ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06466

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 543 del 20/07/2021
Firmatari
Primo firmatario: VISCOMI ANTONIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/07/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 20/07/2021


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 20/07/2021
Stato iter:
21/07/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 21/07/2021
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 21/07/2021
Resoconto NISINI TIZIANA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (LAVORO E POLITICHE SOCIALI)
 
REPLICA 21/07/2021
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 21/07/2021

SVOLTO IL 21/07/2021

CONCLUSO IL 21/07/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06466
presentato da
VISCOMI Antonio
testo di
Martedì 20 luglio 2021, seduta n. 543

   VISCOMI e BERLINGHIERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato dalla Fiom-Cgil, si apprende della decisione della società Timken Italia S.r.l. di aprire la procedura di licenziamento per i 106 lavoratori dello stabilimento di Villa Carcina, in provincia di Brescia, e la conseguente chiusura immediata dell'impianto, senza il previo utilizzo della cassa integrazione;

   dopo la fine del blocco dei licenziamenti, ancora un'altra grande multinazionale decide di chiudere uno stabilimento nel nostro Paese;

   Timken è una multinazionale presente in 30 Paesi, con 58 stabilimenti, 24 centri distribuzione, 10 centri ricerca e 85 filiali, impiegando complessivamente oltre 21 mila persone, specializzata nella produzione di cuscinetti a rotolamento, acciai legati e relativi componenti. Non più tardi di un anno fa aveva annunciato un investimento sul territorio di Villa Carcina per dimostrare l'attaccamento ai luoghi nei quali l'azienda produce;

   come può leggersi nel sito della multinazionale proprietaria dell'impianto bresciano, si tratta di un gruppo che realizza prodotti di altissima qualità anche a supporto dei settori industriali più innovativi, quali le turbine eoliche (le più potenti al mondo) o il solare. Tanto da vantare «Siamo più forti e diversificati che mai, in una posizione migliore per eseguire i cicli economici. Di conseguenza, stiamo ottenendo ricavi e guadagni record per alimentare la nostra crescita globale nelle energie rinnovabili e nella trasmissione di potenza»;

   i lavoratori hanno indetto immediatamente lo sciopero ed attivato un presidio permanente;

   la procedura di licenziamento per ora è stata annunciata, ma non risulta ancora formalizzata e, pertanto, non sono iniziati a decorrere i termini per la procedura prevista ai sensi della legge n. 223 del 1991;

   in questa vicenda, come in altre analoghe che si sono registrate nei giorni scorsi, appare fondamentale un'attenta verifica delle ragioni addotte dalla proprietà a giustificazione dell'annunciata chiusura dell'impianto bresciano, anche tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche del gruppo, nonché degli eventuali benefici statali o regionali riconosciuti nel corso degli ultimi anni –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, anche d'intesa con le amministrazioni locali interessate, al fine di verificare la situazione della Timken Italia S.r.l. e di scongiurare il licenziamento dei 106 lavoratori attualmente dipendenti, eventualmente costituendo un apposito tavolo istituzionale.
(5-06466)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 21 luglio 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione XI (Lavoro)
5-06466

  Come ampiamente introdotto dagli onorevoli interroganti, la Timken Italia Srl, stabilimento italiano, con sede a Brescia, facente parte della multinazionale americana omonima, leader industriale globale specializzata nella componentistica meccanica nell'ambito del settore dell'automotive, ha annunciato la chiusura dello stabilimento bresciano e il licenziamento collettivo dei 106 dipendenti.
  Occorre ricordare che in favore di questa società il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha autorizzato, per il periodo dal 18 novembre 2019 al 17 novembre 2020, la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore di 108 lavoratori per i quali è stato stipulato, in data 6 novembre 2019, un contratto di solidarietà della durata di dodici mesi.
  Il contratto di solidarietà è stato ripetutamente sospeso per il sopravvenuto intervento di CIGO con causale COVID-19 nel periodo dal 23 marzo 2020 al 19 giugno 2020.
  Con successivo verbale di accordo sindacale, sottoscritto in data 25.06.2020, la società, considerata la ripresa del mercato di riferimento ha concordato, congiuntamente alle organizzazioni sindacali, la chiusura anticipata del contratto di solidarietà di tipo difensivo e la sua cessazione a far data dal 22 giugno 2020. La riduzione di orario durante il contratto di solidarietà ha coinvolto n. 94 lavoratori.
  Faccio presente che nell'anno 2021 è stata richiesta una ulteriore settimana di CIGO a conguaglio con causale COVID-19 nel periodo dal 17 maggio 2021 al 23 maggio 2021 per 516 ore e 29 operai.
  Secondo quanto riportato dalla Regione Lombardia, il 20 luglio è stata annunciata da parte della società la decisione di chiudere definitivamente le attività, a causa dell'andamento economico sfavorevole degli ultimi anni.
  Tale determinazione comporterà presumibilmente oltre 100 conseguenti esuberi. Al momento non risulta tuttavia formalizzato l'avvio di una formale procedura di licenziamento collettivo. La società ha fatto altresì riferimento alla volontà di accedere alla CIGS «per cessazione» ai sensi dell'articolo 44 del decreto-legge n. 109 del 2018.
  Proprio al fine di evitare le conseguenze dello sblocco dei licenziamenti, il Governo ha predisposto ulteriori misure di sostegno ai livelli occupazionali delle imprese, che offrono alle imprese un'alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro.
  È di tutta evidenza che tale episodio si aggiunge al novero delle recenti procedure di licenziamento annunciate da varie multinazionali, in particolare di alcune operanti nel settore dell'automotive, che incide pesantemente sul destino di centinaia di lavoratori e che rischia di riverberarsi sul tessuto produttivo e sociale circostante, producendo fenomeni di desertificazione industriale.
  È il segnale preoccupante di un fenomeno di disinvestimento da parte di società multinazionali nel nostro Paese, che rischia di divenire strutturare e che occorre contrastare con interventi articolati, anche di carattere sanzionatorio.
  Inoltre, in molti casi, la volontà di dismissione di siti produttivi appare davvero irragionevole, in quanto avviene in presenza di condizioni di mercato, di condizioni economiche e di condizioni sociali assolutamente favorevoli.
  Tanto premesso, questo Ministero si impegna affinché siano scrupolosamente attivate le garanzie previste dalla legge n. 223 del 1991, finalizzate all'avvio di un confronto sociale.
  Assicura altresì di supportare, per quanto di competenza, ogni utile iniziativa per l'apertura di un confronto finalizzato alla tutela dei lavoratori e alla promozione di politiche in grado di accompagnare il processo di trasformazione in atto in alcuni settori industriali strategici, come il settore dell'automotive interessato – in maniera particolare – da processi di dismissione e delocalizzazione.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

licenziamento collettivo

soppressione di posti di lavoro

cessazione d'attivita'