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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 20 giugno 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i livelli essenziali di assistenza (Lea) sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, sia gratuitamente sia dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), tramite le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale;

    tra i Lea si colloca anche l'erogazione dell'assistenza farmaceutica da parte dello Stato, in un sistema complesso che prevede l'azione coordinata di specifici soggetti, con competenze e responsabilità proprie: sono coinvolti il Ministero della salute, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), le regioni, le Asl, ospedali territoriali, medici, farmacisti e anche le aziende produttrici di farmaci e titolari dei medicinali;

    in particolare, è compito del Ministero della salute definire la strategia complessiva dell'erogazione dell'assistenza farmaceutica, oltre alla definizione delle linee di indirizzo programmatiche dirette all'Aifa e alle regioni e province autonome. Inoltre, compete al Ministero la ripartizione delle spese stanziate dallo Stato per l'acquisto dei farmaci innovativi (così definiti da Aifa);

    essenziali sono i compiti di Aifa che è responsabile, tra l'altro della definizione della rimborsabilità dei medicinali a carico del Ssn, o delle condizioni cliniche e delle indicazioni terapeutiche rispetto alle quali un farmaco viene inserito nei Lea. Inoltre, Aifa deve operare per evitare che vi possano essere differenze territoriali immotivate nella distribuzione delle opportunità di cura del paziente in funzione della regione di residenza;

    le regioni sono responsabili dell'organizzazione dell'assistenza farmaceutica, seguendo le indicazioni di Aifa per quel che riguarda i Lea. Inoltre, è loro compito vigilare sull'attività dei professionisti che concretamente erogano l'assistenza sanitaria. Sono anche responsabili dell'esecuzione di acquisto dei medicinali a carico del Ssn e del rilevamento del consumo dei medicinali nell'ambito del proprio territorio, così consentendo ad Aifa di monitorare la spesa farmaceutica a carico del Ssn;

    i cosiddetti «farmaci di fascia A» sono quelli che comprendono i medicinali essenziali e quelli per le malattie croniche, e sono interamente rimborsati dal Ssn, mentre quelli detti «di fascia C» sono a carico del paziente. La legge di bilancio per il 2022 ha introdotto l'obbligo per l'Aifa di aggiornare ogni anno l'elenco dei farmaci rimborsabili dal Ssn, sulla base del costo e dell'efficacia;

    esistono gravi criticità di sistema, già presenti prima della pandemia, che questa ha evidenziato e accentuato;

    negli anni precedenti il COVID-19, infatti, sia l'Italia che l'Europa hanno sempre delegato ad altri Paesi la produzione e la gestione del settore farmacologico, in maniera da divenire sempre più dipendenti da Paesi terzi che hanno così stabilito il «prezzo», non solo economico ma anche politico della loro «collaborazione», soprattutto nelle fasi di emergenza, come quella che abbiamo vissuto e che, purtroppo, potrà ripresentarsi sotto forma di altre pandemie;

    nel corso del tempo, inoltre, la farmacologia, che rientrava a pieno titolo nel solco del diritto universalistico di accesso alla cura, è stata sottoposta a regole di «mercato», che, ovviamente, contraddicono per loro natura quel diritto universalistico, e rendono sempre di più la cura un privilegio di chi può pagare. A questo si deve aggiungere l'iniqua differenza tra territori rispetto al diritto effettivo alla cura, differenza che rischia con tutta evidenza di essere accentuata ancora di più tramite il processo che dovrebbe portare alla cosiddetta «autonomia differenziata»;

    quel sistema complesso di cui si è detto sopra, ha come caratteristica negativa anche quella di una sempre maggiore frammentarietà normativa, con una mancanza di chiarezza e di coordinamento che va a discapito del diritto di cura di tutti i cittadini, e che, tra l'altro contraddice lo stesso processo europeo in atto;

    il 26 aprile 2023 la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della legislazione farmaceutica della UE, che deve essere modello per un analogo intervento italiano;

    la proposta della Commissione punta a rendere i medicinali più disponibili e a prezzi accessibili, a sostenere l'innovazione e a rafforzare la competitività e l'attrattiva dell'industria farmaceutica dell'UE, promuovendo nel contempo standard ambientali più elevati. Oltre a questa proposta di riforma, la Commissione ha annunciato una raccomandazione del Consiglio per intensificare la lotta contro la resistenza antimicrobic (antibiotici);

    la Commissione europea, tra l'altro, ricorda che «I medicinali autorizzati nell'UE non raggiungono ancora i pazienti abbastanza rapidamente e non sono ugualmente accessibili in tutti gli Stati membri. Vi sono lacune significative nell'affrontare le esigenze mediche insoddisfatte, le malattie rare e la resistenza antimicrobica (AMR). I prezzi elevati per i trattamenti innovativi e la carenza di farmaci rimangono una preoccupazione importante per i pazienti e i sistemi sanitari». Si tratta di temi ineludibili e che devono essere declinati anche a livello nazionale, non attendendo ma coadiuvando l'azione europea;

    al riguardo è certo auspicabile che la riforma europea venga rapidamente recepita nel nostro ordinamento, quando avrà terminato il suo processo di approvazione a livello UE, ma nel frattempo seguendo i principi già esposti dalla Commissione, appare indispensabile una legge nazionale quadro di tutto il settore;

    è anche indispensabile agire in tempi rapidi, a livello nazionale, per implementare una serie di elementi strategici che sono stati per troppo tempo trascurati e che hanno messo sempre più in crisi tutto il nostro sistema sanitario;

    la ricerca è il primo elemento che va preso in considerazione. Negli anni, infatti, sono sempre state ridotte le risorse, ancora una volta demandando ad altri soggetti un lavoro essenziale per la stessa sicurezza dei cittadini e per il diritto universale alla cura;

    lo stesso discorso vale per la produzione dei farmaci – compreso il confezionamento – che non può essere lasciato, come invece da troppo tempo avviene, a realtà extraeuropee;

    la farmacologia non può essere un privilegio nemmeno tra Paesi. I Paesi cosiddetti «ricchi», infatti, hanno il dovere di socializzare i risultati che la loro condizione consente nella ricerca. Non solo per un motivo etico, consentendo a tutti, anche ai Paesi «poveri» di accedere alle cure. Ma anche per un motivo di prevenzione. Il COVID-19 ha mostrato, qualora ce ne fosse stato bisogno, che le epidemie non conoscono e non accettano confini, e che la diffusione di una malattia può essere contrastata solo coinvolgendo tutti i Paesi nella lotta, e, quindi, fornendo a tutti gli strumenti contro l'epidemia;

    la pandemia di COVID-19 ha reso evidente il valore essenziale dei vaccini. È, infatti, del tutto chiaro che la prima fase, quella che è costata un numero enorme di vite e che ha messo sotto scacco il nostro sistema sanitario, avrebbe potuto essere contrastata con maggiore efficienza se si avesse avuto a disposizione un vaccino. Questa consapevolezza va mantenuta, e anzi, rafforzata per contrastare la propaganda dei cosiddetti «no vax», che purtroppo hanno trovato sponde anche politiche. Va estesa la consapevolezza dell'importanza dei vaccini anche a quelle malattie che possono essere evitate, o quantomeno essere rese meno gravi, come, ad esempio, il caso dell'influenza. Una malattia che ancora oggi causa percentuali di morti alte nelle categorie più a rischio e la cui vaccinazione è spesso sottovalutata anche a livello di campagne d'informazione;

    la farmacologia non può, però, essere solo di natura «chimica». È necessario che si prenda coscienza della necessità di stili di vita sani, che hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella stessa cura delle malattie,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza volte a incrementare gli investimenti nella ricerca, anche per evitare che prosegua la «fuga dei cervelli», inserendo i giovani ricercatori in percorsi di valorizzazione e di stabilizzazione in modo da fermare quell'impoverimento intellettuale che danneggia pesantemente il nostro Paese;

   ad adottare iniziative di competenza volte a finanziare la ricerca relativa alle malattie rare, nell'ottica della tutela del diritto del malato, sottraendola ad un inaccettabile rapporto investimento-numero di persone malate, che contrasta radicalmente con il principio indefettibile del diritto universale di cura;

   ad agire, per quanto di competenza, anche in ambito europeo, al fine di mettere in campo azioni che consentano il recupero del terreno perduto nella produzione dei farmaci, in modo da evitare la dipendenza rispetto a Stati extraeuropei;

   a predisporre le iniziative necessarie affinché i farmaci innovativi siano disponibili nel minore tempo possibile alla più ampia platea possibile;

   a predisporre, per quanto di competenza, oltre a una rete distribuzione dei farmaci che raggiunga effettivamente e in tempi rapidi tutti i cittadini, campagne di informazione su stili di vita sani e sul valore della prevenzione;

   a non deflettere in alcun modo dalla valorizzazione dei vaccini, non solo contro il COVID-19, respingendo con fermezza le tesi «no vax», e anzi, sostenendo anche con iniziative pubbliche e campagne pubblicitarie (non solo nei mesi autunnali) la necessità, almeno per le categorie fragili, di ricorrere alla vaccinazione contro l'influenza, sottolineando la pericolosità di questa malattia sin troppo trascurata;

   a garantire, nel rapporto tra pubblico e privato, la missione indiscutibilmente pubblica del settore, favorendo, tramite la leva fiscale e la rete tra produttori, la costituzione di regole chiare e precise che escludano la pura logica di mercato, affermando nel contempo la regia pubblica dell'uso delle risorse;

   ad agire, anche in ambito europeo e internazionale, per favorire la condivisione dei risultati delle ricerche anche con i Paesi «poveri», anche nell'ottica di un'effettiva prevenzione delle epidemie a livello globale;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per pervenire ad una legge quadro per tutto il settore, superando l'attuale frammentazione legislativa che genera confusione e inefficienze a discapito dei cittadini;

   ad adottare concrete iniziative dirette a riconoscere, ai pazienti che soffrono di una malattia individuata come rara anche il diritto all'esenzione dei farmaci di fascia C, degli integratori, dei presidi dermatologici e dei cosmetici, necessari e indispensabili ad alleviare il loro stato di malessere, considerato che tale riconoscimento eviterebbe il protrarsi di un'ingiustificata discriminazione cui gli stessi pazienti sono sottoposti in virtù della regione di residenza, consentendo così di garantire uniformemente su tutto il territorio nazionale l'opportunità di accedere gratuitamente a prestazioni ulteriori rispetto ai livelli essenziali di assistenza;

   a predisporre iniziative volte a rendere disponibili in tempi rapidi i dati epidemiologici anche attraverso report periodici sui ceppi batterici di un determinato ambiente e territorio, in modo da orientare la scelta prescrittiva ai fini dell'appropriatezza, evitando così il rischio che si assumano antibiotici inefficaci per lo specifico caso;

   ad avviare campagne informative, anche con il coinvolgimento degli ordini dei medici, rivolte sia ai cittadini sia al personale sanitario, per promuovere un uso corretto dei farmaci antibiotici nonché protocolli standard per limitare il diffondersi delle infezioni;

   ad adottare iniziative per predisporre gli opportuni investimenti economici per avviare programmi di ricerca volti a favorire la realizzazione di studi sperimentali finalizzati allo studio di nuove molecole ad attività antibatterica, al fine di contrastare il fenomeno delle resistenze batteriche agli antibiotici, nonché per individuare nuove valide alternative terapeutiche a detti medicinali;

   ad adottare iniziative per prevedere l'implementazione dei programmi di formazione dei veterinari e dei medici, con particolare riguardo ai medici di medicina generale, riguardo al miglioramento dell'appropriatezza prescrittiva di farmaci antibiotici e all'individuazione delle terapie più corrette e idonee.
(7-00121) «Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani, Stumpo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BORDONALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 13 giugno il Ministro per lo sport e i giovani ha espresso forti perplessità in merito alla decisione con cui il Tribunale di Reggio Calabria ha approvato il piano di ripianamento dei debiti della Reggina, permettendone l'iscrizione al prossimo campionato di B, dichiarando che «si va in direzione opposta rispetto all'equa competizione»;

   la Reggina 1914 S.r.l., si ricorda, è una società di calcio affiliata alla Figc che milita nel campionato di calcio della Lega Professionisti di serie B; in data 22 novembre 2022 l'Assemblea dei soci ha approvato la nota integrativa al Bilancio precisando che la società si poneva quale obiettivo primario quello della ristrutturazione del debito mediante il ricorso a strumenti di composizione della crisi di impresa;

   conseguentemente, in data 19 dicembre 2022 la società presentava domanda di accesso al giudizio di omologazione degli accordi di ristrutturazione dei debiti alla sezione fallimentare del tribunale di Reggio Calabria;

   la sezione fallimentare del tribunale reggino ha, recentemente, accolto la richiesta della società dichiarando conforme lo stralcio al 95 per cento dei debiti verso l'Erario, consentendo così alla società di abbattere una pendenza di circa 14,5 milioni di euro, considerando tale azione più conveniente rispetto a una liquidazione. La Reggina ora deve saldare le pendenze dell'anno in corso – circa 7-8 milioni di euro – per poi procedere all'iscrizione al prossimo campionato di serie B, da ottemperare entro martedì prossimo (20 giugno);

   indubbiamente la decisione ha penalizzato il Brescia, stante che senza l'approvazione del piano dal tribunale l'iscrizione della Reggina ai prossimo campionato sarebbe stata fortemente a rischio e il suo posto sarebbe andato al club lombardo, appena retrocesso;

   ogni considerazione riguardante rapporti di natura «giuridica» inerenti allo sport non può prescindere da un'analisi preliminare del rapporto esistente tra l'ordinamento sportivo e l'ordinamento statale. O meglio, dalla collocazione della «giurisdizione» dello sport nel contesto di quella statuale. Allo stato attuale sembra pacificamente acquisita la connotazione di giuridicità dell'ordinamento sportivo, quale ordinamento di settore che, sia pur non dotato di sovranità originaria, è caratterizzato da un'ampia sfera di autonomia;

   come osservato anche dal Ministro per lo sport e i giovani, come sopra richiamato, gli organi di giustizia della Figc hanno applicato le norme a difesa dell'equa competizione e infatti hanno sanzionato chi, pur in costanza di una legge che glielo consentiva, non ha provveduto a pagare quanto previsto dalle norme federali;

   a parere dell'interrogante, nella vicenda dinanzi esposta, che appare evidenziare criticità di carattere generale, non sarebbe stato assicurato il rispetto del principio cardine dell'ordinamento sportivo dell'equa competizione –:

   quali iniziative di competenza, di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere al fine di armonizzare la normativa statale e quella sportiva a difesa dell'equilibrio competitivo del sistema calcio.
(4-01181)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, convertito con modificazioni dalla legge 17 novembre 2022, n. 175, recante ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), all'articolo 24 ha disposto misure urgenti per il sostegno alla siderurgia;

   il suddetto articolo 24, al fine di dare attuazione agli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento agli investimenti legati all'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate (M1C2) e all'allocazione delle relative risorse finanziarie pubbliche, individua la società DRI d'Italia s.p.a. quale soggetto attuatore degli interventi per la realizzazione dell'impianto per la produzione del preridotto (direct reduced iron) – con derivazione dell'idrogeno necessario ai fini della produzione esclusivamente da fonti rinnovabili – aggiudicati ai sensi del codice degli appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016) e delle altre vigenti disposizioni di settore;

   per le finalità rappresentate, le medesime disposizioni assegnano al soggetto attuatore 1 miliardo di euro per la realizzazione dell'impianto del preridotto, gestito dalla stessa società DRI d'Italia s.p.a.;

   secondo recenti indiscrezioni di stampa, tale finanziamento potrebbe rientrare nell'alveo dei progetti espunti dal finanziamento a valere sul PNRR nell'ambito del piano di revisione più volte prospettato dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, sebbene mai compiutamente esplicitato;

   in particolare, secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore e poi confermato dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il progetto sull'impianto di produzione del preridotto di ferro rischia di non poter essere completato entro giugno 2026 e il suo finanziamento verrebbe spostato sul fondo di sviluppo e coesione;

   l'interrogante, nel ritenere inaccettabile la decisione del Governo, rileva che tale disimpegno dei fondi PNRR, proprio per il vincolo temporale della loro spesa, potrebbe suggerire l'intenzione dell'Esecutivo di abbandonare il progetto volto alla decarbonizzazione degli stabilimenti siderurgici dell'ex Ilva –:

   se intendano, per quanto di competenza, confermare definitivamente l'intenzione di stralciare il progetto dell'impianto del preridotto negli stabilimenti siderurgici di Taranto, fornendo esaustive spiegazioni in merito a tale decisione;

   se, in tal caso, intendano fornire piene garanzie sulla realizzazione del progetto a valere su altre fonti di finanziamento.
(3-00483)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO e STEFANAZZI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10-ter del decreto-legge 29 marzo 2019 n. 27, convertito con legge 21 maggio 2019, n. 44 ha istituito il «Sistema di anticipazione delle somme dovute agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune», autorizzando l'anticipo del 50 per cento dell'importo dei contributi dovuti alle imprese agricole a titolo di pagamenti diretti (commi 1 e 2) nell'ambito del regime di sostegno configurato dalla politica agricola comune, ai sensi del regolamenti (UE) n. 1307 del 2013;

   a differenza di quanto avvenuto negli scorsi anni, per la campagna 2023 il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste non ha attivato l'anticipazione dei pagamenti della politica agricola comune entro il 31 luglio, mediante un decreto che avrebbe dovuto emanare entro il 30 aprile scorso, lasciando così inutilizzata la liquidità messa a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   nelle scorse annualità, infatti, le imprese agricole hanno ricevuto un acconto sui pagamenti diretti (dal 50 al 70 per cento), in anticipo di qualche mese sulla scadenza ordinaria;

   la conseguenza della mancata emanazione del decreto ministeriale rappresenta un duro colpo per le imprese agricole, in questi anni alle prese con diverse crisi, come quella pandemica e quella energetica causata dal conflitto in Ucraina, aggravate dalle recenti alluvioni, dalla siccità e dalle gelate invernali;

   se non si autorizzasse l'anticipo dalle operazioni di pagamento al 16 ottobre ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento Ue 2021 e 2116 sulla gestione della Pac, gli agricoltori dovranno attendere il primo dicembre 2023;

   a causa di quanto rappresentato, si registrano forti malumori e perplessità da parte delle imprese agricole, deluse dal vedere inapplicato uno strumento di grande utilità –:

   se intenda, con un'iniziativa immediata, sopperire alla mancata adozione del decreto volto ad attivare l'anticipazione dei pagamenti della Politica agricola comune.
(4-01180)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   SQUERI, CORTELAZZO, CASASCO, POLIDORI, BATTISTONI, MAZZETTI e BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel Consiglio «ambiente» del 20 giugno 2023 i Ministri avranno uno scambio di opinioni su una proposta di direttiva relativa alla qualità dell'aria, in cui si propone di allineare le norme dell'Unione europea per il 2030 alle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, riportandola su una traiettoria volta ad azzerare l'inquinamento atmosferico entro il 2050;

   il 26 ottobre 2022 l'Esecutivo europeo ha proposto una stretta sugli attuali limiti consentiti di alcune sostanze inquinanti: particolato (PM), ozono (O3), biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e monossido di carbonio (CO), mediante revisione alla direttiva vigente che risale al 2008;

   nel maggio 2023 la regione Lombardia ha presentato a Bruxelles il «Manifesto a sostegno delle politiche per la qualità dell'aria in Europa», nel quale ha evidenziato che con l'applicazione della proposta di direttiva in regione rischia di chiudere il 75 per cento delle attività industriali e il 60 per cento dei suoi allevamenti, di dover impedire la circolazione di tre quarti dei veicoli attuali e di vedere fuori legge il 75 per cento dei suoi impianti di riscaldamento;

   il prodotto interno lordo della Lombardia rappresenta il 22 per cento del prodotto interno lordo italiano e con quello di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte si arriva a oltre la metà del prodotto interno lordo nazionale. Nel manifesto si chiede di tener conto della specificità della conformazione morfologica del bacino padano, circondato da montagne, in cui c'è scarsa circolazione dell'aria, e le sostanze rimangono stanziali;

   in materia di risultati per migliorare la qualità dell'aria la regione padana dovrebbe essere considerata tra quelle più virtuose d'Europa. La Lombardia, attraverso il piano regionale degli interventi per la qualità dell'aria (Pria), negli ultimi 15 anni ha immesso nell'atmosfera una quantità di inquinanti pari a un terzo dei limiti posti dalle normative europee;

   dal bilancio della qualità dell'aria 2022 (Arpa Lombardia gennaio 2023), in regione i livelli di biossido di azoto risultano tra i più bassi di sempre, e per quanto riguarda il valore limite sulla media annuale, per il Pm10 è stato rispettato in tutte le stazioni e, per il Pm 2,5, dal 97 per cento delle stazioni –:

   quali proposte il Ministro interrogato intenda sostenere in sede di Consiglio «ambiente» dell'Unione europea sulla tematica esposta in premessa, a tutela del sistema produttivo, economico e sociale dell'area Padana e, più in generale, del sistema Paese, anche supportando l'azione di altri Paesi che si sono mostrati cauti, tra cui Germania e Francia.
(3-00478)


   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   entro il 30 giugno, l'Italia presenterà alla Commissione europea la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), in attuazione del regolamento (UE) 2018/1999 e del regolamento (UE) 2021/1119, per arrivare all'invio della versione finale prevista per il mese di giugno 2024;

   il Piano citato rappresenta lo strumento normativo fondamentale dei Paesi dell'Unione europea per la definizione della propria politica energetica e degli strumenti necessari alla lotta contro i cambiamenti climatici, nel solco degli obiettivi fissati dalle istituzioni comunitarie, e richiede processi di informazione e condivisione a vari livelli, dai cittadini alle industrie, dagli operatori del settore alle istituzioni locali e al Parlamento;

   l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha pubblicato l'edizione 2023 del rapporto «Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European Countries», secondo cui in Italia il consumo di energia per unità di prodotto interno lordo è diminuito del 16 per cento tra il 2005 e il 2021, mentre le emissioni di gas serra per unità di prodotto interno lordo si sono ridotte del 27,2 per cento. Inoltre, nello stesso intervallo di tempo sono diminuite anche le emissioni di gas serra per unità di energia consumata nei principali settori produttivi, registrando un calo del 6,6 per cento nel settore agricolo e del 14,1 per cento nell'industria;

   il rapporto «Energy Policy Review 2023» pubblicato dall'Agenzia internazionale dell'energia rileva che «l'Italia è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica fissati dal Pniec al 2030, ma dovrà compiere notevoli sforzi aggiuntivi per centrare i nuovi target molto più ambiziosi del pacchetto dell'Unione europea Fit-for-55 e del piano REPowerEU»;

   numerosi Paesi dell'Unione europea, tra cui Germania, Francia e Spagna, hanno introdotto nel proprio ordinamento delle leggi nazionali sul clima con l'intento di migliorare e rafforzare le azioni previste dai Pniec, al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dall'Unione europea e prevedere impegni anche più ambiziosi di quelli comunitari;

   il Governo ha rappresentato più volte presso le istituzioni dell'Unione europea l'esigenza di coniugare gli obiettivi di riduzione dell'impatto ambientale con lo sviluppo sociale ed economico del Paese, per esempio con riferimento alle future normative sull'efficientamento energetico degli edifici e all'evoluzione del settore automotive –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire ulteriori strumenti normativi in grado di promuovere politiche ambientali ed energetiche di riduzione del consumo di energia e dell'inquinamento, anche con riferimento agli obiettivi dell'Unione europea.
(3-00479)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con comunicato pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è stata data notizia dell'avvio dell'iter con l'Unione europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà ora attendere il via libera della Commissione dell'Unione europea, che si dovrà pronunciare sulla compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato;

   si tratta di un provvedimento molto atteso, in forte ritardo rispetto ai tempi originariamente previsti, e che dovrebbe avere l'obiettivo di garantire, nell'ottica della chiarezza e della semplificazione, una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche;

   risulta agli interroganti che il testo della proposta di decreto, inviato per la prenotifica alla Commissione europea il 23 febbraio 2023, differisce però da una nuova proposta di decreto in cui, all'articolo 3, rubricato «Soggetti beneficiari e requisiti per l'accesso agli incentivi» si prevede che accedono all'incentivo gli impianti a fonti rinnovabili, inclusi i potenziamenti, inseriti all'interno delle configurazioni di cui al comma 1 e che rispettano, tra gli altri, il requisito dell'avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto (articolo 3.2 lettera b);

   tale previsione, se confermata, sta destando molta preoccupazione tra gli operatori e i cittadini interessati che stanno investendo sulla realizzazione di impianti fotovoltaici per le comunità energetiche e che rischiano di essere tagliati fuori dagli incentivi nel caso in cui tale previsione fosse confermata;

   il Partito Democratico ha costantemente chiesto conto, con interrogazioni parlamentari, dei ritardi nell'adozione di tali decreti attuativi, cui è stato risposto che sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea;

   non è chiaro infatti se la trasmissione, il 23 febbraio 2023, della proposta di decreto alla Commissione europea sia stata fatta solo in sede di prenotifica o notifica formale ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e, conseguentemente, quale testo sia stato effettivamente trasmesso e quando –:

   quando sia stato trasmesso ufficialmente alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il testo della proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, anche al fine di sapere se lo stesso preveda o meno tra i requisiti di accesso agli incentivi quello dell'avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti successivo alla data di entrata in vigore del decreto.
(3-00480)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   PELLEGRINI, BALDINO, GUBITOSA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa hanno riportato preoccupanti dichiarazioni dell'ex Segretario generale della Nato Anders Rasmussen, il merito alla possibilità di un intervento diretto dell'Occidente nel conflitto in atto in Ucraina;

   in particolare, Rasmussen sostiene che, qualora l'Ucraina non dovesse ricevere adeguate garanzie di sicurezza dal vertice dell'Alleanza atlantica, che si terrà a Vilnius l'11 e il 12 luglio 2023, alcuni Paesi della Nato, quali la Polonia e gli Stati baltici, sarebbero pronti ad inviare proprie truppe sul territorio ucraino;

   alle dichiarazioni dell'ex Segretario generale è seguita la reazione della Federazione russa che ha paventato, nel caso si verificasse quanto sopra riportato, uno scontro militare diretto tra il blocco occidentale e la Russia, con conseguenze molto gravi per il mondo intero;

   la Polonia è il Paese che, dopo Stati Uniti e Regno Unito, ha inviato il maggior numero di forniture militari all'Ucraina;

   tra le forniture militari inviate dalla Polonia figurano i caccia MiG-29, con i quali la Polonia ha risposto per prima alla richiesta del Presidente Zelensky di ricevere aerei da combattimento;

   a parere degli interroganti, la Polonia ha un ruolo decisamente influente in tale contesto tanto da spingere l'Unione europea a fornire maggiori aiuti all'Ucraina, così come a persuadere la Germania in merito alla necessità di fornire all'Ucraina carri armati moderni come i Leopard;

   da quando la Polonia è entrata a fare parte della Nato, nel 1999, ha da subito giocato un ruolo di primo piano sia militare che diplomatico come perno della sicurezza sul fianco orientale dell'Alleanza atlantica grazie alla posizione strategica e alla notevole crescita economica che le ha permesso di investire sulla modernizzazione e sull'espansione delle Forze armate. Infatti, l'esercito polacco è attualmente classificato come il ventesimo esercito più potente del mondo –:

   se, a quanto risulta al Ministro interrogato, risponda al vero la notizia di cui in premessa e, dunque, quali siano gli intendimenti del Governo sul punto, anche con riferimento alla sua posizione sul piano europeo e internazionale, valutando le conseguenze dirette e indirette per il nostro Paese derivanti da una escalation militare di tale portata.
(3-00473)


   GHIRRA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 65 per cento delle servitù militari italiane si trova in Sardegna, dove risultano asservite a fini militari ampie zone di territorio;

   le aree di servitù a mare superano la superficie dell'intera Sardegna, nelle quali sono interdette per gran parte dell'anno molte attività umane ed economiche, ivi comprese, nelle vaste porzioni di mare prospicienti le zone di esercitazione, quelle di ancoraggio e pesca;

   nel mese di maggio sono state autorizzate nella Sardegna sudoccidentale vaste operazioni esercitative denominate «Mare aperto» e si sono svolte contemporaneamente le esercitazioni Nato «Noble Jump 2023» e «Stars 2023»; nel secondo semestre 2023 sono previsti programmi di esercitazioni a fuoco presso i poligoni militari;

   contro lo svolgimento di queste ultime si è espressa all'unanimità la componente regionale del Comitato misto paritetico per le servitù militari;

   in un documento la componente afferma in riferimento ai protocolli sottoscritti con il Governo nazionale, poiché sono mutate le condizioni geopolitiche, il Comitato ritiene doveroso apportare integrazioni e correttivi con la costituzione di una cabina di regia e tavoli tecnici operativi (dando seguito agli accordi previsti dal protocollo del 2017 tra Ministero della Difesa e la Regione Sardegna, prorogato recentemente) con un reale coinvolgimento dei componenti del Comitato paritetico per affrontare le questioni relative alla «armonizzazione» delle esigenze della Difesa con quelle dei Cittadini che abitano i territori gravati dalle «servitù militari» e rileva come esercitazioni a fuoco di tale portata «sono in contrasto con le direttive comunitarie sul rispetto dell'Ambiente in zona SIC e in conflitto con le norme regionali e nazionali»;

   un autorevole e approfondito progetto di ricerca, svolto nell'ambito della legge regionale n. 7 del 2007, sulla valutazione socio-economica dell'impatto della presenza militare in Sardegna, dimostra che le compensazioni attuali sono insufficienti a compensare effettivamente i cittadini per l'impossibilità di utilizzare il territorio per scopi economici e ricreativi e per i rischi ambientali e sulla salute determinati da attività militari e che la dipendenza dall'economia militare ha ostacolato la formazione di capacità imprenditoriali che possano contribuire allo sviluppo di queste comunità, creando un senso di «abbandono» e «immobilità» –:

   se il Ministro interrogato, in considerazione dell'accertato impatto socio-economico e ambientale negativo causato dalle estese servitù militari e dalle continue esercitazioni, non intenda urgentemente, tramite un confronto con le amministrazioni e le comunità coinvolte, adottare le iniziative di competenza volte a ridefinire le aree soggette a servitù militare, riducendo l'impatto ambientale e sulla salute, nonché a prevedere adeguate e reali compensazioni.
(3-00474)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, MONTARULI, CIABURRO, CHIESA, COMBA, LOPERFIDO, MAIORANO, MALAGUTI, PADOVANI, POLO, TREMONTI, CALOVINI, CAIATA, DI GIUSEPPE, MURA e POZZOLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   tema al centro del vertice della Nato in programma l'11 e 12 luglio 2023 a Vilnius (Lituania) sarà l'accordo da raggiungere tra gli alleati di dedicare il 2 per cento del bilancio dello Stato alla spesa militare, come prevede un impegno preso dai Paesi membri dell'Alleanza atlantica nel 2014;

   l'Italia, attualmente, dedica alle spese militari l'1,38 per cento del proprio prodotto interno lordo, mentre nel complesso sono nove gli Stati che hanno già raggiunto il traguardo del 2 per cento, ovvero Stati Uniti (3,57 per cento), Grecia (3,59 per cento), Polonia (2,34 per cento), Regno Unito (2,25 per cento), Croazia (2,16 per cento), Estonia (2,16 per cento), Lettonia (2,16 per cento), Lituania (2,03 per cento) e Romania (2 per cento);

   il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una conferenza stampa ad aprile 2023, ha affermato che il 2 per cento del prodotto interno lordo investito in difesa non sarà considerato più solo un obiettivo da raggiungere per i Paesi della Nato, ma il minimo richiesto a tutti;

   il nostro Governo si è impegnato a raggiungere la soglia del 2 per cento del prodotto interno lordo da dedicare al bilancio militare, ma ha anche rilevato come sarebbe opportuno scorporare le spese per la difesa dai vincoli del Patto di stabilità;

   il Governo, inoltre, ha evidenziato come lo scenario internazionale metta il nostro Paese davanti alla necessità di una cooperazione fra Stati, in quanto l'Italia da sola non può affrontare ciò che gli scenari futuri propongono;

   vi è la necessità di allearsi e stringere rapporti con i nostri storici alleati in Unione europea e nella Nato, il che comporta l'esigenza di giungere ad un'alleanza comune, nell'intensificazione dei rapporti bilaterali, non solo nel campo militare o nelle forze armate, ma anche nello scambio di tecnologie e nella crescita industriale –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di portare all'attenzione degli alleati europei l'opportunità di scorporare le spese dedicate alla difesa dai vincoli del Patto di stabilità.
(3-00475)

Interrogazione a risposta orale:


   CORTELAZZO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il monte Venda, la cima più alta al centro del parco regionale dei Colli Euganei, è stata una, base italiana inserita nella rete di comando Nato tra il 1955 e il 1998. La base, denominata 1° Roc (Regional Operation Center), era situata per la sua quasi totalità in un bunker scavato all'interno del monte e veniva utilizzata per il controllo di tutto il traffico aereo dell'Italia centrale e settentrionale, sotto il comando dell'Aeronautica militare;

   nel dicembre 2021 la Difesa ha completato le operazioni di sgombero della struttura, ormai in avanzato stato di degrado. A tutt'oggi il bene dell'ex 1° Roc monte Venda non risulta essere stato trasferito all'Agenzia del demanio ma è ancora in capo all'Aeronautica militare;

   questa infrastruttura, che comprende diversi edifici di varie dimensioni, nonché una galleria sotterranea nei comuni di Teolo, Vò e Cinto Euganeo, rappresenta un'opportunità eccezionale di rigenerazione per il territorio circostante;

   il parco regionale dei Colli Euganei ha avviato il percorso di candidatura a riserva della biosfera secondo il programma Mav and the Biosphere (Mob) Unesco del territorio e delle comunità ecologicamente e culturalmente connesse ai Colli Euganei, con previsione che si concluda nel 2024;

   il grande patrimonio dei Colli Euganei, con caratteristiche davvero uniche, ha bisogno di essere valorizzato a livello internazionale, un primo passo verso la rigenerazione di tutta l'area che in alcune zone appare dimenticata;

   se l'ex base militare venisse restituita alla comunità, diventerebbe uno dei fiori all'occhiello per il Parco: si trova infatti un'area protetta, dedicata alla conservazione della biodiversità e degli habitat di flora e fauna selvatiche;

   il Parco regionale dei Colli Euganei e la provincia di Padova hanno presentato alcuni progetti di riqualificazione dell'area dell'ex base militare del monte Venda;

   il Parco regionale dei Colli Euganei, di concerto con altri enti pubblici quali provincia e gli stessi comuni ha più volte dichiarato che intende predisporre progetti atti a riqualificare l'area –:

   quale sia lo stato di attuazione del processo di smilitarizzazione dell'infrastruttura militare sita sul monte Venda nel comune di Vò e se i ministri interrogati non ritengano opportuno procedere sollecitamente alla sua assegnazione al patrimonio della regione Veneto, anche tenendo conto della necessità di favorire il percorso di candidatura Parco regionale dei Colli Euganei a riserva della biosfera secondo il programma Mav and the Biosphere (Mob) Unesco.
(3-00482)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'automotive è un pilastro strategico dell'industria italiana, con un fatturato di oltre 90 miliardi di euro (5,2 per cento del Pil), nel 2022 ha prodotto solo 460 mila vetture – rispetto alle 743mila del 2019 – a riprova di una drastica diminuzione della produzione negli ultimi dieci anni, ulteriormente aggravata dalla pandemia;

   il dato italiano desta maggiori preoccupazioni se comparato con quello di altri Paesi UE – Germania (3,5 milioni), Francia (1 milione), Spagna (1,7 milioni) – e del Regno Unito (764mila);

   tali tendenze nel settore si traducono in un'incertezza sia produttiva che occupazionale: in questo contesto, risultano di particolare importanza gli sviluppi dello stabilimento Stellantis di Melfi, il quale da lavoro ad oltre 6 mila addetti, con un ulteriore indotto di 5 mila lavoratori;

   il 25 giugno 2021 la trattativa tra Stellantis e le organizzazioni sindacali aveva portato alla firma di un accordo con l'obiettivo di rendere lo stabilimento di Melfi uno dei pilastri dell'automotive del futuro, prevedendo l'installazione nello stabilimento di una piattaforma Stla Medium per la produzione di quattro nuovi modelli completamente elettrificati e di un'area di assemblaggio di batterie elettriche;

   al momento i volumi di produzione previsti a seguito del cambio di produzione dovrebbero assestarsi intorno a 80 mila unità, a cui potrebbe aggiungersi la produzione di un quinto modello per arrivare alla produzione di circa 160 mila unità totali. Tali livelli, però, rappresenterebbero comunque un dimezzamento rispetto alla produzione di 300 mila unità registrata tra il 2016 e il 2018: Melfi è il sito, con la perdita maggiore dal 2019, registrando -34 per cento di produzione e un contraccolpo occupazionale di circa 1.500 lavoratori;

   come segnalato dalle aziende dell'indotto, questa tendenza è destinata ad aggravarsi dato che l'assemblaggio delle auto elettriche richiede meno lavoro e componenti;

   è facilmente ipotizzabile, quindi, che con livelli di produzione così bassi sia le aziende dell'indotto che lo stesso stabilimento Stellantis si troveranno a dover ridurre il numero di lavoratori;

   desta inoltre preoccupazione il fatto che – come affermato dal ministro interrogato al tavolo con i sindacati – gli incentivi per l'acquisto sono andati per l'80 per cento ad auto prodotte fuori dai confini nazionali, e al contempo abbiamo il parco circolante più vecchio d'Europa –:

   come si intenda rilanciare concretamente il settore dell'automotive italiano, aumentando la produzione e tutelando i livelli occupazionali, anche in vista dell'elettrificazione del settore, con particolare riferimento agli impianti ex FCA come quello di Melfi.
(5-00998)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda Ilva si trascina da ormai molto tempo e ultimamente si è persino aggravata, con una produzione molto al di sotto di ogni previsione, nessun serio progresso sul fronte ambientale, il mancato rispetto da parte dell'azienda degli impegni assunti;

   il decreto-legge n. 2 del 2023 è intervenuto senza risolvere i nodi relativi al futuro degli impianti, ma anzi creando nuove problematicità, prefigurando un'autorizzazione, a chi produce, senza limiti di ordine ambientale e sanitario, in assenza di norme di reale rilancio dello stabilimento pugliese, di garanzie sul pagamento dei crediti maturati dai fornitori, di rilancio dell'occupazione, di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

   il finanziamento in conto soci da parte di Invitalia non è stato condizionato a una modifica della governance, imprescindibile per un reale rilancio dell'ex Ilva, e la restante quota non è stata legata a un'accelerazione del passaggio del controllo azionario da ArcelorMittal al socio pubblico né alla presentazione di un cronoprogramma di investimenti in vista della riconversione produttiva, del risanamento aziendale, dell'elettrificazione dei forni e del mantenimento dei livelli occupazionali;

   di conseguenza, gli impianti di Taranto rimangono ai minimi livelli produttivi, mentre ArcelorMittal ha aumentato la produzione di acciaio negli altri stabilimenti di proprietà al di fuori dell'Italia, riflettendo la scarsa volontà di rilanciare la produzione e ancor meno di trasformare l'acciaieria in un sito siderurgico green, rinfocolando i timori che l'acquisto compiuto da ArcelorMittal nel 2017 sia stato motivato più dal tentativo di ridimensionare il settore siderurgico italiano che rimettere in sesto l'impresa, visto anche il continuo ricorso alla cassa integrazione, in contrasto con la previsione di un innalzamento in corso d'anno dei livelli produttivi, l'annuncio di nuovi ordini e la ripartenza dell'Altoforno 2 che interessa anche personale della manutenzione arrischio di incidenti e maggiori emissioni inquinanti, oppure l'opposizione alla costruzione degli impianti di Dri d'Italia che dovrebbe produrre il «pre-ridotto» di ferro;

   altrettanto preoccupante risulta la situazione negli stabilimenti ex-Ilva di Genova Brignole e Novi Ligure col recente aumento della cassa integrazione, effetto della mancanza di un piano industriale serio nonostante le ripetute dichiarazioni a riguardo –:

   se e con quale tempistica si intenda adottare iniziative di competenza volte alla modifica dell'assetto azionario di Acciaierie d'Italia, anche al fine di garantire la produzione del settore siderurgico italiano, i livelli occupazionali e la completa decarbonizzazione degli impianti.
(5-00999)


   EVI e PICCOLOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la proroga della cassa integrazione all'azienda siderurgica Acciai Speciali Terni (Ast), con la conseguente configurazione di una attività produttiva a singhiozzo, e senza alcuna prospettiva certa per i mesi a venire, costituisce un fatto grave e preoccupante;

   nei mesi scorsi il Ministro delle imprese e del made in Italy, aveva rassicurato l'azienda sulla prosecuzione dei lavori per la definizione del nuovo accordo di programma, che dovrebbe contenere sia il piano industriale di Arvedi sia gli impegni del Governo a sostegno dei processo di ammodernamento impiantistico e produttivo;

   già nel settembre 2022 l'ex Ministro del precedente Governo aveva definito l'istruttoria dell'accordo di programma giunta «all'ultimo miglio» ma ancora oggi si conosce poco e nulla sui contenuti di questi impegni e in compenso è stato annunciato il fermo temporaneo della quasi totalità dell'attività produttiva e il conseguente ricorso alla cassa integrazione per la quasi totalità degli addetti;

   il 4 maggio 2023 la direzione aziendale ha infatti annunciato un ulteriore scarico delle commesse e quindi il prolungamento del fermo produttivo e della cassa integrazione;

   Ast ha bisogno della rapida definizione dell'accordo di programma tra il Governo, le istituzioni locali e la proprietà che contenga tutti gli investimenti occorrenti per affrontare la sfida della decarbonizzazione, in vista della attuazione degli impegni comunitari che considerano il settore siderurgico come uno dei segmenti industriali più climalteranti oggi esistenti, i piani impiantistici per affrontare la sfida della transizione ecologica e le opportunità che essa offre, come in primo luogo la ripresa della produzione del magnetico, collegata alla nuova mobilità elettrica destinata a sostituire i motori endotermici alimentati da fonti fossili, le azioni volte alla riduzione fino al completo abbattimento delle emissioni inquinanti e la conferma di tutti gli investimenti da tempo previsti, a cominciare da quello del recupero delle scorie, la cui commercializzazione, prevista per l'inizio di quest'anno, è stata rinviata a data ignota per il mancato perfezionamento dei processo di messa a punto dei nuovi prodotti derivati dal trattamento del materiale –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere perché si giunga rapidamente alla definizione di un accordo di programma che consenta di salvaguardare e rilanciare il sito produttivo e i livelli occupazionali così da scongiurare un'eventuale crisi aziendale che costituirebbe un grave danno per le migliaia di famiglie ternane che dipendono dall'Ast e dal suo indotto e per l'intera economia umbra.
(5-01000)


   SQUERI, POLIDORI e CASASCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 9-ter, commi 2-5, del decreto-legge n. 137 del 2020 sono state adottate disposizioni in forza delle quali la posa in opera temporanea su vie, piazze, strade e altri spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico di strutture amovibili, quali dehors, elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni, purché funzionati all'attività di ristorazione, non è subordinata alle autorizzazioni di cui agli articoli 21 e 146 del codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 2004);

   la suddetta misura è stata da ultimo prorogata al 31 dicembre 2023 dall'articolo 1, comma 22-quinquies, del decreto-legge n. 198 del 2022, limitatamente al comma 5, cioè quello che esclude la richiesta di autorizzazione negli spazi aperti di interesse culturale o paesaggistico, e che disapplica il limite temporale di 180 giorni per le installazioni stagionali nei casi di temporanea necessità;

   in sostanza la norma, fortemente voluta dal centro-destra, autorizza l'installazione straordinaria per tutto il 2023, senza bisogno di rinnovare la richiesta di autorizzazione e senza che l'ente locale si possa opporre alla proroga, salvo disdetta del soggetto interessato;

   la disposizione ha avuto un successo enorme, contribuendo al rilancio delle attività di ristorazione e somministrazione fortemente colpite dalla emergenza pandemica, al punto da modificare le abitudini relative al consumo di cibi e bevande sia dei cittadini che dei turisti, i quali oggi preferiscono ristorarsi all'aperto, piuttosto che all'interno dei locali;

   nonostante la norma appaia chiarissima, dalla stampa si apprende che l'amministrazione di Firenze, ha disposto lo smantellamento delle 650 strutture amovibili autorizzate in via straordinaria nel 2020, limitatamente agli esercenti del centro storico. Una decisione che riduce fino al 40 per cento gli incassi delle attività colpite. Le restanti 800 strutture sono autorizzate in attesa che i tavoli tecnici tra Soprintendenza e comune, portino a un nuovo regolamento –:

   se non ritenga opportuno acquisire elementi in ordine al caso di Firenze e comunque in ordine all'applicazione sul territorio nazionale dell'articolo 9-ter, comma 5, del decreto-legge n. 137 del 2020, al fine di evitare disparità di trattamento degli operatori tra città e città, in particolare valutando la possibilità di convocare un tavolo di concertazione tra esercenti e amministrazioni (centrali e locali) al fine di individuare regole generali volte a contemperare la vivibilità degli spazi con le esigenze della redditività delle imprese di ristorazione e le nuove abitudini dei consumatori.
(5-01001)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la recente crisi energetica, causata da un incremento senza precedenti dei prezzi di energia elettrica e gas, ha impattato notevolmente sui consumatori finali e reso evidenti alcune debolezze strutturali del sistema energetico italiano;

   tra le molteplici azioni da compiere per rendere il predetto sistema autonomo e resiliente, non si può sottovalutare la necessità di fornire maggiore sostegno allo sviluppo di piccoli impianti di autoproduzione di energia elettrica da fonti rinnovabili quale soluzione alle problematiche principali della suddetta crisi;

   a tal fine, risulta strategico coinvolgere il sistema produttivo italiano, composto per la maggior parte da migliaia di Pmi, per aumentare la potenza installata da Fer, sfruttandone i grandi numeri, l'ampia diffusione territoriale, la presenza di manufatti idonei a ospitare impianti fotovoltaici nonché la disponibilità degli imprenditori ad investire a fronte di un ritorno concreto in termini di riduzione dei livelli di incertezza e di abbattimento dei costi energetici;

   tanto l'autoproduzione di energia che la condivisione della stessa tramite la costituzione di comunità energetiche rinnovabili non solo contribuirebbero alla riduzione della dipendenza dall'estero e ad un accesso all'energia economicamente sostenibile, ma rappresenterebbero una grande opportunità per sostenere la crescita e la competitività delle Pmi italiane, nonché a rilanciare il tessuto industriale locale;

   secondo un'indagine dello scorso anno condotta da Cna, in collaborazione con la Fondazione sviluppo sostenibile tra le imprese che hanno realizzato investimenti in impianti a fonti rinnovabili, solo una su quattro ha potuto beneficiare di incentivi mentre le altre hanno dovuto farsi completamente carico dei costi con risorse proprie, orientandosi di conseguenza su interventi minori oppure rinunciando del tutto all'installazione dei medesimi –:

   se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza, anche valutando l'istituzione di un credito d'imposta per le Pmi, a sostegno dell'acquisto e dell'installazione degli impianti di produzione e autoconsumo di energia elettrica, anche a servizio di comunità energetiche rinnovabili, al fine di decarbonizzare il tessuto produttivo nazionale, limitando al contempo il consumo di suolo.
(5-01002)


   BARABOTTI, ANDREUZZA, DI MATTINA e TOCCALINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la corsa allo spazio iniziata nella seconda metà del '900 ha dato origine alla cosiddetta New Space Economy, che può definirsi come la catena del valore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti (upstream) genera prodotti e modelli di servizio innovativi basati sullo spazio (downstream) – come, per esempio, i servizi di telecomunicazione, di navigazione e di osservazione della terra;

   la New Space Economy rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell'economia mondiale dei prossimi decenni; si riscontrano investimenti nelle startup dell'economia spaziale di circa 15 miliardi di dollari. Alla luce delle analisi dell'Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, si stima che il mercato della Space Economy valga circa 371 miliardi di dollari di ricavi a livello globale. In materia spaziale l'Italia può vantare una lunga tradizione; terza nazione ad avere mandato in orbita un satellite dopo URSS e USA e tra i membri fondatori dell'Agenzia spaziale europea;

   emerge con chiarezza il valore strategico della New Space Economy e la portata economico-produttiva; un settore ad alta specializzazione che può divenire volano di crescita. Si evidenzia la necessità di una politica industriale che renda il settore spaziale non più prerogativa del pubblico, ma opportunità per le piccole medie imprese;

   si segnala, inoltre, il recente piano satellitare europeo IRIS2 che prevede il dispiegamento di nuovi satelliti dell'Unione europea per proteggere le comunicazioni dei governi. La nuova rete di satelliti per telecomunicazioni europei sarà attiva dal 2024 grazie a investimenti per un budget totale di 2,4 miliardi di euro che potrebbero aumentare fino a 6 nei prossimi anni –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere per io sviluppo di un piano di politica industriale nel settore spaziale a beneficio del nostro sistema produttivo e come intenda rafforzare il ruolo strategico dell'Italia e delle sue imprese nell'ambito dei grandi progetti spaziali europei, fra cui il già richiamato piano satellitare IRIS2.
(5-01003)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la scrivente ha già trattato nel corso della seduta della X Commissione della Camera dei deputati del 23 maggio 2023 un'interrogazione a risposta immediata dedicata alla vertenza Piaggio Aerospace s.p.a., in relazione alla quale il Ministero interrogato, nella persona del Viceministro On. Valentino Valentini, ha fornito positive ed esaurienti rassicurazioni con riguardo al proprio impegno affinché il futuro soggetto acquirente garantisca la necessaria solidità finanziaria e un piano industriale idoneo ad assicurare il futuro dei siti produttivi nonché a non disperdere il lavoro svolto dai commissari dell'azienda;

   Piaggio Aerospace s.p.a., azienda aeronautica strategica italiana, composta dai due asset Piaggio Aero Industries s.p.a. e Piaggio Aviation s.p.a., società attualmente in amministrazione straordinaria da più di quattro anni, le cui due prime gare per la vendita non hanno condotto al risultato auspicato della cessione, è stata oggetto di un terzo bando di gara con la riapertura dei termini per la presentazione delle manifestazioni di interesse il cui primo termine del 12 giugno 2023 è stato prorogato al 19 giugno 2023;

   trascorso suddetto termine, gli organi di informazione hanno riportano che sarebbero pervenute circa quindici manifestazioni di interesse funzionali all'acquisizione;

   sempre da organi di informazione era stato ipotizzato, in caso di esito inconcludente del bando di gara, un possibile coinvolgimento della società Leonardo s.p.a. –:

   quante manifestazioni di interesse pervenute siano ritenute dal Ministero interrogato idonee ad assicurare la salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali di Piaggio Aerospace s.p.a. nonché, in caso contrario, quali iniziativa di competenza Ministro interrogato intenda mettere in atto per garantire una concreta prospettiva di sviluppo per l'azienda;
(5-01004)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   CASU, BARBAGALLO, BAKKALI, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto pubblico locale (Tpl) assolve a una funzione fondamentale per garantire l'esercizio del diritto alla mobilità di tutti i cittadini;

   in questo contesto è rilevante il tema della sicurezza dei cittadini e del personale durante il servizio, in particolare per quel che riguarda gli autisti degli autobus e dei tram, il personale addetto alla verifica dei titoli di viaggio e, in generale, a tutto il personale di front line;

   purtroppo si assiste quasi quotidianamente a gravi episodi di violenza perpetrati contro il personale viaggiante, sottoposto ad atti di violenza sia verbale sia fisica;

   notizie di stampa riferiscono, infatti, di numerose aggressioni: ad esempio, alla fine di maggio 2023 a Roma un autista è stato picchiato da una cosiddetta «baby gang», a Trieste un autista è stato accoltellato. Inoltre, ulteriori notizie di agenzia riportano che anche una conducente di bus sempre a Ronchi sarebbe stata picchiata;

   si tratta solo di alcuni esempi di una situazione grave e diffusa in tutta Italia che vede vittima il personale viaggiante e che nel contempo mette a rischio anche la sicurezza dei cittadini, e il loro diritto a una mobilità in tutta sicurezza;

   nel marzo del 2022 è stato firmato un protocollo per la promozione della sicurezza nel processo di sviluppo del trasporto pubblico urbano tra i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno, la conferenza Stato-regioni, l'Anci, le associazioni delle aziende e i sindacati firmatari del Ccnl volto a monitorare e migliorare la sicurezza dei conducenti dei mezzi del Tpl al fine di contrastare le aggressioni;

   si è trattato di un atto molto importante che avrebbe dovuto portare all'istituzione di tavoli di lavoro su singole aree tematiche al fine, non solo di raccogliere dati e segnalazioni di aggressioni che si verificano nei diversi ambiti territoriali, ma anche a individuare innovazioni tecnologiche e buone pratiche che orientino lo sviluppo di politiche sulla sicurezza, quali, a esempio, la diffusione del cosiddetto «panic button», già presente in alcune realtà locali, e in grado di dare l'allarme in caso di aggressione essendo collegato con la questura –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano fare in modo che il citato protocollo venga concretamente messo in atto in tempi brevi;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per affrontare un fenomeno come quello delle aggressioni al personale dei mezzi del Tpl che è sempre più preoccupante e che non può rimanere ignorato.
(3-00481)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2022 il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali chiedeva all'Italia: «di aumentare i sussidi per l'alloggio per chi non è in grado di ottenere un alloggio a prezzi accessibili e di garantire un accesso sostenibile alle strutture di base necessarie per un alloggio adeguato». Ma il nostro Paese, al contrario, con la legge del 29 dicembre 2022, n. 197, ha azzerato il fondo nazionale per il contributo affitto e morosità incolpevole, un contributo istituito nel 2016 che negli anni è servito a garantire il diritto all'abitazione ai più fragili;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, confermando la volontà di non rifinanziare suddetto fondo, ha annunciato un «nuovo, ambizioso, rivoluzionario, visionario piano casa a livello nazionale» perché «non è più con un intervento sporadico, una tantum o il bonus che si può risolvere un problema che riguarda milioni di famiglie»;

   eppure, i dati dimostrano che le suddette misure, sebbene non strutturali, abbiano costituito negli ultimi anni uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti fino a consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare una nuova soluzione abitativa;

   la dura scelta del Governo determinerà un drammatico aumento degli sfratti, ai 150 mila immediatamente esecutivi se ne aggiungeranno altre decine di migliaia, in una situazione già estremamente precaria e in un Paese dove la percentuale di persone in povertà assoluta è drasticamente aumentata;

   la grave prospettiva è stata denunciata dall'Unione inquilini unitamente ai sindacati, ma anche le regioni e i comuni hanno dichiarato grande preoccupazione per il mancato rifinanziamento della misura in questione, trovandosi così nell'impossibilità di fornire il necessario contributo alle famiglie con difficoltà economiche e sociali;

   nella regione Liguria ci saranno 10 milioni di euro in meno da destinarsi all'emergenza abitativa, e ora migliaia di famiglie, solo a Genova 2.000, non avranno né aiuti né risposte. Lo stesso assessore Scajola ha di recente dichiarato la sua preoccupazione per la perdita di questo salvagente rilevante, affermando che pur avendolo segnalato ai Ministri competenti non ha avuto risposte che gli diano garanzie di soddisfazione –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nell'immediato al fine di fronteggiare l'emergenza abitativa e andare incontro alla parte più fragile della cittadinanza italiana e, al riguardo, se intenda fornire maggiori e precisi dettagli con riferimento al piano casa di cui non si ha traccia sebbene annunciato a febbraio 2023.
(5-01009)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, BENZONI, GRUPPIONI, D'ALESSIO, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da vari articoli di stampa, numerosi cittadini in diverse zone d'Italia da mesi stanno vedendo negata la possibilità di ottenere in tempi ragionevoli il rinnovo del passaporto presso le questure;

   gli interroganti hanno svolto un question time in Assemblea presso la Camera dei deputati sullo stesso tema il 25 gennaio 2023 per chiedere provvedimenti urgenti che garantissero ai cittadini tempi di rilascio accettabili e in linea con gli altri Paesi europei;

   in tale occasione il Ministro interrogato annunciò interventi di reingegnerizzazione dell'applicativo Agenda Online per renderlo più fruibile agli utenti, nuove postazioni di lavoro più performanti entro febbraio, nonché un monitoraggio mirato a porre in essere interventi correttivi, anche attraverso l'assegnazione di nuove unità di personale agli uffici competenti;

   a distanza di 5 mesi da allora, la situazione è addirittura peggiorata;

   un'inchiesta di Altroconsumo mostra infatti che i tempi di attesa per avere l'appuntamento in questura per il rilascio del passaporto si sono allungati rispetto a sette mesi fa, e in sei città su dodici – Bari, Bologna, Genova, Padova, Torino e Milano – il cittadino non riesca a prendere un appuntamento; in altre città la disponibilità c'è, ma dopo molto tempo; fanno eccezione Firenze, Napoli e Roma;

   sono diverse le ragioni addotte dalle questure come causa dei ritardi: dall'introduzione dell'obbligo del passaporto per recarsi in Gran Bretagna dopo la Brexit fino alla pandemia, che ha determinato un calo significativo della domanda di passaporti, per cui al numero normale di richieste si sono aggiunte quelle dei cittadini che negli ultimi tre anni non avevano rinnovato i documenti; la prima scadenza decennale dei nuovi passaporti emessi nel 2012 e 2013; la mancanza di personale e le tempistiche per la formazione, che si attestano a circa 18 mesi;

   oltre ai tempi di attesa, si segnalano inoltre difficoltà nell'accedere al portale on-line delle prenotazioni; spesso il sistema è off-line e, anche quando si riesce ad accedere, non risultano appuntamenti disponibili;

   non è accettabile che nel 2023 la libertà di movimento dei cittadini sia limitata, a parere degli interroganti, da semplice incapacità amministrativa –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in campo per garantire ai cittadini la possibilità di rinnovare il passaporto, a partire dalla semplificazione delle procedure di rilascio e rinnovo dei passaporti, dalla digitalizzazione dell'iter attraverso apposita piattaforma gestita direttamente dal Ministero dell'interno, dal superamento del vincolo di territorialità e dall'assegnazione di nuove unità di personale.
(3-00476)


   ZIELLO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'approssimarsi della stagione estiva le località interessate da una significativa affluenza turistica si trovano ad essere, come si verifica ogni anno, più esposte a fenomeni criminosi, quali ad esempio il commercio illegale di sostanze stupefacenti o la «movida molesta», e conseguentemente, nonostante il quotidiano impegno delle forze dell'ordine, ad una maggiore esigenza di prevenzione e vigilanza dei propri territori;

   il rinforzo dei presidi di polizia e l'incremento delle attività di controllo nelle località turistiche vanno, certamente, a tutela della sicurezza dei cittadini ma è di tutta evidenza anche l'effetto positivo che queste attività possono avere sull'immagine e l'indotto del nostro Paese, per la sua particolare vocazione turistica;

   al fine di innalzare i livelli di sicurezza e dare supporto alle forze dell'ordine, che quotidianamente già sono impegnate a garantire l'ordine pubblico nelle nostre città, nel particolare periodo estivo e nelle località con maggiore afflusso turistico, si rendono, quindi, necessarie azioni specifiche per implementare le misure di sicurezza e le attività già esistenti, e ciò non solo in chiave repressiva ma soprattutto preventiva;

   da articoli di stampa si apprende che il Ministro interrogato, sensibile alla problematica, avrebbe già avviato iniziative in tal senso, tanto che risulterebbero assegnate circa 330 unità alle forze dell'ordine della provincia di Rimini (a disposizione a partire dall'ultima settimana del mese di maggio e fino alla metà del mese di settembre 2023, prolungando quindi il periodo di copertura rispetto all'anno precedente), e ulteriori 12 destinate alla provincia di Macerata –:

   se e quali ulteriori iniziative, rispetto a quelle citate in premessa, il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere per rafforzare i presidi di legalità nelle zone turistiche al fine di contrastare episodi di criminalità che possono generare allarme sociale.
(3-00477)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   al fine di dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista dal Pnrr, a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la relativa ridistribuzione tra le regioni è affidata ad un decreto interministeriale da adottarsi, previo accordo con le regioni, entro il 31 maggio dell'anno solare precedente all'anno scolastico di riferimento, tenendo conto di un parametro della popolazione scolastica predeterminato ai fini dell'attribuzione dell'autonomie scolastiche su base regionale;

   il 28 febbraio 2023 l'interpellante presentava l'atto n. 4-00554 con il quale, esponendo gli effetti dell'applicazione dell'articolo 1, comma 557, della legge n. 197 del 2022, che ha innalzato tra 900 e 1000 la soglia minima di alunni per conservare l'autonomia scolastica, paventava il pericolo, quale immediata conseguenza dell'accorpamento degli istituti, della riduzione del numero dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi generali e amministrativi e del personale Ata e, soprattutto, del favorire il generarsi delle cosiddette «classi pollaio»;

   con risposta scritta pubblicata lunedì 12 giugno 2023 nell'allegato B alla seduta n. 118, della Camera dei deputati il Ministro interpellato, rispondendo al suddetto atto di sindacato ispettivo, escludeva in maniera categorica la conseguente chiusura di plessi scolastici, nonostante l'intervenuto decreto ministeriale 19 aprile 2023 n. 70 preveda a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, per la sola regione Campania, un taglio di istituti pari al 14 per cento;

   in base ai parametri stabiliti dal suddetto decreto ministeriale, andranno accorpate le scuole campane che nell'anno scolastico 2024/2025 contano meno di 961 alunni, un dato che la stessa regione Campania giudica «sconvolgente», promettendo, anche appellandosi ad alcune clausole di salvaguardia presenti nel decreto, di impugnare il provvedimento poiché, tra l'altro, disattende gli ulteriori parametri correttivi previsti per isole e zone montane;

   a riguardo, la regione Campania con una nota obietta che sarebbero almeno 865 le autonomie che le spettano e non 839 come «concesso» dal suddetto decreto. Infatti dalla tabella allegata al decreto ministeriale n. 70 del 2023, relativa agli organici 2023/2024, emerge che per la Campania risultano: 959 istituzioni scolastiche; 26 sedi sottodimensionate; 941 sedi normodimensionate (secondo parametri 500/300, ante legge di bilancio 2023); 865 sedi normodimensionate (con i parametri 600/400 risalenti al decreto legislativo n. 98 del 2011), con evidente taglio del numero delle scuole, una circostanza che dimostra come allo stato attuale non esiste alcun riferimento normativo o procedurale di fonte europea che, in relazione al Pnrr, preveda tagli del numero di scuole. Secondo la regione, invece, si sarebbe potuto ricorrere, come fatto negli ultimi anni, al parametro 300/500;

   nel corso di un confronto tenutosi il 15 giugno 2023 con sindaci e dirigenti scolastici della Campania per affrontare le tematiche relative al piano di ridimensionamento scolastico previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2023, l'assessore regionale alla scuola Lucia Fortini ha esposto le disastrose ricadute per la regione che, per effetto delle previsioni del decreto, registrerebbe la perdita secca di 120 autonomie scolastiche con inimmaginabili conseguenze sul versante occupazionale per il personale della dirigenza scolastica e di quello docente, e che nel dettaglio passerebbe dagli attuali 959 istituti a 839, dei quali -18 per la provincia di Avellino, -16 per Benevento, -9 per Caserta, -36 per Napoli e -41 per Salerno, la provincia più penalizzata nonostante comprenda aree isolate e montane come la costiera amalfitana, il Cilento o il Vallo di Diano;

   il suddetto scenario suscita timori anche riguardo alle scuole dell'intero Sud del Paese e dei centri montani, che potrebbero trovarsi, a seguito di nuovi accorpamenti d'istituto, distanti o subire un aumento del numero di alunni per classe, a scapito dell'efficacia dell'azione educativa. Infatti, stabilire per decreto che ogni istituzione scolastica, per mantenere l'autonomia, debba rispondere ad un numero minimo di 961 alunni significa incrementare il rapporto alunni/classe con conseguenziale aumento di disagi legati al sovraffollamento delle aule e grave pregiudizio per la qualità dell'azione didattica ed educativa oltre ad inevitabili ricadute per gli alunni diversamente abili;

   altra incongruenza del decreto si registra sul fronte della dispersione spastica, fenomeno che, da una parte, si tenta di arginare ricorrendo ai finanziamenti previsti dal PNRR, ma che, dall'altra, si rischia di amplificare attraverso la dismissione di plessi scolastici, costringendo alunni e personale scolastico provenienti da zone distanti e impervie a percorrere quotidianamente decine di chilometri –:

   se non ritengano, alla luce di quanto esposto in premessa, di dover intraprendere un'inversione di tendenza nell'individuazione della soglia minima del numero di alunni per scuola idoneo al conferimento dell'autonomia, attraverso una revisione dei criteri del dimensionamento della rete scolastica adottati nel decreto che porti all'abbassamento di tale soglia e ad una rimodulazione sostanziale del numero minimo degli studenti occorrenti per la formazione delle classi in territori montani e/o svantaggiati.
(2-00177) «Borrelli, Mari».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASO, AMATO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 126 del 29 ottobre 2019, convertito in legge n. 159 del 20 dicembre 2019, il Ministero dell'istruzione ha avuto l'autorizzazione a indire un concorso per l'assunzione di 11.263 collaboratori scolastici. Il bando era rivolto a coloro che avevano lavorato per almeno 10 anni come dipendenti a tempo indeterminato di aziende che fornivano servizi di pulizia e ausiliari presso istituzioni scolastiche ed educative statali;

   al suddetto concorso si è aggiunto poi un secondo bando Ata ex Lsu per le assunzioni di altri 1.591 lavoratori con almeno 5 anni di servizio;

   con la legge 30 dicembre 2021, n. 234 il Ministero dell'istruzione è stato autorizzato ad avviare una terza selezione per l'assunzione, a decorrere dal 1° settembre 2022, di ulteriori 590 ex Lsu che non hanno potuto partecipare alle procedure precedenti per mancata disponibilità di posti nella provincia di appartenenza;

   il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (cosiddetto Milleproroghe), convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14 ha disposto lo slittamento delle suddette assunzioni al 1° settembre 2023;

   a oggi non risulta ancora pubblicato il bando per le nuove assunzioni, facendo paventare il rischio di ulteriori slittamenti, che aggraverebbero la condizione di crisi in cui versano molti lavoratori senza stipendio dal 2020 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza per velocizzare le procedure di pubblicazione del nuovo bando, garantendo così le assunzioni previste per il 1° settembre 2023.
(5-01010)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO e CAROTENUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la questione dei 310 ex operai della Whirlpool Napoli, come anche quella relativa allo stabilimento di via Argine – vicenda rispetto alla quale l'interrogante aveva già presentato un'interrogazione a risposta orale in data 20 febbraio 2023 (n. 3-00682) – sembrerebbe aver trovato uno sbocco positivo per quanto attiene la riconversione in una nuova attività di produzione;

   la TeaTek, che ha vinto il bando di gara e ha rilevato l'impianto, in data 16 maggio 2023, a Roma, ha infatti presentato un piano industriale da 28 milioni di euro. A Napoli, dunque, si produrranno pannelli solari, uno dei settori più rilevanti per la TeaTek, e si dovrebbe procedere al riassorbimento dei 310 lavoratori licenziati dalla Whirlpool Napoli;

   l'inizio della produzione è previsto per il 2025 (in base alla programmazione), tuttavia gli ex operai Whirlpool dal 6 novembre 2023 non percepiranno più la Naspi, e dunque si troveranno senza alcuna forma di sostegno economico, in attesa di essere reimpiegati solo a partire dal 2025, ovvero più di un anno dopo;

   in base agli accordi, in tale intervallo, la regione Campania dovrebbe intervenire con un percorso di formazione retribuita, ma allo stato, non figura alcun piano ufficiale al riguardo;

   è evidente la necessità di provvedere affinché tali lavoratori possano accedere ad una qualche ulteriore forma di ammortizzatore/sostegno al reddito anche durante il periodo che va dalla cessazione della Naspi (5 novembre 2023), fino all'effettivo reimpiego nella nuova attività, che dovrebbe essere avviata a partire dal 2025, al fine di poter provvedere al proprio sostentamento –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire che gli ex operai Whirlpool Napoli possano accedere ad una qualche forma di sostegno economico dal momento in cui non potranno più contare sulla Naspi e finché non verranno effettivamente reimpiegati nella nuova attività della TeaTek e se, in particolare, non ritengano di farli accedere ad ammortizzatori sociali che li possano accompagnare, anche con la relativa formazione, fino al loro reimpiego nella nuova azienda.
(5-01005)


   CAROTENUTO, BARZOTTI, AIELLO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Piano di rafforzamento dei Cpi e delle politiche attive del lavoro stabilisce che le regioni debbano procedere alla pubblicazione di bandi di concorso per il reperimento delle necessarie figure professionali. Il suddetto piano, però, prosegue con gravi ritardi: delle 11.600 assunzioni previste, le regioni, a fine marzo, ne avevano completate solo 4.327, una su tre (dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali);

   il Pnrr prevede risorse addizionali funzionali alla realizzazione di ulteriori iniziative di rafforzamento dei Cpi;

   i ritardi nelle assunzioni mettono a serio rischio la realizzazione delle riforme del mercato del lavoro previste dall'investimento 1.1 del Pnrr «Potenziamento dei Centri per l'impiego» che include investimenti infrastrutturali, sviluppo di osservatori regionali del mercato del lavoro e dell'interoperabilità tra i sistemi informativi regionali e nazionali, attività di formazione per gli operatori dei centri;

   in particolare, la Calabria è tra le regioni italiane che sconta i maggiori ritardi nel piano assunzioni e la situazione di paralisi che si è venuta a creare rischia di far rimanere solo su carta il potenziamento dei 15 Cpi presenti sul territorio, con conseguente mancato trasferimento di risorse;

   il piano di potenziamento dei Cpi in Calabria, come da decreto ministeriale n. 74 del 2019, attribuiva alla regione consistenti investimenti per l'ammodernamento dei servizi per l'impiego regionali sia dal punto di vista di nuove professionalità da inserire negli organici che di potenziamento infrastrutturale delle sedi e della strumentazione necessaria, con reclutamento, tramite pubblici concorsi, di complessivi 537 nuovi operatori;

   secondo gli ultimi dati Istat, la Calabria si attesterebbe su un tasso di disoccupazione record – tra i più alti in Europa – pari al 21,9 per cento rispetto al 13,1 per cento su scala nazionale;

   appare quindi necessario e oltremodo urgente, adottare tutte le misure utili affinché i Cpi forniscano un sistema efficace ed efficiente di servizi per l'impiego soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno dove il tasso di disoccupazione è più alto, in particolare tra i giovani –:

   con quali urgenti iniziative e relativa copertura finanziaria il Ministro interrogato – per quanto di competenza – intenda sopperire ai ritardi fatti registrare nell'attuazione del Piano di potenziamento e alla drammatica carenza di organico dei Cpi nella regione Calabria, con particolare riferimento all'immediato scorrimento delle graduatorie di idonei dei concorsi, al fine di procedere ad assunzioni che rafforzino i centri per l'impiego e garantiscano l'effettivo servizio a favore di disoccupati e imprese all'interno della regione.
(5-01006)


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori di Stellantis lamentano un consistente peggioramento delle condizioni lavorative nei vari impianti, in particolare in quelli di Mirafiori e Pomigliano d'Arco, dando vita a forme di mobilitazione spontanea e blocco delle linee di produzione;

   la protesta è stata innescata dalla decisione dell'azienda di incrementare i ritmi in catena di montaggio senza alcun aumento del numero degli addetti;

   la situazione si è dimostrata insostenibile e gli Rsa Fiom hanno dichiarato lo sciopero. Non accadeva da 14 anni, cioè dall'era Marchionne; nei cortei la parola più ricorrente è stata «dignità»;

   la Fiom denuncia una riduzione degli investimenti su salute, sicurezza e prevenzione: ci sono stati almeno quattro infortuni negli ultimi due mesi. È stata segnalata la scarsa illuminazione in alcuni percorsi con assenza di segnaletica verticale e orizzontale;

   i sindacati lamentano che l'azienda non sta effettuando – nei vari stabilimenti nazionali – alcun tipo di investimento per l'efficientamento degli impianti; anzi l'azienda, da un lato, aumenta i ritmi della catena di montaggio, un uso esasperato della flessibilità e, dall'altro, taglia i costi risparmiando persino sulle spese della pulizia degli stabilimenti e dei bagni;

   come denunciano i sindacati, si viene da un triennio in cui sono usciti 7 mila lavoratori e non ci sono state assunzioni per il necessario ricambio in vista della transizione tecnologica;

   questa situazione risulta essere insostenibile per i lavoratori e le lavoratrici, e hanno portato la Fiom, il 2 giugno 2023, a manifestare sotto la sede della società a Parigi per chiedere un incontro all'amministratore delegato Carlos Tavares;

   parimenti, i sindacati hanno chiesto la convocazione di un tavolo con Acc e Stellantis per l'avvio di un confronto per la transizione, anche occupazionale, dello stabilimento di Termoli dove verrà installata la gigafactory. Richiesta che al momento non ha ricevuto risposte –:

   quali urgenti iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere al fine di risolvere le problematiche evidenziate dai sindacati, favorendo l'apertura di un tavolo di concertazione tra azienda e sindacati al fine di far avvicinare le parti su temi determinati e volto a ridare ai lavoratori e alle lavoratrici la dignità e la sicurezza sul luogo di lavoro, ma anche al fine di affrontare la richiesta dei sindacati in merito allo stabilimento di Termoli dove verrà installata la gigafactory.
(5-01007)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si sono diffusi in epoca di smart working, strumenti attraverso i quali gli impiegati di un ufficio potrebbero essere monitorati da software che controllano i registri di attività per verificare la quantità di lavoro svolta considerando ogni momento di riflessione o di pausa come tempo perso;

   In molti dei magazzini semiautomatizzati di Amazon ogni lavoratore è costantemente monitorato da videocamere e da algoritmi di riconoscimento immagini, mentre la rapidità con cui le mansioni vengono svolte è controllata da un grande cronometro digitale che segnala ai supervisori dei magazzini chi non ha prestazioni sufficientemente rapide o chi si è preso una breve pausa, magari per andare in bagno senza aver richiesto l'autorizzazione;

   gli impiegati di un qualunque ufficio potrebbero essere monitorati, anche a loro insaputa, tramite strumenti come Insightful: un software che, secondo quanto riportato sul sito aziendale, è utilizzato da oltre 130 mila aziende nel mondo che calcola quante ore ogni dipendente ha impiegato in maniera «produttiva» e quante invece in maniera «improduttiva», stimando il tasso di efficienza e la variazione percentuale rispetto al mese o settimana precedente;

   in altri casi, questi software di monitoraggio dei lavoratori, tra i quali si trovano Connecteam, Clockify o ActivTrak, sono in grado di controllare quante siano le mail spedite, quanti file aperti, quante volte si sia intervenuto nei documenti condivisi con i colleghi, per poter quantificare la produttività e controllare quanti momenti liberi si conceda durante la giornata;

   oggi strumenti di questo tipo vengono impiegati in Italia dal 43 per cento delle Pmi. La Reuters riporta invece come, in seguito alla pandemia, siano il 60 per cento le aziende statunitensi che utilizzano strumenti di monitoraggio;

   secondo quanto si legge in un report del Parlamento europeo, che sta per varare un regolamento sull'intelligenza artificiale le tecnologie di sorveglianza «riducono infatti l'autonomia e la privacy, conducendo a un'intensificazione eccessiva del lavoro e cancellando i confini tra il lavoro e la vita personale»;

   il Garante della privacy ha segnalato la necessita di porre particolare attenzione sui sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati deputati a fornire indicazioni rilevanti ai fini dell'assunzione, «rilevando il rischio che, specie se impiegati nel contesto lavorativo, questi strumenti determinino un elevato livello di rischio per i diritti e le libertà degli interessati» –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza volte a prevedere, d'intesa con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, una regolamentazione o messa al bando degli algoritmi di monitoraggio dei lavoratori verificando la loro effettiva utilità, le modalità di lavoro che incentivano ed eventuali effetti nocivi su ambienti professionali.
(5-01008)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARAMIELLO e QUARTINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'Ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat) è una direzione generale della Commissione europea che raccoglie ed elabora dati provenienti dagli Stati membri dell'Unione europea a fini statistici, promuovendo il processo di armonizzazione della metodologia statistica tra gli Stati;

   in data 13 giugno 2023, Eurostat ha reso noto alcune statistiche relative al rischio povertà in Europa, secondo cui tra i Paesi membri che presentano un rischio maggiore ci sono la Romania (34 per cento), la Bulgaria (32 per cento), la Grecia e la Spagna (entrambe al 26 per cento). Viceversa, i tassi più bassi si registrano in Repubblica Ceca (12 per cento), Slovenia (13 per cento) e Polonia (16 per cento);

   più specificamente, 95,4 milioni di europei vivono in condizioni di gravi difficoltà, e di questi ben 14,3 milioni si trovano in Italia, area in cui i divari territoriali svolgono un ruolo determinante. Quanto in oggetto è dimostrato dal fatto che nel nostro Paese si annoverano sia tre delle regioni con i migliori risultati (Umbria, Emilia-Romagna e Valle d'Aosta, con valori intorno al 10 per cento), sia tre delle regioni con i peggiori risultati (Campania, Calabria e Sicilia, con valori oltre il 40 per cento);

   ciò premesso, in Italia – dove il fenomeno è più alto della media europea – il rischio povertà o esclusione sociale raggiunge livelli preoccupanti nel Mezzogiorno, con il 40,6 per cento degli individui coinvolti, contrariamente alle altre aree italiane in cui le condizioni di vita risultano in miglioramento;

   si apprende inoltre che il Mezzogiorno sia la macroarea più fragile d'Europa: secondo i report redatti con l'ausilio dell'Ufficio statistico dell'Unione europea, il 46,3 per cento dei campani è a rischio povertà o esclusione sociale, cioè detiene un reddito bassissimo o un'occupazione insufficiente. Gli indicatori fissati da Eurostat inquadrano in situazioni analoghe anche la Calabria, la Sicilia, il Molise, la Sardegna, la Puglia, l'Abruzzo e la Basilicata. Analizzando questi dati, viene fuori che, in tutta Europa, peggio del Mezzogiorno ci sono solo alcune province periferiche della Bulgaria e della Romania;

   con l'emergenza da COVID-19, la sperequazione è aumentata ma, probabilmente, l'acuirsi della povertà è stata mascherata e arginata da alcune misure dei Governi Conte, come l'approvazione del reddito di cittadinanza. In particolare, come certificato recentemente dall'ultimo rapporto Istat, senza questo sostegno, si sarebbe avuto un milione di poveri in più, tesi confermata dalla Cei secondo cui il reddito di cittadinanza «è indispensabile» per la lotta contro quella povertà in cui versano soprattutto i meridionali e il 20 per cento degli italiani –:

   se, innanzi ai dati appena esposti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali condivida l'opportunità di adottare iniziative per estendere la platea dell'assegno di inclusione, al fine di impedire l'acuirsi del gap Nord-Sud;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR per invertire il trend in oggetto, riducendo la forte sperequazione persistente tra il Meridione e il resto del Paese.
(4-01182)


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comma 278 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il fondo per le vittime dell'amianto, in favore degli eredi dei soggetti deceduti in seguito a patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto nell'esecuzione delle operazioni portuali attuate per realizzare la cessazione dell'impiego dell'amianto, che concorre al pagamento di quanto spettante ai superstiti a titolo di risarcimento del danno;

   tali misure, inizialmente previste per gli anni 2016-2018, sono state estese fino al 2022 e, con il decreto-legge 10 settembre 2021, n. 121, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2021, n. 156, si è stabilito che delle risorse del predetto fondo possono avvalersi anche le Autorità di sistema portuale soccombenti in sentenze esecutive, o comunque parti debitrici in verbali di conciliazione giudiziale, aventi a oggetto risarcimenti liquidati in favore di superstiti di coloro che sono deceduti per patologie asbesto-correlate, compresi coloro che non erano dipendenti diretti delle cessate organizzazioni portuali;

   tuttavia, suddetto fondo non è stato rinnovato ma si è scelto di istituire – con il decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34 convertito con modificazioni dalla legge 26 maggio 2023, n. 56 – un nuovo fondo, che interviene in favore dei lavoratori di società pubbliche partecipate che hanno contratto patologie asbesto correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali, restringendo i soggetti fruitori della disposizione e tenendo fuori ad esempio le compagnie portuali;

   emblematico è il caso della «Compagnia portuale CULP Savona S.c. Pippo Rebagliati», storica presenza nel porto di Savona Vado, che nel 2012 è stata condannata ad un risarcimento di 2.400.000 euro agli eredi dei due soci della compagnia deceduti per mesotelioma pleurico a seguito dell'esposizione all'amianto, verdetto confermato dalla sentenza della Corte di Appello nel 2015 e dalla Corte di cassazione nel 2017. In questo caso la disponibilità degli aventi diritto a non chiedere l'esecutività delle sentenze e l'applicazione, fino al 2022, della disposizione di cui al citato comma 278, hanno permesso che gli eredi venissero rimborsati mediante le risorse del fondo per le vittime dell'amianto appositamente costituito;

   così come per la CULP, il mancato rinnovo del fondo può rappresentare un grave problema anche per altre compagnie portuali. Pertanto, se da un lato si deve doverosamente rispondere alle vittime e ai loro eredi, dall'altro si deve tener conto di una serie di fattori caratterizzanti le compagnie, che impongono una riflessione, e valutare le conseguenze del mettere in discussione alcune di esse compromettendo l'operatività dei porti in cui svolgono le loro attività in modo efficace ed efficiente –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se alla luce delle conseguenze del mancato rinnovo del fondo per le vittime dell'amianto, di cui al comma 278 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a prevedere nuove risorse estendendo l'operatività delle disposizioni previste dal citato comma al fine di venire incontro alle esigenze sia degli eredi delle vittime sia delle compagnie portuali, nella tutela degli interessi di entrambe le parti e dell'operatività dei porti italiani.
(4-01183)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati disponibili i bambini in Italia nati vivi dall'applicazione di tutte le tecniche di Procreazione medicalmente assistita sono oltre il 3 per cento dei nati nella popolazione generale nello stesso anno e i bambini nati vivi con donazione di gameti hanno raggiunto lo 0,5 del totale dei nati;

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità circa il 17,5 per cento della popolazione adulta – circa 1 su 6 in tutto il mondo – ha problemi di fertilità;

   in Italia si stima che circa il 15 per cento delle coppie abbia problemi di fertilità e ciò può dipendere in ugual misura dalla donna e dall'uomo, le cause in parte sono ancora sconosciute ma evidenze scientifiche evidenziano come inquinamento e vita sedentaria abbiano un forte impatto;

   recenti studi hanno dimostrato che la concentrazione di spermatozoi negli uomini non sterili si è ridotta della metà negli ultimi cinquanta anni;

   chi necessita di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (Pma) con donazione di ovocita o di liquido seminale è quasi sempre costretto ad affrontare ingenti spese economiche perché sono poche le regioni che offrono tale prestazione in centri pubblici;

   quasi i tre quarti di percorsi con donazioni di gameti in Italia avvengono in centri privati i cui costi variano tra i 5 e i 9 mila euro per ogni ciclo di Pma;

   la fecondazione eterologa in Italia è ammessa dal 2014, quando una sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto;

   i numeri sull'attività dei centri di Pma certificano un netto aumento delle procedure di donazione e soprattutto di nascite, nel 2020; nonostante la pandemia, l'11,6 per cento di tutti i cicli di Procreazione medicalmente assistita è stato effettuato con donazione di gameti;

   le regioni non stanno investendo nella donazione e le coppie per accedervi sono costrette a spostarsi, spesso pagando l'intero costo della prestazione;

   gli interventi della Corte costituzionale fanno comprendere come il settore della infertilità e le metodiche di Pma debbano inquadrarsi a pieno titolo nell'ambito sanitario e rispondere a finalità legate alla tutela della persona, favorendo la libera, consapevole e responsabile esplicazione della personalità e hanno evidenziato il dovere di eliminare gli ostacoli che determinano una discriminazione sotto il profilo economico nell'accesso alla Pma;

   la scelta di una coppia di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia figli costituisce «espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi»;

   le terapie di riproduzione assistita sono state inserite nei Livelli essenziali di assistenza sanitaria in ambito sanitario e il 19 aprile 2023 è stato emanato il cosiddetto «decreto tariffe» che entrerà in vigore dal primo gennaio 2024;

   da quella data in ciascuna regione dovrà essere garantito il diritto ad accedere gratuitamente alla prestazione, riducendo esclusione sociale e mobilità sanitaria;

   sarà compito del Ministero monitorare la situazione affinché le regioni velocizzino i processi di accreditamento delle strutture presenti nei diversi territori;

   in Italia il tasso di ovodonazione è bassissimo, anche nella sanità pubblica si attinge a banche di gameti estere, anche perché non esistono campagne di sensibilizzazione o di incentivazione alla donazione dei gameti;

   l'importazione dei gameti femminili risulta pari al 98,1 per cento mentre l'importazione dei gameti maschili è del 94,6 per cento –:

   se non intenda programmare campagne di sensibilizzazione o di incentivazione alla donazione dei gameti femminili e maschili per sopperire all'attuale carenza e alla conseguente necessità di attingere a banche di gameti estere che vede l'importazione dei gameti della donna al 98,1 per cento e per i gameti maschili del 94,6 per cento.
(4-01184)

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Urzì e Antoniozzi n. 4-01177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 giugno 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Giuseppe.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Francesco Silvestri n. 1-00146, già pubblicata ai resoconti della seduta n. 110 del 29 maggio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    in risposta alla crisi generata dalla pandemia di COVID-19, il Consiglio europeo del luglio 2020, dopo un lungo e difficile negoziato, ha approvato il bilancio dell'Unione per il settennato 2021-2027, nell'ambito del quale è stato previsto il nuovo strumento detto Next Generation EU (Ngeu) che, pensato per favorire la ripresa e la resilienza delle economie nazionali, non reperisce risorse da contributi degli Stati, ma (e questa è stata la novità principale) reperisce denaro in prestito sui mercati finanziari per conto dell'Unione europea, per un totale di 750 miliardi di euro. Di questi 750 miliardi, all'Italia sono stati assegnati poco meno di 209 miliardi;

    al fine di accedere ai fondi del Dispositivo di ripresa e resilienza (Rrf), nel quadro di Ngeu, l'Italia ha quindi approvato il proprio Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con Decisione di esecuzione del Consiglio del 13 luglio 2021, ovvero un insieme di azioni e interventi disegnati per superare l'impatto economico e sociale della pandemia e costruire un'Italia nuova, dotandola degli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani. Il Piano si articola in 6 Missioni, che rappresentano le aree «tematiche» strutturali di intervento: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute;

    come noto, l'erogazione dei finanziamenti è collegata a un meccanismo di tappe e obiettivi intermedi, le cosiddette milestones, che vede coinvolta la Commissione europea e gli Stati membri, attraverso il Comitato Economico-Finanziario in cui siedono i direttori del Tesoro dei 27 Stati membri. In particolare, nel cosiddetto cronoprogramma sono indicate le misure legislative previste dal PNRR italiano come risultante dalla decisione adottata dal Consiglio dell'Unione europea citato e dal relativo allegato, nonché sulla base dei successivi operational agreements. Per ogni misura, sono specificati: il termine entro il quale è indicata l'adozione della misura nella decisione del Consiglio dell'Unione europea; la tipologia di misura (fonte normativa); la missione di appartenenza o la tipologia di riforma; lo stato di attuazione e altri elementi ritenuti utili;

    il Documento di economia e finanza 2023 riporta un'analisi degli impatti macroeconomici affidando al Programma nazionale di riforma (Pnr) ulteriori elementi di dettaglio sul sentiero di sviluppo dell'economia italiana nel medio-lungo periodo. In particolare, gli esercizi presentati offrono una documentazione dell'impatto positivo che si registrerebbe sul Pil e sulle principali grandezze macroeconomiche, senza tuttavia esternare le ipotesi circa tempi e modalità di realizzazione degli interventi stimati per il PNRR e per le riforme;

    sulla revisione della programmazione delle risorse del PNRR, infatti, il Def 2023 non fornisce informazioni dettagliate in merito alla dinamica annuale della spesa, in attesa degli esiti delle interlocuzioni con le istituzioni europee sulla rimodulazione di alcuni degli interventi e dei relativi cronoprogrammi. La spesa per investimenti finanziati dal Piano è dunque attesa in crescita nell'anno in corso e nei due successivi, raggiungendo il picco nel 2025 (1,8 per cento del Pil, pari ad oltre 39 miliardi, a fronte dei 36 previsti nella NaDEF 2022), per quanto, come pure riportato in audizione da Banca d'Italia, si tratti di «prospettive circondate da incertezza straordinaria, su cui gravano forti rischi al ribasso. In un simile contesto, il ruolo di stabilizzazione delle politiche è stato e continua ad essere rilevante; affinché gli strumenti già a disposizione – in particolare gli interventi finanziati dal PNRR – possano dispiegare appieno la loro efficacia è cruciale che il loro utilizzo sia improntato alla tempestività e all'efficienza»;

    sempre più centrale anche per il mantenimento del percorso di crescita appare, quindi, la piena attuazione delle riforme e degli investimenti del PNRR;

    nel 2022 ha preso piena forma il quadro comune di valutazione, espressamente previsto dalle disposizioni regolamentari che disciplinano il Dispositivo per la ripresa e resilienza. I progressi nell'attuazione dei Piani nazionali vengono ora monitorati, in modo omogeneo e comparabile, anche attraverso 14 indicatori comuni, riferibili all'impatto delle misure sui sei Pilastri europei (Regolamento delegato UE/2021/2106);

    per quanto concerne le iniziative cosiddette «in essere», in esito ad una preliminare perimetrazione delle voci di bilancio che ne accolgono le risorse, i dati ancora non definitivi di consuntivo mostrano un livello di pagamenti di competenza di 2,4 miliardi nel 2022, superiore a quello di 1,5 miliardi del 2021. Tale andamento denota un tasso di finalizzazione degli stanziamenti in crescita nel triennio, ma comunque fermo nel 2022 al 41 per cento (dal 20,3 per cento del 2020 e 30,5 per cento del 2021). Particolarmente a rilento l'avanzamento dei pagamenti nelle missioni legate alle politiche agricole, all'istruzione scolastica e agli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni;

    in base a quanto previsto dall'articolo 1, comma 1043, della legge 30 dicembre 2020 n. 178 (legge di bilancio per il 2021) e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri adottato in data 15 settembre 2021, il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha sviluppato il sistema informatico ReGiS. Al 13 febbraio 2023, le unità progettuali censite nel sistema si attestavano a circa 134 mila ed erano relative a 148 delle 285 misure che compongono il PNRR (52 per cento del totale);

    secondo la relazione della Corte dei conti del marzo 2023 il livello di attuazione finanziaria del PNRR si attesta attorno al 6 per cento. In particolare, ad esclusione della missione 3 «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», tutte le altre missioni si attestano ben al di sotto del 10 per cento; tre missioni (4, 5 e 6) non raggiungono nemmeno la soglia del 5 per cento. Tale situazione mette in evidenza l'importante sforzo finanziario richiesto nei prossimi anni per assicurare il pieno utilizzo delle risorse stanziate nel Piano. Nel periodo triennale, un progresso più lento, rispetto al cronoprogramma, si rileva nelle misure della componente 3 «Turismo e cultura 4.0» (ferma al 4,8 per cento) della missione 1 «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura», e nelle missioni 5 «Inclusione e coesione» (37,8 per cento) e 6 «Salute» (23 per cento);

    nel Country Report sull'Italia pubblicato il 24 maggio 2023 dalla Commissione Ue insieme alle Raccomandazioni specifiche per Paese si legge che, conformemente all'articolo 19, paragrafo 3, lettera b), e all'allegato V, criterio 2.2, del regolamento (UE) 2021/241, il PNRR comprende un'ampia serie di riforme e investimenti che, da attuare entro il 2026, si rafforzano reciprocamente, ma la cui attuazione rischia crescenti ritardi. L'Italia ha presentato 3 richieste di pagamento, corrispondenti a 151 tappe e obiettivi del Piano, per un esborso complessivo di 42 miliardi di euro: l'importo si riferisce alle prime due richieste di pagamento, mentre la terza è in fase di valutazione e la quarta, in scadenza a giugno, e legata al raggiungimento di 27 obiettivi per una assegnazione pari a 16 miliardi, è a fortissimo rischio;

    come sottolinea la stessa Commissione europea, procedere rapidamente con l'attuazione del piano e la negoziazione della sua modifica è essenziale a causa della natura temporanea del dispositivo per la ripresa e la resilienza in vigore fino al 2026;

    similmente nelle Raccomandazioni si legge che è importante che l'Italia rafforzi la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per realizzare gli impegni del piano, mentre un quadro di governance efficace e pienamente operativo rimane fondamentale per un'attuazione agevole e tempestiva del piano. Anche qui, però, si registra un operato «contrario» del Governo che, invero, in questi ultimi mesi ha operato una riforma della governance (decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41) al fine di distinguersi per discontinuità politica e amministrativa e, di fatto, oggi ancora in fase di avvio con gravi ricadute sul processo di attuazione degli interventi;

    continua ad essere fondamentale identificare tempestivamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli. A norma dell'articolo 14, paragrafo 6, del regolamento (UE) 2021/241, il 31 marzo 2023 l'Italia ha espresso l'intenzione di richiedere un ulteriore sostegno tramite prestiti nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza. La negoziazione dell'addendum e del capitolo REPowerEU è in corso, è ancora possibile una revisione del PNRR, ma il Governo italiano non ha ancora presentato alcuna proposta ufficiale;

    come pure chiesto dal Movimento 5 Stelle, attraverso atti di indirizzo parlamentari, la stessa Commissione europea ha sottolineato che la rapida inclusione del nuovo capitolo REPowerEU nel piano per la ripresa e la resilienza consentirà di finanziare ulteriori riforme e investimenti a sostegno degli obiettivi strategici dell'Italia nel campo dell'energia e della transizione verde per cui il coinvolgimento sistematico ed effettivo delle autorità locali e regionali, delle parti sociali e di altri portatori di interessi rimane importante per il successo dell'attuazione del PNRR, nonché di altre politiche economiche e occupazionali che vanno oltre il piano, per garantire un'ampia titolarità dell'intero piano agenda politica;

    e invero fino ad oggi il Parlamento non è stato coinvolto sull'inserimento di un capitolo specificatamente dedicato al piano REPowerEU, né ancora sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al PNRR e su cui manca una proposta ufficiale alle stesse istituzioni europee;

    affinché PNRR e connesso Pnc rappresentino effettivamente un'occasione storica, probabilmente unica e irripetibile, per investire sul futuro, per fornire ai giovani nuove opportunità di lavoro e, più in generale, disegnare, innestare e realizzare, a tutti i livelli di governo, un nuovo percorso di crescita sostenibile del Paese, sia essa di tipo economico, sociale che ambientale, è fondamentale che il Parlamento, istituzione rappresentativa per eccellenza, svolga maggiormente una funzione di indirizzo e controllo sugli atti del Governo connessi alla relativa attuazione secondo il cosiddetto cronoprogramma;

    la denominazione stessa dello strumento finanziario predisposto dalla Commissione europea – Next Generation EU – impone di orientare e modulare tutte le politiche attuative del PNRR in funzione del beneficio che dovrà derivarne, nel medio e lungo periodo, in favore delle giovani generazioni; giova ricordare che due dei tre obiettivi trasversali del PNRR sono rappresentati dalla parità generazionale – accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani – e dalla parità di genere: le riforme e gli investimenti delle missioni saranno valutate sulla base dell'impatto che avranno sul recupero del potenziale dei giovani e delle donne;

    con riferimento al settore della giustizia, la sua riforma rappresenta certamente una delle sfide di maggiore rilevo che l'Italia si è impegnata ad affrontare nell'ambito del PNRR. Quest'ultimo, al fine di migliorare la celerità e l'efficienza della macchina della giustizia, ha previsto circa 3 miliardi di euro. Nello specifico il PNRR individua la componente «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici» che comprende anche l'obiettivo dell'efficientamento degli edifici pubblici, con uno stanziamento di 410 milioni di euro per l'efficientamento degli edifici giudiziari, allo scopo precipuo di intervenire sulle strutture inadeguate che influiscono sull'erogazione del servizio giudiziario. La misura si pone l'obiettivo di intervenire su 48 edifici, di questi, 38 sono interventi di grande manutenzione e 10 relativi a cittadelle della giustizia (Trani, Bergamo, Monza, Napoli, Benevento, Perugia, Roma, Latina, Velletri, Venezia). Tuttavia, è di tutta evidenza come anche in questo settore molte missioni e componenti abbiano subìto una preoccupante decelerazione. Infatti, tra gli obiettivi che non possono dirsi ancora pienamente raggiunti, vi è anche quello relativo al processo di efficientamento energetico degli edifici giudiziari. Come emerge dalla relazione della Corte dei conti del 2023 citata, solo di recente, il Ministero della giustizia ha pubblicato il primo bando di gara per individuare i soggetti incaricati di predisporre la riqualificazione della prima quota, pari al 20 per cento degli edifici giudiziari in forte ritardo nello stato di attuazione;

    il 3 maggio 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento «Act in Support of Ammunition Production» (Asap) volta ad incrementare la produzione di armamenti impiegando fondi dell'Unione europea, pari a cinquecento milioni di euro l'anno destinati alla produzione di un milione di munizioni d'artiglieria, munizioni terra-terra e missili. Il 9 maggio scorso il Parlamento europeo ha approvato la procedura d'urgenza per l'esame della proposta di regolamento Asap con 518 voti favorevoli, 59 contrari tra cui i parlamentari del Movimento 5 stelle, e 31 astenuti. Il Commissario Breton ha dichiarato, in merito alle risorse a disposizione, che stanno liberando finanziamenti dai fondi di coesione e dai fondi del Recovery and Resilience Facility da destinare agli Stati membri che «desiderano co-finanziare la loro industria della difesa». Stando a quanto affermato dal Commissario, il Recovery fund «è stato specificatamente costruito per tre principali azioni: la transizione verde, la transizione digitale e la resilienza. Intervenire puntualmente per sostenere progetti di industriali che vanno verso la resilienza, compresa la difesa, fa parte di questo terzo pilastro». Secondo le dichiarazioni rilasciate dal Commissario Breton, «l'attuale produzione nel settore della difesa dell'Unione è adattata al tempo di pace», sostenendo che l'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina «ha cambiato il paradigma» e ora per le imprese del settore la sfida è «affrontare un aumento della domanda nel settore delle munizioni e dei missili, che richiede loro di produrre di più e più velocemente». Sostanzialmente, dunque, si sta spostando l'asse dell'azione europea dalla promozione della pace, dei suoi valori e del benessere dei suoi cittadini verso un'economia centrata sulla guerra;

    con riferimento alla materia fiscale, il PNRR contempla una serie di riforme dirette ad assicurare la sostenibilità delle finanze attraverso l'incremento del gettito, sia potenziando la taxcompliance e il contrasto all'evasione fiscale sia attraverso un piano di revisione delle taxexpenditure. È necessario potenziare le misure di contrasto all'evasione fiscale e migliorare il rapporto tra fisco e contribuente; sotto tale profilo, deve essere garantita la specializzazione e la formazione professionale continua del personale delle agenzie fiscali, con particolare riferimento all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali, anche applicate alle attività economiche, all'utilizzo dei big data e al relativo trattamento, alla sicurezza informatica e ai nuovi modelli organizzativi e strategici delle imprese, completando altresì il piano di assunzioni. La semplificazione e la digitalizzazione del sistema tributario rappresentano obiettivi strategici per favorire la comprensibilità del sistema tributario e la partecipazione attiva del contribuente;

    nell'ambito delle risorse del PNRR, gli incentivi connessi all'efficientamento energetico e sismico degli edifici e agli investimenti 4.0 rappresentano una componente assai significativa. Il perseguimento dei descritti obiettivi richiede una programmazione strutturale degli strumenti di sostegno agli investimenti lungo tutto l'arco di realizzazione del Piano nonché la riattivazione e il potenziamento dello strumento della cessione del credito, estendendone altresì l'applicazione anche agli incentivi fiscali connessi agli investimenti in beni 4.0;

    la missione n. 4 del PNRR, denominata «Istruzione e ricerca», per 30,88 miliardi di euro, mira a rafforzare entro il 2026 le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, partendo dal riconoscimento delle criticità del nostro sistema di istruzione, formazione e ricerca; pertanto, ritardi e inefficienze nell'utilizzo di queste risorse pesano oltremodo e con maggiore incredibile gravità sulle generazioni future;

    in materia di «Tutela del territorio e della risorsa idrica» il PNRR prevede lo stanziamento di 15 miliardi di euro, riservando circa 2,49 miliardi agli interventi sul dissesto idrogeologico con l'obiettivo della messa in sicurezza di 1,5 milioni di persone che vivono nelle aree attualmente a rischio idrogeologico. Rispetto al sub-investimento consistente nell'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici, al fine della completa realizzazione dei predetti interventi entro il 30 marzo 2026, non si è conclusa la relativa procedura;

    nel PNRR le risorse assegnate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ammontano complessivamente a 61,5 miliardi di euro. Il 55 per cento delle risorse deve essere destinata a interventi nel Mezzogiorno, al fine di provvedere al riequilibrio territoriale e delle disuguaglianze sociali. Il settore dei trasporti dovrebbe giovare particolarmente dagli investimenti del PNRR, in chiave di maggiore sostenibilità ambientale. Come reca la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR, nel campo infrastrutturale, il semestre in corso vede la scadenza per l'aggiudicazione degli appalti pubblici per l'acquisto di treni puliti per il rinnovo del parco ferroviario, di quelli per la costruzione di 2.500 stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici lungo le superstrade e di almeno 4.000 in zone urbane, dei progetti di produzione di idrogeno in aree industriali dismesse e di quelli per lo sviluppo di almeno 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno lungo autostrade, vicino ai porti, e in prossimità dei terminali logistici. Con riguardo a tale ultima milestone, si rileva una serie di ritardi che hanno portato a un forte rallentamento nell'attuazione del progetto. Tra gli obiettivi che destano particolare preoccupazione si segnala in particolare quello avente ad oggetto l'aggiudicazione della gara per l'acquisto delle tre nuove unità navali veloci per il rinnovo della flotta navale dello Stretto Messina. Appare evidente, su questo tema che, secondo quanto disposto dal decreto-legge n. 35 del 2023 sul ponte sullo Stretto di Messina, il Governo stia abbandonando l'obiettivo di migliorare l'attraversamento dinamico dello Stretto in funzione del ponte, considerando che l'attraversamento navale sarà comunque sempre necessario anche se e quando il ponte sarà aperto alla circolazione;

    nella relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del 20 gennaio 2023, alla sezione II, investimento 1.1, si specifica che l'obiettivo del potenziamento dei centri per l'impiego (Cpi) è consentire un'efficace erogazione di servizi per l'impiego e la formazione, in via complementare rispetto alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel programma Gol «Garanzia per l'occupabilità dei lavoratori». Ad oggi, sulla base della rendicontazione effettuata dall'Unità di missione istituita presso il Ministero del lavoro (nota prot. 46/82 del 20/06/2022), i Cpi che presentano uno stato di avanzamento complessivo delle attività superiore al 50 per cento sono 327, di cui 95 sono localizzati nell'area nord-est (29 per cento), 66 in quella nord ovest (20 per cento), 72 al centro (22 per cento), 66 al sud (20 per cento) e 28 nelle isole (9 per cento). Sebbene si prevedesse l'innesto di 11.600 persone entro il 2021 (il raddoppio dell'organico Cpi), il dato reso noto dal Ministero ad agosto 2022 conta appena 3.855 operatori ossia un terzo del totale;

    dopo la difficile fase congiunturale, il reddito di cittadinanza (Rdc) ha visto una progressiva riduzione del numero di nuclei familiari beneficiari, ma la legge di bilancio per il 2023 ne ha previsto la soppressione dal prossimo anno, introducendo, nelle more di una sua riforma, una disciplina transitoria particolarmente severa nei confronti delle famiglie che non presentano caratteristiche di vulnerabilità (presenza di minori, di disabili, di ultra sessantenni). Poiché l'Rdc ha avuto un grande rilievo nel contrastare la povertà ed è importante che anche l'Italia si sia dotata di uno strumento universalistico per l'inclusione e il contrasto delle forme estreme di esclusione sociale, per favorire il collocamento sul mercato del lavoro dei beneficiari in grado di esercitare un'attività lavorativa, in un contesto di generale ritardo nei programmi di potenziamento dei centri per l'impiego, appare opportuno correggere taluni elementi di non efficace funzionamento, ma altresì necessario e urgente confermare l'impianto di fondo di quel sistema di tutele anziché procedere sulla scia di quanto disposto con il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48. L'attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR – in particolare quelli finalizzati all'inclusione lavorativa – insieme all'impegno delle istituzioni coinvolte per la rapida progressione delle altre azioni previste dalla normativa potrà infatti contribuire ad abbinare al mero trasferimento monetario una maggiore garanzia nell'offerta di servizi, in modo omogeneo sul territorio e a conseguire, auspicabilmente, concreti risultati;

    nel marzo 2023 la Corte dei conti ha adottato la relazione conclusiva delle istruttorie denominate «Case della Comunità e presa in carico della persona» e «Rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture», accertando talune criticità che sembrano prefigurare un concreto e possibile ritardo, rispetto alla scadenza e rilevando che «sembrerebbe dunque di cogliere la volontà di spostare in avanti la piena integrazione del target Italia relativo all'approvazione dei progetti». La Corte dei conti ha quindi evidenziato la necessità di un maggiore impulso del Ministero sui soggetti attuatori, rammentandone i compiti di coordinamento, monitoraggio, rendicontazione e controllo e rammentandone la responsabilità del monitoraggio costante e continuativo dei dati di avanzamento fisico, procedurale e finanziario delle misure di propria responsabilità, dell'avanzamento dei relativi obiettivi intermedi e finali, nonché della trasmissione e validazione dei dati finanziari e di realizzazione fisica e procedurale dei singoli progetti. La Corte dei conti ha altresì segnalato che non sarebbero state ancora prodotte le rendicontazioni da parte delle regioni che hanno già percepito le rispettive anticipazioni mentre altre regioni non hanno ancora avanzato richiesta di anticipazione;

    il fallimento nell'attuazione del PNRR significherebbe far perdere al sistema Paese la possibilità del suo definitivo rilancio, lasciarsi sfuggire una capillare rivoluzione in termini di maggiori investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, in tutto ciò che può consentire all'Italia di affrontare una impegnativa transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale, nonché al sistema sovranazionale europeo di tradursi in una Europa più solidale, capace di allontanare lo spettro di tagli e politiche di austerità, suscettibili solo di rinnovare il senso di sfiducia verso l'Italia e verso l'Europa intera;

    nel disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, è stato inserito – attraverso emendamento governativo presentato in Commissione referente alla Camera dei deputati – unitamente alla proroga del cosiddetto «scudo erariale», adottato nel corso dell'emergenza pandemica, l'esclusione del controllo concomitante della Corte dei conti sulla regolarità gestionale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale complementare (Pnc);

    tale esclusione del controllo concomitante da parte della Corte dei conti pone in rischio la sana e corretta gestione nonché l'attuazione stessa dei predetti Piani, in particolare del Pnrr, in quanto viene eliminato il controllo in corso d'opera sulla gestione contabile e finanziaria, su eventuali irregolarità nonché sui tempi della realizzazione delle opere e dei progetti, per i quali la Corte dei conti è – era – chiamata anche ad individuare i ritardi o gli impedimenti e ad informare i Ministri competenti. Il predetto controllo della Corte dei conti è – era – da intendersi collaborativo, finalizzato alla prevenzione rispetto alla verifica di frodi, conflitti di interessi o irregolarità nella gestione delle risorse nonché alla segnalazione tempestiva di eventuali ritardi, impedimenti o problematiche in ordine all'attuazione dei progetti e delle opere, verso cui provvedere in tempi utili a scongiurarne gli effetti pregiudizievoli. Destano, peraltro, forti perplessità l'opportunità e la legittimità della misura limitativa dei controlli della Corte dei conti i quali, sulla base degli accordi in sede europea concernenti le risorse dello strumento finanziario Next Generation EU, garantiscono «il funzionamento di un sistema di controllo interno efficace ed efficiente, previsto anche a tutela degli interessi finanziari dell'Unione»;

    il comma 12-quinquies, dell'articolo 1, alla lettera a), del disegno di legge governativo proroga di un anno (dal 30 giugno 2023 al 30 giugno 2024) la disposizione del decreto-legge n. 76 del 2020 sul cosiddetto «scudo erariale», che limita in via transitoria la responsabilità erariale di amministratori, dipendenti pubblici e privati cui è affidata la gestione di pubbliche risorse ai danni cagionati dalle sole condotte poste in essere con dolo, escludendo quindi ogni responsabilità per colpa grave,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, al fine di garantire l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell'Italia dei fondi europei del programma Ngeu, come previsto da PNRR e Pnc in tempi celeri e rispettosi del cronoprogramma, in particolare assicurando prioritariamente il raggiungimento di obiettivi trasversali, come la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi, nonché la relativa attuazione nell'ambito delle transizioni digitali e green e del riparto bilanciato delle risorse con la destinazione minima del 40 per cento delle stesse al Sud;

2) ad istituire, dopo aver assicurato una accurata operazione di trasparenza, un tavolo operativo con il coinvolgimento di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, al fine di tentare di superare le conclamate difficoltà operative nell'ambito attuativo del PNRR per scongiurare la possibilità di perdere, anche parzialmente, i fondi ottenuti nel 2020, essenziali per il nostro Paese per investimenti in sanità, nell'istruzione, nelle infrastrutture, verso una autentica transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale;

3) a dare celere e piena attuazione agli impegni previsti dal PNRR, anche attraverso un tempestivo e continuo rapporto di collaborazione costruttivo con le istituzioni europee, al fine di scongiurare il mancato pagamento della terza rata, nonché garantire il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi necessari all'ottenimento, senza ritardi, della quarta rata del PNRR;

4) a garantire, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione della eventuale proposta di modifica del PNRR, assicurando di informare e chiarire in modo puntuale alle competenti Commissioni parlamentari quali siano i cambiamenti richiesti nonché le conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come nella definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto alla evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;

5) a trasmettere alle Camere, in tempo utile e comunque non oltre il 30 giugno, le schede descrittive di revisione del Pnrr e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU, al fine di consentirne un tempestivo e completo esame da parte dei competenti organi parlamentari, così come avvenuto in occasione della predisposizione delle Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e successivamente della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza;

6) ad assicurare massima priorità, nell'attuazione degli investimenti e degli interventi previsti nel Pnrr relativamente al contenimento del dissesto idrogeologico e del consumo del suolo, al contrasto alla povertà e all'esclusione sociale, all'equità e progressività del sistema fiscale, alla parità generazionale e di genere, nonché alla funzionalità piena del Servizio sanitario nazionale, in particolare costituendo dei consessi che, per settori e ambiti di competenza, con il coinvolgimento dei competenti organi parlamentari, provvedano alla valutazione e al monitoraggio delle fasi di attuazione e soprattutto con riferimento alla definizione della prossima proposta di revisione del Pnrr;

7) a monitorare l'attuazione e le modalità di applicazione dell'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, in particolare con riguardo alle misure e ai criteri applicativi forniti alle stazioni appaltanti e agli operatori economici dalle linee guida adottate, ai sensi del predetto articolo 47, comma 8, con il decreto interministeriale 7 dicembre 2021, recante «Adozione delle linee guida volte a favorire la pari opportunità di genere e generazionali, nonché l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità nei contratti pubblici finanziati con le risorse del Pnrr e del Pnc»;

8) in riferimento agli interventi in materia di edilizia giudiziaria, a procedere con maggiore speditezza, nel rispetto dei tempi previsti, alla costruzione di edifici, riqualificazione e potenziamento del patrimonio immobiliare dell'amministrazione della giustizia, anche in chiave ecologica e digitale, in attuazione dei progetti del Pnrr a ciò destinati;

9) a scongiurare la distrazione delle risorse del Pnrr a favore del co-finanziamento dell'industria della difesa, in particolare per la produzione di armamenti, considerato che tali fondi rappresentano lo strumento principale di ripresa e rilancio dell'economia del Paese provato dalla recente pandemia;

10) in linea con le recenti raccomandazioni Ue, a preservare la progressività del sistema impositivo e la centralità dello Stato quale garanzia dell'unità e del principio di solidarietà ai fini del raggiungimento della perequazione e del contrasto alle disuguaglianze sociali, ferma restando la necessità di avviare un percorso di graduale riduzione del carico fiscale, anche al fine di sostenere le famiglie, i lavoratori, i giovani, i risparmiatori e le imprese, a partire dalle fasce di contribuenti più fragili e dalle piccole e medie imprese;

11) a favorire lo sviluppo sostenibile introducendo maggiori e crescenti forme di detassazione dei redditi a favore di investimenti a tutela dell'ambiente, a sostegno delle energie rinnovabili, di impianti di autoconsumo e dei processi produttivi e dei prodotti a basso impatto ambientale, nonché dell'efficientamento energetico e della riduzione del rischio sismico del patrimonio edilizio esistente, programmando la durata degli incentivi in funzione del pieno raggiungimento degli obiettivi europei di cui al piano «Fit for 55»;

12) ad assumere ogni iniziativa utile allo sblocco di crediti fiscali edilizi incagliati ai danni di cittadini, imprese e istituti di credito valutando, in considerazione del carattere emergenziale della carenza di liquidità creatasi, l'introduzione di misure straordinarie finalizzate al l'ampliamento della capienza fiscale dei soggetti coinvolti o delle possibilità di compensazione;

13) al fine di rafforzare, entro il 2026, le condizioni per lo sviluppo di una economia ad alta intensità di conoscenza, di competitività e di resilienza, a realizzare tutti gli interventi del Piano entro il 2026, in particolare ad intraprendere ogni azione utile volta a rispettare gli obiettivi sul sistema di reclutamento dei docenti al fine di non compromettere l'assunzione, entro dicembre 2024, ovvero altro termine concordato con la Commissione europea, di circa 70 mila docenti, e ad intraprendere con urgenza azioni finalizzate ad assicurare il conseguimento dei target «Borse di studio per l'accesso all'università», al fine di scongiurare il rischio della totale perdita dei fondi previsti dal Pnrr, in quanto i ritardi nell'erogazione delle borse e il permanere in alcune regioni del fenomeno degli «idonei non beneficiari» e del conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi, vanificherebbe l'investimento considerato;

14) ad addivenire alla definitiva adozione dei decreti attuativi disciplinanti sulle comunità energetiche rinnovabili, anche al fine di fornire alle famiglie e alle imprese uno strumento fondamentale per contrastare il «caro-energia», l'emergenza climatica e la povertà energetica, nonché ad intervenire rapidamente per semplificare le procedure per l'assegnazione delle risorse per l'installazione delle infrastrutture di ricarica elettriche e ad accelerare l'emanazione dei decreti per la definizione dei criteri per lo «Sviluppo del sistema agri voltaico» al fine di non lasciare il comparto agricolo in attesa di una norma che consentirebbe nuove opportunità di sviluppo e di futuro, contribuendo, in maniera determinante, ad una transizione energetica effettiva e duratura del Paese;

15) ad adottare ogni utile iniziativa volta a garantire l'attuazione dei progetti volti a preservare e rafforzare la biodiversità, con particolare riferimento alla forestazione urbana ed extraurbana e aree urbane e alla riduzione del consumo di suolo;

16) a stimolare le attività relative allo sviluppo dell'idrogeno nel comparto trasporti, l'elettrificazione e la resilienza delle ferrovie del Sud da adottare entro il 30 giugno 2023, l'attività del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle istruttorie – proprie o delegate –, senza disperdere la capacità amministrativa in inutili e costose opere di dubbia fattibilità e pertanto a dar seguito al già programmato acquisto delle necessarie nuove navi per l'attraversamento dello Stretto di Messina;

17) a garantire la piena e tempestiva attuazione degli obiettivi previsti dal Pnrr con riguardo alla riforma delle politiche attive del lavoro e alla lotta al lavoro sommerso, in particolare assicurando l'operatività e l'implementazione delle attività previste nel Piano di potenziamento dei centri per l'impiego;

18) a garantire che l'Italia si sia dotata di uno strumento universalistico per l'inclusione e il contrasto delle forme estreme di esclusione sociale, attraverso il ripristino del sistema del reddito di cittadinanza così come vigente prima della legge di bilancio per il 2023, nonché ad assicurare uno strutturale rafforzamento del comparto degli ammortizzatori sociali, fondamentale nei prossimi anni, al fine di dotare anche il nostro Paese di un implicito strumento di politica anticiclica di natura non discrezionale, anche alla luce delle probabili modifiche delle regole di bilancio europee che dovrebbero prevedere, come indicatore unico di sorveglianza degli equilibri della finanza pubblica, un aggregato di spesa depurato, tra le altre cose, dalla componente ciclica dei sussidi;

19) a non vanificare la grande conquista di aver ottenuto le risorse utili per rafforzare la capacità del Servizio sanitario nazionale (Ssn) assicurando di evitare stasi o rallentamenti procedurali nel percorso volto al rispetto dei previsti milestone e target e per recuperare possibili ritardi accumulati e a vigilare, per quanto di competenza, affinché i progetti in corso di approvazione rispondano alle esigenze di funzionalità delle strutture sanitarie da realizzare, con riferimento ai contingenti di personale richiesti, ai servizi e alle opere infrastrutturali connaturate alle attività che verranno espletate all'interno delle stesse;

20) a ripristinare e rafforzare, senza indugio e con provvedimenti normativi aventi carattere di urgenza, il controllo concomitante della Corte dei conti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e sul Piano nazionale complementare;

21) ad intervenire, senza indugio e con provvedimenti normativi aventi carattere di urgenza, per ripristinare il regime ordinario di responsabilità per danno erariale dal 1° luglio 2023.
(1-00146) (Nuova formulazione) «Francesco Silvestri, Torto, Alfonso Colucci, D'Orso, Onori, Pellegrini, Fenu, Orrico, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00976 del 10 maggio 2023;

   interrogazione a risposta orale Soumahoro n. 3-00419 del 22 maggio 2023;

   interrogazione a risposta scritta La Salandra n. 4-01107 del 5 giugno 2023;

   interrogazione a risposta scritta Scotto n. 4-01156 del 15 giugno 2023.