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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    gli alloggi per studenti universitari sono circa 40.000 a fronte di un numero di studenti fuori sede pari a circa 570.000, di cui 290.000 con Isee inferiore a 24.000 euro; peraltro, il numero di posti letto nel 2022 è diminuito del 7 per cento rispetto al 2021; i posti letto negli studentati francesi e tedeschi sono rispettivamente circa 165.000 e 190.000;

    ad aggravare la situazione per gli studenti fuori sede è il caro affitti; secondo l'ufficio studi di Idealista, i canoni sono aumentati del 20 per cento negli ultimi 3 anni; in alcune grandi città i prezzi di una camera singola in affitto possono superare i 600 euro;

    l'emergenza abitativa sta penalizzando in modo grave gli studenti universitari, tanto da compromettere il loro diritto allo studio e da comportare conseguenze non trascurabili sulla loro vita futura. L'eventuale rinuncia agli studi universitari, nonché ad altre valide opportunità formative, è di per sé un fattore di marginalizzazione sociale ed economica, particolarmente grave in un Paese che già sconta una percentuale di laureati molto più bassa di quella media dell'Unione europea: nella popolazione d'età compresa tra i 25 e i 34 anni i laureati in Italia sono il 28 per cento contro una media europea del 41 per cento;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (missione 4, componente 1, riforma 1.7) prevede lo stanziamento di 960 milioni di euro per creare 65.000 nuovi posti letto entro il 2026; sebbene le tempistiche siano state finora rispettate, esse prevedono che nei primi 2 anni fosse realizzato solo il 31 per cento del totale con un intervento da 300 milioni di euro; il secondo intervento, coperto dai restanti 660 milioni, è volto alla realizzazione degli altri 52.000 posti letto grazie al coinvolgimento di operatori privati;

    con la legge di bilancio per il 2023, il Governo ha rifinanziato il fondo previsto dall'articolo 1, comma 4-ter, della legge 14 novembre 2000, n. 338, che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato di interventi volti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari. Il fondo, includendo il nuovo finanziamento di 400 milioni di euro in tre anni, ha a disposizione circa 567 milioni di euro per la realizzazione di 14.000 posti letto aggiuntivi;

    la stessa legge di bilancio per il 2023 non ha, invece, rifinanziato il «Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione», istituito dall'articolo 11 della legge n. 431 del 1998 e ulteriormente incrementato a 330 milioni di euro nel luglio 2022 dal Governo Draghi;

    anche nel caso in cui le tempistiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza venissero rispettate e fossero utilizzare tutte le risorse previste dal Fondo per il cofinanziamento statale per la realizzazione di alloggi, nel 2026 avremmo solamente 114 mila posti letto per un totale di circa 570 mila studenti fuori sede, con una copertura pari a solo il 20 per cento del totale;

    la carenza di posti letto per studenti fuori sede costituisce, peraltro, solo una delle conseguenze del pesante sottofinanziamento dell'istruzione universitaria da parte del bilancio pubblico, su cui l'Italia spende circa lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo, meno della metà della media europea;

    per tale ragione è necessario prevedere misure che già nel breve periodo supportino gli studenti fuori sede e le loro famiglie che si rivolgono al mercato immobiliare; un contributo di 400 euro al mese per gli studenti fuori sede con Isee inferiore a 30.000 avrebbe un costo per lo Stato di circa 1 miliardo di euro l'anno;

    la legge n. 32 del 2022 (cosiddetto «Family act»), all'articolo 5, non ancora attuato, delega il Governo a prevedere detrazioni fiscali per le spese documentate sostenute dalle famiglie relativamente al contratto di locazione di abitazioni per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede, nonché a sostenere la spesa delle famiglie per la formazione dei figli e il conseguimento dell'autonomia finanziaria dei giovani, nonché a rafforzare le misure volte a promuovere l'autonomia, anche abitativa, dei figli maggiorenni dalla famiglia d'origine, comprese quelle destinate ad agevolare l'affitto di abitazioni,

impegna il Governo:

1) ad attuare l'articolo 5, comma 2, lettera c), della legge 7 aprile 2022, n. 32 (cosiddetto «Family act»), prevedendo ulteriori iniziative volte a sostenere l'autonomia abitativa dei giovani, con particolare riferimento agli studenti fuori sede, introducendo un contributo di 400 euro medi mensili per le spese di locazione sostenute da tutti gli studenti con Isee inferiore a 30.000 euro;

2) ad attuare l'articolo 5, comma 2, lettera a), della legge 7 aprile 2022, n. 32 (cosiddetto «Family act»), adottando iniziative volte a incrementare la percentuale di detraibilità fiscale per le spese sostenute dalle famiglie per il contratto di locazione per i figli iscritti a corsi universitari, attualmente fissata al 19 per cento dall'articolo 15, comma 1, lettera i-sexies), del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, e al contempo rivedendo i criteri di reddito per l'accesso alla detrazione al fine di favorire i nuclei famigliari con redditi più bassi;

3) a potenziare, con la collaborazione dei sindaci e della Guardia di finanza, i controlli per chi beneficia delle riduzioni di Imu e Irpef previste per i locatori di abitazioni private utilizzate per affitti ai fuori sede, al fine di contrastare il fenomeno degli immobili affittati – sulla carta – a studenti, ma in realtà utilizzati come case vacanze;

4) ad adottare iniziative volte ad aumentare il fondo per il «Contributo per spese locazione abitativa degli studenti fuori sede delle università statali» di cui all'articolo 1, comma 526, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, per il quale sono stati stanziati dall'articolo 1, comma 580, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), solamente 4 milioni di euro per il 2023 e 6 milioni a decorrere dal 2024, cioè appena un terzo di quanto stanziato l'anno precedente;

5) a privilegiare il finanziamento delle ristrutturazioni di edifici pubblici e privati per destinarle all'affitto agli studenti e a sostenere progetti di co-abitazione promossi dal terzo-settore in luogo della creazione di nuove residenze, a partire da un puntuale censimento degli immobili non utilizzati di proprietà dello Stato o di altri enti pubblici «riconvertibili» in tempi rapidi, anche in accordo con gli enti territoriali e le università, col fine di diminuire i tempi di realizzazione di nuovi posti letto, di evitare ulteriori cementificazioni nonché di riqualificare aree urbane dismesse;

6) ad adottare iniziative volte a raddoppiare, portandola dal 3 al 6 per cento, la quota destinata al fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, di cui all'articolo 18 del decreto legislativo n. 68 del 2012, proveniente dal Fondo unico giustizia, di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 159 del 2011;

7) a dare piena e immediata attuazione al nuovo regime autorizzatorio delle residenze universitarie, di cui all'articolo 28, comma 1-bis, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, con il fine di incentivare investimenti privati e aumentare rapidamente l'offerta di alloggi e posti letto per studenti fuori sede, nonché a fornire regolarmente alle Camere la più ampia informazione circa lo stato di attuazione della riforma 1.7 («Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti») del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(1-00149) «Richetti, Bonetti, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Sottanelli, Benzoni, Castiglione, D'Alessio, De Monte, Gruppioni, Pastorella, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    in Italia, nel 2021, i livelli di istruzione sono in aumento, ma rimangono comunque fortemente inferiori alla media europea e dei Paesi Ocse: la quota di popolazione 25-64 anni con un titolo terziario è pari a circa il 20 per cento, a fronte di una media dell'Unione europea del 33,4 per cento, mentre la quota di 30-34enni laureati in Italia è pari al 26,8 per cento contro una media europea del 41,6 per cento, anche se, in numeri assoluti, la quota di laureati è tendente all'aumento;

    i dati relativi alle immatricolazioni, a dicembre 2022, indicano un calo di iscritti all'università: se si confrontano i numeri relativi alle immatricolazioni dell'anno accademico 2022/2023 con quelli del 2021/2022 e del 2020/2021 la diminuzione è, rispettivamente, del 2 per cento e oltre il 5 per cento;

    nel 2011-2012 il tasso di abbandono degli studi universitari era del 6,3 per cento, mentre nel 2021-2022 è diventato del 7,3 per cento: il più alto degli ultimi anni, con una percentuale del 7,4 per cento tra gli universitari di sesso maschile e del 7,2 per cento tra le donne;

    l'articolo 34 della Costituzione stabilisce che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»;

    recentemente, davanti a molte università italiane, gli studenti si sono accampati in tende da campeggio per protestare contro il caro affitti e per la carenza di posti nelle residenze studentesche, che rendono difficile trovare una sistemazione agli studenti fuori sede;

    gli studenti universitari fuori sede rappresentano circa il 40 per cento del numero complessivo degli studenti, ma l'offerta di posti letto si attesta intorno al 10,5 per cento a fronte di un tasso medio europeo del 20 per cento;

    le misure agevolative a favore degli studenti non sono sufficienti a far fronte ai costi che le famiglie devono sostenere per mantenere agli studi un figlio fuori dalla città di residenza, tanto più se si considera che, con la crisi post pandemia, la crescita dell'inflazione e l'incremento dei costi delle materie prime in conseguenza della guerra Russia-Ucraina, il costo della vita è cresciuto in misura rilevante e decisamente impegnativo per le famiglie;

    i pendolari a lunga percorrenza e gli universitari in difficoltà economica sono tra i profili che abbandonano più facilmente gli studi;

    la disponibilità dei posti non è omogenea sul territorio nazionale, ma presenta forti differenze tra regioni con la conseguenza che in alcuni territori la risposta alle domande degli studenti appare fortemente esigua;

    con la legge di bilancio per il 2021 sono stati stanziati 15 milioni di euro per le spese di locazione abitativa sostenute dagli studenti fuori sede iscritti alle università statali, un intervento rifinanziato con la legge di bilancio per il 2023 per 4 milioni di euro e di ulteriori 6 milioni di euro annui a decorrere dal 2024;

    con la legge di bilancio per il 2023 è stato rifinanziato il fondo della legge n. 338 del 2000 con circa 300 milioni aggiuntivi in tre anni per garantire la continuità degli interventi a sostegno della domanda sempre più crescente di posti letto a favore degli studenti fuori sede e sono stati stanziati 500 milioni per borse di studio per il biennio 2024-2025, al fine di potenziare l'importo e ampliare la platea dei beneficiari;

    questi fondi si aggiungono a quelli stanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della riforma 1.7 («Alloggi per gli studenti») prevista dalla missione 4, componente 1, che ha stanziato 960 milioni di euro per la creazione di 60.000 posti letto aggiuntivi nel sistema Paese entro il 2026, a fronte dei circa 40.000 ad oggi disponibili e di cui una parte è già stata attivata;

    la riforma, in questa prospettiva, aspira a coinvolgere anche soggetti privati nella costruzione di strutture di edilizia universitaria, offrendo la copertura, da parte del Ministero dell'università e della ricerca, di parte dei costi di gestione per i primi tre anni di funzionamento della struttura;

    la riforma è infatti articolata in due fasi:

     a) un primo intervento, con cui, grazie ad uno stanziamento di 300 milioni di euro, sono stati creati 8.581 posti letto aggiuntivi, di cui 7.524 posti letto già assegnati a studenti universitari;

     b) un secondo intervento di lungo termine, avviato con il decreto-legge cosiddetto «aiuti-ter)» e proseguito con i due decreti attuativi del 27 dicembre 2022 e 29 dicembre 2022, con cui si è previsto l'ingresso degli operatori privati all'interno del mercato, per consentire di soddisfare in pieno la domanda attuale, considerati anche i tempi di realizzazione imposti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (30 giugno 2026);

    nello specifico, la prima fase prevede una revisione della legge n. 338 del 2000, «Cofinanziamento statale per alloggi e residenze per studenti universitari», al fine di agevolare la ristrutturazione e il rinnovo delle strutture in luogo di nuovi edifici (prevedendo una quota di cofinanziamento innalzata dal 50 al 75 per cento), e per semplificare, anche grazie alla digitalizzazione, la presentazione e la selezione dei progetti e ridurre, quindi, i tempi di realizzazione;

    per quanto attiene alla seconda fase, invece, che intende favorire l'apertura della partecipazione al finanziamento anche agli investitori privati, è intervenuto l'articolo 25 del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, che ha disciplinato tali profili e istituito un apposito fondo, inserendo un nuovo articolo 1-bis all'interno della legge 14 novembre 2000, n. 338, rubricato «Nuovo housing universitario». È proprio a tale fondo – con l'importo di 660 milioni appena sbloccati con il decreto-legge n. 57 del 2023, pubblicato il 29 maggio 2023 in Gazzetta Ufficiale – che si è fatto riferimento nel recente dibattito;

    gli stanziamenti e la riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ampliano le possibilità di creazione di residenze universitarie, si muovono in parallelo e non già in sostituzione delle politiche ordinarie adottate dal Governo, come le risorse stanziate sulla base del V bando della legge n. 338 del 2000, pari a 467 milioni di euro, per la realizzazione di residenze universitarie da parte di università, enti per il diritto allo studio, collegi universitari, regioni, consorzi universitari, cooperative di studenti e altre organizzazioni non lucrative;

    al fine di individuare in tempi brevi le criticità maggiori e adottare le conseguenti misure per superarle, il Ministero dell'università e della ricerca ha recentemente dato vita a uno specifico tavolo tecnico di esperti, con l'obiettivo, tra l'altro, di individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territoriale, tenendo conto dei valori di mercato di riferimento. Del suddetto tavolo fanno parte tecnici dell'Agenzia del demanio, della Conferenza dei rettori delle università italiane, dell'Associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario, di Cassa depositi e prestiti, della Conferenza delle regioni e delle province autonome;

    sono stati interpellati i sindaci metropolitani, così come esponenti della Curia, per considerare l'eventuale disponibilità di immobili dismessi, caserme, ma anche beni ecclesiastici, che possano essere adibiti a residenze universitarie;

    per il potenziamento dell'housing universitario è stato, inoltre, avviato un tavolo con le regioni e gli enti locali per fare un censimento degli immobili inoccupati, affinché vengano messi a disposizione per gli studenti;

    il 12 maggio 2023 è stata lanciata una manifestazione di pubblico interesse volta a dare un primo passo di concretezza, individuando puntualmente gli immobili ritenuti idonei: a tal fine sul sito del Ministero dell'università e della ricerca è stato pubblicato l'avviso per l'acquisizione di manifestazioni di interesse per la messa a disposizione, su tutto il territorio nazionale, di immobili da convertire a studentati;

    il Governo sta già adottando le necessarie misure per sbloccare ulteriori fondi per risolvere le problematiche, purtroppo ben più risalenti, relative all'housing universitario;

    la scarsità di alloggi è, peraltro, in parte dovuta anche al fatto che è ormai diffusa la pratica di destinare gli alloggi all'affitto ai turisti, che sta determinando un aumento delle locazioni, soprattutto nelle grandi città e nelle città a forte vocazione turistica, così da falsare il mercato degli affitti in genere e degli affitti agli studenti fuori sede in particolare,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative necessarie e nel più breve tempo possibile per evitare l'aumento dei canoni di affitto e incrementare la disponibilità di alloggi per studenti universitari fuori sede;

2) a garantire la piena attuazione – in continuità con gli interventi già in atto del Governo – della missione 4, componente 1, riforma 1.7, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

3) a monitorare l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati all'housing studentesco affinché venga incrementato il numero di studentati pubblici e aumentata la disponibilità di posti per studenti fuori sede, anche al fine di determinare una maggiore omogeneità della situazione del caro affitti su tutto il territorio nazionale;

4) a prevedere, in presenza del coinvolgimento di soggetti privati per la realizzazione di residenze universitarie, un confronto tra Governo e detti soggetti al fine di calmierare il costo degli affitti e di mantenerli ad un livello sostenibile per le famiglie;

5) ad adottare le iniziative di competenza affinché, in presenza del coinvolgimento di soggetti privati per la realizzazione di residenze universitarie, le stesse restino finalizzate all'housing universitario;

6) in considerazione del numero di studenti che risultano in possesso dei requisiti per la borsa di studio ma che non riescono a beneficiarne per carenza di risorse stanziate, a prevedere iniziative per il superamento del fenomeno degli idonei non beneficiari;

7) a garantire la piena attuazione di quanto previsto dall'articolo 18, comma 1, del decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, secondo cui il fabbisogno finanziario necessario per garantire gli strumenti ed i servizi per il pieno successo formativo è coperto, oltre che dagli stanziamenti del fondo integrativo statale, dal gettito derivante dall'importo della tassa regionale per il diritto allo studio, nonché dalle risorse proprie delle regioni in misura pari ad almeno il 40 per cento dell'assegnazione relativa al fondo integrativo statale;

8) a incentivare la stipula da parte dei comuni, in cui insistono sedi universitarie e sedi distaccate, di apposite convenzioni che coinvolgano i soggetti privati interessati, le università e, laddove necessario, gli enti per il diritto allo studio di riferimento, volte a trovare soluzioni abitative che risultino vantaggiose per gli studenti universitari fuori sede;

9) a vigilare, per quanto di competenza, circa il rispetto delle tempistiche di assegnazione delle borse di studio per gli studenti beneficiari;

10) ad assumere le iniziative di competenza affinché gli enti per il diritto allo studio adottino misure volte a superare le limitazioni di erogazione delle borse di studio a studenti con carriere pregresse che non risultino incompatibili;

11) al fine di rendere più appetibile per i proprietari affittare a studenti fuori sede, ad adottare iniziative volte a definire un sistema di canone concordato specifico per i contratti di affitto transitori destinati a studenti universitari, anche intervenendo sul sistema della cedolare secca;

12) a garantire la piena attuazione dell'articolo 34, terzo comma, della Costituzione, secondo cui «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi», ribadendo l'importanza del criterio di merito per accedere alle graduatorie delle residenze, in aggiunta a quello Isee, considerando non solo il mero numero di crediti formativi universitari conseguiti, bensì il valore di ciascun esame superato anche in relazione alla complessità del corso frequentato;

13) ad adottare iniziative volte ad utilizzare parte del patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato, valutando la possibilità di affidarlo, mediante procedure aperte, comparative e trasparenti, a soggetti privati convenzionati o enti del terzo settore per la realizzazione di iniziative residenziali in favore di studenti;

14) a prevedere iniziative normative mirate che favoriscano l'accesso agevolato degli studenti agli alloggi;

15) ad adottare iniziative volte alla definizione di un quadro regolatorio specifico per il settore degli operatori, pubblici e privati, che gestiscono residenze universitarie, anche alla luce delle modificazioni apportate in sede di conversione al decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, che, all'articolo 28, introduce disposizioni relative al regime autorizzatorio per l'esercizio di una struttura residenziale universitaria.
(1-00150) «Dalla Chiesa, Roscani, Sasso, Bicchielli, Mulè, La Porta, Latini, Tassinari, Amorese, Loizzo, Mollicone, Miele, Cangiano, Di Maggio, Matteoni, Messina, Perissa, Giagoni».


   La Camera,

   premesso che:

    le proteste degli studenti universitari nelle ultime settimane hanno messo in evidenza il problema dell'elevato costo degli affitti che loro e le loro famiglie devono sostenere e a cui si aggiungono le spese per i corsi di studio. Ciò rappresenta una contraddizione con quanto previsto all'articolo 34 della Costituzione che recita: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;

    il problema del caro affitti concerne, quindi, espressamente l'accesso al diritto allo studio, ovvero la possibilità di formarsi in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Infatti, nel contesto europeo, l'Italia è uno dei Paesi con il minor tasso di giovani laureati e con numerosi abbandoni nel primo anno di iscrizione. È evidente che la mancanza di studenti che completano il ciclo di studi, anche per i costi eccessivi degli affitti, influisce in modo negativo sulla competitività come Paese a livello europeo ed internazionale;

    l'alloggio rappresenta uno dei bisogni fondamentali per gli studenti che studiano in una sede diversa da quella della propria città di residenza. Il nostro Paese ha gravi criticità sotto il profilo della politica abitativa per gli studenti; occorrono, pertanto, azioni ed investimenti mirati, volti sia all'aumento del numero degli alloggi disponibili mediante la realizzazione di nuovi studentati pubblici, sia al sostegno degli studenti e delle loro famiglie che devono affittare immobili sul mercato;

    una programmazione efficiente degli investimenti per il diritto allo studio deve rappresentare la priorità per il nostro Paese. A tal fine, le azioni andrebbero coordinate con gli enti locali interessati, adottando politiche di riqualificazione di immobili pubblici dismessi, come caserme o altri immobili del demanio inutilizzati;

    le misure a sostegno messe in campo negli ultimi anni si sono rivelate insufficienti, occorrono pertanto azioni coraggiose per il loro potenziamento. L'Italia è, infatti, uno dei Paesi europei che, in relazione al prodotto interno lordo, investe meno nella formazione e nell'istruzione;

    è necessario adottare con sollecitudine un complesso organico di misure economiche, sociali e fiscali idonee a contrastare i costi eccessivi degli affitti per gli studenti fuori sede. Infatti, solo la realizzazione effettiva di un vero e proprio welfare studentesco può permettere allo studente di seguire un percorso formativo completo in condizioni di benessere,

impegna il Governo:

1) nel rispetto delle competenze delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, ad adottare iniziative volte a:

  a) potenziare e semplificare con urgenza le misure a sostegno degli studenti universitari fuori sede al fine contrastare il caro affitti e la mancanza di alloggi universitari;

  b) realizzare un'adeguata offerta di alloggi per studenti, anche con riguardo alla missione 4, componente 1, riforma 1.7, del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

  c) aumentare la disponibilità di alloggi universitari per studenti fuori sede, anche in accordo con gli enti locali interessati, mediante interventi di rigenerazione urbana e recupero di edifici esistenti dismessi o in disuso;

  d) garantire l'effettiva rimozione degli ostacoli di natura economica per gli studenti capaci e meritevoli, consentendo loro di accedere e di completare i gradi più alti degli studi, come previsto dall'articolo 34 della Costituzione.
(1-00151) «Gebhard, Manes, Schullian, Steger».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALFONSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 3 maggio 2023 si è verificato un attacco ai sistemi informatici dell'Azienda sanitaria locale n. 1 della regione Abruzzo, rivendicato dal cosiddetto Gruppo Monti;

   tale attacco informatico ha paralizzato il sistema informatico della Asl 1 Abruzzo, con gravi ripercussioni sui servizi erogati agli utenti/pazienti afferenti alle strutture pubbliche e private nel territorio provinciale aquilano;

   nei giorni scorsi, è stato reso pubblico un significativo quantitativo di dati, esfiltrati dai database della Asl, contenenti milioni di informazioni sensibili, tra cui referti medici e patologie, pregiudicando la privacy degli interessati e mettendo a serio rischio il regolare svolgimento delle terapie;

   dall'edizione delle 14:00 del 13 maggio 2023 del Tgr Abruzzo è stato reso noto che anche la copia di backup dei dati della Asl 1 Abruzzo sarebbe stata violata, causando l'impossibilità di procedere ad un rapido ripristino dei dati per consentire la normale prosecuzione dei servizi sanitari nella provincia di L'Aquila;

   tale vicenda sta provocando disservizi generalizzati, tanto al settore pubblico quanto a quello privato, come – solo a titolo esemplificativo – il rinvio di prestazioni sanitarie, con evidenti profili di rischio per la salute dei pazienti;

   il clima di inevitabile confusione nel quale gli operatori sanitari sono costretti a svolgere le proprie attività, al di fuori di ogni ordinaria procedura, non avendo a disposizione pressoché alcuno strumento informatico operativo;

   tutti i procedimenti e le prestazioni in corso non sono catalogati e archiviati nei sistemi informatici e, dunque, restano collazionati in resoconti cartacei che, usciti dall'emergenza, dovranno essere oggetto di un notevole carico di lavoro e impiego di risorse per essere reinseriti nei sistemi digitali;

   oltre ai danni subiti nell'immediato, i pazienti della Asl 1 Abruzzo potranno essere esposti – loro malgrado – ad eventuali ulteriori ricatti subiti da coloro i quali sono entrati in possesso con le informazioni illecitamente pubblicate sul dark web dagli hacker –:

   se il Governo sia al corrente della situazione esposta in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per fronteggiare e superare l'attuale condizione di emergenza che sta attraversando l'Asl 1 abruzzese;

   quali informazioni consentite siano in possesso del Governo circa l'entità dell'aggressione ai sistemi informatici dell'Asl 1 Abruzzo e quali azioni risultino messe in campo dalla regione Abruzzo in grado di ripristinare, come necessario, i servizi all'utenza a salvaguardia della sicurezza e della salute pubblica.
(4-01079)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   in merito ai tempi di presentazione degli obiettivi collegati alla terza rata di finanziamento del PNRR da 19 miliardi, l'Italia, come noto, ha ampiamente scavallato la data di scadenza fissata per il 31 dicembre 2022, tanto che la Commissione europea ad oggi, nel mese di maggio 2023, si trova ancora a procedere alla sua valutazione. Una valutazione che può comportare ovviamente richieste di integrazione, modifiche o correzione nel raggiungimento degli stessi obiettivi, con ulteriore impegno di tempo;

   visti gli accumuli di ritardo sopra descritti per la terza rata, appare concreto il rischio di non stare nei tempi neanche per la presentazione alla Commissione dei 96 obiettivi del 2023 per un valore di 34 miliardi, di cui 27 target, del valore 16 miliardi, afferenti alla quarta rata e con scadenza il 30 giugno, e 69 target invece da raggiungere entro fine 2023;

   in questo quadro di ritardi sulle scadenze e di difficoltà a mantenere i ritmi stabiliti dalla Commissione, il Ministro interpellato e lo stesso Governo hanno manifestato, ormai da gennaio 2023, anche la volontà di richiedere all'Europa una revisione del PNRR, a causa di imprecisate «circostanze oggettive». Tale approssimazione non consente di comprendere se le «circostanze oggettive» in questione siano rispondenti a quelle tipizzate dal regolamento (UE) 2021/241, istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza e, dunque, legittimino realmente a sua una modifica. Risulta fondamentale infatti, comprendere quali siano le circostanze oggettive a cui fa riferimento l'Esecutivo, se abbiano effettivamente inciso sui ritardi attuali e se potenzialmente siano impattanti sul prosieguo dell'attuazione del PNRR;

   sarebbe poi altrettanto opportuno conoscere quali siano le direttrici di questa annunciata revisione ovvero quale parte e quali obiettivi il Ministro interpellato abbia intenzione di modificare. Ad oggi, non si sono avute notizie di proposte di riforma del Piano, né in termini di interventi specifici, né di titolarità delle risorse o tempistiche, né tanto meno si è fornito ai due rami del Parlamento un quadro di massima che dia in qualche modo evidenza di dati e stima di tempi alla base di questa possibile revisione;

   l'altro aspetto da rilevare è che la medesima revisione comporta una specifica procedura, sancita all'articolo 21, comma 2, del regolamento (UE) 2021/241 della durata di almeno tre mesi, con l'adozione di una nuova decisione da parte della Commissione. Questo significa che il nostro Paese per mettere a terra investimenti e progetti dovrà attendere ancora molto tempo, giacché sarà necessaria prima una nuova «taratura» del Piano a livello tecnico, poi il suo passaggio in Parlamento e, in ultimo, la sua valutazione da parte della Commissione europea con eventuali e possibili richieste di correzione;

   è stata approvata recentemente una modifica alla governance del PNRR fortemente voluta da questo Esecutivo, la cui realizzazione sta impiegando tempi troppo lunghi e in distonia rispetto al quadro e ai bisogni sopra rappresentati –:

   se le «circostanze oggettive» a cui si riferisce il Ministro interpellato nel motivare una revisione del Piano siano rispondenti a quelle sancite dal regolamento (UE) 2021/241 e quali calcoli e previsioni siano stati effettuati per prevedere gli scostamenti dai target e milestones inizialmente individuati;

   se ad oggi siano state prodotte bozze di revisione del Piano e quali siano i termini per la sua presentazione, considerato il mutamento di governance del PNRR in atto, di cui si vorrebbero altresì conoscere i tempi, e considerati i ritardi acclarati sulle scadenze 2022 e quelle fortemente a rischio del 2023.
(2-00164) «Scerra».

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo una stima dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari di foreste – un'area più grande dell'Unione europea – sarebbero stati convertiti da foreste in terreni per uso agricolo, con i consumi dell'Unione europea responsabili di circa il 10 per cento di questa deforestazione;

   nel contesto dell'Accordo sul clima di Parigi, nel 2015 sono state lanciate le Amsterdam Declarations Partnership, inerenti gli impegni comuni verso la tutela delle foreste, con l'obiettivo di promuovere l'eliminazione della deforestazione e in particolare quelli espressi nella Dichiarazione di New York del 2014 sulle foreste, sottolineando l'importanza globale di preservare le foreste primarie e le aree ad alto valore di conservazione, anche attraverso una gestione responsabile della catena di approvvigionamento delle materie prime;

   nell'ambito della conferenza One Planet Summit 2021, organizzata dalla Francia, dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, che ha coinvolto i principali leader globali per rilanciare la diplomazia internazionale e la cooperazione in tema di biodiversità, il nostro Paese insieme ad altri 8 Paesi europei ha sottoscritto la nuova dichiarazione di impegni delle Amsterdam Declarations Partnership;

   la nuova dichiarazione d'impegni dell'Amsterdam Declarations Partnership per il 2025 richiama diversi obiettivi programmatici, tra i quali: coordinamento su tutte le politiche che affrontano il tema della deforestazione e dei prodotti agricoli; eliminazione della deforestazione dalle catene di approvvigionamento europee attraverso politiche e misure finalizzate alla sensibilizzazione dei produttori e dei consumatori, al miglioramento dei requisiti di sostenibilità degli acquisti pubblici e privati, all'introduzione della diligenza dovuta (due diligence), accordi bilaterali, al sostegno a iniziative nazionali multi-stakeholder e partnership tra settore pubblico e privato; ricorso alla diplomazia dell'Unione europea per promuovere una più efficace azione globale; creazione di partnership con i Paesi produttori e altri portatori di interesse; collaborazione con i Paesi produttori nell'implementazione di politiche e tecniche per prevenire la deforestazione; miglioramento della capacità di monitoraggio e della trasparenza delle informazioni;

   sebbene l'Italia abbia sottoscritto le Amsterdam Declarations Partnership, non sembra si sia impegnata a rispettarne i princìpi, né abbia collaborato per raggiungere gli obiettivi condivisi e lo stesso Governo, secondo quando consta all'interrogante, non avrebbe partecipato all'ultimo incontro annuale dei Paesi sottoscrittori;

   il Parlamento europeo ha recentemente approvato in via definitiva una disciplina che prevede che le aziende potranno vendere nell'Unione europea solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di «diligenza dovuta» (due diligence) che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste, comprese le foreste primarie insostituibili, dopo il 31 dicembre 2020;

   su richiesta del Parlamento europeo è stata inoltre ampliata la definizione di degrado forestale, che include ora la conversione delle foreste primarie o rigenerate naturalmente in piantagioni forestali o in altri terreni boschivi;

   le superfici forestali, quale componente del capitale naturale del nostro Paese, rivestono un ruolo predominante per il sistema socio-economico dei territori montani e rurali, grazie al riconosciuto ruolo multifunzionale svolto dalle superfici boschive, che si concretizza nella fornitura di tutta una serie di servizi e benefìci ambientali e sociali irrinunciabili, la cui compromissione determina effetti devastanti negli eventi climatici estremi sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico in atto –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché siano perseguiti gli impegni e gli obiettivi condivisi nell'ambito delle Amsterdam Declarations Partnership sottoscritte dall'Italia e come intenda applicare nel nostro Paese il regolamento europeo sulla deforestazione zero (Eudr) successivamente alla sua entrata in vigore, riguardo all'applicazione di una gestione forestale responsabile in grado di proteggere e ripristinare la biodiversità, anche valorizzando le best practices impegnate nelle filiere che non deforestano e che investono su tracciabilità dei prodotti e delle materie prime.
(3-00447)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   nel territorio di Lettomanoppello (Pescara), ubicato sul bordo pedemontano nord-occidentale del massiccio della Majella, risultano presenti sia movimenti franosi, sia scorrimenti e colate in corrispondenza di alternanze di materiali;

   in particolare, l'area del centro storico di Lettomanoppello è interessata da una frana complessa con movimenti di tipo rotazionale e traslativo e con colamenti, più recenti, che hanno interessato la porzione di versante immediatamente a valle del centro abitato fino al sottostante fiume Lavino, cui deve essere rivolta una doverosa attenzione;

   un'estesa area di circa 500.000 metri quadrati del territorio comunale di Lettomanoppello ricade oggi, secondo il piano di assetto idrogeologico, in zona a pericolosità idrogeologica molto elevata; l'intero territorio è inoltre classificato, secondo l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003, recepita dalla delibera della giunta regionale dell'Abruzzo n. 438 del 29 marzo 2003, come zona sismica 1;

   l'originario progetto del 1989 finalizzato alla risoluzione del rischio prevedeva la realizzazione di una galleria di drenaggio che avrebbe consentito di captare le acque circolanti nel sottosuolo che attualmente fuoriescono a quote diverse sul pendio a valle del paese contribuendo al persistere dei fenomeni franosi; l'opera con una sezione di scavo di diametro 4,5 metri, con un percorso a ferro di cavallo, a circa 50-100 metri sotto il centro abitato, avrebbe tagliato i rifornimenti idrici provenienti dalla Majella alla circolazione idrica nei vari depositi a valle, procedendo contestualmente al riutilizzo dell'acqua captata per fini idroelettrici o irrigui, per un totale complessivo di investimento di circa 36 miliardi di lire;

   unitamente al principale intervento del tunnel, ritenuto da solo insufficiente ad escludere il rischio di dissesto idrogeologico, vennero previste anche opere di sostegno a ridosso della strada statale finalizzate a proteggere la strada stessa e gli edifici del centro storico dagli effetti prodotti dalla frana, opere di drenaggio efficaci a medio-lungo termine, opere di protezione dall'erosione al piede delle piene del torrente Lavino e opere di regimazione delle acque superficiali;

   nell'ambito dell'accordo di collaborazione per attività scientifiche finalizzate allo studio del territorio comunale di Lettomanoppello (Pescara) interessato da fenomeni di natura franosa tra l'Ingv ed il comune di Lettomanoppello, l'Ingv, il laboratorio GeoSAR dell'Ingv, ha effettuato l'elaborazione di dataset di osservazioni satellitari focalizzate sul comune di Lettomanoppello, considerando un intervallo temporale di dati dal 2015 al 2022. I risultati delle analisi evidenziano valori massimi di velocità di circa 10/15 mm/anno. Il picco della deformazione viene rilevato per i punti target localizzati nella zona NW del centro abitato, corrispondenti agli edificati e al manto stradale nei pressi di via Valle, via Guglielmo Marconi, via Enrico Fermi e la parte iniziale di corso Vittorio Emanuele;

   l'analisi nel tempo delle serie temporali mostra una deformazione cumulata di circa 80 millimetri nei 6 anni di acquisizione mentre la deformazione verticale massima è stimata intorno a 30 millimetri;

   il comune di Lettomanoppello è stato inserito nell'ambito del piano operativo per l'attuazione del sistema di monitoraggio integrato (M2C4 Investimento 1.1 - Monitoraggio instabilità idrogeologica decreto del Ministro della transizione ecologica, n. 398 del 29 settembre 2021) che la regione Abruzzo, in collaborazione con l'Ispra e la Rete italiana dei servizi/Uffici Geologici regionali sta predisponendo definendo uno specifico contributo regionale alla proposta tecnica di potenziamento del monitoraggio in situ delle frane sul territorio nazionale;

   le condizioni di grave pericolosità idrogeologica e idraulica del territorio comunale di Lettomanoppello evidenziate da molteplici studiosi, oltre che dai recenti dati elaborati dall'Ingv, mostrano come la frana quotidianamente costituisca un profondo pericolo all'incolumità dei residenti e tanto più necessarie ed urgenti risultano le elaborazioni scientifiche adeguate in grado di sostenere progettualità proporzionali alla gravità del problema;

   appare indispensabile individuare un progetto che garantisca soluzioni capaci di mitigare i rischi attualmente esistenti, anche attraverso l'audizione di autorevoli studiosi in grado di fornire nuovi e attendibili elementi e la realizzazione di una valutazione complessiva e approfondita sulle diverse, ormai stratificate, criticità esistenti –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, anche alla luce di quanto comunicato al Senato dal Ministero della transizione ecologica il 12 maggio 2022 in risposta all'interrogazione a 3-03137 d'iniziativa del sottoscritto interpellante, quale sia lo stato di avanzamento dell'istruttoria e quali passi avanti siano stati fatti in merito al rafforzamento del monitoraggio e della mitigazione dei fenomeni franosi che mettono a rischio la vita e il benessere della popolazione del comune di Lettomanoppello;

   quali ulteriori iniziative di stabilizzazione e risoluzione intenda adottare, al fine di scongiurare i rischi che interessano l'area e che comportano potenzialmente conseguenze molto gravi.
(2-00165) «D'Alfonso».

Interrogazioni a risposta immediata:


   SQUERI, CORTELAZZO, CASASCO, BATTISTONI, POLIDORI e MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo delle energie rinnovabili è uno dei principali obiettivi a cui deve tendere il Paese, per contribuire al raggiungimento dei target europei di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili;

   l'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021, entrato in vigore il 15 dicembre 2021, prevede che con decreti del Ministro interrogato, di concerto con i Ministri della cultura e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, da adottare entro 180 giorni, «sono stabiliti principi e criteri omogenei per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dal Pniec»;

   nelle more dell'attuazione il citato articolo 20 è già stato modificato cinque volte, ampliando sempre più le aree considerate comunque idonee. Le norme sulle autorizzazioni sono state ulteriormente semplificate e nell'ultimo «decreto PNRR», decreto-legge n. 13 del 2023 si è allargato anche all'uso dei terreni coperti da usi civici, mentre le distanze dalle aree sensibili sono state ulteriormente ridotte;

   nonostante il citato articolo 20 preveda l'utilizzo di terreni agricoli incolti o marginali, gli investimenti nel fotovoltaico devono essere utility scale, cioè di taglia sufficientemente grande da renderli competitivi senza incentivi e in grado di garantirne la bancabilità. Inoltre, è preferibile che siano collocati in aree facilmente raggiungibili e facilmente collegabili alla rete. Ne consegue il gigantismo e la tendenza a occupare i terreni agricoli migliori;

   lo «stop» al fotovoltaico a terra proposto dal presidente della Regione Siciliana ha un senso se si considera che in quella regione ci sono progetti da 300 ettari senza alcun ritorno per i siciliani;

   le coste della Sardegna sono assediate da progetti per 1.500 pale eoliche. La regione si oppone per i possibili impatti su turismo, ambiente e pesca;

   è necessario stabilire un processo ordinato di sviluppo delle rinnovabili, evitando conflitti interistituzionali –:

   quali siano i tempi di adozione dei decreti di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 199 del 2021 sulle aree idonee all'installazione di impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile.
(3-00441)


   PAVANELLI, ILARIA FONTANA, SERGIO COSTA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, CAPPELLETTI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge n. 176 del 2022 (cosiddetto «aiuti-quater»), con l'obiettivo di rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre le emissioni climalteranti, ha consentito l'aumento della produzione di gas nazionale e il rilascio di nuove concessioni di coltivazione di idrocarburi in siti precedentemente interdetti, al fine di contenere i prezzi per i clienti industriali energivori;

   il provvedimento, in deroga alle disposizioni di legge vigenti, estende, fino al 2024, la possibilità per i concessionari di estrarre per tutta la durata di vita utile del giacimento, a condizione che aderiscano alle procedure di approvvigionamento a lungo termine e offrano agli energivori forniture di gas a prezzi calmierati per il tramite del Gestore dei servizi energetici;

   in particolare, per i nuovi volumi di gas estratti, il Gestore dei servizi energetici riconosce un prezzo garantito compreso fra 50 e 100 euro al megawattora, almeno pari al doppio di quello pre-crisi e più alto di quello attuale, che – malgrado le ridotte esportazioni russe e la guerra ancora in corso – è ormai stabilmente sotto i 50 euro al megawattora;

   attraverso lo scambio di contratti derivati legati al gas già disponibile sul mercato, della durata massima di 10 anni, i produttori, senza dover attendere i mesi o gli anni necessari per estrarre fisicamente nuovo gas, possono cedere il predetto gas da gennaio 2023;

   il Gestore dei servizi energetici «ribalta» gli stessi contratti ai clienti energivori, i quali, ovviamente, non avranno interesse a vedersi riconosciuto un prezzo del gas superiore a quello di mercato, mentre i concessionari vengono doppiamente avvantaggiati a scapito dei contribuenti, perché, da un lato, vedono allentarsi i vincoli per le estrazioni e, dall'altro, sono favoriti da un prezzo di cessione minimo garantito;

   inoltre, la norma de quo non appare secondo gli interroganti supportata dall'originaria urgenza, considerato che, a oggi, ancora mancano i decreti interministeriali sui prezzi e sulle condizioni di vendita/acquisto necessari per dare attuazione al meccanismo e, quindi, contenere la spesa energetica delle industrie energivore nazionali –:

   se il Ministro interrogato, a sei mesi dall'entrata in vigore del provvedimento, non ritenga, per quanto di competenza, di dover procedere ad una revisione della citata disposizione e conseguentemente ad adottare tempestive iniziative normative volte a modificarla, prevedendo l'abrogazione della stessa laddove quest'ultima risulti inidonea a portare benefìci per le imprese energivore e conduca al rischio di un danno erariale che, inevitabilmente, si andrebbe a riverberare sui contribuenti.
(3-00442)


   PASTORELLA, RUFFINO, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN, SOTTANELLI e BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   per raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici nel 2030, per i quali si stima siano necessari 31.500 stazioni pubbliche di ricarica veloce e ultraveloce e 100 stazioni sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell'energia;

   tali obiettivi sono previsti dall'investimento 4.3 della missione 2, componente 2, del Piano nazionale di ripresa e resilienza – «Sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica»;

   dopo diversi mesi di ritardo, il 10 maggio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha finalmente pubblicato due bandi per la realizzazione di infrastrutture di ricarica elettrica su superstrade (2.500 stazioni) e nelle zone urbane (4.000 stazioni) per un ammontare di 277 milioni di euro nel 2023, sul totale di 713 milioni di euro da utilizzare da qui al 2026, che si prevede possano generare investimenti superiori ai 2 miliardi di euro;

   il termine per la presentazione dei progetti è il 9 giugno 2023, appena 30 giorni dopo la pubblicazione dei bandi, con l'obiettivo di pubblicare entro il 30 giugno 2023 la graduatoria dei progetti selezionati; il rischio è che i progetti presentati non saranno in grado di assorbire tutti i finanziamenti;

   a ciò si aggiungono problemi di interpretazione dei bandi stessi da parte degli operatori, i quali devono ottenere pre-autorizzazioni dai comuni, da allegare poi al dossier per confermare i luoghi di installazione. Queste, non essendo di immediato ottenimento e dipendendo dalla reattività del singolo ente locale, rendono pressoché impossibile rispettare le tempistiche del bando;

   dal sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica risulta che i decreti relativi alle linee di intervento «A» (strade extra-urbane con stazioni da 175 kW) e «B» (zone urbane con stazioni da 90 kW) siano ancora in corso di finalizzazione;

   attualmente il 58 per cento dei comuni italiani non presenta punti di ricarica e la maggior parte di questi sono ubicati nei grandi centri urbani, escludendo intere zone del Paese;

   uno dei principali fattori di scetticismo sui veicoli elettrici è proprio la mancanza di un'adeguata rete infrastrutturale di ricarica;

   questi fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quindi, rappresentano un'occasione vitale per avviare finalmente una transizione energetica nel settore del trasporto, sia pubblico che privato –:

   se non intenda prorogare i termini dei bandi in questione, dando così la possibilità agli operatori di presentare progetti che impegnino tutti i fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ed evitando, almeno su questo investimento, che l'Italia non sia in grado di raggiungere gli obiettivi e soddisfare gli impegni presi in sede europea.
(3-00443)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i drammatici eventi accaduti in Emilia-Romagna pongono l'urgenza di approvare subito piani preventivi a difesa della popolazione e di adattamento al cambiamento climatico, di fronte ad eventi meteorologici estremi ad oggi non prevedibili secondo gli attuali modelli previsionali, che andranno aggiornati alla luce di quanto accaduto;

   nel rapporto 2021 sul «Dissesto idrogeologico in Italia», l'Ispra rileva che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15 per cento della popolazione italiana, con 2,1 milioni di edifici ricadenti in zone alluvionali ad alto e medio rischio;

   nel medesimo rapporto si stima che, per innalzare in modo efficace il livello di sicurezza contro i rischi sempre più imminenti, servirebbero ancora 8.000 opere di prevenzione per una spesa di poco inferiore ai 27 miliardi di euro;

   nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, con lo stanziamento di 14,3 miliardi di euro per il periodo compreso tra il 2019 ed il 2030 dal Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico e i 2,4 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il nostro Paese resta carente in termini di programmazione efficace e di governance complessiva degli interventi di contrasto al rischio idrogeologico, come peraltro evidenziato in diverse indagini da parte della Corte dei conti, ultima delle quali nel febbraio del 2023;

   negli anni le risorse pubbliche disponibili sono state prevalentemente devolute ad interventi emergenziali, successivi ad eventi catastrofici, mentre poco spazio è stato dedicato alla prevenzione con una prospettiva di medio-lungo periodo. Questo rispecchia una grave debolezza della programmazione in ambito di contrasto al rischio idrogeologico;

   i ritmi sempre più incalzanti dei cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi che crescono esponenzialmente in numero, violenza e pericolosità rischiano di rendere obsoleto un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) ancora da approvare, che risale al decennio scorso e attualmente fermo alla procedura di valutazione ambientale strategica –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per approvare definitivamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, al fine di perseguire un'accelerazione nella predisposizione e nell'attuazione delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici su tutto il territorio nazionale e per riformulare in tempi brevi il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, in modo da programmare efficacemente e attuare in modo rapido nuovi interventi di prevenzione del rischio nel nostro Paese.
(3-00444)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, MATTIA, ROTELLI, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia dell'Emilia-Romagna ha rivelato numerose risorse stanziate per la mitigazione del rischio idrogeologico non utilizzate. Dal 2018 ammonterebbero a 8,4 miliardi di euro;

   le risorse inutilizzate sono state trasferite da un capitolo di spesa all'altro perché il Governo Conte, chiudendo «Italia sicura», la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche che affrontava efficacemente la prevenzione del rischio da dissesto idrogeologico, ha aggravato la situazione del Paese, non realizzando tutte le opere necessarie;

   secondo Ispra, degli 11.000 progetti finanziati solo 4.800 sono ultimati;

   per la Corte dei conti, in 20 anni sono stati impiegati 7 miliardi di euro invece dei 26 necessari;

   per fare un esempio, la pubblicazione della determinazione della Protezione civile dell'Emilia-Romagna sulla «conclusione delle procedure di interventi di liquidazione degli interventi autorizzati e determinazione delle economie» ha reso noto che anche nel 2014, quando in Emilia-Romagna piogge torrenziali fecero esondare i fiumi provocando ingenti danni, l'Unione europea contribuì alla ricostruzione ma, a causa di impedimenti burocratici, non è stato utilizzato un milione di euro;

   sempre in Emilia-Romagna non è stata adottata la legge regionale per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici;

   la Corte dei conti ha affermato che in Emilia-Romagna, per ripristino immobili ad uso abitativo, interventi di messa in sicurezza idraulica e contributi per attività produttive, sono state stanziate risorse per 209.999.543,82 euro ed erogate per 79.831.033,92 euro, usando solo un terzo delle risorse disponibili;

   ad avviso degli interroganti i fondi non utilizzati si dovrebbero impiegare velocemente per prevenire future tragedie come quella attuale, che ha causato 15 morti, 40.000 sfollati, danni per 8 miliardi di euro in oltre 100 comuni, 23 fiumi esondati, 300 frane, 5.000 uomini della Protezione civile impegnati costantemente per assistere la popolazione. Inoltre, dovrebbero adottarsi atti di semplificazione della normativa vigente, con procedure e controlli che garantiscano l'effettiva realizzazione delle strutture necessarie a prevenire i danni da rischio idrogeologico causati dagli eventi atmosferici avversi –:

   nell'eventualità in cui i fondi non utilizzati siano ancora disponibili, quali iniziative di competenza intenda adottare per realizzare interventi di prevenzione dei danni da dissesto idrogeologico, anche promuovendo atti normativi che rendano più celere, efficace, efficiente ed economica l'azione di tutte pubbliche amministrazioni interessate per garantire un'effettiva opera di prevenzione e sostenere la fragilità morfologica del nostro territorio.
(3-00445)


   BRAGA, SIMIANI, CURTI, DI SANZO, FERRARI, FORNARO, CASU e GHIO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno del dissesto idrogeologico e del consumo di suolo, il cui impatto è amplificato e aggravato dalla crisi climatica, riveste ormai una grandissima importanza sociale, dal punto di vista della sostenibilità ambientale e della pianificazione urbana e regionale;

   si ricordano qui i più gravi tragici eventi degli ultimi mesi: l'alluvione nelle Marche, la frana di Ischia e, da ultimo, la catastrofe in Emilia-Romagna. Ma fenomeni simili, seppur più limitati territorialmente e nelle loro conseguenze, sono all'ordine del giorno in ogni parte del nostro Paese;

   si ricorda che dissesto e consumo di suolo sono due fenomeni strettamente legati: difendere il suolo significa proteggere il Paese dalla minaccia del dissesto idrogeologico e dalle tragiche conseguenze in termini di perdita di vite umane e di danni a beni privati e attività produttive;

   a questo si aggiungono gli effetti nefasti dei condoni edilizi che hanno sanato abusi realizzati anche in aree a rischio idrogeologico e su cui occorre avere garanzie chiare sulla certezza che non siano più riproposti e sul finanziamento e sull'attuazione delle demolizioni delle opere abusive;

   tra le principali criticità vi è la persistente assenza di interventi normativi efficaci e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale sul consumo di suolo che tenga insieme l'aspetto parallelo della riqualificazione dell'esistente, del quadro europeo («consumo di suolo zero al 2050») e del riparto di competenze tra Stato e regioni;

   a livello europeo, nel 2021 la Commissione europea ha promosso una nuova Strategia dell'Unione europea per il suolo adottata il 17 novembre 2021. Gli obiettivi chiave includono anche l'intensificazione degli sforzi per proteggere il suolo dall'espansione urbana incontrollata e dall'impermeabilizzazione per ottenere l'aumento netto pari a zero del consumo di suolo;

   la necessità dell'approvazione della legge nazionale sul consumo di suolo è del resto prevista tra le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come confermato dal Governo in risposta ad un'interrogazione in Commissione del 24 maggio 2023;

   è indispensabile che, adesso, ci sia un'assunzione di responsabilità di scala superiore, rispetto alla gravità di come i cambiamenti climatici stanno influendo sulla sicurezza delle persone, sulla vita delle città –:

   se intenda promuovere e sostenere l'adozione di una legge nazionale per il contenimento del consumo di suolo, che consenta di raggiungere l'obiettivo di «consumo di suolo zero al 2050», rispettando le tempistiche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-00446)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRAZIANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, il decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34 aveva autorizzato l'arruolamento di sottoufficiali infermieri e ufficiali medici;

   questa ferma eccezionale della durata di un anno è stata poi prorogata con una sequenza di interventi legislativi, che si sono susseguiti anche dopo il periodo più emergenziale della pandemia per COVID-19, fino a determinare ben 5 rafferme. L'ultima scadenza del rapporto lavorativo è prevista il prossimo 30 giugno;

   questa imminente scadenza del rapporto lavorativo comporta per i professionisti interessati, una incertezza professionale e di vita famigliare;

   l'Unione sindacale delle associazioni militare dell'Aeronautica ha lamentato che la carenza di organico, oltretutto aggravata dall'imminente esodo previdenziale che non ha precedenti (circa 8-10.000 unità nei prossimi 5 anni), causa un sovraccarico lavorativo del personale, un ricorrere eccessivo alle ore straordinarie e, di conseguenza, il mancato rispetto delle norme poste a tutela della sicurezza dei lavoratori;

   l'amministrazione dello Stato ha previsto, secondo l'articolo 7 comma 5 del decreto-legge n. 44 del 2023, l'assunzione di medici e infermieri nelle forze armate offrendo una parziale riserva numerica al personale assunto durante l'emergenza Covid ai sensi del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34 –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per favorire l'approvazione di una misura legislativa tale da garantire la stabilizzazione di tutto il personale assunto ai sensi del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, anche alla luce delle gravi carenze strutturali di organico nel settore della sanità militare.
(5-00922)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, ha previsto l'istituzione delle Zes, al fine di determinare le condizioni favorevoli, che consentano lo sviluppo in alcune aree del Paese delle imprese già operanti, nonché l'insediamento di nuove imprese, all'interno delle quali, beneficiare agevolazioni fiscali e semplificazioni amministrative, previste dal successivo articolo 5 del medesimo decreto;

   il comma 2 dell'articolo 5 dispone al riguardo che, in relazione agli investimenti effettuati, il credito d'imposta di cui all'articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31 dicembre 2023 nel limite massimo di 100 milioni di euro; si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui al medesimo articolo 1, commi 98 e seguenti, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   al riguardo, l'articolo 57 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ha disposto che il credito d'imposta è esteso all'acquisto di immobili strumentali agli investimenti;

   l'articolo 37 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, ha ulteriormente modificato la normativa disponendo che il credito di imposta è esteso all'acquisto di terreni e all'ampliamento di immobili strumentali agli investimenti;

   a tal fine, in risposta a un interpello, l'Agenzia delle entrate ha ritenuto che i beni immobili strumentali oggetto d'investimento devono caratterizzarsi per il requisito della «novità», per cui il credito d'imposta Zes non spetta per l'acquisto di immobili a qualunque titolo già utilizzati;

   tale interpretazione non considera che le misure suindicate prevedono un credito d'imposta destinato alle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna e Molise, nonché nelle zone assistite dell'Abruzzo, con riferimento all'acquisizione di soli beni mobili strumentali e non anche di beni immobili per cui il requisito della «novità» è disciplinato soltanto con riferimento alla prima categoria di beni;

   al riguardo il Cndcec avrebbe evidenziato che l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate si pone in contrasto con la ratio del legislatore volta ad estendere il beneficio all'acquisto di immobili strumentali agli investimenti, nella convinzione che il requisito della «novità» non riguardasse gli immobili, finendo per vanificare le stesse finalità dell'agevolazione –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di stabilire che il credito d'imposta sia riconosciuto per l'acquisto di immobili strumentali, indipendentemente dal requisito di «novità» del bene.
(5-00928)


   DE PALMA, CAROPPO, D'ATTIS e RUBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 273, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha inserito nel testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, l'articolo 24-ter che introduce un regime opzionale per l'imposta sui redditi delle persone fisiche titolari di redditi di pensione estera che trasferiscono la propria residenza fiscale nel Mezzogiorno;

   in particolare, fatte salve le disposizioni contenute nell'articolo 24-bis del Tuir, il nuovo articolo 24-ter prevede che le persone fisiche, titolari dei redditi da pensione di ogni genere e assegni a esse equiparati erogati da soggetti esteri, che trasferiscono in Italia la propria residenza in uno dei comuni appartenenti al territorio del Mezzogiorno, con popolazione non superiore ai 20.000 abitanti, possono optare per l'assoggettamento dei redditi di qualunque categoria, percepiti da fonte estera o prodotti all'estero, ad un'imposta sostitutiva, calcolata in via forfettaria, con aliquota del 7 per cento per ciascuno dei cinque anni di imposta successivi a quello in cui è esercitata l'opzione, a patto che non si verifichino le condizioni che possano determinarne la revoca;

   tale disposizione intende favorire gli investimenti, i consumi, il radicamento nei comuni con determinate caratteristiche demografiche situati nelle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia;

   l'opzione per il regime di imposta sostitutiva può essere esercitata da persone non fiscalmente residenti in Italia nei cinque periodi di imposta precedenti a quello in cui l'opzione è efficace, che trasferiscono la residenza da Paesi coi quali sono in vigore accordi di cooperazione amministrativa;

   con provvedimento prot. n. 67878 del 31 maggio 2019 del direttore dell'Agenzia delle entrate sono state definite le modalità di esercizio e revoca dell'opzione, la cessazione degli effetti, le modalità di versamento dell'imposta sostitutiva, nonché la fonte informativa per individuare i comuni aventi le caratteristiche previste dalla norma;

   l'articolo 6-ter del decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto Sostegni ter) ha esteso l'ambito di applicazione di tali disposizioni ai comuni colpiti da eventi sismici nel 2009, 2016 e 2017, aventi comunque popolazione non superiore a 20.000 abitanti –:

   quale sia, allo stato attuale, il numero dei pensionati che hanno trasferito la residenza fiscale nel Mezzogiorno ed usufruito del suddetto regime opzionale, suddiviso per anno, regioni, province e Paese di provenienza, nonché quali iniziative intenda il Governo adottare per rendere la norma ancora più efficace ed incisiva.
(5-00929)


   BORRELLI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo le stime degli economisti T. Tørsløv, L. Wier e G. Zucman, contenute nel loro studio «The missing profits of the nations» del 2018 e relative al 2015, su scala globale le imprese multinazionali hanno trasferito verso paradisi fiscali societari profitti per 616 miliardi di dollari;

   secondo le stesse stime, per l'Italia l'ammontare dei profitti trasferiti era stimato in 28,9 miliardi di dollari, con un ammanco erariale di circa 7 miliardi di dollari, pari al 18 per cento del gettito Ires;

   il suddetto fenomeno è riconducibile alla pianificazione fiscale aggressiva messa in atto da molte multinazionali che, al fine di ottimizzare il proprio carico fiscale globale, trasferiscono, tramite strategie infragruppo più disparate, profitti realizzati in giurisdizioni a fiscalità d'impresa medio-alta verso Paesi che non assoggettano a tassazione i redditi di impresa o che offrono regimi fiscali preferenziali per talune forme di reddito societario, come Irlanda, Paesi Bassi, Lussemburgo, Svizzera, Singapore, Hong Kong, Bermuda;

   le pratiche elusive aggravano i saldi di finanza pubblica e distorcono la concorrenza, garantendo vantaggi competitivi alle multinazionali rispetto ai gruppi domestici e le piccole e medie imprese;

   a ottobre 2021 l'inclusive Framework dell'OCSE ha approvato un accordo sulle nuove regole globali per la tassazione delle multinazionali. Con riferimento al secondo pilastro dell'accordo, i grandi gruppi multinazionali con ricavi consolidati annui pari o superiori a 750 milioni di euro sosterrebbero in ogni giurisdizione in cui operano un livello minimo di imposizione fiscale effettiva pari al 15 per cento (Global minimum tax);

   la misura, adottata per fermare la corsa al ribasso sulla tassazione societaria tra Paesi, rischia tuttavia di trasformare la corsa al ribasso cui abbiamo assistito a lungo tempo verso una corsa al nuovo minimo, di portata poco ambiziosa;

   con la direttiva UE 2022/2523 del 14 dicembre 2022 l'Unione europea ha recepito l'accordo OCSE/G20 sul secondo pilastro nella legislazione europea –:

   se non ritenga, anche al fine di rendere più efficace l'azione di contrasto da parte dell'Italia all'elusione fiscale delle multinazionali, di dover valutare, in sede di recepimento della direttiva UE 2022/2523, l'applicazione di un'aliquota minima effettiva domestica pari almeno al 21 per cento.
(5-00930)


   DEL BARBA e MARATTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha autorizzato Cassa depositi e prestiti s.p.a. costituire un patrimonio destinato denominato «Patrimonio rilancio», separato e autonomo rispetto al patrimonio di Cdp, alimentato da una dotazione iniziale fornita dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel limite massimo dei 44 miliardi di euro ivi previsti;

   i requisiti di accesso, le condizioni e i criteri degli interventi del patrimonio destinato sono stati definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 3 febbraio 2021, n. 26 e l'operatività del fondo è stata disciplinata con il regolamento, adottato dal Consiglio di amministrazione di Cdp, nella riunione del 18 maggio 2021 e approvato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in data 24 maggio 2021;

   ai sensi del medesimo articolo 27 del decreto rilancio, con il comma 18-bis, il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 31 gennaio di ogni anno, trasmette alle Camere una relazione sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti dal Patrimonio rilancio;

   l'ultima relazione, relativa all'anno 2021, è stata presentata in data 4 marzo 2022 e predisposta in base ai dati relativi all'operatività del Patrimonio rilancio, forniti da Cdp;

   conformemente alla predetta distinzione dell'operatività, il Patrimonio rilancio era articolato in tre comparti, autonomi e separati, a tutti gli effetti, dal patrimonio di Cdp e dagli altri patrimoni separati costituiti dalla stessa, che sono rispettivamente denominati:

    1) fondo nazionale supporto temporaneo-Fnst (che ha cessato la propria operatività il 30 giugno 2022 in linea al termine previsto dalla comunicazione sul «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19»);

    2) fondo nazionale strategico-Fns;

    3) fondo nazionale ristrutturazioni imprese-Fnri;

   con l'articolo 22, comma 1, del disegno di legge atto Senato n. 674, recante «Interventi a sostegno della competitività dei capitali», approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 11 aprile 2023, si prevedono una serie di norme che risultano ampliare il campo di applicazione dei fondi citati –:

   quali siano stati gli interventi messi in campo da Cdp in relazione al «Patrimonio rilancio», con particolare riferimento all'annualità 2022, per la quale, ad oggi, mancano totalmente informazioni e non risulta all'interrogante la trasmissione alle Camere della prescritta relazione sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti da parte del Ministro interrogato.
(5-00931)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come previsto dall'articolo 87, comma 1, lettera d), del decreto del Tuir, sono escluse dalla formazione del reddito imponibile le plusvalenze determinate ai sensi del precedente articolo 86, commi 1, 2 e 3, relative ad azioni o quote di partecipazioni in società che, tra l'altro, esercitano un'impresa commerciale, secondo la definizione di cui all'articolo 85 del medesimo testo unico (cosiddetto requisito della commercialità);

   nel merito, il requisito della commercialità, per presunzione assoluta, non ricorre qualora il valore del patrimonio della società partecipata sia prevalentemente costituito da beni immobili;

   è, però, prevista un'eccezione per quegli immobili alla cui produzione o al cui scambio è effettivamente diretta l'attività dell'impresa, nonché per gli impianti e i fabbricati utilizzati direttamente nell'esercizio d'impresa;

   pur tuttavia, ai fini della possibilità di accedere al regime di cosiddetta «participation exemption», la circolare dell'Agenzia delle entrate n. 36/E del 4 agosto 2004 ha sostanzialmente escluso, in via interpretativa, dal novero dei fabbricati utilizzati nell'esercizio dell'impresa quelli concessi in locazione o godimento, anche attraverso contratti di affitto d'azienda;

   al riguardo, si consideri l'assetto patrimoniale di molte partecipazioni societarie, soprattutto per i gruppi di imprese del settore turistico-alberghiero, che è spesso differenziato rispettivamente in base alla proprietà immobiliare e alla gestione della medesima in forma ricettiva mediante contratti locazione o affitto di azienda;

   in alcuni casi, infatti, potrebbero configurarsi fattispecie idonee, di fatto, a qualificare gli immobili come «utilizzati direttamente nell'esercizio d'impresa», ai sensi dell'articolo 87, comma 1, lettera d), del Tuir e, dunque, il patrimonio della società ceduta non costituito prevalentemente da immobili destinati alla mera locazione;

   si pensi, in particolare, alle seguenti casistiche di patrimonio azionario: in primo luogo, a due società, l'una proprietaria di immobili a destinazione alberghiera e l'altra incaricata di gestire i predetti immobili oggetto di locazione o affitto di azienda; a immobili a destinazione alberghiera e una partecipazione totalitaria al capitale sociale di un'altra società incaricata di gestire i predetti immobili, cui sono affidati mediante locazione o affitto d'azienda; a un'azienda, ad esempio del settore turistico-alberghiero, che gestisce, tramite locazione o affitto d'azienda, uno o più immobili di proprietà della società immobiliare controllata –:

   se e quali iniziative intenda assumere al fine di qualificare espressamente come esenti ex articolo 87 del Tuir anche le plusvalenze derivanti da cessioni di partecipazioni in società nelle fattispecie descritte in premessa.
(5-00932)


   TONI RICCIARDI e MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha tra l'altro introdotto per alcune spese relative ad interventi edilizi la possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante; successivamente l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 aprile 2023, n. 38 è intervenuto sulla disciplina sopra citata, stabilendo, a decorrere dal 17 febbraio 2023, il divieto di esercitare tale facoltà;

   tale misura restrittiva riguarda anche i titolari di rendite pensionistiche estere tassate alla fonte e in particolare le prestazioni pensionistiche svizzere del primo pilastro (Avs) e del secondo pilastro (Lpp);

   l'articolo 18 della Convenzione tra Svizzera ed Italia per evitare le doppie imposizioni fiscali prevede che si applichi il principio generale della tassazione esclusiva nello Stato di residenza; di conseguenza, se il titolare della pensione ha prestato la propria attività lavorativa in Svizzera in qualità di frontaliere o di residente svizzero ed è residente in Italia, le rendite del primo pilastro (Avs) e del secondo pilastro (Lpp) sono imponibili solo in Italia, con l'applicazione di una ritenuta a titolo d'imposta del 5 per cento;

   dal primo gennaio 2023 sono entrate in vigore alcune modifiche normative che fissano l'aliquota del 5 per cento sulle pensioni svizzere, di qualsiasi tipo, erogate a soggetti residenti in Italia anche in caso di accredito su conti corrente svizzeri –:

   come intenda garantire il principio costituzionale di uguaglianza fiscale sancito dall'articolo 53 della Costituzione al fine di permettere ai cittadini italiani residenti in Italia, proprietari di una abitazione e titolari di prestazioni pensionistiche svizzere Avs o Llp, o comunque titolari di altra rendita pensionistica estera tassata alla fonte, di accedere ai benefìci fiscali legati ai cosiddetti bonus edilizi, a tal fine anche adottando iniziative volte a prevedere la possibilità di accesso agli sconti fiscali che la legge permette in caso di ristrutturazione e efficientamento energetico in ragione dell'imposta sostitutiva versata all'erario dalla Cassa di compensazione svizzera.
(5-00933)


   FENU, ALIFANO, RAFFA e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 11 del 2023, il Governo è intervenuto in materia di cessione dei crediti derivanti da bonus edilizi, disponendo il divieto di cessione a decorrere dal 17 febbraio 2023, fatte salve le deroghe introdotte dallo stesso provvedimento;

   durante l'iter di conversione in legge, sono state presentate oltre 300 proposte emendative, molte delle quali orientate alla soluzione della questione dei crediti fiscali incagliati attraverso l'introduzione della compensazione dei crediti con i debiti delle deleghe di versamento F24;

   al riguardo, si rammenta che, con riferimento agli emendamenti relativi all'utilizzo del modello F24 per la compensazione dei crediti fiscali, il Governo ha espresso parere contrario in considerazione del ritenuto impatto negativo che avrebbero avuto sui conti pubblici, soprattutto in termini di cassa per lo Stato;

   di contro, al fine di favorire lo sblocco dei crediti, il Governo ha proposto come soluzione il ricorso al mercato privato attraverso la realizzazione di un apposito veicolo finanziario, con l'intervento di importanti player del settore e di società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, nonché con il ruolo di promotore affidato a Cassa depositi e prestiti;

   la proposta del Governo sarebbe dunque la realizzazione di una piattaforma finanziaria che acquisti i crediti fiscali, certificati come certi, liquidi ed esigibili da un primo cessionario, ed esegua un ponte per cedere nuovamente tali crediti a terzi secondo il loro calendario di scadenze fiscali, affinché ne abbiano un vantaggio diretto ed immediato;

   con comunicato stampa del 27 marzo 2023, il dottor Francesco Venturini, Ceo di Enel X, parlando del lavoro del Governo sui crediti edilizi, ha prontamente evidenziato il ruolo che la società avrebbe dovuto svolgere nella gestione dei crediti fiscali incagliati e, con riferimento alle tempistiche, di essere quasi pronti («... è questione di poco e potremo dare un decisivo impulso allo sblocco dei decreti incagliati.»);

   il decreto-legge è stato convertito con effetto dall'11 aprile 2023 e ad oggi non vi sono stati aggiornamenti in merito all'iniziativa proposta dal Governo;

   sono oltre 30 miliardi i crediti fiscali ancora bloccati –:

   quali iniziative siano state assunte con riferimento alla prospettata realizzazione di una società veicolo da utilizzare per la gestione dei crediti fiscali incagliati, attraverso la partecipazione di operatori di mercato, di società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze e da Cassa depositi e prestiti, e quali siano le tempistiche che si prevedono per la piena operatività e lo sblocco dei crediti incagliati.
(5-00934)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   si evidenzia la grande attenzione che nell'ultimo decennio le imprese stanno dedicando al benessere dei propri collaboratori che si è sostanziato in servizi e pratiche di welfare aziendale, anche grazie ai diversi interventi normativi che li favoriscono e li incentivano dal punto di vista fiscale;

   in questo momento storico, anche a seguito della recente pandemia, le persone e le famiglie richiedono misure di conciliazione vita-lavoro per riuscire a sostenere i carichi di cura ed educativi dei propri familiari;

   il 1° marzo 2023, durante un incontro pubblico con un'associazione di categoria, il Ministro interrogato ha lanciato il codice di autodisciplina per le imprese responsabili verso la maternità, successivamente pubblicato ufficialmente dal Dipartimento per le pari opportunità;

   da una prima lettura, il codice invita le imprese, pubbliche e private, a mettere in campo azioni di sostegno e accompagnamento alla maternità, in particolare nel rientro al lavoro;

   vi è la necessità di misure che favoriscano la partecipazione femminile al mercato del lavoro e che non penalizzino la scelta della maternità –:

   come intenda divulgare ed incentivare il suddetto codice e, considerata la mole di adempimenti che già gravano sulle aziende, se l'adesione a tale codice produca aggravi burocratici per le imprese.
(3-00439)


   RAVETTO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   il 20 e il 21 maggio 2023 si è tenuto «Wish for a baby», sedicente «evento sulla fertilità», organizzato a Milano, nell'ambito del quale – ci si attiene a quanto riportano gli articoli di stampa – sarebbero stati promossi servizi e opzioni di trattamento vietati espressamente dalla legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»;

   in alcuni stand, i referenti delle aziende presenti avrebbero rilasciato opuscoli o informazioni sui servizi proposti, tra cui la maternità surrogata, la commercializzazione di gameti, ma anche ulteriori pratiche accessibili all'estero, come quelle sul «bambino da sogno», selezionabile on line, connotato per connotato, attraverso la consultazione a pagamento dei donatori;

   nonostante le porte aperte e i biglietti gratuiti, l'evento si è rivelato un flop, con una cinquantina di partecipanti al massimo, inferiori al numero dei giornalisti, degli organizzatori e delle persone presenti per manifestare il proprio dissenso;

   tra le proteste anche quelle dei consiglieri comunali del gruppo Lega che avevano già presentato un ordine del giorno per bloccare l'organizzazione sul nascere e che hanno ribadito fermamente il «no» alla compravendita dei bambini, trasformati in beni di consumo;

   le repliche degli organizzatori, che non avrebbero «mai pensato di fare un evento fuori da quello che la legge permette», sembrerebbero smentite dagli articoli di stampa e dallo stesso materiale informativo distribuito presso gli stand;

   eventi come «Wish for a baby» paiono volti a espandere il mercato dei servizi citati, in spregio alle norme vigenti –:

   se risulti qualsivoglia forma di sostegno, anche di carattere finanziario, da parte di soggetti pubblici all'evento «Wish for a baby» e se e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per contrastare ogni forma di promozione legata alle pratiche di cui in premessa.
(3-00440)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO, MANZI e FURFARO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro, attualmente in fase di conversione in legge, dispone, all'articolo 42, l'istituzione di un fondo per le attività socio-educative a favore dei minori;

   in particolare, il comma 1 istituisce un fondo con dotazione di 60 milioni di euro per l'anno 2023 destinato al finanziamento di attività socio-educative a favore dei minori da parte dei comuni per il potenziamento di centri estivi, servizi socioeducativi territoriali e centri con funzione educativa e ricreativa. Il comma 2 stabilisce che con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato per la famiglia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di conferenza Stato, città ed autonomie locali, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, siano stabiliti i criteri di riparto delle risorse da destinare ai comuni e le modalità di monitoraggio e di recupero delle somme trasferite nel caso di mancata o inadeguata realizzazione dell'intervento;

   negli anni 2020 e 2021 il decreto ministeriale di riparto delle risorse relative al finanziamento è stato adottato in tempo utile alla programmazione delle suddette attività da parte dei comuni;

   ad oggi, invece, il ritardo con cui sono state stanziate le somme e, presumibilmente, con cui verrà adottato il decreto di riparto, potrebbe generare difficoltà di gestione ai comuni, compromettendo l'effettiva organizzazione dei centri estivi;

   come ha ricordato la Ministra interrogata nel comunicato ministeriale del 1° maggio 2023, «i centri estivi sono una risorsa fondamentale sia per i genitori che lavorano sia per quelle famiglie in povertà assoluta che non possono assicurare un periodo di socialità e svago ai propri figli», fondamentali per «potenziare le politiche di conciliazione lavoro e vita familiare» e «per la socialità dei ragazzi e di grande aiuto per i genitori nel periodo di chiusura delle scuole» –:

   se intenda chiarire le tempistiche di adozione del decreto ministeriale di riparto delle risorse relative al finanziamento dei centri estivi;

   se non ritenga che già allo stato attuale la mancata ripartizione delle risorse possa compromettere gravemente l'organizzazione delle attività socio-educative a favore dei minori.
(4-01078)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la continuità territoriale rappresenta per la Sardegna l'aspirazione a una condizione di eguaglianza sostanziale rispetto alle altre regioni: l'insularità, oggetto di espresso riconoscimento costituzionale, comporta infatti la necessità che i collegamenti alle reti trasportistiche siano efficienti e fruibili a prezzi accessibili, pena la violazione del diritto fondamentale alla mobilità e il conseguente sottosviluppo socio-economico per l'isola;

   da notizie di stampa si apprende di come, con l'approssimarsi della stagione estiva, le compagnie aeree e marittime che gestiscono il sistema della continuità territoriale sarda, innanzi all'aumento della richiesta, abbiano aumentato vertiginosamente il costo delle tratte;

   si apprende, inoltre, della riunione del Comitato paritetico di monitoraggio, in seguito alla quale sarebbe stato concordato con le Compagnie aeree l'aumento delle tratte: niente è dato sapere in merito alle tariffe, ancora esorbitanti;

   dai media arrivano notizie di aumenti record che vanno dal 30 al 50 per cento, nonostante nelle ultime settimane il prezzo del carburante per gli aerei sia crollato in media del 35 per cento (dati Iata);

   nel dettaglio, la tratta Milano-Cagliari nella settimana centrale di agosto costa 659 euro, mentre per gli altri due collegamenti regolati dalla convenzione con la regione – Roma-Cagliari e Milano-Alghero – i prezzi superano i 400 euro;

   inoltre, risultano del tutto incontrollati gli aumenti delle tariffe marittime, soggette a speculazioni, a parere dell'interrogante, del tutto slegate dal costo dei carburanti laddove, prendendo in esame il costo per miglia marine percorse, la tratta più cara risulta essere quella tra Civitavecchia e Olbia, con un costo di quasi 10,00 euro per miglia percorsi, mentre il costo è di appena 3,50 euro a miglia per la tratta da Civitavecchia ad Arbatax, con un percorso minore;

   il principio di libera circolazione previsto dalla normativa europea non può rimanere un'ipotesi condizionata dall'insufficienza dei vettori aerei e marittimi e dai costi eccessivi, né tanto meno dall'intento speculativo delle imprese del settore, diversamente si tratterebbe di una libera circolazione virtuale e discriminatoria anche sul piano sociale, oltre che territoriale, ostativo di vere politiche di coesione e sviluppo delle realtà europee insulari e periferiche –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e come intenda intervenire per porvi rimedio, così da garantire l'immediato ripristino di un'effettiva continuità territoriale da e verso la Sardegna, nel rispetto del diritto di cui agli articoli 16 e 119 della Costituzione.
(5-00923)


   FRIJIA, RAIMONDO e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel quadrante geografico da Livorno a Genova, il porto di La Spezia può esercitare un ruolo importate per il territorio, raggiungendo lo «share» del 50 per cento ferroviario sul traffico marittimo container generato in entrata e uscita dal porto;

   in tale «quadrante geografico del nord ovest», manca, però, una terza via di collegamento, verso il Brennero, rappresentata dal raddoppio della linea ferroviaria della Pontremolese, che congiunge Parma con La Spezia, passando per alcuni centri vitali dell'Appennino come Pontremoli e Borgo Val di Taro, riferimento per aree marginali della montagna;

   la «strada ferrata» Pontremolese, parte integrante della rete TEN-T Comprehensive, linea di collegamento trasversale tra la dorsale tirrenica e la dorsale Milano-Roma, storicamente il simbolo della connessione tra la montagna, la pianura e il mare, rappresenta un'infrastruttura strategica per il territorio, necessaria per rilanciare, anche in combinato con il porto, il sistema produttivo e turistico regionale;

   ad oggi la linea è per il 50 per cento a binario unico e mostra pendenze elevate che riducono le dimensioni dei treni, soprattutto per le merci, nonostante la ferrovia abbia al suo sbocco uno dei più importanti porti della nazione;

   il progetto di potenziamento della linea ferroviaria è fondamentale per ridurre sia tempi di percorrenza per le persone e favorire i convogli merci più moderni, sia per completare il collegamento ferroviario verso il Brennero e unire via ferro i flussi di persone e merci tra il Tirreno ed il Centro-Nord Europa;

   secondo quanto consta all'interrogante, per la tratta Parma-Vicofertile esiste già il progetto definitivo ultimato, mentre per le tre tratte Vicofertile-Osteriazza, Berceto-Scorcetoli (con galleria di Valico) e Scorcetoli-Chiesaccia è stato realizzato il progetto preliminare che prevede un importo complessivo per la realizzazione dei lavori di euro 4,5 miliardi;

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 ha stanziato fino al 2032 la somma di 78 milioni di euro, seguiti da una seconda tranche di ulteriori 92 milioni, per un totale di 170 milioni, che serviranno per finanziare interventi di potenziamento della linea e il completamento del progetto di raddoppio della tratta Parma-Vicofertile, ma probabilmente non sono sufficienti per l'intera opera –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, di concerto con gli enti locali interessati, al fine di programmare i finanziamenti necessari per completare un'opera da sempre indicata come prioritaria e strategica per lo sviluppo dell'Italia.
(5-00924)


   IARIA, GUBITOSA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il PNRR, nell'ambito della missione M5-componente C3 intervento 4, ha previsto la realizzazione in Valle Ufita, provincia di Avellino, un terminal scalo merci con annessa area di smistamento, container e casse mobili e snodo intermodale ferro/gomma per semi rimorchi;

   la previsione della nuova stazione Hirpinia, con annessa piattaforma logistica lungo la ferrovia Napoli-Bari, ha conferito a quest'area una oggettiva centralità all'interno del quadrilatero Zes Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro;

   il terminal rappresenta una opportunità strategica anche per le aree interne e si pone come cerniera tra le due maggiori aree metropolitane del Mezzogiorno;

   come riportato anche da uno studio della Svimez la crescita del trasporto ferroviario merci è funzionale anche all'obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti;

   il reperimento delle altre risorse che richiede Rfi (circa 60 milioni di euro per un valore complessivo dell'opera di circa 86 milioni) è fondamentale al fine di assicurare la realizzazione dell'opera e non perdere i 26 milioni di euro del PNRR con l'obiettivo di rispettare la scadenza per l'utilizzo delle risorse rivenienti dal Next Generation EU;

   il territorio è fortemente mobilitato, con i sindacati, la confindustria locale, gli amministratori locali della provincia, per non perdere questa opportunità di sviluppo attraverso la realizzazione di una infrastruttura strategica allo sviluppo economico e al rilancio produttivo ed occupazionale, anche a seguito di quanto fatto con l'approvazione in data 21 marzo 2023 dalla Giunta della regione Campania, in ottemperanza al documento «Verso un'Agenda Territoriale della Regione Campania», della delibera n. 148 contenente indirizzi attuativi per la redazione del masterplan Valle Ufita, in una ipotesi di perimetrazione coincidente con il perimetro dell'Area Vasta della Valle Ufita;

   è necessario che s'intervenga immediatamente e in tutte le sedi per scongiurare lo stralcio del finanziamento per lo scalo merci di Valle Ufita dal PNRR e si provveda a blindare il progetto;

   si segnala inoltre che ad oggi non sono stati trasferiti i fondi di sviluppo e coesione (Fsc) alle regioni. L'ammontare delle risorse di questo capitolo di spesa era destinato per l'80 per cento alle regioni del Mezzogiorno ed in particolare 5,6 miliardi di euro alla regione Campania –:

   se il Ministro stenda fornire notizie ufficiali circa la paventata revisione degli obiettivi del PNRR con particolare riferimento al terminal scalo merci in valle Ufita e delle risorse ad esso destinabili.
(5-00925)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati raccolti dall'Istituto nazionale di statistica (Istat), dal 2018 al 2021 in Italia sono morte in media 217 persone ogni anno in incidenti in bicicletta, vale a dire più di una ogni due giorni, mentre nel 2022 i pedoni che purtroppo hanno perso la vita in incidenti stradali sono stati 307;

   il ciclismo urbano e la mobilità con mezzi leggeri sono fenomeni in aumento: per esempio, nella città di Milano la sola pista ciclabile di corso Buenos Aires nel 2022 ha visto una media giornaliera di 6.792 bici con punte che sfiorano le 10.000. Da ciò deriva un numero sempre più alto di cittadini esposti al rischio di collisioni con automobili;

   esistono numerosi strumenti per migliorare la sicurezza per i fruitori di micromobilità, come ad esempio l'estensione delle cosiddette «Zone 30» e delle piste ciclabili, ma anche una migliore gestione degli impianti semaforici in corrispondenza degli attraversamenti più frequentati e pericolosi;

   l'installazione di sistemi semaforici differenziati dedicati ai ciclisti e ai pedoni garantisce attraversamenti sicuri privi di interferenze con i veicoli a motore di qualunque tipo;

   diversi centri urbani hanno affrontato la problematica degli incidenti che coinvolgono mezzi leggeri come biciclette e monopattini con sistemi semaforici specifici. Per esempio nella città di Londra si sta sperimentando una nuova tecnologia semaforica che mira a rendere più sicuri i ciclisti agli incroci stradali più trafficati con sistemi radar e a rilevamento termico;

   dalle interlocuzioni con alcuni comuni risulta che la soluzione che prevede sistemi semaforici differenziati sia in discussione al tavolo nazionale di revisione del codice della strada, a cui partecipa con un ruolo centrale il Ministro interrogato –:

   di quali misure per la messa in sicurezza della mobilità leggera si stia discutendo al tavolo sulla revisione del codice della strada e se tra queste ci sia l'installazione di sistemi semaforici differenziati.
(5-00926)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tratto Adrano-Paternò della strada statale 284 «Occidentale Etnea» ha la funzione di raccordo di importanti realtà territoriali della provincia di Catania, quali i centri abitati di Adrano, Biancavilla, S. Maria di Licodia, Ragalna, Bel Passo, Paternò e i relativi hinterland;

   attualmente la strada statale 284 è una strada insicura dal punto di vista della percorrenza, soprattutto perché è transitata giornalmente da tanti mezzi pesanti, presenta una corsia per senso di marcia, banchine di dimensioni variabili e intersezioni a raso; si tratta di una delle strade statali dove, negli ultimi dieci anni, si sono verificati circa 400 incidenti stradali con almeno una sessantina di morti e decine di feriti;

   il precedente Governo aveva previsto 440 milioni di euro per la messa in sicurezza della strada statale 284, prevedendo il raddoppio del tratto Paternò-Adrano, opera che è stata commissariata per velocizzarne la realizzazione vista anche l'importanza strategica per coloro che devono raggiungere l'aeroporto Fontanarossa;

   si sta intervenendo anche sull'altro lotto, Adrano-Bronte, dove si effettueranno lavori in variante (senza intaccare la strada esistente) per quattro chilometri. L'investimento per questo tratto è di 66 milioni di euro, che sono già stati totalmente finanziati. Per realizzare il raddoppio del tratto Paternò-Adrano sono necessari 344 milioni di cui circa 200 milioni sono già stati finanziati, mentre la restante somma dovrebbe arrivare dal Governo nazionale;

   il progetto consente la messa in sicurezza della strada statale 284, caratterizzata, come già detto, da traffici elevati ed elevata incidentalità. La nuova opera evidenzia una forte capacità di migliorare i livelli di sicurezza della circolazione, riducendo anche i tempi di percorrenza –:

   se, in considerazione dei finanziamenti disponibili attualmente per la realizzazione del tratto Paternò-Adrano che risultano ancora parziali, intenda intervenire con il primo atto utile adottando iniziative che consentano di assicurare la sicurezza della circolazione stradale su una delle strade più pericolose d'Italia, i cui lavori devono essere integralmente portati a termine nel più breve tempo possibile.
(5-00927)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Save spa, società concessionaria per la gestione dell'aeroporto «Marco Polo» di Venezia, ha avviato in data 26 aprile 2023 l'iter di dibattito pubblico per la valutazione del nuovo master plan di sviluppo aeroportuale;

   l'indizione del dibattito pubblico è atto dovuto da Save spa, giacché l'infrastruttura aeroportuale ricade nell'elenco delle opere per le quali è obbligatoria tale procedura di previa consultazione della cittadinanza, introdotta dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50;

   la procedura di dibattito pubblico prevede la nomina di un coordinatore del dibattito, figura centrale del procedimento, che deve svolgere il proprio ruolo con autonomia professionale e responsabilità;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, nel disciplinare il procedimento di dibattito pubblico, prevede che il coordinatore del dibattito è individuato, su richiesta dell'amministrazione aggiudicatrice o dell'ente aggiudicatore, dal Ministero competente per materia tra i suoi dirigenti;

   il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, all'articolo 6, comma 4, precisa che il coordinatore del dibattito pubblico è individuato tra soggetti di comprovata esperienza e competenza nella gestione di processi partecipativi, ovvero nella gestione ed esecuzione di attività di programmazione e pianificazione in materia infrastrutturale, urbanistica, territoriale e socio-economica;

   solo se all'interno della struttura ministeriale non è rinvenibile alcuna figura in possesso dei requisiti di cui al comma 4 dell'articolo 6, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018 è possibile che l'amministrazione aggiudicatrice, ovvero l'ente aggiudicatore, proceda in autonomia, ricorrendo a procedura di pubblica evidenza;

   nel caso del master plan dell'aeroporto «Marco Polo» la società concessionaria Save spa ha proceduto in autonomia all'individuazione del coordinatore del dibattito pubblico;

   appare del tutto singolare e poco credibile che il Ministero possa essere privo di dirigenti di comprovata professionalità in materia infrastrutturale, urbanistica e socio-economica –:

   se Save spa, abbia richiesto al Ministero la nomina del coordinatore del dibattito pubblico, e quali siano le ragioni per le quali la medesima società concessionaria ha proceduto a individuare in autonomia il medesimo coordinatore del dibattito pubblico.
(4-01082)


   SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14 Bologna-Taranto, che vide il primo taglio del nastro oltre 55 anni fa, è sovente protagonista di incidenti, spesso gravi e mortali, che la rendono una delle arterie più pericolose in assoluto di tutta la rete autostradale italiana, con particolare riferimento alla tratta compresa tra Marche a Abruzzo;

   anche per questi motivi, la tratta in questione è ormai da diversi anni cronicamente vittima dei disagi alla circolazione causati da cantieri, che hanno l'obiettivo di consolidare le gallerie, sostituire le barriere di sicurezza dei viadotti e quant'altro sia previsto dai programmi di ammodernamento della rete portati avanti da Autostrade per l'Italia;

   i lavori, però, procedono a rilento, causando per interi chilometri chiusure di corsie, tratti con circolazione a doppio senso di marcia – in uno di questi proprio ad aprile 2023 è tristemente avvenuto lo scontro tra un'automobile e un tir in cui hanno perso la vita un atleta paralimpico e i suoi figli;

   la necessità di un ammodernamento della tratta pare però non essere prioritaria durante l'alta stagione estiva, in cui in passato i lavori sono stati sospesi durante i fine settimana, con la motivazione di migliorare la percorribilità, quasi come se il pericolo delle gallerie e dei viadotti potesse essere momentaneamente sospeso durante i grandi flussi turistici;

   a ciò si aggiunge che, non di rado, i cantieri risultano assolutamente deserti per lunghi periodi di tempo, e non si conosca quale sia la tabella di marcia di completamento dei lavori né quanti operai vengano impiegati in queste opere di ammodernamento;

   non va, peraltro, dimenticato la storica mancanza della terza corsia e la necessità del potenziamento del tratto abruzzese della A14, ancora però ferma al palo e, apparentemente, non nei programmi di Autostrade per l'Italia, come affermato pochi mesi fa dal presidente Marsilio;

   questo appare sorprendente, considerando che le ripetute chiusure, gli incidenti mortali, la pericolosità della tratta, le lunghe code e i conseguenti disagi siano strutturalmente causa di detrimento per lo sviluppo economico, sociale e turistico dell'intera regione, oltre che chiaramente per i collegamenti tra nord e sud della Penisola;

   il Ministro interrogato, durante il question time del 22 febbraio 2023, ha affermato che il 27 febbraio si sarebbe riunito il tavolo sicurezza permanente A14, e che il concessionario si sarebbe impegnato a soddisfare le soluzioni considerate prioritarie per la tratta, salvaguardando chiaramente la sicurezza delle infrastrutture –:

   quali siano le manutenzioni necessarie e lo stato dell'arte delle opere di ammodernamento dell'autostrada A14, con particolare riferimento alla tratta compresa tra le regioni Abruzzo e Marche;

   per quale motivo sovente i cantieri siano deserti, quale sia l'orizzonte temporale di fine lavori, e se stiano venendo impiegati livelli adeguati di risorse umane e macchinari per portarli a compimento nel più breve tempo possibile;

   quali accordi siano stati trovati dal tavolo sicurezza permanente A14 riunitosi il 27 febbraio 2023, con particolare riferimento all'obiettivo di coniugare il necessario ammodernamento della tratta in questione e la garanzia di una circolazione stabile e sicura sull'intera infrastruttura;

   se sia intenzione del Governo affrontare, nel più breve tempo possibile, il dossier riguardante la realizzazione della terza corsia e dotare le popolazioni abruzzesi e marchigiane di un'infrastruttura vitale per lo sviluppo dei loro territori.
(4-01084)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 maggio 2023 a Varenna, in provincia di Lecco, nel tratto compreso tra Fiumelatte e la località Coira, si è verificato un importante distaccamento di sassi, terra e detriti che ha causato il crollo parziale della volta di una galleria lungo la strada provinciale 72;

   con la frana sarebbe andato in larga parte compromesso anche il sentiero del Viandante, un percorso escursionistico che costeggia tutta la sponda lecchese del lago di Como, considerato tra i percorsi più belli e maggiormente frequentati del territorio;

   il tratto stradale e la tratta ferroviaria sono stati chiusi alla circolazione e il versante viene monitorato da provincia di Lecco, prefettura di Lecco, Rfi e Trenord per definire tempistiche e risorse necessarie, coinvolgendo nel recente sopralluogo tecnico anche la regione Lombardia;

   secondo quanto appreso dalle fonti stampa, dalle riunioni che si sono tenute nel corso di questi giorni, presiedute dal prefetto Sergio Pomponio, è emersa la necessità di un nuovo piano per la gestione delle emergenze viabilistiche volto a prevedere nel dettaglio il coordinamento e la definizione di una risposta di sistema alle criticità sulla mobilità automobilistica e ferroviaria;

   in particolare, secondo quanto riportato da leccotoday.it, il comitato operativo di viabilità, presieduto dal prefetto, ha approvato un documento speditivo elaborato dalla polizia stradale finalizzato a fronteggiare eventuali criticità del flusso veicolare sulla strada statale 36 che, attualmente, rappresenta l'unica alternativa dell'interruzione della strada provinciale 72, attraverso la previsione di possibili percorsi alternativi e di un preallertamento di tutte le componenti interessate nel piano di emergenza sull'infrastruttura viabilistica;

   quanto all'ipotesi di riapertura stradale, in una nota diramata dal capo di gabinetto della prefettura di Lecco, Paola Cavalcanti, si legge che «le condizioni sono piuttosto critiche per la presenza di ingenti quantità di detriti e massi di grossa dimensione, che si sono spostati a seguito dello smottamento». «Gli interventi necessari verranno effettuati secondo un ordine di priorità», ne consegue che «i tempi di ultimazione dei lavori non sono ancora definiti»;

   nel frattempo continua la situazione di disagio per pendolari e turisti, che affrontano giornalmente problemi anche con il servizio bus sostitutivi: mancano pullman sufficienti per tutti i viaggiatori, che sono migliaia, e scarseggiano anche gli autisti da coinvolgere –:

   quali risorse e quali iniziative, per quanto di competenza e in accordo con gli enti territoriali interessati, i Ministri interrogati intendano mettere in campo per definire in modo concreto le tempistiche di intervento sui tratti interessati dalla frana di Varenna, al fine di risolvere i disagi dei pendolari e dei residenti nel territorio lecchese coinvolto.
(4-01081)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, MANZI, DE MARIA, VACCARI, MEROLA, BAKKALI, ANDREA ROSSI e GNASSI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 197 del 2022 ha introdotto una misura relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni comporterà, di fatto, la riduzione, non solo delle sedi, che verranno accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi;

   tale personale sarà quasi dimezzato rispetto a oggi: si passerà, infatti, dai 7.461 del 2024-2025, ovvero il primo anno in cui entrerà in vigore la sopra richiamata misura, fino ai 3.144 del 2031-2032;

   si tratta di 3.346 dirigenti scolastici in meno, con un conseguente impatto negativo nei territori già in difficoltà, come le aree interne e le zone marginali;

   secondo le prime stime, a causa di tali norme, oltre 700 istituti scolastici, di ogni ordine e grado, potrebbero essere soppressi ed accorpati su tutto il territorio nazionale;

   tali disposizioni causeranno inevitabilmente un taglio dei servizi nei territori più fragili con un aumento delle disuguaglianze educative a discapito del diritto all'istruzione;

   queste norme solo in Emilia-Romagna dovrebbero comportare il taglio di 15 istituzioni scolastiche autonome per l'anno scolastico 2024/25, 17 per l'anno scolastico 2025/26 e 21 per l'anno scolastico 2026/27 rispetto al numero attuale delle istituzioni scolastiche;

   tali soppressioni aumenteranno, inoltre, notevolmente il carico di studenti negli altri istituti, con ripercussioni negative sulla didattica degli alunni a causa dell'elevato numero di studenti per classe e sul lavoro di docenti e personale amministrativo;

   nelle aree interne la chiusura di alcune scuole, oltre a ledere il diritto all'istruzione, potrebbe causare anche la perdita di decine di posti di lavoro con conseguente impoverimento e spopolamento dei territori;

   in tal senso, quattro regioni – Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania – hanno impugnato la norma davanti alla Corte costituzionale per lesione delle competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, denunciando i gravi rischi che le misure introdotte rischiano di produrre sul sistema di istruzione – soprattutto – nei territori meno popolosi e più fragili;

   il 23 maggio 2023 si è riunita la commissione competente della conferenza Stato-regioni per esprimersi sullo schema di decreto relativo alla definizione del contingente organico di dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione per il triennio 2024-2027. La proposta ha visto in commissione il voto contrario delle regioni Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Abruzzo, Sardegna e Toscana;

   il decreto, infatti, non fa che confermare le gravi conseguenze che la norma introdotta dalla legge di bilancio produrrà in termini di accorpamenti e tagli in numerosi aree del nostro Paese, intervenendo pesantemente sulle autonomie scolastiche presenti;

   le norme in questione, infatti, individuano i parametri correttivi per determinare e ripartire i contingenti dei dirigenti scolastici, prevedendo una riduzione degli organici, costringendo ad accorpare numerosi istituti, senza una reale condivisione con le regioni –:

   quanti plessi dovrebbero essere soppressi in regione Emilia-Romagna e quali iniziative urgenti si intenda conseguentemente assumere al fine di salvaguardare il diritto all'istruzione ed i livelli occupazionali presenti, con particolare riferimento alle aree marginali e interne;

   se non si ritenga urgente e necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di derogare all'attuazione di tale norma della regione Emilia-Romagna per evitare di penalizzare ulteriormente un territorio già alle prese con la gestione di una grave emergenza e con la conseguente ricostruzione.
(5-00921)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sulla cronaca di Roma del quotidiano la Repubblica dell'8 maggio 2023 si i apprende che il vice preside dell'istituto tecnico Vittorio Veneto di Latina ha utilizzato l'app «Class Finder» per promuovere la propria candidatura al Consiglio comunale di Latina;

   la suddetta applicazione, normalmente utilizzata per gestire le attività e la vita scolastica, è stata impropriamente impiegata dal vice preside a fini personali e per sponsorizzare la sua campagna elettorale e quello della lista del partito, Fratelli d'Italia, nel quale figurava come candidato alle imminenti elezioni per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale;

   a quanto pare, negli ultimi giorni, aprendo la app, a studenti e docenti compariva infatti un banner di invito al voto al vice preside dell'istituto tecnico, ex esponente locale di Alleanza nazionale e, nella scorsa consiliatura, capogruppo di una lista civica di centrodestra;

   sulla stessa applicazione, in calce alle circolari, sarebbe comparso anche il banner di un altro aspirante consigliere, candidato al Consiglio comunale in una lista civica collegata alla candidata sindaca della coalizione di centrodestra;

   a parere dell'interrogante utilizzare una app scolastica a fini elettorali rappresenta quantomeno un utilizzo illegittimo di uno strumento che deve essere interamente dedicato alla gestione delle attività didattiche e della vita scolastica e sarebbe opportuno che il Ministro interrogato e l'ufficio scolastico regionale disponessero i dovuti accertamenti per comprendere come sia stato possibile inserire dei messaggi elettorali all'interno della citata app e chi siano gli autori, così da poter assumere adeguati e conseguenti provvedimenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, anche attraverso l'Ufficio scolastico regionale del Lazio, affinché vengano disposti i dovuti accertamenti per appurare come sia stato possibile che all'interno della app «Class Finder» utilizzata dall'istituto tecnico Vittorio Veneto di Latina, venissero inseriti messaggi elettorali di invito al voto a candidati alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale del comune di Latina e chi siano gli autori, così da poter assumere nei loro confronti adeguati e conseguenti provvedimenti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché gli strumenti, anche tecnologici, adottati dalle scuole per la gestione della didattica e delle attività scolastiche non vengano utilizzate, come nel caso dell'istituto tecnico di Latina di cui in premessa, per comunicazioni elettorali o comunque per attività estranee a quelle strettamente connesse alla vita della comunità scolastica di riferimento.
(4-01080)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCUTELLÀ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   «Nonostante la Calabria riceva ingenti risorse destinate alla salute dei cittadini, e sebbene i calabresi in questi dodici anni abbiano continuato a finanziare copiosamente la sanità regionale con il versamento delle extra aliquote Irap e Irpef, i medesimi cittadini non godono di servizi sanitari adeguati». Lo ha rilevato la sezione di controllo della Corte dei conti della Calabria nella relazione per il giudizio di parifica del rendiconto 2021 della regione, ove il report mette in evidenza in particolare le gravi criticità nella gestione della sanità calabrese;

   la sezione di controllo della Corte dei conti ha inoltre segnalato che «la regione Calabria storicamente mostra uno scarso indice di attrattività sanitaria a fronte di una elevatissima mobilità passiva di chiaro stampo patologico. Circa il 20 per cento dei ricoveri dei residenti calabresi risulta effettuato presso strutture collocate al di fuori del territorio regionale, a fronte di una media nazionale della mobilità passiva pari all'83 per cento. Nel 2021 il saldo della mobilità interregionale è pari a -242 milioni di euro»;

   il 6 dicembre 2007 è stato stipulato il protocollo di intesa tra il Ministero della salute e la regione Calabria ai fini della sottoscrizione dell'accordo di programma per la realizzazione della nuova struttura ospedaliera della Sibaritide, prevedendo le risorse necessarie, sia statali che regionali. La realizzazione del summenzionato presidio ospedaliero è stata confermata nell'accordo sul piano di rientro del debito del settore sanitario della regione Calabria sottoscritto il 17 dicembre 2009 e dai successivi programmi operativi di prosecuzione del piano di rientro;

   il nuovo ospedale della Sibaritide prevede una dotazione di 330 posti letto (DO, DH, DS) oltre a 46 posti letto tecnici per un totale di 376 posti letto, con un impegno finanziario di spesa pari a euro 143.921.997,42;

   al 31 marzo 2023 sono state completate le strutture di fondazione, i solai a livello -1, 0, +1 e +2, sono stati gettati i 398 pilastri in acciaio della struttura ospedaliera, è stato armato il solaio del livello +3;

   ad oggi la struttura principale dell'ospedale è pressoché conclusa tuttavia i lavori si sono interrotti, ad eccezione di un numero esiguo di operai che si starebbero dedicando a lavori di second'ordine;

   nell'aprile 2023 – durante l'audizione in Commissione sanità, attività sociali, culturali e formative del Dirigente del settore edilizia sanitaria ed investimenti tecnologici della regione Calabria – sono emerse criticità sullo stato di avanzamento dei lavori a causa dell'incremento dei costi delle materie prime con un aumento per circa 42 milioni di euro del costo dell'opera con conseguenti problematiche legate al reperimento degli ulteriori fondi e all'approvazione del nuovo piano economico finanziario;

   lo stesso Dirigente del settore edilizia sanitaria e investimenti tecnologici della regione Calabria avrebbe rassicurato i componenti della suddetta Commissione sulla disponibilità di risorse per ovviare agli aumenti dei costi previa sottoscrizione di un accordo di programma con il Ministero della salute, e che l'obiettivo è quello di completare l'opera entro la primavera del 2026;

   si apprende da alcuni organi di stampa che alla fonte della sostanziale interruzione dei lavori ci siano anche iter burocratici non solo regionali ma anche ministeriali che non permettono la ripresa dei lavori;

   desta preoccupazione che l'ospedale della Sibaritide – il cui iter realizzativo è iniziato nel lontanissimo 2007 – che sembrava finalmente pronto per essere consegnato ad una popolazione costretta da tempo al triste fenomeno della migrazione sanitaria, abbia subito una battuta d'arresto che ne pregiudicherà ulteriormente la definizione-:

   quale sia la situazione attuale in merito alla sottoscrizione dell'accordo di programma con la regione Calabria per ovviare agli aumenti dei costi delle materie prime;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per evitare che ulteriori ritardi nella fase realizzativa dell'ospedale della Sibaritide compromettano irrimediabilmente il diritto alla salute dei cittadini della Sibaritide.
(4-01083)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Porta n. 5-00776, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Toni Ricciardi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Marattin n. 5-00698 del 13 aprile 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-00808 dell'8 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Centemero n. 5-00824 del 15 maggio 2023.