CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 settembre 2021
661.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52. Doc. XXV, n. 4-bis.

EMENDAMENTI

ART. 5.

  Dopo il quinto punto della premessa, aggiungere i seguenti:

    5-bis) dal 4 agosto 2020, quando nel porto di Beirut esplosero 2750 tonnellate di nitrato d'ammonio, la crisi del sistema politico-istituzionale libanese ha subito una spinta d'accelerazione. Attualmente il Libano versa in gravi difficoltà socio-economiche: la lira libanese ha perso oltre l'80 per cento del suo valore in un solo anno, provocando un aumento dei prezzi di circa il 300 per cento; e la metà della popolazione vive in condizioni di povertà. A ciò si aggiunge la difficoltà di reperire beni di prima necessità, tra cui anche farmaci, e il fatto che la fornitura di energia elettrica è stata ridotta e procede a singhiozzo da tempo. Emblematica è stata l'interruzione della seduta del parlamento libanese incaricato di pronunciarsi sulla fiducia al nuovo governo guidato dal premier Najib Miqati a causa di un prolungato blackout. Alla ripresa dei lavori il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, pressava il Primo ministro per accelerare il suo intervento temendo nuove interruzioni di corrente;

    5-ter) l'Unicef rivela che più di 4 milioni di persone corrono il rischio immediato di perdere l'accesso all'acqua potabile, stimando che, a causa della carenza di fondi, di carburante e di rifornimenti di cloro e pezzi di ricambio nelle prossime settimane, la maggior parte del pompaggio di acqua cesserà gradualmente in tutto il Libano;

    5-quater) il Libano, ben prima dell'esplosione del 4 agosto 2020, è stato teatro di numerose proteste popolari contro la corruzione endemica del Paese: la richiesta non negoziabile proveniente dalla società civile era la dimissione dell'intera classe dirigente;

    5-quinquies) parallelamente al quadro di crisi economica, politica e sanitaria, vi è anche l'aspetto umanitario da tenere in alta considerazione. In Libano si conta la presenza di rifugiati siriani e campi palestinesi, che, tradotta in numeri, fa registrare, nel gennaio 2020, la presenza di 910.256 rifugiati sul territorio libanese;

    5-sexies) l'impegno italiano in Libano vanta un percorso quarantennale ed è considerato il più rilevante dell'intera forza multinazionale schierata dalle Nazioni Unite e denominata United Nations Interim Force in Lebanon (Unifil), ha vissuto evoluzioni positive, ampliando il perimetro del suo mandato, che, attualmente, contempla anche il supporto alla popolazione locale attraverso progetti umanitari e di sviluppo. A fronte degli oltre 40 anni di operazione, che hanno permesso all'Italia di accogliere il plauso delle Nazioni Unite e della popolazione libanese, oltre che del Governo israeliano, l'Italia è ora potenzialmente in grado di esercitare una forte influenza nell'area;.

  Conseguentemente, con riferimento alla premessa, al sesto punto, dopo le parole: a sostegno della popolazione aggiungere le Pag. 25seguenti: libanese e; al settimo punto, dopo le parole: la crisi aggiungere le seguenti: libanese e; all'ottavo punto, al primo periodo, dopo le parole: interventi umanitari in, aggiungere le seguenti: Libano e; al secondo periodo, sostituire le parole: nel Paesi con le seguenti: in entrambi i Paesi e, al terzo periodo, dopo le parole: profughi nei Paesi limitrofi, aggiungere le seguenti: all'Afghanistan; al decimo punto, dopo le parole: sostenere le comunità locali, aggiungere le seguenti: in Libano; al dodicesimo punto, dopo le parole: iniziative di resilienza a favore della popolazione, aggiungere le seguenti: libanese e.

  Conseguentemente, con riferimento al dispositivo, dopo le parole: «in risposta alla situazione» aggiungere le seguenti «in Libano e» e aggiungere, in fine, le seguenti parole: con l'impegno affinché il Governo estenda l'uso del suddetto fondo in favore della popolazione libanese: l'impiego di almeno 20 dei 120 milioni di euro dovrà essere direttamente utilizzata dagli enti che operano in loco per il supporto sanitario e umanitario, controllando attentamente che gli stessi non vengano dispersi per i problemi legati alla dilagante corruzione delle istituzioni.
5.1. Ermellino.

ART. 9.

  Al nono punto della premessa, aggiungere, in fine, le seguenti parole: purché gli stessi si impegnino concretamente con azioni volte al contrasto della corruzione e dei traffici illeciti di stupefacenti.

  Conseguentemente, con riferimento al dispositivo, aggiungere, in fine, le seguenti parole: con l'impegno affinché il Governo elargisca fondi a paesi limitrofi che si ospitino sfollati/rifugiati afgani a condizione che abbiano reciprocamente sottoscritto col nostro Paese accordi bilaterali per il contrasto al traffico di stupefacenti, e che gli stessi vengano realmente attuati e i risultati siano verificabili.
9.1. Ermellino.

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ALLEGATO 2

Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52. Doc. XXV, n. 4-bis.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLE COMMISSIONI

   Le Commissioni riunite III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,

   esaminata la Deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 2 settembre 2021, di modifica della deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 (Doc. XXV, n. 4-bis);

   richiamata la risoluzione n. 6-00194, approvata il 15 luglio 2021 dalla Camera dei deputati sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (Doc. XXV, n. 4), nonché sulla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2020, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2021 (Doc. XXVI, n. 4), adottate il 17 giugno 2021, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;

   richiamata l'audizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sulla situazione in Afghanistan, svolta il 24 agosto 2021 davanti alle Commissioni congiunte esteri e difesa del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati;

   richiamata l'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Afghanistan, svolta nell'Aula della Camera dei deputati il 7 settembre 2021;

   preso atto, altresì, dell'attività conoscitiva svolta dalle medesime Commissioni sulla crisi in Afghanistan e sui possibili scenari successivi;

   premesso che:

    l'Italia ha dato seguito alle decisioni assunte in ambito NATO al fine di porre termine alla missione NATO Resolute Support (RSM) in Afghanistan, dove da tempo è stato completato il ritiro dei militari italiani;

    l'Italia, fin dall'avvio del proprio impegno in Afghanistan, ha operato sul piano militare e degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno della stabilizzazione e pacificazione del Paese, della società civile locale e dei diritti fondamentali, in particolare per le donne, i minori e le minoranze, e ha concorso in sede NATO al confronto sull'esito della missione e sulle modalità per continuare a sostenere il processo democratico in Afghanistan;

    l'evoluzione della situazione in Afghanistan, prodottasi nel corso del mese di agosto 2021, impone un radicale mutamento degli obiettivi e degli ambiti di operatività della missione di cui alla Scheda n. 52 dell'allegato I alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021, relativa al sostegno alle Forze armate e di polizie afghane nel contesto di una cooperazione intergovernativa che era complessivamente finalizzata alla stabilizzazione e allo sviluppo del Paese;

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    dopo la dissoluzione delle forze armate e di sicurezza afghane e la rapida presa di potere da parte dell'insorgenza talebana, che ha avuto luogo contestualmente al ritiro del contingente internazionale dal Paese è venuta meno ogni controparte istituzionale legittimamente riconosciuta e ogni presupposto per la prosecuzione degli impegni assunti in termini di sostegno all'addestramento e formazione di forze armate e di sicurezza locali;

    nel nuovo scenario afghano l'Italia allinea la propria azione al dettato della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2593(2021), agli impegni assunti dalla Conferenza umanitaria di alto livello sull'Afghanistan, convocata dal Segretario Generale dell'ONU e svolta il 13 settembre 2021, e alle determinazioni assunte in sede di Unione Europea, nonché di G7 e G20, in collaborazione con la NATO e i suoi alleati;

    in linea con l'impegno della Comunità internazionale e nell'interesse dalla pace, della sicurezza e della stabilità globale e regionale – tenuto conto dell'incremento di rischi connessi al terrorismo fondamentalista, a flussi migratori irregolari, a fenomeni criminali transnazionali anche connessi al traffico di esseri umani – l'Italia intende operare attraverso interventi di emergenza volti a mitigare le conseguenze della crisi sul piano umanitario, a sostegno alla popolazione afghana, in particolare alle categorie di soggetti deboli e vulnerabili, come donne e minori, e ai Paesi della regione colpiti dall'esodo di profughi ed esposti alla propagazione dell'instabilità interna all'Afghanistan;

    la crisi afghana pone sfide politiche, securitarie ed umanitarie ad ampio raggio e prospetta rischi di instabilità sulla regione centroasiatica sotto il profilo del terrorismo e di nuove ondate migratorie; è, pertanto, necessario agire con la massima urgenza per evitare ulteriori sofferenze alla popolazione e arginare gli effetti di una catastrofe umanitaria, destinata ad aggravarsi con l'approssimarsi della stagione invernale e sostenere i Paesi limitrofi che accolgono i rifugiati afghani;

    conseguentemente, i contributi italiani per il periodo settembre-31 dicembre 2021, finalizzati al finanziamento della Scheda n. 52 come modificata, dovranno essere destinati in via prioritaria a sostenere progetti e interventi umanitari in Afghanistan, realizzati dagli organismi del sistema delle Nazioni Unite (tra cui l'Ufficio del Coordinatore per gli Affari Umanitari, l'Alto Commissariato per i Rifugiati, la FAO, il Programma alimentare mondiale, il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e altri rilevanti soggetti che continuano ad operare nel Paese quali il Comitato Internazionale della Croce Rossa, anche favorendo il coinvolgimento delle ONG italiane. Il Tavolo di coordinamento del sistema della cooperazione italiana per l'Afghanistan, istituito presso il MAECI, potrà contribuire a identificare i settori e gli interventi prioritari a sostegno dei diritti umani, della sicurezza alimentare, della salute, della lotta alla violenza di genere e a favore degli sfollati interni, anche al fine di evitare un aggravamento della crisi umanitaria già in essere nel Paese anche a causa della grave siccità che ha colpito la regione. Ulteriori fondi saranno destinati all'accoglienza e gestione degli sfollati e dei profughi nei Paesi limitrofi, anche per il tramite delle Agenzie ONU, con attenzione prioritaria per donne e bambine e altri soggetti vulnerabili;

    quanto al rischio di ondate migratorie incontrollate dirette verso l'Europa, occorre profondere tutto l'impegno possibile per scongiurarle, anche per prevenire fenomeni di infiltrazione dei flussi migratori da parte di cellule terroristiche, mediante la realizzazione di una strategia migratoria per i Paesi dell'area che preveda interventi tempestivi e risoluti utili a scoraggiare anche l'apertura di nuove rotte e assicurando tutto il sostegno necessario ai Paesi confinanti con l'Afghanistan;

    occorrerà, in particolare, per il tramite delle Agenzie ONU, sostenere le comunità locali e le istituzioni dei Paesi limitrofi di accoglienza dei profughi afghani, che dovranno al contempo essere sensibilizzate Pag. 28 al rispetto dei diritti umani nella gestione dei rifugiati e dei flussi migratori;

    quanto ai corridoi umanitari, definiti i necessari protocolli, essi dovranno riguardare soggetti particolarmente vulnerabili o che abbiamo un legame con l'Italia, con priorità per i cittadini afghani che abbiano collaborato con il nostro contingente, e/o con altre istituzioni italiane e organizzazioni umanitarie di cooperazione italiane, e le relative famiglie;

    condivisi pertanto gli obiettivi della nuova missione, relativi a: 1) «miglioramento delle condizioni di accoglienza e delle iniziative di resilienza a favore della popolazione afghana, in particolare degli sfollati/rifugiati nei Paesi dell'area a seguito dell'evoluzione della situazione nel corso del mese di agosto 2021»; 2) «iniziative volte a facilitare l'accoglienza di sfollati/rifugiati afghani»; 3) «partecipazione italiana all'attuazione di iniziative UE e internazionali di risposta alla situazione in Afghanistan»,

autorizzano

   per il periodo 1o settembre – 31 dicembre 2021, la modifica della Deliberazione del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021 relativa alla prosecuzione nel 2021 delle missioni internazionali e delle attività già autorizzate per il 2020 e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2021, limitatamente alla scheda n. 52 (Doc. XXV, n. 4-bis), al fine di finanziare un Fondo per interventi di risposta alla situazione in Afghanistan e per il sostegno umanitario alle popolazioni coinvolte anche nei Paesi limitrofi.
(8-00134) «Di Stasio, Pagani».

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ALLEGATO 3

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Lubiana il 9 settembre 2021.

RELAZIONE DI SINTESI

  Come avviene ormai senza soluzione di continuità dal 2015, anche questa edizione della Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) è stata preceduta dalla consueta riunione informale del cosiddetto GroupMED, ridenominato Gruppo MED7 in analogia con il consolidato esercizio governativo, riunitosi da ultimo nel settembre del 2020 ad Ajaccio. La riunione è stata articolata in due sessioni, la prima dedicata agli sviluppi della situazione nel Mediterraneo orientale e in Libia, la seconda sul tema della dell'immigrazione e dei passi in direzione di un approccio onnicomprensivo.
  La riunione – a cui hanno preso parte per la Camera dei deputati il presidente della Commissione Affari esteri e comunitari, Fassino, e gli Onorevoli Orsini e De Menech – è stata aperta da un intervento introduttivo del presidente della Commissione Esteri del Parlamento greco, On. Konstantinos Gioulekas, che ha sottolineato l'opportunità di rafforzare la cooperazione tra i Paesi del Gruppo MED sui due temi all'ordine del giorno della riunione odierna: la sicurezza e la stabilità della regione mediterranea, con particolare riferimento alla situazione nel Mediterraneo orientale e alla crisi libica; la gestione del fenomeno migratorio, che necessita di un approccio condiviso, tanto più in ragione degli effetti che potrebbero derivare dalla crisi in corso in Afghanistan.
  Sottolineando l'importanza della diplomazia parlamentare, ha segnalato l'avvio di una cooperazione con le omologhe Commissioni della Camera dei deputati italiana e dell'Assemblea nazionale francese.
  Il Ministro degli Affari esteri greco, Nikos Dendias, sottolineando la necessità di considerare la regione mediterranea nel suo complesso, superando la tradizionale distinzione tra Vicino e Medio Oriente, ha rilevato che l'approccio cooperativo dei Paesi UE, da sempre orientati alla pace e alla stabilità, si scontra con le strategie anacronistiche di un Paese (la Turchia, ndr), che mirano a ripristinare la propria egemonia rievocando i fasti dell'impero ottomano, anche a costo di piegare le regole del diritto internazionali ai propri interessi nazionalistici. Evidenziando l'esigenza che l'UE adotti misure concrete di solidarietà verso i Paesi – Grecia e Cipro – che hanno maggiormente subito l'aggressività turca, ha tuttavia rilevato l'opportunità di mantenere una prospettiva europea per Ankara, avviando una interlocuzione con le forze di opposizione al regime di Erdoğan, anche quelle espressione della società civile. A suo avviso, la risoluzione dei problemi della regione mediterranea può venire solo da una risposta autenticamente europea, fondata sulla collaborazione tra Governi, Parlamenti e società civile.
  In sede di dibattito è intervenuto l'On. George Karoullas (Cipro) che, concordando sulla rilevanza dei temi proposti, entrambi di comune interesse, ha evidenziato il ruolo destabilizzante della Turchia che, pur essendo un Paese candidato all'adesione, persevera in una politica aggressiva che mette a rischio la stabilità del Mediterraneo orientale e le rotte di approvvigionamento energetico. A suo avviso, sarebbe pertanto opportuno che l'Unione europea riequilibrasse il proprio asse di intervento, spostando il focus dal versante orientale a quello mediterraneo.
  Il presidente Gioulekas si è associato alle critiche sulle scelte di Ankara che, malgrado lo status di Paese candidato, continua a minacciare gli interessi di Paesi Pag. 30membri dell'UE, tra l'altro in palese violazione delle norme del diritto internazionale.
  Il presidente Fassino, ricordando che l'intera regione mediterranea – dallo stretto di Hormuz a Gibiltyerra – è attraversata da crisi, tensioni e instabilità, ha auspicato l'avvio di una riflessione su un nuovo sistema di governance multilaterale, che consenta all'Unione europea di esercitare un ruolo attivo ed efficace nella gestione degli innumerevoli dossier aperti. Rispetto alla crisi libica, ha segnalato che il buon esito del processo politico in corso (cd. «processo di Berlino»), che dovrebbe condurre alle elezioni del 24 dicembre prossimo, rischia di essere vanificato dal persistente attrito tra i diversi livelli istituzionali libici (Camera dei rappresentanti di Tobruk, Alto Consiglio di Stato e Governo ad interim). A suo avviso, è dunque auspicabile che gli Stati membri dell'UE e le istituzioni europee si adoperino per agevolare il dialogo politico tra le parti e assicurare il regolare svolgimento delle elezioni: diversamente, c'è il serio rischio che possano insorgere tensioni, preludio ad un nuovo conflitto che avrebbe effetti immediati – e deflagranti – nel Sahel e in Tunisia.
  L'On. Ana Maria Bottella (Congreso, Spagna) si è associata all'auspicio che, la rinnovata collaborazione tra i Paesi mediterranei possa costituire la base per il sistema di governance multilaterale evocato dal collega Fassino, essenziale per affrontare le sfide comuni, a partire dall'emergenza migratoria e dalla lotta contro i traffici illegali nel Mediterraneo, responsabili di tante morti nel Mare Nostrum.
  Dopo un'annotazione critica del presidente Giuleikas in merito alla capacità di solidarietà da parte degli Stati membri dell'UE di fonte a minacce comuni, la sen. Pinotti si è detta in linea con l'intervento del Ministro degli esteri greco, evidenziando la necessità di fare leva sulle forze collaborano nel lavoro di stabilizzazione, includendo il più possibile la Turchia, Paese che ha assunto atteggiamenti assertivi che ha al suo interno forze che possono dare contributi costruttivi. Quanto al Mediterraneo si è soffermata sul tema libico, evidenziando le difficoltà da affrontare per assicurare il mantenimento della data delle elezioni, fissate 24 dicembre, a partire dalla mancata definizione dei necessari riferimenti normativi che tengano anche conto del voto all'estero. In merito alla situazione in Afghanistan, occorre un impegno rafforzato contro il terrorismo, oltre alla prospettiva di nuovi flussi migratori.
  Di interesse il contributo del deputato portoghese on. Pedro Roche, intervenuto anche in quanto vicepresidente della Commissione sul mediterraneo che ha segnalato l'impegno dell'on. Migliore quale presidente dell'Assemblea parlamentare per il Mediterraneo, l'emergenza della situazione libanese, ormai uscita dai radar dell'attenzione internazionale, e l'esigenza di facilitare il dialogo parlamentare nell'interesse della soluzione del conflitto in Medio Oriente.
  Dopo alcuni interessanti interventi da parte greca (soprattutto l'on. Katroukalos, già ministro degli esteri greco, che si è detto molto critico rispetto all'iniziativa di americana per il ritiro dall'Afghanistan e ha rilevato come l'Unione europea, malgrado alcuni progressi, sia ancora distante dall'esprimersi con una voce unica sui temi di politica estera. In tal senso il dramma afghano è un caso di scuola, come la questione cipriota. La nostra priorità in futuro è dimostrare la nostra forza, anche economica, anche a livello mondiale, e il valore prioritario che assicuriamo a diritti umani e diritto internazionale. Sulla Libia ha rilevato che al momento in luogo di una politica paneuropea si assiste ad una sommatoria di interessi nazionali, nell'insufficienza del cd. processo di Berlino, che non include la Grecia malgrado i suoi importanti interessi nell'area, a conferma di un metodo di politica estera alquanto discutibile), è intervenuto l'on. Orsini che ha accentuato l'esigenza obiettiva e condivisa di spostare baricentro di politica europea su fronte sud sud ed est. Se è vero che ci sono anche altre rilevanti priorità (i rapporti con la Russia e i rapporti transaltantici), le grandi linee di frattura e consenso di politica internazionale passano dal Mediterraneo e dal Vicino Oriente. I drammatici Pag. 31sviluppi in Afghanistan riguardano direttamente questa area se non altri in quanto destinazione di profughi e di azioni di destabilizzazione. Nella direzione di unire il Mediterraneo vanno gli Accordi Abramo con l'unico limite e rammarico del mancato sostegno da parte palestinese. L'on. Orsini ha anche evocato il convitato di pietra rappresentato dal ruolo di Ankara, Paese partner imprescindibile per gli equilibri regionali, oltre che grande Paese Nato. Certamente, la Turchia, non può chiamarsi fuori dalle regole del diritto internazionale e di multilateralismo indispensabile per gestire dossier come Cipro, l'Azerbaijan o la Libia, dove la Turchia ha ruolo importante, da esercitare per favorire la composizione nazionale e decisivo anche per il suo rapporto con l'UE.
  L'on. Fassino – concorde il Presidente Giouleikas – si è quindi detto a favore della proposta spagnola sulla stesura di un documento comune, con tutti i temi discussi da proporre alle istituzioni europee, a partire dall'Alto Rappresentante Borrell e che includa l'appello alla prosecuzione del processo politico in atto in Libia, scongiurando ogni stallo pericoloso.
  Sulla seconda sessione l'intervento di merito è stato svolto da Margaritis Schinas, Vice Presidente della Commissione europea e Commissario per la promozione del modo di vivere europeo, che ha subito dichiarato il fallimento dell'Occidente in Afghanistan, con la consegna del paese ai talebani. Quanto al Patto europeo per le migrazioni, ha illustrato la proposta europea avente per focus la gestione efficace dei confini esterni dell'UE. In tale ottica, occorrono processi coerenti per selezionare chi arriva alle frontiere esterne e per decidere se effettivamente sussiste la possibilità di riconoscere il diritto all'asilo, nel contesto di una responsabilità e un dovere condiviso alla solidarietà: le proposte della Commissione in tema di immigrazione non riguardano, infatti, il «se» ma il «come» della solidarietà. Purtroppo non tutti gli stati membri concordi ma c'è coordinamento e accordo sulla istituzione di una agenzia per l'asilo a livello europeo per scongiurare l'azione di leader extraeuropei (leggi Lukaschenko) che approfittano di sofferenze di immigrati usati come minaccia ibrida contro l'Europa, come è avvenuto in Ucraina e in Lituania. L'unico aspetto positivo di questo fenomeno è la mobilitazione della difesa europea che su questo tema sta raccogliendo le forze. IN merito alla crisi afghana, è sottolineato che l'Europa non ne è responsabile. Ciò detto, non si tratta di una emergenza paragonabile a quella del 2015-2016, sebbene vi siano evidente di un flusso diretto verso l'Europa. Sarebbe comunque molto errato ingenerare la percezione del reiterarsi della crisi già vissuta pochi anni fa: stiamo collaborando con i Paesi limitrofi, lungo la cosiddetta «Via della seta», realizzando un sistema forte contro i trafficanti. Un'altra differenza è che l'UE non dovrà agire da sola, è stato messo in campo uno sforzo più ampio in sinergia con il G7, l'ONU e il G20. È un impegno dell'intera comunità internazionale con l'Europa al centro. Schinas ha evidenziato che per la prima volta la Turchia appare disposta ad aumentare la protezione delle sue frontiere per evitare di accogliere flussi dall'Afghanistan. In generale, l'UE è dunque meglio posizionata e più pronta. Certamente, occorre potere disporre il prima possibile di un quadro unico per la politica migratoria, che è problema di tutti, non di alcuni in particolare.
  Nella prospettiva di una politica di asilo occorre il contributo dei Parlamenti nazionali che conoscono la società e le dinamiche territoriali. Schinas ha quindi invitato i parlamentari ad usare la leva del dialogo politico con la Commissione per fare pervenire le proprie posizioni poiché il tema tratta senza dubbio l'essenza della sovranità nazionale. Quanto al rapporto tra Stati Membri, i Paesi del Mediterraneo potranno contare sulla solidarietà di cui hanno bisogno in una ottica di riconciliazione e di un processo di riconversione che è in atto.
  Il successivo dibattito si è incentrato sull'esigenza di evitare un nuovo dramma umanitario e garantire la sicurezza dei nostri stati (Portogallo); elaborare dei piani comuni, siglare accordi ad hoc informali tra Paesi mediterranei, per evitare strumentalizzazioni come avvenuto al confine greco-turco, lungo il fiume Evros, e provvedere Pag. 32 a meccanismi comuni vincolanti, anche nella direzione dei rimpatri (Grecia);
  L'on. De Menech ha richiamato l'attenzione sul carattere non più emergenziale ma strutturale del fenomeno migratorio verso l'Europa, in ragione degli squilibri demografici in primis. Per questo le politiche nazionali ed europee sono fondamentali e da parte dei Paesi mediterranei non può che esserci una responsabilità rafforzata nella gestione del fenomeno. Problemi sono il controllo del Mediterraneo come fattore di sicurezza e per prevenire morti in mare e poi anche la gestione dei richiedenti asilo, che va fatta su scala europea. Dovremo lavorare sempre di più insieme per cambiare un asse europeo così che tutta UE sia impegnata in tale dibattito, per non alimentare il dibattito politico che si nutre cinicamente della condizione di malessere e difficoltà in cui vivono i cittadini europei nei Paesi destinatari di migranti. Occorre un'azione mirata dei Parlamenti europei, che devono proporre azioni concrete ai rispettivi governi, al di là dei vari colori politici, ed intrecciare le politiche su migrazione con la politica estera europea.
  L'on. Fassino ha richiamato l'esigenza di una strategia per i migranti economici a fronte delle prevedibili ripercussioni del calo demografico europeo. In tale ottica occorrono accordi con i Paesi di origine poiché la questione richiesta di diventare il problema più grande per l'UE.
  Passando ai lavori della Conferenza interparlamentare sulla PESC-PSDC, svolta nella giornata del 9 settembre, a cui hanno preso parte per la Camera dei deputati il presidente della Commissione Affari esteri e comunitari, on. Fassino, e gli Onorevoli De Menech e Delmastro delle Vedove – dopo la sessione di apertura – cui hanno contribuito Monika Gregorčič, presidente della Commissione politica estera dell'Assemblea Nazionale di Slovenia, Samo Bevk, presidente della Commissione Difesa, Bojan Kekec, presidente della Commissione del Consiglio Nazionale per le relazioni esterne e gli affari europei, Igor Zorčič, il Presidente dell'Assemblea Nazionale e Alojz Kovšca, presidente del Consiglio Nazionale, oltre a David McAllister, presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo – ci è stato il significativo intervento del Presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, entrato nel merito dei dossier geopolitici, anche in contradditorio con i parlamentari intervenuti in una inedita fase di dibattito.
  Pahor ha, tra i vari temi, trattato la questione Afghanistan, evidenziando l'esigenza di una risposta comune per rafforzare l'autonomia strategica dell'UE e la sua capacità di risposta anche in assenza degli alleati. Ha anche evidenziato che malgrado le sfide gli europei vivono in pace, colonna portante dell'Unione, che è un dovere portare oltre i nostri confini. Sia la crisi pandemica sia quella afghana parlano di un carente livello di prontezza da parte europea e i pericoli che incombono su una Europa non attrezzata alle sfide. Per questo è essenziale provvedere ad una revisione dei sistemi decisionali mettendo a fattore comune le nostre capacità, tanto più in costanza di emergenza Covid.
  Il ritiro dall'Afghanistan evidenzia che non si è fatto abbastanza e che non abbiamo tenuto conto di tutti fattori. Ciò produrrà inevitabili impatti sul rapporto tra UE e NATO, con ripercussioni sulla revisione delle missioni in essere. Certamente occorrerà aprire un dialogo tollerante nell'interesse comune ed essere più chiari ed incisivi nei rapporti con Stati terzi, lavorando di più nella definizione di posizioni comuni. L'UE affronta un banco di prova importante e deve decidere i propri obiettivi prioritari su cui concentrare le forze. Imprescindibile è l'impegno per i diritti di donne, minori, categorie vulnerabili in quanto diritti universali e non solo appannaggio dei cittadini europei, e questo vale anche per l'Afghanistan in cui non si è fatto abbastanza su questo terreno. Pahor ha parlato dei corridoi umanitari, essenziali per fare pervenire aiuti agli afghani fuori e dentro il Paese.
  Tenuto conto delle condizioni dettate dall'Unione europea nel rapporto con i talebani, per Pahor la priorità è adesso pervenire ad un Patto per asilo e migrazioni, in cui ogni Stato Membro sia chiamato a fare la sua parte, anche mediante Pag. 33misure straordinarie e provvisorie, tenendo conto delle specificità e della capacità di accoglienza. Pahor ha espresso soddisfazione per i progressi nel dibattito sulla difesa europea, che va rafforzata non trascurando il principio di sovranità, specie nel campo digitale e dell'economica. Occorre anche che l'UE, come attore globale, riduca la propria dipendenza dai produttori di materie prime chiave.
  Il presidente Pahor ha citato il Capo dello Stato Mattarella con riferimento al vertice dei Capi di Stato di 21 Paesi dell'UE, in cui è emersa la volontà di operare coesi per rafforzare la pace nel vicinato, con riferimento ai Balcani Occidentali, la cui inclusione in Europa è obiettivo di importanza geostrategica, alla Russia e alla Turchia, Paesi con cui è opportuno esercitare pragmatismo e disponibilità al dialogo. Il Presidente ha concluso segnalando la volontà della Slovenia a contribuire alla definizione della PESC-PSDC, come Stato membro attivo ed integrato.
  Espressa concretezza e delusione sui lavori della Conferenza per il futuro dell'Europa, che non perverrà a conclusioni impattanti sotto presidenza francese, Pahor ritiene ineludibile aprire in futuro una vera convenzione europea, per la riforma dei trattati, soprattutto nel campo della difesa, come all'inizio degli anni Duemila, o per conferire all'UE nuovo impeto ed efficacia anche come attore internazionale. Occorre decidere tra sovranità, diritti e forza delle istituzioni europee. I nostri Paesi hanno spesso dato risposte diverse a sfide comuni, come è avvenuto nel 2015 con ciò incrementando la sfiducia verso l'UE, che è elemento che mina alla pace e alla stabilità continentale.
  Il cuore della conferenza è stato rappresentato dalla prima sessione dedicata alle priorità della PESC_PSDC, cui è intervenuta come da prassi l'Alto rappresentante Josep Borrell, che ha posto l'accento sull'importanza di intrattenere scambi regolari con i Parlamenti nazionali. Concentrando il proprio intervento sull'Afghanistan ha richiamato le decisioni europee circa i rapporti con la nuova leadership talebana e ha poi esaminato le conseguenze in termini di rafforzamento delle istituzioni europee, di relazioni UE-USA e della PESC-PSDC.
  Quanto al dialogo con il nuovo governo afghano, esso sarà limitato ai temi umanitari, secondo la linea per cui il livello di impegno europeo dipenderà dal comportamento del regime insediatosi con le armi a Kabul. I cinque punti della strategia europea in Afghanistan sono un punto di partenza per il dialogo, che è comunque ineludibile. In base alle condizioni di sicurezza, si potrà poi contare su un team europeo a Kabul che si esprima con voce unica con il regime.
  Fin da ora il SEAE assicurerà massima collaborazione ai paesi limitrofi e per prevenire terrorismo e fenomeni criminali transnazionali, a partire dalla tratta di esseri umani, in coordinamento con le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, le Organizzazioni regionali e altri attori.
  Per Borrell, la lesson learnt in Afghanistan è che l'UE deve dotarsi di una propria capacità di difesa e di sicurezza e, in generale, sviluppare la propria capacità decisionale ed autonomia strategica, poiché in un mondo multipolare gli USA non possono fare tutto. Occorre migliorare la preparazione intensificando le missioni di addestramento già all'attivo. Borrell ha preannunciato la «Bussola strategica» quale priorità che sarà presentata in novembre. Quanto alla proposta di predisporre una forza di 5000 unità pronte al dispiegamento, non vi è ancora condivisione unanime. In un contesto globale in cui nessun attore esterno può sostituirsi alle comunità locali, l'assertività cinese è un nuovo fattore che cerca di dividerci ma con Pechino non possiamo fare a meno di avere relazioni solide, tanto più con riferimento alla crisi afghana e alla situazione nel Mar Cinese meridionale.
  Dovremo sottoporre a revisione le priorità su India, su cui sarà elaborata una comunicazione congiunta, avente ad oggetto una complessiva strategia per l'indopacifico.
  Da ultimo, Borrell ha fatto cenno alla situazione in Bielorussia, il cui regime usa i migranti come arma non convenzionale Pag. 34per mettere alla prova i confini esterni dell'UE.
  Conclusivamente, Borrell ha fatto appello ai Parlamenti nazionali affinché si colga il momentum per andare uniti verso una nuova politica estera più solida, scongiurando di mancare questa importante opportunità storica.
  Ulteriore elemento significativo è stato il contributo del Ministro degli Affari esteri Anze Logar che ha valorizzato la presidenza di turno slovena in un momento drammatico per la storia europea ed occidentale, con riferimento alle determinazioni raggiunte dai ministri degli interni e degli esteri, nell'intento di scongiurare lo scenario del 2015. Allineandosi alle posizioni dell'Alto Rappresentante, Logar, ha richiamato la priorità slovena relativa al rafforzamento della capacità di risposta congiunta di fronte a sfide globali, come gli attacchi cibernetici.
  La crisi pandemica con le conseguenze economiche, come l'innalzamento dei costi delle materie prime e l'incertezza del mercato del lavoro, hanno messo sotto tensione l'azione esterna dell'UE. Russia e Cina hanno certamente sfruttato la crisi per accrescere la loro capacità di influenza: ad esempio la Cina non è un leader nella donazione dei vaccini ma è stata più veloce nella sigla di accordi e nell'assicurare il trasporto, eppure ha disperso geograficamente le sue donazioni. Sul piano degli sviluppi futuri, l'esperienza di questi anni consolida l'Unione europea quale sostenitore strenuo del multilateralismo.
  La presidenza slovena si è molto impegnata contro gli attacchi cyber supportando la revisione della direttiva sulla sicurezza dei sistemi e reti informative (la direttiva NIS 2) quale base giuridica per la costruzione dell'Europa della cybersicurezza. La revisione mira a rafforzare i parametri per i soggetti pubblici e privati e la resilienza delle infrastrutture sensibili contro gli attacchi.
  Altri temi trattati dal ministro hanno riguardato i cambiamenti climatici, l'apertura delle nuove rotte nell'Artico, anche in vista del vertice della UN Climate Change Conference of the Parties che avrà luogo a Glasgow a novembre.
  In merito all'integrazione dei Balcani occidentali, il ministro ha sottolineato che l'UE non può essere un attore di successo sulla scena globale senza questo importante tassello. Certamente i presupposti sono le riforme che devono essere conseguite dai Paesi interessati, anche grazie al Piano di investimenti adottato dalla Commissione europea. Il Ministro ha citato quale fatto simbolico la definitiva liberazione della città di Sarajevo dalle mine, nell'ottica di estendere a tutta la Bosnia questo importante processo di affrancamento dai resti delle guerre etniche degli anni Novanta.
  Ha anche trattato il Patto sulle migrazioni ed asilo, invocando un impegno di tutti gli Stati membri per l'aggiornamento del regolamento Eurodac, come la Slovenia sta facendo; l'esigenza di un dialogo attivo con i Paesi dell'Africa, alla luce delle sue dinamiche demografiche; di un'attenzione alla regione indopacifica, costruendo un'amicizia rafforzata con l'India e una risposta all'attivismo economico e militare della Cina (in vista del 13mo meeting ASEM previsto per novembre).
  Infine di particolare rilievo, durante la sessione dedicata ai Balcani occidentali nel rapporto con la PSDC, l'intervento del Ministro della difesa slovena, Matej Tonin, che ha subito menzionato la profonda amicizia da oltre 15 anni tra la Slovenia e i Paesi dei Balcani Occidentali, con i quali ha intensificato i rapporti di collaborazione in materia di difesa, tanto più durante il semestre di presidenza, nel contesto della Central European Defence Cooperation (CEDC), attualmente presieduta dalla Croazia. L'integrazione dei Balcani Occidentali rappresenta una priorità della Slovenia, che è concentrata in chiave pragmatica su questo obiettivo strategico, avvalendosi delle leve della PSDC. La cooperazione con tale regione si esplica anche in materia di cybersicurezza ed è assicurata anche dalla organizzazione di iniziative di formazione ed esercitazioni realizzate in comune. Ha quindi espresso soddisfazione per la partecipazione alla riunione del Ministro per la Difesa della Nord Macedonia, intervenuta Pag. 35in chiave assai dinamica e proattiva durante i lavori della Conferenza. Per il Ministro Tonin il processo di allargamento verso i Paesi dell'Europa centro-orientale è stato spesso criticato ma non è stato adeguatamente accompagnato da un percorso di preparazione sul terreno della politica di difesa e di sicurezza comune. Da quell'errore si trae adesso ammaestramento per facilitare il percorso dei Balcani Occidentali, valutando la loro inclusione in progetti PESCO oltre che in operazioni e missioni UE, nei Battlegroups e in sede EDA (European Defence Agency).
  A conclusione della Conferenza come da prassi recente è stata adottata una Dichiarazione congiunta dei Co-presidenti (Monika Gregorčič, presidente della Commissione politica estera dell'Assemblea Nazionale di Slovenia, Samo Bevk, presidente della Commissione Difesa, Bojan Kekec, presidente della Commissione del Consiglio Nazionale per le relazioni esterne e gli affari europei, David McAllister, presidente della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo) in luogo delle Conclusioni, previste dal regolamento della Conferenza.

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ALLEGATO 4

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Lubiana il 9 settembre 2021.

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DEI COPRESIDENTI

  La 19a Conferenza interparlamentare (CIP) per la PESC/PSDC si è tenuta nel contesto della dimensione parlamentare della presidenza slovena del Consiglio dell'UE il 9 settembre 2021. A causa della pandemia di COVID-19 in corso, l'evento si è svolto per la terza volta in videoconferenza. Vi hanno preso parte i parlamentari degli Stati membri dell'UE e del Parlamento europeo. Hanno partecipato anche i parlamentari dei paesi candidati e potenziali candidati all'adesione all'UE, e i paesi europei membri della NATO che non sono anche Stati membri dell'UE, vale a dire Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Regno Unito.
  Noi, co-presidenti della 19a Conferenza interparlamentare:

   1. Rileviamo che gli sviluppi e le sfide internazionali recenti, tra cui la pandemia di COVID-19, hanno messo a dura prova il mondo in cui viviamo e influiscono su aspetti fondamentali della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell'UE. Sottolineiamo che l'UE deve agire sulla scena mondiale con una cultura strategica comune per diventare un attore globale ancora più importante e promuovere attivamente il rafforzamento del multilateralismo.

   2. Consideriamo la diffusione mondiale della pandemia di COVID-19 come un acceleratore di cambiamenti nel contesto internazionale e ricordiamo l'opportunità per l'UE di ridefinire la propria agenda internazionale al fine di affrontare le nuove sfide geopolitiche.

   3. Sottolineiamo l'importanza fondamentale della resilienza interna ed esterna dell'UE, attraverso il rafforzamento della cooperazione con i partner che condividono i medesimi principi, lo sviluppo di nuovi partenariati e il rafforzamento della visione multilaterale dell'UE su scala mondiale. Sottolineiamo l'importanza della sovranità strategica dell'UE, poggiante sull'apertura, il multilateralismo e l'ordine globale fondato sulle regole.

   4. Osserviamo che la crisi del COVID-19 ha dimostrato la necessità di rafforzare la cooperazione multilaterale, con particolare riferimento alla governance sanitaria globale e alla ripresa economica. Chiediamo un ulteriore sostegno dei partner di tutto il mondo nella lotta contro la pandemia di COVID-19 mediante la reazione alle emergenze sanitarie immediate e ai bisogni umanitari, il rafforzamento dei sistemi sanitari e il sostegno alla ripresa economica.

   5. Accogliamo con favore i continui sforzi delle iniziative Team Europe e Coronavirus Global Response, come la COVAX Facility, che stanno aiutando i paesi partner a fronteggiare l'impatto della pandemia. Chiediamo un ulteriore sostegno alla COVAX, quale strumento per la realizzazione della solidarietà vaccinale internazionale.

   6. Riconosciamo la gravità delle implicazioni geopolitiche e di sicurezza determinate dal ritiro delle forze internazionali dall'Afghanistan per il paese, i suoi immediati dintorni e la comunità internazionale nel suo complesso. Esprimiamo preoccupazione per le minacce che possono emergere in questo scenario di sicurezza imprevedibile e invitiamo quindi tutte le parti a rispettare i principi del diritto internazionale, del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di Pag. 37diritti umani. Sottolineiamo la necessità che coloro che occupano posizioni di potere e di autorità in tutto l'Afghanistan si assumano la responsabilità e rispondano della protezione della vita umana e della proprietà nonché dell'immediato ripristino della sicurezza e dell'ordine civile. Ribadiamo che le donne e le ragazze afghane, come tutto il popolo afghano, meritano di vivere in sicurezza, protezione e dignità e ci congratuliamo per l'ampio sostegno internazionale a favore dei loro diritti e delle loro libertà che, da ormai vent'anni, fanno parte integrante della vita delle donne e delle ragazze afgane. Chiediamo un maggiore impegno della comunità internazionale per prevenire e gestire i potenziali rischi associati a un Afghanistan instabile.

   7. Ribadiamo l'invito ad accelerare un credibile processo di allargamento dell'UE e a porre un chiaro accento sul rafforzamento della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti umani, nonché sulla promozione della riconciliazione nei Balcani occidentali. Incoraggiamo tutti i paesi della regione dei Balcani occidentali ad attuare le riforme volte a migliorare la situazione istituzionale e socioeconomica. Accogliamo con favore la partecipazione attiva alle iniziative di cooperazione regionale, compreso l'impegno per un mercato regionale comune quale passo nel processo di avvicinamento all'UE. Chiediamo maggiori sforzi per costruire una più forte volontà politica tra gli Stati membri in relazione all'allargamento ai Balcani occidentali e per garantire che i cittadini della regione siano più strettamente associati all'UE e contemporaneamente beneficino del processo di adesione. Sollecitiamo l'UE ad accelerare il coinvolgimento dei paesi della regione nelle politiche di coesione e in materia di affari esteri. Siamo convinti che l'aggiornato Strumento di assistenza preadesione (IPA III) debba migliorare la visibilità dei finanziamenti dell'UE nella regione e produrre un impatto tangibile e concreto attraverso una maggiore condizionalità.

   8. Invitiamo l'Alto Rappresentante, il Consiglio e gli Stati membri a fare della piena integrazione dei paesi dei Balcani occidentali nella politica estera, di sicurezza e di difesa dell'UE una priorità nel quadro della Bussola strategica. Ribadiamo l'urgenza di tenere le prime conferenze intergovernative con la Macedonia del Nord e l'Albania. Ricordiamo in tale contesto che l'UE dovrebbe essere il primo «partner d'elezione» per promuovere la pace, la sicurezza e il progresso nella regione. Sottolineiamo che i paesi dei Balcani occidentali dovrebbero beneficiare delle iniziative di cooperazione in materia di sicurezza e difesa a livello di UE, come la Cooperazione strutturata permanente e il Fondo europeo per la difesa.

   9. Sottolineiamo che una stretta cooperazione con la regione dei Balcani occidentali, anche nel settore della PESC/PSDC, è nell'interesse strategico dell'UE. Il rafforzamento dei partenariati regionali con i paesi dei Balcani occidentali attraverso la PSDC è un'ulteriore opportunità per riaffermare l'importanza della prospettiva europea dell'intera regione e un investimento in un'Europa più sicura e più forte. Il rafforzamento del partenariato e del dialogo strutturato con i paesi dei Balcani occidentali nell'ambito della PSDC, unito al coinvolgimento della regione nei progetti e nelle iniziative di difesa dell'Ue, contribuirà a una maggiore cooperazione in materia di difesa. Inoltre, accrescerà la capacità dell'Ue quale attore affidabile in materia di sicurezza internazionale. Questa cooperazione congiunta permetterà una migliore inclusione dell'intera regione, grazie alla condivisione di una cultura strategica comune e la costruzione di capacità di sicurezza comuni all'Unione e ai suoi vicini. La cooperazione intensificata costituirà un aggiornamento del partenariato già stabilito nell'ambito delle missioni e delle operazioni PSDC con i paesi dei Balcani occidentali, nella regione e oltre.

   10. Sottolineiamo che la Bussola Strategica ha l'ambizione di sviluppare un nuovo approccio ai partenariati in materia di sicurezza e difesa con le organizzazioni internazionali e i paesi terzi. Finora, i dialoghi nell'ambito del processo della Bussola hanno insistito sulla necessità di costruire un quadro di partenariato flessibile e su misura che tenga conto delle specificità di Pag. 38ciascun partner e dell'importanza del suo contributo alle azioni dell'UE. In tale contesto, lo sviluppo di un approccio su misura per i partenariati con i Balcani occidentali dovrebbe costituire una priorità. Infatti, l'integrazione dei Balcani occidentali nell'UE rimane un obiettivo strategico fondamentale ed è nell'interesse comune dell'Unione e della regione sostenerne l'ulteriore integrazione euro-atlantica. Sulla base del lavoro dell'Agenda prioritaria di Sofia del 2018 e del documento informale del Servizio europeo per l'azione esterna del 2021 sul rafforzamento dell'impegno dell'UE verso i Balcani occidentali in materia di PSDC e PESC, la Bussola strategica offre l'opportunità di ottenere un maggiore impegno e un dialogo più profondo con la regione e i paesi candidati all'adesione all'UE.

   11. Sottolineiamo che la sicurezza informatica, con l'accelerazione della digitalizzazione, l'automazione, la robotica e l'introduzione dell'intelligenza artificiale, è diventata una delle componenti più importanti della sicurezza globale. Vogliamo porre in evidenza la necessità di resilienza delle infrastrutture critiche e dell'economia, nonché di sicurezza degli utenti delle tecnologie digitali. Chiediamo di incrementare gli sforzi e gli investimenti dell'UE per individuare, contenere, adeguarsi, gestire e prevenire e affrontare in modo appropriato le minacce e i rischi informatici sempre più frequenti e sofisticati. Incoraggiamo la creazione e l'attuazione di standard e norme internazionali di sicurezza informatica per essere in grado di garantire un ciberspazio globale, aperto e sicuro.

   12. Sottolineiamo l'importanza della piena attuazione dell'accordo di recesso UE-Regno Unito, nonché dell'Accordo sugli scambi e la cooperazione e del Protocollo sull'Irlanda e l'Irlanda del Nord, accordo che tutela l'integrità del mercato interno e l'indivisibilità delle quattro libertà e limita le conseguenze negative del ritiro del Regno Unito dall'UE, fornendo certezza giuridica ai cittadini e alle imprese. Accogliamo con favore i passi compiuti verso l'istituzione di un'Assemblea parlamentare di partenariato per i membri dei parlamenti europeo e britannico, come previsto dall'accordo. Auspichiamo che la cooperazione in materia di politica estera sia ulteriormente sviluppata e rafforzata nei settori di interesse comune.

   13. Sottolineiamo la necessità di rafforzare la cooperazione transatlantica UE-USA sulla base di un partenariato paritario. Evidenziamo la necessità di promuovere a livello globale valori democratici comuni con una tendenza a ricostituire e rinvigorire l'ordine internazionale multilaterale basato su regole, con al centro il sistema delle Nazioni Unite e nel rispetto del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale in materia di diritti umani. Sosteniamo pienamente e ci impegniamo a perseguire sinergie e obiettivi comuni in materia di affari esteri e di sicurezza attraverso un ulteriore approfondimento della cooperazione nel quadro del dialogo transatlantico UE-USA. A tal proposito, sottolineiamo il valore della cooperazione transatlantica per la sicurezza e la stabilità del vicinato orientale e meridionale dell'UE, dei Balcani occidentali e del continente africano, e chiediamo un dialogo e consultazioni regolari a tal fine. Insistiamo sull'importanza della promozione della resilienza informatica comune, della stretta cooperazione sull'uso delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale e della necessità di approfondire la cooperazione legislativa e di creare strutture più forti.

   14. Monitoriamo attentamente gli sviluppi politici in Russia, che hanno un impatto diretto sulla sicurezza dell'UE e del suo immediato vicinato. Ribadiamo che il principale interesse dell'UE è quello di mantenere la libertà, la stabilità e la pace nel continente europeo e oltre. Sottolineiamo che, al fine di mantenere un dialogo costruttivo con le autorità russe basato sui cinque principi guida, è necessario intensificare il coordinamento, la cooperazione e l'unità tra gli Stati membri dell'UE. Osserviamo che oltre al tradizionale impegno strategico selettivo con le autorità russe, bisognerebbe promuovere un dialogo con la società civile russa al fine di favorire un impatto positivo sullo sviluppo di standard e pratiche democratiche.

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   15. Deploriamo che, un anno dopo le fraudolente elezioni presidenziali svoltesi in Bielorussia, il regime di Lukashenko prosegua nella brutale repressione esercitata contro gli esponenti dell'opposizione, i media indipendenti e i rappresentanti della società civile. Condanniamo l'impiego, da parte del regime, dell'immigrazione illegale come arma per condurre attacchi ibridi contro la Polonia, la Lituania e la Lettonia, violando così le frontiere esterne dell'Unione europea. Appoggiamo le forti misure restrittive introdotte dall'UE in risposta alle gravi violazioni dei diritti umani in Bielorussia. Ribadiamo il nostro fermo sostegno unitario alle forze democratiche e al coraggioso popolo della Bielorussia nel loro anelito alla dignità e alla libertà.

   16. Raccomandiamo di sviluppare una strategia UE-Cina più assertiva, globale e coerente, che unisca tutti gli Stati membri e plasmi le relazioni con la Cina nell'interesse dell'UE nel suo complesso, mettendo al centro la difesa dei nostri valori e promuovendo un ordine multilaterale basato sulle regole. Sottolineiamo che la strategia deve tenere conto della natura multiforme delle relazioni dell'UE con la Cina. Evidenziamo che la Cina è per l'UE un partner di cooperazione e di negoziazione, ma anche un concorrente economico e un rivale sistemico in un numero crescente di settori. Suggeriamo che questa strategia si fondi sui seguenti principi: dialogo aperto e cooperazione sulle sfide globali; maggiore impegno in materia di valori universali, norme internazionali e diritti umani; analisi e individuazione dei rischi, delle vulnerabilità e delle sfide; costruzione di partenariati con partner che condividono i medesimi principi, specialmente nella regione indopacifica; promozione di un'autonomia strategica aperta, anche nelle relazioni commerciali e di investimento, nonché nella difesa e nella promozione degli interessi e dei valori europei centrali.

   17. Ribadiamo che la priorità dell'UE è quella di impegnarsi attivamente in un rilancio del Piano d'azione congiunto globale (PACG) in quanto questione di sicurezza per l'Europa e la regione. Sottolineiamo che il PACG è il nostro unico modo per fermare le preoccupanti attività nucleari dell'Iran. Sollecitiamo la nuova leadership iraniana a cessare senza indugio tutte le attività che violano il PACG e a ritornare quanto prima ai negoziati di Vienna con l'obiettivo di giungere a una conclusione rapida e positiva.

   18. Chiediamo di rafforzare ulteriormente le sinergie e la coerenza tra tutti i quadri giuridici e politici su cui si basano le relazioni UE-Africa al fine di essere più efficaci e sostenibili, con un partenariato più forte a lungo termine, multiforme e multisettoriale. Sottolineiamo l'importanza di affrontare più efficacemente il nesso tra sicurezza, sicurezza alimentare e sanitaria, cambiamento climatico e migrazione. Chiediamo una rapida ratifica del nuovo accordo di partenariato tra l'UE e i membri dell'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (accordo post-Cotonou). Ricordiamo che l'Africa è un partner importante nei forum multilaterali in cui abbiamo necessità di riformare gli organismi decisionali multilaterali per renderli più giusti e rappresentativi, il che è fondamentale per trovare soluzioni alle nostre comuni sfide globali. Sottolineiamo che l'UE deve sviluppare una risposta strategica e a lungo termine all'iniziativa cinese Belt and Road (Via della seta), che dovrebbe essere guidata dai nostri valori condivisi e dalle esigenze espresse dai nostri vicini africani.

   19. Incoraggiamo la solidarietà e gli sforzi degli Stati membri e delle istituzioni dell'UE per migliorare la capacità dell'UE di rispondere alle crisi, soprattutto considerando la crescente frequenza e gravità delle calamità – naturali o provocate dall'uomo – degli ultimi anni, non da ultimo a causa delle conseguenze negative del cambiamento climatico. Alla luce dei recenti disastri che comprendono la pandemia di COVID-19, gli incendi in Grecia, Italia e Spagna, e le letali inondazioni in Belgio, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi, sottolineiamo l'importanza della clausola di solidarietà che consente all'UE e ai suoi Stati membri di agire congiuntamente per assistere un altro Stato membro vittima di Pag. 40una calamità naturale o provocata dall'uomo.

   20. Sottolineiamo la necessità di potenziare gli attuali meccanismi di risposta alle crisi e sollecitiamo gli Stati membri a riconsiderare l'attuale approccio restrittivo all'attuazione della clausola di solidarietà. Riteniamo che la decisione del Consiglio relativa all'attuazione della clausola di solidarietà sia inadeguata e non fornisca all'UE e agli Stati membri ragioni sufficienti per prepararsi e agire in modo coordinato in caso di catastrofi naturali o provocate dall'uomo. Esortiamo le istituzioni competenti dell'UE a rivedere l'attuale assetto della gestione delle crisi da catastrofi dell'UE e a riferire in merito alle loro conclusioni. A tale scopo e sulla base della dimensione militare della clausola di solidarietà, invitiamo le competenti istituzioni dell'UE a esaminare in che modo le capacità militari degli Stati membri siano integrate con le loro capacità di risposta alle crisi civili e il modo in cui queste potrebbero essere utilizzate in tutta l'UE nel caso in cui uno Stato membro dovesse invocare la clausola di solidarietà.

  Monika Gregorčič
  Presidente della commissione per la politica estera
  Assemblea nazionale della Repubblica di Slovenia

  Samo Bevk
  Presidente della commissione per la difesa
  Assemblea Nazionale della Repubblica di Slovenia

  Bojan Kekec
  Presidente della Commissione per le relazioni internazionali e gli affari europei
  Consiglio Nazionale della Repubblica di Slovenia

  David McAllister, deputato europeo
  Presidente della commissione per gli affari esteri del PE
  Presidente della delegazione del PE