della guerra;

    al fine di conservare la memoria delle vittime civili di tutte le guerre e di tutti i conflitti nel mondo, nonché di promuovere, secondo i principi dell'articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra, è stata istituita all'unanimità dal Parlamento la «Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo» (legge 25 gennaio 2017, n. 9), che ricorre il 1° febbraio di ogni anno;

    questa legge affida agli enti territoriali il compito di promuovere e organizzare qualsiasi iniziativa volta a ricordare esperienze vissute dalla popolazione civile nel corso delle guerre mondiali e sull'impatto dei conflitti successivi sulle popolazioni civili di tutto il mondo e al Ministero dell'istruzione quello di far ricordare la ricorrenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado, grazie al suo alto valore educativo, riconoscendo l'importanza di sensibilizzare sempre di più le nuove generazioni su questi temi;

    pur riconoscendo il grande valore dello studio in ambito scolastico di questi eventi, che va certamente incoraggiato e approfondito, l'esperienza diretta attraverso gli incontri con i testimoni ancora viventi e i viaggi nei luoghi della memoria più significativi riveste un ruolo insostituibile, consentendo di affiancare una comprensione emozionale alla conoscenza meramente intellettuale;

    la conoscenza e la comprensione del dramma che le popolazioni civili vivono durante guerre e conflitti hanno certamente un alto valore educativo perché, al di là dell'importanza intrinseca della conservazione della memoria storica, costituiscono un potente stimolo per la promozione dei principi della nostra Costituzione, specialmente di quelli di cui agli articoli 2 e 11;

    coerentemente con tale convinzione, è in fase di approvazione da parte del Parlamento il disegno di legge A.S. n. 347, che reca modifica alla legge 20 luglio 2000, n. 211, recante «Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di «viaggi nella memoria» nei campi medesimi,

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative per istituire per il biennio 2024-2025 un fondo ad hoc presso il Ministero dell'istruzione e del merito volto a sostenere le attività di sensibilizzazione ed educative di cui all'articolo 4 della legge istitutiva della Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo.
(7-00158) «Amorese».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, BARZOTTI, CHERCHI, DI LAURO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO e CARAMIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio regionale della Lombardia ha recentemente approvato la legge regionale 7 agosto 2023, n. 2, il cui articolo 11, comma 1, ha modificato l'articolo 26 della legge regionale n. 26 del 1993 in tema di attività venatoria;

   detta modifica consiste in una sanatoria per il possesso illegale di uccelli vivi, catturati direttamente dai nidi sia in Italia che all'estero, utilizzati per il richiamo;

   il parere tecnico espresso dagli uffici del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha prospettato l'incostituzionalità di tale legge;

   tale manovra rappresenta, nei fatti, un grande aiuto al mercato illegale dei trafficanti di animali come tordi, merli, allodole e piccoli insettivori, nazionale e non, che vede come ultima destinazione della catena di bracconaggio proprio il territorio delle Prealpi lombarde e venete;

   la consistenza di tali traffici è attestata dalle numerose operazioni di polizia dei carabinieri forestali e delle polizie locali, che ogni anno sequestrano ingenti somme di denaro proveniente dalla vendita illegale di queste specie di uccelli a cacciatori e ristoranti;

   l'attenzione alle tematiche di tutela degli animali costituisce un tema sempre più popolare nell'opinione pubblica e politica, sia nel panorama nazionale, sia in quello internazionale, come dimostrano l'articolo 13 Tfue, a livello europeo, e la modifica dell'articolo 9 della Costituzione, che aggiunge la tutela della biodiversità e degli ecosistemi e la previsione di modi e forme di tutela degli animali al novero dei princìpi fondamentali della Carta –:

   se il Governo intenda chiarire il motivo per cui non ha ritenuto opportuno impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale in oggetto, sulla base del parere tecnico espresso dagli uffici ministeriali.
(4-01710)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   PORTA, TONI RICCIARDI, DI SANZO e CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 29 settembre 2023 è stato firmato il decreto attuativo decreto ministeriale n. 1247 che ha lo scopo di dare applicazione alle disposizioni previste dalla Circolare 4 dell'8 marzo 2022, avente per oggetto «Corsi di lingua e cultura italiana e altre iniziative scolastiche all'estero a cura degli enti gestori». Esso individua i criteri e le modalità di attribuzione e successiva erogazione dei fondi di cui l'Ufficio V della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale dispone annualmente sul capitolo 3153 dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   nel suddetto decreto attuativo sono specificate le percentuali di acconto, tranche intermediarie e saldo da attribuire agli enti gestori. Esse sono rimodulate rispetto a quelle previste gli scorsi anni, e passano da una prassi di 40 per cento - 40 per cento - 20 per cento ad una nuova ripartizione con 20 per cento di acconto, 50 per cento di tranche intermedia, e 30 per cento di saldo;

   stante tale ripartizione, dunque, sono gli enti gestori a dover anticipare con fondi propri il funzionamento per i primi 5 mesi di anno scolastico tanto che alcuni di essi si sarebbero già rivolti ai propri istituti per richiedere un affidamento bancario: inoltre, le erogazioni saranno sottoposte ad approvazione della rendicontazione con un ulteriore elemento di ritardo per il finanziamento degli stessi enti;

   si rileva con rammarico che, lo stesso 29 settembre 2023, poche ore prima dell'emanazione del decreto attuativo di cui sopra, la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale (DGDP) veniva audita dal Comitato di Presidenza del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (C.G.I.E.), alla presenza anche dei presidenti delle commissioni V-Lingua e cultura – e VIII-innovazione ricerca e università – proprio per discutere delle difficoltà economiche in cui permangono gli Enti gestori, senza che però la stessa Direzione facesse cenno all'imminente decreto attuativo avente ad oggetto proprio queste tematiche e vanificando dunque una sessione di confronto importante –:

   se il Governo non ritenga urgente e opportuno rivedere tale modulazione secondo una sequenza 50 per cento - 30 per cento - 20 per cento, permettendo così agli enti gestori di avviare il primo semestre di insegnamento rimuovendo le forti criticità dell'attuale disposizione.
(5-01460)


   ONORI e LOMUTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo cinquant'anni, per la prima volta dal 1973, Israele ha dichiarato lo stato di guerra, a seguito di un attacco senza precedenti da Gaza sferrato dal gruppo terroristico palestinese islamico di Hamas. Il Consiglio di sicurezza del Governo israeliano ha, infatti, votato l'8 ottobre lo stato di guerra, preparandosi ad un conflitto di lunga durata;

   il 7 ottobre 2023 Hamas lancia un attacco congiunto via aria, terra e mare verso Israele: migliaia di razzi lanciati dalla striscia di Gaza e, contemporaneamente, miliziani del gruppo si sono introdotti in territorio israeliano;

   la situazione attuale tra Hamas e Israele presenta dei profili di violenza tra i più elevati degli ultimi anni, tanto che molti analisti politici evidenziano similitudini con la guerra del Yom Kippur (o guerra di ottobre) del 1973;

   il bilancio delle vittime e dei feriti è pesantissimo e, purtroppo, destinato ad aumentare con l'intensificarsi dei conflitto;

   preoccupa il coinvolgimento di Hezbollah che nei giorni scorsi ha lanciato missili verso le postazioni militari israeliane vicine al confine libanese;

   in Libano l'Italia è presente con la missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) con la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione pari a 1.169 unità;

   UNIFIL è autorizzata ad adottare tutte le misure che ritiene necessarie, nelle aree di dispiegamento delle sue forze, per evitare che l'area di operazioni sia utilizzata per attività ostili ed impedire gli eventuali tentativi di limitare l'assolvimento dei compiti previsti dal mandato del Consiglio di sicurezza –:

   alla luce dei drammatici eventi afferenti al conflitto israelo-palestinese e considerato il rilevante ruolo di moderazione svolto dall'Italia attraverso l'UNIFIL lungo la frontiera libanese, se ritenga possibile, per quanto di competenza, che in caso di un intensificarsi del contributo delle milizie di Hezbollah alla guerra in corso, il contingente italiano in loco possa trovarsi impegnato in veri e propri compiti di interposizione.
(5-01461)


   FORMENTINI e BILLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'assalto sanguinoso perpetrato dai miliziani palestinesi di Hamas e della Jihad islamica tuttora in corso ha comportato un vasto dispiegamento di uomini e mezzi, comprendente tra l'altro il lancio di migliaia di missili e razzi di vario tipo contro il territorio israeliano;

   è motivo di stupore e costernazione il fatto che mentre la popolazione della Striscia di Gaza versa in condizioni economiche a dir poco precarie i miliziani che vi risiedono siano riusciti ad acquistare un così vasto quantitativo di armi;

   diventa importante a questo punto intervenire sui meccanismi di finanziamento più o meno occulti che permettono ad Hamas e alla Jihad islamica Palestinese di acquisire e mantenere vasti apparati militari e terroristici;

   in questo quadro anche la vigilanza sugli aiuti allo sviluppo diretti ai palestinesi indigenti assume particolare rilevanza –:

   quali siano i meccanismi di monitoraggio e controllo sulla destinazione effettiva degli aiuti allo sviluppo concessi dall'Italia alla popolazione palestinese e come si intenda rafforzarli in modo tale che giungano davvero ai bisognosi.
(5-01462)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro della cultura, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il masterplan «Malpensa 2035», approvato dalla Giunta della regione Lombardia, prevede l'ampliamento dell'area cargo dell'aeroporto di Malpensa e la conseguente distruzione di circa 45 ettari della Brughiera del Gaggio (Varese), un'area di grande interesse naturalistico e storico, che fa parte del parco del Ticino;

   l'intervento previsto rientra nella tipologia di opere sottoposte a procedura di Via in sede statale;

   il masterplan «Malpensa 2035» si propone di delineare percorsi di futura evoluzione dello scalo, partendo da una configurazione consolidata e dal Piano di sviluppo vigente che, pur essendo ancora valido nelle linee generali, risale a quasi quarant'anni fa;

   il Sic Brughiera del Dosso è già stato oggetto di un lungo intervento giudiziario, che si è concluso in Corte di cassazione e che ha visto la soccombenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la condanna al pagamento di diversi milioni di euro a causa della devastazione ambientale provocata dagli aerei in fase di decollo;

   il progetto di espansione del terminal di Malpensa ha ricevuto il parere positivo, con condizioni ambientali, della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas n. 443 del 21 aprile 2023. La commissione è giunta ad un giudizio favorevole di compatibilità ambientale per tutti gli interventi interni al sedime dell'aeroporto, escludendo tuttavia che l'area cargo merci si realizzi ampliando l'aeroporto al di fuori del sedime oggi occupato. Tale parere detta in questo modo una condizione di indirizzo la quale dispone che il potenziamento cargo avvenga sfruttando aree libere interne ai confini della vasta area del sedime aeroportuale;

   sono stati acquisiti i seguenti pareri:

    a) parere della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas n. 443 del 21 aprile 2023;

    b) parere del Ministero della cultura di cui alla nota della Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio n. 9168 del 13 marco 2023;

   il parere tecnico della commissione Via Vas illustra le seguenti principali contrarietà: 1) assenza di Vas territoriale; 2) carente descrizione della complessiva situazione sanitaria territoriale; 3) il piano nazionale degli aeroporti non è concluso, essendo in corso la Vas; 4) mancata realizzazione di tutte le prescrizioni stabilite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 dicembre 1999; 5) assenza dell'osservatorio ambientale permanente; 6) l'area di espansione fuori sedime è di interesse naturalistico prioritario; 7) inoperosità di regione Lombardia nel riconoscimento del SIC della Brughiera;

   si rammenta che a poca distanza dal progetto di espansione del terminal «Malpensa 2000», si trovano altre due infrastrutture aeroportuali: l'aeroporto di Linate a est di Milano e l'aeroporto di Orio al Serio a Seriate (BG) –:

   se, al contrario di quanto accaduto in passato, sia stato realizzato un progetto di sviluppo complessivo del traffico passeggeri e merci all'interno del bacino milanese, in cui vengano considerate le prospettive di sviluppo complessive e suddivise per le tre infrastrutture aeroportuali esistenti, Malpensa, Orio, Linate;

   qualora non sia stato realizzato un piano di sviluppo del traffico aeroportuale dell'intero bacino milanese, se non si intenda dettagliare per quale ragione il progetto «Malpensa 2035» debba oggi essere considerato un'opera strategica, quando in un raggio di 40 chilometri da Milano sono presenti ben tre aeroporti;

   data la presenza di più infrastrutture aeroportuali nello stesso hub, con le relative reti di collegamento, se non si intenda verificare se non sia necessario sviluppare una valutazione ambientale strategica su tutto il bacino milanese, relativamente al traffico aeroportuale, che tenga in considerazione la coesistenza di ben quattro diverse infrastrutture, ciascuna con le relative capacità di espansione, le relative valutazioni di impatto ambientale e i conseguenti studi epidemiologici circa le ricadute sulla salute umana;

   visto che nel corso della metà del decennio scorso si è assistito a una progressiva riduzione del tasso di crescita degli interscambi commerciali, e degli scambi internazionali, se non si intenda valutare se gli obiettivi di crescita del progetto «Malpensa 2035» del trasporto merci e passeggeri siano compatibili con gli attuali scenari economici;

   se non si ritenga necessario verificare se il progetto «Malpensa 2035» e, più in generale, le stime di sviluppo del trasporto aeroportuale di tutto il bacino milanese siano compatibili con gli obiettivi del Pniec aggiornati ai nuovi obiettivi previsti dal pacchetto Fit For 55;

   se non si intenda verificare come sia possibile rispettare la direttiva 92/43/CEE «Habitat», modificata dalla direttiva 2014/52/UE, attuando l'alternativa 7 del Masterplan «Malpensa 2035», che prevede la costruzione di area cargo all'esterno dell'attuale sedime aeroportuale, con la distruzione totale o parziale della brughiera prospiciente;

   se non sia necessario verificare come sia possibile attuare l'alternativa 7 del Masterplan «Malpensa 2035», ovvero l'espansione dell'area aeroportuale e la conseguente compromissione di un ecosistema di brughiera allo stato naturale, senza entrare in contrasto col parere della Via del 21 aprile 2023, e con le leggi nazionali ed europee che ne fungono da presupposto.
(2-00240) «Evi».

Interrogazione a risposta orale:


   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha aderito alla Convenzione sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in via di estinzione (Cites) con la legge 19 dicembre 1975, n. 874. L'articolo IX, comma 1 della citata Convenzione prevede la designazione di una Autorità scientifica nazionale;

   l'articolo 4, comma 5, della legge n. 150 del 1992, affida al Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali e con il Ministro del commercio con l'estero, l'istituzione presso il Ministero dell'ambiente della Commissione scientifica per l'applicazione della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (Cites);

   l'articolo 12-bis del decreto-legge 12 gennaio 1993, n. 2, definisce la composizione della Commissione scientifica Cities. La lettera f) del medesimo articolo 12-bis, prevede che della Commissione facciano parte due esperti designati dalle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, di cui uno designato dal Worldwide Fund for nature-Italia (WWF);

   con nota del 9 febbraio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha chiesto alle associazioni ambientaliste riconosciute ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 349 del 1986, di comunicare, nel termine di 20 giorni dal ricevimento della missiva, un esperto designato dalle medesime associazioni;

   è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il decreto di integrazione della Commissione scientifica Cites, già nominata con decreto del Ministro dell'ambiente e della Sicurezza energetica del 3 maggio 2023 n. 150;

   dal decreto di integrazione si apprende che ben nove associazioni di protezione ambientale riconosciute, e fra queste le più rappresentative associazioni nazionali, hanno condiviso ed inviato, nei termini fissati dal Ministero, la candidatura congiunta di un esperto;

   dal decreto di integrazione si evince invece che in rappresentanza delle associazioni di protezione ambientale sia stato nominato il dottor Marco Bedin, designato da un'associazione oltre il termine dei 20 giorni fissato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica;

   fra le competenze della Commissione scientifica Cities vi è l'espressione di pareri su: movimentazione all'interno della comunità di esemplari vivi di specie elencate nell'allegato A del regolamento europeo di attuazione della Cites (articolo 9, regolamento 338/97); affidamento di esemplari confiscati (articolo 4 comma 1, legge n. 150 del 1992); riconoscimento nascite in cattività (articolo 54, regolamento n. 338 del 1997); istanze di esclusione dal campo di applicazione del decreto legislativo n. 73 del 2005 (attuazione della direttiva 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici);

   dal curriculum vitae pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, risulta che il dottor Bedin sia consigliere dell'ordine dei falconieri di Italia e Componente della Commissione scientifica del Club italiano allevatori agapornis – Ciaa;

   fra le competenze della Commissione scientifica Cites vi è la frequente trattazione di pratiche di interesse economico inerenti la specie di rapaci e di pappagalli –:

   quali siano i criteri e le motivazioni che hanno portato il Ministro interpellato ad escludere la designazione condivisa dell'esperto, inviata nei termini fissati, in rappresentanza di nove associazioni di protezione ambientale fra le più conosciute e apprezzate in Italia (Enpa-Greenpeace Italia-Legambiente-Lav-Lipu-Oipa-Forumambientalista-Asoim-Arcipescafis), a vantaggio di una designazione giunta fuori dai termini prescritti in rappresentanza di una singola associazione;

   se sia a conoscenza anche di quello che ad avviso dell'interpellante è un conflitto di interessi, visti i ruoli ricoperti dal soggetto nominato di cui in premessa, e le competenze della Commissione scientifica Cites, in ragione delle implicazioni commerciali che tali competenze investono, e come intenda porvi rimedio.
(3-00732)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAGUTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'aggressione di truppe di Hamas ai confini israeliani, con eccidi e rapimenti di civili israeliani rappresenta più che un atto di guerra un atto contro l'umanità;

   migliaia di razzi lanciati e truppe provenienti da terra, aria e mare, hanno invaso lo stato di Israele a 50 anni esatti dallo storico attacco arabo che poi sfociò nella guerra del Kippur;

   l'Italia è parte della missione Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) nata con la Risoluzione 425, adottata in data 19 marzo 1978 da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite;

   attualmente si registrano truppe di Hezbollah che si stanno muovendo nel sud del Paese –:

   se non si ritenga opportuno attivare tutte le fonti diplomatiche per fare pressioni sul Libano affinché non si allarghi il fronte del conflitto, con tutte le conseguenze che si possono prevedere.
(4-01714)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SQUERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'addizionale provinciale all'accisa sull'energia elettrica, istituita dall'articolo 6 del decreto-legge 28 novembre 1988, n. 511, successivamente modificata dall'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo n. 26 del 2 febbraio 2007, è stata abrogata dall'articolo 4, comma 10, del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16;

   l'abrogazione della norma è avvenuta successivamente alla procedura di infrazione avviata nei confronti dell'Italia da parte della Commissione europea che ha ritenuto l'addizionale provinciale in contrasto con la direttiva 2008/118/CE;

   nel 2019 è intervenuta anche la Corte di cassazione, che con due sentenze (Cassazione civile 15198/2019; Cassazione civile 27099/2019) ha confermato l'incompatibilità ab origine dell'addizionale provinciale con la direttiva 2008/118/CE;

   l'intervento della Corte di cassazione è stato necessario a seguito di diverse istanze presentate da alcuni consumatori all'Agenzia delle dogane e dei monopoli volte ad ottenere la restituzione di quanto corrisposto;

   secondo la Corte di cassazione il consumatore, per ottenere il rimborso dell'imposta indebitamente versata si deve rivolgere al cedente (il fornitore) attraverso un'ordinaria azione di ripetizione dell'indebito. Qualora invece il recupero presso il cedente sia eccessivamente gravoso o impossibile il consumatore può intraprendere un'azione diretta direttamente nei confronti dell'erario;

   successivamente il fornitore di energia elettrica che ha rimborsato il consumatore finale a seguito di una sentenza del giudice ordinario civile è autorizzato, a sua volta, a richiedere istanza di rimborso all'amministrazione finanziaria. Tale azione è tuttavia possibile soltanto dopo aver intrapreso un successivo giudizio di fronte agli organi di giustizia tributaria finalizzato a veder riconosciuto il proprio credito di fronte al silenzio rifiuto delle dogane e delle province;

   nel caso di clienti che presentano più pod localizzati in province differenti, il contenzioso deve essere incardinato di fronte alla Corte di giustizia tributaria della provincia competente ossia nella provincia dove è localizzato il pod. I clienti multipod pertanto sono tenuti a instaurare molteplici contenziosi tributari in relazione ad ogni pod localizzato nella provincia di riferimento;

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli si sta dichiarando incompetente a rimborsare i fornitori di energia elettrica nei casi in cui, per le utenze inferiori a 200 chilowatt, l'addizionale provinciale è stata versata direttamente alle province. Al contempo anche le province stanno negando il rimborso a causa della natura erariale dello stesso che comporta carenza di legittimazione passiva –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare iniziative di competenza volte alla semplificazione delle procedure di rimborso anche attraverso una normativa che consenta al consumatore finale di attivare direttamente la richiesta di rimborso nei confronti delle province e delle dogane.
(3-00731)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per sapere – premesso che:

   la Casa delle donne «Lucha y Siesta» si trova a Roma, nel VII Municipio, in un territorio popoloso e complesso, nei locali della vecchia sottostazione Cecafumo, originariamente di proprietà di Atac Spa, partecipata del comune di Roma;

   tale stabile, dopo aver ospitato la sottostazione, era in stato di abbandono dagli anni novanta, fino a quando – l'8 marzo 2008 – è stato recuperato attivamente da un folto gruppo di donne, con l'intento di costruirvi un progetto comunitario di autodeterminazione e realizzare condizioni concrete per contrastare la violenza di genere;

   da allora «Lucha y Siesta» è un punto di riferimento per l'intera città, per i servizi sociali municipali, per le forze dell'ordine, per i servizi antiviolenza cittadini nazionali; soprattutto, a parere degli interpellanti, lo è diventato per tutte quelle persone che vi hanno trovato risposte efficaci a fronte delle difficoltà della rete di accoglienza antiviolenza che, per il numero esiguo di posti, non riesce a sopperire ai bisogni delle donne che con coraggio vogliono uscire dalla situazione di violenza che vivono;

   sin dal 2008 si è tentato di costruire un'interlocuzione con le istituzioni al fine di regolarizzare la posizione di iniziale irregolarità: lo stabile versava in condizioni di forte degrado e, negli anni, con notevoli sforzi economici, l'edificio è stato reso accogliente; si stima che i costi sostenuti per la manutenzione dello stabile si aggirino intorno ai 100 mila euro in 15 anni;

   dopo lunghissime vicissitudini, il 21 dicembre 2019 la regione Lazio ha stanziato 2,4 milioni di euro per salvare l'esperienza «Lucha y Siesta» dal rischio di uno sgombero e della vendita all'asta con connesso mutamento di destinazione dell'immobile;

   il 5 agosto 2021 la regione Lazio si è aggiudicata l'asta pubblica per l'acquisizione dell'immobile;

   l'8 marzo 2022 la Giunta regionale ha votato per avviare la coprogettazione e l'affido dell'immobile alla comunità e all'Associazione che in questi anni ha sostenuto i progetti di contrasto alla violenza di genere gesti in via Lucio Sestio 10;

   il 27 ottobre 2022 la Giunta regionale ha adottato lo «schema di convenzione con l'Associazione Casa delle donne Lucha y Siesta avente ad oggetto la valorizzazione delle esperienze di aiuto e auto-mutuo-aiuto, delle forme di ospitalità fondate sull'accoglienza, sulla solidarietà e sulle relazioni tra donne, il potenziamento di servizi di presa in carico, di accoglienza e di reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza, delle loro figlie e dei loro figli minori, nonché la concessione in comodato di uso gratuito, ai sensi della legge regionale n. 4 del 2014, all'Associazione, dell'immobile sito in via Lucio Sestio, 10.»;

   con la deliberazione citata, a cui è allegato lo schema di convenzione, «si dà indirizzo di provvedere alla sottoscrizione degli atti di rispettiva competenza»;

   da recenti notizie di stampa si apprende che l'attuale governo della regione Lazio avrebbe deciso di revocare i provvedimenti citati e porre fine a questo importante percorso, affidando la gestione dell'immobile tramite avviso pubblico: le donne attualmente accolte saranno spostate – riporterebbe la bozza di delibera la cui votazione è stata rinviata ai prossimi giorni – in altre strutture regionali, mentre lo stabile dovrebbe essere ristrutturato e affidato tramite procedura a evidenza pubblica;

   considerato che a partire dall'inizio dell'anno sono ben 93 le vittime di femminicidio e fra i capisaldi della lotta alla violenza di genere, vi è senza dubbio il sostegno istituzionale ai luoghi di libertà delle donne;

   a parere degli interpellanti «Lucha y Siesta» non è solo una casa delle donne ma è un luogo più complesso di valore politico, culturale e sociale, simbolo della lotta per l'autodeterminazione delle donne –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, nell'ambito delle azioni volte a contrastare la violenza di genere, per supportare e valorizzare tutte quelle realtà associative impegnate in esperienze di aiuto, accoglienza, solidarietà, in particolare tra donne, nonché nei servizi di presa in carico, di accoglienza e di reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza, di cui «Lucha y Siesta» rappresenta una delle esperienze nazionali più virtuose e punto di riferimento nazionale e quali iniziative intenda assumere, d'intesa con la regione Lazio, per garantire la continuazione dell'attività della casa delle donne «Lucha y Siesta».
(2-00241) «Ghirra, Zanella, Evi, Piccolotti, Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Zaratti».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e MAGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il prossimo 22 e 23 ottobre 2023 si terranno a Monza le elezioni suppletive per eleggere un senatore nel seggio lasciato vacante da Silvio Berlusconi in cui si sfideranno i candidati Marco Cappato e Adriano Galliani;

   si tratta di un collegio maggioritario, quindi verrà eletto senatore il candidato che riceverà anche un solo voto in più rispetto agli altri avversari e dunque la circolazione di informazioni sui candidati è essenziale;

   il candidato Marco Cappato aveva richiesto di istituire una tribuna elettorale per i detenuti del Carcere di Monza e la sua richiesta era stata appoggiata da varie forze politiche, tra cui il Psi, Italia Viva, Più Europa, Radicali Milano e da varie figure istituzionali;

   l'articolo 27 della Costituzione recita che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» e l'articolo 48 recita che «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età [...] Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge»;

   i detenuti in attesa di giudizio conservano il diritto di voto e, da una visita delle camere penali nel 2022, risultavano nella casa circondariale di Monza essere presenti 83 imputati in attesa di primo giudizio, 47 appellanti, 47 ricorrenti;

   il Consiglio d'Europa ha approvato la risoluzione di Roberto Rampi sul diritto alla conoscenza come condizione per la piena partecipazione alla vita democratica dei cittadini;

   la direttrice della casa circondariale di Monza, Cosima Buccolieri, ha inviato il 30 agosto 2023 al Provveditorato regionale per la Lombardia la richiesta di autorizzazione a tenere detto confronto nel suddetto Istituto, cui non è stata data ancora alcuna risposta;

   un gruppo di cittadini e rappresentanti di varie forze politiche, a seguito di questa mancata risposta, ha iniziato un digiuno a staffetta a cui hanno aderito, fra gli altri, Alessandro Giungi, consigliere comunale a Milano e Vicepresidente della Sottocommissione carceri di Milano, e Diana De Marchi, consigliere comunale e metropolitano con delega al lavoro –:

   quali siano le motivazioni per la mancata risposta a questa richiesta;

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intenda portare avanti per tutelare il diritto degli elettori a essere informati in questa campagna elettorale, nel caso in cui non ci siano più i tempi per organizzare una tribuna elettorale all'interno della casa circondariale di Monza, visto il ritardo nella risposta alla richiesta di autorizzazione a tenere detto confronto.
(4-01705)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2014 è stata emanata la direttiva n. 2014/94/UE. La direttiva stabilisce un quadro comune di misure per la realizzazione nell'Unione europea di infrastrutture nei trasporti per i combustibili alternativi, allo scopo di ridurre la dipendenza dal petrolio e attenuare l'impatto ambientale;

   la comunicazione (COM[2015]80 final – pacchetto «Unione dell'energia») del febbraio 2015 ribadisce l'obiettivo di una Energy Union che fornisca ai consumatori europei energia sicura, sostenibile e a prezzi competitivi, mantenendo al centro una ambiziosa politica sul clima;

   la strategia dell'Energy Union si basa sull'integrazione di cinque dimensioni:

    a) sicurezza energetica e cooperazione internazionale;

    b) integrazione del mercato energetico;

    c) efficienza energetica;

    d) de-carbonizzazione dell'economia;

    e) ricerca, innovazione e competitività;

   la transizione energetica per la Sardegna è iniziata con la firma, il 29 luglio 2016, del «patto per la Sardegna» tra regione e Governo. Il progetto, confluito nella Strategia energetica nazionale, prevedeva un impegno economico da parte del Governo di 1 miliardo e 578 milioni di euro, di cui 228 milioni di euro all'interno dell'Accordo di programma quadro e 1 miliardo e 350 milioni di euro di risorse aggiuntive destinate alla realizzazione delle infrastrutture;

   oltre alla metanizzazione, il patto stabilisce altri interventi in materia energetica, per la trasformazione del sistema energetico isolano verso una configurazione integrata e intelligente attraverso impianti di energia solare, realizzazione di mini centrali idroelettriche, mobilità elettrica e smart city;

   la Sardegna, da decenni, vive una situazione energetica complessa, considerato che è l'unica regione d'Italia a non avere il gas metano, con plusvalenza di costi ogni anno pari a circa 400 milioni di euro a carico esclusivo di imprese e famiglie;

   i sistemi alternativi di distribuzione indicati, sono pressoché impraticabili; i camion che trasportano il gas liquido in giro per la Sardegna risultano antieconomici e sono logicamente contrari alle iniziative in tema di rispetto e salvaguardia ambientale. Il cavo Sardegna-Sicilia non sarà realizzato entro la data paventata del 2025 e, inoltre, sarebbe utile solo alla Sicilia che deve esportare energia in surplus, a solo vantaggio di Terna e non dell'intera Sardegna. Il tutto ad un costo previsto di circa 3 miliardi di euro;

   la metanizzazione dell'isola è uno dei punti più qualificanti del «patto per la Sardegna». Oltre a creare nuove opportunità di lavoro, contribuirà allo sviluppo economico dell'isola; nel patto si prevede una tariffa unica su tutto il territorio nazionale così da far ricadere il costo per la realizzazione dell'infrastruttura sull'intera collettività;

   la Sardegna persegue un duplice obiettivo: diffusione di best practice per il rispetto dell'ambiente e un'economia che integri gli aspetti sociali ed economici. Per il primo tema, oltre alla completa de-carbonizzazione, è necessario che i porti dell'isola ritornino ad essere un punto di riferimento strategico per i traffici marittimi nel Mediterraneo che dal 2021 utilizzano il Gnl; risparmio in termini di costi dell'energia sia per le imprese che per i cittadini. Infine, forte aumento di posti di lavoro, sia direttamente impegnati nei cantieri, che nell'indotto –:

   se i Ministri interrogati abbiano intrapreso o intendano intraprendere iniziative volte alla definizione del progetto di metanizzazione dell'isola, pilastro del «patto per la Sardegna», garantendo all'isola un'opportunità di sviluppo e competitività del territorio e delle sue imprese, senza l'esclusione di aree geografiche importanti e strategiche come l'Ogliastra e l'alta Gallura, e se intendano intervenire affinché, in previsione della graduale de-carbonizzazione del 2025, vengano adeguate le scadenze fissate alla situazione del nostro sistema energetico, evitando che la chiusura delle centrali a carbone privi la Sardegna di valide soluzioni energetiche alternative.
(4-01707)


   RUBANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento n. 51 del 21 giugno 2022 dell'IVASS (Recante disposizioni per la realizzazione di un sistema di comparazione on line tra le imprese di assicurazione operanti in Italia nel Ramo R.C. Auto) dà attuazione a quanto previsto dagli articoli 132-bis e 136, comma 3-bis del decreto legislativo n. 209 del 2005 (Codice delle assicurazioni private);

   l'articolo 11 del regolamento n. 51 del 21 giugno 2022 dell'Ivass introduce una serie di gravosi obblighi in capo agli intermediari assicurativi;

   a seguito del ricorso n. 10656 del 2022, con sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio del 18 gennaio 2023, passata in giudicato, è stato annullato l'articolo 11, comma 1, lettera c) del regolamento in questione, che prevedeva, in caso di conclusione di un contratto r.c. auto, un obbligo in capo agli intermediari di raccolta e conservazione delle dichiarazioni dei clienti attestanti la ricezione delle informazioni sui premi offerti dalle imprese di cui mandatari;

   nonostante tale pronuncia, permangono tutt'ora rigidi e onerosi obblighi in capo agli intermediari italiani, con specifico riferimento agli adempimenti legati all'utilizzo della piattaforma Preventivass, criticità non risolvibili con un ricorso per ottemperanza –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intraprendere iniziative, anche di carattere normativo, in merito alle criticità di cui in premessa.
(4-01709)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera Cipe del 22 dicembre 2017 è stato approvato il progetto definitivo del primo lotto funzionale Verona-Bivio Vicenza della linea ferroviaria alta velocità/alta capacità (AV/AC) Verona-Padova inserito nel programma delle infrastrutture strategiche di cui alla legge n. 443 del 2001;

   l'articolo 112 comma 3 del decreto legislativo n. 163 del 2006 recita «al fine di accertare l'unità progettuale, il responsabile del procedimento, nei modi disciplinati dal regolamento, prima dell'approvazione del progetto e in contradditorio con il progettista, verifica la conformità del progetto esecutivo o definitivo rispettivamente, al progetto definitivo o preliminare»;

   nel progetto esecutivo è presente il documento «Relazione di rispondenza al progetto definitivo e alle prescrizioni all. 01 delibera CIPE 84/2017», mentre manca l'analogo documento di rispondenza al progetto preliminare così come previsto dal decreto legislativo n. 163 del 2006;

   l'articolo 166 comma 1 del decreto legislativo n. 163 del 2006 dispone «Il progetto definitivo delle infrastrutture è integrato da una relazione del progettista attestante la rispondenza al progetto preliminare ed alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso con particolare riferimento alla compatibilità ambientale ed alla localizzazione dell'opera»;

   alcuna attestazione in tal senso può essere stata espressa dal progettista, dal momento che nel progetto definitivo è stata introdotta una variante sostanziale tra il chilometro 12+725 ed il chilometro 29+482 sul complesso del sub-lotto 1 che va dal chilometro 0+00 fino al chilometro 32+525;

   la variante interessa più del 50 per cento del sub-lotto, fatto che ha avuto come conseguenza la necessità di un nuovo Sia (studio di impatto ambientale), che è stato oggetto di osservazioni ai fini Via (valutazione di impatto ambientale) del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   l'articolo 167 del decreto legislativo n. 163 del 2006, ai commi 6 e 7, prevede che le varianti al progetto preliminare sono deliberate dal Cipe come unico soggetto individuato e competente;

   ciononostante, il caso in questione è quello di un soggetto privato che presenta un progetto definitivo, modificando e disattendendo le indicazioni contenute nella delibera n. 94 del 2006 del Cipe di approvazione del progetto preliminare;

   l'articolo 2, comma 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 dicembre 1988 – Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'articolo 6, legge n. 349 del 1986 adottate ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 377 del 1988, recita «L'esattezza delle allegazioni è attestata da apposita dichiarazione giurata resa dai professionisti iscritti agli albi professionali, ove esistenti, ovvero dagli esperti che firmano lo studio di impatto ambientale»;

   nel progetto definitivo manca il documento dove risulti l'asseveramento dei dati Sia;

   per le carenze rispetto agli obblighi previsti dal decreto legislativo n. 163 del 2006, corre l'obbligo di segnalare come la commissione Via, nel rispondere ad analoghe osservazioni (es. risposte all'osservazione numero 70 nel parere CTVIA n. 2233 del 25 novembre 2016) le ha ritenute «non pertinenti in quanto esulano dalle Opere oggetto della procedura di Via» dopo aver affermato in premessa, nello stesso documento a pag. 10, «esaminata la completezza della documentazione presentata rispetto a quella prevista dalla normativa vigente» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare la legittimità dell'approvazione del progetto definitivo dell'opera e fornire al riguardo ogni elemento utile al Parlamento.
(4-01712)


   SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha chiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di confermare, auspicabilmente previa informativa al Cipe, l'applicazione delle procedure derivanti dal decreto legislativo n. 163 del 2006 previste per l'attuazione delle infrastrutture strategiche ai progetti facenti parte delle tratte AV/AC Brescia-Verona-Vicenza, inclusi gli ingressi AV nel nodo di Verona;

   sotto il profilo della disciplina transitoria di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, si ritiene che i commi 1 e 27 dell'articolo 216 del nuovo codice appalti vadano interpretati nel senso che debba restare soggetta alla procedura del decreto legislativo n. 163 del 2006 l'approvazione dei progetti e delle varianti delle «infrastrutture strategiche» già avviate e assoggettate ad una procedura di Via;

   per tali progetti, l'approvazione ai fini Via demandata al Cipe è esaustiva di ogni altra autorizzazione, come previsto dalle norme previgenti;

   tale interpretazione, oltre che coerente al principio generale della riunificazione dei procedimenti autorizzativi, è altresì coerente con quanto letteralmente disposto dall'articolo 183 comma 6 del decreto legislativo n. 163 del 2006 (espressamente richiamato dall'articolo 216, comma 27, del decreto legislativo n. 50 del 2016), secondo cui «il provvedimento di compatibilità ambientale è adottato dal CIPE, contestualmente all'approvazione del progetto preliminare»;

   una diversa interpretazione della disciplina transitoria di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, che dovesse scindere le procedure previste per la compatibilità ambientale a cura Cipe da quella per la localizzazione delle opere, creerebbe una dualità procedurale, con conseguente allungamento dei tempi;

   l'articolo 1, comma 76 della legge n. 147 del 2013 prevede espressamente l'approvazione da parte del Cipe dei progetti preliminare e definitivo «a condizione che sussistano disponibilità finanziarie sufficienti per il finanziamento di un primo lotto costruttivo di valore non inferiore al 10 per cento del costo complessivo delle opere»;

   l'allegato XXI, che disciplina le norme per la progettazione, al punto 8, denominato «Documenti componenti il progetto definitivo», elenca la documentazione che deve essere prodotta con il progetto definitivo;

   in particolare, tra questi documenti sono menzionati: l'elenco dei prezzi unitari, il computo metrico estimativo e il quadro economico;

   nel progetto definitivo della linea ferroviaria in questione mancano sia l'elenco dei prezzi unitari, sia il computo metrico estimativo che il quadro economico;

   il Consiglio superiore dei lavori pubblici, nel parere espresso nella seduta del 31 marzo 2017 prot. 45/16, rileva espressamente la mancanza di questi documenti;

   il comma 2 dell'articolo 167 del decreto legislativo n. 163 del 2006 inoltre ha previsto che «Ove il progetto sia incompleto, carente [...] le amministrazioni [...] propongono al Ministero [...] le prescrizioni per la corretta successiva integrazione. Ove ciò non sia possibile [...] concludono l'istruttoria [...] con la richiesta di rinvio del progetto a nuova istruttoria e l'indicazione delle condizioni per la ripresentazione dello stesso.»;

   per le carenze rispetto agli obblighi previsti dall'allegato XXI, la commissione Via, nel valutare analoghe osservazioni (si vedano le risposte all'osservazione n. 70 nel parere CTVIA n. 2233 del 25 novembre 2016), le ha ritenute «non pertinenti in quanto esulano dalle Opere oggetto della procedura di VIA» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare che il progetto sia corredato da tutta la documentazione mancante, poiché imprescindibile per una corretta valutazione dell'operato in merito agli investimenti effettuati dalla pubblica amministrazione.
(4-01713)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE CORATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di un articolo pubblicato sul Corriere della Sera in data 27 maggio 2023, si è posta l'attenzione sulla prassi comunemente diffusa tra la criminalità mafiosa del riciclaggio di denaro;

   il caso di specie faceva riferimento all'apertura di un bar, il «Megazine Café», in via Lodovico il Moro 179, al confine con Corsico e Buccinasco, nella città metropolitana di Milano, intestato alla figlia del boss mafioso Salvatore Barbaro, condannato per associazione mafiosa, nonché nipote del boss Rocco Papalia, scarcerato nel 2017 dopo 26 anni;

   il bar in questione, nonostante la proprietaria risultasse incensurata, veniva aperto in una zona dove anni prima c'era un altro bar, il «Pancaffé», gestito fino al luglio 2018 dalla nonna della proprietaria, Adriana Feletti, moglie del boss Papalia. Tale locale, però, anni dopo, venne chiuso su ordine della prefettura di Milano, in quanto erano stati ravvisati elevati rischi di condizionamenti da parte della mafia sull'impresa in questione;

   ai Papalia, inoltre, era stato già chiuso, per lo stesso motivo, l'ex «Ritual café» di Buccinasco che faceva capo a Serafina Papalia e al fratello Domenico, figli del boss dei sequestri Antonio Papalia;

   in seguito ad accertamenti, su ordini della prefettura di Milano, il bar oggetto di interesse, il «Megazine Café», è stato chiuso dopo pochi giorni dall'apertura dello stesso;

   è di fondamentale importanza evidenziare come attraverso bar, ristoranti e locali di ogni genere, la criminalità mafiosa continui ad insinuarsi nel tessuto economico-sociale dei grandi centri, utilizzando le attività stesse ai fini del riciclaggio del denaro sporco –:

   se, a seguito delle vicende sopra riportate e per quanto di competenza, i Ministri interrogati abbiano svolto una ricerca capillare circa le attività che fungono da centri di riciclaggio e se, nello svolgimento degli accertamenti e delle chiusure, sia stato previsto un adeguato coordinamento con tutte le amministrazioni locali interessate, anche al fine di evitare la realizzazione in futuro di fenomeni di questo tipo e affinché gli stessi possano essere valutati con l'opportuna attenzione.
(4-01702)


   DE CORATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da numerosi episodi di criminalità, molti di questi legati da un comune denominatore rappresentato dallo stato di abbandono in cui versano i luoghi in cui si sono consumati i crimini;

   tra gli episodi più rilevanti si deve fare riferimento ai fatti avvenuti nel milanese, dove un gruppo di ragazzi, alcuni di loro non ancora maggiorenni, aveva violentato una ragazzina minorenne all'interno di una struttura sportiva in disuso nel quartiere di Bonola;

   tra i più noti ci sono, poi, i fatti di Caivano, dove due cuginette di dodici e tredici anni hanno subìto violenze, in più occasioni, da un gruppo di adolescenti: alcune delle violenze sarebbero avvenute al «Delphinia», un ex centro sportivo abbandonato, ritrovo di tossicodipendenti e ora sottoposto a sequestro per la salute e l'incolumità pubblica, mentre altre nei pressi della villa comunale di Caivano, intitolata ai giudici Falcone e Borsellino;

   in tutto il territorio italiano sono numerosi gli edifici e i luoghi in stato di abbandono: ex fabbriche, ex ristoranti e strutture che sembrano ormai aver perso ogni ragione d'essere e che, una volta dismessi, sono lasciati all'incuria, diventando luoghi di incontro per spacciatori e altri criminali e creando, intorno ai loro perimetri, delle vere e proprie zone franche;

   nell'ottica di garanzia della sicurezza e incolumità pubblica, è importante sottolineare come una mappatura completa e aggiornata dei luoghi in stato di abbandono presenti sul territorio nazionale possa essere d'aiuto per garantire il controllo del territorio e la bonifica delle zone franche interessate;

   per poter evitare l'ulteriore degrado che deriva dall'abbandono di un edificio/locale in disuso potrebbe esser sufficiente che i proprietari degli stessi, soggetti privati o pubblici che siano, si impegnino, attraverso un eventuale obbligo di legge, a recintare in modo invalicabile gli immobili in questione, sottraendo gli stessi a crimini di ogni genere e ad atti vandalici –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere in risposta a quanto segnalato in premessa.
(4-01703)


   BOSCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ponsacco (PI) il condominio «Bellavista», di via Rospicciano rappresenta il focolaio di una situazione di crescente criticità in termini di degrado, spaccio di stupefacenti, episodi di bullismo, violenza e microcriminalità;

   ad oggi l'edificio ospita circa 240 persone, e l'ultima verifica fatta dal comune ha censito 55 nuclei familiari con 99 minori, in prevalenza di origine straniera, che lo occupano abusivamente ed è teatro di fenomeni di mancata integrazione e microcriminalità;

   tale situazione di degrado ha determinato il susseguirsi di una serie di episodi violenti di bullismo minorile e di violenze e abusi nei confronti dei commercianti che hanno minato la sicurezza della zona, soprattutto nelle ore serali;

   recentemente è stato sottoscritto un protocollo tra regione, Società della salute Alta Val di Cecina-Valdera e comune di Ponsacco che prevede l'investimento di 200 mila euro per interventi quali il sostegno a interventi sociali e sociosanitari da parte dei servizi territoriali nei riguardi delle famiglie presenti nell'immobile verso altre aree della provincia di Pisa;

   detto intervento è finalizzato a accompagnare il percorso di ricollocazione delle famiglie, con l'obiettivo di tutelare le situazioni di fragilità personale e familiare presenti nell'immobile e in una prospettiva di promozione della coesione sociale, ma rappresenta solo l'avvio di un percorso lungo e complesso e potrà sostenere concretamente solo 10 nuclei familiari;

   l'amministrazione comunale di Ponsacco ha più volte richiamato l'attenzione delle istituzioni locali e nazionali sull'esigenza che una tale situazione di degrado richiederebbe una gestione coordinata tesa non solo alla ricollocazione ordinata di tutte le famiglie presenti, ma anche, nel frattempo, attenta a contenere episodi di violenza e insicurezza sociale, che portano anche ad un allontanamento dal centro del tessuto produttivo e commerciale;

   l'amministrazione comunale, pur con i limitati mezzi a disposizione, ha preso provvedimenti, grazie anche al lavoro della polizia municipale in collaborazione con le forze di polizia e dei carabinieri della locale stazione, ma ha bisogno di un sostegno anche da parte dello Stato — :

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nell'ambito di un complessivo, indispensabile e urgente incremento degli organici delle forze dell'ordine nel comune di Ponsacco, anche disporre l'istituzione di un presidio permanente di polizia nelle immediate vicinanze dell'immobile denominato «condominio Bellavista», che consenta un maggiore controllo delle gravi criticità citate in premessa e contribuisca al ripristino delle normali condizioni di legalità e sicurezza nel territorio cittadino, almeno fino alla completa riqualificazione dell'area.
(4-01704)


   BONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo notizie diffuse dalla stampa si apprende che nel pomeriggio di lunedì 9 ottobre 2023 il carabiniere forestale Emanuele Molena di 45 anni, residente a Borgo Vodice in provincia di Latina, si è suicidato con la pistola di ordinanza davanti al monumento dedicato ai caduti della Forestale, presso il centro di addestramento della scuola forestale dei carabinieri di Sabaudia, dove prestava servizio;

   le modalità del gesto estremo hanno sconvolto colleghi, parenti e amici della vittima che, secondo la ricostruzione dei fatti al vaglio dei carabinieri, dopo aver indossato la vecchia divisa utilizzata dal Corpo forestale dello Stato si è diretto verso il monumento per compiere l'insano gesto;

   secondo quanto dichiarato da un ex dirigente della forestale, Emanuele Molena sarebbe il ventesimo caso di forestale a togliersi la vita da quando è stato soppresso il Corpo forestale dello Stato, assorbito dall'arma dei carabinieri;

   nel recente passato il Nuovo sindacato carabinieri (Nsc) commentando il fenomeno dei suicidi nella specialità forestale dell'arma dei carabinieri, ha fatto rilevare come: «L'analisi proporzionale dell'incidenza dei suicidi fra i neo militari della specialità forestale è quasi dieci volte superiore a quella dei restanti reparti dell'Arma, contando 3 suicidi su 6000 appartenenti solo nel 2021. Dopo l'accorpamento del disciolto Corpo Forestale da parte dell'Arma dei carabinieri, l'interrogativo che echeggia tra gli addetti ai lavori e tra le fila dei forestali, si può riassumere in una semplice domanda: il datore di lavoro è corresponsabile delle azioni commesse nell'ignoranza dei doveri inerenti allo stato militare? (...) Allo stesso modo chiediamo di conoscere quale sia lo stato dei procedimenti penali militari e disciplinari avviati nei confronti del personale per valutare se il malessere dei carabinieri forestali, lavoratori appassionati alla propria professione, non risieda esclusivamente nella militarizzazione coatta in sé, ma anche e soprattutto in questi provvedimenti»;

   secondo l'Osservatorio suicidi in divisa, che ha terminato la sua attività il 27 maggio 2023, quello dei suicidi è un fenomeno che coinvolge tutti i corpi in divisa, ma è diffuso soprattutto tra carabinieri e poliziotti. Nel 2022 sono stati oltre i 60, così suddivisi: 12 carabinieri (di cui 5 carabinieri forestali); 7 nella guardia di finanza; 3 dell'esercito; 4 della polizia penitenziaria (più un tentativo di suicidio); 21 della Polizia di Stato, di cui uno da poco in pensione (più 3 tentativi di suicidio); 5 della polizia locale; 4 guardie giurate; 2 vigili del fuoco; 1 dell'aeronautica militare. Nel corso del 2021 sono stati segnalati 57 suicidi, nel 2020 erano 51;

   il numero effettivo dei suicidi pare addirittura superiore ai dati raccolti, perché non tutti gli eventi vengono resi noti e si stima che almeno il 30 per cento dei suicidi sfugga a qualsiasi rilevazione, il più delle volte per volontà delle famiglie delle vittime;

   dai dati emersi appare quanto mai necessario indagare le cause che portano al numero impressionante di eventi suicidari, impegnando anche risorse pubbliche –:

   quali iniziative i Ministri interrogati abbiano adottato o intendano adottare per approfondire le cause dell'alto tasso di suicidi tra le forze dell'ordine, in particolare tra i carabinieri forestali, e se non si ritenga necessario agire con urgenza adottando misure e strumenti volte ad accertare fattori di rischio al fine di prevenire il ripetersi di eventi suicidari.
(4-01706)


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che i sindaci sardi dei comuni di Carloforte, Sant'Antioco, Domus De Maria, San Giovanni Suergiu, Portoscuso, Guspini, Villaputzu, Oristano, Nurachi, Marrubiu, Riola Sardo e San Vero Milis, nei giorni scorsi sarebbero stati destinatari di comunicazioni pec, a loro inviate dalla Banca d'Italia, attraverso le quali si avviserebbero i succitati dei procedimenti di pignoramento presso terzi avviati a istanza di creditori del Ministero della difesa e del conseguente blocco dei conti correnti della Tesoreria di Stato presso i quali sono accreditate le somme spettanti ai citati comuni quali indennizzi per le limitazioni imposte alle attività produttive dei territori interessati dalle servitù militari e dei quali i sindaci risultano essere per l'appunto funzionari delegati all'incasso;

   più nel dettaglio, la procedura vigente prevede, per il pagamento dei predetti indennizzi, che l'amministrazione militare provveda, mediante aperture di credito disposte a favore dei sindaci dei comuni nel cui territorio insistono le aree ammesse all'indennizzo, secondo le norme sulla contabilità di Stato; a fronte di tali ordini di accreditamento, il sindaco riceve, in qualità di «funzionario delegato», la disponibilità di una somma complessiva da utilizzare per la corresponsione delle somme spettanti ai diversi beneficiari;

   nel caso specifico, a essere bloccati in seguito alla detta procedura esecutiva, sarebbero tutti gli ordinativi di pagamento relativi alle indennità di servitù militari disposti sui conti correnti intestati ai beneficiari, fra gli altri, degli operatori economici della pesca, interessati dagli sgomberi a mare per le esercitazioni militari, di recente riprese nella zona del Golfo di Palmas, prospiciente la base di Capo Teulada, dopo la breve interruzione intercorsa durante la stagione turistica;

   la ripresa delle esercitazioni comporta necessariamente l'interruzione di ogni attività ittica, è quindi evidente che la corresponsione puntuale degli indennizzi sia vitale per la sopravvivenza delle attività economiche coinvolte;

   i tabulati contenenti le richieste di indennizzo sarebbero stati trasmessi nel mese di giugno 2023 a oggi non è ancora stata effettuata alcuna liquidazione, mentre gli scorsi anni il tempo massimo di attesa sarebbe stato di un mese circa;

   come è noto, alla Sardegna è imposto il peso di una gran parte delle servitù militari nazionali: risultano infatti asservite a fini militari zone di territorio pari a 37.374 ettari, di cui 23.766 demanio e 13.608 servitù militari – in particolare, le aree di servitù a mare superano la superficie dell'intera Sardegna – nelle quali sono interdette per gran parte dell'anno molte delle normali attività umane ed economiche, ivi comprese, nelle vaste porzioni di mare prospicienti le zone di esercitazione, quelle di ancoraggio e pesca;

   bisogna ricordare le croniche condizioni sistemiche di crisi sociale, economica, infrastrutturale che attanagliano la Sardegna e i continui sacrifici imposti alla comunità che abita le zone soggette a limitazioni, anche in termini di insalubrità ambientale a causa delle mancata bonifica dei luoghi teatro di esercitazioni con materiali tossici e inquinanti — :

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda in premessa, quali siano le tempistiche previste per l'adempimento dell'obbligo indennitario previsto a carico del Ministero della difesa in favore dei comuni sardi coinvolti dalle procedure esecutive citate;

   se non ritengano opportuna una ridefinizione complessiva della presenza militare in Sardegna, sia sotto il profilo della quantità che delle modalità di utilizzo del territorio e degli spazi marini ed aerei prospicienti i poligoni e gli insediamenti militari;

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza in relazione agli urgenti e necessari interventi di bonifica delle zone teatro di esercitazioni;

   se non ritengano opportuno e non più rinviabile definire con la Regione autonoma della Sardegna un piano di riequilibrio in termini di compensazione economica rispetto ai danni ambientali, sanitari ed economici subiti dall'isola a causa del gravame militare subito.
(4-01708)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo «A. De Biasio» di Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento, in visita presso la scuola primaria di San Lorenzo Maggiore, accortosi di non avere con sé il cellulare ha dubitato della scolaresca sannita ed ha autorizzato che venissero controllati gli zaini dei bambini, in presenza degli stessi, chiedendo che fossero controllati prima quelli dei maschietti – avendo ritenuto di averlo dimenticato nel bagno dei maschi – poi anche delle bambine;

   appare evidente che tale azione di verifica si è fondata sul sospetto che i bambini avessero trafugato il cellulare mettendo in atto, in tal modo, un comportamento che di fatto li ha fatti sentire umiliati, ha indignato le famiglie e ha lasciato costernata una comunità intera;

   in tal senso si è espresso anche il sindaco di San Lorenzo Maggiore, secondo cui prima di agire muovendo una così grave accusa nei confronti di minori, il dirigente scolastico avrebbe dovuto operare dei controlli in altra direzione;

   tale comportamento non ha certo rappresentato per le bambine e i bambini un esempio educativo e formativo di qualità e, al contrario, ha rappresentato una modalità astiosa e acrimoniosa di agire nei confronti di una comunità costituita non solo dalla scolaresca ma anche da docenti, famiglie e intero paese;

   si aggiunge a ciò che il dirigente scolastico non ha ritenuto di doversi scusare per il disdicevole gesto perpetrato ai danni dei bambini, per aver mortificato la morale ed i princìpi della comunità tutta –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di verificare i fatti e, se confermati, se risultino adottate o in corso di adozione iniziative anche di natura disciplinare nei confronti del dirigente scolastico.
(4-01711)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Ulss 3 Serenissima, allo scopo di reperire medici di famiglia disponibili a lavorare in laguna, propone di reperire per loro case e ambulatori;

   il presidente dell'Ordine dei medici Dottor Leoni ha definito la proposta della Ulss 3 Serenissima apprezzabile, tenuto conto che il 70 per cento di medici e infermieri sono pendolari;

   per quanto attiene i medici di medicina generale si rileva quanto segue:

    a) a Venezia insistono trasporti insufficienti per i sanitari laddove si verifica un intervento rapido di giorno o di notte e i medici di famiglia che operano in laguna hanno costi per la gestione degli ambulatori e costi di vita superiori a quelli dei medici che operano in terraferma, così come trovare un alloggio è molto difficile oltreché costoso;

    b) Venezia, secondo il presidente dell'Ordine dei medici, è da considerare zona disagiata per l'accesso ai servizi sanitari e non solo, dato che si può paragonare nei disagi ad una comunità montana con la dispersione di abitanti in zone difficilmente raggiungibili quali: Murano, Burano, Torcello, Lido, Pellestrina, Giudecca, in particolare per garantire la medicina territoriale e di prossimità;

    c) la situazione evidenziata dalla proposta della Ulss 3 Serenissima ha necessità di essere affrontata con il riconoscimento da parte della regione Veneto che, per i medici di medicina generale, applicando il comma 12 dell'articolo 43 dell'accordo collettivo nazionale vigente, stipulato ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni – Triennio 2016-2018, recepito con intesa Stato-regioni in data 31 marzo 2020, può dichiarare la Venezia insulare come «zona disagiatissima», provvedimento già emanato per le aree di montagna e per il comune di Porto Tolle e, inspiegabilmente, sinora negato per Venezia insulare;

   si rende invece necessaria, allo scopo di avviare tra le iniziative finalizzate alla garanzia di usufruire da parte dei residenti della Venezia insulare di un efficace servizio sanitario sia nell'ospedale civile che nei servizi sanitari di prossimità presenti nel territorio, un'iniziativa che consenta di superare gli attuali tetti di spesa per il personale dipendente delle Ulss. In particolare è necessario che venga riconosciuta come «zona disagiatissima» l'area di Venezia insulare, determinando la possibilità della regione Veneto di stanziare risorse aggiuntive per incentivare le assunzioni di medici, infermieri e altri operatori sanitari destinati a svolgere la loro attività nell'ospedale civile come nei servizi territoriali dell'Ulss 3 Serenissima operanti nella Venezia insulare –:

   se non intendano assumere le necessarie iniziative di competenza ai fini del superamento degli attuali tetti di spesa per il personale dipendente delle Ulss, favorendo la possibilità di stanziare risorse aggiuntive per incentivare le assunzioni di medici, infermieri e altri operatori sanitari.
(4-01701)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Candiani n. 1-00195, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 175 del 10 ottobre 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    il quadro della governance economica europea, definito con il Trattato di Maastricht del 1992 nell'ambito dell'Unione economica e monetaria, comprende un sistema di coordinamento e sorveglianza delle politiche economiche degli Stati membri e si basa sui princìpi di monitoraggio, prevenzione e correzione dei relativi squilibri di finanza pubblica;

    il complesso di regole che compongono il quadro della governance economica europea si è evoluto negli anni, anche a seguito delle crisi economiche che hanno colpito l'Unione europea;

    nel sistema di governance economica dell'Unione europea si colloca primariamente il Patto di stabilità e crescita (PSC), approvato dal Consiglio europeo di Amsterdam del 16 e 17 giugno 1997, inerente al controllo delle politiche di bilancio pubbliche degli Stati membri e articolato secondo una duplice procedura: il braccio preventivo, che mira a garantire politiche di bilancio sostenibili nell'arco del ciclo economico attraverso il raggiungimento dell'Obiettivo di Medio Termine (OMT), specifico per ogni Stato membro, e il braccio correttivo, finalizzato ad assicurare che i Paesi dell'Unione europea prendano misure correttive se il disavanzo del bilancio nazionale o il debito pubblico nazionale superano i valori di riferimento previsti nel trattato, rispettivamente il 3 per cento e il 60 per cento del PIL;

    le modifiche al Patto di stabilità e crescita (PSC) adottate nel novembre 2011 mediante il cosiddetto Six Pack, e richiamate nel Fiscal compact, rafforzano il controllo della disciplina di bilancio attraverso l'introduzione di una regola numerica che specifica il ritmo di avvicinamento del debito al valore soglia del 60 per cento del PIL stabilendo che, per la quota del rapporto debito/PIL in eccesso rispetto al livello del 60 per cento, il tasso di riduzione debba essere pari ad 1/20 all'anno nella media dei tre precedenti esercizi;

    nel corso degli anni, l'impostazione del sistema di governance economica dell'Unione europea ha manifestato alcuni limiti in relazione al rispetto dei parametri di rientro dal debito pubblico, in particolare, la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 ha messo in luce la necessità di rafforzare le regole di governance con il fine di rendere il sistema maggiormente efficiente con riguardo al coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri e negli ultimi anni e recentemente a causa della pandemia da COVID-19;

    in un contesto mutato rispetto a quello della richiamata crisi finanziaria, sia sotto il profilo economico che con riguardo alle nuove sfide dell'Unione, nel febbraio 2020 la Commissione ha avviato la discussione sulla riforma della governance dell'UE, pubblicando una comunicazione sul tema del riesame del quadro di governance economica. La discussione è stata poi sospesa a seguito dell'attivazione della clausola di salvaguardia generale (General Escape Clause), utilizzata per assicurare agli Stati membri lo spazio fiscale necessario per fronteggiare, per l'appunto, le conseguenze economiche della pandemia da COVID-19;

    l'elevatissimo livello di incertezza economica causato dalla guerra russa-ucraina ha poi determinato l'estensione temporale della clausola di salvaguardia generale, che sarà disattivata all'inizio del prossimo anno;

    nel 2021 l'esame sulla riforma del sistema di governance dell'Unione europea è stato riavviato dalla Commissione europea, anche al fine di tenere conto del significativo aumento dei livelli di indebitamento determinato dalla grave recessione e dalla necessaria risposta di bilancio alla crisi pandemica, nonché dell'importanza della titolarità nazionale, degli investimenti e delle riforme, elementi peculiari dei nuovi strumenti che l'UE ha varato per fronteggiarla, su tutti Next Generation EU, finanziato con l'emissione di debito comune, e il suo principale programma, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, nel cui ambito si collocano i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR);

    il 26 aprile 2023 la Commissione europea ha presentato tre proposte legislative per riformare il quadro di regole della governance economica dell'Unione europea:

     a) proposta di regolamento sul coordinamento effettivo delle politiche economiche e sulla sorveglianza multilaterale di bilancio, che sostituisce l'attuale Regolamento del Consiglio 1466/1997 – cosiddetto braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita [COM(2023) 240];

     b) proposta di modifica del regolamento del Consiglio n. 1467/97 (cosiddetto braccio correttivo del PSC) per l'accelerazione e il chiarimento dell'attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi [COM(2023) 241];

     c) proposta di modifica della direttiva 2011/85/UE del Consiglio, relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri direttiva [COM(2023) 242];

    tuttavia, rispetto alle sopracitate proposte legislative, restano invariati i parametri di riferimento del 3 per cento per il rapporto tra il disavanzo pubblico e il PIL e del 60 per cento per il rapporto tra il debito pubblico e il PIL. Tali valori, infatti, sono fissati dal Protocollo (12) del TFUE e la loro modifica richiederebbe l'unanimità degli Stati membri;

    nel quadro della riforma, non viene proposta una golden rule finalizzata a escludere determinati investimenti dal computo dei saldi di finanza pubblica, specificamente quelli volti al sostegno della transizione ambientale ed energetica e della digitalizzazione o per aumentare le capacità di difesa, così come non è prevista una forma di capacità fiscale centrale comune;

    il ruolo di variabili non osservabili come il Pil potenziale, l'output gap e i saldi strutturali, pur essendo ridotto in modo rilevante nel nuovo quadro di regole, non viene totalmente eliminato. In particolare, l'impiego di proiezioni di medio-lungo periodo del Pil rende indispensabile una stima o una ipotesi della crescita del prodotto potenziale. Risulta, inoltre, necessaria una stima del saldo strutturale, e dunque dell'output gap, all'inizio delle proiezioni al fine di poter determinare sia lo scenario a politiche invariate sia quelli con aggiustamento;

    proprio l'impatto della pandemia da COVID-19 e il conflitto russo-ucraino, da cui è scaturita una forte crisi energetica, le mutate condizioni geopolitiche impongono la necessità di prevedere un quadro di regole che consenta una politica di bilancio in grado di sostenere l'economia durante le crisi ma al contempo in grado di costituire riserve di bilancio nei periodi di crescita economica, con regole certamente rigorose, ma anche in grado di sostenere la crescita;

    emerge, in particolare, l'esigenza di stabilire un inquadramento politico comune per assicurare coerenza tra la revisione del sistema di governance economica europea, le priorità comuni europee e le regole sugli aiuti di Stato, considerata la necessità di sviluppare una politica industriale europea in risposta alle sfide globali e alle misure adottate da altri partner internazionali;

    già in sede parlamentare, le Commissioni V e XIV della Camera dei deputati in data 8 marzo 2023, al termine dell'esame della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni sugli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'Unione europea (COM(2022)583), hanno approvato, rispettivamente l'8 e il 9 marzo 2023, due distinti documenti con i quali si impegna il Governo a proseguire i negoziati in sede europea, indicando altresì le principali priorità individuate dal Parlamento italiano;

    risulta, quindi, fondamentale definire un rinnovato schema di regole caratterizzato da maggiore flessibilità e specificità rispetto alle peculiarità di ciascuno Stato membro, basato su una più ampia titolarità nazionale in tutte le fasi del processo;

    occorre, inoltre, nonostante la proposta legislativa della Commissione non modifichi la procedura di sorveglianza degli squilibri macroeconomici, ribadire l'opportunità di un rafforzamento di tale procedura, con particolare riferimento agli squilibri della bilancia commerciale e al livello del debito privato, scongiurando un eccessivo inasprimento del sistema correttivo e sanzionatorio;

    nel corso dell'ultimo Ecofin informale tenutosi a Santiago de Compostela il 15 e 16 settembre 2023 i ministri dell'economia e delle finanze dell'Unione europea hanno concordato sulla necessità di fare sforzi per giungere ad un accordo condiviso entro la fine dell'anno sulla riforma del Patto di stabilità e crescita;

    nel corso della riunione il Ministro Giorgetti ha ribadito la proposta italiana di scorporare, selettivamente, temporaneamente (fino al 2026) e per quote determinate, dall'aggregato di spesa quelle effettuate nell'ambito del PNRR e per la difesa,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative in sede negoziale europea in linea con l'obiettivo di garantire un maggior grado di titolarità nazionale delle regole di bilancio, sulla base di un percorso di aggiustamento di riferimento di medio periodo che tenga conto anche del dialogo bilaterale tra gli Stati membri e la Commissione europea in modo da tener conto, nella definizione del percorso di aggiustamento e rientro dal debito, della situazione specifica di ogni Paese;

2) a portare avanti il negoziato sulla riforma della governance economica europea, promuovendo l'adozione di regole più semplici, trasparenti e capaci di sostenere la crescita e promuovere gli investimenti pubblici strategici, nonché l'individuazione di percorsi di aggiustamento verso la riduzione del debito pubblico e controllo della spesa più realistici e graduali;

3) a sostenere, in sede di negoziazione europea e di rapporti bilaterali con i partner europei, un trattamento preferenziale per gli investimenti nei settori individuati come prioritari a livello europeo e la proposta italiana di scorporare, selettivamente, temporaneamente (fino al 2026) e per quote determinate, dall'aggregato di spesa quelle effettuate nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la difesa;

4) a promuovere durante il negoziato sulla revisione della governance economica europea una opportuna coerenza con le discussioni in corso sul Piano industriale del Green deal, sul quadro temporaneo di crisi e transizione e, in particolare, sulla nuova disciplina degli aiuti di Stato;

5) a proseguire, nell'ambito del negoziato sulla riforma della governance economica europea, con gli impegni assunti in sede di approvazione dei precedenti atti di indirizzo nei due rami del Parlamento italiano e con gli eventuali ulteriori indirizzi che saranno indicati all'esito dell'esame delle proposte legislative avanzate dalla Commissione europea;

6) con riferimento all'individuazione di un eventuale indicatore unico per la sorveglianza fiscale, a porre in essere ogni iniziativa, in sede di negoziazione a livello europeo, volta a mantenere un equilibrio e un contemperamento tra le diverse finalità delle regole fiscali in modo da coniugare la sostenibilità dei conti e il mantenimento di un profilo di crescita duraturo e inclusivo garantendo adeguati margini di flessibilità per l'adozione di interventi tesi alla stabilizzazione del ciclo economico;

7) ad assumere le opportune iniziative, in sede di negoziati europei, volte a prevedere che la definizione della traiettoria tecnica per la spesa netta debba avvenire con estrema attenzione, auspicabilmente assicurando una proficua interlocuzione tra la Commissione europea e i singoli Stati membri in base a chiari e trasparenti argomenti tecnici ed evidenze empiriche, per tenere conto altresì degli effetti delle riforme strutturali sul potenziale di crescita ed evitare una potenziale reintroduzione di variabili particolarmente complesse e poco osservabili;

8) a seguire con estrema attenzione l'evoluzione dei negoziati sulla riforma della governance UE, riservando, ove non soddisfacente, il proprio giudizio di merito;

9) in caso di mancata intesa a livello europeo, a sostenere, laddove ricorrano le condizioni, la rinnovazione della clausola di salvaguardia generale (General Escape Clause) e, in chiave permanente, una revisione dell'attuale Patto di stabilità e crescita che preveda una regola di riduzione del debito meno severa e irrealistica.
(1-00195) (Nuova formulazione) «Candiani, Lucaselli, Rossello, Romano, Bagnai, Mantovani, Battilocchio, Giglio Vigna, Trancassini, Cattaneo, Cecchetti, Cannata, Barabotti, Giorgianni, Cattoi, Mascaretti, Comaroli, Rampelli, Frassini, Angelo Rossi, Ottaviani, Tremaglia, Ambrosi, Caiata, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Pietrella, Rotondi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Urzì n. 4-01177 del 19 giugno 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Simiani n. 5-01113 del 12 luglio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Ghirra n. 5-01401 del 28 settembre 2023;

   interrogazione a risposta orale Gribaudo n. 3-00709 del 5 ottobre 2023.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Costa Sergio e altri n. 4-01693 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 174 del 9 ottobre 2023, alla pagina 5205, seconda colonna, alla quinta riga, deve leggersi: «SERGIO COSTA, CAPPELLETTI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO» e non come stampato.