Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 luglio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'area di Porta Ovest, sede dal 2013 del più grande cantiere della città di Salerno, è stata colpita da una disastrosa alluvione nel 1954, con circa 300 tra vittime e dispersi, oltre a numerosi successivi fenomeni di sovralluvionamento delle aree urbane pianeggianti e frane da scorrimento-colata detritica;

   già prima dell'avvio del cantiere il progetto non risulta aver avuto un percorso lineare: dalla variazione in sede di appalto, all'estromissione dell'impresa aggiudicataria a seguito di indagini dell'antimafia, con conseguente sequestro e messa in vendita del cantiere, e successiva cessione con contratto di affitto di ramo d'azienda;

   il crollo della volta di una galleria ha causato l'avvio di indagini che hanno portato al rinvio a giudizio di 21 persone;

   il costone dell'Olivieri, nel quale sono scavati i due tunnel, ha subito diversi smottamenti per la natura geologica che gli assegna il rischio frane;

   l'ultima frana del febbraio 2021 ha interessato un'area già messa in sicurezza solo pochi anni prima, mentre si sono registrate crepe e fessurazioni in numerosi fabbricati del quartiere Canalone e dell'area posta al di sotto del viadotto Gatto, fortemente contestato dai residenti preoccupati per la stabilità dell'opera;

   a distanza di tre mesi dalla frana citata, lungo la SS18 Salerno-Vietri, si è verificata una fuoriuscita di acqua dal marciapiede con cedimento della sede stradale;

   un articolo di stampa ha riferito dell'esito di una perizia eseguita da due tecnici, nella quale si riferiva di una situazione non tranquilla a causa dello stato di deterioramento della struttura stradale per la presenza di fessure, proprio in corrispondenza del cedimento, forse conseguenti anche a incremento delle spinte a tergo del muro di sostegno;

   nel mese di ottobre del 2022, un'intera palazzina a tre piani lungo via Ligea, è stata evacuata e transennata per la presenza di fessurazioni profonde e crepe tali da indurre a temere un rischio crollo;

   nell'anno 2019, la società di gestione della A/3 ha chiesto il risarcimento di 1 milione di euro per danni subiti dalle fondazioni del ponte cosiddetto dell'Olivieri;

   altre notizie riferiscono di accertamenti congiunti tra Autorità portuale, regione Campania, A/3, Anas, Ferrovie dello Stato e altri enti per la verifica della tenuta del costone;

   infine, sempre a mezzo stampa, è stata riportata la presenza di due aree interessate da «deformazioni gravitative profonde di versante», e di accertamenti per altri viadotti;

   i lavori di consolidamento hanno anche interessato l'area di San Leo, posta immediatamente al di sopra del centro storico, che custodisce il patrimonio storico e artistico di Salerno;

   l'opera risulta essere fortemente contestata dai residenti per l'invasività ed il forte impatto a carico del territorio, dell'ambiente e della salute dei cittadini, in termini di inquinamento atmosferico, rilascio di fumi e polveri sottili;

   sono stati avanzati dubbi non anche sulla sua utilità, essendo il porto escluso dalla linea ferroviaria TEN-T Europea Helsinki-Palermo;

   si ritiene urgente un riesame di tutta la rete infrastrutturale dell'area portuale, con particolare attenzione al cantiere di Porta Ovest, per verificare la tenuta delle strutture;

   è necessario considerare anche i potenziali rischi idrogeologici per la popolazione e l'impatto ambientale, nonché la preoccupazione dei cittadini sugli aspetti attinenti alla salute e al territorio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica del cantiere «Porta Ovest» di Salerno e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere con riferimento alle opere in corso, a quelle progettate, ai danni arrecati e potenziali ai beni storici e culturali presenti nelle aree interessate dai lavori, anche in relazione ai procedimenti giudiziari pendenti.
(4-01273)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   LOMUTI e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali, adottata il 1° maggio 2023 (anno 2023) (doc. XXV, n. 1), figura la scheda 6-bis/2023 che prevede la partecipazione italiana alla missione di addestramento militare Eumam Ucraina (European Union Military Assistance Mission);

   tale missione è stata istituita con decisione (Pesc) 2022/1968 del 17 ottobre 2022 ed è volta a rispondere alla richiesta di sostegno da parte delle autorità ucraine nel settore dell'addestramento militare, al fine di consentire all'Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e proteggere i civili;

   in quanto misura temporanea, l'Eumam Ucraina dovrebbe operare nel territorio degli Stati membri. Desta, tuttavia, preoccupazione in relazione a un possibile ulteriore inasprimento del conflitto, quanto stabilito all'articolo 1, paragrafo 5, della menzionata decisione (Pesc), ossia la possibilità per il Consiglio di modificare la sua decisione in merito alla eventuale autorizzazione per Eumam Ucraina ad operare al di fuori del territorio degli Stati membri;

   il 29 giugno 2023 la Camera dei deputati ha approvato le risoluzioni che autorizzano la partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali, nonché la proroga di quelle in corso per l'anno 2023;

   la risoluzione n. 6-00035, presentata dal Movimento 5 Stelle, ha ricevuto parere contrario dal Governo in merito alla condizione predisposta al fine della autorizzazione della missione Eumam Ucraina, ossia a voler richiedere preventivamente al Parlamento l'indirizzo politico da assumere qualora il Consiglio decida di autorizzare Eumam Ucraina ad operare al di fuori del territorio degli Stati membri. A parere dell'interrogante, una decisione di tale portata, e in un contesto bellico, dovrebbe necessariamente prevedere il coinvolgimento del Parlamento nel pieno rispetto delle sue prerogative –:

   per quanto di competenza, quali siano gli intendimenti del Governo rispetto al futuro coinvolgimento dei competenti organi parlamentari nell'eventuale autorizzazione alla missione Eumam ad operare fuori dal territorio degli Stati membri.
(5-01052)


   CALOVINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 70 per cento dell'export italiano passa attraverso le Alpi e la maggior parte attraversa il Brennero;

   l'Austria ha adottato negli anni dei provvedimenti che hanno fortemente limitato il transito dei trasportatori italiani diretti in Austria o intenzionati ad attraversarla per consegnare le merci nei restanti Paesi dell'UE;

   nel 2023 ci sono stati molteplici contatti tra i Governi per risolvere i problemi legati alle limitazioni del Brennero (i cosiddetti divieti settoriali);

   la Germania ha manifestato una posizione simile a quella italiana affinché venga risolto il problema;

   la Commissione europea, insieme alla Corte di giustizia dell'Unione europea, agisce in qualità di «guardiano» dei Trattati e della corretta applicazione del diritto dell'UE –:

   quali iniziative politiche bilaterali e in ambito UE abbia adottato, o intenda adottare, il Governo italiano nei confronti del Governo austriaco per tutelare gli interessi nazionali e individuare una soluzione al problema.
(5-01053)


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinamento italiano prevede forme di sostegno pubblico al sistema editoriale per le imprese editrici di quotidiani e periodici italiani editi e diffusi all'estero;

   i requisiti di accesso, i criteri di calcolo, il procedimento per la concessione e l'erogazione del contributo sono definiti al «Capo V» del decreto legislativo del 15 maggio 2017 n. 70 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2017;

   il Dipartimento per l'informazione e l'editoria cura l'istruttoria per l'ammissione al contributo con il supporto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con particolare riguardo all'acquisizione della dichiarazione del capo dell'ufficio consolare e del parere del Comites della circoscrizione consolare di riferimento;

   dichiarazione e parere devono attestare l'esistenza della testata, la regolarità della distribuzione delle copie dichiarate e il rispetto della prescritta percentuale di scritti in lingua italiana, escludendo ogni altra valutazione di merito sulla qualità e sulla linea editoriale della testata;

   «La Gente d'Italia», unico quotidiano italiano edito e diffuso in Uruguay e, grazie all'offerta digitale, con una ampia platea di lettori italiani in America Meridionale, Centrale e Settentrionale, è stato escluso dai contributi 2021;

   il decreto di esclusione del Dipartimento per l'informazione e l'editoria del 27 febbraio 2023 fa riferimento alla dichiarazione dell'autorità diplomatica che entra nel merito del contenuto degli articoli riferendo giudizi su di essi e sulla opportunità di pubblicare determinate notizie e al parere del Comites nel quale si esprimono giudizi sul contenuto degli articoli;

   la dichiarazione e il parere sopracitati travalicano i confini dell'accertamento dei requisiti tracciati dalla normativa e si configurano come evidente interferenza nella linea editoriale del giornale, pretendendo di indirizzarne l'esercizio e di sceglierne le modalità di realizzazione ed espressione;

  va considerato il ruolo che le testate in lingua italiana all'estero liberamente svolgono per incentivare la partecipazione dei connazionali, per promuovere la lingua italiana, per sostenere le linee d'intervento nel campo della promozione integrata del sistema Paese e del turismo di ritorno –:

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a dare urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari e agli organismi di rappresentanza locali affinché l'esercizio delle prerogative riconosciute sia ricondotto rigorosamente nell'alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando posizioni precostituite di parte e discrezionalità interpretative e definendo criteri obiettivi di valutazione in accordo con il dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.
(5-01054)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILLI, FORMENTINI, COIN e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la circoscrizione consolare di Bruxelles comprende ben 111.567 iscritti all'Aire;

   a fronte di questa folta platea, tra l'altro in continua crescita, i servizi consolari in questa circoscrizione sono erogati da una cancelleria consolare interna all'ambasciata, circostanza che genera sovraccarichi di lavoro ed inevitabilmente problemi di fruibilità;

   la situazione brussellese appare anomala anche alla luce di ulteriori considerazioni;

   in particolare, le altre circoscrizioni consolari istituite in Europa aventi più di 100 mila cittadini iscritti all'Aire sono: Charleroi, Parigi, Colonia, Francoforte, Monaco, Stoccarda, Barcellona, Madrid, Londra, Basilea, Ginevra, Lugano e Zurigo;

   in ciascuna di queste grandi circoscrizioni consolari è presente un consolato generale, salvo che a Basilea e a Madrid;

   Basilea dispone però comunque di un consolato di ruolo, mentre la cancelleria consolare istituita nell'ambasciata d'Italia a Madrid sta trasformandosi in consolato di ruolo grazie anche all'azione d'impulso svolta dall'interrogante –:

   se non si ritenga opportuno, alla luce della grande platea di iscritti all'Aire presenti nella circoscrizione consolare brussellese, adottare le iniziative di competenza volte alla creazione di un consolato, dotato di risorse umane e spazi adeguati alle esigenze del gran numero di cittadini presenti.
(4-01269)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta immediata:


   BRUZZONE, MOLINARI, DAVIDE BERGAMINI, CARLONI, PIERRO, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, CANDIANI, CAPARVI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana è una malattia virale, non trasmissibile agli esseri umani, ma che può causare ingenti danni al tessuto economico del territorio sul quale si diffonde;

   se pure efficacemente gestita a livello nazionale e regionale, anche con il contributo delle aziende e delle associazioni coinvolte, il contenimento della diffusione della peste suina non sta funzionando come dovrebbe;

   le regioni attraverso tutti gli istituti di gestione venatoria, in particolare gli ambiti territoriali di caccia, devono operare in modo da attuare caccia, controllo e depopolamento del cinghiale e attuare il piano regionale di interventi urgenti per ottenere il massimo risultato di prelievo possibile, necessitando quindi di risorse;

   le aziende faunistico-venatorie sono istituti privati a prevalente finalità naturalistiche e faunistiche, con particolare riferimento alla tipica fauna alpina e appenninica, alla grossa fauna europea e a quella acquatica. Mentre le aziende agri-turistico-venatorie, istituite ai fini di impresa agricola, sono istituti privati nei quali è consentita l'immissione e l'abbattimento, esclusivamente nella stagione venatoria, di fauna selvatica di allevamento;

   le aziende faunistico-venatorie, in particolare, hanno subito enormi danni per le limitazioni imposte dai sistemi di gestione del cinghiale, perché, dovendo comunque risarcire i danni arrecati dalla fauna selvatica, hanno visto un aumento esponenziale dei costi. Alcune di queste aziende hanno personale dipendente che non riescono a remunerare a causa dei mancati introiti;

   gli effetti scaturiti dalla diffusione della malattia hanno avuto un impatto enorme su tutta la filiera suinicola e sulle attività economiche site nelle «zone infette» e sottoposte a restrizioni;

   si è in presenza di un aumento incontrollato delle popolazioni di ungulati che devono essere ricondotti a un numero accettabile non solo per il rischio del dilagare della malattia, ma anche per gli ingentissimi danni che arrecano alle coltivazioni;

   con la legge di bilancio per il 2023, alla tabella 13 dello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Governo ha incrementato lo stanziamento del capitolo 7827, recante il fondo nazionale per la suinicoltura, di 400 mila euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024;

   lo stanziamento previsto alla tabella 13 era destinato alle aziende faunistico-venatorie nonché alle aziende agri-turistico-venatorie, site nella regione Piemonte, a fronte del risarcimento dei danni causati dalla peste suina africana –:

   a che punto sia l'iter di emanazione del decreto di ripartizione delle somme stanziate con la sopra citata tabella 13 della legge di bilancio per il 2023, al fine di dare ristoro alle aziende faunistico-venatorie e agri-turistico-venatorie.
(3-00506)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l'opera più imponente e costosa è la nuova diga foranea di Genova, la più profonda e lunga al mondo (6,2 chilometri di lunghezza e 50 metri di profondità) il cui costo previsto ammonta a 1,3 miliardi di euro, con una prima fase del cantiere da finire entro il 2026;

   da quanto si apprende da organi di stampa, nonostante l'assegnazione dell'appalto al consorzio Webuild per la realizzazione dell'opera sia stata giudicata illegittima dal Tar di Genova, per mancanza di requisiti del consorzio aggiudicatario, in virtù dello scudo giuridico del Pnrr l'opera resterà assegnata ai consorzio Webuild, aprendo alla possibilità di rimborsi milionari;

   con decreto direttoriale 0000290 del 14 giugno 2023 la Direzione generale valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha emesso la verifica di ottemperanza alle 5 condizioni ambientali – fase ante operam relative al decreto Via n. 45 del 4 maggio 2022 del progetto della nuova diga foranea del porto di Genova;

   sempre da organi di stampa si apprende come le condizioni ambientali espresse dal Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (CNR-IGAG), trasmesso con nota del 18 aprile 2023 e acquisita in pari data con prot. CTVA 4586, non verrebbero pienamente ottemperate, limitandosi nel decreto direttoriale a citare la prescrizione di provvedere a rilievi ante operam, per un'opera per la quale lo scorso 4 maggio si è tenuta la cerimonia di «posa della prima pietra»;

   il CNR-IGAG, nel parere 233 del 28 marzo 2022 di cui all'istruttoria di Via del progetto, avrebbe richiesto analisi ben più approfondite ed estese rispetto a quelle condotte, al fine di escludere che siano attivi processi erosivo-deposizionali significativi, tanto più che le azioni antropiche possono determinare l'accumulo di sedimenti e l'innesco di frane in corrispondenza delle testate del canyon;

   nell'ambito del dibattito pubblico sull'opera è emerso come il progetto della diga di Genova affronta in modo superficiale il tema delle correnti e delle biocenosi marine e le conseguenze dell'opera sull'ambiente del mar Ligure, parte centrale di un'area marina protetta internazionale (Aspim), probabilmente sono destinate a causare danni irreversibili all'ecosistema marino;

   secondo quanto rappresentato, sempre in sede di dibattito pubblico, da parte di Enac, l'intervento nella configurazione finale andrebbe a impattare significativamente sulle caratteristiche fisiche, operative e di sicurezza del vicino aeroporto;

   gli articoli 2, 18 e 19 del regolamento (UE) n. 2021/241, stabiliscono che tutte le misure dei piani nazionali devono soddisfare il principio di «non arrecare danno significativo agli ambienti naturali», vincolo che si traduce in una valutazione della Commissione europea di conformità degli interventi al principio del «Do No Significant Harm» (Dnsh), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all'articolo 17 del regolamento (UE) n. 2020/852 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se il decreto direttoriale 0000290 del 14 giugno 2023 della Direzione generale valutazioni ambientali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica abbia sancito la verifica di ottemperanza alle 5 condizioni ambientali – fase ante operam relative al decreto Via n. 45 del 4 maggio 2022 del progetto della nuova diga foranea del porto di Genova e in particolare di quelle espresse dal CNR-IGAG, se l'opera così come progettata rispetti il principio del «Do No Significant Harm» (Dnsh), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all'articolo 17 del Regolamento (UE) n. 2020/852 e, nel caso venga realizzata, se non possa pregiudicare in maniera irreversibile l'ecosistema marino, l'operatività e la sicurezza dell'aeroporto di Genova.
(4-01272)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MANZI, BRAGA, BERRUTO, ORFINI, ZINGARETTI, GHIO, FERRARI, CASU, FORNARO e BOLDRINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 21 giugno 2023, serata d'apertura dell'Estate al Maxxi, si è tenuto un incontro – moderato dal presidente – con il cantante Morgan e il Sottosegretario al Ministero della cultura, Vittorio Sgarbi, che ha pronunciato parole volgari, offensive e sessiste, in un crescendo che sul finale è culminato in battute di pessimo gusto e aneddoti osceni sulle donne, raccontate come pezzi da collezionare e meri strumenti di piacere;

   un turpiloquio talmente imbarazzante che a un certo punto la videoregistrazione dello spettacolo è stata censurata, come si evince dal taglio netto alla clip pubblicata su Youtube: al minuto 49 e 38 secondi;

   il personale del Maxxi, prevalentemente composto da donne, sentendosi offeso e turbato dalle parole del Sottosegretario, ha inviato una garbata lettera riservata al presidente della Fondazione volta a segnalare il malessere dopo le parole ascoltate e a interrompere una deriva degradante per il Museo dedicato alla creatività contemporanea fra i più importanti d'Europa;

   le parole pronunciate, infatti «in nessun modo collimano con i valori che da sempre hanno contraddistinto il nostro lavoro all'interno di questa istituzione, luogo di cultura libera, inclusiva e critica nei confronti di pregiudizi e luoghi comuni. Siamo certi che la governance saprà individuare le modalità più idonee per esprimere il proprio dissenso e per il futuro evitare di esporre l'istituzione tutta a simili gravi intemperanze»;

   tuttavia, il presidente Giuli non ha ritenuto di pronunciare scuse pubbliche e si è limitato a convocare singolarmente i firmatari della lettera e – a quanto si apprende dagli organi di stampa – avrebbe addirittura chiesto una missiva di rettifica al personale;

   nelle ore successive la diffusione delle immagini dell'intervento, il Sottosegretario Sgarbi, invece di scusarsi, ha pensato bene di utilizzare in due interviste parole, se possibile, ancora più offensive e volgari nei confronti delle dipendenti del Maxxi;

   il Ministro interrogato – dopo la diffusione delle immagini su molti quotidiani e siti on line e le dichiarazioni di biasimo pronunciate da molti componenti del Parlamento, giornalisti e opinione pubblica – ha preso chiaramente e duramente le distanze dal Sottosegretario e dalle sue esternazioni, giudicate volgari e sessiste;

   con colpevole ritardo, il presidente Alessandro Giuli ha preso le distanze dall'episodio e rivolto le sue scuse –:

   quali iniziative di competenza intenda promuovere per tutelare il valore delle istituzioni culturali e delle dipendenti e dei dipendenti del Maxxi offesi dal turpiloquio pronunciato da un componente del Governo, anche rivalutando l'incarico ricoperto dal Sottosegretario Sgarbi.
(3-00507)


   ORRICO, CASO, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, Celeste Costantino si è dimessa dal ruolo di coordinatrice dell'Osservatorio sulla parità di genere, organismo, istituito nel 2021, che monitora gli squilibri di genere, motivando la decisione in una lettera al Ministro interrogato: «Oggi mi trovo costretta – alla luce della sua totale chiusura nei confronti del lavoro dell'Osservatorio – a prendere atto del fatto che non esistono davvero le condizioni per andare avanti»;

   l'ultimo rapporto annuale dell'Osservatorio avrebbe avuto come tema lo squilibrio di genere nella rete museale, mediante un monitoraggio con la Direzione generale musei del Ministero della cultura in collaborazione con Istat, ma, a detta della coordinatrice dimissionaria, «tutto questo importante lavoro non ha alcun senso e non può avere senso se manca la necessaria interlocuzione istituzionale»;

   sabato 1° luglio 2023, durante l'evento d'apertura della stagione estiva del celebre museo di arte contemporanea di Roma, Maxxi, il Sottosegretario alla cultura Sgarbi si è reso protagonista di una serie di dichiarazioni sessiste alle quali i dipendenti, in maggioranza donne, dello stesso Museo si sono ribellate, scrivendo al direttore Giuli una lettera per chiedergli di tutelare la dignità del Museo delle arti del XXI secolo;

   lo stesso Ministro interrogato ha scritto una lettera al presidente Giuli, in cui spiega che il sessismo e il turpiloquio sono «in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le istituzioni»; chiede, altresì, chiarimenti e soprattutto sottolinea che «la libertà di manifestazione del pensiero deve essere sempre massima e garantita a tutti, ma trova il suo limite nel rispetto delle persone»;

   il presidente Giuli ha, in seguito, dichiarato: «Mi sento di sottoscrivere completamente e convintamente le osservazioni di Sangiuliano: il turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico e, in particolare, nei luoghi della cultura. Quindi a posteriori non c'è spazio per alcuna considerazione che ricalchi lo schema che abbiamo visto nell'inaugurazione dell'Estate al Maxxi» e chiede «scusa alle dipendenti e ai dipendenti con cui fin dall'inizio ho condiviso questo disagio» –:

   al di là delle parole, quali iniziative concrete intenda intraprendere, per quanto di competenza, per fare in modo che la parità di genere venga considerata come valore da tutelare sempre, evitando tra l'altro che chi rappresenta la cultura sul piano delle istituzioni adotti comportamenti e linguaggio sessisti, assolutamente contrari ai valori del rispetto e della dignità delle persone.
(3-00508)


   ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'inaugurazione della stagione estiva al Maxxi, il Sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi, ha sconfinato nella volgarità e nel turpiloquio, come purtroppo sovente gli capita, tra espressioni sessiste e toni misogini;

   al termine della serata, alcuni dipendenti del Maxxi, che ha un personale in prevalenza femminile, hanno scritto al presidente Giuli una lettera riservata per chiedergli di tutelare la dignità del Museo, ottenendo un incontro;

   nel reagire alle critiche sulle sue gravi parole, il Sottosegretario ha offeso diversi esponenti dell'opposizione, accusando, in particolare, l'onorevole Bonelli di aver devastato l'Italia, di essere uno stupratore del paesaggio e di essere «compiaciuto, con il sostegno agli impianti eolici, della sistematica distruzione del paesaggio, condotta con la complicità dei Verdi in perfetta sintonia con gli obiettivi di Matteo Messina Denaro»;

   non è la prima volta che l'Esecutivo si trova in grave imbarazzo a causa dei comportamenti discutibili di propri esponenti. La Presidente del Consiglio dei ministri, che ha nominato Sgarbi Sottosegretario alla cultura, continua a tacere di fronte a parole e comportamenti che ledono la dignità delle istituzioni;

   a ciò si aggiunge che alcune settimane fa la coordinatrice dell'Osservatorio sulla parità di genere del Ministero della cultura ha lasciato il suo incarico in polemica con il Ministro interrogato, denunciando l'assenza di interlocuzione istituzionale con un organismo che ha l'obiettivo di indagare lo squilibrio di genere in ogni settore culturale e di individuare gli strumenti utili per intervenire nella riduzione di questo squilibrio;

   dimissioni che seguono anche il mancato rispetto dell'impegno assunto pubblicamente dal Ministro interrogato di valutare il ritiro di finanziamenti pubblici del Ministero della cultura alle realtà e alle produzioni in cui emergono casi di violenza di genere, come richiesto da numerose associazioni che hanno raccolto le denunce e le testimonianze degli abusi, delle molestie e dei ricatti nel mondo del teatro, del cinema e della televisione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per impedire che proseguano da parte di esponenti del suo Dicastero esternazioni offensive verso le donne e denigratorie e diffamatorie verso esponenti delle opposizioni, nonché dirette a dare priorità all'obiettivo dell'equilibrio tra donne e uomini nel mondo della cultura e dello spettacolo, anche contrastando attivamente ogni forma di violenza contro le donne.
(3-00509)

Interrogazione a risposta orale:


   EVI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel luogo dove il 19 luglio 1992 fu messa la bomba e furono assassinati il giudice Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta, la madre del giudice ucciso volle far piantare, nel cratere lasciato dall'esplosione dell'auto bomba, un ulivo fatto venire apposta da Betlemme, affinché quel luogo diventasse un simbolo di pace e di speranza;

   come ha ricordato Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, quell'ulivo oggi è meta del pellegrinaggio delle tante persone che da ogni parte d'Italia e del mondo si recano in quel luogo e si raccolgono in raccoglimento, ma purtroppo, oggi come allora, la strada è sempre ingombra di macchine che lo circondano e lo soffocano. Un luogo troppo spesso violato dalla sosta selvaggia con autovetture al centro della strada, nonostante le strisce che dovrebbero indicare il divieto;

   in queste settimane Salvatore Borsellino ha lanciato una petizione che sta raccogliendo un forte consenso, con oltre 100 mila firme in soli 12 giorni, per chiedere di trasformare via D'Amelio, il luogo della strage, in un Giardino della memoria, con alberi di ulivo al posto delle auto parcheggiate e dove il ricordo della strage del 19 luglio del '92 possa diventare luogo di memoria e di speranza per le tante persone che ogni giorno si recano in questa strada;

   già il 26 di gennaio 2023 la consigliera della VIII circoscrizione di Palermo, Giuseppina Chinnici, aveva presentato una mozione volta alla tutela e alla valorizzazione dell'albero di ulivo da parte degli enti preposti. Successivamente, il 27 giugno 2023, dopo il lancio della petizione promossa da Salvatore Borsellino, la vice-sindaco di Palermo ha inviato un atto di indirizzo al sindaco ed agli assessori aventi competenza funzionale volta al raggiungimento degli obiettivi indicati nella medesima petizione;

   ulteriori iniziative si sono avviate per cercare di arrivare allo stesso risultato chiesto dalla petizione –:

   se non ritenga di adottare, quanto prima e di concerto con gli enti locali, le necessarie iniziative di competenza al fine di dare risposta positiva a quanto chiesto dai tanti cittadini, amministratori locali e oggetto della petizione di cui in premessa, consentendo la realizzazione del Giardino della memoria quale luogo che ricordi il sacrificio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta, dichiarandolo bene culturale tutelato.
(3-00514)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Giunta regionale della Campania, nel 2019, ha approvato il programma integrato città sostenibile del comune di Benevento che prevede 13 interventi per un ammontare complessivo di 15.730.738,32 euro a valere sulle risorse dell'Asse 10 del Por Campania Fesr 2014/2020, tra i quali il progetto «I Percorsi della storia: Il front-office turistico - Riqualificazione di un'area attrezzata per info point e accoglienza turistica in Piazza Cardinal Pacca», per l'importo di 1.000.000,00 di euro;

   la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento con nota prot. 2149/P/2021, «considerato che la relazione archeologica è del tutto inadeguata e non redatta da professionista archeologo come previsto dall'articolo 25 del decreto legislativo n. 50 del 2016 in materia di archeologia preventiva; considerata l'importanza archeologica che riveste l'area interessata dall'intervento e la possibilità di intercettare livelli di frequentazione ed evidenze archeologiche di notevole interesse; considerato che, alla luce sia delle informazioni note dalla ricerca bibliografica e d'archivio, sia dai dati di scavo noti, si evince che l'area riveste un interesse archeologico particolarmente importante per la ricostruzione della storia urbana della Benevento romana e medievale, è in corso di definizione la verifica di interesse culturale ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 42 del 2004 dell'area in oggetto, al fine di garantire la tutela delle evidenze archeologiche note e di quelle non ancora portate in luce», ha espresso «parere favorevole di massima all'esecuzione dei lavori a condizione che l'intera area del progetto venga in modo preventivo interamente indagata dal punto di vista archeologico al fine di verificare la potenzialità archeologica, le caratteristiche delle evidenze eventualmente interferenti con l'opera e l'effettiva possibilità di eseguire il progetto»;

   la Soprintendenza aggiungeva che «Qualora, altresì, nel corso dei lavori si individuassero depositi e/o strutture archeologiche, se ne dovrà dare contestuale comunicazione a questo Ufficio che si riserva di richiedere ulteriori indagini, anche in estensione, al fine di definire lo sviluppo planimetrico del deposito archeologico, e varianti specifiche al progetto, finalizzate alla tutela e alla valorizzazione archeologica»;

   nonostante tale parere, il comune di Benevento ha affidato alla Costruzioni Nardone srl di San Nicola Manfredi (BN) l'incarico di effettuare i lavori per il front office e, con Drg n. 422 del 2023 ha nominato un archeologo per «Sorveglianza archeologica e assistenza allo scavo» autorizzando la stessa ditta a eseguire scavi in assenza dei requisiti necessari per eseguire questo tipo di interventi;

   da tali scavi sono emersi: un pavimento in mosaico; un lastricato (forse via Appia); ambienti termali; strutture di un collegio medioevale; tombe e grandi blocchi di tufo di incerta datazione;

   i ritrovamenti hanno destato grande interesse in quanto nell'area, secondo gli storici, sorgevano il foro romano, il decumano, le terme, la chiesa e il convento di San Pietro, le chiese di Santo Spirito, Santa Maria di Costantinopoli, San Giacomo a Foro e Santo Stefano a Foro e probabilmente anche il Tempio di Iside;

   il comune di Benevento ritiene di ricoprire lo scavo e realizzare, seppure in forma ridotta, l'info point turistico, in attesa di poter continuare indagini archeologiche non appena saranno disponibili i finanziamenti necessari –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza e in considerazione del grande valore storico ed archeologico dell'area, non ritenga di dover assumere iniziative volte ad accettare:

    a) per quali motivi non sia stato eseguito lo scavo archeologico preventivo richiesto dalla Soprintendenza;

    b) quali siano le motivazioni addotte dal comune di Benevento per la prosecuzione dei lavori per la realizzazione dell'info point turistico;

    c) sulla base di quali autorizzazioni la ditta Costruzioni Nardone srl abbia effettuato lo scavo archeologico in assenza dei necessari requisiti;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza, anche tramite finanziamenti straordinari, volte a realizzare il completamento delle indagini in un'area di grande rilevanza archeologica.
(4-01268)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   la Sace SpA è controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, specializzata nel settore assicurativo-finanziario. L'azienda è attiva nell'export credit, nell'assicurazione dei crediti, nella protezione degli investimenti, nelle garanzie finanziarie, nelle cauzioni e nel factoring;

   mission e obiettivi sono: rafforzare le competenze tecnico-manageriali delle imprese nei processi di internazionalizzazione; contribuire ad aumentare la partecipazione delle donne a posizioni manageriali nel nostro sistema produttivo; sostenere lo sviluppo di imprese femminili che puntino ai mercati internazionali e presentino progetti caratterizzati da elementi innovativi in chiave digitale e green;

   Sace opera anche nel comparto dei combustibili fossili – il presidente è anche membro del CdA di Eni – e potrebbe garantire un finanziamento di ben 500 milioni di dollari a una delle società più controverse dell'America Latina, Petroperù. Denaro destinato alla realizzazione del progetto di ammodernamento della raffineria di Talara, che Petroperù definisce un'opera green, ma che in realtà avrà pesanti impatti ambientali e soprattutto servirà per processare il petrolio proveniente da quattro blocchi a largo della costa settentrionale e in piena Amazzonia;

   Petroperù ha ripreso le attività di estrazione, dopo essersi dedicata negli ultimi anni principalmente alla raffinazione e al trasporto del greggio tramite le sue infrastrutture;

   per evitare l'ennesimo regalo al settore estrattivo, l'organizzazione internazionale Amazon Watch – supportata da ReCommon – e le comunità locali e indigene Peruvian Federation of the Achuar Nationality (FENAP), l'Autonomous Territorial Government of the Wampis Nation (GTANW) e l'Organizzazione dei pescatori di Cabo Bianco hanno scritto a Sace, chiedendo che il supporto finanziario non sia concesso in alcun modo perché avrebbe pesanti impatti sui territori abitati per l'appunto dalle comunità già menzionate;

   dei quattro blocchi da cui dovrebbe provenire il greggio per la raffineria, solo quello offshore è operativo, con una produzione però molto marginale: 480 barili al giorno;

   tuttavia Petroperù intende sviluppare altri sei blocchi a largo della costa, così da incrementare la produzione e giustificare un progetto, la raffineria di Talara, che ha il costo esorbitante di 5,3 miliardi di dollari;

   Petroperù ha una lunga storia di pesanti violazioni dei diritti delle popolazioni indigene, le sue attività sono state spesso segnate da gravi episodi di corruzione, e da un bilancio perennemente «in affanno»;

   la società statale ha appena cambiato cinque presidenti nel corso di un anno, testimonianza che è contraddistinta da una fortissima instabilità, un motivo in più affinché Sace eviti il coinvolgimento in un progetto ad altissimo rischio socio-ambientale, che oltre a pesare sulle tasche degli italiani, è in netta contraddizione con gli impegni presi dall'Italia per la lotta alla crisi climatica;

   Sace non è nuova a «corposi aiuti» all'industria fossile: fra il 2016 e il 2022 ha concesso la ragguardevole cifra di 15,1 miliardi di euro di garanzie a progetti di petrolio e gas, tutto ciò in violazione della Dichiarazione di Glasgow, sottoscritta dall'Italia, sulle foreste e sull'uso del suolo;

   il 20 marzo 2023 l'Ipcc ha pubblicato la sintesi del suo sesto rapporto sulla crisi climatica, dove l'Italia viene indicata tra i Paesi più vulnerabili alle conseguenze degli sconvolgimenti climatici. Durante la conferenza sul clima di Glasgow (Cop26), 34 Paesi, tra cui l'Italia, e 5 istituzioni finanziarie pubbliche hanno firmato un accordo che li impegna a terminare gli investimenti pubblici internazionali nei combustibili fossili entro la fine del 2023;

   le strategie fin qui adottate dall'Italia continuano però a confermarsi tra le meno coerenti e rispettose degli impegni presi alla Cop26: il sistema Italia continua a basarsi sul triangolo tra finanza privata, industria fossile e finanza pubblica. Il Governo italiano e la Sace, come si legge in un documento pubblicato dall'associazione ReCommon, si rimangiano di fatto gli impegni presi alla Cop26, continuando a finanziare progetti di carbone, petrolio e gas all'estero almeno fino al 2028;

   Sace si colloca al primo posto in Europa tra i finanziatori pubblici dell'industria fossili, tra il 2016 e il 2021, ha emesso garanzie per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro;

   in questo un ruolo importante in Sace lo esercita Filippo Giansante, visto che è anche membro del CdA dell'Eni e il 31 marzo 2023 la sottosegretaria di Stato per l'economia e le finanze – l'onorevole Lucia Albano – in risposta ad una interpellanza urgente n. 2-114, del gruppo AVS, ha del tutto evaso di rispondere sul palese conflitto di interessi del Giansante tra la carica di presidente del CdA di Sace e membro del CdA di Eni, visto che chi deve dare le garanzie economiche è anche il soggetto che poi le deve ricevere;

   inoltre, l'intervento della rappresentante del Governo ha sostanzialmente confermato che l'Italia non sta rispettando gli impegni che ha sottoscritto a Glasgow alla Cop26, ovvero terminare di finanziare, con investimenti pubblici, anche internazionali, i combustibili fossili entro il 2023. Tutti i progetti che Sace sta finanziando, infatti, vanno ben oltre;

   a questo punto, si confermano le profonde preoccupazioni degli interpellanti, ovvero che c'è un altro organismo che decide la politica energetica dell'Italia bypassando le indicazioni del Governo e del Parlamento –:

   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda adottare al fine di risolvere il palese conflitto di interesse tra la carica di presidente di Sace e di membro del CdA di Eni, a cui Sace dà garanzie assicurative e quindi economiche estremamente importanti, sospendendo nello stesso tempo gli investimenti pubblici e le garanzie Sace, per tutti i progetti legati all'estrazione e al trasporto di combustibili fossili;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché il supporto finanziario non sia concesso in alcun modo ai progetti di Petroperù, evitando così il coinvolgimento del nostro Paese in un progetto ad altissimo rischio socio-ambientale, il cui fallimento certo peserebbe sulle tasche degli italiani, progetto, tra l'altro, in netta contraddizione con gli impegni presi dall'Italia per la lotta alla crisi climatica e con gli impegni presi in sede di Cop26.
(2-00185) «Bonelli, Zanella, Borrelli, Dori, Evi, Zaratti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   RUBANO, PELLA, DE PALMA e SALA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina sulla rivalutazione delle partecipazioni è stata introdotta con la ratio di favorire la circolazione delle partecipazioni societarie a favore di terzi e di anticipare gettito per lo Stato;

   l'articolo 1, commi 107-109, della legge n. 197 del 2022, oltre a riproporre la proroga della rivalutazione (articoli 5 e 7 legge n. 448 del 2001) alla data del 1° gennaio 2023, ne ha ampliato l'ambito oggettivo, estendendolo anche alla rivalutazione di titoli, quote o diritti negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione;

   l'istituto consente di rideterminare, in luogo del costo o valore di acquisto di una partecipazione, il valore di carico della medesima, assoggettandolo ad un'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi (attualmente al 16 per cento);

   il riconoscimento del valore sul quale viene determinata l'imposta sostitutiva ha effetto ai fini della determinazione delle plusvalenze da cessione di partecipazioni realizzate da persone fisiche ex articolo 67 Tuir. A tal fine, l'articolo 5 della legge n. 448 del 2001 stabilisce che l'incremento del costo fiscale delle partecipazioni rivalutate si applica solo in caso di cessione onerosa delle partecipazioni, mentre non assume rilevanza con riferimento ai redditi di capitale derivanti dalla percezione di dividendi o fattispecie analoghe;

   l'articolo 10-bis della legge n. 212 del 2000 (Statuto del contribuente) configura l'abuso del diritto in ambito tributario sulla base di tre presupposti: assenza di sostanza economica delle operazioni effettuate, realizzazione di un vantaggio fiscale indebito e circostanza che il vantaggio sia l'effetto essenziale dell'operazione;

   nel corso degli ultimi anni l'amministrazione finanziaria è intervenuta in numerosi casi ad esaminare l'elusività o meno dell'esercizio dell'opzione per la rivalutazione in un'ottica di valutazione antiabuso, quale forma di aggiramento del regime fiscale applicabile in caso di distribuzione di utili societari –:

   se, ai fini dell'esercizio dell'opzione per l'istituto della rivalutazione di partecipazioni societarie, l'articolo 10-bis della legge n. 212 del 2000 si possa interpretare nel senso che non si configuri abuso del diritto nel caso di rideterminazione del valore di acquisto di partecipazioni societarie, detenute in società nel cui bilancio figurino utili di esercizio o riserve di utili portati a nuovo ovvero partecipazioni di controllo in altre società aventi nel proprio bilancio tali utili e riserve, seguita dalla cessione a terzi, qualora la cessione avvenga a favore di soggetti non controllati dal cedente, né a lui collegati o, comunque, il cedente non sia il beneficiario effettivo.
(5-01055)


   GUSMEROLI, CECCHETTI e CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto disposto dall'articolo 3, comma 3, lettere a) e b), decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998, il visto di conformità può essere rilasciato dai soggetti titolati alla trasmissione dichiarativa che devono trasmettere apposita comunicazione preventiva annuale;

   nello specifico, il predetto visto attesta, in base alla documentazione prodotta dal contribuente, la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta; si tratta, quindi, di un'attività di controllo formale di tipo documentale, che non entra nello specifico dei contenuti tecnici;

   la comunicazione preventiva, quindi, può essere consegnata a mano, ovvero inviata mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure inviata tramite Pec, dai soli soggetti titolati all'opposizione del visto, che ne sono quindi responsabili;

   tuttavia, talvolta capita che, pur in presenza dei requisiti, ma in assenza della comunicazione preventiva, i contribuenti, per i quali si è proceduto all'apposizione del visto, ricevano comunicazione di nullità e contestuale irrogazione di sanzioni ed interessi per l'utilizzo indebito dei crediti vistati senza autorizzazione;

   le violazioni, di carattere meramente formale, sono quindi contestate, con le relative sanzioni, dalla direzione regionale dell'Agenzia delle entrate competente al contribuente, nonché al professionista che era titolato all'adempimento della pratica;

   ne consegue, inoltre, che secondo quanto disposto anche dall'articolo 13 del decreto legislativo del 18 dicembre 1997, n. 471, nel caso in cui sia avvenuto l'utilizzo di un'eccedenza o di un credito d'imposta esistenti in misura superiore a quella spettante o in violazione delle modalità di utilizzo previste dalle leggi vigenti, si commina salva l'applicazione di disposizioni speciali, la sanzione pari al trenta per cento del credito utilizzato;

   non da ultimo, l'Agenzia delle entrate, con provvedimento del 30 gennaio 2023, prot. n. 0027629, ha chiarito che possono essere regolarizzate, per ciascun periodo d'imposta, le irregolarità, le infrazioni e le inosservanze di obblighi o adempimenti di natura formale –:

   se non ritenga che quanto esposto in premessa, con specifico riguardo alla comunicazione preventiva e agli errori formali per le violazioni collegate al visto di conformità, ovvero del visto omesso o irregolare, possa rientrare nella regolarizzazione delle violazioni formali.
(5-01056)


   CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 115 a 120, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha introdotto un regime fiscale agevolato di carattere temporaneo, per consentire l'assegnazione e la cessione agevolata ai soci di taluni beni immobili e beni mobili iscritti in pubblici registri, nonché per la trasformazione in società semplici delle società che hanno per oggetto esclusivo o principale la gestione dei predetti beni;

   oggetto della suesposta assegnazione, sono i beni immobili diversi da quelli strumentali per destinazione, (ovvero diversi da quelli utilizzati esclusivamente per l'esercizio dell'attività d'impresa e quindi immobili strumentali per natura se non direttamente utilizzati dall'impresa e i cosiddetti beni merci, ovvero quelli alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività dell'impresa) e quelli mobili iscritti in pubblici registri, non utilizzati come beni strumentali nell'attività propria dell'impresa:

    la legge di bilancio per il 2023, all'articolo 1, commi 100-105, ha riproposto tale possibilità entro il termine del 30 settembre 2023, prevedendo un'imposta sostitutiva delle imposte dirette e dell'Irap pari all'8 per cento, ovvero al 10,5 per cento per le società considerate non operative o in perdita sistematica, in almeno due dei tre periodi di imposta precedenti a quello in corso al momento dell'assegnazione;

   per i beni immobili ammissibili al beneficio, oltre al costo delle imposte sostitutive, si rendono dovute le imposte dirette IVA e di registro, oltre alle imposte ipotecarie e catastale, nei confronti delle quali si applicano le aliquote dell'imposta proporzionale di registro, in misura fissa;

   gli interroganti evidenziano come le circolari n. 26/E/2016 e 37/E/2016 l'Agenzia delle entrata intervenuta, fornendo importanti indicazioni, anche ai fini del trattamento IVA, dell'assegnazione o cessione agevolata ai soci;

   come evidenziato anche dal quotidiano Il Sole 24 Ore del 3 luglio 2023, gli interroganti rilevano tuttavia che, nonostante i chiarimenti espressi, permangono alcune perplessità in relazione alle assegnazioni per gli immobili acquistati in esenzione ai fini IVA –:

   se le disposizioni indicate in premessa siano fattispecie equiparabili a quelle dell'acquisto da soggetti privati e, in caso di assegnazioni o cessioni fra soggetti con rapporti di controllo o collegamento e applicazione del pro rata di detraibilità, se, la base imponibile sia da determinarsi sul valore normale o si ritenga applicabile la previsione agevolativa.
(5-01057)


   FENU, LOVECCHIO, ALIFANO e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come è emerso anche dalla relazione della Corte dei conti, la spesa sostenuta nel triennio 2020-2022, relativa a 107 delle 285 misure del PNRR (tra cui 2 riforme e 105 investimenti), deriva sostanzialmente dall'attuazione di due importanti strumenti di sostegno agli investimenti: i crediti d'imposta del piano transizione 4.0 e gli incentivi superbonus, ecobonus e sismabonus;

   escludendo tali misure, lo stato di attuazione del Piano non supera il 6 per cento;

   al di là del dato statistico, seppure allarmante, appare evidente come la quasi totalità delle risorse effettivamente fruite derivino da misure che operano in via automatica e che sono state oggetto di profondo rafforzamento negli anni 2020 e 2021, sia con l'estensione generalizzata dello strumento del credito d'imposta e della cessione del credito sia con il significativo incremento delle percentuali di beneficio riconosciute sulla spesa per investimenti;

   il successo delle misure conferma l'efficacia degli strumenti di sostegno caratterizzati da processi di selezione automatici e accessibili, in grado di mettere le imprese e, in generale, i destinatari dell'incentivo nella condizione ottimale per fruire dell'incentivo, evitando la complessità e le lungaggini dei bandi;

   l'attuazione del PNRR e il rischio di ritardi nell'esecuzione hanno posto nuovamente l'attenzione sulla capacità di spesa della pubblica amministrazione e sulle criticità nella gestione di progetti che richiedono processi di selezione e valutazione ex ante;

   da fonti di stampa (la Repubblica, «Dal PNRR 4 miliardi per le imprese green», del 3 luglio 2023, a firma Giuseppe Colombo) si apprende dell'intenzione del Governo di voler rafforzare il ricorso agli strumenti automatici e, in particolare, di dirottare 4 miliardi del Piano su crediti d'imposta per investimenti green;

   in precedenza, durante l'audizione del 30 maggio 2023 al Senato sul disegno di legge delega di iniziativa governativa in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese, l'Agenzia delle entrate ha tuttavia riferito che «sarebbe, in ogni caso, auspicabile limitare il ricorso a forme “automatiche” di agevolazione, come, ad esempio, i crediti d'imposta fruibili dalle imprese senza la presentazione di un'istanza preventiva (...)» –:

   in considerazione di quanto riportato dall'articolo in premessa e della posizione espressa dall'Agenzia delle entrate, come valuti il potenziamento della leva fiscale e in particolare il ricorso agli strumenti automatici di incentivo come i crediti d'imposta.
(5-01058)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022 della Corte dei conti, negli ultimi ventidue anni si è registrata una inesorabile caduta del tasso annuo di riscossione a mezzo ruoli dei carichi affidati, passato dal 33,8 per cento dell'anno 2000 a poco più del 2 per cento del 2022, senza che nessun intervento di carattere legislativo o tecnico abbia potuto rallentare o invertire questa drammatica tendenza;

   scorrendo i dati riportati dalla relazione dei magistrati contabili, si evince che il volume complessivo delle riscossioni a mezzo ruoli nel suddetto ventennio sia stato pari a 170 miliardi di euro, a fronte di un carico netto di 1.263,7 miliardi e un indice di riscossione medio del 13,5 per cento;

   sono numeri che parlano di un'amministrazione finanziaria in affanno. Il crollo del riscosso sull'affidato è infatti il sintomo di un malessere profondo del sistema della riscossione, al quale sarebbe urgente porre rimedio poiché alimenta il «magazzino della riscossione» costituito, in massima parte, da crediti fiscali divenuti inesigibili;

   i diversi provvedimenti normativi di emersione spontanea dei redditi prodotti all'estero hanno prodotto, nel solo triennio 2016-2018, la presentazione di oltre 4 milioni di istanze per 53,8 miliardi di euro di introito previsto, di cui 33,6 miliardi di euro per omesso versamento;

   con altri provvedimenti è stata prevista, a decorrere dal 2016, la definizione agevolata dei carichi affidati dall'anno 2000 all'agente della riscossione (cosiddetta rottamazione), che consente l'estinzione del debito attraverso il pagamento di capitale e interessi nonché dell'aggio proporzionalmente dovuto su tali somme da pagare e delle spese dovute all'agente della riscossione per le procedure esecutive e per la notifica degli atti di riscossione;

   il Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, ha ribadito la necessità di abbandonare il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), forma di definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo, che, oltre a incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di generare ulteriori iniquità del sistema. Inoltre, il ricorso ai condoni rischia di sollecitare aspettative di ulteriori condoni futuri, resi necessari proprio dalle medesime difficoltà finanziarie –:

   se non ritenga doveroso arginare il fenomeno riportato in premessa che, oltre a minare alla radice la credibilità del sistema, sottrae alle imposte il loro significato di strumento democratico di finanziamento della cosa pubblica.
(5-01059)


   MEROLA e CURTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sulla base delle disposizioni contenute nell'articolo 1, commi 231 e seguenti della legge 29 dicembre 2022, n. 197, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025», i singoli carichi affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022, possono essere estinti attraverso la definizione agevolata (cosiddetta «rottamazione-quater»), versando esclusivamente la somma dovuta a titolo di capitale e spese esecutive, al netto di sanzioni, interessi, compensi di riscossione;

   il Ministero dell'economia e delle finanze, con il comunicato n. 68 del 21 aprile 2023, ha annunciato che il termine per la presentazione della domanda di adesione alla definizione agevolata, inizialmente fissato dalla legge n. 197 del 2022 al 30 aprile 2023, è stato differito al 30 giugno 2023;

   il decreto ministeriale 1° settembre 2016 aveva disposto la sospensione dei termini dei versamenti e degli adempimenti tributari, inclusi quelli derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, nonché dagli atti di accertamento esecutivi, scadenti nel periodo compreso tra il 24 agosto 2016 ed il 16 dicembre 2016, termine quest'ultimo successivamente prorogato, a favore dei contribuenti colpiti dagli eccezionali eventi sismici del giorno 24 agosto 2016, verificatisi nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria;

   con il venir meno di tale sospensione, è stato riavviato l'affidamento alla riscossione dei carichi gravanti sui contribuenti dei predetti territori. L'emissione delle relative notifiche, tuttavia, si è concentrata in massima parte nel periodo successivo al 30 giugno 2022 ed è tutt'ora in corso. Ciò comporta, di fatto, l'impossibilità per i soggetti destinatari di poter usufruire della definizione agevolata («rottamazione-quater») per regolarizzare il pagamento;

   tale situazione crea una grave e penalizzante disparità a danno dei cittadini e delle imprese delle aree del sisma, anche in considerazione del fatto che, per effetto della sospensione, i carichi accumulati negli anni richiedono oggi il pagamento di somme impegnative –:

   quali iniziative urgenti intenda porre in atto al fine di consentire ai contribuenti dei territori del sisma di usufruire della definizione agevolata, prevista dell'articolo 1, commi 231 e seguenti, della legge 29 dicembre 2022 n. 197.
(5-01060)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   secondo il XIX rapporto Antigone, nonostante il tasso di affollamento ufficiale medio delle carceri sia del 110,6 per cento, considerando i posti conteggiati e non disponibili, l'affollamento reale è del 119 per cento;

   la «Commissione per l'architettura penitenziaria», costituita presso il gabinetto del Ministro della giustizia, con decreto ministeriale del 12 gennaio 2022, ha redatto il documento «Il Carcere della costituzione», recante linee guida progettuali per interventi edificatori di istituti di prevenzione e pena;

   in più di un'occasione lo stesso Ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha proposto di ristrutturare edifici esistenti, «come caserme dismesse, che hanno una struttura compatibile, per dedicarle ai detenuti di minore gravità in base ai reati commessi»;

   nella «Relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria» (anni 2020 e 2021) trasmessa alla presidenza della Camera dei deputati in data 25 maggio 2022 dalla allora Ministra della giustizia Marta Cartabia, si dava conto delle attività relative al piano straordinario di riconversione di immobili militari demaniali dismessi in istituti penitenziari, avviato a seguito del primo protocollo d'intesa firmato nel giugno 2019 dai Ministri della difesa e della giustizia con l'Agenzia del demanio. Nello specifico, per quanto concerne la caserma «Battisti» di Napoli (200 posti) si riferiva essere in corso la procedura di restituzione al demanio, e per la caserma «Bixio» di Casale Monferrato (400 posti) si era in attesa del nullaosta da parte del gabinetto del Ministro della giustizia per poter procedere alla restituzione al demanio (richiesto con nota DAP prot. n. 395897.U 26.10.2021) –:

   quali iniziative si stiano mettendo in atto per porre rimedio al sovraffollamento delle carceri in funzione;

   se nel piano di costruzione, ristrutturazione e adeguamento degli edifici si intendano seguire le linee guida del documento «Il carcere in Costituzione»;

   quale sia lo stato di avanzamento della riconversione degli immobili militari, con particolare riguardo alle caserme «Bixio» di Monferrato e «Battisti» di Napoli.
(4-01270)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, BENZONI, FARAONE, PASTORELLA, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha appena inviato a Governo e Parlamento la segnalazione con gli interventi urgenti da includere nella legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023 – prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – mentre il disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2022, varato dal Consiglio dei ministri due mesi e mezzo fa, non è ancora approdato in Parlamento;

   stessa sorte ha avuto il disegno di legge Made in Italy, varato oltre un mese fa; si attendono inoltre diversi provvedimenti, a partire dal riordino della rete dei carburanti, un «Chips act» sulla microelettronica, un disegno di legge sui crediti deteriorati e un decreto sugli asset strategici, che dovrebbe prevedere incentivi per il settore delle telecomunicazioni e il riordino della normativa sulle concessioni idroelettriche, nonché misure sui livelli di sicurezza degli impianti di videosorveglianza in siti di livello critico;

   la Commissione europea, infine, attende entro il 31 dicembre 2023 che l'Italia mantenga l'impegno formale assunto in ambito di Piano nazionale di ripresa e resilienza sulle concessioni balneari;

   a quanto si apprende dal comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 20 aprile 2023, il disegno di legge per il mercato e la concorrenza 2022 si limita a prevedere disposizioni in materia di energia elettrica, gas e teleriscaldamento, norme in materia di concessioni di posteggio per il commercio al dettaglio su aree pubbliche e disposizioni in materia di poteri dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato su operazioni di concentrazione di imprese e in ambito digitale;

   la lista di richieste dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato per il 2023 è molto più ampia: messa a gara del servizio postale universale e abolizione del regime di agevolazione Iva per Poste italiane; maggiore concorrenza nel settore delle concessioni autostradali; messa a gara delle concessioni delle acque minerali; abrogazione di vincoli per il commercio al dettaglio; elettromagnetismo e regolazione delle «offerte mirate» per gli operatori di telefonia mobile; misura in materia di responsabilità civile auto; pubblicità nel settore delle professioni sanitarie; interventi limitativi sulle competenze delle camere di commercio su prezzi e tariffe;

   anche le imprese richiedono una serie di interventi; nel corso dell'assemblea di Assolombarda di lunedì 3 luglio 2023 si è parlato, tra l'altro, della necessità di svincolare gli investimenti strategici per il Paese, di un taglio strutturale del cuneo fiscale e fiscalità di vantaggio per i giovani, della ricerca di soluzioni al problema dell'approvvigionamento energetico e alla ricerca delle materie prime –:

   quali siano i tempi previsti per ciascuno dei provvedimenti citati in premessa, a partire dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, approvata dal Consiglio dei ministri il 20 aprile 2023.
(3-00510)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Piaggio Aerospace s.p.a., azienda aeronautica strategica italiana, composta dai due asset Piaggio Aero Industries s.p.a. e Piaggio Aviation s.p.a., è una società in amministrazione straordinaria da più di quattro anni;

   le prime due procedure di gara per la vendita della società citata non hanno condotto al risultato auspicato della cessione;

   conseguentemente, la stessa è stata oggetto di un terzo bando di gara con la riapertura dei termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse, il cui primo termine del 12 giugno 2023 è stato prorogato al 19 giugno 2023;

   alla scadenza del suddetto termine, sono finalmente pervenute diverse manifestazioni di interesse funzionali all'acquisizione;

   in considerazione del fatto che la procedura è ancora in via di definizione, è necessario monitorare le attività di cessione per risolvere in tempi celeri una condizione industriale e occupazionale problematica che procede da anni, per un'impresa che è di vitale interesse per il territorio coinvolto;

   risulta fondamentale garantire la continuità produttiva degli stabilimenti Piaggio Aerospace s.p.a. e tutelare i livelli occupazionali dell'azienda, anche alla luce del settore di primaria rilevanza strategica per lo sviluppo economico e tecnologico del territorio;

   il 28 giugno 2023 è stata svolta in Commissione attività produttive, commercio e turismo un'interrogazione a risposta immediata in commissione, a firma dell'onorevole Cavo, e sono stati forniti alcuni primi elementi in merito alla procedura in oggetto, di cui è importante raccogliere gli ulteriori sviluppi odierni –:

   quale sia lo stato del dossier e quali le iniziative, per quanto di competenza, per garantire lo sviluppo industriale e occupazionale di Piaggio Aerospace s.p.a.
(3-00511)


   BATTILOCCHIO, D'ATTIS, BARELLI, MARROCCO, CAROPPO, DALLA CHIESA, DE PALMA e GATTA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24-bis del decreto-legge n. 50 del 2022 dispone la convocazione presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, di un comitato di coordinamento finalizzato ad individuare soluzioni per il rilancio delle attività imprenditoriali, la salvaguardia dei livelli occupazionali e il sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale delle aree industriali di Brindisi e Civitavecchia, con la partecipazione delle istituzioni locali, delle parti sociali e degli operatori economici, nonché di rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la finalità è quella di accelerare la produzione di energia elettrica alimentata da fonti rinnovabili connessa al progetto di risanamento e di riconversione delle centrali a carbone di Cerano a Brindisi e di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia, nell'ambito degli obiettivi in materia di transizione ecologica ed energetica previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e nell'ambito degli Importanti progetti di comune interesse europeo (Ipcei) per la transizione ecologica del Paese;

   il Fondo Ipcei di cui all'articolo 1, comma 232, della legge di bilancio per il 2020, è dotato di 500 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, incrementati di 200 milioni di euro nel 2023 e di 150 milioni di euro nel 2024. Gli Ipcei fanno parte dei programmi di investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, missione 4, «Istruzione e ricerca», componente C2, «Dalla ricerca all'impresa» (m4c2-11 investimento 2.1), per un ammontare pari a 1,5 miliardi di euro, e contemplano iniziative di collaborazione industriale su larga scala per evitare che il processo di transizione ecologica determini fallimenti sistemici o crisi sociali (comunicazione della Commissione europea 2014/C 188/02);

   sia pure rallentato dal conflitto in Ucraina, prosegue il processo di dismissione delle centrali a carbone italiane. Terna ha ricevuto dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la richiesta di proseguire fino al 30 settembre 2023 il programma di massimizzazione delle centrali. Tuttavia, lo stesso Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha annunciato che l'Italia potrebbe riuscire a spegnere i suoi impianti nel 2024 con un anno di anticipo sulla tabella di marcia fissata nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec);

   gli impatti occupazionali della dismissione delle due centrali riguardano circa 800 addetti diretti, altrettanti indiretti, più l'indotto –:

   quale sia lo stato di attuazione dell'articolo 24-bis del decreto-legge n. 50 del 2022 e se non ritenga opportuno individuare una quota dei fondi Ipcei da destinare al processo di riconversione post carbone delle aree industriali di Brindisi e Civitavecchia.
(3-00512)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, MONTARULI, GARDINI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   al Ministero delle imprese e del made in Italy è affidato, tra le altre cose, il compito di vigilanza su tutte le forme di società cooperative in stato di insolvenza, nonché l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese e, per tale ragione, in passato il Ministero delle imprese e del made in Italy è stato identificato come il «Ministero delle crisi»;

   ciononostante, non vi è mai stata completa trasparenza sui numeri, dal momento che non è stato possibile conoscere quanti tavoli di crisi fossero realmente istituiti presso il Ministero;

   in termini procedurali, il Ministero delle imprese e del made in Italy adotta il provvedimento con cui è disposta la liquidazione coatta amministrativa delle società cooperative, nominando contestualmente il commissario liquidatore tramite una determinata procedura;

   nei casi di cooperativa iscritta all'associazione è proprio quest'ultima ad individuare un numero di soggetti tra cui scegliere il commissario;

   in tale quadro, se è vero che vi sono commissari con molteplici incarichi e che le confederazioni cooperative utilizzano spesso la tecnica di presentare una terna in cui solo uno abbia i requisiti necessari, è altresì vero che nei comitati di sorveglianza vi sono soggetti che da oltre dieci anni ne fanno parte, con alcuni di essi che, peraltro, percepiscono indennità di centinaia di migliaia di euro senza che sia svolta, in realtà, alcuna funzione di sorveglianza;

   anche i commissari liquidatori giudiziali nominati dai tribunali possono percepire milioni di euro l'anno, avendo, di fatto, anch'essi interesse a prolungare l'attività liquidatoria;

   per quello che attiene alle amministrazioni straordinarie, ad avviso degli interroganti la procedura è impostata in modo tale che non risulti, di fatto, nell'interesse dei commissari trovare soluzioni positive, ma, al contrario, talvolta ad essi è più favorevole prolungare l'attività liquidatoria, percependo così retribuzioni anche di milioni di euro –:

   alla luce di quanto esposto in premessa e con l'auspicio di disporre del numero preciso di tavoli di crisi aperti, cosa il Ministro interrogato intenda fare per porre fine a questo sistema di nomine che è maturato nel corso degli anni e che ad avviso degli interroganti appare essere figlio di connivenze.
(3-00513)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   RAVETTO, BORDONALI, CATTOI e FRASSINI. — Al Ministro dell'interno al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, il prossimo 8 luglio 2023 si sarebbe dovuto tenere il Bahja Pool Party, ovvero il «primo evento in acquapark» in Italia riservato esclusivamente alle donne musulmane;

   l'evento, oramai sospeso secondo le ultime notizie, era sponsorizzato dal sito bahja.it e promosso dal 21 maggio su varie piattaforme social, tra cui Instagram, TikTok, e Facebook, assumendo, nonostante si trattasse di un evento privato, una rilevanza nazionale, tale da far notizia per diversi quotidiani;

   su tali piattaforme, oltre a pubblicizzare i costi dei biglietti e dei mezzi di trasporto organizzati da diverse città per raggiungere l'acquapark, si enfatizzava molto l'assoluta riservatezza dell'evento e venivano riportati pochi dettagli, a parte la durata dalle 8 di mattina fino alle 20 di sera;

   specie sulla riservatezza, si sottolineava il divieto di foto e video, nonché il fatto che «non ci sono palazzi alti vicino alla località», ma soprattutto si rimarcava che non ci sarebbero state telecamere di sorveglianza a vigilare sull'evento, perché sarebbero state spente per l'occasione;

   il messaggio pubblicitario puntava molto sulla circostanza che tale evento era riservato alle sole donne musulmane che, come prometteva la pubblicità, «quindi, in generale, potranno stare senza hijab» in piscina e con slogan del tipo «libera di divertirti» e una «giornata di sole libere dagli sguardi indiscreti»;

   l'assenza di qualsiasi strumento di vigilanza non può che destare forte preoccupazione visto che la struttura è dotata di quattro piscine e oltre duemila metri quadrati di parco e stante il fatto che l'evento è aperto anche ai minori (con ingresso ridotto a 15 euro per le bambine fino a 9 anni e gratuito per le più piccole), senza peraltro che vi sia alcuna idea del numero di persone che parteciperanno;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la giornata doveva essere riservata anche alle bambine musulmane, con il rischio di trasmettere alle stesse, anche attraverso un'occasione di svago, un messaggio di segregazione e di sottomissione a regole diverse rispetto a quelle dei propri coetanei;

   per l'interrogante tali iniziative e messaggi contrastano pienamente con le politiche di integrazione delle donne musulmane nella nostra società, col rischio di poter configurare, invece, un pericolosissimo processo discriminatorio, di emarginazione ed esclusione sociale attuato ai danni delle donne e delle battaglie di civiltà che con coraggio e forza le stesse donne mussulmane stanno portando avanti per far valere la propria libertà e i propri diritti –:

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, rispetto a scenari come quello segnalato in premessa, sotto il profilo del rispetto delle norme in vigore in tema di sicurezza e dei percorsi di integrazione e tutela dei diritti delle donne musulmane.
(3-00505)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12, comma 1-sexies del decreto-legge 16 giugno 2022, n. 68, ha autorizzato l'assunzione di 700 unità di personale da inquadrare nell'area III, posizione economica F1, di cui 400 unità per il Ministero dell'interno, e in particolare delle prefetture-uffici territoriali del Governo, e 300 unità per le esigenze del Dipartimento della ragioneria generale dello Stato-ragionerie territoriali dello Stato, con il compito di garantire il supporto alle amministrazioni locali titolari di interventi del PNRR per il monitoraggio, controllo e rendicontazione dei finanziamenti;

   il Ministero dell'interno e il Ministero dell'economia e delle finanze hanno definito l'attività di collaborazione destinata alle finalità di cui sopra, anche attraverso la costituzione di presidi territoriali unitari tra le prefetture-uffici territoriali del Governo e le ragionerie territoriali dello Stato con un protocollo d'intesa sottoscritto il 20 ottobre 2022, in applicazione del quale hanno assunto servizio nelle prefetture i funzionari amministrativi destinati ad operare nel contesto delle attività demandate ai presidi territoriali unitari;

   i funzionari assegnati hanno però spesso rinunciato lasciando scoperte molte prefetture su tutto il territorio nazionale;

   nelle more del reclutamento pare che il Ministero dell'interno abbia previsto che, in caso di necessità, nelle sedi ove non abbia assunto servizio alcun funzionario destinato alle attività del PNRR, possano essere impiegati, compatibilmente con gli altri compiti assegnati, anche funzionari incardinati nell'ufficio di gabinetto, nell'area seconda o nei servizi di contabilità e gestione economico-finanziaria, demandando, altresì, al personale specificatamente addetto al relativo ufficio competente gli eventuali accertamenti antimafia da svolgere, e che i prefetti stiano costituendo i presidi territoriali unitari con personale già in servizio, il che, considerate le gravi e annose carenze di organico delle prefetture, sta determinando un ulteriore, pesante aggravio di lavoro;

   il personale del Ministero dell'economia e finanze ha ottenuto una maggiorazione dell'indennità di amministrazione, una vera e propria «indennità PNRR» corrisposta, a prescindere dall'assunzione o meno delle 300 unità di cui in premessa, al personale del Mef e delle ragionerie territoriali dello Stato che opera nei presidi territoriali unitari, insieme al personale delle prefetture –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno fare luce sulle procedure esposte, nonché prevedere un analogo intervento nei confronti del personale dell'amministrazione civile del Ministero dell'interno che, oltre a svolgere delicate e imprescindibili funzioni nell'ambito dell'ordine e della sicurezza pubblica, della protezione e della difesa civile, dell'immigrazione, dei rapporti tra lo Stato e le autonomie locali, è chiamata ora a delicate funzioni di supporto, controllo, monitoraggio dei finanziamenti del PNRR.
(4-01271)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NISINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il fondo nuove competenze (Fnc) è un fondo pubblico cofinanziato dal fondo sociale europeo (Fse) nato per contrastare gli effetti economici ed occupazionali connessi all'emergenza epidemiologica da COVID-19 e consente alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori destinando parte dell'orario alla formazione;

   come segnalato anche da Federterme in una nota inviata ai Ministri interrogati, l'imprevedibilità dell'andamento della domanda, connessa alla stagionalità, ha reso sempre più necessarie forme flessibili di contrattualizzazione della forza lavoro, sia nel settore termale che in quello turistico;

   per tali motivi si ritiene opportuno modificare le procedure di accesso e di funzionamento del Fnc per i settori turistico e termale, prevedendo che la formazione sia legata alla figura professionale e non già ad uno specifico codice fiscale;

   la regolamentazione del fondo, infatti, dovrebbe tener conto, con specifico riguardo al settore termale e turistico, della necessità di assicurare continuità nella formazione aziendale anche dinanzi all'elevato turnover caratteristico di tali settori; in tale ottica sarebbe quindi opportuno prevedere, in caso di cessazione di un rapporto di lavoro, che le risorse rimangano nelle disponibilità dell'azienda per essere destinate alla formazione del neo-assunto in sostituzione del personale cessato –:

   se i Ministri interrogati condividano quanto esposto in premessa e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano adottare in merito.
(5-01051)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  La interrogazione a risposta scritta Barbagallo n. 4-01258, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marino.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Aiello n. 1-00052, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 44 del 27 gennaio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    a quasi tre anni dall'inizio della pandemia, lo scenario economico è in continua evoluzione. Come ricordato nell'ultima edizione del rapporto annuale di Istat, il Paese è attraversato da elementi di vulnerabilità che si sono ampliati durante la pandemia – benché le misure di policy adottate siano state importanti – e rischiano di aggravarsi ulteriormente con l'accelerazione dell'inflazione, che ha indotto una nuova e altrettanto significativa risposta di politica economica;

    l'inflazione in Italia segna +11,6 per cento a dicembre 2022, stando ai dati definitivi sull'indice nazionale dei prezzi al consumo diffusi dall'Istat a dicembre 2022. Il dato su base annua registra un lieve calo rispetto al +11,8 per cento del mese precedente, mentre è in aumento dello 0,3 per cento su base mensile. In media, l'inflazione italiana nel 2022 è cresciuta del +8,1 per cento, un aumento significativo se confrontato con il +1,9 per cento registrato nel 2021. Si tratta della crescita media annua più alta degli ultimi 37 anni: bisogna infatti risalire al 1985, quando si toccò il 9,2 per cento, per trovare un aumento del dato inflazionistico più ampio di quello osservato nell'anno appena concluso;

    come rivelato dall'Istat, questo rialzo è dovuto principalmente a causa dell'andamento dei prezzi dei beni energetici (+50,9 per cento in media d'anno nel 2022, a fronte del +14,1 per cento del 2021). Al netto di questi beni, nell'anno che si chiude la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1 per cento (da +0,8 per cento del 2021); in base alle stime, l'inflazione acquisita per il 2023 è pari al 5,1 per cento, molto più alta di quella osservata per il 2022, quando fu pari a +1,8 per cento;

    sebbene nello scenario internazionale di fine anno si sia registrata una decelerazione delle spinte inflazionistiche innescata dall'orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali Paesi europei e dalla moderazione dei prezzi dei prodotti energetici, l'inflazione in Italia al +8,1 per cento ha significato un aumento del costo della vita nel 2022 pari a 2.219 euro per una famiglia media, di cui oltre 500 euro solo sul carrello della spesa, ha spiegato di recente l'Unione nazionale consumatori;

    nel terzo trimestre 2022, sempre stando ai dati Istat più recenti, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto ai tre mesi precedenti nonostante l'aumento del livello dei prezzi, mentre i consumi finali delle famiglie sono aumentati del 4,1 per cento, sostenuti anche dal ricorso delle famiglie ai risparmi accumulati. La propensione al risparmio è risultata, infatti, in calo di 1,9 punti percentuali rispetto ai tre mesi precedenti, raggiungendo livelli inferiori al periodo prepandemico;

    il «carrello della spesa» di dicembre, che sintetizza i prezzi dei beni alimentari per la cura della casa e della persona, ha segnato una marginale decelerazione (12,6 per cento da 12,7 per cento di novembre). Nello stesso mese, l'inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi è accelerata (+5,8 per cento da 5,6 per cento) confermando la persistenza del fenomeno inflattivo;

    il segnale sull'andamento generale dei prezzi per l'anno in corso proviene dall'inflazione acquisita dell'indice generale che, per il 2023, continua a mostrare una dinamica crescente (+5,1 per cento), dando la misura della diffusione del fenomeno inflattivo tra le diverse tipologie di beni al consumo;

    come risulta dal report Istat pubblicato il 7 dicembre 2022, al 31 dicembre 2021 sono stati spesi 313 miliardi di euro per 23 milioni di prestazioni a favore di oltre 16 milioni di pensionati. Nel 2021 la spesa pensionistica è aumentata di 1,7 punti percentuali rispetto all'anno precedente (nel 2020 la variazione annua è stata di +2,3 punti percentuali) e rappresenta il 17,6 per cento del prodotto interno lordo (era il 18,5 per cento nel 2020 e il 16,7 per cento nel 2019). Dal 2000 al 2018 il rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo non ha mai superato il 17 per cento, l'aumento registrato negli ultimi due anni è il risultato della contrazione del prodotto interno lordo come riflesso della pandemia (tavola 1 in allegato);

    complessivamente, il 59,1 per cento delle singole prestazioni pensionistiche è di importo inferiore ai 1.000 euro lordi mensili. Considerando che il 32,1 per cento dei pensionati riceve più di una prestazione, il reddito pensionistico complessivo – dato dalla somma degli importi delle singole prestazioni – è comunque inferiore a tale soglia per un terzo dei pensionati (32,8 per cento). Nel 2021, il valore mediano dell'importo annuo delle singole prestazioni pensionistiche è di 8.897 euro, vale a dire che la metà delle pensioni prese singolarmente non supera questo importo;

    forti differenze si rilevano con riferimento al genere, al territorio e alla tipologia di prestazione. Le donne sono la maggioranza sia tra i titolari di pensioni (55 per cento) sia tra i beneficiari (52 per cento), ma gli uomini percepiscono il 56 per cento dei redditi pensionistici. In media, l'importo di una pensione di una donna è più basso rispetto a quello riservato agli uomini per lo stesso tipo di pensione (11 mila contro 17 mila) e i redditi mediani percepiti dalle donne sono inferiori del 28 per cento rispetto a quelli degli uomini (14.529 contro 20.106 euro);

    in media, per l'anno 2021, secondo la rilevazione sulle forze di lavoro, i pensionati da lavoro che percepiscono anche un reddito da lavoro sono 444 mila, in deciso aumento rispetto al 2020 (+13,3 per cento). Il gruppo è composto principalmente da uomini (in oltre tre casi su quattro), da residenti nelle regioni settentrionali (in due casi su tre) e da lavoratori non dipendenti (l'86,3 per cento) dei casi);

    nel 2020, il reddito medio netto (esclusi i fitti figurativi) delle famiglie con pensionati è stimato in 33.543 euro (2.795 euro mensili), in lieve riduzione rispetto al 2019 sia in termini nominali (-0,8 per cento) che reali (-0,7 per cento) e, seppur di poco, superiore a quello delle famiglie senza pensionati (2.683 euro mensili) che subiscono una maggiore contrazione nei due anni (-1 per cento e -0,9 per cento rispettivamente in termini nominali e reali). La metà delle famiglie con pensionati ha un reddito netto inferiore ai 26.412 euro (2.201 euro mensili), valore mediano che scende a 22.995 euro nel Mezzogiorno, mentre si attesta intorno a 30.017 euro nel Centro e a 27.869 euro nel Nord;

    le famiglie con pensionati presentano un reddito mediano lievemente più basso rispetto a quello delle famiglie senza pensionati. Tale situazione, però, si inverte se si considera il reddito netto familiare equivalente, cioè includendo l'effetto delle economie di scala e rendendo comparabili i livelli di benessere tra famiglie di diversa composizione. Infatti, il valore mediano in termini equivalenti è pari a 18.885 euro per le famiglie con pensionati contro i 17.025 euro delle restanti famiglie. Il vantaggio comparativo è ulteriormente avvalorato dal rischio di povertà che è pari al 14,6 per cento per le famiglie con pensionati e quindi di 10 punti percentuali e mezzo inferiore a quello delle restanti famiglie. Ciò conferma l'importante ruolo di protezione economico-sociale che i trasferimenti pensionistici rivestono in ambito familiare;

    la presenza di un pensionato all'interno di nuclei familiari «vulnerabili» (genitori soli o famiglie in altra tipologia) riduce sensibilmente l'esposizione al rischio di povertà, rispettivamente dal 31,4 per cento al 15 per cento, e dal 33,9 per cento al 12,7 per cento;

    in conseguenza delle marcate differenze territoriali nei livelli di reddito medio e mediano, le famiglie di pensionati del Sud e delle isole presentano nel 2020 un'incidenza del rischio di povertà due volte superiore a quella delle famiglie residenti al Centro e più che doppia rispetto a quelle del Nord. Nel 2021, l'indice di grave deprivazione materiale (presenza di almeno quattro su nove segnali di deprivazione riferiti all'indicatore Europa 2020) mostra un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente in linea con il quadro socio-economico fotografato dall'indicatore di rischio di povertà (anno 2020): si attenua la situazione di svantaggio delle famiglie senza pensionati rispetto a quelle in cui sono inclusi;

    al fine di contrastare gli effetti negativi delle recenti vieppiù maggiori tensioni inflazionistiche, il Governo ha introdotto misure di revisione del cosiddetto meccanismo di indicizzazione o perequazione delle pensioni, un meccanismo di incremento annuale della rata pensionistica erogata dall'Inps, per adeguare l'importo della prestazione previdenziale all'aumento del costo della vita. L'aumento riconosciuto è basato sull'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e ha l'obiettivo di non rendere i pensionati «più poveri» a causa dall'inflazione;

    a tale riguardo, si noti che, fino a prima della più recente cosiddetta riforma Fornero, la legge 23 dicembre 2000, n. 388, aveva suddiviso – a partire dal 1° gennaio 2001 – la perequazione in tre fasce all'interno del trattamento pensionistico complessivo del regime generale Inps e l'adeguamento veniva concesso in misura piena, cioè al 100 per cento per le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo; scendeva al 90 per cento per le fasce di importo comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo; e ancora calava al 75 per cento per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo; dal 1° gennaio 2012, il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, come noto, ha introdotto un blocco temporaneo, nel biennio 2012-2013, dell'indicizzazione per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo di allora (ossia 1.405,11 euro nel 2011), rivisto poi parzialmente dal decreto-legge 21 maggio 2015, n. 65, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2015, n. 109, per rispondere ai rilievi della sentenza n. 70 del 2015 della Corte costituzionale. In quella sede era stata prevista una rivalutazione parziale anche degli assegni inferiori a sei volte il trattamento minimo, confermando il blocco totale di quelli superiori a tale soglia. La stessa Corte costituzionale, con la successiva sentenza n. 250 del 2017, ha riconosciuto legittimo il decreto-legge n. 65 citato, poiché «ha introdotto una nuova non irragionevole modulazione del meccanismo che sorregge la perequazione»;

    dal 1° gennaio 2014, poi, la legge 27 dicembre 2013, n. 147, ha introdotto un nuovo strumento perequativo che, abbandonando i criteri di progressività, ha optato per una rivalutazione unica applicata direttamente sull'importo complessivo del trattamento pensionistico. Il meccanismo ha previsto altresì indici di perequazione meno favorevoli per i trattamenti superiori a tre volte il trattamento minimo;

    la menzionata disciplina è rimasta in vigore, con limitate modifiche, sino al 31 dicembre 2021, allorché si è tornati ad una rivalutazione per scaglioni d'importo (cioè progressiva), che però, con la legge di bilancio 2023, è già tornata invero a calcolarsi sull'importo complessivo del trattamento per il biennio 2023-2024;

    in particolare, la legge 29 dicembre 2022, n. 197, all'articolo 1, comma 309, reca, per gli anni 2023-2024, una disciplina speciale in materia di indicizzazione dei trattamenti pensionistici (ivi compresi quelli di natura assistenziale), prevedendo, rispetto alla disciplina a regime, una perequazione in termini più restrittivi per i casi in cui il complesso dei trattamenti pensionistici di un soggetto sia superiore a quattro volte il trattamento minimo del regime generale Inps (la perequazione è riconosciuta nella misura del 100 per cento della variazione dell'indice del costo della vita) e confermando, per i casi in cui il valore complessivo sia pari o inferiore al suddetto quadruplo, il relativo criterio vigente a regime (la perequazione è riconosciuta in misura variabile da 85 a 32 punti percentuali);

    il successivo comma 310 prevede, per i trattamenti pensionistici (ivi compresi quelli di natura assistenziale) e in via aggiuntiva rispetto alla summenzionata perequazione automatica, un incremento transitorio – con riferimento esclusivo alle mensilità relative agli anni 2023 e 2024 – per i casi in cui il complesso dei trattamenti pensionistici di un soggetto sia pari o inferiore al trattamento minimo del regime generale Inps. Tale incremento è pari a 1,5 punti percentuali per l'anno 2023 – ovvero a 6,4 punti (in base alla modifica operata in sede di esame del provvedimento citato presso la Camera dei deputati, per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni) – e a 2,7 punti per l'anno 2024, e la seconda percentuale non si somma alla prima; l'incremento per il 2024 si applica, dunque, sulla base di calcolo al netto del primo incremento (fermo restando il previo adeguamento della medesima base in virtù della perequazione automatica);

    nell'ambito della disciplina generale della perequazione, si fa riferimento (in via interpretativa) all'importo del trattamento minimo Inps nell'anno precedente a quello di applicazione della perequazione medesima, e gli incrementi a titolo di perequazione si basano sulla variazione dell'indice del costo della vita, decorrendo dal 1° gennaio dell'anno successivo a quello di riferimento. Più in particolare, la decorrenza dal 1° gennaio dell'anno successivo concerne sia l'incremento riconosciuto in base alla variazione dell'indice del costo della vita relativa all'anno precedente e provvisoriamente accertata, ai sensi dell'articolo 24, comma 5, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, con decreto ministeriale (nel caso più recente, si veda il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 10 novembre 2022), sia l'eventuale conguaglio, relativo alla differenza tra il valore – definitivamente accertato con il suddetto decreto – della variazione dell'indice relativo al penultimo anno precedente e il valore provvisoriamente accertato con il precedente decreto annuo. Tale eventuale conguaglio comprende il ricalcolo, in via retroattiva, dei ratei di pensione decorrenti dal 1° gennaio dell'anno precedente;

    riguardo alla giurisprudenza costituzionale in materia di perequazione, si noti che la Corte costituzionale con la già citata sentenza n. 70 del 2015 ha stabilito che: «L'interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata»;

    la Corte costituzionale ha altresì più volte ammesso la legittimità di interventi legislativi che incidono sull'adeguamento degli importi dei trattamenti pensionistici, a condizione che vengano rispettati limiti di ragionevolezza e proporzionalità: in questa ottica, quindi, non riconoscere la rivalutazione automatica a trattamenti pensionistici superiori di un certo numero di volte il trattamento minimo Inps può tradursi quale misura di bilanciamento tra diritti di prestazione sociale ed equilibrio economico-finanziario;

    che sia necessaria «gradualità nell'attuazione dei valori costituzionali che imponga rilevanti oneri a carico del bilancio statale», come affermato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 260 del 1990, appare un principio da tenere in debito conto soprattutto a seguito della riforma dell'articolo 81 della Costituzione e dell'approvazione della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1, sull'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale;

    in tal senso, il meccanismo di perequazione automatica delle pensioni va valutato alla luce degli orientamenti della giurisprudenza costituzionale secondo i quali se è vero che occorre assicurare una ragionevole corrispondenza tra dinamica delle pensioni e dinamica delle retribuzioni (si confronti Corte costituzionale, sentenze n. 226 del 1993 e n. 42 del 1993), è altrettanto vera l'esclusione di un diritto automatico e totalizzante alla rivalutazione del trattamento pensionistico, soprattutto quando tale diritto possa essere diversamente modulato, per fasce di reddito e limitato temporalmente;

    esemplare in questo senso è la sentenza n. 316 del 2010, secondo la quale «dal principio enunciato nell'articolo 38 della Costituzione non può farsi discendere, come conseguenza costituzionalmente necessitata, quella dell'adeguamento con cadenza annuale di tutti i trattamenti pensionistici. E ciò, soprattutto ove si consideri che le pensioni incise dalla norma impugnata, per il loro importo piuttosto elevato presentano margini di resistenza all'erosione determinata dal fenomeno inflattivo. L'esigenza di una rivalutazione sistematica del correlativo valore monetario è, dunque, per esse meno pressante di quanto non sia per quelle di più basso importo»;

    similmente, la sentenza della Corte costituzionale n. 234 del 2020, facendo riferimento anche a precedenti sentenze della stessa Corte di costituzionale, ha rilevato che il carattere parziale, per alcuni trattamenti pensionistici, della rivalutazione al costo della vita non costituisce, di per sé, una violazione del principio di adeguatezza dei trattamenti previdenziali (principio di cui all'articolo 38, secondo comma, della Costituzione) e che, nella valutazione del rispetto o meno (da parte di normative che presentino il suddetto effetto) di tale principio, sono fondamentali «la considerazione differenziata dei trattamenti di quiescenza in base al loro importo», nonché la sussistenza di una «motivazione sostenuta da valutazioni della situazione finanziaria basate su dati oggettivi, emergenti, ad esempio, dalle relazioni tecniche di accompagnamento delle misure legislative»;

    stante sin qui premesso, appare molto grave che, recentissimamente, sui cedolini delle pensioni di luglio 2023, la quattordicesima mensilità si sia come tradotta in un aumento delle pensioni minime, almeno nella percezione di chi scorre le voci. Migliaia di pensionati cui è già arrivato il cedolino contenente un'informazione palesemente sbagliata, infatti, sono stati indotti a pensare che il Governo abbia aumentato l'assegno di centinaia di euro;

    in particolare, la «svista» dell'Inps – denunciata dalla Cgil, che ha ricevuto centinaia di segnalazioni da parte dei propri iscritti – è apparsa sui cedolini del mese di luglio 2023, anticipatamente disponibili on line già a fine giugno 2023. Molti pensionati che ricevono il trattamento minimo hanno quindi ricevuto un cedolino che, rispetto a quello dell'anno 2022, riporta la dicitura «aumento pensioni basse 2023» per centinaia di euro e che, invero, come spiegato da una nota richiamata con asterisco nello stesso cedolino, altro non è che la quattordicesima mensilità ex legge 3 agosto 2007, n. 127;

    si noti che tale quattordicesima mensilità, pari ad un importo di 437 euro, è esattamente identica a quello dell'anno precedente ed è valida in virtù di una disposizione normativa vigente a favore dei pensionati, a determinate condizioni di reddito e a partire dai 64 anni, sin dal 2007 e non certo dalla legge di bilancio del Governo Meloni;

    si noti altresì che, poiché la dicitura «aumento delle pensioni basse 2023» è totalmente erronea, la disinformazione di cui sono stati oggetto molti pensionati è tale non solo per il mese di luglio 2023, ma ragionevolmente produttiva di un'aspettativa infondata per un paventato aumento dell'assegno pensionistico di pari a 437 euro anche per i restanti mesi di tutto l'anno 2023;

    l'Inps ha minimizzato l'«errore» e ha dichiarato che correggerà la dicitura,

impegna il Governo:

1) al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche, nel pieno ed effettivo rispetto del principio costituzionale di adeguatezza dei trattamenti previdenziali, e in ogni caso sulla base di un ragionevole bilanciamento dei valori costituzionali:

  a) ad adottare le iniziative di competenza, volte a prevedere che il trattamento minimo del regime generale Inps sia almeno pari a 1.000 euro nella misura netta;

  b) al fine di proseguire nel tentativo di attenuare l'impatto della tassazione attraverso la previsione di una detrazione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) da applicare in misura progressiva, fino a determinate soglie, ai redditi derivanti da pensione, ad adottare le opportune iniziative di carattere normativo volte a riorganizzare e armonizzare le detrazioni per redditi da pensione, estendendo la misura di cui all'articolo 1, comma 2, capoverso lettera b), della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

  c) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, volte alla definizione di un diverso indice per la rivalutazione delle pensioni, maggiormente rappresentativo della struttura dei consumi dei pensionati e volto a proteggere il potere d'acquisto del trattamento previdenziale degli stessi, tenendo conto delle sostanziali differenze che li caratterizzano con riferimento al genere, al territorio e alla tipologia di prestazione;

  d) a definire una revisione del meccanismo di indicizzazione che garantisca nel tempo l'altezza del trattamento pensionistico minimo, alla stregua delle risorse finanziarie attingibili e fatta salva la garanzia irrinunciabile delle esigenze minime di protezione della persona;

  e) a valutare l'opportunità di separazione contabile tra previdenza e assistenza, tra spesa per le pensioni maturate a fronte di contributi versati e spesa di pura assistenza, a tale scopo anche adottando le opportune iniziative di carattere normativo volte alla ricostituzione della commissione tecnica incaricata dello studio sulla classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale per finalità previdenziali e assistenziale, di cui all'articolo 1, comma 475, della legge 27 dicembre 2019, n. 160;

  f) ad adottare con solerzia e tempestività ogni provvedimento opportuno affinché sia chiarito l'errore sui cedolini delle pensioni di luglio 2023 come riportato in premessa e sia esplicitato in modo inequivocabile che l'importo effettivo dell'aumento pensionistico 2023, previsto dal Governo Meloni, corrisponde a circa 8 euro per i pensionati sotto ai 75 anni e a poco più di 30 euro per gli over 75, cui al più si sommano gli arretrati dei primi sei mesi del 2023 liquidati nella pensione di luglio.
(1-00052) (Nuova formulazione) «Aiello, Francesco Silvestri, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Torto, Dell'Olio, Carmina, Donno, Baldino, Fenu».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Pella n. 3-00201 del 22 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Porta n. 5-00741 del 26 aprile 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Gusmeroli n. 5-00823 del 15 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Curti n. 5-00869 del 16 maggio 2023.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Casu n. 5-01040 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 128 del 28 giugno 2023. Alla pagina 3866, seconda colonna, alla riga ventunesima, deve leggersi: «un colloquio su sei aree, rispetto a» e non come stampato.