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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 1 agosto 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MADIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella XVIII legislatura sono stati adottati numerosi interventi per favorire la ripresa e il rilancio dei territori delle regioni dell'Italia centrale interessate dal sisma del 2016 e da altri eventi sismici;

   con l'articolo 1, comma 2, lettera b), del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 luglio 2021, n. 101, sono stati stanziati 1.780 milioni di euro del Fondo nazionale complementare al Pnrr per garantire la continuità delle attività post-emergenziali riguardanti la ricostruzione degli edifici pubblici e privati, dei beni culturali e delle infrastrutture viarie nonché per favorire la ripresa delle attività socio-economiche nelle aree terremotate del 2009 (Abruzzo) e del 2016 (Centro-ltalia);

   per l'utilizzo di tali risorse, sono stati presentati il Programma unitario degli interventi e il pacchetto Sisma, suddiviso in due macromisure: una dotata di 1.080 milioni di euro destinata essenzialmente a soggetti pubblici e finalizzata a migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la connessione digitale;

   l'altra, dotata di 700 milioni di euro, per incentivi alle imprese per nuovi investimenti;

   NextAppennino è il progetto elaborato per le aree dell'Appennino centrale interessate dai terremoti del 2009 e del 2016 dalle strutture di governo per la ricostruzione, insieme alle regioni e ai comuni coinvolti, con l'intento di accompagnare la ricostruzione con risorse dedicate, per offrire nuove opportunità di sviluppo alle comunità locali, alle imprese, alle amministrazioni pubbliche e dare all'Appennino centrale una nuova prospettiva di popolamento e di crescita economica, attraverso le risorse dedicate del Fondo nazionale complementare;

   il 18 novembre 2022 sono stati comunicati gli esiti dei bandi del programma NextAppennino destinati alle imprese, i cui risultati si sono rivelati superiori ad ogni aspettativa: a fronte di 615 milioni di euro di agevolazioni messe a disposizione, tra contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, sono stati presentati 2.541 nuovi progetti d'investimento da parte delle imprese (di cui 744 riguardano l'avvio di nuove micro e piccole imprese), per un valore di 2,3 miliardi di euro ed agevolazioni richieste pari a 1,5 miliardi di euro (875 milioni in più rispetto alle risorse disponibili);

   in particolare:

    a) per i medi e grandi investimenti da realizzare attraverso i contratti di sviluppo sono giunti 100 progetti per 1,1 miliardi di euro, con la richiesta di agevolazioni per 592 milioni a fronte di risorse disponibili pari a 190 milioni;

    b) per i bandi riservati all'avvio e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, e ai loro investimenti innovativi, a fronte di 198 milioni di agevolazioni, le richieste, quasi 2.000, sono state pari a 433 milioni;

    c) per il bando che prevede 60 milioni di incentivi per le imprese turistiche, culturali e sportive sono giunte 205 domande per una richiesta di 101 milioni di agevolazioni;

    d) per le iniziative di partenariato pubblico-privato, un bando da 80 milioni di euro, le richieste sono state 131, per 311 milioni di incentivi;

   il successo dei bandi evidenzia la volontà di investire, la fiducia nel processo di ricostruzione, la vitalità del sistema produttivo: tuttavia, l'ammontare delle richieste di investimento che potrebbero rimanere insoddisfatte rischia di vanificare gli sforzi che congiuntamente stanno facendo le imprese, il terzo settore e gli enti locali per il rilancio di quei territori così duramente colpiti –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a garantire ulteriori risorse in favore di bandi del programma NextAppennino destinati alle imprese dei territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016 citati in premessa, al fine di assicurare l'integrale finanziamento di tutti gli interventi proposti e che saranno ammessi o ritenuti idonei da Invitalia.
(4-01432)


   COLOMBO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i Paesi dell'Unione europea si trovano a dover far fronte contemporaneamente a molteplici minacce, per le quali è opportuno prepararsi. La pandemia prima e la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina poi hanno scosso il continente evidenziando la necessità di rafforzare la preparazione della popolazione civile alle situazioni di emergenza, in un contesto di sicurezza globale sempre più instabile. Il rischio nucleare, le perturbazioni dell'approvvigionamento energetico, quello alimentare e dei trasporti, l'interruzione delle cure mediche, la distruzione di infrastrutture sanitarie e gli spostamenti in massa di popolazioni sottolineano l'importanza di mantenere in funzione i servizi essenziali.

   le pandemie figuravano tra i rischi principali individuati da diversi paesi europei prima dell'insorgere dell'emergenza Covid-19, ma ciò non si è tradotto in piani specifici per la gestione delle emergenze.

   l'Italia deve porre in essere tutte le misure atte a garantire una propria risposta al verificarsi di tali emergenze, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea qualora le minacce siano transfrontaliere, in stretta coerenza con gli obiettivi fissati dall'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) e con le raccomandazioni in materia emanate dal Consiglio dell'Unione europea il 21 marzo 2022 con la «Bussola strategica per la sicurezza e la difesa», in relazione all'obiettivo dell'Unione n. 4, con particolare riferimento agli obiettivi specifici 4.4 (nel settore della risposta agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari) e 4.5 (nel settore della risposta sanitaria d'emergenza).

   nel 2003 l'Italia, a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001, ha istituito, nell'ambito della Difesa civile, una Scorta nazionale antidoti e ha promosso la costituzione di Nuclei di decontaminazione per la popolazione.

   la Scorta nazionale antidoti è stata in seguito implementata in Scorta Nazionale Antidoti e farmaci, quale scorta nazionale strategica articolata in 12 depositi Statali, 26 depositi regionali e 56 microdepositi, distribuiti su tutto il territorio nazionale.

   i Nuclei di decontaminazione sono in dotazione ad alcuni servizi sanitari regionali e alla Croce Rossa italiana, sia civile che militare. Entrambi i settori necessitano di interventi migliorativi per garantirne la piena efficienza e rafforzarne le capacità di risposta (potenzialità di misura fino a 800 persone giorno).

   oggi lo ioduro di potassio, da utilizzare in caso di rilascio di sostanze radioattive per ridurre o bloccare l'assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide, viene acquistato in Belgio –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare la possibilità di riunire un tavolo di esperti in materia di gestione di emergenza sanitaria in ambito di: produzione e distribuzione farmaceutica in caso di emergenza sanitaria;

   valutazione della situazione attuale dei nuclei di decontaminazione e delle relative dotazioni;

   valutazioni di primo intervento (screening) della contaminazione interna ed esterna, al fine di valutare in tempi brevi il livello individuale di rischio (livello di dose) su tutte le persone potenzialmente coinvolte.
(4-01442)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, PROVENZANO, AMENDOLA e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il parlamento thailandese ha bloccato il secondo voto per l'elezione a primo ministro di Pita Limjaroenrat, il leader dell'opposizione thailandese che aveva vinto le elezioni di maggio: in Thailandia, dopo le elezioni, il primo ministro deve essere votato da Camera e Senato in sessione congiunta;

   alle elezioni di maggio il partito di Pita, il Kao Klai, riformista e in opposizione alla giunta militare al potere, aveva ottenuto il maggior numero di voti, con il 38 per cento dei voti;

   Pita, pur potendo contare su una netta maggioranza alla Camera, ha l'appoggio però di pochissimi senatori – l'attuale costituzione thailandese prevede che il Senato sia de facto nominato dalla giunta militare che governa il Paese. Anche nel voto del 13 luglio 2023 il voto dei senatori era stato decisivo di impedire a Pita di diventare premier;

   difatti, il 13 luglio si è tenuta la prima votazione parlamentare e la candidatura di Pita Limjaroenrat è stata respinta. La seconda votazione non si è nemmeno svolta: su 715 membri presenti, 394 hanno votato per bloccare la sua seconda candidatura, mentre 312 si sono espressi a favore;

   intanto, la Corte costituzionale thailandese ha sospeso temporaneamente Pita dal parlamento, perché accusato di possedere quote di una rete televisiva, il che è contrario al regolamento elettorale: finora Pita si è difeso dicendo che quella rete non trasmette dal 2007, che ha ereditato le sue quote dal padre e poi li ha venduti ai parenti;

   a Bangkok, centinaia di persone si sono riunite per chiedere che i senatori conservatori smettano di bloccare la nomina di Pita. I manifestanti hanno sfidato la pioggia battente e hanno occupato il trafficato incrocio Asok di Bangkok muniti di ombrelli e impermeabili. Molti di loro hanno gridato «Senatori, fuori!». Gli oratori presenti alla manifestazione pacifica hanno anche chiesto ai partiti politici della coalizione riunita da Move Forward di non «cambiare schieramento», unendosi ad altri partiti che sostengono il governo uscente di Prayuth Chan-ocha, che in qualità di comandante dell'esercito ha preso il potere con un colpo di Stato del 2014 ed è tornato primo ministro dopo le elezioni del 2019;

   al momento, però, è stato rinviato a tempo indeterminato il voto, previsto giovedì 27 luglio 2023, per la nomina del primo ministro in Thailandia. Lo ha annunciato il presidente del parlamento thailandese, prolungando la situazione di stallo politico del regno a più di due mesi dalla vittoria elettorale dei partiti di opposizione –:

   quali notizie abbia il Governo in merito allo stallo politico in Thailandia;

   quali iniziative di competenza, nei rapporti bilaterali con il paese asiatico, intenda intraprendere per sostenere il paese in questo cruciale passaggio democratico.
(5-01216)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   SERGIO COSTA, IARIA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 luglio 2023 il Governo ha pubblicato il rapporto intitolato «Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU», approvato dalla Cabina di regia Pnrr;

   il rapporto si inserisce nel quadro del percorso di elaborazione di una proposta complessiva di revisione e modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, avviato sia in risposta all'iniziativa REPowerEU, sia quale linea direttrice dell'indirizzo politico del Governo, attuata, come specificato dal Rapporto, con l'avvio, a partire da gennaio 2023, di una fase di ricognizione dello stato di attuazione del Pnrr, con riferimento a tutte le misure del Piano;

   la pubblicazione del Rapporto interviene all'esito di questa articolata fase di confronto istituzionale sia interna, con le amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti del Pnrr, con gli enti locali, con il Parlamento, con le parti sociali e altri soggetti istituzionali, sia esterna, con i servizi della Commissione europea, in vista del termine fissato dalla normativa europea per la trasmissione alla Commissione dei capitoli nazionali dell'iniziativa REPowerEU, il 31 agosto 2023;

   il rapporto segue di poco meno di due mesi la trasmissione alle Camere, il 7 giugno 2023, della terza relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, in adempimento di un obbligo espressamente sancito dalla normativa che disciplina la governance e l'attuazione nazionale del Piano di ripresa e resilienza italiano;

   nella relazione il Governo aveva dato conto, in una prima sede organica, degli esiti dell'attività di ricognizione dello stato di attuazione delle singole riforme investimenti nelle quali le sei missioni del Pnrr si articolano. All'interno della relazione, si era fornita una prima generale analisi delle criticità e degli elementi di debolezza emersi nel corso del monitoraggio compiuto dalle amministrazioni titolari. Sempre nella relazione, il Governo informava che nel corso della seconda metà di giugno 2023 si sarebbero tenuti incontri tecnici con i servizi della Commissione europea;

   nell'ambito della proposta di revisione del Pnrr trasmessa alle Camere particolare rilievo assume l'investimento M2C2-I 4.1, recante «Rafforzamento della mobilità ciclistica» – il cui obiettivo è la realizzazione e manutenzione di reti ciclabili in ambito urbano, metropolitano, regionale e nazionale, a scopo turistico o ricreativo, con la realizzazione di circa 570 chilometri di piste ciclabili urbane e metropolitane e di circa 1250 chilometri di piste ciclabili turistiche, con la previsione di destinare il 50 per cento delle risorse alle regioni del Sud – per il quale il Governo propone il definanziamento per un importo complessivo pari a 400 milioni di euro;

   questa decisione appare in controtendenza rispetto all'orientamento diffuso in tutti gli stati membri dell'Unione europea, che stanno investendo sullo sviluppo della mobilità sostenibile, a partire dall'implementazione della rete infrastrutturale per la mobilità dolce;

   secondo le stime dell'Osservatorio sull'economia del turismo delle Camere di commercio ISNART, il cicloturismo nel 2022 ha generato 33 milioni di presenze, pari al 4,3 per cento di quelle totali registrate in Italia, per un impatto economico diretto di 4,1 miliardi di euro –:

   se il Governo non ritenga di individuare una soluzione che – al netto delle difficoltà autorizzative e di completamento della fase di progettazione che hanno motivato la scelta del definanziamento – consenta di riallocare adeguate risorse per la prosecuzione del programma delle ciclovie, la cui presenza e diffusione determina l'aumento della domanda di cicloturismo, con conseguenti benefici per il settore turistico quali il prolungamento della stagionalità, l'incremento dei flussi turistici verso il nostro Paese, la valorizzazione delle aree interne l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali.
(3-00573)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta orale:


   CHERCHI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il randagismo è da sempre un fenomeno estremamente presente e capillarizzato sul territorio nazionale, caratterizzato da forti disomogeneità nelle varie aree del nostro Paese;

   secondo un recente rapporto stilato dalla Lega anti vivisezione (Lav) nel 2022, in Italia vi sono più di seicento mila randagi. Inoltre, dei 69.171 cani presenti nei canili, più della metà (61 per cento) si trova nel Sud e nelle Isole, dove il fenomeno del randagismo è più frequente;

   passi avanti nella lotta a tale fenomeno sono stati fatti con l'approvazione della legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, legge 14 agosto 1991, n. 281, che ha previsto, per la prima volta, all'articolo 2, comma 2, il divieto di sopprimere i cani vaganti ritrovati, catturati o ricoverati presso le strutture sanitarie predisposte al controllo;

   la stessa legge stabilisce, agli articoli 3 e 4, i criteri di riparto delle competenze tra regioni e comuni in materia di prevenzione del randagismo, disponendo che, da un lato, le regioni provvedono a disciplinare con propria legge i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione di rifugi per cani, adottando un programma di prevenzione del randagismo e, dall'altro, i comuni provvedono al risanamento dei canili comunali avvalendosi dei contributi destinati a tale finalità dalla regione;

   il 21 luglio 2023, il sindaco del Comune di Castelbuono, in provincia di Palermo, ha emanato l'ordinanza contingibile e urgente n. 125 per la tutela dell'incolumità pubblica per motivi igienico-sanitari, in cui si vieta espressamente di sfamare cani, gatti e volatili nelle aree pubbliche con alimenti di qualsiasi natura, anche sterilizzanti, al fine di evitare il degrado ambientale e sanitario causato dall'eccessiva presenza di questi animali nei quartieri del paese. Inoltre, chi non rispetterà tale provvedimento sarà soggetto ad una sanzione pecuniaria da 25 a 500 euro;

   a parere dell'interrogante, tale ordinanza risulterebbe in contrasto con i principi derivanti dalla normativa nazionale sopracitata, nonché dalla legge regionale siciliana 3 agosto 2022, n. 15, recante «Norme per la tutela degli animali e la prevenzione del randagismo», adottata in attuazione della normativa nazionale, le quali prevedono espressamente che «i comuni sono responsabili degli animali di affezione sprovvisti di proprietario» e «curano il prelievo dei cani vaganti (...) utilizzando mezzi e strutture idonee a garanzia del buon esito dell'intervento»;

   su tale ordinanza si è espressa anche l'Oipa, l'Organizzazione internazionale protezione animali, la quale ha immediatamente presentato un'istanza di revoca in autotutela, ritenendo l'atto «del tutto illegittimo e quindi annullabile in quanto lesivo della tutela del benessere degli animali randagi presenti sul territorio»;

   considerato che:

   il Consiglio di Stato si espresse negli anni Novanta, in sede consultiva, con il parere 16 settembre 1997, n. 883, precisando che «nessuna norma di legge fa divieto di alimentare i randagi nei luoghi in cui essi trovano rifugio» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare affinché venga rispettata la normativa sulla prevenzione del randagismo e sulla tutela degli animali di affezione sprovvisti di proprietario, conformandosi ai principi desumibili dall'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dall'articolo 9 della nostra Carta costituzionale.
(3-00584)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO, DAVIDE BERGAMINI, CARLONI, BARABOTTI, BRUZZONE, NISINI e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il granchio reale blu è un crostaceo proveniente dal continente americano la cui presenza è stata segnalata oltre che nell'alto adriatico da Goro ai lidi ferraresi, anche nel mar Tirreno;

   il granchio blu, oltre che nell'Adriatico, si sta diffondendo velocemente anche in Toscana ed in particolare nella laguna di Orbetello, nella zona della foce dell'Arno, con segnalazioni in aumento anche a Vada, ma anche a Marina di Pisa e all'isola d'Elba; il rischio è che il fenomeno si ampli anche a tutto il mar Tirreno;

   le acque calme e poco profonde sono l'habitat ideale per la riproduzione e crescita del granchio blu;

   questa è una delle 100 specie considerate più invasive e si riproduce in modo incontrollato – la femmina depone tra 700 mila e 2.1 milioni di uova, secondo dimensioni della femmina – e senza un antagonista marino naturale ha già interferito con gli equilibri naturali delle popolazioni ittiche autoctone;

   ogni giorno nella laguna di Orbetello si pescano una media di circa 100 chilogrammi di granchio blu e in pochi giorni si è arrivati a circa 15 quintali di esemplari pescati; gli allevamenti della zona stanno subendo gravissimi danni, in quanto questa specie di granchio è voracissima di cozze, vongole, telline, orate, spigole e cefali, in particolare di avannotti, ovvero pesci appena nati. Anche la pesca delle anguille è già diminuita del 30 per cento perché recidono tutte le reti;

   i danni all'ecosistema e all'economia della pesca causati dal granchio blu sono ancora incalcolabili, ma basti pensare che ogni anno nella Laguna di Orbetello si «seminano» circa 600 mila pezzi di orata, per un costo che si aggira intorno ai 250-260 mila euro;

   gli strumenti di pesca spesso sono danneggiati dalle chele di questo granchio che sono molto robuste ed arrivano a recidere le reti, creando ulteriori danni ai pescatori, in quanto una rete costa dai 100 ai 200 euro. Sarebbe opportuno studiare degli attrezzi di pesca specifici in grado di resistere alla pressione delle chele;

   la pesca e la commercializzazione del granchio blu non sono una soluzione definitiva al problema, è necessario individuare una strategia per capire cosa si possa fare sia nell'immediato che nel medio-lungo periodo;

   inoltre è fondamentale capire se la pesca del granchio blu possa diventare una risorsa economica e anche una misura efficace a contenere il numero di esemplari la cui proliferazione ha effetti negativi sull'ecosistema lagunare e sul settore economico della pesca tradizionale;

   anche se il granchio blu fosse un ottimo alimento, la sua commercializzazione infatti non sarebbe così remunerativa per i pescatori e acquacoltori, in quanto pescandone in abbondanza il prezzo risulta essere basso;

   il costo per lo smaltimento è a carico delle aziende, si pensi che per smaltire i granchi blu catturati, per mettere in salvo le loro produzioni, i costi ammontano a 100 mila euro al giorno; un possibile utilizzo del granchio blu potrebbe essere anche quello della sua trasformazione in mangime per acquacoltura –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza volte a prevedere degli incentivi economici per i pescatori, acquacoltori e molluschicoltori, che operano nelle zone interessate, per permettere loro la trasformazione del granchio blu in mangime per acquacoltura, nonché a prevedere anche dei risarcimenti dei danni agli operatori del settore, tutto ciò al fine di tenere sotto controllo la proliferazione di questa specie così invasiva, tutelare le attività e produzioni e la preservazione degli equilibri ambientali.
(4-01440)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOSCHI, GADDA, RUFFINO, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza discussa dalla cabina di regia il 27 luglio 2023 si propone il definanziamento delle «Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico»; la ragione addotta sarebbe legata alla loro natura di «progetti in essere», precedenti all'entrata in vigore del nuovo impianto normativo e pianificatorio introdotto e al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, piano che il 16 febbraio 2023 è stato sottoposto a una consultazione pubblica di 45 giorni e di cui allo stato si sono perse le tracce;

   il rischio più che concreto è che il definanziamento dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza deliberato dall'Esecutivo comporti come conseguenza un rallentamento o un blocco di quelli volti ad aumentare sicurezza idrogeologica e ambientale già avviati da parte degli enti locali;

   tale notizia ha destato particolare allarme perché oramai è evidente che bisogna puntare sulla prevenzione degli effetti del cambiamento climatico al fine di minimizzare per quanto possibile le sue catastrofiche conseguenze; su tale fronte, nulla è stato fatto in questi mesi, mentre ancora si contano i danni dei gravi eventi alluvionali che hanno colpito l'Emilia-Romagna e, più di recente, della grandine al Nord e degli incendi al Sud, tutti eventi estremi collegati al cambiamento climatico in atto che hanno provocato vittime e milioni di euro di danni;

   in questi giorni si sono susseguite le dichiarazioni da parte di Ministri di spicco ed esponenti dei partiti della maggioranza che, da un lato, assecondano il negazionismo climatico, dall'altro promettono interventi non meglio dettagliati, privi di una strategia e di una visione di lungo periodo;

   per realizzare interventi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio idrogeologico e tutelare il territorio da eventi atmosferici e fattori ambientali, che, come visto negli ultimi mesi, costituiscono un serio pregiudizio per l'incolumità dei cittadini e per la crescita economica, è infatti essenziale non solo stanziare risorse idonee, ma anche prevedere una governance coordinata degli interventi, che spesso competono a più Ministeri e a più livelli di governo, sul modello di «Italia sicura» –:

   quali iniziative concrete intenda intraprendere per l'adattamento del nostro Paese ai cambiamenti climatici e, in particolare, in quali tempistiche verrà approvato il piano, di quali risorse disporrà e se non ritenga necessaria una cabina di regia nazionale per gestire la pluralità di interventi di cui tali ambiziosi obiettivi necessitano, anche attraverso il ripristino dell'unità di missione «Italia sicura».
(3-00580)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione tecnica Pnrr-Pniec, dalla sua costituzione (gennaio 2022) ad oggi, mostra gravi ritardi;

   al 31 luglio 2023 le istanze protocollate relative alle sole iniziative fotovoltaiche in procedura di valutazione di impatto ambientale statale sono 814, tra cui in percentuale: 9,3 in verifica amministrativa, 76 in istruttoria tecnica per analisi dei contenuti, 4,8 in attesa del parere del Ministero della cultura, 2,6 con procedimenti presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui ricorrere in caso di parere contrastante dei Ministeri coinvolti (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e Ministero della cultura), 1,7 in fase di predisposizione del provvedimento, 2,7 conclusi in via definitiva (emissione decreto di valutazione di impatto ambientale); solo 22 progetti su 814;

   fra queste rientrano i progetti utility scale, di taglia superiore a 20 megawatt: impianti che produrranno energia a prezzo di mercato necessari per realizzare maggior autonomia energetica e maggior concorrenza, a beneficio sia dei cittadini sia delle imprese;

   il ritardo accumulato sta creando tra gli operatori del mercato uno scoraggiamento profondo. A breve gli investitori istituzionali dirotteranno i propri investimenti negli Stati più sensibili alle politiche green che rappresentano il futuro del mondo intero;

   sono bloccati investimenti di rapida esecuzione per circa oltre 190 miliardi di euro, con Iva non incassata per oltre 38 miliardi di euro. La recente scelta di Enel s.p.a. di costruire uno stabilimento di pannelli fotovoltaici in Oklahoma non è accettabile;

   iniziative fotovoltaiche relative a progetti utility scale sono da considerarsi strategiche e fondamentali alla luce della grave crisi energetica che ha colpito il Paese nel recente passato;

   la realizzazione e l'esercizio degli impianti rinnovabili sono da considerarsi di «interesse pubblico prioritario» e «a servizio della salute e sicurezza pubblica», come affermato dalla Commissione europea;

   i minori investimenti stanno causando pesanti ricadute sul sistema Italia. Stime confindustriali prevedono 200.000 posti di lavoro mancati e ulteriori 30.000 in meno per i servizi connessi;

   settori dell'acciaio, rame e alluminio, quello dei monitoraggi a distanza e della ricerca di nuove tecnologie sono ora bloccati in attesa di «speranze»;

   servono prove concrete per le rinnovabili –:

   se, stante l'attuale situazione di ritardo descritta in premessa, intenda agire tempestivamente valutando un intervento sulla capacità della Commissione Pnrr-Pniec, non solo in termini di implementazione della compagine, ma anche con la semplificazione dell'attuale iter e il conferimento di poteri speciali alla Commissione, al fine di garantire un recupero rapido dei ritardi e il mantenimento di una attività che garantisca i target italiani di energia rinnovabile da produrre entro il 2030.
(3-00581)


   BRUZZONE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la prima individuazione dell'area protetta «Ente autonomo del Monte di Portofino» avvenne con la legge n. 1251 del 1935, comprendendo un'estensione di territorio di circa 1.056 ettari;

   in seguito ad una serie di modifiche, la legge regionale n. 25 del 2002 ha riportato i confini del Parco regionale a quelli del 1935;

   infatti, un'estensione maggiore del Parco crea molti problemi alle attività agricole, anche per la forte presenza dei cinghiali nella zona;

   l'articolo 1, comma 1116, della legge di bilancio per il 2018 ha inserito il Parco di Portofino nell'elenco dei parchi nazionali, aggiungendo al comma 1 dell'articolo 34 della legge n. 394 del 1991 la lettera «f-ter) Portofino, comprendente la già istituita area protetta marina di Portofino»;

   con il decreto DEC/MIN/332/2021 del 6 agosto 2021, il Ministro pro tempore ha effettuato, su proposta dell'Ispra e in assenza di un confronto con il territorio, la delimitazione e zonizzazione provvisoria del Parco, per un'estensione di circa 5.000 ettari ripartiti tra i comuni di Recco, Avegno, Tribogna, Cicagna, Rapallo, Portofino, Santa Margherita Ligure, Chiavari e Zoagli;

   con apposite sentenze il tribunale amministrativo regionale della Liguria ha accolto tutti i ricorsi dei comuni, in parte annullate successivamente dal Consiglio di Stato;

   all'esito della riunione con gli enti locali, con nota 2022-0131640 del 15 febbraio 2022, la regione Liguria ha trasmesso la proposta regionale di perimetrazione del Parco nazionale, che, in linea generale, mantiene i confini del Parco regionale;

   all'esito della riunione del 20 aprile 2023, presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, è stato chiesto alla regione Liguria di trasmettere formalmente una versione leggermente riveduta della proposta precedente del Parco, al fine di acquisire il parere dell'Ispra sulla nuova delimitazione ridotta;

   tale proposta aggiornata è stata inviata al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il 17 maggio 2023, in previsione della perimetrazione definitiva da parte del Ministro interrogato;

   i cittadini coinvolti e tutte le amministrazioni comunali chiedono il mantenimento dei confini del Parco regionale, ormai consolidati nel tempo –:

   se il Ministro interrogato intenda procedere alla perimetrazione definitiva del Parco nazionale di Portofino sulla base della proposta della regione Liguria che tiene conto dei confini del Parco regionale, conformi a quelli del 1935.
(3-00582)


   FOTI, ZUCCONI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, MATTIA, ROTELLI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, MILANI, FABRIZIO ROSSI, RACHELE SILVESTRI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA e SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la risorsa geotermica è – con l'idroelettrica – tra le fonti di energia rinnovabili cosiddette programmabili, caratteristica che rende queste tecnologie fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del 55 per cento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e di neutralità climatica al 2050;

   l'aggiornamento al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (Pniec) conferma questa importanza: rispetto a 6 terawattora del 2021 la produzione di energia da fonte geotermica aumenterà a 8 terawattora nel 2030, con una evoluzione di potenza che nello stesso periodo passerà da 817 megawatt a 1.000 megawatt;

   le centrali geotermiche – concentrate prevalentemente in Toscana (34 impianti) – hanno una produzione elettrica annua pari a circa 5,5 miliardi di kilowattora e il loro indotto genera importanti effetti virtuosi: nella sola Toscana la produzione elettrica annua da energia geotermica soddisfa il 35 per cento del fabbisogno energetico e rappresenta il 75 per cento della produzione da fonti di energia rinnovabili realizzata sul territorio regionale;

   è urgente una strategia di sviluppo del settore per recuperare una situazione di stallo sul fronte degli investimenti, derivante dal clima di incertezza normativa in merito al rinnovo delle principali concessioni di coltivazione;

   un primo importante traguardo per il rilancio di una politica organica del settore geotermico è costituito dall'approvazione, all'interno del decreto-legge n. 51 del 2023, della norma proposta da Fratelli d'Italia che, in vista del riordino della normativa in materia, ha consentito la proroga al 31 dicembre 2025 della durata delle concessioni;

   il settore geotermico necessita, per le sue caratteristiche intrinseche e per le capacità tecniche che devono possedere gli operatori richiedenti il titolo minerario, di particolare attenzione al fine di poterne garantire un'adeguata valorizzazione;

   occorre rimodulare in aumento la durata delle concessioni, fino a massimo di vent'anni a fronte della presentazione di un idoneo piano industriale;

   nell'ottica del riordino della normativa di settore appare necessaria l'istituzione di un tavolo di confronto tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di poter addivenire a una proposta condivisa sulla proroga delle concessioni, che risulti congrua rispetto all'importanza degli investimenti da realizzare in un settore strategico come quello della geotermia –:

   quali tempestive iniziative intenda adottare al fine di delineare una proposta condivisa in merito alla proroga delle concessioni geotermiche, nei termini sopra descritti, con particolare riferimento all'istituzione del citato tavolo tecnico.
(3-00583)

Interrogazione a risposta orale:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la mattina del 29 luglio 2023 un vasto incendio scoppiato nell'impianto di stoccaggio e trasferenza rifiuti non pericolosi della Società Ecologica 2000, posto in via Enzo Ferrari nel comune di Ciampino (RM), ha generato la dispersione di una densa nube nera in una vasta area a sud della Capitale, provocando la diffusione di pulviscolo ed odore acre nell'atmosfera;

   il sito di stoccaggio si trova a ridosso di un'area ad alta densità abitativa e sotto il cono di volo del vicino aeroporto «G.B. Pastine» di Ciampino;

   dopo qualche ora dallo scoppio dell'incendio veniva diramata una comunicazione da parte della conferenza dei sindaci dell'Asl Roma 6 nella quale veniva reso noto come «...dai primi rilievi è emerso che i rifiuti oggetto di combustione sono in particolare ingombranti come materassi e mobilio dismesso (...) La nube si è da subito indirizzata verso l'alto, in direzione Ovest/Sud-Ovest, sorvolando anche i comuni limitrofi. Sul posto sono arrivati anche i tecnici di Asl e Arpa Lazio, i quali stanno installando un rilevatore della qualità dell'aria, i cui primi risultati saranno disponibili dopo 24 ore (...) si raccomanda laddove è visibile il fumo e l'odore dovesse essere intenso di tenere le finestre chiuse e non uscire da casa a meno che non venga richiesto dagli addetti al soccorso»;

   nonostante l'incessante lavoro delle diverse squadre dei vigili del fuoco impiegate, a distanza di 72 ore l'incendio risulta non ancora domato e i vigili del fuoco sono al lavoro per l'estinzione dei focolai ancora attivi nell'impianto, a protezione delle vicine strutture;

   la procura della Repubblica avrebbe aperto un'inchiesta per disastro colposo, in attesa non solo della relazione tecnica dei vigili del fuoco e dell'informativa della polizia su quanto accaduto, ma anche dei risultati degli esami della qualità dell'aria eseguiti dall'Arpa Lazio e dalla Asl Roma 6;

   i primi valori registrati dall'Arpa Lazio nel corso delle prime 24 ore negli immediati dintorni dell'impianto hanno fatto rilevare un valore di 37 picogrammi per metro cubo di diossina, 130 volte superiore alla soglia di sicurezza di 0.3 picogrammi per metro cubo;

   nel settembre del 2022 nello stesso impianto di Ciampino, autorizzato dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, si era verificato un analogo incendio, seppure di minori dimensioni, che aveva originato anche in quel caso l'emanazione di una densa nube di fumo –:

   se i Ministri siano a conoscenza della gravità dell'incendio scoppiato nel sito di stoccaggio dei rifiuti della Società Ecologica 2000 a Ciampino, quali siano state le immediate iniziative assunte dalle competenti autorità a tutela degli effetti acuti sulla popolazione esposta alla concentrazione di diossina registrata nelle vicinanze dell'impianto, se e a quando risalgano gli ultimi controlli da parte delle competenti autorità sulla gestione dei rifiuti stoccati nel sito e se non ritengano urgente chiedere alle competenti autorità di valutare l'opportunità del sito trasferimento del sito di stoccaggio dei rifiuti, che appare tutt'altro che compatibile con la zona densamente abitata nel quale è collocato.
(3-00574)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, ASCARI e CAFIERO DE RAHO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il delta del Po registra la presenza di oltre 300 specie di uccelli, 40 specie di mammiferi, 25 tra anfibi e rettili che vivono in forma stabile nei diversi habitat costituitisi nel tempo nelle aree allagate dal Po. Esso rappresenta il più vasto complesso di zone umide d'Italia;

   con la delibera numero 58 del 3 luglio 2023, l'Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Delta del Parco del Po Emilia-Romagna ha stipulato una convenzione con l'«Associazione Nazionale Libera Caccia» per le attività di gestione idraulica nelle valli di Comacchio; la convenzione riguarda la gestione delle chiaviche che servono a regolamentare la salinità e il livello delle acque all'interno delle valli di Comacchio;

   le associazioni ambientaliste Legambiente e Italia Nostra hanno manifestato pubblicamente le proprie perplessità in merito alle modalità con cui è avvenuta l'assegnazione dell'incarico;

   le perplessità riguardano in primo luogo la scarsa trasparenza della procedura, il cui avvio non è stato preceduto da un'adeguata comunicazione e informazione sui quotidiani locali o, quantomeno, sul sito web del Parco;

   in secondo luogo sono stati espressi dubbi in merito all'efficacia e all'opportunità della scelta fatta, tenendo conto della mancanza di competenze specifiche del soggetto individuato, la cui «ragione sociale» non sembra del tutto coerente con le esigenze di tutela della biodiversità e della fauna selvatica proprie di un'area protetta;

   una corretta gestione del reticolo delle acque nelle Valli di Comacchio e nel Delta del Po è di fondamentale interesse, soprattutto alla luce delle conseguenze dei cambiamenti climatici, che incidono sia sulla scarsità della risorsa idrica sia sulla riduzione dei tempi di ritorno degli eventi atmosferici estremi –:

   se il Ministro interrogato intenda – per quanto di competenza e nell'ottica dell'esigenza di dare piena attuazione all'articolo 1, comma 1112, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), che prevede l'istituzione di un parco «unitario» del Delta del Po – attivarsi presso l'Ente di gestione per i parchi e la biodiversità Delta del Parco del Po Emilia-Romagna al fine di ottenere le necessarie informazioni e rassicurazioni sulle modalità di stipula della convenzione per la gestione idraulica nelle Valli di Comacchio, garantendo altresì che detta convenzione si inserisca correttamente in una più ampia regia di governo del territorio sotto il profilo della salvaguardia della risorsa idrica e del contrasto agli eventi atmosferici di particolare intensità.
(4-01437)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 26 luglio 2023 in seguito alla demolizione di una campata del capannone ex convertitori dell'acciaieria Jsw di Piombino, una nube di polvere scura si è alzata interessando pesantemente parte dell'abitato cittadino;

   il personale del dipartimento di prevenzione, igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro dell'Arpat ha effettuato un sopralluogo, nella stessa giornata del 26 luglio, e il risultato avrebbe portato alla luce diverse difformità rispetto alle normative di sicurezza e al piano di demolizione presentato dalla ditta che ha eseguito i lavori;

   i lavori di demolizioni sono stati immediatamente sospesi e si attendono i risultati delle analisi effettuate dall'Arpat per stabilire quale sia la natura delle polveri e, in particolare, se contengano metalli nocivi per salute e in quali quantità;

   secondo il Presidente di Legambiente Val di Cornia i problemi dell'impatto della demolizione erano stati previsti con largo anticipo dall'accordo di programma del 2018 che vincolava l'azienda e le istituzioni a delle procedure per cercare di prevenirli;

   secondo l'Arpat, l'azienda che ha effettuato i lavori non avrebbe presentato un piano di demolizione particolareggiato dell'impianto in questione ma soltanto un piano generale, senza piani dettagliati per stralci, per ogni impianto, come previsto dal citato accordo di programma;

   il primo grave errore delle competenti istituzioni sarebbe stato dunque quello di non dotarsi di un metodo efficace per assicurare che la demolizione venisse effettuata in modo corretto, accettando la presentazione di una Scia al comune di Piombino senza pretendere i piani dettagliati;

   dal momento che questo è, in pochi mesi, il terzo episodio con fumo e polvere che invadono la città di Piombino a causa dei lavori di demolizione all'interno dell'area dell'acciaieria Jsw di Piombino, a parere dell'interrogante quello che è avvenuto il 26 luglio 2023 è la conferma che tali lavori sono stati condotti in modo approssimativo e con scarsa attenzione verso l'ambiente e la salute dei cittadini, poco informati rispetto a quanto avviene all'interno della Jsw;

   in attesa che la Procura della Repubblica di Livorno valuti gli esposti presentati da più enti è quantomai necessario che il Governo si faccia carico della situazione, anche per contenere e prevenire ulteriori effetti dannosi –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano acquisire ogni elemento utile a comprendere quali interventi preventivi le autorità sanitarie, quelle del controllo ambientale e gli enti locali avessero organizzato e prescritto, quali iniziative fossero e siano state assunte a difesa della salute della cittadinanza e dell'ambiente;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per comprendere quali effetti dannosi abbia eventualmente provocato la nube sollevata dai lavori di demolizione di cui in premessa sulla cittadinanza e sull'ambiente e quali iniziative di competenza e monitoraggio intendano assumere per impedire il ripetersi di tali episodi, anche chiedendo alla proprietà Jsw ogni garanzia rispetto alle demolizioni effettuate e a quelle ancora da effettuare, in particolare sulla salute e sicurezza dei cittadini e dei lavoratori e sulle conseguenze per l'ambiente.
(4-01444)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZINZI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2023 sono stati avviati imponenti interventi di valorizzazione del Parco della Reggia di Caserta, finanziati con fondi rinvenienti dalla programmazione 2007-2013, relativi a risorse del Pon attrattori culturali, naturali e turismo Fesr 2007/2013 per un importo pari a 998.425,98 euro;

   la riqualificazione riguarderà tutta la fascia orientale (mezzo ettaro di bosco) del Museo verde, assicurerà il miglioramento delle condizioni statiche del muro, della cancellata, dei cancelli e dei pilastri e includerà anche le due ali di accesso dallo slargo di fronte alla chiesa, con un sistema integrato di accoglienza e comunicazione e con la realizzazione di una nuova struttura per un'adeguata area di controllo del flusso dei visitatori e la collocazione, successiva, di un punto di distribuzione automatizzata dei biglietti;

   l'area confinante con il centro cittadino si auspica possa trasformarsi così in un «confine di opportunità», una zona di vicinanza, contiguità e connessione tra il Museo verde e la città di Caserta per condividere il fine comune della bellezza e sarà così a tutti gli effetti un luogo di accoglienza e di interconnessione tra la Reggia di Caserta, museo d'indubbio valore internazionale, e la città;

   nonostante sia di tutta evidenza l'importanza di questo accesso alla Reggia, dal 2020, in principio per agevolare il contingentamento degli ingressi durante l'emergenza pandemica, la biglietteria che insiste su corso Giannone è stata chiusa dunque l'accesso da quel varco è consentito unicamente ai possessori di abbonamento annuale;

   restano del tutto oscure le motivazioni del perdurare della chiusura di questa biglietteria, nonostante i numerosi solleciti della cittadinanza anche per il tramite di associazioni di categoria e delle competenti commissioni municipali;

   questa situazione comporta disagi ai cittadini, ai turisti e ai commercianti della zona che devono così rinunciare all'indotto turistico di cui la città gode grazie al monumento vanvitelliano e che per fortuna non sta subendo alcun arresto durante i lavori –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda avviare per garantire la riapertura rimediata della biglietteria più prossima al centro cittadino.
(4-01434)


   ZANELLA, FRATOIANNI e ORFINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'arena di Verona è il più grande teatro stabile del mondo e dovrebbe essere un tempio culturale tra i più prestigiosi al mondo;

   da notizie di stampa si apprende di uno scontro aperto a Verona tra il comune e il Consiglio d'indirizzo di Fondazione Arena, anche per la gestione dell'extra lirica. A marzo 2023 il comune (che esprime la presidenza) era stato messo in minoranza in consiglio di indirizzo sulla conferma della sovrintendente Cecilia Gasdia, soprano, e candidata, nel 2017, come capolista di (Fratelli d'Italia). Due settimane dopo, la stessa Gasdia, con la modifica dell'assetto del Cda di Arena Verona srl (controllata della Fondazione, che si occupa degli spettacoli di musica rock e pop in Arena) – votato dai membri del consiglio in quota a Ministero, regione, camere di Commercio e Cattolica-Generali – è stata nominata presidente anche della società operativa. Modifica avvenuta, da quanto si apprende da dichiarazioni del primo cittadino, all'insaputa del sindaco Damiano Tommasi, presidente della Fondazione Arena;

   Gianmarco Mazzi, attuale Sottosegretario alla cultura, come si legge nella biografia riportata sul sito del Ministero, dal 2017 al 2022 ha ricoperto il ruolo di direttore artistico e amministratore delegato della società che all'Arena di Verona gestisce le attività televisive e live all'Anfiteatro, e si è adoperato molto per la riconferma di Gasdia;

   il sottosegretario Mazzi si occupa di spettacoli dal vivo, ma continua anche a fare il manager in quel settore, a parere dell'interrogante con un evidente conflitto di interesse rispetto al ruolo istituzionale che ricopre. Il fatto che un sottosegretario alla cultura possa rappresentare un artista come Giletti, tanto da essere convocato dalla procura di Firenze, notizia data dalla Stampa, per chiarire meglio alcuni dettagli della vicenda Baiardo, appare davvero inopportuno –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a riconsiderare il ruolo e le deleghe del sottosegretario Mazzi, anche alla luce di quanto sta avvenendo nella gestione dell'Arena di Verona.
(4-01441)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 675 del 31 dicembre 1996 «Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali» stabilisce regole certe e rigorose in termini di protezione dei dati personali; la suddetta legge garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all'identità personale; garantisce altresì i diritti delle persone giuridiche e di ogni altro ente o associazione;

   ai fini della legge n. 675 del 1996 si intende per «diffusione» il dare conoscenza dei dati personali a soggetti indeterminati, in qualunque forma, anche mediante la loro messa a disposizione o consultazione;

   durante il mese di luglio 2023 è stato segnalato dall'Associazione nazionale dei, commercialisti e da altri fonti, anche sui social, un malfunzionamento del sistema telematico dell'Agenzia dell'entrate che ha reso disponibili in molti cassetti fiscali, a persone non autorizzate, i dati personali e reddituali di centinaia e centinaia di cittadini contribuenti, naturalmente inconsapevoli di quello che stava avvenendo;

   a seguito di tale malfunzionamento le certificazioni uniche di tanti, troppi contribuenti sono entrate nella disponibilità di chi in quei momenti, per iniziativa personale o attraverso la delega ai propri commercialisti, stava lavorando od assumendo informazioni all'interno del sistema telematico dell'Agenzia dell'entrate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga, per quanto di competenza, di svolgere un approfondimento sull'accaduto, nel rispetto di quanto previsto dalla legge n. 675 del 1996, anche al fine di rassicurare i contribuenti sulla tutela dei propri dati personali e sull'eventualità che non siano utilizzati da parti non autorizzate.
(5-01218)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i giudici di pace, con l'ampliamento della competenza per valore sino a 10.000 euro, costituiscono ormai la via più frequentata alla giurisdizione;

   la cosiddetta riforma Cartabia ha spinto per l'implementazione dei servizi informatici; la rincorsa del Governo al PNRR ha accelerato i tempi di realizzazione: questi due aspetti hanno contribuito, ad avviso dell'interrogante, al collasso del sistema;

   l'aumento della competenza ha portato, e porterà ancora, ad un esponenziale aumento del contenzioso trattato dai giudici di pace, con conseguente impennata dei depositi di atti introduttivi, comparse, ricorsi;

   contraltare di tale aumento è costituito dall'assenza di personale: se a livello nazionale le stime si aggirano intorno al 20-30 per cento di operatori in meno, a Mantova il deficit si aggira intorno al 70-80 per cento: 2 giudici anziché 10, nessun funzionario giudiziario, la cui presenza dovrebbe essere obbligatoria, nessun cancelliere esperti né assistente anziché 2 dei primi e 4 dei secondi, ma solo 2 ausiliari;

   in queste condizioni, la corsa al PNRR porta i giudici di pace e gli operatori dell'ufficio, nell'universo del Processo civile telematico (Pct), senza preparazione, né strumenti adeguati;

   la formazione ministeriale non ha seguito un programma uniforme e obbligatorio, ma la partecipazione ai corsi è stata lasciata all'iniziativa individuale: ciò ha determinato che alla singola sessione si siano trovati a partecipare giudici, cancellieri, ausiliari o periti, con esigenze evidentemente differenti;

   a ciò si aggiunga che il continuo aggiornamento degli schemi degli atti, che comporta la necessità per i fornitori di software di adeguare frequentemente i redattori e, per gli utenti di software da installare sulle singole postazioni di lavoro, di scaricare la versione aggiornata della piattaforma di riferimento;

   oggi il sistema funziona «dal lato avvocato», ma non «dal lato cancelleria/giudice di pace»: la cancelleria apre e lavora l'atto depositato, ma l'avvocato depositante non riceve le pec di conferma di tale adempimento;

   i giudici di pace, utilizzando il portale loro dedicato, accessibile tramite il Portale dei servizi telematici (Pst) registrano frequenti disconnessioni dal sistema, anche ogni 20 minuti, con conseguente perdita di quanto predisposto direttamente sulla piattaforma e necessità di procedere da capo alla redazione di atti, verbali o provvedimenti;

   alcuni redattori in uso agli avvocati non dialogano al meglio con il sistema di cancelleria, e inviano atti privi dei dati del fascicolo da iscrivere, con la conseguenza che o i dati vengono inseriti a mano dal cancelliere, con intuibile perdita di tempo e rischio di errore, o il deposito viene rifiutato, con la relativa necessità di ridepositarlo;

   pertanto, oggi il sistema di deposito obbligatorio degli atti in via telematica funziona: gli avvocati sono in grado di selezionare l'ufficio corretto e depositare l'atto e la relativa documentazione, indicando con precisione il tipo di atto. Poi però la procedura si arena nei computer della cancelleria del giudice di pace, all'interno dei quali, come avviene nei casi segnalati a Mantova, gli operatori non riescono ad accedere, non operano e non comunicano;

   il ricorso rimane «etereo» per almeno 50/60 giorni, nell'auspicio che poi, una volta lavorato, sia messo a disposizione dell'avvocato;

   l'intento dell'informatizzazione è accelerare i tempi della giustizia: per ora il traguardo appare lontano e il percorso tortuoso; il cittadino vede procrastinare la durata del procedimento invocato, a data da destinarsi, gli avvocati non ottengono tempestivamente i provvedimenti invocati, i giudici e la cancelleria non riescono a smaltire l'arretrato;

   il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Mantova ha già più volte sollecitato il Ministero della giustizia per la nomina di nuovi funzionari, giudici e cancellieri presso il giudice di pace –:

   nell'auspicio che il sistema vada a regime, se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte a procedere alla nomina di nuovi funzionari, giudici e cancellieri presso il giudice di pace di Mantova.
(4-01438)


   DORI e ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 7 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, convertito, con modificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 10, e ulteriormente modificato da successivi atti legislativi, ha istituito la figura del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale il cui compito è vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà, sia se tale privazione venga disposta su mandato dell'autorità giudiziaria o amministrativa, sia se si tratti di privazione di fatto della libertà, cioè in assenza di un provvedimento formale dell'autorità pubblica o in conseguenza di sue decisioni od omissioni, in linea con quanto previsto per analoghi organismi istituiti in altri Paesi o in ambito sovranazionale;

   il Garante nazionale è costituito in collegio, composto dal presidente e da due componenti, quali «sono nominati previa delibera del Consiglio dei ministri, con decreto del Presidente della Repubblica, sentite le competenti commissioni parlamentari»;

   in base a quanto riportato da diverse testate giornalistiche, in particolare in un articolo su «La Repubblica» a firma di Liana Milella del 25 luglio 2023, il Ministro della giustizia Nordio avrebbe già individuato una terna di nomi per i nuovi vertici dell'ufficio del Garante delle persone private della libertà;

   in particolare, sarebbero stati fatti i nomi di Felice Maurizio D'Ettore, in qualità di presidente del collegio e attualmente professore ordinario di diritto privato a Firenze, affiancato da Mario Serio, professore ordinario di diritto privato comparato nell'Università di Palermo, da Carmine Antonio Esposito, ex presidente del Tribunale di sorveglianza di Napoli, ora a riposo;

   la legge istitutiva dell'ufficio del Garante articolo 7 del decreto-legge n. 146 del 2013, convertito con modificazioni della legge n. 10 del 2014 sancisce che la scelta debba ricadere su «persone, non dipendenti delle pubbliche amministrazioni, che assicurano indipendenza e competenza nelle discipline afferenti alla tutela dei diritti umani». L'assenza di un rapporto in atto di pubblico impiego è requisito preliminare alla selezione, ponendosi quindi come elemento ostativo alla nomina dei due professori ordinari;

   si precisa inoltre che i componenti del cosiddetto Garante nazionale dei detenuti non possono in alcun modo esprimere l'indirizzo politico governativo, in quanto il collegio deve risultate indipendente sul piano giuridico, funzionale e strutturale, così come si deduce dai principi guida riportati nel codice di autoregolamentazione di cui alla delibera del 31 marzo 2021 –:

   se il Ministro interrogato intenda rispettare, per quanto di competenza, i criteri e i requisiti previsti dalla normativa vigente nell'individuazione dei membri del collegio del Garante nazionale dei detenuti e se non intenda garantire un'adeguata rappresentanza di genere.
(4-01443)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO e DI SANZO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dopo due anni continua il caro energia per famiglie ed imprese, nonostante il trend dei valori delle materie prime energetiche abbia mostrato, nel primo semestre dell'anno, un percorso di progressiva normalizzazione. I prezzi delle forniture al dettaglio permangono ancora su livelli troppo alti rispetto a quelli precrisi e purtroppo rimane ancora alto il differenziale con le politiche governative di altri Paesi europei che stanno mettendo a disposizione di imprese e famiglie energia a prezzi più bassi rispetto a quelli italiani: secondo studi di settore, in Italia i prezzi al consumo per elettricità e gas sono del 79 per cento superiori alla media del 2019, mentre il divario per l'Eurozona si attesta al 49 per cento;

   secondo quanto riportato in uno studio della rivista «Quotidiano Energia», a partire da una elaborazione dei dati Arera ed Eurostat: «Su questa maggiore distanza influisce la più ampia bolla dei prezzi in Italia nella fase critica: il massimo prezzo in Italia (novembre 2022) si è collocato sopra del 189,6 per cento a livello del 2019, mentre il massimo (ottobre 2022) nell'Eurozona è stato superiore dell'80,6 per cento rispetto al benchmark dell'anno pre-pandemia»;

   in questo scenario poco chiaro, il mercato elettrico vede aumentare la concentrazione nelle mani di pochi operatori (i primi tre hanno una quota di circa il 49 per cento delle vendite complessive), con conseguente pericolo crescente di scarsa competitività tra operatori elettrici nel mercato libero, a potenziale danno dei consumatori e delle Pmi;

   la crisi scatenata dalla guerra in Ucraina ha fatto sì, inoltre, che nel 2022 il gas naturale liquefatto (Gnl) abbia soddisfatto il 35 per cento della domanda nell'Unione europea, contro il 12 per cento del decennio scorso, volumi per la prima volta superiori a quelli riforniti via gasdotto. Ad oggi però meno della metà è garantita da contratti, e l'Unione europea si affida al mercato spot per oltre il 50 per cento degli acquisti di gas liquefatto, una quota più che raddoppiata rispetto al 20 per cento circa del 2021: questo espone il prezzo di gas ed energia a forti rischi di volatilità, ancora una volta a potenziale danno dei consumatori e delle Pmi;

   il divieto alle modifiche unilaterali dei contratti di luce e gas introdotto dal Governo Draghi è scaduto lo scorso 30 giugno 2023. Inoltre, Arera ha segnalato che l'applicazione della clausola sociale al personale dei call center dei fornitori in maggior tutela (articolo 36-ter decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48) richiede adempimenti nell'ambito delle prossime procedure concorsuali che sono incompatibili col rispetto delle scadenze di legge che prevedono il passaggio dei clienti domestici non vulnerabili al nuovo servizio a tutele graduali entro il 10 gennaio 2024 –:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso e intenda intraprendere il Governo, anche sulla base delle attività di monitoraggio del mercato di Arera, per chiarire come mai in Italia nel 2022 i consumatori italiani abbiano pagato tariffe gas ed elettriche molto più alte degli altri Paesi europei e soprattutto della Germania;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, per tutelare famiglie e imprese dai rincari dei costi energetici e per permettere il passaggio al mercato libero entro le scadenze previste, senza un aggravio di costi per i consumatori.
(5-01219)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   TASSINARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2010 è stato inaugurato il nuovo ponte mobile di Ravenna, con apertura basculante, costruito sul lato sinistro del canale Candiano per migliorare la circolazione di un'area strategica per i traffici marittimi e veicolari. Il ponte rappresenta una fondamentale arteria strutturale per il traffico veicolare, sia a servizio del porto che dei lidi, con il passaggio di 2.000 veicoli al giorno;

   il ponte, finanziato e appaltato per circa 10 milioni di euro dalla allora Autorità Portuale di Ravenna, è ora gestito direttamente dall'Autorità portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale. L'infrastruttura si è rilevata ben presto deficitaria rispetto agli standard necessari per un'opera simile, non solo per i tempi di apertura per far passare natanti sotto il ponte, ma anche per le continue necessità di manutenzione;

   la più lunga delle sue chiusure al transito si è verificata per la durata di 30 giorni, dall'8 maggio all'8 giugno 2023, a causa di lavori ai sotto servizi, nonché di totale rifacimento del manto stradale;

   la chiusura del ponte, che già di per sé comporta gravi problemi al traffico, ha letteralmente paralizzato la città per un mese, colpendo in particolare chi deve raggiungere il proprio posto di lavoro fra le 7 e le 8.30 di mattina, o chi deve muoversi fra le 17 e le 18.30;

   il 10 giugno 2023 si è verificato un sinistro stradale che ha fatto emergere la scivolosità del nuovo manto stradale, comportando una nuova chiusura per tre giorni al traffico del ponte stesso. La soluzione adottata, la collocazione di dissuasori nei due sensi di marcia, ha comportato una nuova paralisi del traffico a causa dei rallentamenti di autoveicoli e camion per superare i dossi senza conseguenze;

   il 27 giugno 2023, dopo nuove verifiche, l'Autorità ha disposto una nuova chiusura, dal 3 al 6 luglio 2023, al fine di rendere più «ruvido» il manto stradale, di rimuovere i dissuasori e di collocare dei «rilevatori di velocità» per far rispettare il limite di velocità di 30 Km/h;

   la manutenzione del ponte, la cui stazione appaltante è la stessa Autorità di sistema portuale, è stata sì affidata al consorzio Ceir di Ravenna con un appalto di quattro anni per circa 5 milioni di euro totali, ma la responsabilità in vigilando è dell'Autorità stessa –:

   se non ritenga opportuno, al fine di evitare ulteriori ingenti costi, derivanti alle inefficienze nella manutenzione, a danno dei cittadini di Ravenna, adottare iniziative volte a verificare l'idoneità dell'Autorità portuale del Mare Adriatico Centro Settentrionale con riguardo alla gestione e manutenzione del ponte mobile di Ravenna, valutando se non sia opportuno trasferire la competenza sull'opera ad altra pubblica amministrazione.
(4-01435)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROGGIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il sottosegretario all'interno, Nicola Molteni, ha visitato la provincia di Monza e Brianza per accertarsi dei danni causati dal nubifragio e valutare le migliori iniziative da compiere per fronteggiare le conseguenze di questa ondata straordinaria di maltempo;

   a Lissone e Desio ha incontrato i sindaci della Lega e con loro ha visitato le rispettive città e condotto un'analisi approfondita dei punti critici. Arrivato a Seregno – uno dei comuni più colpiti – il sottosegretario ha incontrato solo militanti leghisti e ha evitato di incontrare il sindaco della giunta di centrosinistra, Alberto Rossi, che non è stato neppure avvisato della visita istituzionale;

   Seregno è uno dei comuni più colpiti in tutta la Lombardia: hanno subito gravi danni il sottopasso della stazione, lo stadio, il Cimitero di San Carlo, 15 edifici pubblici danneggiati e altre 17 aree pubbliche tra vie, parchi, giardini e ci sono 22 famiglie sfollate;

   il sottosegretario, non incontrando il Sindaco, ha impedito che venissero portate le istanze di tanti seregnesi che hanno avuto e hanno grandi difficoltà; in tal senso, sarebbe stato auspicabile che il sottosegretario facesse sentire la vicinanza del Governo e dello Stato a tutti i cittadini, attraverso il sindaco che li rappresenta e non soltanto a quelli della sua parte politica;

   a parere dell'interrogante, è grave confondere il livello politico con quello istituzionale: davanti a danni e disagi di questa entità non può esserci colore politico e le Istituzioni dovrebbero rappresentare tutti i cittadini, soprattutto, di fronte a problemi di questa natura –:

   se sia a conoscenza di quanto indicato in premessa;

   per quali ragioni il sindaco di Seregno non sia stato informato di una visita istituzionale per verificare i danni causati dal maltempo e non abbia avuto occasione di incontrare il sottosegretario, come invece hanno potuto fare quelli appartenenti allo stesso partito di tale esponente del Governo e che lo hanno potuto accompagnare nella visita;

   se non ritenga inopportuno che la visita istituzionale di un sottosegretario di Stato si trasformi in un'iniziativa di parte.
(5-01217)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOLDRINI, BONAFÈ, FOSSI, FURFARO, GIANASSI, SCOTTO e SIMIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un'inchiesta della Ong «WeWorld» in collaborazione con l'associazione «Tempi Moderni», riportata da organi di stampa, documenta una situazione di grave sfruttamento di donne straniere nelle attività agricole della Toscana e di persistente e ramificata diffusione del sistema di potere del caporalato in diverse delle sue province;

   una condizione che consiste in dodici ore di lavoro al giorno, anche in condizioni climatiche insopportabili, per una paga mensile di 600 euro e che prevede, pure quando vengono firmati contratti formalmente regolari, la registrazione del solo minimo previsto delle ore e delle giornate, che è molto al di sotto del tempo effettivamente lavorato;

   minacce, soprusi di ogni genere, molestie e abusi sessuali da parte dei «caporali» sono all'ordine del giorno, in una realtà senza diritti in cui la paura di essere licenziate costringe le lavoratrici a non denunciare le angherie subìte;

   il 25 ottobre del 2016 la regione Toscana firmava un protocollo d'intesa contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura insieme alla Direzione interregionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alle direzioni regionali dell'Inps e dell'Inail, a Cgil, Cisl, Uil, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Alleanza delle cooperative toscane;

   negli stessi giorni, il 29 ottobre 2016, il Parlamento approvava con voto unanime la legge n. 199 per il contrasto al caporalato, che ha introdotto modifiche al quadro normativo penale, misure di supporto alle lavoratrici e ai lavoratori in agricoltura e nuovi strumenti di controllo e di prevenzione;

   la legge n. 199 prevedeva, fra l'altro, la riscrittura del reato di caporalato, che introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro, l'applicazione di un'attenuante in caso di collaborazione con le autorità, l'arresto obbligatorio in flagranza di reato, il rafforzamento dell'istituto della confisca, l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato, l'estensione alle persone giuridiche della responsabilità per il reato di caporalato, l'estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo antitratta, il potenziamento della cosiddetta «Rete del lavoro agricolo di qualità», il progressivo riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo;

   la legge n. 199 si è rivelata utile fin qui soprattutto per consentire alle forze dell'ordine e alla magistratura di indagare con più efficacia sul fenomeno del caporalato, di individuare e poi punire chi organizza e pratica questa attività. E anche in Toscana, soprattutto da parte della Guardia di finanza, si è iniziato a colpire la rete dello sfruttamento illegale in agricoltura;

   ancora da rafforzare appaiono gli strumenti di controllo e di prevenzione e risulta agli interroganti che non in tutte le province toscane siano state insediate e attive le sezioni territoriali della «Rete del lavoro agricolo di qualità» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e dei dati forniti dall'inchiesta di «WeWorld» e «Tempi moderni»;

   quali iniziative intendano intraprendere per rafforzare il contrasto al fenomeno del caporalato, allo sfruttamento e alle molestie che le donne subiscono durante i turni massacranti di lavoro;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per estendere ovunque in Toscana le sezioni territoriali della «Rete del lavoro agricolo di qualità».
(4-01439)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha di fatto abrogato il reddito di cittadinanza, una misura di sostegno alle fasce più povere del nostro Paese che ha garantito, a coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà, condizioni di vita più dignitose;

   a giugno 2023 poco più di un milione di famiglie avevano ricevuto un importo medio di 565,69 euro;

   comunicare la sospensione del reddito di cittadinanza attraverso un sms inviato dall'Inps, dimostra tutta l'insensibilità e il disprezzo verso i percettori della misura: a 169.000 beneficiari è stato comunicato che non avrebbero più percepito il reddito di cittadinanza in attesa di eventuale presa in carico dei servizi sociali, con la beffa che, per continuare a percepire l'assegno unico per i figli, dovranno presentare una nuova istanza;

   tra agosto e dicembre 2023 arriveranno altre 80 mila comunicazioni di sospensione del reddito ad altrettanti beneficiari;

   dei 169.000 beneficiari del reddito di cittadinanza che da agosto 2023 non riceveranno più il sussidio, poiché non hanno nel nucleo minori, disabili o over 65, circa la metà sono in una situazione di disagio sociale e potranno rivolgersi ai servizi sociali e, qualora inseriti in un progetto multidimensionale di recupero, potranno avere ancora un sussidio, gli altri dovranno rivolgersi ai centri per l'impiego e firmare il patto di servizio personalizzato per essere avviati al lavoro;

   coloro che sono giudicati occupabili dovranno attivarsi presso tre agenzie per il lavoro; nel caso non trovino una occupazione, dovrebbe partire un percorso formativo con il diritto al sostegno alla formazione lavoro, ricevendo solo 350 euro al mese per 12 mesi;

   il Governo in questi mesi non ha assunto alcuna iniziativa e attività diretta a garantire che i servizi sociali gestiti dai comuni e i centri per l'impiego fossero in grado di gestire la presa in carico di decine di migliaia di persone –:

   se il Governo, anche in considerazione dell'estendersi del numero dei nuclei familiari spinti al di sotto della soglia di povertà, non intenda adottare iniziative volte a ripristinare il reddito di cittadinanza per le fasce più deboli del Paese, partendo comunque dall'immediato differimento temporale della sospensione dell'erogazione del reddito di cittadinanza, in quanto ad oggi nessuna struttura dei servizi sociali dei comuni è in grado di prendere in carico un numero così alto di persone in disagio sociale, così come i centri per l'impiego non sono in grado di sostenere e gestire il patto di servizio personalizzato per avviare al lavoro coloro a cui sarà sospesa tale misura.
(3-00575)


   FRANCESCO SILVESTRI, CONTE, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI, FENU, BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), sono state introdotte radicali modifiche alla disciplina del reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 dal Governo Conte I;

   in previsione dell'abrogazione a decorrere dal 1° gennaio 2024, per l'anno 2023 sono state previste molteplici restrizioni alle originarie condizioni di accesso, tra cui l'introduzione del limite massimo di sette mensilità e il termine ultimo di erogazione al 31 dicembre 2023;

   con il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, di recente conversione, è stato definito il regime transitorio fino al 31 dicembre 2023;

   l'articolo 13, comma 5, confermando il limite temporale di 7 mensilità, ha previsto l'esclusione per i percettori che, prima della scadenza dei sette mesi, sono stati presi in carico dai servizi sociali in quanto considerati «non attivabili al lavoro»;

   per proseguire con l'erogazione, dunque, è necessario che la comunicazione di presa in carico dei servizi sociali avvenga entro la scadenza del termine ultimo di sette mesi;

   in assenza della comunicazione, scatta la sospensione dell'erogazione, riattivabile solo all'esito della comunicazione;

   venerdì 28 luglio 2023 circa 169 mila famiglie hanno ricevuto una comunicazione di sospensione dell'Inps tramite sms;

   il messaggio recherebbe il seguente testo: «Domanda di RDC sospesa come previsto dall'art. 13 del D.L. 48/2023 conv. Legge 85/2023. In attesa eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali»;

   da evidenziare che la sospensione ha interessato proprio le famiglie con percettori «non attivabili al lavoro», ovvero le fasce più deboli dei beneficiari e meritevoli di tutela;

   da rilevare, inoltre, che la sospensione dell'erogazione consegue non alla carenza dei requisiti, bensì alla mancata comunicazione della presa in carico da parte dei servizi sociali, causa dunque non imputabile in alcun modo al beneficiario che avrebbe il diritto di proseguire a percepire il reddito almeno fino al 31 dicembre 2023;

   la sospensione sta generando molte iniziative di protesta e rischia di fare esplodere una «bomba sociale»;

   il Ministero dell'interno avrebbe già allertato le prefetture a fronte del crescere delle proteste –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per ripristinare con immediatezza l'erogazione del reddito di cittadinanza nei casi in premessa, anche al fine di evitare il diffondersi delle proteste e il rischio di episodi di violenza.
(3-00576)


   GUERRA, FURFARO, SCOTTO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, STUMPO, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2023 il reddito di cittadinanza è riconosciuto per un massimo di sette mensilità ai nuclei familiari che abbiano tra i loro componenti persone con disabilità, minorenni o persone con almeno sessant'anni di età;

   dal 1° gennaio 2024 entrerà in vigore la misura sostitutiva dell'assegno di inclusione, con nuovi requisiti finalizzati a ridurre la platea di beneficiari e che lascerà senza sostegno alcune centinaia di migliaia di famiglie;

   in occasione del pagamento della rata di luglio 2023 del reddito di cittadinanza i percettori che hanno già fruito di 7 mensilità nel 2023 e che non hanno i requisiti sono stati informati dall'Inps della sospensione del beneficio a partire dal mese di agosto 2023, tramite sms inviati a 169 mila percettori, in attesa della «eventuale presa in carico da parte dei servizi sociali»;

   come denunciato dalla Cgil e dal presidente dell'ordine degli assistenti sociali, mancano almeno 15.000 assistenti sociali, sui 30.000 totali che sarebbero necessari a livello nazionale, per raggiungere il livello essenziale di prestazioni sociali di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, con enormi differenze territoriali, secondo i dati dello stesso Ministero del lavoro;

   le famiglie interessate sono state lasciate al loro destino con una comunicazione incerta e confusa: tanto coloro che pensano di potere rientrare fra i fragili, meritevoli di una presa in carico da parte dei servizi, quanto quelli che aspirano al sostegno promesso per l'occupazione, che in ogni caso entra in vigore in ritardo rispetto allo stop del reddito di cittadinanza di almeno un mese e per il quale non sono ancora state attivate le procedure per poterne usufruire. Per non parlare di tutti nuclei esclusi per ragioni economiche, in ragione dell'abbassamento delle soglie di accesso alla nuova misura;

   questa incertezza causa una pressione nei confronti dei comuni, per i quali non sono stati previsti strumenti finanziari e risorse umane aggiuntive e che non sono in grado di fronteggiare attraverso i propri servizi sociali il disagio e la paura di coloro che si sono visti togliere l'unica fonte di sostentamento –:

   quali azioni siano state intraprese nei mesi trascorsi, o quanto meno nei mesi intercorsi dall'emanazione del decreto-legge n. 48 del 2023, e quali si intendano intraprendere e con che tempi per prevenire prima e gestire ora la situazione di incertezza, disagio, abbandono in cui si trovano i nuclei familiari coinvolti e per individuare percorsi che non scarichino sui comuni una pressione sociale che non possono fronteggiare.
(3-00577)

Interrogazione a risposta orale:


   SCHLEIN, BRAGA, SCOTTO, VACCARI, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in queste ultime settimane le condizioni climatiche – soprattutto al sud Italia – stanno destando enorme preoccupazione a causa delle altissime temperature registrate che rendono lo svolgimento di alcune attività lavorative molto difficoltose, se non – in alcuni casi – pericolose al punto di mettere in a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici;

   queste condizioni di lavoro disumane, si aggiungono a quelle già patite da un numero importante di persone, soprattutto nelle zone del centro e del sud del nostro Paese;

   da quanto si apprende da un articolo apparso il 27 luglio 2023 sul giornale «La Stampa», dal titolo «Piccoli Schiavi», una larga fetta di stranieri impiegati nelle campagne del nostro Paese sarebbe ridotta alla schiavitù;

   il quadro descritto da questo articolo-inchiesta, non fa che riprendere il XIII rapporto di Save the Children «Piccoli schiavi invisibili»;

   da quanto si apprende, dalle condizioni di sfruttamento non si salvano neppure i figli minori dei lavoratori e delle lavoratrici sfruttati nelle nostre campagne;

   i bambini, che talvolta hanno anche età inferiore ai 10 anni, sono sfruttati per lavorare nei campi o comunque adibiti ad attività del settore agricolo, maneggiando talvolta agenti chimici come pesticidi o fertilizzanti senza l'ausilio di nessuna protezione;

   da quanto si apprende, questi bambini sarebbero anche costretti a saltare la scuola per effettuare giornate di lavoro pagate 20/25 euro;

   dal disegno tracciato emerge un quadro agghiacciante, con persone trattate in maniera indegna, costrette ad alloggiare senza alcun tipo di servizio quali acqua potabile, fognature, trasporti, elettricità e altro;

   questi lavoratori e lavoratrici sono costretti ad accettare ogni tipo di sfruttamento per potersi veder riconosciuto il diritto a restare sul suolo italiano in maniera regolare, ma talvolta hanno difficoltà ad accedere persino alle cure mediche;

   il problema descritto riguarda – in questo caso – soprattutto la provincia di Latina, dove i lavoratori stranieri censiti sono circa 13.000, su un totale di 20.000 a cui vanno aggiunti quelli che sfuggono a ogni tipo di conteggio in quanto non hanno nessun tipo di regolarizzazione;

   la condizione dei lavoratori nel settore agricolo risultava già essere precaria e a causa dell'enorme potere di ricatto da parte dei datori di lavoro. Gli stranieri nel settore sono sempre stati costretti ad accettare qualsiasi tipo di condizione, anche che mettesse a rischio la propria stessa vita;

   con l'allargamento dell'utilizzo dei voucher nel settore dell'agricoltura, le condizioni materiali di queste persone e delle loro famiglie non vanno di certo migliorando, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone e delle loro famiglie, dei minori che si trovano costretti a lavorare nelle campagne che – talvolta – assomigliano a dei veri e propri ghetti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza si intenda intraprendere al fine di incrementare gli accertamenti presso le imprese agricole circa le condizioni di lavoro dei lavoratori stranieri e non con particolare riferimento alla condizione dei minori, così come denunciato da Save the Children e se non si ritenga di dover convocare immediatamente le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro per la definizione delle linee guida previste dall'articolo 3, del recente decreto-legge n. 98 del 2023, con specifico riferimento alla condizione dei lavoratori dell'agricoltura.
(3-00585)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   TESTA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alle segnalazioni della Guardia di finanza, l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha provveduto ad effettuare una ricognizione e verifica circa la gestione degli appalti di lavori attuata dal comune di Teramo nel periodo compreso tra il 2019 e la prima metà del 2022, dalle quali sono emersi presunti illeciti e anomalie (delibera n. 12 dell'11 gennaio 2023);

   in particolare, con nota prot. 59374 del 19 luglio 2022, è stato chiesto alla stazione appaltante di fornire una tabella riepilogativa di tutti gli appalti di lavori relativi al periodo interessato, cui veniva dato riscontro con nota prot. 65650 del 9 agosto 2021, dalla quale sembrava trasparire la prassi della stessa di affidare diversi appalti sempre agli stessi operatori economici e di invitare alle procedure negoziate sempre le stesse imprese;

   peraltro, anche nei casi in cui gli appalti erano stati suddivisi in lotti, sembrava rilevarsi la prassi dell'amministrazione di procedere tramite procedura negoziata, contestuale per ogni singolo lotto, nella quale per ciascuno di essi veniva invitato sempre lo stesso elenco di operatori economici, ivi compresi, dunque, quelli poi risultati aggiudicatari di altri lotti;

   a fronte delle criticità rilevate, l'Autorità – con nota prot. n. 69692 del 2 settembre 2022 – ha inoltrato alla medesima Stazione appaltante comunicazione di avvio del procedimento, contestando la violazione del principio di rotazione ai sensi dell'articolo 36 decreto legislativo n. 50 del 2016, nonché delle Linee Guida Anac n. 4, secondo cui anche gli affidamenti sotto soglia devono realizzarsi nel rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti, in modo tale da garantire l'effettiva possibilità di partecipazione delle micro, piccole e medie imprese ed evitare il consolidarsi di rapporti solo con alcuni operatori;

   il principio di rotazione, infatti, la cui ratio è quella di evitare la formazione di rendite di posizione e perseguire l'effettiva concorrenza, comporta il divieto di affidamento diretto o invito a procedure negoziate per l'assegnazione di un appalto, nei confronti del contraente uscente e dell'operatore economico invitato e non affidatario nel precedente affidamento. Le linee guida Anac n. 4, invece, prevedono che l'affidamento e l'esecuzione di lavori, servizi e forniture debbano avvenire nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, tempestività, correttezza, libera concorrenza, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, pubblicità, rotazione degli inviti e degli affidamenti, di tutela dell'effettiva possibilità di partecipazione delle micro, piccole e medie imprese, nonché dei criteri di sostenibilità energetica e ambientale e del principio di prevenzione e risoluzione dei conflitti di interessi, precisando ancora in relazione alle procedure semplificate di cui al richiamato articolo 36, che le stazioni appaltanti debbano garantire il non consolidarsi di rapporti solo con alcune imprese, favorendo la distribuzione delle opportunità degli operatori economici di essere affidatari di un contratto pubblico;

   il comune di Teramo, quindi, nell'ambito del potere discrezionale riconosciutogli dal codice, avrebbe dovuto cercare di diversificare maggiormente la scelta delle potenziali controparti contrattuali, ampliando la lista di operatori economici cui rivolgersi. Ciò a garanzia, non solo del principio di concorrenza e rotazione degli affidamenti, ma anche del principio di economicità ed efficacia della pubblica amministrazione, la quale potendo esaminare un maggior numero di offerte provenienti da operatori differenti, sarebbe facilitata nello scegliere quella più consona alle esigenze del caso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in questione e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire la conformità della gestione delle procedure di affidamento degli appalti di lavoro, nel rispetto del principio di rotazione e del più generale principio del favor partecipationis, oltre che dei principi di economicità ed efficacia dell'agire della pubblica amministrazione.
(4-01436)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   nell'ultima settimana la città e la provincia di Palermo nonché diverse zone della Sicilia sono state interessate da violenti incendi, che hanno impegnato squadre dei vigili del fuoco, della Protezione civile, del Corpo Forestale, carabinieri, polizia di Stato, polizia municipale e volontari, hanno causato 3 morti e numerosi feriti, nonché provocato migliaia di sfollati e approssimativamente almeno 260 milioni di euro di danni cui si aggiunge il danno inestimabile al patrimonio artistico e storico e al sentimento religioso dei fedeli palermitani causato dal rogo che ha travolto la Chiesa del Convento di Santa Maria di Gesù ove, tra l'altro, sono custodite le spoglie di San Benedetto il Moro, compatrono della città di Palermo, rimaste danneggiate;

   in data 24 luglio 2023 è divampato presso la discarica di Bellolampo a Palermo un incendio, che da quanto si apprende dalle fonti di stampa, pare si sia sviluppato nella IV vasca, ma abbia interessai anche la adiacente vasca III-bis della discarica, a seguito del quale l'Arpa ha rilevato la presenza diossina nell'area ad un livello considerato dieci volte superiore ai limiti;

   secondo Arpa Sicilia, in base ai dati rilevati dopo l'incendio sull'aria campionata «nei pressi della località Inserra, all'ingresso del residence sito in via Costantino dalle ore 22 del 24 luglio alle ore 22 del giorno dopo, la concentrazione di diossina è pari a 939 TE fg/m3.»;

   secondo Arpa: «i risultati ottenuti riflettono la formazione di diossine e furani e la loro presenza in aria ambiente, che costituisce un dato da attenzionare in termini di potenziale ricaduta sugli altri comparti ambientali. I valori di concentrazione riscontrati sono indicativi della presenza di una fonte emissiva locale.»;

   gli effetti dell'incendio della discarica di Bellolampo, per le sue dimensioni ed il suo posizionamento rispetto alla città, avrà effetti, devastanti e non ancora calcolabili, per anni;

   il capo della Protezione civile siciliana, ing. Cocina, dopo i rilievi dell'Arpa ha pronunciato le seguenti parole: «Gli effetti della diossina li sapremo a lungo termine, ma le quantità sprigionate alla fine non sono rilevanti e sono state disperse in aria». «L'aria a Palermo è sufficientemente pulita, ma il problema è che la diossina si è depositata nei terreni circostanti e potrebbe entrare nel ciclo alimentare attraverso colture e latte» –:

   se i Ministeri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa e se non ritengano di dover intervenire urgentemente, per quanto di competenza e nell'ambito delle attività di vigilanza, al fine di garantire che i controlli e le azioni poste in essere a livello locale per scongiurare i danni alla salute della popolazione derivanti dall'incendio alla discarica di Bellolampo, nel presente e soprattutto nel futuro, possano essere quantitativamente e qualitativamente idonei ed efficaci per preservare il diritto alla salute della popolazione.
(2-00209) «D'Orso, Caramiello, Cantone, Morfino, Aiello, Carmina, Scerra».

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 aprile 2023, il Ministero della salute ha emanato un'ordinanza che impone l'obbligo di indossare mascherine per lavoratori, utenti e visitatori nei reparti con pazienti «fragili» di strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali fino al 31 dicembre 2023;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria globale causata da COVID-19 il 5 maggio 2023, in virtù del considerevole controllo raggiunto sulla diffusione del virus;

   l'ordinanza emessa dal Ministero della salute rappresenta un provvedimento ufficiale che richiede una riflessione sulle misure di precauzione, incluso l'uso obbligatorio delle mascherine, in considerazione del controllo raggiunto sulla diffusione del virus;

   l'obbligo protratto di indossare mascherine può minare la percezione di un ritorno alla normalità, che è fondamentale dopo i mesi passati con restrizioni di ogni tipo;

   gli inconvenienti legati all'uso continuato delle mascherine, come le difficoltà respiratorie, le irritazioni cutanee e il generale senso di fastidio, possono diventare un peso senza un chiaro vantaggio per la salute;

   per le persone con disabilità intellettiva non immunodepresse, l'uso della mascherina da parte del personale delle strutture socio-sanitarie può essere di ostacolo alla instaurazione di normali rapporti, alla qualità della vita e può costituire un potenziale fattore di stigmatizzazione e discriminazione;

   la perdita di empatia nella comunicazione dovuta alle mascherine può avere riflessi negativi sulla qualità della vita e dei rapporti con le persone con disabilità intellettiva non immunodepresse, come la difficoltà a riconoscere le espressioni facciali, la comprensione limitata di istruzioni e indicazioni, nonché la mancanza di contatti spontanei, sorrisi e altri elementi essenziali nei rapporti interpersonali e affettivi;

   molte persone con disabilità intellettiva non presentano particolari fattori di rischio per COVID-19, rendendo trascurabile l'ipotetico beneficio legato all'uso continuato delle mascherine rispetto agli effetti negativi descritti;

   tutti gli utenti delle strutture sono stati obbligatoriamente sottoposti a vaccinazione anti-Covid e ai vari richiami, insieme a misure di igiene rigorose, che dovrebbero essere sufficienti a garantire la sicurezza intra-struttura, senza ulteriori ostacoli relazionali –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda revocare le misure di precauzione previste nell'ordinanza il 28 aprile 2023, incluso l'uso obbligatorio delle mascherine, valutando l'adozione di iniziative volte ad estendere l'obbligo di vaccinazione anti-Covid e dei relativi richiami al personale delle suddette strutture.
(4-01433)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PELLA, DALLA CHIESA, MULÈ, TASSINARI e PAOLO EMILIO RUSSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dai dati rilasciati dall'Unicef in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza risulta che nei ragazzi di età compresa tra 15 e 19 anni il suicidio rappresenta in Italia, come nel resto d'Europa, la seconda causa di morte dopo gli incidenti d'auto, tanto che, su 800.000 suicidi annui, ben 46.000 vengono compiuti da adolescenti o da giovani adulti;

   come rilevato dai più recenti studi sul tema, il 20-25 per cento dei giovani soffre di disturbo d'ansia e di depressione e, fra gli universitari italiani, circa il 5 per cento dichiara di aver patito un disagio psicologico, dato già di per sé significativo, ma che potrebbe ulteriormente aumentare; la cronaca, infatti, racconta che negli atenei italiani il numero dei suicidi tra i giovani studenti è in costante crescita;

   gli anni universitari, oltre ad essere un momento di arricchimento personale, possono, al contempo, provocare stress e ansia, a causa della pressione accademica e della difficoltà di adattamento ad un nuovo contesto, per le aspettative sociali e la difficoltà di instaurare relazioni interpersonali;

   il Governo è recentemente intervenuto introducendo anche negli istituti dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica la figura del docente delegato alle disabilità, già presente nelle Università, al quale sono state assegnate anche funzioni di implementazione di specifici servizi di supporto al benessere psicologico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda porre in essere per potenziare e rendere effettive le prestazioni di assistenza, di aiuto e di ascolto in ambito psicologico, affinché le università siano pronte ad individuare e prevenire le potenziali situazioni di pericolo.
(3-00578)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il programma Erasmus è ormai dal 1987 un'occasione irripetibile di crescita umana, scientifica e di sviluppo delle conoscenze e delle competenze dei giovani universitari europei;

   su tale modello di scambio internazionale, è stato recentemente introdotto il programma «Erasmus italiano», che permetterà agli studenti di integrare il proprio percorso universitario tramite il riconoscimento dei crediti formativi di esami sostenuti in altri atenei, sulla base di convenzioni stipulate tra le università;

   al fine di attuare il programma, i singoli atenei dovranno adeguare i propri regolamenti didattici entro il 30 novembre 2023, senza dunque la necessità per il Governo di adottare nuovi provvedimenti normativi;

   come riportato il 7 giugno 2023 dal quotidiano Il Sole 24 ore, il Ministro interrogato ha dettagliato alla stampa gli obiettivi del programma di scambio, che nasce soprattutto per «fronteggiare la domanda occupazionale sempre più specializzata»;

   il Ministro interrogato ha già rassicurato, nei mesi scorsi, in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata, l'Assemblea circa l'intenzione di monitorare l'evoluzione del progetto e di favorire le connessioni tra i vari atenei del nostro Paese –:

   quale sia, in quest'ottica, lo stato di attuazione di questa importante innovazione del sistema universitario italiano e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per favorire la sua piena realizzazione da parte degli atenei italiani.
(3-00579)

Apposizione di firme ad una mozione
e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione De Maria e altri n. 1-00144, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Richetti, Gruppioni, Marattin, Bonetti, Gadda, Rosato, Grippo, Ruffino, Benzoni, Castiglione e Del Barba. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «De Maria, Braga, Richetti, Zanella, Merola, Amendola, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, D'Alfonso, De Luca, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fornaro, Furfaro, Ghio, Girelli, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Malavasi, Manzi, Marino, Orlando, Peluffo, Porta, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scotto, Serracchiani, Simiani, Stefanazzi, Tabacci, Vaccari, Zingaretti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti, Gruppioni, Marattin, Bonetti, Gadda, Rosato, Grippo, Ruffino, Benzoni, Castiglione, Del Barba, Casu, Cafiero de Raho, Ascari, D'Orso, Giuliano».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Amendola n. 5-00088, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarracino.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Amendola n. 5-00104, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 dicembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarracino.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Amendola n. 5-00290, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarracino.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Fossi n. 5-00901, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Simiani.

  L'interrogazione a risposta scritta Maiorano n. 4-01415, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Matera.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ruffino n. 5-00458 del 2 marzo 2023;

   interrogazione a risposta orale Gribaudo n. 3-00571 del 31 luglio 2023.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Madia n. 5-00046 del 22 novembre 2022 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01432.