Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 22 febbraio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il più grave scandalo che l'Unione europea abbia finora mai vissuto, noto come «Qatargate», scoppia il 9 dicembre 2022 quando la polizia belga, su mandato del giudice istruttore Michel Claise, richiama a Bruxelles la vice presidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, al fine di perquisire sia la sua abitazione che il suo ufficio, oltre che abitazioni e luoghi di lavoro di altre persone sulle quali l'anticorruzione del Belgio aveva avviato una indagine partita a luglio dello stesso anno;

    le perquisizioni della polizia belga hanno portato ad otto arresti, ovvero quello della vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili (Movimento Socialista Panellenico), del suo assistente Francesco Giorgi, dell'ex parlamentare europeo (membro del Partito Democratico fino al 2017 e di Art. 1 fino al 2022) ed ex segretario generale della Camera del lavoro di Milano Antonio Panzeri (insieme alla moglie e alla figlia), di Luca Visentini, segretario della Confederazione internazionale dei sindacati (poi rilasciato) e di Niccolò Figà-Talamanca, capo della Ong «No Peace Without Justice», ora in libertà vigilata;

    per tutti i soggetti arrestati l'accusa è di corruzione, riciclaggio, associazione a delinquere;

    nella sua indagine, il giudice istruttore Claise ha mirato al cuore di un sistema basato sulla contiguità tra politici e lobbisti, sul confine tra diplomazia e interesse, sulla relazione tra potere, ideali, denaro;

    oltre che essere stato un deputato del Parlamento europeo e segretario della Camera del lavoro di Milano, Antonio Panzeri risulta essere il fondatore della «Fight Impunity», ovvero una organizzazione non governativa (Ong) con il fine dichiarato di promuovere i diritti umani ed organizzare eventi che, stando a quanto emerso dalle indagini della polizia belga, è stata utilizzata da tramite per facilitare il riciclaggio di fondi illeciti, mettendo così in discussione la legittimità e l'integrità delle Ong affiliate a determinati gruppi politici o deputati al Parlamento europeo;

    nell'abitazione del Panzeri, la polizia belga ha trovato 600 mila euro in contanti, computer e telefoni cellulari, mentre in quella di Kaili e Giorgi sono stati rinvenuti 150 mila euro in contanti, ai quali vanno sommati ulteriori 600 mila euro trovati all'interno di un trolley che il padre della Kaili, Alexandros Kaili, ha tentato di portar via dall'hotel Sofitel di Place Jourdan di Bruxelles prima di essere fermato dalla polizia;

    in totale, le operazioni di sequestro delle autorità belghe ammontano a 1,5 milioni di euro;

    secondo gli inquirenti i corruttori sono il Qatar ed il Marocco, in cerca di sponde interne ai palazzi Ue al fine di perseguire obiettivi strategici e riscattare la propria immagine di Stati autoritari con pessimi standard sui diritti umani;

    sempre secondo la pista investigativa, tra le priorità del Qatar, che da anni infiltra l'Occidente con investimenti e acquisizioni dalla difesa all'immobiliare e che a partire dalla crisi energetica per la guerra ucraina intende blindare la sua leadership nell'export di gas naturale liquefatto, c'erano i campionati mondiali di calcio (organizzati proprio dal Qatar) e il tentativo di mettere in ombra le condizioni di schiavitù imposte ai lavoratori che hanno costruito gli stadi e in moltissimi casi perso la vita;

    quanto al Marocco, nell'intera vicenda ha fatto leva sui migranti (quelli clandestini) come strumento di pressione sull'Europa, per ottenere in cambio la concessione di un maggiore numero di visti ai cittadini marocchini, oltre che sulla necessità di Rabat di far riconoscere dalla comunità internazionale il Sahara occidentale come regione sotto la propria sovranità, al fine di poter continuare ad estrarre liberamente i fosfati, impiegati come concime e fertilizzante (ad oggi, le Nazioni Unite considerano illegali le estrazioni di fosfati da parte del Marocco nel territorio del Sahara occidentale);

    inoltre, l'intervento di Panzeri a favore del Marocco sarebbe legato, secondo gli inquirenti, al voto con cui nel 2019 il Parlamento europeo approvò un «accordo di pesca» che include esplicitamente anche il Sahara occidentale: accordo poi annullato nel 2021 dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, proprio perché sancirebbe «il diritto di sfruttamento di uno Stato occupante in un territorio riconosciuto internazionalmente “non autonomo”», senza il consenso della popolazione Sahrawi e del suo legittimo rappresentante politico, ovvero il Fronte Polisario;

    nel corso degli interrogatori cui sono stati sottoposti, sia Antonio Panzeri che Francesco Giorgi hanno fatto ulteriori nomi di persone che sarebbero coinvolte nello scandalo, ovvero gli eurodeputati Antonio Cozzolino del Partito Democratico e Marc Tarabella del Partito Socialista;

    in data 2 febbraio 2023, il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha votato a favore della revoca dell'immunità sia di Cozzolino che di Tarabella i quali, conseguentemente, sono stati posti in stato di arresto,

impegna il Governo:

1) nelle competenti sedi europee a sostenere ogni iniziativa utile al contrasto della corruzione;

2) ad agire, nelle sedi e secondo le procedure previste dalla giurisdizione belga, al fine di costituirsi come parte civile nel procedimento penale in essere, per la salvaguardia e tutela dell'immagine dell'Italia nel contesto internazionale;

3) ad aggiornare il Parlamento in merito agli sviluppi della vicenda di cui in premessa.
(1-00071) «Foti, Messina, Gardini, Antoniozzi, Ruspandini, Almici, Ambrosi, Amich, Amorese, Baldelli, Benvenuti Gostoli, Buonguerrieri, Caiata, Calovini, Cangiano, Cannata, Caramanna, Caretta, Cerreto, Chiesa, Ciaburro, Ciancitto, Ciocchetti, Colombo, Colosimo, Comba, Congedo, Coppo, De Bertoldi, De Corato, Deidda, Di Giuseppe, Di Maggio, Dondi, Donzelli, Filini, Frijia, Giordano, Giorgianni, Giovine, Iaia, Kelany, Lampis, Lancellotta, La Porta, La Salandra, Longi, Loperfido, Lucaselli, Maccari, Maerna, Maiorano, Malagola, Malaguti, Mantovani, Marchetto Aliprandi, Mascaretti, Maschio, Matera, Matteoni, Mattia, Maullu, Michelotti, Milani, Mollicone, Morgante, Mura, Osnato, Padovani, Palombi, Pellicini, Perissa, Pietrella, Polo, Pozzolo, Pulciani, Raimondo, Rampelli, Rizzetto, Roscani, Angelo Rossi, Fabrizio Rossi, Rosso, Rotelli, Rotondi, Gaetana Russo, Sbardella, Schiano Di Visconti, Schifone, Rachele Silvestri, Testa, Trancassini, Tremaglia, Tremonti, Urzì, Varchi, Vietri, Vinci, Volpi, Zucconi, Zurzolo».


   La Camera,

   premesso che:

    l'etichettatura rappresenta un fondamentale veicolo di informazioni ai consumatori circa l'indicazione della qualità degli alimenti, orientandoli a maturare scelte consapevoli ed il più possibile in linea con le indicazioni accolte a livello mondiale per una sana ed equilibrata alimentazione;

    l'Irlanda, in base alla direttiva (UE) n. 2015/1535, il 27 gennaio 2016, ha notificato alla Commissione europea un pacchetto normativo sul rapporto tra alcol e salute pubblica; la normativa irlandese prevede l'applicazione di messaggi allarmistici, che indicano come grave rischio per la salute il consumo di bevande alcoliche, anche con riferimento ai prodotti a bassa gradazione alcolica, come vino e birra;

    la proposta dell'Irlanda è assolutamente fuorviante e rischia di generare estrema confusione circa le modalità di consumo, con logiche conseguenze sulla tradizione enogastronomica italiana;

    la questione irlandese pone seri dubbi su quali siano gli intendimenti della Commissione europea in merito all'adozione di strategie per la tutela della salute dei consumatori; infatti, durante l'iter che ha portato all'approvazione della risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 sul «rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro-verso una strategia globale coordinata», la stessa Commissione europea è tornata indietro sulle sue decisioni rispetto al testo originario della risoluzione, che recava la raccomandazione di integrare l'etichettatura di bevande alcoliche con chiare indicazioni delle controindicazioni per la salute, scongiurando l'adozione di posizioni di generalizzata condanna verso qualsiasi consumo di alcool, peraltro non supportate da evidenze scientifiche univoche; questo a dimostrazione che già allora la Commissione europea aveva ritenuto non percorribile quella strada o che comunque avrebbe creato dei problemi ai Paesi membri;

    la scelta di assimilare l'eccessivo consumo di superalcolici, fenomeno diffuso soprattutto nei Paesi nordici, al consumo moderato e consapevole di prodotti come il vino e la birra, alla base di un'alimentazione basata sui principi della dieta mediterranea, risponde a logiche incomprensibili, che sembra mirino a screditare il made in Italy nel nome di una dieta alimentare omologata, basata sul consumo di cibi sintetici e ultraprocessati, assolutamente dannosi per la salute;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha più volte sottolineato che la dieta e lo stile di vita complessivo rendono decisivo l'impatto dei singoli alimenti nella salute delle persone, sottolineando, al riguardo, l'importanza di campagne di promozione all'educazione alimentare sin dai primi anni di vita, nonché il sostegno a percorsi di sensibilizzazione al consumo responsabile di bevande alcoliche;

    i regolamenti Irish Draft risultano chiaramente incompatibili con il diritto dell'Unione europea e anche le autorità irlandesi lo hanno riconosciuto; infatti, Claire Gordon, responsabile dell'unità di controllo del tabacco e dell'alcool all'interno del dipartimento della salute irlandese, ha anche specificato che «quello che stiamo facendo è in qualche modo una violazione del mercato unico, nel senso che stiamo cercando ulteriori modifiche a un prodotto rispetto al modo in cui viene venduto in altri paesi. Speriamo che entro due o tre mesi saremo in grado di dare il via a questa legge e poi la prossima cosa sarà che tutti gli altri la seguano»;

    il percorso irlandese che dovrà portare alle etichette salutistiche nelle bottiglie di vino quali «nuoce gravemente alla salute», alla stregua di un pacchetto di sigarette, sembra stia procedendo in modo celere; per il governo irlandese l'etichetta entrerà in vigore, per tutti gli alcolici, non solo vino, entro due o tre mesi dal via libera della Commissione europea;

    infatti, il 6 febbraio 2023 il Governo irlandese ha notificato all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) il suo progetto di regolamento ai sensi della sezione 12 dell'Ireland's Public Health (Alcohol) Act 2018, che stabilisce norme stringenti in etichetta per le bevande alcoliche, compreso l'uso di avvertenze sanitarie, l'ultimo passo procedurale prima che l'Irlanda possa adottare la legge, il cui processo prevede una durata di 60 giorni, al termine dei quali la decisione potrebbe divenire esecutiva;

    il tentativo irlandese di contraddistinguere alcune produzioni italiane come dannose alla salute, inserendo delle etichette allarmistiche sui danni da essi provocati, è un atto superficiale, che non tiene assolutamente conto che il rischio nell'assunzione di bevande alcoliche, anche con riferimento ai prodotti a bassa gradazione alcolica, come vino e birra, deve essere principalmente rapportato alla quantità consumata;

    è assolutamente indispensabile difendere i prodotti simbolo dell'Italia; va salvaguardato anche l'aspetto culturale del vino, perché deve essere guardato nel suo complesso, non solamente per l'alcol, che è componente minoritaria del 20 per cento all'interno della bottiglia;

    il nostro Paese è il principale produttore ed esportatore mondiale di vino con oltre 14 miliardi di euro di fatturato e dà lavoro dal campo alla tavola a 1,3 milioni di persone;

    l'Italia infatti è il primo esportatore mondiale di vino. Il 70 per cento delle bottiglie esportate è costituito da produzioni Docg, Doc E Igt, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (DOCG), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola;

    nel 2022 il vino italiano ha messo a segno il proprio record di export di vino, con 8 miliardi di euro di valore (+12 per cento) ed il mercato irlandese, pur non essendo fra i principali mercati di punta, con un valore attestato intorno ai 40, 5 milioni di euro, è in crescita grazie anche all'aumento dei consumi interni a scapito della tradizionale birra;

    la quota europea dei vini importati in Irlanda è del 40,5 per cento, mentre quella proveniente dal resto del mondo è del 59,5 per cento;

    una bottiglia di vino su quattro degli scaffali irlandesi arriva dal Cile (25,8 per cento); il primo Paese europeo (e secondo assoluto) è la Spagna con 15,4 per cento; quindi l'Australia con il 13,8 per cento, seguono Francia 12 per cento e Italia che vale il 10 per cento delle importazioni;

    a pagare le conseguenze della decisione dell'Unione europea, che va a favore dell'Irlanda, è la tradizione enogastronomica nazionale, inoltre, discriminerebbe i produttori degli altri Paesi dell'Unione europea, probabilmente costretti alla doppia etichetta;

    l'etichetta serve ad informare correttamente il consumatore, non a condizionarlo, indirizzandolo verso un prodotto rispetto ad un altro, in base non a una qualità oggettiva, ma ad un algoritmo che avvantaggia alcune produzioni iper-trasformate a danno di produzioni di altissima qualità che garantiscono benessere e che fanno parte da sempre della dieta mediterranea;

    le nuove etichette rischiano di danneggiare l'intera Unione europea in quanto potrebbero essere una fonte di distorsione del commercio internazionale, equivalente a una restrizione quantitativa che potrebbe innescare una reazione a catena anche su altri prodotti;

    il 31 gennaio 2023 la Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una risoluzione in Commissione (n. 8-00002) che indica una posizione unitaria e condivisa, un segnale di come tutte le forze politiche abbiano sentito la necessità di tutelare l'eccellenza italiana nel settore, in ragione di una visione basata sul consumo equilibrato e moderato dei prodotti alcolici quali il vino e la birra;

    si intende proporre questo atto di indirizzo come ulteriore valido strumento di sostegno all'azione che il Governo dovrà svolgere presso le sedi internazionali ed europee, a difesa dei settori produttivi di eccellenza, anche al fine di mettere al centro del dibattito un modello di produzione di qualità come quello rappresentato dall'Italia,

impegna il Governo:

1) a promuovere, presso le competenti sedi europee, un accordo con gli altri Paesi membri produttori di vino e birra, che condividono con l'Italia la contrarietà alle disposizioni irlandesi, affinché venga portata avanti un'azione forte e coordinata presso la Wto per scongiurare un danno per le produzioni vitivinicole e brassicole nazionali ed europee, che scaturirebbe dall'adozione in etichetta di divieti e classificazioni, con l'obiettivo di salvaguardare le produzioni italiane ed europee e assicurare un corretto funzionamento del mercato, con la rimozione delle barriere adottate;

2) ad intraprendere un dialogo costruttivo con le competenti istituzioni europee, affinché venga riconosciuto il valore che le produzioni agroalimentari made in Italy sono in grado di esprimere in termini di qualità, sicurezza e salubrità, nel rispetto di modelli produttivi e disciplinari che ne garantiscano origine, tracciabilità e nutrienti;

3) a mettere in campo iniziative proattive, che vedano il coinvolgimento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero della salute, affinché in sede europea, attraverso la presentazione di evidenze scientifiche, si scelga un approccio normativo volto a tutelare un consumo equilibrato e sano dei prodotti vitivinicoli e brassicoli;

4) a promuovere iniziative a favore della diffusione e informazione alle giovani generazioni sulla necessità di adottare corretti stili di vita, modelli di consumo equilibrati e sugli effetti benefici per la salute di una alimentazione basata sulla combinazione di alimenti cardine della dieta mediterranea;

5) ad attivarsi sul territorio nazionale e in sede europea, affinché vengano promosse campagne di sensibilizzazione sul corretto consumo di bevande a base di alcol e sull'adozione di modelli di consumo equilibrati.
(1-00072) «Molinari, Davide Bergamini, Carloni, Bruzzone, Pierro, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Candiani, Caparvi, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».


   La Camera,

   premesso che:

    il 2023 è appena iniziato ma già sono evidenti i segnali che inducono a pensare che i livelli di siccità, già preoccupanti ora, si evidenzieranno ancora di più in termini di emergenza;

    i corsi d'acqua che hanno già raggiunto uno stato di severità idrica «media» riguardano tre delle sette autorità di distretto secondo gli ultimi bollettini emanati dalle stesse negli ultimi mesi. E stiamo parlando del distretto idrografico del Fiume Po, di quello dell'Appennino settentrionale e di quello dell'Appennino centrale;

   la neve rappresenta la riserva d'acqua più importante per diverse attività, dalla produzione di energia all'agricoltura, nei mesi primaverili ed estivi. E dalla neve arrivano altri segnali preoccupanti. Ad oggi, fonte Global Drought Observatory (GDO) del JRC in collaborazione con la Fondazione Cima, si registra il 40-50 per cento di neve in meno rispetto alla media dei dodici anni precedenti; il deficit è particolarmente marcato nelle Alpi nord-occidentali. L'aumento della temperatura determinerà nei prossimi mesi la fusione della neve che, in forma di acqua, può essere impegnata per l'irrigazione e altre attività e sarà di conseguenza direttamente proporzionale al decremento registrato con conseguenze gravi per molti settori produttivi;

    ormai da diversi anni, una serie di eventi naturali avversi ha contribuito nel corso del tempo ad indebolire il settore agricolo, ed in special modo le aziende ortofrutticole. Nel corso dell'estate oltre ai danni provocati dalla siccità si sono aggiunti quelli arrecati dal prolungarsi di temperature eccezionali che hanno colpito duramente ed in maniera omogenea tutto il Paese;

    in virtù di questa situazione verranno coltivati quest'anno in Italia quasi 8 mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211 mila ettari, ai minimi da trenta anni, sulla base delle previsioni di semina. Stessa situazione per le semine di mais necessario per garantire l'alimentazione del bestiame per la produzione del latte dal quale nascono i grandi formaggi, dopo gli sconvolgimenti che ci sono stati sul commercio internazionale a seguito della guerra in Ucraina;

   tutte le produzioni ortofrutticole, in particolare le drupacee e le pomacee, a causa delle alte temperature registrate hanno subìto danni irreversibili, a partire dal rallentamento nella crescita dei frutti determinato come conseguenza calibri ridotti. In molti casi, addirittura, il raccolto non è commerciabile pertanto le rese produttive sono risultate nettamente più basse e in diversi casi gravemente compromesse. Tra le colture più colpite, oltre a drupacee e pomacee, danni a pomodoro, cipolla, patate zucche, mais, barbabietola da zucchero, soia e riso. Pertanto la produzione lorda vendibile del 2022 rispetto alla media ordinaria delle annate precedenti è risultata ampiamente inferiore al 30 per cento, con gravi ripercussioni sui bilanci delle imprese agricole;

    relativamente ai fiumi in secca, nel bacino del Po si registra oltre il 60 per cento di acqua in meno; i 22 gradi nel mese di febbraio di alcuni territori alpini causati dal riscaldamento globale hanno determinato ulteriore scioglimento dei ghiacciai alpini che sono ad ora pressoché dimezzati. Le temperature in Italia sono salite di almeno 1 grado rispetto ai livelli preindustriali, in alcune città del Nord di quasi 1,5. Lo zero termico oggi è a 3.000 metri, un valore che in media si aveva a maggio;

    la temperatura è più alta fino a due gradi sopra la media; la produzione di energia elettrica è in stallo; le colture, nonostante l'avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell'irrigazione, sono tutt'ora in sofferenza; così come si accentua, con inevitabili danni ambientali a biodiversità e habitat, la risalita del cuneo salino a oltre 10 chilometri dalla costa adriatica e con un utilizzo all'80 per cento a 15 chilometri dal mare;

    in particolare, la risalita del cuneo salino causato dall'erosione costiera e accentuato dalla siccità, con conseguente riduzione dell'apporto idrico, o da errate opere di drenaggio che riducono l'apporto di materia naturale dei fiumi, entrando nell'entroterra mette a rischio migliaia di ettari e le aziende agricole che operano sul territorio verso la costa (soprattutto sul delta del Po), a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque necessarie per l'irrigazione, sia in quelle di falda altrettanto importanti;

    per una gestione resiliente di questa crisi idrica straordinaria, già nel 2022 si è scelto che il comparto idroelettrico, indipendentemente dalle concessioni legislative, dia la disponibilità a sostenere il settore primario dell'agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva; i grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d'acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento habitat e della biodiversità e, nell'ottica della massima trasparenza e per una condivisione unitaria delle scelte strategiche di adattamento al clima e alla situazione idrologica contingente;

    alcune regioni, hanno adottato nel 2022 provvedimenti, in particolare, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, applicando anticipatamente, in talune aree, il cosiddetto Deflusso minimo vitale (Dmv) estivo che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni;

    secondo gli ultimi dati pubblicati nel rapporto statistico Gse 2020 «Energia da fonti rinnovabili in Italia», nel nostro Paese ci sono 4.503 impianti idroelettrici per una potenza di 19.106 megawatt, pari al 34 per cento del totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. La mancanza di acqua influisce direttamente anche sulla produzione di energia di queste centrali: alcune sono ferme, altre hanno limitato la produzione rispetto alla potenza totale. Gli operatori che sono riusciti a mantenere almeno in parte la produzione temono l'aggravarsi degli effetti della siccità nei mesi estivi;

    il quinto rapporto sullo stato del capitale naturale d'Italia presenta i primi dati della Red List degli ecosistemi terrestri d'Italia, rilevando che tra gli ecosistemi più a rischio nel nostro Paese vi sono proprio quelli delle acque dolci (fiumi e laghi). Le «arterie» ambientali della nostra penisola devono essere attentamente curate con una forte azione di tutela e ripristino, mentre ancora oggi continuano a essere oggetto di numerosi interventi dannosi che devastano ambienti fondamentali anche per il ciclo idrico;

    l'Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l'Oms, poiché utilizza il 30-35 per cento delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6 per cento ogni 10 anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l'approvvigionamento idrico della Penisola. Secondo i dati diffusi dallo Giec (Gruppo intergovernativo degli esperti sul cambiamento climatico, all'aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20 per cento della disponibilità delle risorse idriche;

    la siccità rappresenta una delle sfide più pressanti del nostro tempo, e richiede politiche pubbliche efficaci di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici, per la gestione delle perdite di acqua e per gli investimenti nelle infrastrutture idriche. Inoltre, le azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla promozione della mobilità elettrica e alternativa sono essenziali per la lotta contro la crisi climatica;

    per far fronte alla siccità sono però necessari nuovi investimenti nelle reti idriche e la realizzazione di nuove infrastrutture. Questi investimenti devono includere la costruzione di nuovi bacini e serbatoi per raccogliere la poca acqua che cade, convogliare le acque per le abitazioni civili ed edifici pubblici, la riparazione e l'ampliamento delle reti idriche esistenti, la realizzazione di sistemi di irrigazione innovativi e la promozione e il sostegno dell'agricoltura di precisione. Tali investimenti possono garantire una maggiore disponibilità di acqua per le attività agricole, industriali e domestiche;

    inoltre, è fondamentale ridurre le emissioni di gas serra per far fronte alla crisi climatica. Le politiche pubbliche dovrebbero incentivare lo sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio, come l'energia solare ed eolica, e la promozione dell'efficienza energetica. Inoltre, la transizione verso fonti energetiche rinnovabili e la promozione della mobilità elettrica o alternativa possono ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la qualità dell'aria nelle città;

    è anche importante promuovere azioni per preservare l'ambiente, come la conservazione delle risorse naturali e delle foreste. Le foreste sono essenziali per la regolazione del clima e la conservazione della biodiversità. Inoltre, possono contribuire alla conservazione dei corsi d'acqua, riducendo l'erosione del suolo e il rischio di inondazioni;

    l'irrigazione innovativa per l'agricoltura è fondamentale per utilizzare l'acqua in modo efficiente e ridurre gli sprechi. Le tecnologie di irrigazione a goccia e di agricoltura di precisione possono aiutare gli agricoltori a utilizzare l'acqua in modo più efficiente e a ridurre l'impatto ambiente le dell'agricoltura. Inoltre, l'irrigazione a nebbia può rappresentare una soluzione innovativa per ridurre il consumo di acqua e promuovere la sostenibilità ambientale;

    i consorzi di bonifica e di irrigazione svolgono un fondamentale ruolo di sostegno dell'agricoltura nazionale, gestendo gli impianti pubblici di irrigazione su oltre 3,3 milioni di ettari e, al contempo, partecipano alla gestione del territorio e alla difesa del suolo, curando l'esercizio e la manutenzione delle opere di bonifica idraulica;

    come per le opere pubbliche, anche il territorio necessita di manutenzione per mantenere la sua efficienza, ed è questa la funzione svolta dai consorzi di bonifica, la cui presenza e gli interventi sono volti ad evitare che il territorio stesso si degradi e sia minacciato da instabilità del suolo, alluvioni, siccità, effetti negativi della pressione antropica e inquinamento, curando l'irreggimentazione dei corsi d'acqua e il deflusso o l'accumulo delle acque in eccesso, il consolidamento delle pendici in dissesto, il terrazzamento delle superfici declivi, garantendo così la conservazione e la sicurezza del territorio, dell'ambiente e del paesaggio. L'attività manutentiva svolta dai consorzi non interessa, quindi, esclusivamente il settore agricolo, ma l'intera collettività, cui viene assicurato un ambiente idrogeologicamente più sicuro;

    va considerato che l'attività di manutenzione delle opere di bonifica idraulica e di irrigazione realizzate e gestite dai consorzi viene eseguita in larga parte grazie ai contributi versati da parte di 8,8 milioni di consorziati, in gran parte agricoltori. Pertanto la manutenzione ordinaria è in gran parte a carico dei privati consorziati, mentre occorrono risorse pubbliche per la manutenzione straordinaria necessaria ad adeguare gli impianti in relazione alla diffusa situazione di vulnerabilità del territorio;

    nella Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra vengono indicate, fra le azioni di adattamento l'incremento della connettività delle infrastrutture idriche; l'aumento della capacità di ritenzione ed accumulo attraverso la realizzazione di laghetti, piccoli invasi e vasche, al fine di ridurre la pressione sulle falde sotterranee; il risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche; il miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato; i piani di gestione della siccità; la costruzione del bilancio idrico alla scala del Paese;

    la situazione va quindi affrontata non soltanto con aiuti immediati per contrastare l'emergenza, ma con misure strutturali per migliorare l'efficacia della gestione, conservazione e distribuzione le delle risorse idriche;

    strettamente connesso con gli eventi climatici estremi è il tema del dissesto idrogeologico, a causa del quale complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria;

    nella XVIII legislatura l'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto importanti novità in materia di dissesto idrogeologico. La norma prevede, tra l'altro, l'introduzione della denominazione di «commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico» per i commissari aventi competenze in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, disciplinati da diverse normative, attribuendo ad essi la competenza degli interventi in tale ambito, indipendentemente dalla fonte di finanziamento. Viene inoltre previsto che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico – ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario;

    resta però ancora indispensabile potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale, favorire una capacità di spesa superiore alla attuale media annua;

    è inoltre urgente e necessario programmare un importante piano di investimenti per ridurre i rischi legati al continuo manifestarsi di fenomeni climatici estremi ed in particolare a carattere siccitoso, puntando anche all'efficientamento e alla messa in sicurezza delle reti idriche e alla realizzazione di nuovi invasi;

    in tal senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza può rappresentare un'importante opportunità per affrontare in maniera strutturale il problema delle emergenze climatiche connesse ai cambiamenti climatici, contribuendo contestualmente al rilancio dell'economia del Paese, grazie all'apertura di numerosi cantieri sull'intero territorio nazionale;

   occorre pertanto adottare iniziative urgenti, sia di breve, sia di lungo periodo, per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità che sta colpendo il nostro Paese, con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, sul comparto agricolo, e che sta provocando finanche un'emergenza idropotabile in alcuni aree,

impegna il Governo:

1) ad istituire un'apposita cabina di regia, con il coinvolgimento della Protezione civile e delle regioni, al fine di garantire un efficiente e rapido monitoraggio dei bacini idrografici e coordinare i provvedimenti da adottare;

2) ad adottare iniziative di competenza per scongiurare un potenziale conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per il funzionamento delle centrali idroelettriche, l'agricoltura colpita da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

3) ad adottare le opportune iniziative, in aggiunta alle previsioni incluse nel PNRR, per la realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi e per il recupero di acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici prevedendo l'obbligo di recupero delle acque piovane e l'installazione di sistemi di risparmio idrico;

4) ad adottare urgenti iniziative dirette alla realizzazione di nuovi invasi nonché di piccoli invasi interaziendali a servizio delle imprese agricole, semplificando le relative procedure;

5) a predisporre interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione;

6) ad adottare iniziative volte ad evitare gli sprechi sia dal punto di vista delle dispersioni della rete, sia in relazione all'uso della risorsa idrica, anche attraverso investimenti diretti a promuovere, con specifico riguardo al settore agricolo, l'impiego di moderne e più avanzate tecnologie, come l'irrigazione di precisione;

7) a promuovere e sostenere la ricerca nel settore agricolo, allo scopo di individuare varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici;

8) a promuovere e sostenere l'adozione di una normativa efficace per il contenimento del consumo di suolo che consenta di raggiungere l'obiettivo di «consumo di suolo zero al 2050», riduca l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristini le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura;

9) a adottare iniziative volte a implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso le modifiche normative necessarie;

10) ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e ripristinarne le capacità di contenimento in caso di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni);

11) ad utilizzare i criteri minimi ambientali nel campo dell'edilizia per ridurre gli sprechi;

12) a favorire il riutilizzo dell'acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;

13) ad adottare iniziative volte a introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti;

14) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale e favorire una capacità di spesa superiore all'attuale media annua, a partire dal ruolo fondamentale dei consorzi di bonifica e di irrigazione;

15) ad adottare iniziative volte a dare pronta e piena attuazione, per quanto di competenza, alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico introdotte dall'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021;

16) a promuovere interventi, non soltanto nei momenti di emergenza dovuti alla siccità, ma mirati sul medio e lungo periodo, che migliorino l'approvvigionamento idrico con particolare riferimento all'incremento della connettività delle infrastrutture idriche, al risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, in modo che sia capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche, e al miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato.
(1-00073) «Serracchiani, Simiani, Vaccari, Braga, Curti, Di Sanzo, Ferrari, Forattini, Marino, Andrea Rossi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   AIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la vigilanza sul Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro è esercitata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali d'intesa con il Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 25, della legge 11 gennaio 1979, n. 12;

   dall'inchiesta pubblicata in data 17 febbraio 2023 da «Il Fatto quotidiano» sul caso Fondazione studi – no profit costituita nel 2001 –, molteplici appaiono i rischi di potenziale conflitto di interessi e irregolarità nella gestione dei fondi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, guidato dalla Ministra Calderone per 18 anni e oggi dal marito, De Luca;

   De Luca, nel 2018, crea una ulteriore Fondazione studi: stesso nome della prima, ma configurata come società commerciale a responsabilità limitata;

   entrambe le Fondazioni dirette da De Luca dipendono dall'Ordine dei consulenti, il cui presidente era la Ministra Calderone, oggi De Luca;

   la prima Fondazione è socio unico della seconda; i vertici amministrativi sono i medesimi, così come identici sono l'oggetto sociale ed i riferimenti telefonici e di sede;

   sebbene l'associazione di una Srl a una Fondazione sia una pratica comune, va tenuta in debita considerazione ove i lavoratori, assunti in numero massimo di 15 soggetti, risultino dipendenti per entrambe – nel caso di specie, dai rendiconti pubblicati sul sito del Consiglio, figurano, in un unico elenco, 26 dipendenti sul 2019 e 25 sul 2020;

   ciò potrebbe infatti celare fenomeni di elusione della disciplina in materia di intermediazione di manodopera e licenziamenti;

   la questione è al centro di una causa presso il Tribunale del lavoro di Roma, in cui la difesa della Fondazione è stata affidata all'avvocato Staropoli, responsabile della segreteria della Ministra Calderone e responsabile della Scuola di alta formazione della Fondazione;

   dall'inchiesta si apprende che in data 22 dicembre 2022 la Ministra Calderone avrebbe offerto un brindisi di Natale presso il Ministero attraverso una commessa pagata dalla Fondazione del Consiglio su cui il Ministero vigila;

   in un articolo pubblicato in data 21 febbraio 2023 da «Il Fatto», circa l'utilizzo delle risorse del Consiglio, si legge di «gestione privata di una cosa pubblica» e di «uso sregolato di fondi tra sprechi e regalie» su cui la Guardia di Finanza verificherebbe profili di responsabilità o danno –:

   se non ritengano i fatti citati in premessa sufficienti a rilevare l'esistenza di un conflitto di interessi in capo alla Ministra del lavoro;

   se e quali iniziative intendano assumere, nel più breve tempo possibile, al fine di garantire la corretta vigilanza e gestione dei fondi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro.
(3-00202)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORATTINI, SERRACCHIANI e MANZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   è del 17 febbraio 2023 lo sciopero indetto dalle redazioni dei giornali del gruppo Gedi a seguito delle voci di trattative, non smentite, di vendita delle storiche testate del nord-est, il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, il Messaggero Veneto e Il Piccolo – più la Gazzetta di Mantova;

   due mesi fa l'amministratore delegato del gruppo Gedi sottolineava che: (...) l'assetto dei giornali del gruppo, dai locali ai nazionali, rappresentasse il «perimetro di riferimento dell'azienda», è stato comunicato che (...) si valutano proposte di vendita di singole testate o gruppi di esse, confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all'acquisizione;

   si ricorda che il gruppo editoriale, tra i più grandi in Italia, ha già venduto, in tre anni, testate storiche come la Nuova Sardegna e Il Tirreno, le Gazzette, La Nuova Ferrara, L'Espresso e chiuso Micromega;

   il ruolo assolto dalle testate radicate in Veneto e Friuli Venezia Giulia è storico e questi quotidiani rimangono un punto di riferimento che non può venire meno per i cittadini e le categorie;

   eventuali passaggi di proprietà non possono essere sottomessi solo a logiche finanziarie e devono tenere conto dell'interesse pubblico dei mezzi d'informazione e anche dei benefìci goduti attraverso l'erogazione di risorse pubbliche;

   il settore dell'editoria attraversa una fase molto difficile con un oggettivo ridimensionamento delle copie vendute, una rarefazione delle edicole e un aumento dei costi della carta che incidono fortemente ad accentuare la crisi che dura da tempo e senza una adeguata risposta da parte del Governo;

   l'eventuale vendita, oltre a disperdere l'eredità di un gruppo editoriale, metterebbe a rischio le tante professionalità di tutte le giornaliste e i giornalisti che hanno lavorato in questi anni, affrontando le sfide di una non facile transizione digitale, a tutela e garanzia dei presìdi informativi presenti sul territorio e per il valore sociale dell'informazione locale che rappresentano –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di monitorare la vertenza in oggetto con l'obiettivo di preservare i livelli occupazionali, nonché a garanzia del pluralismo informativo, e quali iniziative intenda porre in essere per sostenere il settore dell'editoria in particolare quella più ancorata ai territori.
(5-00423)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, per sapere – premesso che:

   secondo quanto dichiarato da Legambiente, negli ultimi dodici anni la Sicilia è stata la regione italiana maggiormente colpita da eventi climatici avversi, con un numero di episodi pari a 175, di cui 25 solo nel 2022, con il 70 per cento dei comuni siciliani a rischio e in particolar modo le province di Palermo, Agrigento, Catania e Messina;

   a seguito dei fenomeni alluvionali del 9 e 10 febbraio 2023 i territori della Sicilia orientale, sia nelle aree urbane ma soprattutto nelle zone agricole, hanno subito ingenti danni che hanno compromesso le attività dell'intero comparto agroalimentare dell'isola;

   i recenti fenomeni verificatisi hanno confermato le statistiche secondo cui la Sicilia è al primo posto in Italia tra le località maggiormente colpite da fenomeni simil-tropicali. La Sicilia è divenuta emblema del cambiamento climatico, soprattutto considerando che sono state colpite località, come Siracusa e Catania, mai toccate nel recente passato da fenomeni di tale portata, con ciò dimostrando che il rischio idrogeologico è esteso all'intera Isola e non più confinato in talune zone della Sicilia;

   secondo quanto riferito dalla Direzione generale dell'assessorato all'agricoltura della Regione Siciliana, i dati forniti dal Servizio informativo agro-meteorologico siciliano delineano un quadro catastrofico a seguito degli eventi calamitosi occorsi negli scorsi giorni. Eventi caratterizzati da un lato dall'intensità in lunga durata delle precipitazioni registrate (343,8 mm di acqua caduti a Siracusa), che ha superato i valori della tempesta sub tropicale dell'ottobre 2021 (si deve risalire al 1951 per registrare concentrazioni d'acqua superiori); dall'altro, gli impetuosi venti che si sono abbattuti sull'isola, i quali hanno registrato valori massimi di raffica (105,5 km/h a Pachino), a cui si aggiunge la prolungata e anomala persistenza dei valori di velocità del vento (Palazzolo nei due giorni ha raggiunto una media di 8,24 m/s). La formazione di volumi idrici eccedenti la capacità di campo, insieme alle raffiche di vento, hanno determinato condizioni di suolo soprassaturo, perdita di capacità di assorbimento e perdita strutturale del terreno. Soprattutto nei terreni in pendio, ciò ha originato frane, smottamenti e colate di fango con pesanti ripercussioni su aziende agricole e raccolti;

   secondo l'analisi effettuata dalla Coldiretti sulla base dei dati forniti dall'European Severe Weather Database (Eswd), sono stati infatti registrati danni da inondamento alle campagne con conseguenze per i raccolti e le serre, nonché grandi difficoltà a raggiungere le aziende a causa degli alberi abbattuti che ostruivano il passaggio. A preoccupare è inoltre la copiosa discesa delle temperature al di sotto dello zero, con forti raffiche di vento, pioggia e neve, che con il formarsi di gelate rischia di distruggere fiori e gemme di piante e alberi, infliggendo pesanti effetti sui prossimi raccolti. Non si possono tralasciare i maggiori costi di riscaldamento per proteggere le produzioni di ortaggi e fiori nelle serre;

   in base alle segnalazioni da parte di alcune aziende agrumicole, è stato registrato un 30 per cento di perdite rispetto alla campagna già deficitaria 2022-2023. In alcuni casi si è reso addirittura necessario dichiarare in anticipo il finale di campagna a causa della mancanza di prodotto, con una netta prevalenza dei frutti caduti rispetto a quelli presenti sugli alberi;

   secondo Confagricoltura Sicilia, sarebbero migliaia gli ettari di terreni agricoli allagati, soprattutto nella Sicilia sudorientale. Ad aggravare il quadro è la condizione delle strade rurali che, a causa dello scorrere incontrastato di torrenti, fiumi, canali e dei relativi detriti, sono divenute impraticabili;

   nel ribadire lo stato di emergenza in cui versano le aziende agricole e gli agricoltori degli eventi climatici in oggetto, il Presidente di Sifus Confali auspica che, oltre all'aiuto alle aziende, venga fornito anche un aiuto diretto agli agricoltori, i quali subiranno ingenti danni economici per via dell'interruzione improvvisa dell'attività lavorativa;

   secondo le prime stime fornite dal Dipartimento regionale della Protezione civile siciliana, i danni ammontano a 12 milioni euro per interventi essenziali e urgenti e a 100 milioni di euro per l'attuazione di interventi strutturali volti a ridurre il rischio idrogeologico;

   a seguito degli eventi verificatisi la Giunta regionale siciliana, nella persona del Presidente Renato Schifani, ha dichiarato lo stato di crisi regionale e chiesto lo stato di emergenza nazionale per l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito con particolare violenza la Sicilia orientale –:

   quali urgenti ed indifferibili iniziative intenda adottare il Governo per aiutare le zone della Sicilia, in particolare dell'area sud-orientale, devastate dagli eventi climatici avversi del 9 e 10 febbraio 2023, fornendo assistenza e risorse soprattutto al duramente colpito comparto agroalimentare;

   se e in che tempi si intendano adottare le iniziative di competenza volte ad attivare lo stato di calamità naturale di rilievo nazionale, stanziando risorse per la riparazione dei danni subiti mediante attivazione del fondo di solidarietà nazionale, nonché del neonato fondo AgriCat previsto dal Piano nazionale di gestione del rischio 2023 che tutela le parti dai danni alle produzioni derivanti da eventi climatici avversi come gelo e brina, siccità, alluvioni.
(2-00081) «Castiglione».

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONAFÈ. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   è atteso da anni l'adeguamento dello svincolo di Scandicci (provincia di Firenze) che permetta un nuovo collegamento dall'autostrada A1 Napoli-Milano alla strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno (denominata Fi-Pi-Li). Si tratta di un intervento che porterà benefici non solo alla percorribilità del nodo autostradale del capoluogo Toscana, ma dell'intera regione;

   il progetto è stato presentato da Autostrade per l'Italia (Aspi) e prevede la separazione dei flussi, tra brevi e lunghe percorrenze, in modo da mitigare e razionalizzare l'impatto del traffico sul territorio;

   attualmente la progettazione definitiva è stata completata ed è stata sottoposta alla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (Via);

   il 23 marzo 2022 il Ministero della transizione ecologica ha dato il via libera alla procedibilità dell'istanza, richiedendo espressione dei pareri da parte degli enti competenti;

   il 22 aprile 2022 la Direzione generale archeologica belle arti e paesaggio del Ministero dei beni culturali ha trasmesso il proprio parere al Ministero della transizione ecologica; tale istruttoria effettuata ha escluso l'assoggettamento a Via, pur prevedendo alcune prescrizioni;

   il 24 maggio 2022 la regione Toscana ha rilasciato alcune osservazioni su tale progetto di Aspi;

   a seguito del parere della regione Toscana e nell'attesa del riscontro da parte del Ministero della transizione ecologica sulle osservazioni del Ministero dei beni culturali, nel mese di luglio 2022 si è svolto un incontro tra regione Toscana e progettisti Aspi per discutere e chiarire preventivamente alcune questioni evidenziate nell'ambito delle prescrizioni stesse;

   nell'attesa di avere un riscontro ufficiale da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica sulla procedura Via, peraltro sollecitato, secondo quanto consta all'interrogante, Aspi con una nota ufficiale il 28 settembre 2022, sono state avviate le verifiche ai sensi del decreto legislativo numero 35 del 2011 relative alla sicurezza stradale;

   secondo l'attuale programma dei lavori, la chiusura del procedimento per la verifica all'assoggettabilità alla Via, inizialmente prevista per il mese di giugno 2022, è stata posticipata al 15 maggio 2023;

   l'attuale riesame della tempistica di realizzazione del nuovo svincolo di Scandicci prevederebbe inoltre lo sviluppo della progettazione esecutiva nel mese di novembre 2024; l'affidamento definitivo dei lavori entro il mese di novembre 2025 ed il termine dei lavori entro il mese di novembre 2027;

   appare evidente all'interrogante come i ritardi da parte dell'attuale Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (ex Mite) sul riscontro ufficiale rispetto alla procedura Via abbiano già posticipato l'iter di esecuzione dei lavori e conseguentemente la realizzazione di una infrastruttura necessaria per diversificare e snellire gli attuali flussi di traffico e ridurre i tempi di percorribilità della viabilità locale; la diversificazione di tali flussi garantirà conseguentemente benefici anche alla sicurezza stradale ed all'ambiente con la riduzione della concentrazione di emissioni nocive –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il ministro interrogato, in relazione a quanto espresso in premessa, al fine di ufficializzare la non assoggettabilità alla Via in tempi certi e brevi e permettere conseguentemente la realizzazione del nuovo svincolo di Scandicci entro il mese di novembre 2027.
(5-00419)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 24 giugno 2019 il Comitato Olimpico Internazionale ha assegnato a Cortina d'Ampezzo, congiuntamente a Milano, l'organizzazione dei Giochi olimpici invernali 2026 e i compiti infrastrutturali sono stati assegnati alla «Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.a.» (SIMICO);

   l'articolo 3-ter del decreto-legge n. 73 del 2021 ha destinato per il 2021 ben 17,5 milioni di euro per gli interventi di adeguamento della storica pista olimpica da bob «Eugenio Monti» di Cortina;

   successivamente l'articolo 16, comma 3-quinquies del decreto-legge «Sbloccacantieri» ha concesso un ulteriore contributo di 24,5 milioni a cui si sono poi aggiunti 10 milioni per ciascuno degli anni 2022 e 2023, per un totale di 62 milioni di euro;

   per la realizzazione degli interventi è stato nominato Commissario straordinario l'amministratore delegato di SIMICO;

   la pista da bob «Eugenio Monti» di Cortina ha alle spalle una lunga e importante storia sportiva: i Campionati universitari invernali del 1928, le Olimpiadi del 1956, i mondiali del 1960, per poi essere chiusa nel 2008 per gli elevati costi di gestione;

   il 9 giugno 2022 è stata convocata una conferenza di servizi preliminare per l'esame del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'intervento durante la quale è stata scelta l'opzione che prevede la sovrapposizione di un nuovo tracciato con la pista storica e la conseguente parziale demolizione;

   nonostante i lavori siano descritti come «interventi di adeguamento», nei fatti consistono nella distruzione della pista storica e nella sua sostituzione con un'infrastruttura sportiva ex novo, dal fantasioso tracciato «a otto», non presente nella pista originaria;

   il 27 giugno 2022 la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, con nota Prot. 21178, comunicava l'avvio del procedimento di dichiarazione dell'interesse culturale particolarmente importante, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d), del decreto legislativo n. 42 del 2004, del «Sistema della Pista Olimpica di Bob Eugenio Monti», sottoponendola, in via cautelare, alle disposizioni del Titolo I della Parte seconda del Codice dei beni culturali;

   il 14 settembre 2022 la Commissione regionale per il patrimonio culturale del Veneto, senza attendere la conclusione del procedimento ex articolo 13 e seguenti del decreto legislativo n. 42 del 2004, autorizzava incredibilmente – pur ponendo due condizioni – la demolizione parziale dell'impianto storico;

   sette giorni dopo, il 21 settembre 2022, la stessa Commissione regionale dichiarava «l'interesse culturale particolarmente importante», ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d), del decreto legislativo n. 42 del 2004, del «sistema della pista olimpica di bob “Eugenio Monti”»;

   il fatto che la predetta Commissione abbia autorizzato i lavori di demolizione senza attendere l'imminente dichiarazione di interesse culturale desta notevoli perplessità;

   da tempo le associazioni di protezione ambientale propongono l'alternativa di trasferire le gare di bob a Igls, presso Innsbruck, dove l'impianto è già disponibile, con un significativo risparmio economico;

   secondo le dichiarazioni del presidente della regione Veneto Zaia, infatti, il costo degli interventi sulla pista da bob dovrebbe notevolmente lievitare, arrivando a una spesa complessiva tra i 100 e i 120 milioni di euro;

   secondo quanto appreso dai mezzi di stampa, la demolizione della vecchia struttura dovrebbe iniziare a breve mentre entro il mese luglio è previsto l'inizio dei lavori di costruzione del nuovo impianto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di scongiurare la demolizione della pista storica da bob «Eugenio Monti» di Cortina d'Ampezzo in considerazione del suo riconosciuto interesse culturale particolarmente importante, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, lettera d), del codice dei beni culturali e del paesaggio, anche valutando la possibilità di trasferire le gare di questa disciplina a Igls, presso Innsbruck, con un enorme risparmio di fondi pubblici.
(4-00529)


   GNASSI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Toscana ha comunicato l'avvio del procedimento autorizzatorio unico regionale ai sensi dell'articolo. 27-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 per il progetto «Impianto Eolico Badia del Vento», che prevede la realizzazione di un impianto eolico con 7 aerogeneratori della potenza totale di 29,4 MW, a pochi metri dal confine con l'Emilia-Romagna e dal territorio del comune di Casteldelci, lungo un crinale che separa le 2 regioni;

   l'altezza complessiva degli aerogeneratori compresa la torre e il rotore sarà pari a circa 180 metri richiedendo l'espressione del parere ai soggetti con competenza ambientale e il parere alle autorità competenti della regione Emilia-Romagna in merito agli impatti ambientali sul proprio territorio data la vicinanza degli aerogeneratori al confine regionale;

   la regione Emilia-Romagna, dopo il sopralluogo tenutosi il 30 novembre 2022 ha inviato in data 16 dicembre 2022 un parere alla regione Toscana nel quale sono evidenziate numerose criticità ambientali e territoriali tra le quali il fatto che il progetto non risulta ricadere in aree idonee ai sensi del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, che sono presenti aspetti paesaggistici nei quali la realizzazione del progetto eolico potrebbe determinare una trasformazione impattante, che sono possibili effetti sull'avifauna esistente, che manca una definizione preventiva di accordi o protocolli d'intesa tra le due regioni confinanti che individuino le modalità e le strategie per consentire tali progetti negli ambiti di confine considerando gli effetti ambientali, paesaggistici, economici e sociali che si determinano necessariamente anche nei territori comunali limitrofi indipendentemente dalla localizzazione delle opere, e prevedendo opportune forme di compensazione;

   inoltre, il comune di Casteldelci (Rimini) ha sollevato la contrarietà alla realizzazione dell'opera, attraverso un parere negativo «non mitigabile», poiché per quanto riguarda il territorio comunale l'impianto ricadrebbe a soli 500 metri di distanza dal centro storico, dove sono presenti beni artistici tutelati, e dalle residenze turistiche, con rilevanti conseguenze paesaggistiche e di rumorosità per i cittadini e i visitatori, e la regione Emilia-Romagna ha evidenziato, successivamente, che per realizzare il progetto risulterebbero necessari anche alcuni interventi nel territorio del comune di Ravenna per adeguare la viabilità al passaggio degli aerogeneratori che arriveranno al porto di Ravenna, rimandando pertanto alla regione Toscana una valutazione circa la necessità di attivare un procedimento interregionale con intesa tra le due regioni;

   la regione Toscana ha formulato al proponente richiesta di integrazione e chiarimenti su tanti aspetti programmatici, progettuali, ambientali, autorizzativi, in particolare per gli aspetti ambientali su clima, ambiente, risorse idriche, suolo e sottosuolo, flora, fauna e relativi ecosistemi, foreste, paesaggio e beni culturali, rumore e vibrazioni, campo elettromagnetico, rifiuti, beni materiali e infrastrutture;

   il proponente, in data 30 gennaio 2023, a causa della complessità delle richieste, ha chiesto la sospensione del termine di presentazione della documentazione integrativa, per un periodo non superiore a 180 giorni;

   ad oggi non risulta stipulata un'intesa o un accordo tra la regione Emilia-Romagna e la regione Toscana per individuare modalità e strategie per consentire che tali progetti, che impattano negli ambiti di confine, tengano in dovuta considerazione gli effetti ambientali, paesaggistici, economici e sociali anche dei territori limitrofi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per assicurare che, per i progetti di installazione di fonti rinnovabili nei territori di confine tra regioni, la valutazione di impatto tenga conto degli obiettivi e delle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio e dei suoi valori storico-testimoniali, culturali, naturali, morfologici ed estetici.
(4-00535)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 28 febbraio 2017, n. 58 prevedeva che per usufruire del sisma bonus nell'ambito degli interventi per la riduzione del rischio sismico, il progetto contenente l'asseverazione indicante la classe di rischio dell'edificio precedentemente all'intervento e quella conseguibile a seguito dell'esecuzione dell'intervento progettato dovesse essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività da presentare allo sportello unico competente di cui all'articolo 5 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, per i successivi adempimenti;

   il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 9 gennaio 2020, n. 24, ha modificato tale impostazione prevedendo che tale progetto debba essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività o alla richiesta di permesso di costruire al momento della presentazione allo sportello unico, «tempestivamente e comunque prima dell'inizio dei lavori». La riformulazione sostituisce altresì l'allegato B) al decreto, contenente il modello di asseverazione;

   la circolare dell'Agenzia delle entrate (Ade) n. 19/E del 8 luglio 2020, chiarisce che «per l'accesso alle detrazioni occorre che la predetta asseverazione sia presentata contestualmente al titolo abilitativo urbanistico. Pertanto, un'asseverazione tardiva, in quanto non conforme alle citate disposizioni, non consente l'accesso alla detrazione»;

   sostanzialmente, in base alla lettura data dall'Ade il requisito della contestualità della presentazione dell'allegato B) parrebbe escludere dal beneficio del sisma bonus tutte le richieste di permesso di costruire presentate senza contestuale redazione dell'allegato B), com'era consentito fare fino alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale n. 24 del 2020 –:

   se non ritengano opportuno, al fine di non ingenerare disparità di trattamento derivanti delle modifiche normative intercorse, adottare iniziative di competenza, anche di carattere interpretativo, volte a consentire che per le istanze di accesso al beneficio del sisma bonus presentate tra il 2017 e il gennaio 2020, sia considerata contestuale la trasmissione dell'allegato B) del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 9 gennaio 2020, n. 24 anche nei casi in cui sia stata presentata successivamente all'istanza di richiesta di permesso di costruire, ma comunque entro l'inizio dei lavori.
(3-00200)


   PELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina sulla rivalutazione delle partecipazioni è stata introdotta con la duplice ratio di favorire la circolazione delle partecipazioni societarie a favore di terzi e di anticipare gettito per lo Stato;

   i commi 107-109 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2023 (n. 197 del 2022), oltre a riproporre la proroga delle disposizioni contenute negli articoli 5 e 7 della legge n. 448 del 2001 per la rideterminazione dei valori di acquisto di partecipazioni non negoziate nei mercati regolamentati alla data del 1° gennaio 2023, ne hanno ampliato l'ambito oggettivo, estendendolo anche alla rivalutazione di titoli, quote o diritti negoziati nei mercati regolamentati o nei sistemi multilaterali di negoziazione;

   l'istituto consente, sulla base di una perizia giurata di stima, di rideterminare, in luogo del costo o valore di acquisto di una partecipazione, il valore di carico della medesima, a condizione che detto valore venga assoggettato ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi (attualmente al 16 per cento);

   il riconoscimento del valore sul quale viene determinata l'imposta sostitutiva ha effetto ai fini della determinazione delle plusvalenze da cessione di partecipazioni realizzate da persone fisiche ex articolo 67 del Tuir. L'articolo 5 della legge n. 448 del 2001 stabilisce che l'incremento del costo fiscale delle partecipazioni rivalutate si applica solo in caso di cessione onerosa delle partecipazioni, ai fini della determinazione delle plusvalenze previste dall'articolo 67 del Tuir, mentre non assume alcuna rilevanza con riferimento ai redditi di capitale derivanti dalla percezione di dividendi o da altre fattispecie analoghe da un punto di vista del trattamento fiscale;

   il decreto legislativo n. 128 del 2015, ha introdotto nello Statuto del contribuente (legge n. 212 del 2000) il divieto di abuso del diritto in ambito tributario (articolo 10-bis) che si sostanzia sulla base tre presupposti: l'assenza di sostanza economica delle operazioni effettuate, la realizzazione di un vantaggio fiscale indebito e la circostanza che il vantaggio è l'effetto essenziale dell'operazione;

   nel corso degli ultimi anni l'amministrazione finanziaria è intervenuta in numerosi casi ad esaminare l'elusività o meno dell'esercizio dell'opzione per la rivalutazione in un'ottica di valutazione antiabuso, nella quale la cessione di una partecipazione previamente rivalutata aggirerebbe il regime fiscale applicabile in caso di distribuzione di utili societari –:

   se, ai fini dell'esercizio dell'opzione per l'istituto della rivalutazione di partecipazioni societarie, l'articolo 10-bis della legge 27 luglio 2000, n. 212 si possa interpretare nel senso che non si configuri abuso del diritto nel caso di rideterminazione del valore di acquisto di partecipazioni societarie, detenute in società nel cui bilancio figurino utili di esercizio o riserve di utili portati a nuovo ovvero partecipazioni di controllo in altre società aventi nel proprio bilancio tali utili e riserve, seguita dalla cessione a terzi, qualora la cessione avvenga a favore di soggetti non controllati dal cedente, né a lui collegati o, comunque, il cedente non sia il beneficiario effettivo.
(3-00201)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAGNAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa (cfr. Il Gazzettino, 21 febbraio 2023) che a Riva Lusenzo alcuni proprietari delle unità abitative demaniali «Ex aree imbonite fascia lagunare di Sottomarina», di cui al decreto del Ministro della marina mercantile 19 luglio 1950, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172 del 29 luglio 1950 e successive modifiche e integrazioni, attendono la spettante documentazione relativa al rogito di compravendita;

   in particolare, sono passati più di quattro mesi da quando le famiglie interessate hanno ricevuto e ottemperato alla comunicazione del comune di Chioggia con la quale si invitava a versare al demanio la quota parte spettante, così da perfezionare il trasferimento in oggetto; ad oggi, tuttavia, non vi è stato alcun atto formale che certifichi il legittimo passaggio di proprietà;

   inoltre, rimangono indefinite le azioni di sclassifica riguardanti le proprietà che, per un mero errore procedurale amministrativo, sono ancora classificate come demaniali marittime, anche se, da decenni, non hanno più le caratteristiche proprie di questo tipo di terreni;

   oltremodo, tale ritardo assume un valore particolarmente negativo per alcuni residenti che sono in età avanzata e che hanno pagato decine di migliaia di euro ma che, in assenza della regolarizzazione della piena proprietà degli immobili, potrebbero avere difficoltà nelle procedure di successione ereditaria;

   all'uopo, si ricorda, che il legislatore – dopo decenni di stallo burocratico – è prontamente intervenuto nella precedente legislatura con l'approvazione della legge 28 febbraio 2020, n. 17, «Norme riguardanti il trasferimento al patrimonio disponibile e la successiva cessione a privati di aree demaniali nel comune di Chioggia», proprio al fine di sanare i contenziosi pregressi delle aree provenienti dalla bonifica della predetta laguna;

   l'auspicio, quindi, non è solo definire con certezza il passaggio di proprietà degli immobili, ovvero procedere celermente con l'ordinario iter di sclassifica, ma anche rendere pienamente efficace la disposizione di cui alla legge citata –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare in merito a quanto esposto in premessa, a fronte delle criticità segnalate, nonché in ordine all'eventuale sdemanializzazione di quelle porzioni di demanio marittimo già oggetto di specifiche segnalazioni.
(5-00424)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione»;

   lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato»;

   in Italia il patrocinio a spese dello Stato è disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, come successivamente modificato e integrato;

   l'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 stabilisce che il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato deve essere aggiornato ogni due anni, mediante un decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   il 23 luglio 2020 il Ministro della giustizia emanava l'ultimo decreto biennale. Tale aggiornamento veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 gennaio 2021;

   col predetto decreto il tetto reddituale veniva rideterminato in 11.746,68 euro, a fronte dei precedenti 11.493,82 euro, con riferimento alla variazione ISTAT intercorsa fra il 1° luglio 2016 e il 30 giugno 2018;

   il calcolo sarebbe dovuto avvenire con riferimento al successivo precedente al computo, cioè il periodo dal luglio 2018 al giugno 2020;

   al gennaio 2021, pertanto, l'adeguamento faceva riferimento a una situazione di fatto decisamente superata;

   successivamente al decreto ministeriale del luglio 2020 non è più stato emanato alcun decreto;

   tuttavia, anche solo considerando il periodo tra il 1° luglio 2018 e il 30 giugno 2022, la variazione ISTAT è stata pari al 9,20 per cento;

   se ora venisse emanato il nuovo decreto atteso dal gennaio 2023, il limite reddituale sarebbe di un importo pari a 12.827,37 euro, con un incremento di 1.080,69 euro rispetto al valore attuale;

   il 27 per cento dei contribuenti italiani dichiara un reddito inferiore a 15 mila euro;

   l'inflazione sta inoltre erodendo il potere di acquisto delle fasce più deboli;

   il combinato disposto della mancata emanazione del nuovo decreto biennale e l'utilizzo nel precedente decreto di un biennio di riferimento antecedente, comporta di fatto l'esclusione dall'accesso al regime del gratuito di un numero elevatissimo di soggetti che ne avrebbero diritto;

   nella fascia di reddito nell'intervallo tra i 12 mila e i 10 mila euro ci sono oltre 2,3 milioni di contribuenti; considerando un aumento della soglia di circa 1.000 euro si può stimare che almeno un milione di persone sarebbero ricomprese con il nuovo decreto –:

   se il Ministro interrogato intenda mettere in atto tutte le tempestive iniziative necessarie all'emanazione in tempi brevi del decreto biennale previsto dall'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 per l'adeguamento dei limiti di reddito per l'ammissione al gratuito patrocinio.
(3-00199)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPARVI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 13 febbraio 2023, all'interno del carcere Capanne a Perugia si è verificato l'ennesimo grave fatto violento, che, ancora una volta, avrebbe avuto tragiche conseguenze senza il tempestivo intervento degli agenti di polizia penitenziaria;

   i sindacati della polizia penitenziaria, hanno comunicato che un detenuto tunisino di circa 40 anni ha dato fuoco, nel corridoio della sezione circondariale, al materasso, due sgabelli e un tavolo. A causa dell'enorme quantitativo di fumo si è dovuto evacuare tutta la sezione e mettere in sicurezza gli altri ristretti, circa 45;

   grazie all'intervento tempestivo degli agenti di polizia penitenziaria in servizio si è provveduto a spegnere l'incendio e riportare l'ordine e la sicurezza all'interno della sezione stessa. Tre poliziotti e un sovrintendente sono poi stati sottoposti a cure e dimessi in tarda serata con prognosi di vari giorni;

   l'episodio rispecchia la situazione critica in cui versa il carcere di Perugia; la presenza di detenuti di difficile gestione e la grave carenza di organico pone i poliziotti penitenziari di Perugia-Capanne in una condizione lavorativa priva di alcuna sicurezza per la propria incolumità personale;

   ad aggravare la situazione, spesso, è il provvedimento di liberazione anticipata, che viene comunicato al detenuto ma tarda nell'essere reso esecutivo, così da rendere il detenuto stesso ancora più aggressivo all'interno della struttura penitenziaria;

   è il caso del detenuto tunisino a cui sono stati attribuiti i fatti di lunedì che, proprio il giorno dopo, sembra abbia ricevuto il provvedimento di liberazione anticipata dal magistrato di sorveglianza;

   come noto, la liberazione anticipata è una misura premiale e incentivante che consiste in una riduzione di pena di 45 giorni per ogni semestre di pena espiata, ed è concedibile dal magistrato di sorveglianza, a quanti, condannati a pena detentiva, abbiano dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione;

   l'articolo 54 della legge 26 luglio 1975, n. 354 «Norme sull'Ordinamento Penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà», individua quale requisito per riconoscere il beneficio della liberazione anticipata l'avvenuta partecipazione del condannato all'opera di rieducazione e quale parametro temporale, al quale ancorare la relativa valutazione giudiziale, il singolo semestre di espiazione della pena detentiva;

   è pur vero, tuttavia, che la liberazione anticipata può essere negata in presenza di reati successivi;

   come stabilito dalla Suprema Corte di cassazione con la sentenza 15 novembre 2021, n. 41358, il principio della valutazione frazionata per semestri del comportamento del condannato non esclude che un fatto negativo possa riverberarsi anche sulla valutazione dei semestri anteriori –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative volte a far luce sui fatti di cui in premessa e quali urgenti iniziative di propria competenza, anche di carattere normativo e strutturale, intenda adottare per restituire ordine e sicurezza al circuito penitenziario in generale e, più specificatamente, all'istituto di Perugia-Capanne.
(4-00527)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   DELL'OLIO, SCERRA e FEDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CE) n. 561 del 2006, stabilisce quali veicoli siano tenuti ad avere fra le dotazioni di bordo il tachigrafo digitale, un dispositivo che visualizza e registra la velocità del veicolo, la distanza percorsa e i tempi di guida dell'autista;

   nella segnalazione AS1681, riportata nel Bollettino n. 28 del 13 luglio 2020, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) riferisce che, «all'esito dell'esame di una segnalazione relativa a problematiche concorrenziali nel mercato della produzione e vendita di apparecchiature di intervento tecnico (taratura, controllo periodico, riparazione, trasferimento dati) sui tachigrafi (o cronotachigrafi) digitali, ha rilevato l'esistenza di distorsioni nel corretto funzionamento del suddetto mercato, non giustificate da esigenze di interesse generale, derivanti dalle disposizioni del decreto ministeriale 10 agosto 2007 del Ministero dello sviluppo economico», che disciplina i requisiti e le dotazioni per la concessione delle autorizzazioni ai centri tecnici a effettuare interventi tecnici sui tachigrafi digitali;

   l'Agcm, in particolare, osserva che «i fabbricanti di cronotachigrafi (e le loro officine\concessionarie), diversamente dai produttori di sole apparecchiature tecniche, possono essere autorizzati ad operare quali Centri Tecnici»; «di conseguenza, un Centro Tecnico costituito da un produttore di tachigrafi acquisterà le relative apparecchiature di controllo e taratura al proprio interno». Ma soprattutto, «il riconoscimento ai soli produttori di tachigrafi — e non anche ai produttori di sole strumentazioni tecniche — della possibilità di attestare la sussistenza dei requisiti di conoscenza tecnica del personale dei Centri Tecnici (articolo 7, comma 5, del decreto) risulta produrre effetti distorsivi della concorrenza, peraltro resi ancora più forti laddove si consideri che i canali di attestazione alternativi al produttore di tachigrafi (le Camere di Commercio e gli altri eventuali Organismi all'uopo autorizzati dal Mise) sono, di fatto, inattivi»;

   le officine che hanno bisogno di ottenere la prevista attestazione da un produttore di tachigrafi risulteranno, di fatto, fortemente indotte ad acquistare le relative apparecchiature tecniche da tale produttore, ove quest'ultimo sia verticalmente integrato nella loro produzione. Da questo punto di vista, dunque, l'articolo 7, comma 5, del decreto andrebbe emendato nel senso di includere tra i soggetti attestatori non solo i «fabbricanti dei tachigrafi digitali» ma anche i «fabbricanti di mezzi e apparecchiature di intervento tecnico» –:

   quali iniziative normative di competenza il Ministro interrogato abbia assunto o intenda assumere per risolvere le criticità segnalate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e ovviare alle prassi amministrative che sono d'ostacolo alla concorrenza nel settore.
(4-00528)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, CASU e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i numeri sempre più crescenti delle morti e degli incidenti sul lavoro impongono una riflessione sulla sicurezza e la prevenzione. Un discorso che deve coinvolgere anche le attività portuali, nell'ambito delle quali il 10 febbraio 2023 è morto un lavoratore di 29 anni schiacciato da un container nel porto di Civitavecchia mentre il giorno prima c'era stato un altro infortunio mortale nel porto di Trieste;

   occorre costruire sistemi di tutela più efficaci che abbiano al centro la sicurezza dei lavoratori nei posti di lavoro ed intensificare gli investimenti sulla formazione dei lavoratori contrastando lo sfruttamento e controllando che le aziende garantiscano gli standard di sicurezza;

   il lavoro nei porti, nonostante il progresso tecnologico, rimane molto pericoloso, e per questo le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero nei porti di 24 ore chiedendo un intervento concreto che fermi queste stragi a partire dall'attuazione dei dispositivi che prevedono l'accompagnamento all'esodo dei lavoratori portuali, il rafforzamento della formazione, l'aggiornamento del decreto legislativo n. 272 del 1999 sulla sicurezza e la salute dei lavoratori portuali quale norma di raccordo del decreto legislativo n. 81 del 2008;

   dopo le terribili notizie dei decessi, le realtà associative dell'industria della portualità chiedono un impegno serio e concreto di tutto il comparto sul tema della sicurezza sul lavoro, ricordando che il comparto è in attesa del decreto attuativo del fondo per la sicurezza del lavoro portuale approvato nella legge di bilancio 2023;

   risulta quindi indispensabile puntare sulla formazione e sulla garanzia di standard di sicurezza sempre più alti, aprendo un nuovo confronto tra tutti i soggetti coinvolti per verificare l'efficacia degli strumenti che già sono in atto e individuare nuove azioni mirate alla sicurezza di tutti i lavoratori –:

   quali siano le iniziative di competenza che i Ministri interrogati intendono con urgenza adottare per tutelare i lavoratori portuali ed, in particolare, se non intendano assicurare nell'immediato una maggiore sicurezza attraverso la garanzia di un maggiore controllo e monitoraggio dei carichi di lavoro assegnati – spesso superiori a quelli previsti ed indicati come causa degli incidenti mortali – alla predisposizione di attività di formazione del personale ed ad un incremento degli standard di sicurezza, oggi non sufficienti ad evitare pericoli mortali per i lavoratori.
(5-00422)

Interrogazione a risposta scritta:


   L'ABBATE, MORFINO e AMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 5 febbraio 2023 hanno avuto inizio i lavori di manutenzione straordinaria lungo la strada statale 16 Adriatica tra i territori di Torre a Mare e Mola di Bari, per la riqualificazione e messa in sicurezza dell'intero itinerario tra Bari e Lecce;

   la strada statale 16, ed in particolare il tratto compreso tra Monopoli, Polignano a Mare, Mola di Bari e Torre a Mare, è considerata tra le strade con il più alto rischio di pericolosità di incidenti stradali;

   secondo i dati Anas-Ministero dei trasporti si tratta di una strada percorsa in media da 46.000 veicoli al giorno ed il 59 per cento degli incidenti avviene a causa di tamponamenti, mentre il 16 per cento a causa di fuoriuscita o sbandamento;

   i suddetti lavori di manutenzione sono volti alla riqualificazione e messa in sicurezza dell'intero itinerario tra Bari e Lecce;

   nel prosieguo dei lavori sono stati eliminati gli impianti di pubblica illuminazione esistenti già da tempo nel tratto attiguo alla città di Mola, sui quali i cittadini potevano contare per una maggiore sicurezza lungo quel tratto stradale; si viene a conoscenza che il progetto finale non prevede il riposizionamento degli impianti di pubblica illuminazione lungo quel tratto, creando dunque un peggioramento della sicurezza stradale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ovviare alle criticità evidenziate, con particolare riguardo al riposizionamento degli impianti di pubblica illuminazione.
(4-00531)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   diversi comuni italiani del Veneto stanno segnalando alle prefetture di competenza e all'Anci gravi problematiche dovute ad un anomalo aumento delle attività a carico degli Uffici dei servizi demografici a causa del continuo moltiplicarsi delle istanze di trascrizione degli atti di stato civile per il riconoscimento giudiziale della cittadinanza italiana «iure sanguinis» a stranieri, soprattutto sudamericani, discendenti di italiani emigrati all'estero tra la fine dell'ottocento e gli inizi del novecento;

   per effetto di quanto sopra, tali uffici, già impegnati nella indifferibile necessità di dare risposte alle richieste dei cittadini che si presentano allo sportello dei servizi demografici, si sono trovati quindi ad affrontare un crescente lavoro di ricerca d'archivio per soddisfare le numerose richieste di certificati storici e un considerevole aumento di corrispondenza via mail e telefonica al fine di fornire risposte rapide ed esaustive a nuove problematiche e a una casistica sempre più complessa;

   per effetto delle nuove cittadinanze riconosciute e in via di riconoscimento, l'attività degli uffici, a parità di risorse organiche, risulta quindi notevolmente aumentata poiché la stessa non si esaurisce nel controllo formale degli atti, nella ricostruzione della genealogia, nella trascrizione degli atti, nell'apposizione delle annotazioni e nella comunicazione ai consolati, ma comprende anche i conseguenti adempimenti anagrafici, elettorali e di leva;

   tale situazione sta pregiudicando il regolare funzionamento degli Uffici demografici tanto da costringere le amministrazioni locali, per evadere in tempo tutte le istanze, a chiedere la disponibilità di prestazioni lavorative straordinarie non retribuite o a ricorrere, in altri casi, a personale esterno tramite comando;

   è evidente che tali modalità non possano essere considerate delle soluzioni, sia perché legate alla disponibilità dell'impiegato comunale, sia perché le ore effettuate devono poi essere contabilizzate a recupero con successiva assenza dello stesso ed infine perché ciò determina per l'ente un costo di personale che viene sottratto all'attività ordinaria degli uffici;

   tale situazione sta creando gravissimi problemi, soprattutto ai comuni più piccoli ove la limitata capacità assunzionale, gli impegni legati al Pnrr e i vincoli normativi sulla gestione del personale non consentono di procedere ad assunzioni o di creare a bilancio fondi per le ore di prestazione lavorativa straordinaria;

   non porterebbe significativi vantaggi neanche la modifica dell'apposito regolamento comunale con la previsione di un maggiore e dilatato tempo di evasione delle pratiche visto il moltiplicarsi di tali istanze;

   occorre dunque intervenire tempestivamente rispetto alle sopra citate problematiche anche per non esporre tali comuni, nonostante l'impegno e lo sforzo profusi, ad ulteriori danni per le minacce di alcuni studi legali di voler procedere nei loro confronti con diffide ad adempiere –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di individuare una tempestiva soluzione alle problematiche degli uffici dei servizi demografici dei comuni della regione Veneto esposte in premessa.
(4-00530)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 febbraio 2023 alcuni studenti del liceo classico Michelangiolo di Firenze sono stati aggrediti con pugni e calci da altri ragazzi esterni alla scuola;

   il tutto è stato ripreso con un cellulare ed il video dell'accaduto è divenuto subito virale, le vittime dell'aggressione sarebbero due studenti maggiorenni che fanno parte del Collettivo Sum della scuola;

   secondo una prima ricostruzione della Digos, che sta svolgendo i dovuti accertamenti, un gruppo di militanti di destra avrebbe fatto un volantinaggio a due passi dalla scuola. La questura fa sapere che nessun annuncio era pervenuto per segnalare preventivamente lo svolgimento del volantinaggio;

   i rappresentanti degli studenti in Consiglio d'istituto – da quanto si apprende sul «corriere fiorentino» – ricostruiscono l'accaduto dichiarando: «Davanti alla scuola c'erano due ragazzini che volantinavano per Casaggì. Alcuni studenti sono andati a far loro delle domande. In tutta risposta hanno preso degli spintoni, ma all'improvviso 5-6 uomini tra i 25 e i 30 anni – fino a quel momento nascosti – sono spuntati fuori e sono partiti con l'aggressione. Una cosa terrificante, un attacco premeditato»;

   nel video si vede l'aggressione a calci e pugni a due studenti, uno dei quali finisce anche a terra. Poi l'intervento di un'insegnante che interviene in loro soccorso. Un gruppo di almeno sei giovani poi si allontana mentre uno dei ragazzi aggrediti grida loro «fascisti»;

   da quanto si apprende da testate giornalistiche nazionali, la Digos ha identificato i presunti aggressori dei giovani studenti. Si tratta di sei ragazzi: il più grande arriva appena a 20 anni, tre di loro invece sono minorenni. Nelle prossime ore la polizia farà partire le denunce;

   dai fatti a conoscenza agli interroganti, risulta che gli aggressori siano militanti di estrema destra riconducibili al gruppo azione studentesca e che il volantinaggio fosse per Casaggì, un centro sociale della destra fiorentina;

   Casaggì è un centro sociale, che il 3 febbraio 2023 ha organizzato un convegno celebrativo di Ordine Nuovo, organizzazione terroristica di estrema destra che è stata sciolta nel 1973 dall'allora Ministro dell'interno –:

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, nell'ambito dei propri poteri di prevenzione e contrasto di ogni forma di violenza, anche di matrice politica, in ordine a collegamenti tra la gravissima aggressione in questione e la destra fiorentina in tutte le sue ramificazioni e se non ritenga di assumere iniziative affinché non si perpetuino episodi gravi come questo.
(4-00536)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TASSINARI e DALLA CHIESA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nei piccoli comuni, all'atto della formazione delle classi, si rende spesso necessario ricorrere al modello organizzativo delle pluriclassi che possono accogliere da 8 a 18 alunni con deroga per le scuole ubicate nelle piccole isole, nei comuni di montagna e nelle zone abitate da minoranze linguistiche che possono costituire classi con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto e comunque non inferiore a 10 alunni;

   è necessario valorizzare e sostenere la presenza fisica della scuola nei comuni di montagna e nelle aree interne per ridurre l'isolamento e la marginalità di questi territori: la scuola, infatti, è un punto di riferimento essenziale per queste realtà e, se le pluriclassi permettono di mantenere il punto di erogazione del servizio, è allora necessario destinare adeguate risorse umane e strumentali al fine di evitare l'ulteriore impoverimento dei territori o il fenomeno dell'esodo verso i centri urbani più grandi;

   attualmente ai plessi sottodimensionati sono assegnati un numero di docenti che non consente una flessibilità tra i gruppi di alunni di diverse età, mentre sarebbe auspicabile, ai fini della didattica, che il numero di docenti fosse sufficiente a svolgere l'attività didattica per gruppi di livello per un certo numero di ore settimanali;

   alcune istituzioni scolastiche ogni anno cercano di sopperire alla mancanza di organico necessario con l'utilizzo di insegnanti di potenziamento o comunque docenti provvisori e genericamente sprovvisti della necessaria esperienza di pluriclasse e che restano nei plessi per un periodo di tempo limitato, generando una difficoltà ulteriore nella didattica;

   la pluriclasse non costituisce di per sé un elemento negativo ma può rappresentare una opportunità per la possibilità di costituire classi aperte con opportuni gruppi di livello;

   i comuni di montagna da anni subiscono il progressivo spopolamento non solo per il trend negativo dell'indice di natalità ma anche a causa della riduzione o assenza totale, in questi territori, dei servizi fondamenti di cittadinanza, tra cui l'accesso all'istruzione;

   il fenomeno dello svuotamento e dell'impoverimento culturale, economico e sociale, delle aree di montagna e la specificità della composizione dei comuni italiani, hanno destato l'attenzione ormai da anni, al punto che sono state varate specifiche azioni che impegnano sia le scelte politiche nazionali che le azioni degli enti a livello locale;

   appare evidente la necessità di mutare l'approccio alla questione della formazione delle classi delle scuole site nei piccoli comuni e nelle aree interne e prevedere l'assegnazione di organici che consentano la flessibilità di insegnamento tra i diversi gruppi di alunni di età diverse, intervenendo eventualmente sulle assegnazioni in organico di fatto, da valutare di anno in anno, anche in relazione alla composizione della pluriclasse –:

   se non ritenga di dover adottare specifiche iniziative in relazione alla formazione delle classi nelle scuole dei piccoli comuni e delle aree interne al fine di prevedere l'assegnazione di maggiori risorse umane in termini di organici di fatto, così da poter intervenire annualmente con la massima flessibilità e, nel contempo, assicurare agli alunni delle pluriclassi un percorso scolastico di qualità e realmente efficiente;

   se non consideri necessario adottare iniziative per prevedere l'introduzione, a livello formale, di una metodologia specifica per pluriclassi.
(5-00421)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2023 (legge 29 dicembre 2022 n. 197) prevede una serie di modifiche restrittive al diritto di poter percepire il reddito di cittadinanza in vista della sua totale abrogazione entro il 2024 senza che, al contempo, siano state individuate misure alternative di contrasto alla povertà e di aiuto alle famiglie e ai cittadini;

   in particolare, oltre alla riduzione del periodo da 18 a 7 mesi per il quale è possibile beneficiare del sussidio, l'articolo 1 comma 315 della legge n. 197 del 2022 prevede che le persone cosiddette occupabili, ovvero sia famiglie in cui non siano presenti bambini, disabili o anziani, per non perdere tale misura devono frequentare corsi di formazione professionale per un periodo di sei mesi;

   ad oggi, però, a quasi due mesi dall'approvazione della legge di bilancio, a livello centrale ancora si attende la predisposizione da parte del Governo dei piani formativi e solo con il Programma di politiche attive del lavoro Garanzia occupabilità dei lavoratori (GOL) 198 mila percettori del reddito di cittadinanza considerati «occupabili» sono stati presi in carico dai centri per l'impiego;

   se, quindi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ancora non ha varato i piani formativi, a livello territoriale si sono mosse le regioni per rispettare i target individuati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che destina 4,4 miliardi alle politiche attive del lavoro (4,9 miliardi considerando anche i 500 milioni del programma React Eu);

   in definitiva a cinque mesi dal termine dell'erogazione del reddito di cittadinanza per gli occupabili ancora il Governo non ha varato misure ed informazioni concrete sui corsi di formazione;

   con il nuovo limite di 7 mesi e la mancanza dell'avvio dei corsi di formazione, in estate molte persone potrebbero perdere il beneficio del reddito di cittadinanza –:

   quale sia, ad oggi, l'iter dei corsi di formazione previsti dall'articolo 1, comma 315 della legge di bilancio 2023, con particolare attenzione ai tempi di attivazione, alle procedure per parteciparvi, alla normativa nel caso in cui tali corsi non venissero attivati o non fossero sufficienti per coloro che dovrebbero parteciparvi e alle possibili misure alternative di supporto per contrastare la povertà al fine di evitare che le persone più svantaggiate della nostra società si vedano togliere un sussidio per la mancata attivazione dei corsi di formazione professionale.
(5-00420)

Interrogazione a risposta scritta:


   IEZZI e CARRÀ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 122 del 2010 è stata praticamente eliminata l'erogazione in un unico importo annuale dell'indennità di buonuscita, trattamento di fine rapporto e di ogni altra indennità equipollente corrisposta una tantum, comunque denominata, spettante a seguito di cessazione a vario titolo dal pubblico impiego e invece ne è stata prevista l'erogazione non prima di un anno dalla cessazione del servizio;

   la corresponsione è disposta in due importi annuali se l'ammontare complessivo della prestazione è complessivamente superiore a 50.000 euro ma inferiore a 100.000 euro e in tre importi annuali se l'ammontare complessivo della prestazione è complessivamente uguale o superiore a 100.000 euro;

   successivamente, per garantire l'erogazione totale del trattamento di fine servizio per i dipendenti che ne abbiano necessità, l'articolo 23 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, ha introdotto l'istituto dell'anticipo finanziario, da parte di banche o intermediari finanziari, nel limite massimo di 45.000 euro, mediante cessione pro solvendo dei corrispondenti crediti vantati dai lavoratori dipendenti dalle amministrazioni pubbliche;

   con la deliberazione del Consiglio di amministrazione dell'Inps n. 219 del 9 novembre 2022 è stata istituita una nuova prestazione di anticipazione del trattamento di fine servizio e del trattamento di fine rapporto che integrerà, in via sperimentale per un triennio, le tipologie di anticipazione Tfs/Tfr attualmente vigenti;

   la nuova prestazione consente agli iscritti alla gestione di anticipare la fruizione dell'intero ammontare dell'importo del Tfs/Tfr maturato e non liquidato o di una parte dello stesso a fronte della cessione del corrispondente trattamento mediante l'applicazione di un tasso di interesse fisso per l'intera durata del finanziamento, attualmente pari all'1 per cento, e di una ritenuta dello 0,50 per cento a titolo di ristoro per le spese di amministrazione;

   tale innovazione sebbene prima facie possa sembrare una misura più vantaggiosa per il dipendente rispetto alle condizioni praticate dalle banche, tuttavia, ad un'analisi più attenta, appare paradossale: se oggi l'Inps ha la capacità di corrispondere il Tfs in un'unica soluzione non si comprende perché per tale prestazione ricorra all'istituto dell'anticipo finanziario come un qualunque istituto di credito privato ed in definitiva lucrando sulle aspettative del dipendente;

   la legittimità costituzionale dei tempi dilazionati di pagamento del Tfs/Tfr è all'esame della Corte costituzionale, che si pronuncerà sulla questione il prossimo 10 maggio 2023 e la cui decisione potrebbe definitivamente sconvolgere il descritto quadro normativo;

   ad oggi il differimento dell'erogazione del Tfs, previsto dalla legge n. 122 del 2010 in un periodo di cosiddetta spending review, non ha più ragion d'essere come confermato implicitamente dallo stesso Inps con l'introduzione della nuova prestazione di anticipazione ordinaria del Tfs/Tfr deliberata dal Consiglio di amministrazione del 9 novembre 2022 operativa dal 1° febbraio;

   tale situazione è già stata segnalata con lettera congiunta del 14 febbraio 2023 anche dal Sindacato autonomo di polizia (Sap) e dal Sindacato italiano militari (Sim) e Carabinieri, trattandosi di una questione che incide negativamente altresì sugli operatori delle forze di polizia prossimi alla quiescenza, con la quale è stata chiesta l'abrogazione delle disposizioni che prevedono la corresponsione del Tfs non prima di un anno e in più rate, e di ripristinarne l'erogazione in un unico importo annuale senza l'applicazione dei tassi di interesse attualmente imposti dall'Inps –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, riguardo alle attuali modalità di erogazione del trattamento di fine servizio e rapporto dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche in considerazione delle criticità esposte in premessa.
(4-00533)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   AIELLO, ASCARI, AMATO, PAVANELLI, MORFINO e CHERCHI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dati dell'Anpal e Unioncamere riportano che il fabbisogno di personale della pubblica amministrazione nel quinquennio 2021-2025 si attesta sulle 741 mila unità. Dette unità sono in gran numero costituite da dipendenti dei servizi generali (261.000 unità);

   tale fabbisogno è soddisfatto, in coerenza con i principi di efficienza – efficacia – economicità, mediante lo scorrimento delle graduatorie di merito esistenti formatesi all'esito di concorsi pubblici. Secondo le pronunce giurisprudenziali, l'utilizzo delle graduatorie già in essere valide costituisce una scelta di buona amministrazione che consente di reperire personale qualificato in tempi rapidi;

   le pubbliche amministrazioni impiegano tempi eccessivamente lunghi nell'operare lo scorrimento delle graduatorie, anche in presenza di una strutturale carenza di personale; ne è dimostrazione la graduatoria del «Concorso Unico Ripam per Funzionari Amministrativi» (CUFA), valida dal 4 febbraio 2022 nella quale risultano 21.141 idonei, dove lo scorrimento alla data odierna si attesta solamente a 5509 unità;

   l'articolo 1, commi 147 e 148 della legge n. 160 del 2019 consente infatti alle pubbliche amministrazioni di utilizzare le graduatorie esistenti (anche quelle di altre amministrazioni, tramite accordi) per l'approvvigionamento di personale;

   ai sensi dell'articolo 35 comma 5-ter del decreto legislativo n. 165 del 2001 le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale delle amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di due anni dalla data di approvazione;

   ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994 – Le amministrazioni di cui all'articolo 19 dello stesso decreto del Presidente della Repubblica, comma 1, possono utilizzare il contingente di un concorso solo dopo l'esaurimento della graduatoria del concorso precedente;

   risulta essere interesse dello Stato e dei cittadini tutti perseguire in maniera virtuosa le procedure volte al reclutamento del personale mediante scorrimento delle graduatorie, velocizzandone i tempi, al fine di garantire le legittime aspettative dei candidati che hanno superato il concorso conseguendo l'idoneità e soprattutto per meglio assolvere agli obiettivi del PNRR colmando il deficit di personale che inficia l'operato della pubblica amministrazione –:

   quali iniziative intenda adottare affinché le pubbliche amministrazioni procedano al totale scorrimento e quali siano le tempistiche di assorbimento della suddetta graduatoria RIPAM del «Concorso Unico Ripam per Funzionari Amministrativi» (CUFA).
(4-00532)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CIOCCHETTI e VIETRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la disponibilità di tecnologie sempre più avanzate e la crescita esponenziale del volume/complessità dell'informazione biomedica hanno portato alla nascita di un nuovo modello di «fare ed insegnare l'arte della medicina», la Evidence-Based Medicine (EBM), che rappresenta un nuovo approccio all'assistenza sanitaria in cui le decisioni cliniche risultano dall'integrazione tra l'esperienza del medico e l'utilizzo esplicito delle migliori evidenze scientifiche;

   le società scientifiche internazionali forniscono così informazioni utili circa l'efficacia o meno di determinati trattamenti o interventi, che li riconducono a specifiche classi di raccomandazione e livelli di evidenza. Nonostante la presenza di apposite linee guida, tuttavia, alcuni farmaci fondamentali nella pratica clinica cardiologica possono essere prescritti soltanto da cardiologi specializzati che lavorano per il Sistema sanitario nazionale, previa compilazione dell'apposito piano terapeutico, e non anche da medici specializzati privati;

   per alcune tra le più comuni patologie cardiache, come ad esempio lo scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta o la fibrillazione atriale non valvolare (FANV), infatti, risulta essenziale la prescrizione dei cosiddetti DOAC (ovvero i nuovi anticoagulati orali), di glifozine e di subcutril/valsartan, farmaci per i quali la prescrizione del piano terapico è esclusivamente a carico del Servizio sanitario nazionale. Ciò vale in particolare nel caso di FANV, per il quale è necessario seguire un percorso decisionale ben delineato, che prevede innanzitutto che la diagnosi sia confermata da elettrocardiogramma e dalla valutazione clinica del paziente, e in secondo luogo che l'inizio del trattamento anticoagulante avvenga a seguito di una accurata valutazione del rischio trombo-embolico e del rischio emorragico del singolo paziente;

   l'attestazione di una patologia cardiaca può avvenire, a tutti gli effetti, anche a seguito di una visita presso un medico specialista privato, il quale ha competenza sia ad eseguire un elettrocardiogramma che ad effettuare una valutazione circa le condizioni cardiologiche del paziente, così come la valutazione dei rischi può essere scongiurata a seguito di un'attenta verifica degli esami del sangue, eseguibili anch'essi presso laboratori privati;

   se a tutto quanto premesso si aggiunge che la fruibilità del Sistema sanitario nazionale in tempi rapidi risulta, oggi, ancora molto difficile e il più delle volte, i pazienti non riescono ad essere visitati in una struttura pubblica e avere il piano terapeutico del farmaco nei tempi necessari, si evidenzia la necessità di ampliare le possibilità di prescrizione di sopraddetti farmaci, anche per evitare di gravare ulteriormente sulle liste di attesa del Sistema nazionale sanitario;

   tutto ciò premesso non si comprendono le motivazioni alla base delle limitazioni poste ai cardiologi privati di poter prescrivere i summenzionati farmaci, nonostante il rispetto della conformità alle linee guida approvate dalle società scientifiche internazionali. C'è, pertanto, un gap troppo evidente tra quanto previsto dalle linee guida delle società scientifiche internazionali e la loro reale applicazione, divario che va celermente ridotto al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute –:

   se sia a conoscenza delle problematiche descritte in premessa e, se ritenuto opportuno, quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di estendere la possibilità che specifici farmaci fondamentali nella pratica clinica cardiologica possano essere prescritti, nel pieno rispetto delle classi di raccomandazione e dei livelli di evidenza previsti, anche da medici specialisti cardiologi che non lavorano per il Sistema sanitario nazionale, contribuendo così ad alleggerire il carico delle prestazioni richieste al Sistema sanitario pubblico e a garantire un concreto esercizio del diritto alla salute per tutti i cittadini.
(5-00418)

Interrogazione a risposta scritta:


   VINCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 23 dicembre 2005, n. 266, ha previsto particolari misure economiche ed amministrative finalizzate a rendere più razionali ed efficienti le prestazioni sanitarie in favore dei cittadini;

   a norma del comma 282 della suddetta legge n. 266 del 2005, alle aziende sanitarie ed ospedaliere è vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni di cui al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001. Tuttavia possono essere adottati provvedimenti per regolare i casi in cui la sospensione dell'erogazione delle prestazioni è legata a soli motivi tecnici;

   le disposizioni sopra richiamate sono state meglio disciplinate dal Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019-2021 (Intesa Stato-regioni del 21 febbraio 2019);

   la regione Emilia-Romagna con la delibera regionale n. 603 del 15 aprile 2019 ha provveduto ad emanare il Piano regionale del governo delle liste di attesa (PRGLA) per il triennio 2019-2021, oltre a recepire il PNGLA, prevedendo criteri specifici in ordine alla prescrizione delle prestazioni specialistiche, alla loro prenotazione e di conseguenza alla loro rilevazione. In tale piano è previsto un importante sistema incentivante, secondo cui nelle delibere di programmazione e di finanziamento delle aziende USL, l'obiettivo di facilitazione all'accesso delle prestazioni di specialistica ambulatoriale è prioritario. Il sistema incentivante per le Direzioni aziendali e per i Responsabili unitari dell'accesso, deve tenere conto prioritariamente dei risultati ottenuti sul mantenimento dei tempi di attesa entro gli standard, e sull'effettiva presa in carico del cittadino da parte dello specialista. Gli incentivi hanno l'obiettivo di garantire tempi di attesa, ovvero mantenimento indice di performance >= 90 per cento dei tempi di attesa per le prestazioni di primo accesso urgenze brevi (classe di priorità B), differibili (classe di priorità D) e programmate (classe di priorità P), nonché di garantire l'obbligatorietà della prescrizione e prenotazione a carico dello specialista/struttura, ovvero della prenotazione degli approfondimenti diagnostici o dei controlli ravvicinati o a distanza senza limite temporale;

   la regione Emilia-Romagna pubblicizza diffusamente una propria elevata efficienza nella gestione delle liste di attesa, vantandosi di importanti successi in ordine ai risultati raggiunti nell'offerta delle prestazioni specialistiche, della loro prenotazione e di conseguenza della loro rilevazione;

   tuttavia numerose lamentele vengono esposte in particolare dai cittadini del comprensorio dell'azienda USL di Reggio Emilia in ordine alla difficoltà incontrate per accedere alle prenotazioni delle prestazioni nelle liste di attesa, con frequenti casi in cui detto accesso risulta oltre che indeterminabile, anche e soprattutto precluso per via della sospensione delle attività di prenotazione delle prestazioni;

   sia persone sentite direttamente dall'interrogante e sia notizie comparse sui media social e sulla stampa locale (ad esempio, su «il Resto del Carlino») rendono evidente che contrariamente alla vantata efficienza dichiarata dalla regione Emilia-Romagna circa rispetto dei tempi di attesa previsti dal proprio piano regionale, ai cittadini di Reggio Emilia, specialmente ai più fragili ed ai meno abbienti, è impossibile iscriversi nel registro delle prestazioni in quanto sovente i calendari risultano chiusi e quando hanno la possibilità di iscriversi, i tempi entro cui eseguire le prestazioni sanitarie risultano scaduti e vengono così costretti a rivolgersi a strutture private con enormi aggravi di costi –:

   se, anche per il tramite dell'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa, intenda adottare le iniziative di competenza al fine di accertare l'effettiva applicazione delle misure previste dal piano nazionale di governo delle liste di attesa nell'azienda USL di Reggio Emilia ed in tale ambito verificarne l'andamento degli interventi ivi previsti, rilevarne le criticità e fornendo alla regione Emilia-Romagna le indicazioni per uniformare comportamenti, superare le disuguaglianze e rispondere in modo puntuale ai bisogni dei cittadini del comprensorio di Reggio Emilia.
(4-00534)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-00195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benvenuti Gostoli.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ciocchetti n. 1-00066, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 50 del 13 febbraio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    la difesa del diritto alla salute, obiettivo prioritario delle Nazioni più evolute, mette ancora oggi in evidenza un sistema sanitario nazionale caratterizzato da profonde criticità, amplificate per effetto della pandemia ancora non completamente debellata;

    per questo motivo, considerata la necessità di iniziative concrete correlate a specifici e ulteriori finanziamenti, l'attuale manovra ha destinato alla sanità 2 miliardi e 150 milioni in più per il 2023, 2 miliardi e 300 milioni in più per il 2024, e ben 2 miliardi e 600 milioni in più per il 2025 rispetto a quanto previsto in precedenza, realizzando una chiara inversione di tendenza, considerando che dal 2013 al 2019 il Fondo sanitario è sempre stato definanziato da tutti i Governi che si sono succeduti in quegli anni, mentre nel 2020 l'incremento è stato dovuto alla pandemia da Covid-19;

    l'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe dedicato al Servizio sanitario nazionale ha evidenziato che nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al Servizio sanitario nazionale circa 37 miliardi, mentre l'aumento nominale del fabbisogno sanitario è stato di soli 8,8 miliardi, con un incremento medio annuo dello 0,9 per cento inferiore a quello dell'inflazione (+ 1,07 per cento; la pandemia da Covid-19 ha poi aggravato ulteriormente l'emergenza sanitaria, aumentando le fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale ed evidenziando la carenza di strutture, di personale e le disomogeneità regionali;

    come evidenziato dal report Osservatorio Gimbe 2 del 2022, relativo a «Livelli Essenziali di Assistenza: le disuguaglianze regionali in sanità», rispetto al mantenimento dell'erogazione dei Lea il nostro Paese presenta inaccettabili disuguaglianze regionali: gli adempimenti Lea 2018, valutati tramite il questionario Lea, infatti, documentano che, solo cinque regioni (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Marche e Toscana) sono adempienti per almeno l'80 per cento delle 43 valutazioni;

    il taglio delle risorse destinate alla sanità, ovviamente, ha prodotto degli effetti anche in relazione al deterioramento delle strutture ospedaliere; nel nostro Paese, dopo il 2009, il calo del numero dei posti letto generici è stato più forte che all'estero: i dati del Ministero della salute indicano che tra il 2010 e il 2018 i posti letto fra strutture pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale sono scesi del 13,7 per cento in termini assoluti e del 15,5 per cento in rapporto alla popolazione;

    nello specifico in Italia hanno chiuso i battenti 11 aziende ospedaliere, 100 ospedali a gestione diretta, 113 pronto soccorso (di cui 10 pediatrici) e sono state disattivate 85 unità mobili di rianimazione: chiusure che hanno implicato la perdita di quasi 37 mila posti letto, dei quali 28 mila ordinari e quasi 10 mila di day hospital;

    è opportuno evidenziare che già prima dell'emergenza sanitaria, nel 2018, del resto, i dati nazionali rivelavano che solo il 2,9 per cento della popolazione anziana avesse ricevuto interventi, con una media di 18 ore di trattamento all'anno invece delle 240 ore circa che i riferimenti internazionali stimano necessarie, nonché le marcate disparità regionali nell'offerta dell'assistenza domiciliare integrata;

    recenti rilevazioni Istat prevedono che tra il 2015 e il 2065 la popolazione di età superiore ai 65 anni crescerà dal 21,7 per cento al 32,6 per cento, con il 10 per cento di età superiore agli 85 anni, in modo che l'indice di vecchiaia della popolazione, cioè il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), si incrementerà da 157,7 a 257,9;

    sia a livello internazionale che nazionale è stata riconosciuta la necessità di una visione olistica One Health – basata sul riconoscimento del fatto che la salute umana è fortemente legata alla salute degli animali e dell'ecosistema – che tenga conto delle interconnessioni tra diverse discipline e alla quale ispirare gli interventi in materia di salute umana;

    la pandemia di Covid-19 ha evidenziato che crisi sanitarie innescate da singoli agenti coinvolgono, in realtà, molteplici fattori – socio economici, ambientali e culturali – che influiscono sulle comunità in misura ben più ampia di quanto strettamente connesso alle conseguenze biologiche del menzionato singolo agente, tanto da aver portato numerosi studiosi a definire la pandemia di Covid-19 una sindemia proprio per le interazioni aggregate o sinergiche con altre condizioni sanitarie, socio-economiche e ambientali avverse;

    si rileva la necessità della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale basato non esclusivamente sulla creazione di nuove strutture, ma anche sulla valorizzazione e riqualificazione di quelle già esistenti nonché su un congruo investimento sulle figure professionali;

    in particolare, a livello strutturale, appare opportuno recuperare e ammodernare strutture esistenti ed eventualmente dismesse nonché, in una visione ospedalocentrica, valorizzare il ruolo del farmacista e delle farmacie dei servizi, pubbliche e convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, uniformando a livello nazionale le modalità di erogazione dei farmaci e superando gli attuali sistemi di distribuzione per conto regionali verso un modello a tariffa unica che consenta, di conseguenza, il superamento della logica dei silos per la spesa farmaceutica; queste, infatti, possono costituire un ottimo supporto all'interno del sistema sanitario territoriale, ponendosi quali «unità elementari sanitarie» in grado di intercettare e assistere direttamente i bisogni di salute di bacini di utenza e fungendo così da «demoltiplicatore» rispetto alle attività assicurate dalle cosiddette «Case della Salute» e dai poli ospedalieri di riferimento e garantire la presa in carico dei pazienti cronici;

    altro grande tema della riorganizzazione e dei processi di gestione inerenti la sanità è quello riguardante le liste d'attesa dei ricoveri programmati, il Servizio sanitario paga ancora oggi le conseguenze della pandemia e della difficoltà nel recupero delle liste di attesa, a tal proposito si ritiene improcrastinabile attivare gli strumenti che consentano di potenziare i processi burocratici del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, attraverso il miglioramento della governance aziendale e regionale;

    si rileva la necessità, al fine di potenziare l'offerta complessiva del fabbisogno sanitario, di focalizzare l'attenzione sulla costruzione di una efficace rete territoriale di assistenza sanitaria basata anche sullo sviluppo della telemedicina, che supporta l'interazione dei diversi professionisti sanitari con l'assistito nelle diverse fasi di valutazione del bisogno assistenziale, di erogazione delle prestazioni e di monitoraggio delle cure;

    il sostegno allo sviluppo della telemedicina si rende necessario anche per venire incontro ai responsabili dell'assistenza sanitaria ai diversi livelli che si trovano sempre a dover bilanciare i vantaggi dell'innovazione della tecnologia medica con gli aspetti pratici del controllo della spesa sanitaria. I progressi nella scienza medica sono determinati da investimenti e ricerche significativi nei settori pubblico e privato, portando nuove innovazioni alle popolazioni e guidando una medicina più predittiva, preventiva, personalizzata e partecipativa;

    risulta inoltre fondamentale creare sistemi di lettura integrata dei dati, sanitari e amministrativi, attraverso strumenti di intelligenza artificiale, al fine di dare reale attuazione alle scelte strategiche, in sanità basate sui dati, che spostino gli investimenti a monte del processo di cura superando così la logica dei silos in sanità;

    l'utilizzo della real word evidence deve garantire l'evoluzione dell'attuale sistema di prezzo e rimborso dei farmaci verso un processo trasparente, rapido, riproducibile, che valorizzi l'innovazione attraverso un sistema di premium pricing e che supporti l'utilizzo di strumenti di rimborso condizionato alla reale efficacia del farmaco nella pratica clinica;

    l'accesso precoce all'innovazione farmacologica deve essere garantito attraverso un nuovo modello di early access che superi gli attuali strumenti parziali verso un sistema che supporti l'innovatività potenziale, in particolare per patologie senza alternative terapeutiche dal forte impatto sociale come l'Alzheimer. Si stima infatti che in Italia oltre un milione di persone sia affetto da demenze e circa settecentomila da malattia di Alzheimer, con costi associati alla presa in carico di oltre 15 miliardi di euro e in gran parte a carico delle famiglie;

    rispetto al tema dell'innovazione si ritiene fondamentale essere coscienti che il futuro della ricerca è ormai un elemento che si è concretizzato nell'arrivo imminente delle terapie digitali (DTx), che sono state sviluppate nell'ambito del sistema nervoso centrale, dei disturbi mentali, Alzheimer, demenze e disturbi motori. A tal proposito si rinforza la necessità di un early access e di un fast track, fondamentali data la natura di velocità innovativa di queste terapie;

    è inoltre necessario, soprattutto per patologie ad alta complessità clinica ed assistenziale come la malattia di Alzheimer, il rafforzamento delle strutture diagnostico-terapeutiche tramite investimenti mirati sui centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd) e il potenziamento delle risorse umane dedicate;

    come ha evidenziato il Ministro della salute intervenendo in audizione alla Camera sulle linee programmatiche del suo Dicastero, è necessario attuare quanto contenuto nel decreto ministeriale n. 77 del 23 maggio 2022, inerente il regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, ma soprattutto e in via prioritaria è necessario intervenire per garantire alle regioni le risorse necessarie ad assicurare la piena attuazione e funzionalità della riforma, soprattutto in riferimento agli anni successivi al periodo di programmazione del Pnrr. È di tutta evidenza, infatti, la non congruità delle risorse sugli standard dell'assistenza territoriale, perché da un lato il Pnrr non risolve la questione della carenza del personale, non rappresentando lo strumento idoneo al finanziamento di spese correnti continuative, dall'altro si pone uno specifico problema di sostenibilità economica della realizzazione delle Case della comunità e degli ospedali di comunità con il rischio che diventino cattedrali nel deserto in assenza del personale sufficiente per renderli operativi;

    tuttavia, il reiterarsi negli ultimi anni delle manovre finanziarie di contenimento della spesa ed in particolare dei vincoli assunzionali, soprattutto nelle regioni in piano di rientro sanitario, ha finito per determinare nel tempo una grave carenza di personale in ambito sanitario che, unita ad un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato ad un forte deterioramento delle condizioni di lavoro, rendendo sempre più difficile assicurare la qualità dell'assistenza e la sicurezza delle cure. Inoltre, le limitazioni al turnover, dettate da esigenze di contenimento della spesa sanitaria, hanno finito per avere importanti ricadute in termini di qualità del sistema, ostacolando il passaggio di quella conoscenza esperienziale tra generazioni che dovrebbe caratterizzare il rapporto lavorativo tra i professionisti più anziani;

    in questo quadro, la contrazione di risorse disponibili ha finito per generare nel medio periodo una grave carenza di professionisti sanitari nelle strutture, che, soprattutto in riferimento ad alcuni settori maggiormente critici, ha comportato difficoltà nell'organizzazione e nella gestione dei servizi;

    a livello organico, invece, di fronte alla carenza di medici che la pandemia ha messo in evidenza occorre investire sulla formazione, formazione coerente con l'innovazione, e sull'assunzione di personale medico e di altri professionisti sanitari; si ritiene che le professioni dovranno essere disciplinate con riforme apposite e di sistema, intese, tra le altre cose, a restituire centralità ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che, conoscendo la storia sanitaria della famiglia del paziente, fungono da trait d'union tra il cittadino e la sanità;

    questa condizione di carenza di personale si registra anche nell'ambito della medicina di urgenza: oltre ai pensionamenti, la medicina d'urgenza sembra essere in crisi per il mancato cambio generazionale: i concorsi vanno deserti in tutte le regioni italiane e nell'anno accademico 2021/2022 circa la metà delle borse di studio della specialità di emergenza-urgenza non sono state assegnate per disinteresse dei neolaureati, un dato confermato anche dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che ha rilevato come la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate;

    si evidenzia a tal proposito e in merito ad alcuni specifici corsi di specializzazione che, negli ultimi anni, nonostante l'incremento progressivo delle risorse per i contratti di formazione medico specialistica, si è registrata una vera e propria fuga da alcune specialità, che sono diventate sempre meno attrattive a discapito dell'evoluzione scientifica e tecnica del sistema sanitario nazionale che deve rispondere ad esigenze sempre più complesse;

    a ciò si aggiunge che la pandemia ha probabilmente contribuito a determinare l'accentuazione del fenomeno delle dimissioni per cause diverse dai pensionamenti, e tutto ciò ha fatto sì che sempre più professionisti sanitari preferiscono non legarsi a un'organizzazione con il classico contratto di lavoro a tempo indeterminato, prediligendo forme d'ingaggio atipiche, anche in ragione delle remunerazioni proporzionalmente più elevate;

    è necessario evidenziare inoltre la situazione, aggravata con la pandemia, in cui sono costretti ad operare all'interno dei dipartimenti di salute mentale, sottoposti a condizioni drammatiche acuite da problematiche sociali ed economiche che rendono sempre più difficile l'erogazione delle prestazioni necessarie; occorrono iniziative concrete e immediate sul territorio per ricucire la rete pubblica dei DSM, sempre più sfilacciata, al fine di poter realizzare una salute mentale comunitaria, in grado di dare risposte integrate ai diversi aspetti biologici, psicologici e sociali;

    occorre, infine, superare il meccanismo di payback per i dispositivi medici introdotto con la manovra finanziaria 2015, e le problematiche ad esso correlate, che potrebbero ostacolare l'attività di centinaia di imprese che distribuiscono a tutti gli ospedali del Paese dispositivi salvavita, oltre che il meccanismo di payback per i farmaci introdotto dalla manovra finanziaria 2007, causa ogni anno di contenziosi e controversie,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo ogni iniziativa volta ad assicurare l'adeguata ripartizione e le risorse finanziarie necessarie atte a sostenere il finanziamento dei costi di funzionamento dell'offerta sanitaria e nello specifico: il potenziamento degli ospedali, l'assistenza domiciliare estesa, le case e gli ospedali della comunità, le spese per il personale, gli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell'efficienza e dell'appropriatezza, il costo dell'assistenza domiciliare;

2) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, necessarie a garantire lo sviluppo di una migliore assistenza territoriale con promozione della telemedicina e del telemonitoraggio domiciliare per decongestionare gli ospedali, anche collocando la televisita all'interno di un percorso clinico che preveda l'alternanza di prestazioni in presenza e prestazioni a distanza;

3) ad assicurare le iniziative necessarie atte a introdurre modelli per il monitoraggio sistemico e strutturato a livello nazionale del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, potenziando gli strumenti funzionali al miglioramento della governance aziendale e regionale delle liste d'attesa;

4) a promuovere, nel rispetto dei vincoli di bilancio, per quanto di competenza, lo sviluppo di modelli predittivi e proattivi che consentano la stratificazione della popolazione, il monitoraggio dei fattori di rischio e la gestione integrata di patologie croniche o altre situazioni complesse derivanti anche da condizioni di fragilità e disabilità, anche mediante lo stanziamento di nuove risorse economiche e/o di incentivi a supporto dei farmaci innovativi con l'eventuale prolungamento dello stato d'innovatività di uno o due anni aggiuntivi;

5) a sostenere e promuovere protocolli di accoglienza, presa in carico e cura avanzata per le persone con disabilità intellettiva e relazionale all'interno dei percorsi sanitari e sociosanitari affrontando altresì in modo determinato i problemi della salute mentale, anche attraverso una riorganizzazione sul territorio e per le emergenze, e avviando un percorso concreto che consenta alle regioni di attuare fin dal 2023 un piano straordinario di assunzioni, secondo gli standard per l'assistenza territoriale dei servizi di salute mentale;

6) nell'ambito della progressiva definizione di un sistema di prevenzione e diagnosi precoce, ad adottare iniziative, nel rispetto delle competenze regionali e nel rispetto dei vincoli di bilancio, per predisporre o incrementare sul territorio nazionale il numero di centri di screening per la diagnosi di patologie e disturbi;

7) nel rispetto dei vincoli di bilancio, realizzare un programma pluriennale di screening su base nazionale nella popolazione pediatrica per l'individuazione degli anticorpi del diabete di tipo 1 e della celiachia;

8) ad adottare le iniziative di competenza volte a superare lo stallo nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, i quali, oggi più che mai, hanno il ruolo di garanzia dell'unitarietà del sistema e di tutela del diritto costituzionale alla salute;

9) nel rispetto dei vincoli di bilancio, ad adottare iniziative per prevedere la deducibilità delle spese sostenute da soggetti esercenti attività d'impresa, arti e professioni, dalle piccole e medie imprese o dai titolari di partita Iva operanti nell'ambito sanitario nel territorio dello Stato per l'attivazione o il potenziamento dei sistemi di teleassistenza o telemedicina;

10) ad adottare le iniziative necessarie a garantire la piena operatività del Fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione dei dati sanitari, corredandolo del cosiddetto «dossier farmaceutico», che ripercorre la storia farmaceutica di ogni paziente e la rende fruibile a tutto il sistema sanitario, garantendo l'integrazione di dati sanitari e amministrativi a livello nazionale;

11) a prevedere un piano nazionale di formazione tecnologica per il personale sanitario al fine di promuovere le competenze tecniche, di massimizzare le potenzialità dell'utilizzo di tecnologie digitali, di migliorare l'efficienza e l'accessibilità ai servizi sanitari;

12) a prevedere, per quanto di competenza, interventi volti a garantire ai cittadini, la connettività adeguata e il setting appropriato allo sviluppo della telemedicina;

13) a promuovere e sostenere piani strategici nazionali volti all'adozione di un approccio olistico One Health – come riconosciuto anche dalla Commissione europea e da tutte le organizzazioni internazionali che operano in materia di salute umana – al fine di acquisire nuovi strumenti e nuove metodologie per confrontarsi con le sfide sanitarie complesse anche alla luce di quanto successo con la pandemia da Covid-19 e delle sue ripercussioni sull'aspetto anche socio-economico del Paese;

14) ad adottare iniziative volte a predisporre in Italia l'ingresso delle terapie digitali (DTx), affinché vengano messe a disposizione dei pazienti in bisogno, definendo, per quanto di competenza, un iter normativo nazionale che stabilisca le competenze necessarie per la valutazione delle terapie digitali e gli standard da considerare come requisiti minimi per la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, nonché il canale distributivo e le modalità di accesso alle stesse, istituendo altresì un tavolo nazionale con la partecipazione delle regioni al fine di pianificare un fondo contenuto per le regioni pilota che per prime registreranno le DTx disponibili;

15) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per il potenziamento dei servizi di cura in termini di risorse umane con particolare attenzione riguardo ai professionisti del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, e altro) anche valorizzando la funzione del cosiddetto case manager, figura di riferimento in ambito sanitario che si occupa della predisposizione di un piano di trattamento individualizzato e coordinato di cure e servizi sanitari e socio-assistenziali;

16) a valutare la possibilità di adottare iniziative per rivedere i criteri di accesso alla facoltà di medicina e agli altri corsi di istruzione universitaria per le professioni sanitarie, privilegiando il merito, e rivedere i criteri di accesso alle scuole di specializzazione, valorizzando i curricula, degli aspiranti e le loro inclinazioni;

17) a proseguire le iniziative di competenza volte ad implementare una corretta previsione e pianificazione del personale sanitario, assicurando le risorse necessarie atte a superare il blocco del turnover del personale sanitario anche sollecitando i rinnovi contrattuali scaduti da tempo e forme di incentivazione economica partendo dalle attività svolte nel pronto soccorso e per chi è impiegato in attività di emergenza;

18) a valutare la possibilità di procedere al fine di adattare iniziative per ampliare la possibilità per le regioni di distribuire farmaci destinati a patologie croniche agli assistiti per il tramite delle farmacie pubbliche e private convenzionate, attraverso un nuovo modello di distribuzione e di remunerazione della filiera che superi l'attuale variabilità regionale causata dalla distribuzione per conto (Distribuzione per Conto);

19) a valutare, nel rispetto della riforma in corso, di adottare le opportune iniziative per inserire le farmacie pubbliche e private convenzionate tra i pilastri della rete di assistenza territoriale sanitaria e socio-sanitaria ampliando il ruolo del farmacista anche nel rinnovo delle prescrizioni per le patologie croniche in accordo con il medico;

20) ad adottare le opportune iniziative per potenziare la rete di emergenza urgenza, anche attraverso la valorizzazione del ruolo dei medici ivi operanti nonché, in collaborazione con il Ministero dell'università e della ricerca dei relativi percorsi di specializzazione;

21) a valutare la possibilità, nel rispetto dei vincoli di bilancio, di adottare iniziative per garantire interventi definitivi di rettifica e superamento della norma sul payback dei dispositivi medici, la cui applicazione mette in difficoltà imprese e lavoratori impegnati ogni giorno a far funzionare gli ospedali italiani rifornendo medici, tecnici ed infermieri del materiale necessario alla diagnosi ed alla cura degli italiani e, analogamente, a provvedere al superamento della norma sul payback farmaceutico;

22) a mettere in campo politiche mirate a contrastare i principali fattori di rischio di sviluppo di patologie croniche e oncologiche quali fumo, alcool e obesità, mettendo a disposizione dei clinici le terapie più innovative disponibili sul mercato;

23) a definire un piano strategico di incentivi per raddoppiare entro il 2030 l'attuale numero di studi clinici attivi sul territorio nazionale, al fine di garantire ai pazienti accesso precoce alle terapie più avanzate e a mettere a disposizione degli specialisti le migliori tecnologie farmaceutiche e sanitarie disponibili a livello globale;

24) a definire un piano di formazione a disposizione della classe medica e della categoria degli infermieri sulle terapie innovative, avanzate e digitali, al fine di poter affrontare in modo competente e omogeneo su tutto il territorio nazionale l'accesso e la disponibilità delle stesse a tutti i pazienti e al fine di poter aumentare il patrimonio e le competenze globali del Servizio sanitario nazionale;

25) a promuovere un piano di supporto alla produzione farmaceutica in Italia, per assicurare la costante disponibilità di farmaci sul territorio nazionale e generare valore economico e occupazione per i territori in cui vengono disposti gli insediamenti;

26) a prepararsi all'arrivo di nuove soluzioni terapeutiche per il trattamento di patologie attualmente senza cura e ad alta prevalenza e disagio sociale come l'Alzheimer, attuando nuovi modelli di identificazione precoce dei pazienti e presa in carico da parte delle strutture specializzate e creando strumenti di fast track per l'accesso ai farmaci innovativi;

27) a prevedere iniziative volte al rafforzamento della rete dei centri per i disturbi cognitivi e le demenze (Cdcd), considerando l'impiego delle risorse non ancora utilizzate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano a valere sugli stanziamenti per l'edilizia sanitaria e l'ammodernamento tecnologico di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67;

28) ad affrontare in modo razionale e fattivo l'aggiornamento del sistema tariffario Drg e dei Lea, ricomprendendo e individuando strumenti di fast track per le terapie innovative, Atmp e le terapie digitali (DTx), coerentemente con le esigenze di innovazione del Servizio sanitario nazionale.
(1-00066) (Ulteriore nuova formulazione) «Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato, Vietri, Lazzarini, Cappellacci, Ciancitto, Loizzo, Patriarca, Colosimo, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Nevi n. 1-00065, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 50 del 13 febbraio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia, con quasi un quinto del vino prodotto a livello mondiale, vanta una tra le più antiche e rinomate produzioni, con una storia che risale a migliaia di anni fa. Il vino made in Italy è leader mondiale in termini di produzione ed esportazione. La filiera (tra produzione, confezionamento, distribuzione e turismo del vino) occupa oltre un milione e mezzo di addetti. Nel 2022 ha fatturato oltre 13 miliardi di euro, con un valore di esportazioni di 8 miliardi, in costante crescita, contribuendo positivamente alla bilancia commerciale;

    crescente l'apporto al prodotto interno lordo anche del turismo del vino, nonché delle altre bevande alcoliche tipiche italiane, accompagnato da una normativa nazionale che ne ha favorito lo sviluppo. Nel 2019 il turismo vitivinicolo ha registrato 14 milioni di visite per circa 2,5 miliardi di fatturato. Dopo la parentesi Covid, il 2022 ha confermato i flussi del 2019;

    l'emergenza sanitaria ha accelerato l'avvicinamento tra cantine ed e-commerce. Secondo il rapporto Divinea 2021 più del 75 per cento dei visitatori in cantina acquista vino dopo l'esperienza in presenza, prenotandolo on-line. Con la legge di bilancio per il 2021 sono stati stanziati 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021-2023 per la realizzazione e l'ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico. La norma è pensata per i produttori di vini e spiriti, singoli o associati, in quanto le risorse sono finalizzate anche e creare depositi fiscali all'estero o a favorire accordi con gli spedizionieri doganali;

    la produzione vinicola è molto diversificata, con una grande varietà di vitigni e tecniche di coltivazione, tradizioni vinicole e denominazioni geografiche che determinano storia e identità dei diversi territori. La qualità è sottolineata dagli oltre 500 vini Docg, Doc e Igt, che rappresentano oltre il 70 per cento della produzione. Viceversa l'export è molto più concentrato, con 5 soli mercati ad assorbire il 65 per cento del prodotto;

    l'Italia ha, altresì, sviluppato un modello di produzione della birra coerente con un modello alimentare legato alla qualità, alla varietà, promuovendo, anche in tal campo, il consumo responsabile, nel 2021, la produzione nazionale è cresciuta a quota 17,6 milioni di ettolitri superando i livelli del 2019, con un export di 3,5 milioni di ettolitri. Favorito da una legislazione favorevole si registra una notevole crescita, anche in termini di export, delle birre artigianali, prodotte oltre 1.000 microbirrifici. La filiera, dal campo al settore Horeca specializzato, conta 93.000 addetti (dati Coldiretti – Consorzio birra artigianale);

    per quanto riguarda il settore degli aperitivi, amari, liquori e distillati, questo sviluppa 4 miliardi di euro di cui oltre 1,3 miliardi di euro da export. Gli spiriti italiani fanno appieno parte del made in Italy agroalimentare ed esportano lo stile italiano in tutto il mondo, valorizzando i territori non solo in termini di materia prima impiegata, di marketing e di promozione culturale, ma anche sotto forma di veicolo di sviluppo e attrattiva lavorativa, spesso contrastando lo spopolamento delle aree marginali. Scontano tuttavia maggiori problemi di italian sounding e l'accesso al mercato è limitato da motivi burocratici e dalle barriere, spesso ingiustificate, frapposte dai mercati di destinazione;

    per l'Italia, in particolare, il mondo della vitivinicoltura, dell'enologia e dei liquori tipici è fortemente legato alla promozione della dieta mediterranea nel mondo e alla valorizzazione di tutte le eccellenze del nostro made in Italy agroalimentare che, per le sue caratteristiche, anche legate ai luoghi di produzione, non può rischiare di essere etichettato in maniera semplicistica e penalizzante. Il turismo enogastronomico è valutato vicino ai 30 miliardi di euro nel 2022. Ma la tavola rappresenta anche una straordinaria leva di promozione mondiale del made in Italy alimentare il quale nel 2022 ha raggiunto il valore record di 60 miliardi di euro, (Coldiretti-BIT 2023);

    nel gennaio 2016, conformemente alla direttiva (UE) n. 2015/1535, l'Irlanda ha notificato alla Commissione europea un pacchetto normativo contenente un sistema di etichettatura sui prodotti a base di alcool, compreso il vino, denominato Public Health Alcohol Labelling Regulations (Phalr);

    con tale proposta sostanzialmente si introducono in etichettatura messaggi di allarme salutistici, obbligatori per tutte le bevande alcoliche, sul modello di quelli utilizzati obbligatoriamente per i prodotti a base di tabacco. Il sistema proposto non fa differenze tra consumo responsabile o eccessivo, equiparando qualsiasi uso delle bevande alcoliche all'interno di un sistema normativo penalizzante e sanzionatorio, danneggiando tutte le produzioni e fornendo informazioni fuorvianti ai consumatori;

    la notifica è avvenuta sulla base del meccanismo cosiddetto «Tris», di cui alla direttiva (UE) n. 2015/1535, in virtù delle forti ripercussioni sul mercato interno che tale misura è destinata ad introdurre;

    a seguito di varie modifiche ed integrazioni, la versione finale della normativa irlandese è stata notificata il 21 giugno 2022 alla Commissione europea, la quale, nonostante le forti opposizioni di Italia, Francia, Spagna, ai quali si sono aggiunti altri sei Stati dell'Unione europea, ha deciso di non avanzare alcuna osservazione;

    la mancata opposizione della Commissione europea alla proposta irlandese ha, di fatto, autorizzato la proposta normativa irlandese, nonostante la sua natura di barriera al commercio nel mercato interno dell'Unione e nonostante siano da poco entrate in vigore nuove disposizioni europee in materia di etichettatura finalizzate ad armonizzare tutta la normativa in esame, creando, così, una contraddizione e un intralcio nel percorso che da molti anni si sta portando avanti a livello europeo;

    il testo finale del report votato della Commissione speciale sulla lotta contro il cancro (Commissione Beca), istituita nel giugno 2020 per redigere un rapporto contenente le linee guida per un piano d'azione europeo contro i tumori, prevedeva l'adozione di standard metodologici senza alcuna distinzione tra consumo «responsabile» e «dannoso» di bevande alcoliche, nel presupposto che non sussista alcun livello sicuro per la salute in relazione al consumo di bevande alcoliche. Nel corso dell'esame parlamentare sono state approvate varie proposte emendative al documento relative alla necessità di promuovere un consumo responsabile di bevande alcoliche e di distinguere tra i diversi prodotti alcolici;

    il 16 febbraio 2022, il Parlamento europeo ha approvato la «Risoluzione del Parlamento europeo sul rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata». Il testo definitivo della risoluzione sostiene la necessità di offrire ai consumatori informazioni appropriate, migliorando l'etichettatura delle bevande alcoliche, con l'inclusione di informazioni su un consumo moderato. Il testo invita i Paesi membri ad adottare una comunicazione volta ad incentivare un consumo di alcolici sano e responsabile, scartando ogni scelta volta ad introdurre modalità sanzionatorie trasversali quali quelle perseguite dalla normativa irlandese;

    la proposta irlandese, inoltre, pare contrastare in linea di principio l'articolo 35 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, relativo alle misure di effetto equivalente alle misure restrittive quantitative alle esportazioni, che recita: «Sono vietate fra gli Stati membri le restrizioni quantitative all'esportazione e qualsiasi misura di effetto equivalente»;

    tale principio è stato ulteriormente sancito nella sentenza Rewe-Zentral v Bundesmonopolverwaltung für Branntwein (1979) C-120/78 della Corte di giustizia dell'Unione europea, nota come sentenza Cassis de Dijon, la quale ha stabilito come il prodotto legalmente in commercio nello Stato d'origine può essere commercializzato anche nello Stato di destinazione, senza doverlo sottoporre alla normativa tecnica, proprio perché questo è già stato sottoposto a quella del suo Stato d'origine, da ritenersi equivalente nelle tutele essenziali;

    data la portata dell'impianto normativo proposto dall'Irlanda sul commercio internazionale, occorre una ulteriore autorizzazione in sede di Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ancora assente, in un processo dalla durata attesa di 60 giorni;

    il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) ha più volte sottolineato che sono la dieta e lo stile di vita complessivo a rendere l'importanza decisivo l'impatto dei singoli alimenti nella salute delle persone, sottolineando, al riguardo, l'importanza di campagne di promozione all'educazione alimentare sin dai primi anni di vita, nonché il sostegno a percorsi di sensibilizzazione al consumo responsabile di bevande alcoliche;

    il Governo si è già opportunamente attivato sulla vicenda tramite il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani che, con una lettera al Vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrowskis, ha rappresentato come le nuove norme irlandesi sulle etichette «rischiano di essere una fonte di distorsione agli scambi internazionali, equivalente a una restrizione quantitativa»;

    la lettera specifica come il provvedimento, oltre ad essere criticabile sotto il profilo del diritto europeo, «potrebbe innescare una reazione a catena che finirebbe con il danneggiare l'insieme dell'Unione» e che per l'Italia l'unica strada percorribile «non è quella di scoraggiare in assoluto il consumo di un prodotto, ma quella di una adeguata informazione del consumatore che lo possa guidare nell'assunzione di scelte consapevoli e responsabili»;

    la lettera sopra citata fa seguito all'iniziativa del Governo del 12 gennaio 2023 quando il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, insieme al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, avevano sollevato la questione con il commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton;

    il 31 gennaio 2023 la Commissione agricoltura della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione unitaria (n. 8-00002) nella quale si impegna il Governo ad adottare, nelle sedi internazionali, tutte le iniziative e le misure necessarie a ricondurre l'iniziativa del Governo irlandese nei corretti termini politici, sanitari, economici e di corretto funzionamento delle regole di mercato, oltre alla necessità di tener conto delle specificità storiche, sociali e culturali del vino,

impegna il Governo:

1) a proseguire nel suo impegno per arrivare ad un confronto in sede europea ed internazionale sia con l'Irlanda che con gli altri Paesi che condividono con l'Italia la contrarietà alle disposizioni in esame;

2) a sollevare opportune contestazioni in sede internazionale, ed in particolare, in ambito di Organizzazione mondiale del commercio, con l'obiettivo di salvaguardare le produzioni italiane e assicurare un corretto funzionamento del mercato;

3) ad adoperarsi in tutti i tavoli europei di competenza per scongiurare l'introduzione della normativa in questione, valutando, se del caso, la sussistenza dei presupposti per promuovere un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea, anche in coordinamento con altri Paesi europei;

4) a promuovere la dieta mediterranea nella quale il vino, nonché le bevande alcoliche se espressione dei territori, sono una componente importante, attraverso la presentazione di evidenze scientifiche, al fine di indirizzare l'Unione europea verso un approccio normativo volto a tutelare un consumo equilibrato e moderato dei prodotti alcolici;

5) a mettere in campo iniziative coordinate che vedano il coinvolgimento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero della agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, del Ministero del turismo e del Ministero della cultura con l'obiettivo di diffondere al livello internazionale la cultura del vino italiano, nonché di rafforzarne la presenza nei mercati internazionali, diversificandoli ed altresì, in tale ambito, ad adottare misure per favorire lo sviluppo del turismo gastronomico nel nostro Paese;

6) per le finalità di cui al precedente impegno, ad adottare iniziative per implementare le misure volte a favorire la creazione di piattaforme per la vendita on line dei prodotti agroalimentari delle imprese e in particolare dei vini e degli altri spiriti, contenute nel comma 131 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sostenendo il settore nel superamento delle barriere fiscali intracomunitarie che ostacolano la vendita diretta on line;

7) a favorire l'adozione di sistemi di etichettature «intelligenti», dando seguito a quanto previsto dall'articolo 48 della legge sul vino (n. 238 del 2016), aventi lo scopo di «fidelizzare» il consumatore rendendogli disponibili tutte le informazioni sul prodotto, sulla sua storia, sulla sua produzione e sulle modalità di consumo, anche al fine di incrementare la tracciabilità del prodotto stesso;

8) ad adottare iniziative affinché anche in sede europea vengano attivate campagne di sensibilizzazione al corretto consumo di bevande alcoliche.
(1-00065) (Nuova formulazione) «Nevi, Arruzzolo, Gatta, Squeri, Casasco, Polidori, Battilocchio».