CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 novembre 2021
690.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO
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ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 415/1958 AL N. 426/1984).

  GASPARRI, GALLONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI – Premesso che:

   il Festival della canzone italiana, più comunemente noto come Festival di Sanremo, rappresenta uno degli eventi mediatici e culturali annuali più importanti nel panorama musicale italiano e internazionale, a cui partecipano artisti selezionati da un'apposita Commissione sulla base delle candidature ricevute;

   nell'ambito del Festival, dal 1993 viene organizzata la manifestazione «Sanremo Giovani», atta a individuare giovani cantanti emergenti, nel rispetto dei criteri stabiliti all'interno di uno specifico Regolamento;

   per l'organizzazione del Festival la RAI si avvale della collaborazione di un Presentatore che svolge altresì il ruolo di Direttore Artistico, il quale si occupa quindi non solo della presentazione del Festival, ma anche della valutazione delle opere e degli artisti che si candidano alla partecipazione, curando il progetto anche nel suo lato tecnico e condividendo la linea editoriale con la Direzione di Rai Uno, ivi compresa la redazione del suddetto Regolamento;

   considerato che:

    ogni anno il Regolamento è oggetto di numerosi difetti di interpretazione anche a causa dei continui cambiamenti tra un'edizione e l'altra che impediscono, tra l'altro, ai giovani artisti e a parte dell'industria musicale di programmare con ragionevole sicurezza i propri investimenti per la partecipazione;

    alcune Associazioni che rappresentano artisti e produttori musicali hanno dichiarato a mezzo stampa che la RAI ha esposto loro il contenuto del Regolamento della manifestazione «Sanremo Giovani 2021» solo in forma verbale e priva di una disamina completa degli articoli ivi contenuti, senza condividere il testo definitivo con sufficiente anticipo rispetto alla diffusione pubblica, impedendo pertanto alle Associazioni di esprimere osservazioni puntuali in merito alle eventuali criticità emerse a seguito della stesura del suddetto Regolamento;

    tale approccio da parte degli Organizzatori ha già in passato generato diversi dubbi sull'interpretazione delle regole adottate e rischia di minare il rapporto di collaborazione con i rappresentanti del settore musicale, che vedono preclusa la possibilità di interagire positivamente al fine di elaborare e redigere un testo condiviso che tuteli gli artisti e promuova efficacemente la musica italiana dei giovani artisti;

   tenuto conto che:

    il Regolamento di «Sanremo Giovani 2021» recentemente pubblicato, ha modificato uno dei requisiti per la partecipazione alle selezioni della manifestazione abbassando a 29 anni il limite di età, precludendo così a molti giovani artisti la possibilità di partecipare al Festival nonostante gli investimenti compiuti nei mesi precedenti per prepararsi al meglio all'edizione 2021, facendo legittimo affidamento sulle regole dello scorso anno o per lo meno sull'impianto di base che ha caratterizzato il regolamento delle passate edizioni;

    l'attività preparatoria dei giovani artisti avviene mesi prima della pubblicazione dei requisiti, richiedendo un consapevole dispendio di energie e risorse, in quanto nessun artista, rappresentato o meno da una casa discografica, si può dotare nel Pag. 106giro di un mese (termine temporale che intercorre tra l'emanazione del Regolamento e la scadenza per l'invio della domanda di partecipazione) del materiale necessario per presentare la domanda di audizione,

   si chiede di sapere:

    quali siano state le scelte e le considerazioni che hanno portato alla modifica dei criteri per la partecipazione alle selezioni di «Sanremo Giovani 2021» abbassando a 29 anni il limite d'età per poter inviare la candidatura e se siano stati presi in considerazione gli investimenti fatti dai giovani artisti, anche privi di casa discografica che, a fronte della modifica al Regolamento, non possono presentare la domanda di partecipazione;

    quali iniziative si intendano adottare per la sospensione dell'attuale Regolamento «Sanremo Giovani 2021» e la riapertura dei termini per garantire un reale confronto con i rappresentanti dell'industria musicale, nel pieno rispetto della dignità e dei sacrifici compiuti dai giovani artisti che sono stati penalizzati con l'esclusione dalla manifestazione;

    quali iniziative si intendano adottare al fine di garantire la condivisione e pubblicazione del Regolamento delle prossime edizioni del Festival di Sanremo e di Sanremo Giovani con largo anticipo rispetto alle scadenze dei termini di presentazione delle domande di partecipazione;

    se si intenda prevedere una diversificazione del ruolo di Presentatore del Festival da quello di Direttore artistico, lasciando solo a quest'ultimo la determinazione delle regole e dei requisiti tecnici per la partecipazione e la conseguente redazione del Regolamento delle manifestazioni con lo scopo di garantire maggiore stabilità, tecnicità, competenza e trasparenza nel processo decisionale;

    se si intendano coinvolgere nella stesura del suddetto Regolamento le Associazioni di categoria, anche attraverso l'istituzione di uno stabile meccanismo di consultazione effettiva, in considerazione delle conoscenze tecniche del settore e degli artisti proprie di tali Associazioni e al fine di operare con spirito di trasparenza e collaborazione tra tutte le parti interessate. (415/1958)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 1.
  Come noto, Sanremo Giovani 2021 è una manifestazione inserita nel progetto del 72° Festival della Canzone Italiana, il cui regolamento è stato pubblicato sul sito www.sanremo.rai.it in data 15 settembre u.s. Il periodo previsto per l'invio delle domande di partecipazione da parte delle Case discografiche va dunque dal 15 settembre al 16 ottobre, salvo proroga al 18 ottobre 2021.
  Anche quest'anno si è scelto di far convergere in Amadeus le due figure di conduttore e direttore artistico della manifestazione, poiché questa formula ha garantito notevoli risultati in termini di ascolti, di gradimento e del livello dei partecipanti, con una forte risposta del mercato discografico e del mondo artistico. Pertanto, il Regolamento dell'evento è stato redatto da Rai secondo le indicazioni e gli accordi con il direttore artistico Amadeus, tra i cui compiti rientra anche l'ideazione della manifestazione, fermi restando la Convenzione e gli accordi con il Comune di Sanremo.

  Si tratta di un atto che disciplina in modo trasparente ed uniforme la singola edizione della manifestazione, con la facoltà per la Rai di inserire norme e previsioni non in continuità con quelle contenute nei regolamenti delle edizioni precedenti, nonché di apportare le variazioni ritenute più funzionali per il miglior risultato della manifestazione. Esso viene redatto dalle competenti strutture aziendali in base a insindacabili esigenze editoriali e nell'ambito della vigente convenzione e degli accordi in essere con il Comune di Sanremo, senza alcuna necessità di approvazione da parte di terzi.
  Tutto ciò premesso, si ritiene opportuno evidenziare che nel regolamento dell'edizione corrente è stato variato il requisito dell'età richiesto agli artisti partecipanti, portando l'età massima consentita dai 33 anni della scorsa edizione ai 29 anni, con lo scopo Pag. 107di rendere quanto più aderente la manifestazione al mondo musicale e discografico odierno, un mondo sempre in evoluzione e che soprattutto negli ultimi anni ha visto notevolmente abbassarsi l'età media degli artisti.
  Nell'ottica di trasparenza e collaborazione che ha sempre contraddistinto la costruzione dell'evento, la Rai – consapevole dell'importanza di un confronto immediato con le Associazioni per raccogliere dubbi, pareri e suggerimenti – il 1° settembre (ben prima della pubblicazione del Regolamento), ha indetto una riunione con le Associazioni di categoria AFI, FIMI e PMI per illustrare le novità previste dalla Direzione Artistica per l'edizione in corso, con attenzione particolare alle novità contenute nel nuovo «format» di selezione e al requisito dell'età.
  Nel corso della riunione non ci sono state reazioni da parte dei vari interlocutori, e solo il 17 settembre, successivamente alla pubblicazione del regolamento, l'AFI ha comunicato per iscritto a Rai 1 una richiesta di sospensione del Regolamento in quanto non condiviso, rendendo uguali dichiarazioni ad alcune agenzie di stampa. Prova ne è che le altre due associazioni presenti all'incontro (FIMI e PMI) hanno invece inviato la propria approvazione al contenuto del Regolamento in questione.
  In conclusione, si ritiene necessario ribadire che la modifica dell'età massima richiesta per la partecipazione a Sanremo Giovani è stata voluta per rispecchiare in maniera complessiva un mondo musicale sempre in movimento, dando forza alle sue tendenze dinamiche legate alla rapida evoluzione del mercato, con l'obiettivo di rendere quindi sempre più funzionale la manifestazione.
  Così come è fondamentale sottolineare la puntuale, precisa ed esaustiva condivisione con le Associazioni rappresentanti il mondo discografico e musicale, che sono importanti interlocutori con cui si lavora per procedere in una direzione comune, pur nel rispetto delle prerogative e competenze di ciascuno.

  GASPARRI, GALLONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI – Premesso che:

   l'ex sindaco di Riace Domenico Lucano è stato condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di reclusione nel processo «Xenia» per le vicende legate all'accoglienza degli immigrati;

   naturalmente si dovranno attendere tutti i gradi di giudizio per avere una sentenza definitiva;

   la Rai ha girato una fiction sulla storia di Lucano prima ancora che sulla stessa fosse fatta adeguata chiarezza,

   per sapere:

   di chi sia stata la decisione di girare una fiction su una vicenda di cui non si conoscevano tutti gli aspetti e le cui evoluzioni hanno rivelato comunque aspetti di natura giudiziaria;

   quali siano stati i costi;

   per quale motivo non si sia atteso l'epilogo di questa vicenda prima di investire ingenti risorse per realizzare la fiction;

   se non ci siano i presupposti da parte dell'azienda per richiedere eventuali danni economici ai responsabili di questa iniziativa. (416/1959)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base di quanto già precedentemente comunicato in risposta all'interrogazione n. 646 dello stesso Sen. Gasparri.
  In linea generale, occorre inquadrare la fiction Tutto il mondo è paese nel 2016, in un contesto in cui il modello di integrazione dei migranti nel comune di Riace e in altri comuni calabresi era internazionalmente conosciuto. Riace, infatti, è stata meta di interesse mediatico globale: televisioni come la BBC, università americane e grandi registi come Wim Wenders hanno acceso un faro su una realtà nuova e fino allora quasi sconosciuta. Pag. 108
  Il progetto, liberamente ispirato a questo modello, è stato scritto da un pluripremiato autore cinematografico, Fabio Bonifacci, diretto da un altrettanto pluripremiato regista, Giulio Manfredonia, e interpretato da Beppe Fiorello.
  La società di produzione indipendente Picomedia Srl ha effettuato le riprese dal 10 giugno al 10 luglio 2017 e la Rai ha preacquisito taluni diritti di sfruttamento ed utilizzazione economica con contratto del 25 luglio 2017.
  Si ritiene fondamentale sottolineare le date di produzione della fiction e di acquisizione dei diritti da parte della Rai perché tutto ciò è avvenuto ben prima delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il sindaco Mimmo Lucano, il quale ha ricevuto un avviso di garanzia solo nell'ottobre del 2017 ed è stato rinviato a giudizio nel 2019, per poi essere condannato solo qualche giorno fa.
  In ogni caso la fiction non è una storia agiografica su Lucano, ma, seguendo le regole della moderna drammaturgia, narra le vicende di un protagonista che, lontano dagli stereotipi, non è un eroe a tutto tondo, ma un uomo con le sue contraddizioni e debolezze. La storia si ferma al recente passato e, pur riferendosi liberamente a persone reali, ne prende le distanze e per questo i nomi dei protagonisti sono di fantasia.
  Per quanto concerne il corrispettivo previsto, questo si colloca in linea con quelli di prodotti di pari formato e genere a fronte di un compendio diritti importante in favore della Rai.
  In tale quadro, visti gli ultimi risvolti della vicenda giudiziaria in cui è coinvolto l'ex sindaco di Riace, la Rai – nella propria autonomia editoriale – ha deciso di sospendere la messa in onda della fiction in questione.

  GARNERO SANTANCHÈ, CAPITANIO, BARELLI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   la delibera che contiene le disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per le elezioni comunali del 3 e 4 ottobre 2021, approvata dalla Commissione parlamentare di vigilanza nella seduta del 4 agosto 2021, prevede, all'articolo 4, comma 2 che, nel periodo di vigenza della delibera stessa, «i notiziari diffusi dalla Rai e tutti gli altri programmi a contenuto informativo debbono garantire la presenza paritaria, coerentemente con quanto previsto dall'articolo 5 della legge n. 28 del 2000, dei soggetti politici di cui all'articolo 3 della presente delibera, uniformandosi con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;

   domenica 26 settembre, nell'edizione delle 19 del Tg3 è andato in onda un servizio di Federico Circi sulle proposte in campo economico delle principali forze politiche;

   mentre per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, il Partito democratico, IV e LeU il servizio riportava le rispettive posizioni di merito, nella parte dedicata ai partiti del centrodestra l'attenzione virava essenzialmente sul tema della leadership della coalizione, enfatizzando presunti fattori di contrapposizione al riguardo;

   nell'edizione delle 20 del Tg1 dello stesso giorno andavano in onda due servizi in sequenza sulle posizioni delle differenti forze politiche;

   anche in questo caso, seppur con toni più composti, nel primo servizio, dedicato ai partiti del centrodestra, si richiamava, come elemento divisivo, il tema della leadership, mentre il secondo servizio, di Alessandro Gamberi, riportava solo le posizioni di merito di Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Italia Viva e LeU;

   quanto andato in onda costituisce, ad avviso degli scriventi, una evidente violazione dell'articolo 4 della citata delibera della Commissione e perciò della legge sulla par condicio, in quanto lesiva della tutela Pag. 109del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività e della parità di trattamento tra le diverse forze politiche ed è passibile di determinare una situazione di vantaggio per alcune forze politiche e di svantaggio per altre;

   queste stesse circostanze sono state segnalate anche all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al fine di poter attivare i poteri che la legge le conferisce in materia;

   si chiede di sapere

   quali iniziative di riequilibrio l'Azienda intenda adottare a seguito della trasmissione dei servizi del Tg3 e del Tg1 citati in premessa. (417/1962)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione Editoriale per l'Offerta Informativa.
  In linea generale, si ritiene opportuno evidenziare che, come stabilito dal vigente contratto di servizio, la Rai pone i criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'indipendenza e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche alla base della propria offerta informativa.
  Ciò premesso, per quanto riguarda nello specifico la copertura delle recenti elezioni amministrative del 4 e 5 ottobre, si fa presente la massiccia copertura informativa dell'evento, garantita da ore e ore di dirette e speciali su tutte le reti e lungo tutto l'arco della giornata e arricchita dall'offerta di Rainews (con speciali, dirette e ampi resoconti sul sito Rainews.it) e di Radio Rai (con la realizzazione di lunghi speciali in diretta e resoconti dettagliati).
  Di seguito gli spazi di palinsesto tv dedicati all'appuntamento elettorale.

  RAI 1.

Lunedì 4/10, 14.50-18.40 TG1 – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021.
Lunedì 4/10, 21.30-24.30 PORTA A PORTA – SPECIALE ELECTION DAY (in collaborazione con il TG1)
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Martedì 5/10, 7.10-9.50 UNO MATTINA – SPECIALE ELEZIONI

  RAI 2.

Lunedì 4/10, 18.00-18.55 TG2 – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021.
Lunedì 4/10, 21.00-21.30 TG2 POST – SPECIALE ELEZIONI.
Martedì 5/10, 10.00-11.30 TG2 – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021.

  RAI 3.

Lunedì 4/10, 14.50-18.00 TG3 – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021.
Lunedì 4/10, 18.30-18.55 TGR – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021. (a diffusione regionale, nelle sole regioni interessate).
Lunedì 4/10, 23.15-1.00 TG3 LINEA NOTTE – SPECIALE ELEZIONI.
Lunedì 4/10, 24.00-24.10 TGR (a diffusione regionale, in tutte le regioni).
Martedì 5/10, 7.00-7.40 TGR BUONGIORNO ITALIA.
Martedì 5/10, 7.40-8.00 TGR BUONGIORNO REGIONE (a diffusione regionale, in tutte le regioni).
Martedì 5/10, 11.30-11.55 TGR – SPECIALE ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2021. (a diffusione regionale, nelle sole regioni interessate).
Martedì 5/10, 12.25-12.55 TG3 FUORI TG – SPECIALE ELEZIONI.

  DI LAURO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   Nella puntata del 28 settembre 2021 della trasmissione «Carta Bianca» si RAI 3 condotta da Bianca Berlinguer, è intervenuto in diretta Mauro Corona;

   nel corso dell'intervento, commentando i video che ritraggono la presenza di cinghiali in alcuni centri abitati, ha parlato di caccia selettiva come metodo migliore per ridurre la popolazione di ungulati selvatici;

   come ben noto, è in corso in questi giorni la raccolta firme per indire un referendum abrogativo ai sensi dell'articolo Pag. 11075 della Costituzione avente l'abrogazione di parte della legge n. 157 dell'11 febbraio 1992 recante «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio»;

   obiettivo del comitato promotore del referendum è l'abolizione dell'attività venatoria è quello di abolire di fatto ogni forma di attività venatoria in Italia, compresa la possibilità di catturare animali da richiamo;

   secondo i promotori del referendum, così come sostenuto anche da vasta parte della comunità scientifica e da una parte della rappresentanza parlamentare, l'attività venatoria non è l'unico, né il più efficace metodo per contenere il numero di ungulati;

   infatti, l'attività venatoria di questi ultimi anni non è stato di rimedio all'incremento della popolazione di ungulati che si sta registrando;

   nel corso della raccolta di firme per il referendum abrogativo sulla caccia, in particolare a poche settimane dal termine per la raccolta, è inconcepibile che in una trasmissione in prima serata, in cui si registrano notoriamente ascolti piuttosto importanti, si conceda la possibilità a soggetti senza alcun titolo di poter intervenire su un tema di attualità politica, senza alcun contraddittorio;

   nel corso della suddetta puntata si è dunque registrato un grave episodio che ha inquinato il dibattito politico in corso: è stato dato spazio ad una tesi antiscientifico in assenza di contraddittorio;

   sarebbe opportuno dare spazio, invece, ad un sano dibattito, facendo intervenire veri esperti sul tema –:

   quali iniziative si intende intraprendere al fine di rimediare a quanto esposto nelle premesse e fornire un'adeguata informazione e un adeguato dibattito circa il referendum abrogativo sulla caccia. (418/1965)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione di Rai 3.
  Nel corso della puntata di #Cartabianca in questione sono stati trattati vari temi, tra cui quello dell'anomala presenza di numerosi cinghiali in contesto urbano, con particolare riferimento alla città di Roma.
  In particolare, su questo problema lo scrittore e alpinista Mauro Corona, che è un ospite fisso della trasmissione e che si contraddistingue per i suoi interventi volutamente provocatori, si è espresso con una sua ipotesi di soluzione, proponendo la caccia selettiva al cinghiale per fermare la proliferazione della specie in città.
  Ovviamente si è trattato di una sua posizione personale manifestamente priva di qualsiasi base scientifico-zoologica e riferita più che altro alle tradizioni gastronomiche di diverse regioni italiane che prevedono un consumo alimentare consolidato di selvaggina come appunto il cinghiale.
  In tale contesto, occorre tener presente che all'interno del programma non era previsto uno spazio di discussione sulla proposta di referendum sull'abolizione della caccia, né era prevedibile che l'ospite si riferisse proprio all'attività venatoria. Si fa, invece, presente che la tematica è stata affrontata in altre trasmissioni Rai dando spazio al dibattito e confronto tra esperti, come ad esempio nella puntata del 12 ottobre scorso del programma Uno Mattina.
  Si ritiene comunque opportuno evidenziare che questo tipo di interventi può capitare in un programma in diretta come #Cartabianca, e che la conduttrice Bianca Berlinguer ha immediatamente arginato il discorso di Corona, sottolineando come l'uccisione indiscriminata degli esemplari di cinghiale non potesse essere una soluzione ragionevole e praticabile.

  FEDELI, BORDO, PICCOLI NARDELLI, ROMANO, VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Per sapere, considerato che:

   il 4 ottobre scorso è stato trasmesso nel corso dell'edizione delle 19.30 del Tg regionale del Trentino Alto Adige un servizio a firma Luigi Grella sulla presentazione, presso la sala di rappresentanza Pag. 111della provincia di Bolzano, di uno studio tedesco no vax contestato e confutato da più autorevoli soggetti;

   quando si tratta di salute pubblica chi ha responsabilità pubbliche, come la Rai che ha la funzione fondamentale prevista dal contratto di servizio di informare i cittadini e le cittadine, non può limitarsi alla mera cronaca dei fatti;

   trasmettere un servizio sulla presentazione di un contestato studio no vax lasciando la parola senza alcun contraddittorio solo a chi pensa che il vaccino contro il Covid sia causa di decessi significa non offrire un servizio e un'informazione seria;

   tenuto presente che

   se dare la notizia di un convegno no vax presso un'istituzione come la provincia era legittimo e doveroso, ma farlo senza sottolineare la pericolosità e antiscientificità dei contenuti dello studio in oggetto significa però aver fatto un'informazione parziale e potenzialmente pericolosa,

   per sapere se i vertici Rai considerano la scelta editoriale del direttore dei Tg regionali Casarin coerente con il ruolo e la funzione del servizio pubblico. (419/1967)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni della Direzione della TGR.
  In linea generale, si ritiene opportuno evidenziare che la linea editoriale impostata dal Direttore Responsabile della Tgr prevede, per sua esplicita indicazione, che sul tema delle vaccinazioni ogni iniziativa esterna dei cosiddetti «No Vax» vada trattata come una notizia, salvo gravi fatti di cronaca.
  In tale quadro, il servizio del 4 ottobre della redazione di Bolzano, avente per oggetto uno studio tedesco contro le vaccinazioni, è stato effettuato per due ordini di ragioni: la conferenza di presentazione si è svolta nella sede istituzionale del Consiglio Provinciale; è intervenuto il capogruppo della Lista Civica Enzian, precedentemente sottorappresentata nei tg regionali. Alla conferenza stampa, oltre al consigliere provinciale intervistato, ha preso parte una ex aiuto primario dell'ospedale, ed era annunciata anche la presenza di uno degli autori di questo studio tedesco, presentato per la prima volta in Italia.
  Venendo ai contenuti del servizio in questione, è importante sottolineare che, nonostante il pochissimo tempo a disposizione tra la conferenza e la messa in onda del Tg, il giornalista che ha realizzato il contributo è riuscito a svolgere una rapida indagine sui riscontri che questa ricerca aveva avuto in Germania, trovando che era stata oggetto di molte polemiche ed era stata accusata di scarsa credibilità scientifica. Questo aspetto è stato messo in luce molto chiaramente nella seconda parte del servizio, che ha testualmente riportato: «Al di là del campione esiguo e poco rappresentativo, a smontare queste tesi provvede il sito di debunking tedesco der Volksverpetzer, che bolla come “fake” i dati della “Pathologie konferenz”. Pollice verso anche dalla Società tedesca di patologia, secondo la quale “i dati non sono scientificamente fondati”».
  A rafforzare la posizione ufficiale di Rai verso questa conferenza si è aggiunto il sito della testata regionale http://raialtoadige.rai.it/ con un titolo quanto mai significativo: La bufala della «Pathologie konferenz».
  Infine, si ritiene utile mettere in evidenza la solidarietà che è stata espressa all'autore del servizio da parte di tutti i 24 Comitati di Redazione della Testata, dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa «per l'equilibrio, la contenuta continenza del minutaggio, e specificando la ridotta credibilità».

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE – Premesso che:

   il Contratto di Servizio 2018-2022 impegna la Rai alla realizzazione di un canale tematico dedicato alle Istituzioni;

   tale impegno è stato ribadito in più sedi dai precedenti vertici dell'Azienda e incluso nel Piano industriale, oltre che richiamato dalla Commissione di vigilanza attraverso propri atti di indirizzo;

   ad oggi, tuttavia, non si sono registrati significativi sviluppi al riguardo;

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   peraltro, il giorno 7 ottobre il Consiglio d'amministrazione ha promosso Luca Mazzà responsabile del canale istituzionale nell'ambito di Rai Parlamento, ad altro incarico, lasciando scoperta quella posizione,

   questa lacuna risulta ancora più grave nell'imminenza dell'elezione del Capo dello Stato,

   si chiede di sapere

   quali siano gli intendimenti dell'Azienda circa la realizzazione del canale istituzionale,

   nel caso in cui l'impegno si intenda confermato, quali sono i tempi e le modalità previsti per la messa in onda del nuovo canale. (420/1968)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi.
  In premessa, si ritiene opportuno evidenziare come il contratto di servizio vigente, all'art. 25, comma 1 lettera i), impegni la Rai «a presentare al Ministero e alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro dodici mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un progetto di canale tematico dedicato alla comunicazione concernente le Istituzioni secondo i seguenti criteri: i) illustrare le tematiche con linguaggio accessibile a tutti; ii) promuovere il valore dell'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea; iii) diffondere la conoscenza dei ruoli e delle attività delle Istituzioni italiane ed europee».
  In tale quadro, a seguito alle determinazioni di competenza del Ministero, nel mese di luglio 2020 il Consiglio di Amministrazione Rai ha approvato il progetto del canale istituzionale i cui contenuti originali sono al momento fruibili on demand sulla piattaforma RaiPlay, in uno spazio dedicato titolato «Istituzioni».
  Nel dettaglio, il canale ha sviluppato una linea informativa, a carattere divulgativo, con diversi format, destinati a far conoscere al grande pubblico il ruolo, le funzioni, ma anche i volti e le sedi, delle nostre istituzioni, parallelamente a tutte le produzioni realizzate da Rai Parlamento.
  Ecco un elenco, per sintesi, delle principali produzioni:
  «I Palazzi di Giustizia in tempi di Covid»: 4 documentari della durata di 40/50 minuti su Corte Costituzionale, Consiglio di Stato, Cassazione, Corte dei conti, con le interviste ai Presidenti e ai Procuratori Generali, con il racconto delle funzioni istituzionali intrecciato con la descrizione delle bellezze artistiche delle sedi storiche (Palazzo Spada, Palazzo della Consulta, Palazzaccio);
  «Le forze dell'ordine in tempi di Covid»: 4 documentari della durata di 40/50 minuti, con format e caratteristiche analoghe alla precedente serie descritta, con Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia costiera e Capitanerie di Porto;
  «Gli enti economici in tempi di Covid»: una serie in via di completamento, con stessi format, durata e caratteristiche. Prima puntata, già on line, su Banca d'Italia, con intervista esclusiva al governatore Vincenzo Visco;
  «I Presidenti», dieci documentari rieditati, della durata di un'ora, sui Presidenti della Repubblica;
  «I magistrati uccisi da mafia e terrorismo», 20 puntate originali (in via di completamento), della durata di 10-12 minuti, d'intesa con il Csm, con le ricostruzioni degli omicidi che hanno segnato la storia recente dell'istituzione della magistratura, basate su materiali delle Teche Rai;
  «Il Chi è delle Istituzioni»: oltre 20 puntate della durata di 10-12 minuti (serie in via di completamento) con le testimonianze dirette, in primo piano, dei Presidenti e dei numeri uno delle authority e delle agenzie nazionali che vigilano su settori vitali del nostro Paese;
  infine, è in fase di preparazione «La storia dei referendum» con il contributo di costituzionalisti ed esperti.
  Da ultimo si segnala che, anche in seguito all'insediamento del nuovo vertice aziendale, è in corso una riflessione sulle modalità di fruizione del canale tematico istituzionale.

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  GASPARRI – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI – Premesso che:

   l'11 ottobre scorso è stata resa nota un'inchiesta che ha riguardato alcuni esponenti della sinistra campana che è stata riportata da tutti i mezzi di comunicazione;

   la vicenda ha una sua rilevanza perché sono stati evocati anche importanti riferimenti istituzionali della Regione Campania;

   il TG1 non ha riferito nelle sue più importanti edizioni, di questa vicenda che invece avrebbe meritato ampia attenzione;

   la stessa testata non si è occupata della vicenda Di Donna, ovverosia delle indagini relative a un professionista legato all'ex Presidente del Consiglio Conte,

   per sapere:

   per quali ragioni il TG1 nelle principali edizioni di lunedì 11 ottobre non abbia riferito dell'arresto in Campania di un assessore regionale eletto in una lista di centrosinistra, per una vicenda nella quale risulta indagato anche il sindaco di Salerno appena confermato;

   se non si ritenga che tale condotta rappresenti un modo singolare di interpretare il ruolo del servizio pubblico e la doverosa completezza delle informazioni. (421/1971)

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI – Premesso che:

   lo scorso 11 ottobre, a partire dalla prima parte della mattinata, le agenzie di stampa battevano la notizia che gli agenti della squadra mobile di Salerno stavano eseguendo dieci misure cautelari nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, a carico di persone accusate a vario titolo (insieme ad altri indagati non destinatari delle misure) di turbata libertà degli incanti, induzione indebita, associazione per delinquere e, in un caso, di corruzione elettorale. Tra i destinatari delle misure cautelari c'era anche Giovanni Savastano (detto Nino) consigliere regionale ed ex assessore alle politiche sociali del Comune di Salerno;

   trattandosi di una notizia di sicuro rilievo, il Tg2 e il Tg3 la riportavano già nelle rispettive edizioni di metà giornata, mentre il Tg 1 non ne faceva menzione, né nell'edizione delle 13,30, né in quella delle 20;

   la citata omissione, o peggio, la censura, da parte del più seguito telegiornale del Servizio pubblico – che alle ore 13,30 ha totalizzato il 24,1 per cento di share con 3.425 spettatori e alle ore 20 il 23,2 per cento di share e 5.196 spettatori – desta notevole sorpresa e assume contorni ancora più gravi all'interno di un periodo elettorale;

   si chiede di sapere

   per quali ragioni la Direzione del Tg 1 non abbia ritenuto, lo scorso 11 ottobre, di dare la notizia dell'arresto del consigliere regionale di maggioranza della Campania ed ex assessore del Comune di Salerno. (422/1973)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi forniti dalle direzioni competenti.
  In primo luogo, si segnala come, nel processo di formazione del sommario di un notiziario, il criterio di scelta delle notizie sia la «notiziabilità», la cui valutazione rientra nell'autonomia editoriale che contraddistingue l'attività giornalistica in coerenza con il quadro giuridico di riferimento.
  Con riferimento specifico all'edizione delle 13.30 del TG1 dell'11 ottobre u.s., si evidenzia come la giornata in questione sia stata ricca di notizie di cronaca; la novità principale della mattinata è stata la divisione in due filoni dell'inchiesta sulle violente proteste avvenute a Roma sabato 9 ottobre durante le manifestazioni di contestazione all'obbligo del Green Pass.
  Nel corso della mattinata, questa novità, oltre alla notizia dell'uccisione a Buccinasco di un trafficante di droga, ha determinato, Pag. 114una rimodulazione dell'impaginazione dei fatti di cronaca. La copertura della notizia che in precedenza era di maggiore rilevanza, relativa all'inchiesta delle Fiamme Gialle che avevano effettuato in Campania un blitz con 63 misure cautelari, nell'ambito di un'indagine contro il clan dei Casalesi, da «servizio chiuso» è diventata notizia letta da studio.
  In tale quadro, la scelta dell'impaginazione delle notizie di cronaca in funzione della gradualità della loro notiziabilità è stata in linea con le scelte operate nel riassuntivo «Le notizie del giorno» dell'Ansa delle ore 13, in cui non figurava l'arresto del consigliere regionale di Campania Libera Nino Savastano.
  In ogni caso il servizio pubblico ha garantito la diffusione della notizia in altri notiziari della giornata.

  GARNERO SANTANCHÈ, MOLLICONE.- Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   si riscontra che alcune trasmissioni della RAI richiedono ai propri ospiti, come condizione per la partecipazione in studio, di sottoporsi a un tampone SarsCov2; mentre altre trasmissioni non lo richiedono;

   a titolo di esempio, il tampone è necessario per partecipare a «Oggi è un altro giorno» mentre non è richiesto per la presenza a «Porta a Porta»: programmi, peraltro, entrambi in onda su Rai 1;

   si tratta di un atteggiamento che appare contraddittorio da parte di un'Azienda che – come è logico ritenere – dovrebbe essersi dotata, nel rispetto delle norme vigenti, di propri protocolli di sicurezza a valenza generale;

   si chiede di sapere

   se esistano protocolli di sicurezza dell'Azienda in materia di sicurezza sanitaria per la partecipazione alle trasmissioni della Rai e, in tal caso, se questi protocolli prevedano o meno l'obbligo, per gli ospiti in studio, di sottoporsi preventivamente a un tampone;

   per quale ragione, in ogni caso, non vi sia una prassi uniforme al riguardo seguita da tutte le trasmissioni. (423/1976)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  Come noto, sin dai primi giorni dell'insorgere della pandemia da covid-19, la Rai – nell'ottica di adempiere con continuità alla propria missione di servizio pubblico – ha adottato procedure e dispositivi di protezione per la tutela della collettività lavorativa e di tutti i soggetti coinvolti nelle attività produttive ed editoriali.
  Sono stati pertanto fissati protocolli e misure operative caratterizzati da flessibilità, così da poter essere modulati nel tempo in rapporto all'evoluzione della pandemia e delle conseguenti disposizioni governative, che hanno normato gli obblighi in materia di tutela delle persone e delle attività produttive.
  In coerenza con gli strumenti messi a disposizione dalla scienza, l'Azienda ha attivato inizialmente uno screening mediante l'utilizzo di test sierologici, per passare successivamente – a partire da ottobre 2020 in concomitanza con la seconda ondata pandemica – a utilizzare test antigenici rapidi modulati secondo il contesto contingente, le specificità delle attività produttive e il grado di criticità dei casi.
  Nel tempo sono stati definiti ed implementati protocolli di screening generali per le attività aziendali e specifici per singole produzioni radiotelevisive.
  A questo proposito si ritiene opportuno evidenziare il «protocollo Sanremo» condiviso con il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e considerato best practice dalla comunità scientifica e dallo stesso Organismo.
  In tale quadro di riferimento, si sottolinea pertanto che l'azienda si è dotata di protocolli di sicurezza a valenza generale, nell'ambito dei quali gli editori hanno adottato modulazioni specifiche in funzione delle dinamiche organizzative del singolo programma, modulazioni che possono richiedere azioni di contestuale flessibile attuazione del protocollo.
  Nello specifico dei programmi citati, occorre evidenziare che a seguito delle recenti disposizioni entrate in vigore da lunedì 13 settembre 2021, la Rete 1 aveva dato indicazioni Pag. 115 di mantenere per gli ospiti la richiesta di un tampone antigenico nelle 48 ore precedenti la partecipazione ai programmi. Detta indicazione è stata seguita da tutte le produzioni di Rai 1, inclusi «Oggi è un altro giorno» e «Porta a Porta» e soltanto in alcuni casi dettati dall'urgenza o dalla impossibilità dell'ospite a sottoporsi al test antigenico in tempi compatibili con le registrazioni si è proceduto, in alternativa, alla verifica della validità del green pass. Pertanto, si è trattato di una necessaria flessibilità, prevista peraltro nei protocolli di sicurezza dell'Azienda, in un programma come «Porta a Porta» che il più delle volte è legato all'attualità dell'agenda politica e ai suoi protagonisti.
  In ogni caso, in attuazione dell'art. 3, comma 5, del D.L. 21 settembre 2021, n. 127, sono state di recente definite le modalità organizzative e procedurali per lo svolgimento delle verifiche in ordine al possesso della certificazione verde COVID-19, ai fini dell'accesso ai luoghi di lavoro. A tal fine è stato stilato un documento molto articolato che descrive nel dettaglio la procedura, la quale è in vigore dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021, salvo proroghe o modifiche che dovessero essere apportate alla disciplina di legge di riferimento.
  Le verifiche circa il possesso del «Green Pass» vengono svolte nei confronti di chiunque acceda, a qualunque titolo, ai luoghi di lavoro aziendali. Pertanto, esse riguardano, in via esemplificativa, il personale dipendente della Rai o altra Società del Gruppo, i lavoratori legati alla Rai o altra Società del Gruppo da un contratto di lavoro autonomo di qualunque tipologia (professionale, occasionale, artistico di spettacolo/non artistico, di collaborazione coordinata e continuativa, ecc.), i partecipanti a stages/tirocini aziendali, il personale dipendente, o comunque legato da contratto di collaborazione con altro datore di lavoro, nonché gli ospiti ed i visitatori.

  ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   L'ex sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita, tra i promotori ed estensori della Legge sulla Par Condicio n. 28 del 2000, in un articolo sul quotidiano «Il manifesto» del 6 ottobre ha scritto, a proposito degli inviti ai giornalisti nelle trasmissioni di informazione del servizio pubblico: «Taluni giornali sono sempre in video, con una reiterazione seriale. Altri no. Spicca per la pervicace emarginazione proprio il manifesto. (...) Senza nulla togliere ad altre insistite presenze nei talk o negli svariati commentari, risalta a occhio nudo un'ingiustizia davvero ingiustificata. Ma come mai tutto questo accade? Si tratta solo di una discutibile scelta discriminatoria o c'è una routine che orienta dietro le quinte gli inviti? Il sospetto è giustificato, vista l'insistente diceria in base alla quale lo scambio delle diverse opinioni è oggetto di filtri orchestrati da apposite agenzie. Magari non è vero, ma le voci sono insistenti e le fonti svariate».

   Giovanni Valentini, giornalista di grande esperienza, ex direttore di settimanali come «L'Espresso» e «L'Europeo» e ai vertici per anni del gruppo giornalistico «Repubblica», nonché ex portavoce dell'Antitrust, nella sua rubrica settimanale sul «Fatto Quotidiano» del 16 ottobre ha scritto: «Non c'è ovviamente nulla di male che un giornalista vada in televisione e partecipi a qualche trasmissione o talk-show. Né tantomeno se fa televisione in proprio, cioè per contro della propria testata o per un'emittente del proprio gruppo editoriale. Ma, quando si tratta in particolare della tv pubblica, sarebbe opportuno capire in base a quali regole vengono invitati e ospitati i giornalisti esterni, a tutela del pluralismo dell'informazione e in questo caso anche del pluralismo politico. Ora, in un articolo apparso sul Manifesto e sul quotidiano online Blitz, l'ex sottosegretario alle Comunicazioni Vincenzo Vita ha puntato il dito contro quelle che lui definisce “comparsate”, ponendo una domanda che merita una risposta precisa e definitiva: con quale criterio sono scelti i giornali in tv? E ha insinuato il sospetto che sia una misteriosa agenzia a deciderlo, in base a una logica di mercato. Tanto più la questione richiede un chiarimento da parte della Rai che, avendo il compito istituzionale Pag. 116 di fornire un servizio pubblico, è chiamata a rispettare i principi del pluralismo e della trasparenza ancor più delle emittenti private».

   Nelle trasmissioni di informazione della Rai sono spesso invitati giornalisti esterni, in alcuni casi, come quello di Andrea Scanzi a «Cartabianca» su Rai3, dietro compenso.

   Si chiede di sapere

   In base a quali criteri vengano scelti i giornalisti esterni ospiti delle trasmissioni di informazione Rai. Perché alcune testate giornalistiche abbiano grande visibilità a fronte di altre, come «il manifesto», che vengono quasi del tutto ignorate. Se e in quali casi i giornalisti esterni invitati vengano retribuiti. Se i rapporti con i giornalisti esterni invitati nelle trasmissioni Rai siano in parte o del tutto intermediati, come ha dichiarato l'ex sottosegretario Vita, da agenzie e agenti, come accade per artisti e personaggi dello spettacolo. Qualora esistano ruoli di intermediazione di agenzie e agenti, se l'azienda non ritenga doveroso ribadire l'evidente differenza che deve esserci nel servizio pubblico tra informazione e spettacolo. (424/1980)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In primo luogo, si ritiene opportuno evidenziare che, nel processo di scelta dei giornalisti esterni da ospitare nei programmi, l'Azienda tiene sempre presente il proprio ruolo istituzionale di servizio pubblico, basato sul rispetto dei principi del pluralismo e della trasparenza.
  Nella prima fase decisionale, gli autori dei programmi – tenendo conto degli argomenti affrontati di puntata in puntata – scelgono i giornalisti da ospitare in base alla loro competenza sui temi, alla loro notorietà e alla loro autorevolezza.
  Nel processo di scelta non c'è alcun tipo di ingerenza, ma è naturale che, laddove vi siano giornalisti rappresentati da agenti o procuratori, ci sia un'attività di supporto da parte delle relative agenzie.
  Sul tema dei compensi, la tipologia va dal semplice rimborso spese alla remunerazione specifica della prestazione richiesta. Giova sottolineare che la retribuzione viene corrisposta solo quando è già stata prevista in passato dai precedenti aziendali del giornalista e che di recente i corrispettivi stanziati sono più bassi rispetto ai precedenti.
  Per quanto riguarda la turnazione delle Testate ospitate nelle trasmissioni, occorre tener presente in primis che l'autorevolezza e la notorietà del giornalista (e di conseguenza della Testata a cui il professionista fa capo) sono parametri prioritari di scelta. Inoltre, la presenza delle Testate è commisurata alla loro diffusione e al peso che ricoprono nel panorama editoriale.
  In ogni caso, nel rispetto del pluralismo e della diversità delle opinioni, la Rai dà comunque visibilità a tutte le Testate, incluse quelle a tiratura più contenuta o che hanno uscite non quotidiane. Solo per citare un esempio, Rainews24 ogni giorno dà spazio nelle proprie rassegne stampa a una pluralità di copertine di Testate, inclusa quella del Manifesto, così come quelle di altre testate. Inoltre, il canale all news abitualmente ospita nel corso della giornata i giornalisti di ogni orientamento.

  GALLONE. Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – premesso che:

   da articoli di stampa la scrivente ha appreso che si sta pensando di modificare la fascia oraria di messa in onda di «Un posto al sole», la fiction di rai 3 molto amata dal pubblico e molto seguita proprio per il momento della giornata in cui va in onda;

   un appuntamento che peraltro dà lustro e valorizza il centro di produzione Rai di Napoli;

   in particolare si apprende che nella fascia oraria oggi occupata da «Un posto al sole» verrebbe inserito uno spazio di approfondimento di informazione che andrebbe peraltro a raddoppiare l'offerta di approfondimento nello stesso orario in cui va in onda il Tg2 post su Rai 2 facendo l'errore di collocare in antagonismo le due reti, creando di fatto un doppione;

   sarebbe opportuno evitare di deludere e disaffezionare il pubblico che segue «Un Pag. 117posto al sole», che peraltro sta esternando sui social e pubblicamente il proprio profondo disappunto, ed evitare altresì di realizzare un palinsesto ridondante che creerebbe solo inutile concorrenza tra due reti della stessa Rai,

   per sapere:

   se non intendano prevedere al più presto un'alternativa che consenta una programmazione che soddisfi allo stesso tempo il pubblico e le reti. (425/1982)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In primo luogo, si ritiene opportuno evidenziare che l'Azienda sta lavorando al nuovo Piano Industriale/Editoriale, nell'ambito del quale si colloca anche, come è normale in questo tipo di processo, un progetto di ridefinizione dei palinsesti.
  L'obiettivo è l'arricchimento dell'offerta generalista e specializzata, sia nei contenuti che nel mix dei generi editoriali, in coerenza con la mission propria di un servizio pubblico universale e inclusivo.
  Tutto ciò premesso, si informa che in questa fase del processo di elaborazione dei Piani, non è stata presa alcuna decisione rispetto ad una eventuale diversa collocazione oraria della soap «Un posto al sole».

  VERDUCCI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai – Premesso che:

   sin dalla prima fase della pandemia da Covid-19 il lavoro agile, definito dall'articolo 18 della legge 22 maggio 2017, n. 81, ha rappresentato una valida soluzione al duplice fine di ridurre il rischio di contagio e mantenere in attività numerose realtà lavorative;

   secondo i dati raccolti dall'Osservatorio smart working della School of Management del Politecnico di Milano, nella fase più acuta dell'emergenza circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani è passato al lavoro agile, con miglioramento delle competenze digitali dei dipendenti e di ripensamento dei processi aziendali;

   l'Istat, nel rapporto 2020, ha sottolineato come l'esperimento del lavoro agile abbia messo in evidenza le potenzialità dello strumento in termini di riduzione dei tempi di spostamento e stress psico-fisico, riduzione del rischio di incidenti stradali e dell'inquinamento ambientale;

   tra il 2020 e il 2021, molte aziende legate a diversi settori produttivi, compreso quello radiotelevisivo, hanno stipulato accordi con le relative associazioni sindacali di categoria al fine di disciplinare il ricorso al lavoro agile, anche secondo una tipologia «ibrida», come nel caso di Sky Spa, intesa come combinazione di attività da remoto in regime di smart working e di attività svolte in presenza presso la sede aziendale con l'obiettivo di realizzare un equilibrio tra la dimensione lavorativa e quella privata;

   nel settore delle imprese radiotelevisive, multimediali e multipiattaforma, in particolare, risultano aver sottoscritto accordi con le parti sociali finalizzati a disciplinare lo smart working: il Gruppo Mediaset, che in data 21 maggio 2021 ha sottoscritto un accordo sul lavoro agile secondo la logica «almeno 1» («le attività lavorative potranno essere svolte almeno un giorno alla settimana da remoto e almeno un giorno alla settimana in sede, attraverso una pianificazione settimanale definita all'interno delle singole strutture»); Sky Spa, che il 6 aprile 2021 ha sottoscritto un «accordo di regolamentazione del lavoro da remoto nella fase post emergenziale» di tipo «hybrid working» che prevede un massimo di 12 giornate al mese lavorabili al di fuori dell'azienda (esattamente: «12 giorni al mese per i non turnisti e per il customer care, 8 per i turnisti»); Rai pubblicità, nell'ambito del Gruppo Rai, ha sottoscritto un accordo sperimentale sul lavoro agile in data 21 luglio 2021 che prevede la possibilità per ciascun dipendente di operare in smart working 8 giorni al mese non frazionabili;

   considerato che:

   nell'ambito delle imprese radiotelevisive, Rai Spa continua, dal 2020, ad applicare il cosiddetto «smart working semplificato Pag. 118» non essendo ancora stato sottoscritto un accordo con le organizzazioni sindacali per giungere ad una disciplina propria del lavoro agile, né mediante accordo specifico né nel quadro di un contratto collettivo nazionale che ancora non risulta rinnovato;

   si chiede di sapere:

   quale posizione intende assumere la Rai nel quadro delle aziende che hanno disciplinato lo smart working in accordo con le parti sociali;

   se l'Azienda intenda procedere ad una regolamentazione della fase post emergenziale del lavoro agile all'interno del rinnovo contrattuale che introduca, per il proprio personale dipendente, la possibilità di ricorrere allo smart working secondo modalità e numero di giornate su base mensile analoghe a quella adottate in Rai Pubblicità o in altre aziende del settore radiotelevisivo, ovvero se intenda procedere con un accordo che preveda una modalità differenziata per aree aziendali (staff, editoriale, produzione) e che tenga conto delle diversità mansionali dei profili professionali in essa operanti. (426/1984)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si forniscono i seguenti elementi informativi sulla base delle indicazioni delle competenti strutture aziendali.
  In primo luogo, si ritiene opportuno evidenziare che, a partire dai primi giorni della pandemia nel marzo 2020, in coerenza con le previsioni normative sul cosiddetto «smart working emergenziale», ovvero applicabile unilateralmente dall'azienda sulla base di accordi individuali, la Rai – in un'ottica di massima tutela della salute e sicurezza del personale – ha posto in smart working oltre la metà dei circa 12.000 dipendenti (Quadri, Impiegati e Operai, Giornalisti e Dirigenti) con contratto di lavoro subordinato.
  L'esperienza, che ha rappresentato l'occasione per accelerare i processi di implementazione delle tecnologie e di apprendimento delle competenze ad esse collegate, ha dato riscontri positivi nella maggioranza dei casi.
  Dall'autunno del 2020 è stata avviata la trattativa per il rinnovo contrattuale sulla base della «Piattaforma» presentata dalle OO. SS., che sottoscrivono il Contratto Collettivo per oltre 9.000 dipendenti con qualifica di Quadri, Impiegati ed Operai.
  La Piattaforma reca tra i punti più qualificanti proprio lo smart working e pertanto è stata istituita una apposita Commissione con componenti aziendali e sindacali con lo scopo di esaminare e affinare la materia.
  Nel corso del primo semestre del 2021, è stata quindi formalmente presentata dalla Rai al Sindacato una proposta di regolamentazione di questa nuova modalità di lavoro. L'obiettivo comune delle Parti è quello di giungere alla sottoscrizione di un accordo sullo smart working, nell'ambito del rinnovo del Contratto Collettivo, entro la fine del corrente anno, per poterlo applicare al personale con qualifica di Quadri, Impiegati ed Operai all'inizio del 2022.