XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 61 di Mercoledì 6 luglio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale:
Invernizzi Cristian , Presidente ... 3 
Sernia Stefano Antonio , Amministratore delegato e Direttore generale della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 4 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 13 
Perosino Marco  ... 13 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 14 
Iwobi Tony Chike  ... 15 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 15 
Stradiotto Marco , Responsabile per i rapporti con i committenti pubblici della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 15 
Invernizzi Cristian , Presidente ... 18 

ALLEGATO: documentazione consegnata dalla società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
CRISTIAN INVERNIZZI

  La seduta comincia alle 8.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5 del Regolamento della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, di rappresentanti della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. sull'assetto della finanza territoriale e sulle linee di sviluppo del federalismo fiscale.
  Intervengono in rappresentanza della società SOSE, il dottor Stefano Antonio Sernia, Amministratore delegato e Direttore generale, e il dottor Marco Stradiotto, Responsabile per i rapporti con i committenti pubblici.
  Ricordo che la Commissione, nel corso di questa legislatura, ha avuto modo di audire più volte – da ultimo, il 21 ottobre scorso – i rappresentanti della SOSE che, come noto, costituisce il partner metodologico del Ministero dell'economia delle finanze, oltre che di altri soggetti istituzionali.
  Alla SOSE sono affidate, nell'ambito dell'articolata cornice normativa delineata dal legislatore, importanti competenze tecniche in materia di finanza pubblica. A titolo esemplificativo, mi limito a segnalare in questa sede le complesse funzioni di monitoraggio, elaborazione e analisi tecnica delle entrate, delle spese e del livello dei servizi delle amministrazioni territoriali, incluse le attività inerenti al procedimento di stima dei fabbisogni standard e quelle di supporto nella determinazione delle capacità fiscali.
  Considerata la rilevanza delle attribuzioni appena richiamate, il contributo che i rappresentanti della società SOSE forniranno questa mattina si prefigura, come di consueto, particolarmente significativo in relazione all'obiettivo di giungere a una puntuale ricognizione dello stato di attuazione del federalismo fiscale e di portare a termine un meditato approfondimento delle dinamiche inerenti ai rapporti finanziari tra livelli di governo.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, faccio presente che, in conformità a quanto convenuto in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, e alla prassi già seguita in occasione delle precedenti sedute di audizioni, dopo la relazione introduttiva da parte degli auditi darò la parola a un oratore per gruppo. Conclusa questa fase della discussione, si potrà valutare, in considerazione del tempo disponibile, se procedere a una eventuale ulteriore serie di interventi, lasciando comunque lo spazio necessario per la replica.
  Nel raccomandare ai colleghi di contenere la durata degli interventi, invito a far pervenire la presidenza della Commissione le richieste di iscrizione a parlare.Pag. 4
  Rinnovo, quindi, il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio a nome di tutta la Commissione per aver accettato l'invito, e cedo la parola al dottor Stefano Antonio Sernia. Prego.

  STEFANO ANTONIO SERNIA, Amministratore delegato e Direttore generale della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Grazie, presidente. Illustre presidente, onorevoli senatori e deputati, vi ringrazio dell'opportunità che mi date di presentare l'attività svolta da SOSE, nell'ambito della determinazione dei costi e dei fabbisogni standard degli enti territoriali.
  SOSE è stata audita dalla Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale l'ultima volta nell'ottobre dello scorso anno. Oggi presenteremo i successivi aggiornamenti prodotti nell'ambito delle attività riguardanti la finanza pubblica.
  Ricordo che SOSE svolge la propria attività nel campo dei costi e dei fabbisogni standard degli enti territoriali in attuazione di quanto previsto dalla legge delega n. 42 del 2009 e, in particolare, dal decreto legislativo n. 216 del 2010, dal decreto legislativo n. 68 del 2011 e dal decreto-legge n. 50 del 2017.
  Le numerose attività svolte da SOSE nel campo dei costi e dei fabbisogni standard degli enti territoriali hanno riguardato il comparto dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle regioni. Va precisato che SOSE svolge la propria attività sulla base degli indirizzi forniti dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard (CTFS) e dalla Ragioneria generale dello Stato. Per gli enti di area vasta, province e città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard ha approvato i fabbisogni standard e le capacità fiscali nel mese di novembre 2021 e, nei primi mesi del 2022, la metodologia per l'applicazione del meccanismo perequativo per tale livello di governo, in analogia con quanto già fatto negli scorsi anni per il comparto comunale.
  Per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, è stato riavviato il dialogo con le regioni e il CINSEDO (Centro interregionale studi e documentazione), ripartendo dalle questioni rimaste sospese prima dell'emergenza da COVID-19, ai fini della determinazione dei fabbisogni standard per le funzioni di istruzione e assistenza sociale.
  Come già detto nella precedente audizione, per il comparto dei comuni gli ultimi due anni sono stati densi di sostanziali novità. Gli aggiornamenti metodologici rapportati ai fabbisogni standard, approvati dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard il 30 settembre del 2020 e del 2021, e l'introduzione degli obiettivi di servizio per il settore sociale, per gli asili nido e per il trasporto scolastico degli utenti con disabilità hanno segnato un importante cambiamento di metodo. Per la prima volta dall'introduzione dei fabbisogni standard, superando il vincolo di invarianza della spesa storica complessiva, sono state stanziate risorse aggiuntive condizionate al raggiungimento degli obiettivi di servizio e dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP).
  La necessità di rideterminare la disciplina degli enti di area vasta, dando attuazione a quanto previsto dalla legge delega n. 42 del 2009 in tema di perequazione delle risorse, è divenuta negli ultimi anni un tema centrale del dibattito pubblico. La legge di bilancio per il 2021 – legge n. 178 del 2020, articolo 1, commi 783 e 785 – ha introdotto nuove disposizioni per la riforma degli enti di area vasta, prevedendo due fondi perequativi, uno per ciascun comparto, province e città metropolitane. La norma ha previsto che i criteri di attribuzione delle risorse debbano essere determinati dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, tenendo progressivamente in considerazione gli effetti dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali dei singoli enti, in analogia con i meccanismi di perequazione messi in atto per il comparto comunale.
  Nel corso dell'ultimo mese del 2021 la determinazione dei fabbisogni standard degli enti di area vasta è stata ultimata, procedendo a una revisione dell'assetto finanziario del comparto tesa a restituire spazi di autonomia in linea con i principi del federalismo fiscale e prevedendo meccanismi di finanziamento e di perequazione Pag. 5basati sui livelli essenziali delle prestazioni, sui fabbisogni e sulle capacità fiscali standard. La CTFS, in data 2 novembre 2021, ha infatti approvato la nota metodologica contenente, oltre ai dettagli tecnici, l'ammontare dei fabbisogni standard di ciascun ente.
  L'intensità attività è stata svolta nel corso del 2021 da SOSE, in collaborazione con UPI (Unione delle Province d'Italia) e IFEL (Istituto per la Finanza e l'Economia Locale), rinnovando la metodologia che consente di determinare i fabbisogni standard per gli enti di area vasta delle regioni a statuto ordinario, tenendo conto delle disposizione introdotte dalla legge n. 56 del 2014, la cosiddetta «legge Delrio», in merito al nuovo assetto istituzionale delle province e delle città metropolitane, e del perimetro delle funzioni fondamentali che questi enti sono chiamati a svolgere.
  I fabbisogni standard sono stati calcolati facendo riferimento alle funzioni stabilite dai commi 85, 88, 44 e 86 della citata legge, ovvero amministrazione – funzione di coordinamento delle funzioni fondamentali, territorio, ambiente, istruzione, trasporti, polizia provinciale – servizio di controllo e sanzionamento relativo alle funzioni fondamentali, stazione unica appaltante/centrale unica degli acquisti, pari opportunità, funzioni esclusive per le città metropolitane secondo quanto disposto dalla legge n. 56 del 2014, comma 44, funzioni esclusive per le province montane secondo quanto disposto dalla legge n. 56 del 2014, comma 86.
  Ai fini della determinazione dei fabbisogni standard, per gli enti di area vasta sono stati utilizzati i dati raccolti attraverso il questionario somministrato nel corso del 2020. La rilevazione ha complessivamente interessato 86 enti, 73 province, 3 province montane e 10 città metropolitane. Per le funzioni fondamentali cosiddette «storiche» degli enti locali, quali territorio, ambiente, istruzione, trasporti, polizia provinciale e amministrazione, e per le nuove funzioni fondamentali attribuite a seguito della legge n. 56 del 2014, come stazione unica appaltante/centrale acquisti e pari opportunità, la determinazione dei fabbisogni standard è avvenuta avvalendosi di tecniche econometriche di regressione lineare multipla mediante la specificazione di una funzione di spesa.
  Per le nuove funzioni fondamentali delle città metropolitane e delle province montane, la determinazione dei fabbisogni standard, non esistendo un benchmark di spesa storica e di servizi offerti consolidati, è stato effettuata sulla base di una previsione di risorse necessarie per l'avvio delle attività.
  Le variabili considerate per la stima dei fabbisogni standard di province e città metropolitane afferiscono alla morfologia del territorio – come superficie, altimetria, zone climatiche, zone a rischio di frane, eccetera – a elementi di contesto socioeconomico, come il reddito imponibile Irpef e il numero di fabbricati, ai prezzi dei fattori produttivi, come costo medio del lavoro e livello delle locazioni immobiliari, e infine al livello dei servizi offerti.
  I risultati dei fabbisogni standard sono riportati distintamente per province e città metropolitane nella figura 1, dove sono rappresentati anche i valori della spesa storica relativa all'esercizio 2018. Nella figura 2 vengono rappresentanti i risultati dei fabbisogni standard e dei valori della spesa storica relativi all'esercizio 2018 per singola funzione.
  L'importante lavoro svolto nel corso del 2021 per la determinazione delle nuove metodologie dei fabbisogni standard degli enti di area vasta è confluito, congiuntamente a quello compiuto per la definizione delle capacità fiscali e per la ricognizione del concorso netto alla finanza pubblica, nell'identificazione di un nuovo meccanismo perequativo.
  L'innovazione da parte della CTFS dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali nel novembre del 2021 è stata poi seguita dall'approvazione dei fondi perequativi e dal riparto degli stessi nei primi mesi del 2022.
  Infatti, il comma 783 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020 prevede che, a decorrere dall'anno 2022, i contributi e i fondi di parte corrente attribuiti alle province e alle città metropolitane delle regioniPag. 6 a statuto ordinario confluiscono in due specifici fondi da ripartire, tenendo progressivamente conto della differenza fra i fabbisogni standard e le capacità fiscali.
  Il comparto delle province e delle città metropolitane, a partire dal 2022, compie un importante passo in avanti nel processo di attuazione del federalismo fiscale previsto dalla Costituzione e dalla legge delega n. 42 del 2009, rispondendo a una delle osservazioni formulate nella relazione semestrale da questa stessa Commissione.
  L'incidenza dei criteri perequativi – fabbisogni standard e capacità fiscali – sul riparto dei fondi nel 2022 è modesta, ma crescerà nel tempo, portando alla riassegnazione del contributo netto alla finanza pubblica tra gli enti e arrivando a regime dopo il 2031.
  Nei due fondi perequativi sono confluiti tutti i fondi e i contributi di parte corrente al netto del contributo alla finanza pubblica a carico delle province e città metropolitana delle regioni a statuto ordinario. Complessivamente, i contributi ricevuti dagli enti di area vasta, che potete vedere nel primo rigo della tabella, ammontano a 1.333,8 milioni di euro, dei quali 1.062,1 milioni di euro a favore delle province e 271,7 milioni a favore delle città metropolitane.
  Il concorso alla finanza pubblica del comparto degli enti di area vasta, di cui al secondo rigo della tabella, complessivamente ammonta a 2.769 milioni di euro, di cui 1.998,4 milioni di euro a carico delle province e 770,6 milioni di euro a carico delle città metropolitane.
  Determinati i fondi, i contributi e il concorso alla finanza pubblica, per ogni singolo ente è stato possibile determinare il concorso netto alla finanza pubblica. Complessivamente, il concorso netto degli enti di area vasta, come mostra il terzo rigo della tabella, ha un valore negativo pari a 1.435,2 milioni di euro, dei quali 936,2 milioni di euro a carico delle province e 498,9 milioni di euro a carico delle città metropolitane.
  Oltre ai fabbisogni standard, a influenzare il riparto perequativo dei fondi ci sono le capacità fiscali, la cui stima è stata effettuata dal Dipartimento delle finanze. Complessivamente le capacità fiscali sono pari a 3.060,8 milioni di euro, di cui 1.943,5 milioni di euro relativi alle province e 1.117,3 milioni di euro relativi alle città metropolitane, come mostrato nel quarto e quinto rigo della tabella.
  La tabella, nel riquadro Anno 2022, mostra come, attraverso i dati e le formule, vengono calibrate le risorse del concorso netto alla finanza pubblica e come vengono distribuite le risorse aggiuntive pari a 80 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per il 2022 (comma 561 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021).
  A seguito del riparto delle risorse aggiuntive, il concorso netto residuale a carico del comparto degli enti di area vasta è pari a –1.355,1 milioni di euro, di cui –877,4 milioni di euro a carico delle province e –477,7 milioni di euro a carico delle città metropolitane.
  Il percorso sarà progressivo e inizia nel 2022 con una perequazione che agisce sull'8 per cento delle risorse. Nel 2022 il 92 per cento del concorso netto alla finanza pubblica è ripartito su base storica e l'8 per cento sulla base del rapporto tra capacità fiscali e fabbisogni standard. Il finanziamento «verticale» di 80 milioni è stato ripartito, inizialmente, tra il comparto delle province e delle città metropolitane in proporzione al concorso netto alla finanza pubblica e, successivamente, tra gli enti sulla base dei coefficienti di riparto dei fabbisogni standard.
  Si segnala che le entrate proprie tributarie ed extra-tributarie complessive del comparto degli enti di area vasta ammontano nel 2019 a 4.620,1 milioni di euro. Una parte di queste entrate, prevalentemente di carattere extra-tributario, non sono state considerate nella capacità fiscale in quanto non standardizzabili. Dalle entrate considerate nella capacità fiscale è stata tolta la parte del gettito che corrisponde allo sforzo fiscale.
  Dai primi mesi del 2022 è stata resa disponibile online la nuova sezione OpenCivitas «Enti di area vasta» all'interno del portale OpenCivitas. In tale sezione vengono riportati i risultati dei fabbisogni standardPag. 7 e i dettagli della scheda di riparto dei fondi per le province e le città metropolitane. Gli enti di area vasta e tutti i cittadini possono, dunque, conoscere i dati raccolti per la determinazione dei fabbisogni standard, confrontare la loro prestazione con quella di altri enti e con specifiche aggregazioni territoriali e valutare la propria azione amministrativa mediante la valutazione di specifici indicatori.
  Una novità di grande rilievo riguarda l'introduzione della sezione «Analisi della qualità della spesa» e l'inserimento della scheda relativa al riparto fondi. Per ciascun ente è stata inserita la scheda relativa all'anno 2022 in cui viene riportata non solo la dotazione finale del fondo, ma anche il dettaglio delle voci relative ai contributi e ai fondi di parte corrente e al concorso alla finanza pubblica.
  Andiamo a esaminare ora i fabbisogni standard delle regioni a statuto ordinario. Le attività per il comparto delle regioni a statuto ordinario consistono nella definizione dei fabbisogni standard per le materie diverse dalla sanità, previste dal decreto-legge n. 50 del 2017 e in base alle indicazioni fornite dal decreto legislativo n. 68 del 2011.
  La Commissione tecnica per i fabbisogni standard ha convenuto, in questa fase, di focalizzare l'analisi sulle materie relative all'istruzione e all'assistenza. Al fine di procedere alla determinazione dei fabbisogni standard per tali funzioni, è necessario procedere prima di tutto a una ricognizione completa sia del livello di spesa di parte corrente, sia del livello dei servizi offerti.
  In riferimento alla spesa di parte corrente, per le funzioni istruzione e assistenza, la fonte dati di riferimento è rappresentata dai dati di bilancio armonizzati della Banca dati dell'amministrazione pubblica, disponibili dal 2016 fino al 2020. L'analisi della scomposizione della spesa per singoli programmi, nonché per ciascun macro-aggregato, ha fatto emergere la necessità di indagare la disomogenea composizione della spesa tra singole regioni. A tal fine sono stati presi in considerazione anche i dati contabili analitici relativi agli esercizi 2016-2020 distinti per missioni e programmi per poter analizzare ciascun programma delle missioni afferenti alle citate funzioni.
  Tra questi rientra il diritto allo studio universitario, rispetto al quale è stato condotto un primo approfondimento della normativa vigente di riferimento, al fine di mappare il livello dei servizi offerti dalle diverse regioni per poter individuare l'eventuale necessità di obiettivi di servizio o LEP di competenza regionale. In particolare, per il diritto allo studio universitario sono stati analizzati indicatori afferenti alle informazioni a disposizione, ovvero borse di studio, prestiti agevolati, mobilità internazionale, interventi a favore di studenti disabili, collaborazione a tempo parziale, posti, alloggi e contributi, altri interventi finanziari. Tali attività sono orientate alla determinazione dei fabbisogni standard regionali per la funzione istruzione.
  Dalle analisi è emerso che, relativamente all'anno accademico 2020/2021, sono stati realizzati circa 387 mila interventi di vario genere. Il principale intervento concesso a studenti per ciascuno ateneo o istituto gestito dagli enti per il diritto allo studio universitario sono le borse di studio che rappresentano circa il 63 per cento sul totale degli interventi. Seguono due rappresentazioni grafiche di quanto abbiamo appena descritto.
  Nel corso dei prossimi mesi l'attività di determinazione dei fabbisogni standard per le funzioni di istruzione e assistenza sociale delle regioni a statuto ordinario dovrebbe essere completata. Solo allora si potrà avere il quadro completo della situazione con gli eventuali squilibri di spesa e del livello dei servizi e la Commissione tecnica per i fabbisogni standard potrà fornire tutti gli elementi al decisore politico per definire obiettivi di servizio, LEP e relative risorse.
  Passiamo ai costi e ai fabbisogni standard del comparto comunale, strumenti per la perequazione delle risorse. I fabbisogni standard relativi alla funzione sociale approvati nel settembre del 2020 hanno aperto una nuova strada nel percorso di determinazione degli stessi, poiché per la prima volta è stato superato il vincolo della Pag. 8spesa storica. Ciò è stato possibile grazie a un chiaro indirizzo del decisore politico, che ha preso atto del fatto che per equilibrare il livello dei servizi, in particolare educativi e sociali, fosse necessario aumentare le risorse disponibili. Solo così si sarebbe potuto agire non solo sui divari territoriali, ma anche nel rispetto dei parametri dettati dalla Commissione europea. Infatti, se si fosse previsto un mero riequilibrio del servizio sulla base delle risorse disponibili, si sarebbe ottenuto l'effetto di togliere i fondi alle aree dove i servizi sono presenti per redistribuirli nelle aree più svantaggiate, senza però incrementare il livello complessivo, ancora distante dai parametri europei, come, ad esempio, per gli asili nido.
  Il Parlamento, consapevole di queste esigenze, con le leggi di bilancio per il 2021 e il 2022 ha previsto un consistente incremento di risorse destinate ai comuni delle regioni a statuto ordinario, della Regione Siciliana e della regione Sardegna, al fine di potenziare i servizi sociali, il servizio di asili nido e il trasporto scolastico degli alunni con disabilità.
  La tabella mostra il progressivo incremento di risorse a favore dei comuni da 216 milioni di euro per il 2021 a 1.983 milioni di euro per l'anno 2030 e seguenti.
  All'incremento di risorse si è accompagnata una sostanziale novità, ovvero l'introduzione degli obiettivi di servizio e dei livelli essenziali delle prestazioni, quali strumenti necessari a garantire che le risorse stanziate producano un effettivo incremento dei servizi e, di conseguenza, l'atteso superamento di alcune disparità che caratterizzano il nostro Paese. Di seguito, spiegheremo come sono stati applicati gli obiettivi di servizio e i LEP per i servizi sociali, per il servizio di asili nido e per il trasporto degli studenti con disabilità.
  Passiamo a obiettivi di servizio e LEP per il settore sociale, strumenti per superare i divari territoriali. Le competenze comunali nell'ambito della funzione sociale sono molteplici e riguardano una serie di attività. Le attività svolte dai comuni in campo sociale sono rivolte a famiglie e minori, disabili, utenti con dipendenze e disagi mentali, anziani, immigrati, nomadi, poveri, senza dimora e multiutenza. Per ogni attività i comuni agiscono attraverso servizi diretti, strutture o contributi economici diretti alla persona.
  I livelli storici della spesa e delle prestazioni sociali dei comuni delle regioni a statuto ordinario presentano un grande divario fra i diversi territori. I comuni delle regioni del Centro-Nord, in particolare quelli della regione Emilia-Romagna, registrano nel tempo un livello di spesa e di quantità di servizi erogati superiore a quello delle regioni del Sud.
  Nel 2020 la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, partendo dalla necessità di garantire che i fabbisogni standard non fossero condizionati dal livello storico dei servizi e cogliessero i reali bisogni dei diversi territori del Paese, ha scelto di adottare un cambiamento metodologico contraddistinto da un diverso approccio. I fabbisogni standard delle funzioni sociali sono stati determinati quantificando anche le risorse necessarie a potenziare i servizi sociali, in misura tale da assicurare un determinato livello di prestazioni, i cosiddetti «obiettivi di servizio», da garantire su tutto il territorio nazionale.
  Come descritto in precedenza, con la legge di bilancio per il 2021 e la legge di bilancio per il 2022 sono stati previsti gli obiettivi di servizio e i LEP allo scopo di incrementare il livello dei servizi e di superare i divari territoriali per i servizi sociali, il servizio di asili nido e il servizio del trasporto degli studenti con disabilità erogati dai comuni delle regioni a statuto ordinario, della Regione Siciliana e della regione Sardegna. A tal fine, insieme ai livelli obiettivo e ai LEP, è stato previsto l'incremento della dotazione del Fondo di solidarietà comunale per rifinanziare i fabbisogni aggiuntivi.
  La tabella mostra la distribuzione delle risorse aggiuntive per il potenziamento dei servizi sociali, prevista dal comma 791 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020, e la proiezione della possibile distribuzione delle risorse nel 2030.
  Le risorse stanziate sono vincolate al raggiungimento degli obiettivi di servizio e Pag. 9quindi soggette al monitoraggio e alla rendicontazione da parte dei comuni. Tra i servizi comunali quello riferito al sociale forse è il più complesso per individuare i livelli essenziali delle prestazioni. I servizi riconducibili a questa funzione sono molteplici, numerose sono le tipologie di utenti e variegata è la tipologia dei servizi, oltre alle diverse forme di erogazione degli stessi. Queste variabili rendono molto complessa l'individuazione di un LEP per ogni servizio, oltre al fatto che non esiste una reale mappatura che permetta di analizzare la qualità dei servizi offerti oltre alla quantità.
  Per tali difficoltà nell'individuazione degli obiettivi di servizio per il sociale, per l'anno 2021 è stata presa come riferimento la spesa storica ed è stata confrontata con il fabbisogno standard stimato in euro, sommato alle risorse assegnate dalla legge n. 178 del 2020 per l'anno 2021.
  Gli obiettivi di servizio nel 2021 sono finalizzati a far crescere la spesa per i servizi sociali nei comuni in cui la spesa storica è inferiore al fabbisogno standard. Con il monitoraggio e la rendicontazione i comuni sotto obiettivo devono indicare la finalità delle risorse aggiuntive ricevute oltre al livello dei servizi erogati.
  Nel 2021, il numero dei comuni che si trova sotto obiettivo era pari a 3.352; di questi enti 735 sono stati esonerati dalla rendicontazione, avendo le risorse aggiuntive assegnate inferiori a mille euro. La distribuzione dei comuni sotto obiettivo per classe dimensionale e area geografica è riportata nella tabella che segue. La maggior parte dei comuni con un livello di spesa storica inferiore ai fabbisogni standard era rappresentata dagli enti locali con popolazione inferiore a 5 mila abitanti. Tali enti incidevano sul totale dei comuni delle regioni a statuto ordinario per circa il 69 per cento, mentre i comuni sotto obiettivo in questa fascia di popolazione costituivano il 76 per cento del totale.
  La maggiore incidenza dei comuni sotto obiettivo per appartenenza ad area geografica era nelle regioni del Sud. L'incidenza di tali enti sul totale dei comuni delle regioni a statuto ordinario era di circa il 27 per cento, mentre tale percentuale cresceva al 41 per cento considerando il totale dei comuni sotto obiettivo.
  I risultati del potenziamento della spesa sociale, attraverso le risorse aggiuntive, nei comuni soggetti a rendicontazione sono contenuti nella tabella 6 che mostra la spesa «obiettivo» per area geografica e regione (spesa storica più risorse aggiuntive pro capite).
  Passiamo alle modalità di raggiungimento dell'obiettivo. Ai comuni sotto obiettivo viene offerta una vasta gamma di possibilità per l'allocazione delle risorse ricevute. Il raggiungimento dell'obiettivo può essere rendicontato a livello di singolo comune oppure attraverso il trasferimento vincolato delle risorse all'ambito territoriale sociale di appartenenza o ad altre forme di gestione associativa del servizio (unioni, convenzioni, eccetera).
  Ai fini della rendicontazione e del monitoraggio, tutti i comuni sono tenuti a compilare la relazione consuntiva, mentre gli enti sotto obiettivo dovranno rendicontare anche l'incremento della spesa e dei relativi servizi in relazione alle maggiori risorse ricevute nel 2021 e negli anni successivi. In questo modo, il monitoraggio accompagnerà gli enti nel corso dei prossimi anni con l'obiettivo di determinare un incremento dei servizi sociali nei comuni dove il servizio è più carente.
  Passo ora agli obiettivi di servizio per il potenziamento degli asili nido. L'asilo nido è un servizio ricreativo e sociale di interesse pubblico rivolto a bambini in età tra 3 e 36 mesi. Tale servizio viene considerato nella funzione sociale dei comuni sia dal decreto legislativo n. 216 del 2010, sia dalle regole di contabilizzazione dei bilanci, mentre il decreto legislativo n. 65 del 2017 lo integra nel comparto istruzione come parte del sistema integrato 0-6 anni.
  Il servizio di asili nido, più degli altri, fornisce un quadro generale della grande differenziazione tra i territori. Considerando i dati del 2018 su 6.606 comuni nelle regioni a statuto ordinario, soltanto 3.148 forniscono questo servizio, ovvero il 48 per cento circa della totalità. Si osserva una rilevante mancanza di uniformità, confrontandoPag. 10 le regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Sud. In Emilia-Romagna e in Toscana il servizio è presente per l'85 per cento e il 79 per cento dei corrispondenti comuni, in Puglia, Lombardia, Marche, Umbria e Veneto l'asilo nido è presente nel 55-66 per cento degli enti, nel Lazio, Abruzzo, Liguria e Campania queste percentuali si assestano fra il 30 e il 37 per cento, fino a raggiungere il 13 per cento nei comuni della Calabria. La figura mostra la grande diversificazione presente tra i diversi comuni anche nei medesimi territori regionali.
  Le grandi differenze che si registrano nell'erogazione del servizio attraverso i comuni hanno fatto riflettere a lungo sul modo più corretto di determinare i fabbisogni standard di questo servizio. Infatti, si tratta di un servizio a domanda individuale, quindi non obbligatorio, sul quale fino a meno di due anni fa non vi era alcun indirizzo politico in merito a quale livello di riferimento considerare come standard.
  La forte eterogeneità territoriale nell'offerta del servizio e un livello complessivo di copertura di asili nido molto al di sotto degli standard europei hanno palesato la necessità di un intervento dello Stato con risorse pubbliche «verticali». Da queste evidenze ha preso spunto il decisore politico per inserire le risorse aggiuntive collegate al raggiungimento degli obiettivi di servizio (comma 791 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021).
  Per finanziare gli obiettivi di servizio il Fondo di solidarietà comunale è stato incrementato in misura pari a 120 milioni di euro nell'anno 2022, a 175 milioni di euro nell'anno 2023, a 230 milioni di euro nell'anno 2024, a 300 milioni di euro nell'anno 2025, a 450 milioni di euro nell'anno 2026 e a 1.100 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027. Il raggiungimento degli obiettivi si esplicherà attraverso l'incremento dell'offerta da parte dei comuni nei quali il servizio pubblico e privato risulti inferiore all'obiettivo di copertura del 33 per cento della popolazione in età 3-36 mesi.
  Per individuare i comuni che necessitano dell'intervento pubblico, è stata determinata la percentuale di copertura del servizio degli asili nido pubblici e privati con riferimento all'anno 2018. Sono confluiti in tale calcolo il numero di utenti di nidi e micronidi comunali in gestione diretta ed esternalizzata, i posti autorizzati per nidi e micronidi privati e, infine, i posti autorizzati privati e pubblici per le sezioni primavera.
  Il valore della popolazione di riferimento utilizzato per il calcolo della percentuale di copertura è rappresentato dalla media per gli anni 2017, 2018 e 2019 della popolazione in età 3-36 mesi (popolazione target). La tabella riporta i dati sull'offerta pubblica e privata del servizio di asili nido nel 2018 per regioni di appartenenza. La tabella mostra come l'offerta del servizio pubblico e privato sia molto esigua nei comuni delle regioni Campania, Calabria e Sicilia e nei comuni più piccoli, ma più alta nelle regioni Lazio, Emilia-Romagna e Toscana.
  Per gli enti locali aventi un livello di copertura del servizio inferiore al 33 per cento della popolazione target, viene calcolato il numero di utenti aggiuntivi necessari a colmare la differenza tra il livello del servizio osservato e quello obiettivo (gap rispetto al 33 per cento della copertura). Il divario sarà colmato progressivamente con le risorse previste nel Fondo di solidarietà comunale nel periodo 2022-2027. A decorrere dal 2028 le risorse stanziate per gli asili nido, in misura pari a 1.100 milioni di euro concorreranno a finanziare il mantenimento del livello del servizio pari al 33 per cento di copertura della popolazione target.
  Calcolato il numero di utenti aggiuntivi necessari per raggiungere il livello del servizio pari al 33 per cento della popolazione target, si è individuato il livello di fabbisogno standard pro-utente da prendere a riferimento per il finanziamento degli utenti aggiuntivi. Tale valore, che ammonta a 7.670 euro per nuovo utente, appare coerente con il valore medio del costo standard per bambino servito risultante dai fabbisogni standard per i comuni delle regioni a statuto ordinario (circa 9.200 euro per utente), tenendo conto di un valore della compartecipazione da parte delle famiglie che hanno Pag. 11accesso all'importo minimo del bonus riconosciuto dall'INPS in base alle norme vigenti (1.500 euro annui previsti dall'articolo 1, comma 355, della legge n. 232 del 2016).
  Nel periodo 2022-2026 il gap rispetto al 28,88 per cento di copertura (livello di copertura massimo previsto per gli anni 2022-2026 dall'articolo 1, comma 172, della legge n. 234 del 2021), viene colmato gradualmente secondo la disponibilità delle risorse per ciascun anno. Nel calcolo degli utenti aggiuntivi e delle rispettive risorse, oltre agli utenti necessari per colmare il gap rispetto al 28,88 per cento di copertura, confluiscono anche i posti non utilizzati negli asili nido comunali dei comuni sotto obiettivo. La scelta di assegnare nel periodo di transizione le maggiori risorse ai comuni che hanno le infrastrutture non pienamente utilizzate risponde alla logica che tali enti potranno più velocemente attivare il servizio, ricevendo il finanziamento per la gestione delle strutture già esistenti.
  Dal 2027, con la disponibilità del finanziamento a regime in 1.110 milioni di euro annui, il gap rispetto all'obiettivo del 33 per cento di copertura sarà integralmente colmato e il meccanismo dei posti inutilizzati non avrà più alcuna influenza.
  Per quanto riguarda i principali risultati per il 2022 e le proiezioni per il 2027, il numero di comuni finanziati nel 2022, ossia i comuni che hanno una copertura storica del servizio pubblico e privato nel 2018 inferiore al 28,88 per cento, è pari a 4.959. Tali enti riceveranno le risorse nella misura di 120 milioni di euro per attivare nel corso dell'anno il servizio per 15.639 bambini in età 3-36 mesi. Il numero di comuni finanziati nel 2022 non include gli enti dove la copertura del servizio pubblico e privato nel 2018 oscilla fra il 28,88 per cento e il 33 per cento. La tabella riporta la numerosità dei comuni finanziati nelle regioni a statuto ordinario, nella Regione Siciliana e nella regione Sardegna.
  Nella tabella successiva sono esposti i risultati della proiezione del numero di utenti degli asili nido da aggiungere per garantire il livello minimo di copertura del servizio privato e pubblico non inferiore al 33 per cento della popolazione target. I valori sono aggregati per regioni. Complessivamente, nel 2027, per raggiungere la copertura del 33 per cento, il numero degli utenti aggiuntivi, con servizio fornito dai comuni, dovrà essere di almeno 141.885 utenti, obiettivo coerente con le risorse aggiuntive stanziate.
  Per quel che concerne i meccanismi di rendicontazione e monitoraggio, le risorse assegnate per il potenziamento degli asili nido sono vincolate all'attivazione del servizio per gli utenti aggiuntivi assegnati ogni anno e soggette alla rendicontazione da parte dei comuni. Le risorse assegnate in un anno saranno mantenute negli anni successivi a fronte dell'offerta aggiuntiva rendicontata. Ai fini del monitoraggio, tutti i comuni sono tenuti a compilare la relazione consuntiva, mentre gli enti sotto obiettivo dovranno rendicontare anche le risorse assegnate per il 2022.
  Passiamo agli obiettivi del servizio per il trasporto scolastico degli studenti con disabilità. Le competenze comunali nell'ambito della funzione di istruzione pubblica sono molteplici e riguardano una serie di attività necessarie per consentire alla scuola dell'obbligo di poter funzionare. I servizi di supporto all'istruzione di competenza dei comuni – scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado – sono i seguenti: messa a disposizione dei fabbricati scolastici e relativa manutenzione, trasporto studenti, servizio di refezione, assistenza/trasporto studenti con disabilità e altri servizi complementari, come, per esempio, centri estivi, pre e post scuola.
  I servizi sono molto differenziati tra i diversi territori. Infatti, per alcuni che incidono sui diritti sociali e civili dei cittadini è necessario un indirizzo del decisore politico volto a colmare queste differenze, prevedendo degli specifici livelli delle prestazioni e/o degli obiettivi di servizio.
  Tra i diversi servizi a supporto della scuola dell'obbligo a carico dei comuni quello del trasporto degli studenti con disabilità è sicuramente il servizio che più di altri incide sui diritti civili e sociali degli studenti. Per tale motivo il legislatore, considerata la differenziazione del livello dei Pag. 12servizi tra i diversi enti, ha individuato la necessità di definire degli obiettivi di servizio nella prima fase applicativa, per arrivare nel corso di alcuni anni alla definizione di un LEP per questa tipologia di servizio.
  Il comma 174 dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021 ha definito le risorse per garantire il potenziamento del servizio del trasporto scolastico di studenti con disabilità e il percorso per arrivare alla determinazione dei LEP. La norma prevede uno stanziamento di 30 milioni per il 2022 con un incremento progressivo fino a raggiungere i 120 milioni di euro a partire dal 2027 a favore dei comuni delle regioni a statuto ordinario, della Regione Siciliana e della regione Sardegna.
  Gli obiettivi di servizio, come di seguito definiti, sono stati individuati prendendo a riferimento il costo medio marginale degli utenti con disabilità trasportati della scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado, sommato al costo medio marginale del generico utente trasportato, nei comuni con presenza di plessi scolastici, desunti dalla metodologia in vigore per la stima dei fabbisogni standard della funzione di istruzione pubblica. La figura 8 mostra il diverso livello del servizio nei comuni delle regioni a statuto ordinario, della Regione Siciliana e della regione Sardegna.
  Per stabilire il numero di utenti con disabilità in età scolastica trasportati dal comune si è considerato il dato dichiarato dal comune stesso o dalla forma di gestione associata nel questionario per i fabbisogni standard con riferimento all'anno contabile 2018 e si è messo a rapporto con il numero di alunni con disabilità frequentanti gli ordini di scuola precedentemente menzionati, desunti da fonti del Ministero dell'istruzione.
  Per i comuni della Sardegna, non essendo disponibile il dato desunto dai questionari dei fabbisogni standard, è stato assegnato un valore minimo dato dal rapporto tra il numero degli utenti con disabilità trasportati e gli alunni con disabilità fornito dal Ministero dell'istruzione per il calcolo dei fabbisogni standard.
  Considerando le risorse a disposizione, è stata calcolata la percentuale di copertura dell'8,95 per cento degli utenti con disabilità in età scolastica trasportati rispetto al totale degli alunni con disabilità, quale obiettivo di servizio per il 2022. In particolare, tale valore è stato ricavato in modo da riconoscere un numero di utenti aggiuntivi da trasportare coerente con un costo complessivo di 30 milioni di euro. Il costo unitario di riferimento, per gli anni 2023 e seguenti, sarà pari a 4.625,39 euro ed è stato calcolato come somma del costo di trasporto di un utente nel comune in cui è presente il plesso statale e comunale (486,60 euro) e del costo di trasporto di un utente con disabilità della scuola di infanzia primaria e secondaria di primo grado (pari a 4.138,79 euro).
  Il costo unitario di riferimento per il 2022 è pari a 3.475,44 euro per ogni utente aggiuntivo ed è stato calcolato moltiplicando i 4.138,79 euro per 10/12, in quanto il finanziamento è stato erogato a marzo, e arrotondando la cifra risultante in modo da distribuire tutti i 30 milioni stanziati.
  Il meccanismo approvato dalla CTFS prevede che a ciascun comune venga riconosciuto un numero aggiuntivo di utenti da trasportare, qualora presenti un valore di copertura del servizio inferiore all'obiettivo di servizio sopra individuato e tale numero sarà determinato dal divario tra l'obiettivo di servizio e il tasso di copertura attuale. Corrispondentemente, ciascun comune riceverà un ammontare di risorse pari al prodotto tra il numero aggiuntivo di utenti da trasportare e il costo unitario del trasporto sopraindicato.
  In caso di un numero di utenti da riconoscere, per il raggiungimento del valore di riferimento per il primo anno, inferiore all'unità, si è proceduto al riconoscimento di un'intera unità in modo da garantire un livello di risorse adeguato all'espletamento del servizio. Nel caso, invece, di un numero di utenti aggiuntivo superiore all'unità, sono stati effettuati arrotondamenti per difetto o per eccesso riconoscendo comunque un numero intero di utenti destinati al potenziamento del servizio considerato.Pag. 13
  Il numero dei comuni finanziati nel 2022 è 4.839, pari a circa il 66 per cento del totale dei comuni appartenenti alle regioni a statuto ordinario, alla regione Sardegna e alla Regione Siciliana. Tali enti ricevono le risorse nella misura di 30 milioni di euro per incrementare di 8.632 utenti il servizio di trasporto scolastico di studenti con disabilità nel corso dell'anno. Si veda la tabella successiva.
  A parità di dati disponibili si può effettuare la proiezione del calcolo degli utenti aggiuntivi per il periodo 2022-2027, come mostra la tabella 11. Complessivamente nel 2027 si stima che con le risorse stanziate (120 milioni di euro) gli utenti aggiuntivi, rispetto al 2018, potranno essere circa 25.900.
  Le risorse assegnate per il potenziamento del servizio del trasporto studenti con disabilità sono vincolate all'attivazione del servizio per gli utenti aggiuntivi assegnati ogni anno e soggette a monitoraggio e rendicontazione da parte dei comuni. L'attività di monitoraggio e rendicontazione è il passaggio fondamentale per permettere agli obiettivi di servizio di fungere da precursori dei LEP, in quanto grazie a questi passaggi sarà possibile mappare in modo preciso la quantità dei servizi erogati e la qualità degli stessi.
  Ai fini della rendicontazione e del monitoraggio tutti i comuni sono tenuti a compilare la relazione consuntiva, mentre gli enti sotto obiettivo dovranno rendicontare le risorse assegnate per il 2022. Le somme che, a seguito di monitoraggio, risultassero non destinate ad assicurare l'obiettivo stabilito sono recuperate a valere sul Fondo di solidarietà comunale attribuito ai medesimi comuni o, in caso di insufficienza dello stesso, secondo le modalità di cui ai commi 128 e 129 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228.
  In conclusione, il lavoro di SOSE nei prossimi mesi sarà contrassegnato dalla continuazione delle attività svolte negli anni precedenti per quanto riguarda la rilevazione dei dati e il relativo aggiornamento dei fabbisogni standard degli enti territoriali, ma allo stesso tempo dalla costante e intensa collaborazione con la CTFS. Nello specifico, per quanto riguarda il comparto dei comuni, si procederà all'aggiornamento dei dati per la stima dei fabbisogni standard e alla revisione metodologica delle funzioni istruzione e affari generali con riferimento all'annualità 2019.
  Per il comparto delle province delle città metropolitane proseguiranno le verifiche degli effetti del meccanismo perequativo e si procederà all'impostazione del questionario per la prossima rilevazione dei dati. Per il comparto delle regioni a statuto ordinario proseguirà il lavoro di determinazione dei fabbisogni standard per le funzioni di assistenza sociale e istruzione.
  Per quanto riguarda il monitoraggio degli obiettivi di servizio e dei LEP, la piattaforma SOSE di rendicontazione delle risorse per il settore sociale è in linea da aprile 2022. Nel corso dei prossimi mesi seguirà l'implementazione del portale per il servizio di asili nido e trasporto studenti con disabilità. In merito a tali servizi, il monitoraggio dell'annualità 2022 inizierà nei primi mesi del 2023.
  I prossimi importanti passi saranno il coinvolgimento delle regioni a statuto speciale nella determinazione dei fabbisogni standard dei rispettivi enti locali, attività in cui la Regione Siciliana è stata già coinvolta.
  SOSE resta a disposizione per ulteriori approfondimenti in merito agli aggiornamenti delle attività in itinere, qualora la Commissione sia chiamata a esprimere il proprio parere di competenza. Vi ringrazio per l'attenzione e per le risposte alle vostre domande lascio la parola al collega Marco Stradiotto.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, direttore. Come sempre il contributo della SOSE è preziosissimo per i lavori della Commissione. Si è iscritto a parlare il senatore Perosino. Prego.

  MARCO PEROSINO. Grazie, presidente. Direttore e rappresentanti della SOSE, è un piacere sentirvi, perché i vostri sono dati veri e reali, con cui le amministrazioni si confrontano tutti i giorni, da anni, dopo la Pag. 14famosa «legge Delrio» – quello del 2014 è stato un momento difficile – che ha preso incautamente il nome del Ministro dell'epoca. Se l'ex Ministro – non me ne voglia – sente le lamentele delle province rispetto a quanto è stato deciso, è perché il taglio che ha determinato il concorso alla finanza pubblica da parte delle province e delle città metropolitane, rispetto alle entrate proprie che sono, come sapete, quelle legate al mercato dell'auto, è stato micidiale. Non mi ricordo quale fosse l'importo iniziale, adesso siamo a 2.769 milioni, che noi arrotondiamo a 3 miliardi, ma era più alto e poi è stato ridotto secondo una certa scala. Il bilancio è ancora deficitario rispetto al contributo statale dei diversi fondi e nonostante gli 80 milioni di euro di risorse aggiuntive del 2022, che sono comunque buone, perché consentono un recupero della spesa corrente da parte di questi enti. Siamo però ancora sotto di 1.355 milioni, che è una cosa che va contro il concetto di finanza derivata. Quando sono state attribuite certe funzioni alle province e si sono attribuiti dei gettiti che erano collegati a un certo cespite, è vero che le risorse necessitavano o avrebbero necessitato di una perequazione – perché, essendo le entrate legate al mercato dell'auto, non tutte le province, non tutte le regioni sono uguali – ma essa avrebbe dovuto essere minimale. Questa è stata una batosta tremenda e ha fatto sì che tali enti a volte – ciò vale per motivi diversi per il Nord, il Centro e il Sud – non possano sopportare le spese di ordinaria gestione, che, quindi, sono venute meno. Ad esempio, adesso gli enti si trovano in grosso deficit di personale non soltanto in termini numerici, ma in termini di qualità, perché in quel periodo, come sappiamo tutti, il personale di maggior valore si è indirizzato verso altre amministrazioni. Dopodiché, sono stati depotenziati i servizi essenziali di progettazione riferiti ai lavori pubblici in generale, che consistono in strade e scuole, con un gap difficilmente recuperabile. Anche adesso, con il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), vi è qualche assunzione provvisoria, come prevede la norma, ma – con rispetto verso queste persone – la qualità e la professionalità non possono essere all'altezza della situazione. È andata così, non so se si possa fare qualcosa. Avevo fatto un emendamento, ma era un momento di fantasia creativa. Avevo proposto la riduzione di un miliardo su questo taglio, ma era più che altro per provocare, ben sapendo che il miliardo bisognava trovarlo. Su certi cespiti tipo il cashback o il reddito di cittadinanza – sarebbe stata una scelta politica – poteva starci.
  Passo ora brevemente a ciò che riguarda le funzioni assegnate per le quali occorre recuperare nello spirito europeo e arrivare a certi target di copertura dei servizi. Parlo, per i comuni, degli asili nido e del trasporto dei disabili. Sul trasporto dei disabili credo che gli sforzi non siano mai troppi, perché è un settore in cui eravamo molto carenti, dove vigeva un po' il «fai da te» e stava a ogni comune avere potenzialità per espletare questo servizio, mentre per le scuole superiori c'era già un indirizzo con fondi regionali che arrivavano dallo Stato e che venivano gestiti dalle province. In questo caso, lo sforzo è valido.
  Riguardo agli asili nido evidentemente ci sono dei comuni che sono sotto soglia, come vengono definiti, ma un comune di mille o duemila abitanti non può attivare un servizio di asilo nido, deve per forza convenzionarsi, ed è quello che è previsto, con l'onere della rendicontazione. A me rimane un dubbio: se il contributo che il comune riceve è girato a una convenzione o a una unione e, poi, gli utenti di quel comune non vanno a iscriversi in quel plesso scolastico, questi fondi devono essere restituiti? Questo è già un problema, perché le famiglie si iscrivono dove c'è comodità logistica oppure secondo consuetudine. Occorre trovare un sistema più spiccio – anche se ormai siamo andati in quella direzione – per finanziare questo servizio che andrà a beneficiare di 1.110 milioni di euro. È necessario, ma è tanto rispetto al contesto della finanza pubblica. C'è bisogno di un sistema di rendicontazione più snello, compatibilmente con le possibilità.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Perosino. Prego, senatore Iwobi.

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  TONY CHIKE IWOBI. Grazie, presidente. Vi ringrazio per la vostra ricchissima relazione, piena di dati molto importanti, anche perché ormai si dice che la politica senza i dati è fondata sul nulla. Quindi, ben vengano tutti questi dati. Vi ringrazio di nuovo. Mi limito soltanto a due o tre domande molto specifiche.
  Per quanto riguarda il concorso alla finanza pubblica, come vengono stabiliti i criteri del 92 per cento e dell'8 per cento evidenziati alla pagina 10 della stessa relazione?
  Per quello che concerne gli asili nido, si parla di offerta, ma secondo voi non si tiene poco conto della domanda? Questa è la seconda domanda.
  La terza è una cosa mia, forse perché ho perso i primi dati. Tra i numerosi servizi erogati dai comuni evidenziati nella ricca relazione, chiedo se nell'ambito dei servizi sociali vengono considerati appositamente i servizi per gli anziani, visto che non sono stati menzionati. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, senatore. Aggiungerei anche io una domanda inerente alle relazioni che i comuni devono inviare per la rendicontazione, più che altro per una curiosità. Volevamo sapere se tali relazioni sono in qualche modo pubbliche e consultabili oppure se sono utilizzabili solo dalla CTFS e da voi per questa rendicontazione. Grazie. Cedo la parola al dottor Stradiotto.

  MARCO STRADIOTTO, Responsabile per i rapporti con i committenti pubblici della società SOSE – Soluzioni per il Sistema Economico S.p.A. Intanto inizio rispondendo al senatore Perosino rispetto alla sua prima considerazione che riguarda la situazione delle province e delle città metropolitane, dove, da un lato, c'è un prelievo dello Stato di 2.769 milioni e, dall'altro, una contribuzione storica dello Stato di 1.300 milioni. C'è un delta di circa 1.400 milioni, però, al tempo, quando fu dato il cespite relativo all'IPT (imposta provinciale di trascrizione) e all'RC-auto, alle province e alle città metropolitane arrivavano più risorse di quelle che ricevevano in precedenza con i trasferimenti. Da lì è nata l'idea che lo Stato si tenesse una parte di tale cespite, un po' come quello che è successo anche per l'IMU relativamente ai comuni che avevano un gettito superiore ai trasferimenti, per cui lo Stato si tratteneva una parte di queste risorse. Poi sono arrivati gli anni della stretta e, in particolare, la legge n. 190, che ha fatto i tagli scaglionati nel tempo che, come ricorda bene, erano fino a 3 miliardi e poi sono stati ridimensionati a 2,7 miliardi e, in parte, compensati con dei trasferimenti.
  Probabilmente, riesco a rispondere anche alla prima domanda del senatore Iwobi, riferita ai valori dell'8 e del 92 per cento. Innanzitutto, la cosa importante è che per la prima volta si è messo in atto un meccanismo perequativo anche per le province e le città metropolitane. Era una delle osservazioni che questa Commissione aveva fatto nella sua relazione semestrale l'anno scorso, dicendo che nei comuni il percorso è avviato, arriverà a regime nel 2030, mentre nelle province e nelle città metropolitane non è mai iniziato. Infatti, si erano stimati i fabbisogni standard a suo tempo e, poi, non si era mai applicato il meccanismo perequativo, perché nel frattempo le riforme costituzionali, che non sono andate in porto, la modifica delle funzioni previste dalla legge n. 56 e altre questioni avevano fatto sì che non si era mai arrivati a ragionare esattamente su quelli che sarebbero stati i bisogni, i fabbisogni in termini monetari.
  Tra l'altro, se vedete, rispetto alle funzioni c'è stato un ampliamento del bouquet delle funzioni assegnate a province e città metropolitane e, tra le novità, quella più importante attiene alla stazione appaltante, cioè un ente di area vasta che si mette al servizio dei piccoli comuni per svolgere attività non solo di natura burocratica, ma anche molto importanti che, viceversa, il piccolo comune farebbe fatica a espletare. In questo senso, è stato assegnato un fabbisogno. Se voi andate sul sito OpenCivitas, avrete la possibilità di verificare, provincia per provincia, quella che è la spesa storica e quello che è il fabbisogno. In queste nuove funzioni troverete che il fabbisogno Pag. 16è superiore alla spesa storica. In questo senso, il fabbisogno non si è limitato da guardare indietro, ma ha dato un qualcosa in più rispetto a quella che è la storia e l'obiettivo dei fabbisogni standard e della capacità fiscale è proprio quello di superare i meccanismi storici e le eventuali storture.
  L'8 per cento e il 92 per cento sono per il 2022. L'anno prossimo quella percentuale aumenterà e si arriverà al 100 per cento probabilmente nel 2030-2032. Cosa vuol dire? Che la storia nel 2022 conta per il 92 per cento e il meccanismo nuovo per l'8 per cento, perché lo squilibrio è molto forte e, pian pianino, si andrà a riequilibrarlo. L'anno prossimo al posto dell'8 per cento e del 92 per cento, se non ricordo male, ci saranno il 12 e l'88 e, a mano a mano, in teoria la storia dovrebbe arrivare a zero e la perequazione al 100 per cento. Nei comuni questo arriva nel 2030, mentre nelle province probabilmente dopo il 2031.
  Per quanto riguarda quello che diceva il senatore Perosino rispetto a un emendamento di un miliardo eccetera, la legge di bilancio dell'anno scorso ha previsto comunque 600 milioni. Il famoso delta di un miliardo e 300 milioni con la storia, in parte, verrà risolto, perché 600 milioni già li porta avanti la legislazione vigente che ha assegnato le varie risorse a scaglioni nel corso dei prossimi anni.
  Va anche detto che la capacità fiscale stimata non è tutta l'entrata delle province. L'entrata delle province complessive è di 4,6 miliardi, ma là dentro ci sono delle entrate non standardizzabili, come i canoni idrici, che ci sono in alcune province e non in altre. Non è che puoi standardizzare e dare il canone idrico come capacità fiscale a una provincia che non ha la potenzialità di questa entrata, ma ci sono anche altre entrate. Quindi, la situazione va vista nel suo insieme.
  Sicuramente il sistema non è ancora in equilibrio. Esiste nel 2022 il problema del crollo di alcune entrate come IPT e RC-auto, determinato dall'effetto del COVID-19, che era stato compensato nel 2020 e nel 2021, perché c'erano i ristori, ma questi non ci sono nel 2022. Mi risulta che ci siano dei provvedimenti in atto che stanziano delle risorse per questo motivo.
  Questa è una situazione che è in continua evoluzione e il fatto di avere i dati a disposizione permette di capire cosa manca. Capire e poter dire qual è il fabbisogno standard in euro, quindi quali sarebbero i bisogni per erogare quelle funzioni e quei servizi fondamentali, è importante perché il decisore politico a quel punto può sapere se serve e se serviranno delle risorse in più o se, viceversa, potranno essere fatti eventuali risparmi.
  Rispetto a questo, è importante anche avere il quadro della situazione sulla capacità fiscale, perché cambia molto, proprio perché è affidata all'auto. Lo spostamento di una flotta rispetto a chi fa noleggio da una provincia all'altra o da una regione all'altra cambia completamente il gettito di quella provincia e di quella città metropolitana. In questo senso, esiste anche il problema di alcune regioni a statuto speciale che potevano fare delle politiche fiscali particolari su questo versante ed essere più o meno attrattive rispetto ad altri enti. Anche questa è una problematica che andrà valutata dal decisore politico, soprattutto su quel versante.
  Passo agli asili nido e al trasporto dei disabili. Sul trasporto dei disabili mi pare che il senatore Perosino abbia chiarito che era cosa utile e necessaria e che il monitoraggio è fatto perché queste risorse che lo Stato immette nel sistema si concretizzino realmente in servizi aggiuntivi.
  Sul servizio degli asili nido – indirettamente rispondo alla questione della domanda e dell'offerta posta dal senatore Iwobi – se voi vedete i dati, vi accorgerete che, dove c'è più offerta, stranamente sembra quasi che ci sia più domanda. Dove c'è più offerta pubblica ci sono anche più asili privati.
  L'esperienza di chi ha fatto l'amministratore indica che l'asilo nido, soprattutto nelle zone di periferia, era visto non come uno strumento educativo, ma come uno strumento dove parcheggiare i bambini quando non c'erano i familiari o i nonni. Quando, invece, i genitori si rendono conto che è una questione educativa e vedono che Pag. 17il figlio dell'amico che è andato all'asilo nido, quando va alla materna, ha una marcia in più, perché è già abituato a stare insieme agli altri, state certi che quel genitore, se avrà la fortuna di avere un altro figlio, lo manderà all'asilo nido o lo dirà all'amico. L'offerta crea la domanda e, in questo, l'incentivo è molto forte, soprattutto nei comuni del Sud che non sono abituati a questo servizio.
  Su come rendicontare e su cosa poter fare ha ragione il senatore Perosino. Per quanto riguarda la questione legata a come può rendicontare il piccolo comune, quest'ultimo può mettersi d'accordo anche con il comune più grande: trasferisce i soldi al comune più grande che in questo momento sta già facendo magari il servizio per quel comune. L'importante è che tutto corrisponda, nel senso che quel comune possa dire: «Sì, per il bambino nato nel mio territorio dell'età 3-36 mesi non ho la struttura, però passo i soldi al comune vicino», che magari è più grande, e quel bambino trova il suo posto in quell'asilo nido. Potrebbe anche essere che il comune non riesca a trovare la struttura, perché è troppo piccolo, ma fa nascere i nidi familiari. È anche un'opportunità. Potrebbe essere che il comune dia il contributo e faccia una convenzione anche con un nido familiare, anche con un nido aziendale.
  Se la preoccupazione è questa, il sistema è assolutamente flessibile e deve essere così, altrimenti la misura non determinerà gli effetti che ci si aspetta. Quando noi abbiamo fatto la proiezione del 2027, si sono previsti 145 mila bambini in più che in teoria dovranno avere un servizio diretto dal comune, attraverso un appalto che fa il comune, attraverso una convenzione che il comune fa con il privato, attraverso un accordo che il comune fa con il comune vicino o attraverso le varie forme associate che il comune può mettere in atto. Questo è l'obiettivo. È chiaro che questo va seguito ed è importante che questa massa enorme di risorse trovi concretizzazione e sia messa a terra realmente con servizi aggiuntivi.
  Stiamo immaginando che, per assurdo, l'operazione che prevede il comma 172 della legge n. 234, che quest'anno assegna solo 120 milioni – ma saranno un miliardo e 100 milioni a partire dal 2027 – abbia una forza devastante, più del PNRR, sull'asilo nido, perché quei soldi arrivano e non è che arrivano perché uno deve fare un progetto o una domanda. E se il comune non li usa, lo Stato se li prende. Su questo non è ancora chiaro, perché la norma non è chiara. Mentre è chiara sul sociale e sul trasporto dei disabili, sull'asilo nido non è esplicita. Però, io penso che non potrà che essere così. Immaginate se il consiglio comunale decide il primo anno: «Noi non facciamo l'asilo nido. Restituiamo». Il secondo anno dice: «No, non facciamo l'asilo» e così anche il terzo anno. Non è che quel sindaco potrà dire allo Stato: «Non ho i soldi, non posso fare l'asilo nido». A quel punto, diventa una scelta e, se i genitori, cittadini di quel comune, hanno capito che quel servizio è utile, forse la spinta è veramente forte. Qualcuno dice: «Per l'asilo nido non ho la struttura». A Roma possiamo vedere quanti asili nido ci sono nel primo piano di qualche condominio. All'inizio non è che servano tutte queste strutture. È chiaro che se ho fatto un asilo nido con tutti i canoni, con il giardino eccetera... Si deve fare di necessità virtù e, in questo caso, lo Stato ti dà i soldi per far partire l'asilo nido. Io penso che i sindaci capiscono e recepiscono questa cosa.
  Il comma 172 non è ancora stato capito da tutti. A noi capita di fare riunioni con i tecnici e, a un certo punto, quando arriviamo a raccontare questa cosa, questi si fermano e dicono: «Allora devo parlare con il sindaco», perché questa è una questione politica e non è più una questione tecnica, tanto è vero che noi ve la raccontiamo tecnicamente, ma poi il decisore politico farà le scelte politiche.
  Chiudo, sperando di avere risposto a tutto, sulla questione del sociale. Gli anziani ci sono fra i servizi considerati. Non li abbiamo citati, ma è ovvio che, in tutto il bouquet dei servizi, il servizio all'anziano è quello che più di altri è importante e che pesa insieme con la disabilità.
  Nella stima dei fabbisogni standard del sociale, a differenza del passato, non si è presa la storia, per cui i comuni che spendevanoPag. 18 di più ottenevano di più, ma si sono presi, come riferimento, dei comuni benchmark che sono quelli delle province di Bologna e di Torino, che sono considerati come livello di servizio e di spesa efficiente tra i migliori in Italia, e si è fatta la simulazione su come tutti i comuni debbano arrivare a quell'obiettivo. In questo senso, sono stati calcolati i fabbisogni standard e, quindi, di conseguenza, sulla base di questo nel sociale vengono distribuite le risorse.
  Presidente, i dati sono pubblici, nel senso che noi li mettiamo a disposizione della Ragioneria. Sono dei dati di rendicontazione. Tra l'altro, i comuni li hanno approvati in consiglio comunale, quindi sono sicuramente pubblici, ma mancano ancora 800 comuni. A tal fine, non so se sia stato approvato un emendamento che preveda di concedere una proroga oltre il 31 maggio per la compilazione, perché abbiamo circa 800 comuni che sarebbero fuori regola e, in teoria, dovrebbero dare indietro le risorse assegnate sul sociale, non avendo ancora risposto al monitoraggio. Tanti hanno risposto, perché 5.800 su 6.700 hanno già risposto. C'è questa situazione, non so se verrà risolta dal decisore politico o dal Parlamento. Sicuramente, quei dati sono a disposizione e andranno chiesti alla Ragioneria. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio veramente i nostri ospiti per essere intervenuti e, come sempre, per i preziosi dati che vengono messi a disposizione. Grazie al dottore Sernia e al dottore Stradiotto. Dispongo che la documentazione consegnata sia allegata al resoconto stenografico della seduta e dichiaro conclusa l'audizione. Ricordo ai commissari di attendere due minuti, poiché dobbiamo fare un Ufficio di Presidenza. Grazie.

  La seduta termina alle 9.25.

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