ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00640

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 497 del 29/04/2021
Abbinamenti
Atto 7/00617 abbinato in data 05/05/2021
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00115
Firmatari
Primo firmatario: BELLUCCI MARIA TERESA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 29/04/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GEMMATO MARCELLO FRATELLI D'ITALIA 29/04/2021


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
06/05/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 05/05/2021
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER
 
PARERE GOVERNO 06/05/2021
COSTA ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO GOVERNO 06/05/2021
COSTA ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/05/2021
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO
BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 06/05/2021
COSTA ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/05/2021
D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
NOJA LISA ITALIA VIVA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/05/2021

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 05/05/2021

DISCUSSIONE IL 05/05/2021

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 05/05/2021

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 06/05/2021

ACCOLTO IL 06/05/2021

PARERE GOVERNO IL 06/05/2021

DISCUSSIONE IL 06/05/2021

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 06/05/2021

CONCLUSO IL 06/05/2021

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00640
presentato da
BELLUCCI Maria Teresa
testo di
Giovedì 29 aprile 2021, seduta n. 497

   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto di Save the Children «Proteggiamo i bambini. Whatever it takes» ha tracciato un preoccupante quadro dell'impatto dell'emergenza pandemica sulle giovani generazioni, soprattutto su coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale;

    secondo quanto evidenziato dal rapporto, il confinamento imposto in questi mesi ha mostrato il lato più duro dell'impatto socioeconomico della crisi sanitaria: nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7 per cento) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, in Italia, hanno visto ridursi le risorse economiche; il 44,7 per cento ha dovuto tagliare le spese alimentari, mentre una su tre (32,7 per cento) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37,1 per cento al Sud, e 43,8 per cento nelle Isole) e una su quattro (26,3 per cento) anche quello dell'affitto o del mutuo;

    alla deprivazione materiale si aggiungono le preoccupazioni legate all'aumento della povertà educativa e culturale: in questi lunghi mesi bambini/e e ragazzi/e hanno dovuto rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all'aria aperta e tale mancanza ha avuto un impatto tanto più devastante tra i minorenni con grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico o problematiche psicologiche e comportamentali; bambini/e e ragazzi/e sono stati costretti a rimodulare il modo di relazionarsi con i propri pari e con la scuola e hanno dovuto affrontare situazioni familiari complesse; si sono adattati con grande spirito di sacrificio alla didattica online, ma non tutti con le stesse opportunità;

    le «disuguaglianze educative» sono ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell'apprendimento, che in questo periodo si sono trovati privati dei loro riferimenti, e per i quali rimane necessario attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica, anche digitale, effettivamente inclusiva;

    tutti questi fattori costituiscono ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento, già molto forti, con il rischio di aggravare irrimediabilmente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14 per cento e il 15 per cento, con particolare incidenza sui minori in condizione di svantaggio socioeconomico. E se è vero che subito dopo il primo lockdown nazionale, tutti noi abbiamo sperato che sarebbe stato più chiaro l'orizzonte temporale delle misure di emergenza, oggi, a distanza di oltre un anno, ancora si discute di nuove misure restrittive da mettere in campo per limitare i contagi, inclusa l'ennesima chiusura delle scuole;

    ci sono, poi, minorenni che vivono in situazioni familiari «a rischio» e per i quali stare a casa, senza andare a scuola, senza contatti sociali e, dunque, senza essere adeguatamente supportati, ha avuto gravi ripercussioni sulla loro quotidianità e sulla possibilità di favorire percorsi di prevenzione e di accompagnamento; tutti gli sforzi messi in campo da insegnanti e dirigenti scolastici per garantire una continuità allo sviluppo e all'apprendimento, non possono sostituire l'azione educativa che si fonda sulla relazione, sull'accoglienza e sull'organizzazione quotidiana della vita dei bambini/e e degli adolescenti;

    il diritto all'istruzione e il diritto alla salute sono due diritti tutelati dalla Costituzione e bisogna trovare un bilanciamento; la didattica a distanza poteva essere una soluzione all'inizio della fase emergenziale, perché ha rappresentato per molti ragazzi una possibilità di continuare la fase di crescita e di apprendimento, però ha amplificato anche molte disuguaglianze sociali, all'interno delle stesse regioni, ad esempio nelle aree periferiche o nei comuni montani non raggiunti dalla banda larga;

    l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è Internet; mentre secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete; così come in rete ragazzine e ragazzini imparano, ad esempio, tutto sull'anoressia, nell'indifferenza della società che li circonda;

    dati confermati anche dalle segnalazioni alle forze dell'ordine e dai numerosi casi di cronaca, soprattutto in questo momento storico in cui i ragazzi hanno, di fatto, trasferito la loro vita in rete e lo smartphone ha mediato gran parte delle loro relazioni: negli ultimi mesi, infatti, si sono ampliati i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia online, tra i quali, in particolare: l'aumento delle vulnerabilità a cui sono esposti i più piccoli; la diminuzione della supervisione genitoriale con l'aumento delle responsabilità che le famiglie hanno dovuto fronteggiare; la mancanza di reti extra familiari a cui rivolgersi, prima fra tutte la scuola; l'aumento della fruizione di contenuti sessuali autoprodotti e scambiati, di cui si può facilmente perdere il controllo;

    a questi rischi vanno aggiunti quelli relativi alla salute, causati dall'uso eccessivo degli stessi dispositivi, che vanno dall'affaticamento oculare al mal di testa o al mal di schiena, fino ad arrivare allo sviluppo di una vera e propria dipendenza patologica, con ripercussioni negative sulla vita sociale e di relazione;

    forti preoccupazioni desta anche l'ampia diffusione tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e per il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento). Anche sul fronte dell'uso ad alto rischio, l'Italia rileva uno tra i livelli più alti (6,2 per cento);

    a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;

    a causa dell'emergenza sanitaria quasi tutti i servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni per gli adolescenti seguiti dai servizi di neuropsichiatria infantile (Npia) in ambito terapeutico-riabilitativo ambulatoriale, in ambito semiresidenziale, residenziale terapeutico, ospedaliero; numerosi sono i bambini/e e ragazzi/e che, pur non avendo patologie psichiatriche, stanno soffrendo disagi profondi sul piano psicologico, dall'aumento di ansia e depressione, fino ad arrivare a casi più gravi come il ritiro sociale; ad avere ancor più severe ripercussioni sono stati i minori con disabilità poiché in tutto questo periodo, soprattutto nella fase iniziale, sono mancati i supporti educativi e sociosanitari che non hanno ricevuto a causa dell'emergenza; le famiglie non sono nelle condizioni, anche per difficoltà oggettive, di colmare la mancanza di aiuti esterni, facendo registrare una rapida perdita dei progressi faticosamente ottenuti nel tempo;

    con l'emergenza sanitaria da Covid-19 il disagio psichico dei minori è esploso, come ha denunciato Emanuele Trapolino, portavoce dell'equipe medica del reparto di neuropsichiatria infantile dell'Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina di Palermo: «Il virus ha fatto da cassa di risonanza: non possiamo più ignorate la gravità della situazione nella quale ci ritroviamo. Ma serve un nuovo sistema di monitoraggio che faccia scattare prima il campanello d'allarme: a scuola, in famiglia, dal pediatra»;

    Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha evidenziato che i tentativi di suicidio e autolesionismo sono aumentati del 30 per cento; «dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l'inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico, nel 90 per cento sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo. Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per “attività autolesionistiche”»;

    in particolare, ha spiegato il dottor Vicari, «stiamo assistendo a due fenomeni: da una parte, abbiamo gli adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi, fanno male agli altri, fanno male ai genitori, si tagliano, diventano intrattabili. Dall'altra, abbiamo i giovani che si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio, una volta passata la tempesta. Il fatto è che la pandemia sta facendo aumentare lo stress e lo stress facilita la comparsa di una serie di disturbi, principalmente disturbi d'ansia, disturbi del sonno e depressione. Aumentano per una serie di fattori: prima di tutto, c'è la paura di ammalarsi che i bambini e i ragazzi “respirano” dentro casa. Poi c'è l'assenza del gruppo dei coetanei che fa da ammortizzatore. Un adolescente – lo siamo stati tutti e lo sappiamo benissimo – parla poco con mamma e papà. Se deve raccontare un problema preferisce confrontarsi con un amico, con il compagno di banco. Questa interazione in presenza non c'è più e a distanza non è la stessa cosa. [...] L'autolesionismo esiste da sempre [...], ma da ottobre si è acutizzato. Si tratta principalmente di tagli negli avambracci, nelle braccia, nelle gambe. Molti ragazzini ci dicono che lo fanno perché si sentono attanagliati da un malessere psicologico ed è come se il male fisico li liberasse dal dolore interiore»;

    in particolare, due indagini, una del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi commissionata dal Ministero dell'istruzione e un'altra dell'Unicef, rivelano che un terzo dei bambini/adolescenti ha problemi psicologici significativi, come raccontato anche dal presidente dell'Ordine degli psicologi David Lazzari: «Il che non significa che dobbiamo patologizzare, non sono tutti malati mentali: ma dobbiamo dare una dimensione di ascolto e sostegno»;

    i numeri parlano da soli: se nel biennio 2018-2019 i ricoveri per patologie psichiatriche erano stati il 9 per cento del totale, nel 2020 la percentuale è salita al 16 per cento e nelle prime settimane del 2021 supera il 26 per cento e 11 pazienti su 41 hanno tra i 9 e i 14 anni, con soprattutto disturbi alimentari e dipendenze ma anche atti di autolesionismo e depressione; sono quasi tutti bambini che sembrano adulti, «come se oggi l'infanzia fosse un fastidio da scrollarsi di dosso il prima possibile»;

    a preoccupare, però, non è soltanto l'aumento dei casi, ma anche l'età sempre più bassa di esordio delle patologie psichiatriche e, in particolare, l'offerta assistenziale che dal punto di vista psicologico e psichiatrico in età evolutiva, in Italia, è rimasta insufficiente: a fronte di disturbi mentali che coinvolgono normalmente il 20 per cento dei bambini e degli adolescenti, percentuale, come detto, cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi con l'emergenza pandemica, i posti letto sono rimasti invariati, 92 in totale, con differenze rilevanti anche a livello territoriale, che vanno dai 16 posti letto attivi a Roma, ai 4 posti letto dedicati in Emilia-Romagna, fino a regioni completamente prive, come Calabria, Umbria e Abruzzo;

    la carenza di servizi dedicati si è tradotta in un aumento progressivo della domanda di aiuto in ambito di disagio psichico con accessi in emergenza-urgenza ai servizi di pronto soccorso e ricoveri impropri nei reparti psichiatrici, per adulti o in pediatria o addirittura accessi alle unità multidisciplinari per l'età evolutiva Umee (servizi per la presa in carico di soggetti portatori di handicap), dove a volte manca il neuropsichiatra infantile e il personale è impreparato e sottodimensionato, con gravi conseguenti rischi per l'inappropriatezza della risposta terapeutica;

    la stessa guida «Covid-19» dell'Organizzazione mondiale della sanità indica, tra i servizi essenziali da garantire, quelli che si occupano di disturbi mentali, servizi che trattano oggi in Italia circa 900 mila adulti e circa 500.000 minori, perché garantire la funzionalità della rete dei servizi territoriali, soprattutto quelli rivolti alle persone più fragili (persone con sofferenza psichica, con disabilità, con malattie a decorso protratto) è un impegno di carattere etico, oltre che una responsabilità di sanità pubblica, che assume particolare rilevanza nel corso dell'attuale emergenza sanitaria da Sars-CoV-2;

    nonostante gli intenti più volte dichiarati, però, le iniziative intraprese per il miglioramento dei servizi di cura sono state parziali e locali, focalizzate su specifici disturbi e non su interventi strategici nazionali. La mancanza di standard di cure comune e condivise e di indicatori di qualità, o possibili parametri di riferimento per i servizi locali, rappresenta non solo un limite alla garanzia dell'«essenzialità» e dell'appropriatezza delle cure, ma anche un ostacolo al superamento delle croniche disuguaglianze inter e intra-regionali delle domande, ma ancor più delle risposte, carenti in termini di qualità e corrispondenza al bisogno;

    la risposta data nel corso dell'emergenza sanitaria da Sars-CoV-2 per mantenere la funzionalità della rete dei servizi, soprattutto quelli rivolti alle persone più fragili, è stata molto disomogenea nelle diverse realtà locali, con numerose amministrazioni che non sono state in grado di attivare tempestivamente interventi di telemedicina e teleriabilitazione e altre che hanno addirittura interrotto a lungo il servizio;

    nelle scelte di politica sanitaria rispetto alla salute mentale, non considerare il nesso tra il disagio psicologico dei bambini e i disturbi psichiatrici che insorgono successivamente, implica un rischio importante di non appropriatezza degli interventi e costi rilevanti per bambini/e, adolescenti, famiglie e società: operare secondo una logica di prevenzione e promozione alla salute mentale in età evolutiva significa investire risorse certe per potenziare i servizi territoriali e per creare politiche di presa in carico precoce;

    un dato è certo, i tempi di attesa di Npia e le disuguaglianze territoriali sono indici di diritti negati, che costringono le famiglie a rivolgersi al privato;

    di fatto, però, la pandemia ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità registrate nel corso degli anni e che si riassumono nell'assenza della piena tutela e promozione della salute fisica e psicologica dell'infanzia e dell'adolescenza;

    un grande cambio di passo in relazione alle cure psicologiche dedicate ai minori è stato segnato dalla vicina Francia, che ha recentemente annunciato il varo di un rimborso forfettario, da parte della sanità pubblica, di 10 sedute da uno psicologo per i bambini la cui salute psichica è stata messa a dura prova; proposta che Fratelli d'Italia aveva presentato già nel mese di dicembre 2020 in occasione dell'esame della legge di bilancio 2021 e che era stata altresì oggetto di uno specifico ordine del giorno n. 9/02921/042 con il quale era stato impegnato il Governo a riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

    anche in Italia sotto stati stanziati 40 milioni di euro per attivare sportelli di ascolto psicologico dei ragazzi di tutte le età e dei professori, ma, oltre ad essere fondi non vincolati, come ha denunciato Lazzari, la differenza è «Che la Francia ha un uso sociale della psicologia. A differenza degli altri Paesi, l'Italia invece non ha un numero di psicologi nella sanità pubblica adeguato: uno ogni 12 mila abitanti, di fronte a una media dell'Unione europea di uno ogni 2500. Sono 5 mila, età media 58 anni. Quando è scoppiata la pandemia, abbiamo immediatamente denunciato al governo questa situazione, immaginando le conseguenze che ci sarebbero state sulla popolazione: ma l'unica operazione che è stata fatta è quella di un numero verde, attivato grazie a volontari psicologi e peraltro chiuso dopo quattro mesi»;

    secondo il presidente dell'Ordine degli psicologi resta fondamentale ragionare con una mentalità diversa: «Un paese che vuole ripartire, deve farlo col piede giusto: se continuiamo a ragionare sul fatto che queste tematiche non incidono sullo sviluppo, ragioniamo con modalità antiche. Vorremmo creare la società del post pandemia, ma dobbiamo crearla con una mentalità nuova. Nel cervello i centri del dolore psicologico e quello fisico sono gli stessi, ma mentre il dolore fisico viene gridato, quello psicologico viene tenuto dentro, ci si vergogna, è un dolore silente, e siccome si agisce solo se qualcuno urla per strada, o laddove si muovono grandi colossi o grandi tecnologie, la psicologia, che lavora a mani nude, non viene considerata. Eppure bisognerebbe ricordare che una foresta che secca lentamente fa meno rumore di una foresta che cade, ma muore egualmente»;

    l'auspicio è che da questa crisi, straordinaria sotto ogni punto di vista, si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sull'infanzia e l'adolescenza, perché una Nazione che non investe sui minori è una Nazione senza futuro,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per definire linee di indirizzo, nell'ambito delle politiche socio-sanitarie di contrasto alla pandemia da Covid-19, volte a promuovere e dare centralità alla tutela della salute fisica e mentale dell'infanzia e dell'adolescenza, mediante il coinvolgimento di pediatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, servizi educativi, scolastici e sociali, terzo settore;

   a istituire un osservatorio epidemiologico nazionale permanente della salute in età evolutiva, che possa monitorare in modo sistematico, continuo e appropriato i disturbi psicologici e neuropsichici dell'età evolutiva, includendo le informazioni relative ai percorsi di cura effettivamente erogati, alla loro appropriatezza e agli esiti ottenuti;

   ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione della figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnati e i genitori, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, alla valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e;

   ad adottare le iniziative, per quanto di competenza, per potenziare, in termini di risorse economiche e umane, i servizi di neuropsichiatria infantile, al fine di definire adeguate équipe multidisciplinari, in grado di intercettare tempestivamente i sintomi del disagio in età evolutiva, garantire i posti letto, le terapie appropriate e azzerare le drammatiche liste d'attesa;

   ad adottare le iniziative, per quanto di competenza, per potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici, prevedendo specifiche misure volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie (Uccp);

   ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

   ad adottare iniziative per rafforzare la presenza degli psicologi nei servizi previsti nei livelli essenziali di assistenza (Lea): distretti o case salute o case di comunità, consultori, servizi per i disturbi del neurosviluppo, reparti ospedalieri di ostetricia neonatologia e pediatria, servizi per le dipendenze patologiche, nonché per prevedere l'affiancamento degli psicologi ai pediatri e medici di famiglia;

   a promuovere e implementare la tele assistenza psicologica e neuropsichiatrica in ambito dell'età evolutiva al fine di garantire, in particolare in momenti di emergenza e/o pandemia, l'accesso ai servizi sanitari e sociali assicurando la continuità della relazione specialista-paziente;

   ad adottare iniziative per garantire la formazione permanente, l'attivazione di screening nei bilanci di salute pediatrici e la continuità di cura in età adulta;

   a rendere disponibili dati epidemiologici disaggregati per fasce di età associate ad ogni livello educativo (0-6 anni, 7-10 anni e 11-18 anni), che permettano proiezioni scientificamente avvalorate, al fine di individuare e attivare misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza il più possibile funzionali per il contenimento del virus e, parallelamente, per limitare le ripercussioni di natura psicologica ed educativa;

   a riattivare il numero verde nazionale di supporto psicologico;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per sostenere la possibilità di prevedere una sezione specifica sulla salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza nell'ambito della Conferenza nazionale salute mentale;

   a favorire e supportare l'azione di promozione sociale svolta a beneficio dell'infanzia e dell'adolescenza da parte delle realtà del volontariato, dell'associazionismo di promozione sociale, dagli enti di promozione sportiva, dagli oratori;

   a promuovere campagne di sensibilizzazione e d'informazione nazionali sull'uso corretto delle nuove tecnologie, di internet e sui rischi correlati, in particolare specifiche per l'infanzia e l'adolescenza.
(7-00640) «Bellucci, Gemmato».