ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/07761

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 663 del 23/03/2022
Firmatari
Primo firmatario: PAOLIN GIUSEPPE
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 23/03/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE MARTINI GUIDO LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
PANIZZUT MASSIMILIANO LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
BOLDI ROSSANA LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
FOSCOLO SARA LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
LAZZARINI ARIANNA LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
PATELLI CRISTINA LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
SUTTO MAURO LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022
TIRAMANI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 23/03/2022


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 23/03/2022
Stato iter:
24/03/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 24/03/2022
Resoconto PAOLIN GIUSEPPE LEGA - SALVINI PREMIER
 
RISPOSTA GOVERNO 24/03/2022
Resoconto COSTA ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 24/03/2022
Resoconto PAOLIN GIUSEPPE LEGA - SALVINI PREMIER
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 24/03/2022

SVOLTO IL 24/03/2022

CONCLUSO IL 24/03/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07761
presentato da
PAOLIN Giuseppe
testo di
Mercoledì 23 marzo 2022, seduta n. 663

   PAOLIN, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il secondo Paese più anziano del mondo. La popolazione over 65 costituisce, oggi, un terzo di quella totale (14 milioni) ed è destinata a crescere ulteriormente nei prossimi anni, fino a toccare quota 20 milioni nel 2050;

   nonostante la situazione demografica, il nostro Paese ha un'offerta di appena 19 posti letto nelle Rsa ogni 1.000 abitanti over 65; un dato di gran lunga inferiore rispetto alla media dei Paesi Ocse che è, invece, pari a 47 posti letto ogni 1.000 abitanti over 65;

   l'insufficienza e la disomogenea distribuzione nel territorio nazionale dei posti letto nelle Rsa è stata certificata anche nell'ambito del rapporto Oasi 2019, a cura di Cergas – Bocconi, ove si conferma che: «nessuna Regione presenta tassi di copertura del bisogno tramite servizi di lungo assistenza pubblici (RSA) oltre il 25 per cento»;

   a fronte di quanto precede, l'Istituto superiore di sanità (Iss) aveva evidenziato la necessità di dedicare una particolare attenzione nell'ambito del Pnrr al potenziamento delle Rsa stesse, migliorandone gli standard «organizzativi (per esempio presenza di un responsabile medico per struttura, adeguata formazione dei personale, interconnessione con l'intero sistema dei servizi sanitari), strutturali (ad esempio miglioramento della capacità ricettiva delle strutture) e tecnologici», come chiaramente si legge nella prefazione all'indagine sulla long-term care, pubblicata dall'associazione Italialongeva per l'anno 2020;

   nelle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) relative alla sanità (missione 6) e al sociale (missione 5), tuttavia, non vi sono progetti riferiti al potenziamento degli standard organizzativi, strutturali, ricettivi o tecnologici delle Rsa;

   anzi, in contraddizione con tali esigenze, riconosciute come prioritarie dall'Iss, il Pnrr finalizza 300 milioni di euro alla «riconversione» dei posti letto delle Rsa e delle case di riposo, la cui disponibilità – come detto – è già gravemente insufficiente e sottodimensionata in rapporto alla popolazione anziana;

   le Rsa, così come il mondo del sociale e del terzo settore, non risultano rappresentati neppure nell'ambito delle Commissioni e dei Gruppi di lavoro che sono stati istituiti, rispettivamente, presso il Ministero della salute e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per orientare i progetti di riforma dedicati alla popolazione anziana e non autosufficiente –:

   per quali ragioni il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non dedichi la dovuta attenzione e le necessarie risorse al potenziamento degli standard organizzativi, ricettivi e tecnologici delle Rsa, prospettato come prioritario dall'Istituto superiore di sanità, e quali iniziative intenda eventualmente adottare per sopperire a tale mancanza, anche alla luce delle proiezioni demografiche elaborate dall'Istat.
(5-07761)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 marzo 2022
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-07761

  I provvedimenti per fronteggiare la pandemia da COVID-19 hanno determinato un rafforzamento del Servizio sanitario nazionale, nelle sue diverse articolazioni ospedaliera e territoriale. In particolare il cosiddetto «Decreto Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2021), all'articolo 1 prevede il rafforzamento dell'offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale, con un investimento specifico per i soggetti più fragili, sia per rafforzare la presenza di operatori sanitari sia per potenziare l'assistenza domiciliare, diminuendo il ricorso a forme di assistenza e cura istituzionalizzate (lunghe degenze e ricoveri in RSA).
  Inoltre, nella Missione 6 «Salute» del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) viene stabilito un investimento importante per lo sviluppo dell'assistenza territoriale. In quest'ambito è prevista la presa in carico delle persone fragili e non autosufficienti attraverso vari livelli di complessità assistenziale, con un importante potenziamento dell'assistenza domiciliare, uno sviluppo di strutture intermedie (quali gli ospedali di comunità) e di presidi di prossimità (quali le case della comunità).
  Inoltre, per gli aspetti della residenzialità, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti due ordini prioritari di intervento. Il primo è inserito nell'ambito della Missione 5 afferente al sistema socio-assistenziale ed è volto a potenziare e diversificare le forme di residenzialità per le persone anziane. Il secondo riguarda la realizzazione di una riforma che introduca «un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti».
  Nella prospettiva di ottimizzare il livello di integrazione tra i vari livelli di presa in carico degli assistiti va inquadrato l'Ospedale di Comunità, che contribuisce ad una maggiore appropriatezza delle cure determinando una riduzione di accessi impropri ai servizi sanitari.
  La Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di cure intermedie propone un importante investimento in ambito sanitario destinando 1 miliardo di euro alla realizzazione di circa 400 Ospedali di Comunità.
  All'Ospedale di Comunità, che ha un numero di posti letto di norma tra 15 e 20, possono accedere pazienti con patologia acuta minore che non necessitano di ricovero in ospedale o con patologie croniche riacutizzate che devono completare il processo di stabilizzazione clinica, con una valutazione prognostica di risoluzione a breve termine, provenienti dal domicilio o da altre strutture residenziali, dal Pronto soccorso, o dimessi da presidi ospedalieri per acuti.
  Rispetto alla tematica specifica delle RSA preciso che in seno alla cabina di regia del Patto per la salute 2019-2021 è stato costituito un gruppo di lavoro coordinato dal Ministero della salute al quale partecipano le regioni e i rappresentati dei Ministeri coinvolti.
  Lo sviluppo di una rete integrata di servizi territoriali non può tralasciare, infatti, il tema della definizione di nuovi standard di qualità e sicurezza per le RSA e del loro organico inquadramento nella filiera dei servizi.
  I trend demografici e socio-economici in atto lasciano infatti prevedere un progressivo aumento della domanda di servizi per persone anziane non autosufficienti; in tale contesto, pur programmando una più diffusa offerta di servizi di assistenza domiciliare e di residenzialità assistita si dovrà prevedere il mantenimento e la maggiore qualificazione delle residenze sanitarie assistite.
  Come rappresentato dagli interroganti in Italia la popolazione ultrasessantacinquenne ammonta a quali 14 milioni, con un elevato indice di aspettativa di vita, che rappresenta una conquista importante; peraltro l'invecchiamento comporta anche un aumento dei malati cronici e delle fragilità con conseguente impatto sulla spesa sanitaria e sulle politiche economiche e sociali. L'impatto sarà tanto più contenuto quanto più all'invecchiamento si accompagnerà un incremento del numero di anni vissuti in buona salute.
  In quest'ottica si ritiene importante valutare le seguenti principali linee di azione:

   individuare nuovi requisiti minimi uniformi a livello nazionale che qualifichino le RSA in termini di sicurezza, tutela sanitaria, vivibilità, digitalizzazione;

   rafforzare l'integrazione delle RSA nella rete dei servizi territoriali afferenti al Servizio sanitario nazionale, coordinandosi anche con il sistema dei servizi sociali dei comuni, attraverso un sistema di «filiera» all'interno del quale l'anziano possa essa essere seguito sulla base di un progetto di assistenza che individui ed attivi, anche in successione, il miglior livello e le modalità di servizio;

   individuare un percorso volto a definire uno strumento unitario di valutazione multidimensionale dell'anziano, scientificamente validato e capace di costruire e monitorare nel tempo il piano individuale di assistenza, misurare la complessità e il carico assistenziale, alimentare flussi informativi coerenti a livello regionale e nazionale su cui rilevare un set di indicatori;

   rafforzare il sistema di monitoraggio dell'assistenza erogata nelle RSA e nell'intera filiera dei servizi che potrà condurre ad un successivo percorso di accreditamento della filiera stessa.

  Tali linee di azione, sulle quali sarà effettuata una valutazione di impatto economico, hanno, tra l'altro, l'obiettivo di orientare nel modo più efficace ed efficiente l'utilizzo delle risorse disponibili, alla luce dei profili organizzativi e finanziari connessi al loro sviluppo e tenendo conto dell'opportunità costituita dall'avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza in particolare sul fronte della digitalizzazione, della telemedicina e della formazione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

formazione professionale

formazione sul posto di lavoro

interconnessione di sistemi