ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/06090

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 515 del 25/05/2021
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/05/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO 25/05/2021
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 25/05/2021
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO 25/05/2021
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 25/05/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 25/05/2021
Stato iter:
26/05/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/05/2021
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 26/05/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 26/05/2021
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 26/05/2021

SVOLTO IL 26/05/2021

CONCLUSO IL 26/05/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06090
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Martedì 25 maggio 2021, seduta n. 515

   QUARTAPELLE PROCOPIO, DELRIO, BOLDRINI, FASSINO e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Marco Zennaro, un imprenditore veneziano che opera in Sudan da oltre 25 anni nel ramo dei trasformatori elettrici, da due mesi è detenuto in Sudan, con l'accusa di frode inserita in un'intrigata vicenda di cui si dice vittima;

   Zennaro aveva raggiunto Khartoum nel marzo 2021 dopo una contestazione di una fornitura destinata alla Sedec, la società nazionale di energia elettrica. Secondo notizie stampa, il mediatore con il quale aveva trattato la vendita, Gallabi – che è stato trovato poi morto – aveva acquistato la fornitura, con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del generale Hamdan Dagalo, capo del Rapid Support Force, le milizie che operano nella capitale e che furono protagoniste durante il golpe del 2019. Secondo Abdallah c'erano difformità tra le caratteristiche tecniche e i parametri indicati nei certificati di collaudo, sulla base di analisi di una ditta concorrente. Zennaro, quindi, aveva chiesto di affidarsi ad un soggetto neutrale, invece, è stato denunciato e arrestato;

   inizialmente, è rimasto agli arresti in albergo e dopo, parrebbe, una trattativa con gli acquirenti di 400 mila euro, mentre stava per rientrare in Italia, è stato nuovamente arrestato perché la controparte chiedeva altri 700 mila euro. Stavolta è stato condotto in una cella della polizia con altri 30 detenuti e una temperatura infernale. Inoltre, l'udienza, per il ricorso sulla scarcerazione sembrerebbe continuamente rinviata;

   secondo quanto ha riferito la famiglia, le richieste di pagamento sono state accompagnate da riferimenti intimidatori al caso di Giulio Regeni. «Regeni! Regeni! Paga», gli è stato detto. Questo il messaggio (riportato da Il Gazzettino di Venezia) spedito dal segretario di Abdallah al padre di Zennaro; «Il problema è che la fiducia tra tutte le parti è crollata e il motivo è Gallabi. Questo è il motivo per cui Abdallah non permetterà che i suoi soldi vengano pagati attraverso un credito bancario... Vuole i suoi soldi in contanti fino al rilascio di Marco. Spero che si trovi una soluzione, perché la situazione di tuo figlio è difficile in carcere... ho parlato con la polizia per farlo sedere in un ufficio, non in cella, e per essere trattato con gentilezza... Ma credimi, fai il tuo lavoro e salva tuo figlio da questa tragedia»;

   Vassallo, ambasciatore in Sudan, ha riferito che: «il personale dell'ambasciata segue il caso, portando in cella generi alimentari» –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito alla vicenda e come intenda attivarsi, nei rapporti bilaterali con il Sudan, per sbloccare la situazione e permettere il rientro in Italia del nostro connazionale.
(5-06090)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 26 maggio 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-06090

  Marco Zennaro è stato raggiunto da due poliziotti muniti di mandato d'arresto nella sua camera d'albergo a Khartoum, dove si trovava per una breve visita d'affari, nella notte tra il 18 e il 19 marzo.
  La nostra Ambasciata a Khartoum ha immediatamente inviato in albergo un rappresentante e un legale di riferimento. Questi hanno potuto appurare che il fermo del connazionale avveniva a seguito di una denuncia per truffa nell'ambito di una fornitura di trasformatori elettrici. Il legale incaricato dal connazionale ha ottenuto l'autorizzazione a lasciare l'imprenditore in stato di fermo in hotel.
  Nei giorni successivi, il Signor Zennaro ha deciso di condurre una trattativa commerciale privata con l'impresa locale che aveva sporto denuncia. La trattativa si è conclusa il 1° aprile con la firma di un accordo di risarcimento e la conseguente revoca del mandato d'arresto.
  La sera stessa, però, il connazionale è stato bloccato, in aeroporto, mentre tentava di lasciare il Paese. Gli è stato quindi notificato un nuovo mandato d'arresto per gli stessi fatti, ma sulla base di una diversa denuncia, presentata da una società terza, destinataria finale della fornitura in questione. Questa società terza, con la quale il connazionale non aveva alcun rapporto diretto, ha reclamato il pagamento di una somma più ampia e denunciato sia l'imprenditore italiano che l'azienda locale con cui Zennaro aveva concluso la transazione.
  Il connazionale è stato quindi condotto in commissariato a Khartoum per rendere una deposizione, assistito dal legale incaricato e da funzionari dell'Ambasciata. Da allora è rimasto detenuto nei locali del commissariato, inizialmente in uno spazio aperto, con possibilità di ricevere visite e di utilizzare il proprio telefono cellulare. Il 3 maggio è stato trasferito in una cella del medesimo commissariato, dove, pur potendo continuare a utilizzare il cellulare, le sue condizioni detentive sono purtroppo peggiorate.
  Le Autorità sudanesi hanno motivato il trasferimento adducendo esigenze di parità di trattamento rispetto agli altri detenuti.
  Sul piano giudiziario, il legale dell'imprenditore ha presentato diversi ricorsi contro la detenzione, su cui la magistratura sudanese non si è ancora espressa. Ove tali ricorsi fossero respinti, si aprirebbe il processo penale.
  La Farnesina segue la vicenda con estrema attenzione. La nostra Ambasciata svolge regolari visite consolari al detenuto (58 solo nel periodo di detenzione in commissariato). L'Ambasciatore ha, fin da subito, assicurato costanti contatti con i familiari del connazionale, informandoli di ogni sviluppo. Attenzione che i familiari hanno anche pubblicamente riconosciuto. In numerose occasioni, l'Ambasciatore ha sollevato il caso con le Istituzioni sudanesi, anche ai più alti livelli, richiedendo ai suoi interlocutori chiarimenti ufficiali e sollecitando un intervento per il rilascio del connazionale, considerata l'assenza di validi motivi che ne giustifichino la detenzione.
  In parallelo, a livello centrale, come Farnesina abbiamo effettuato passi diplomatici sull'Ambasciata del Sudan a Roma.
  Da ultimo, il 24 maggio, su istruzione del Ministro Di Maio, la Vice Ministra Sereni ha affrontato l'argomento con il Sottosegretario sudanese agli Affari Esteri Mohamed Sharief Abdalla. Nel ripercorrere le tappe della vicenda, la Vice Ministra ha auspicato un rapido chiarimento della posizione del connazionale, nel rispetto delle procedure applicabili. L'interlocutore ha confermato di aver seguito il caso sin dal principio e ha assicurato il proprio personale impegno a favorirne una rapida soluzione.