ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05959

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 503 del 07/05/2021
Abbinamenti
Atto 5/06106 abbinato in data 27/05/2021
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/05/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELRIO GRAZIANO PARTITO DEMOCRATICO 07/05/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 07/05/2021
Stato iter:
27/05/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/05/2021
Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 27/05/2021
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 07/05/2021

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/05/2021

DISCUSSIONE IL 27/05/2021

SVOLTO IL 27/05/2021

CONCLUSO IL 27/05/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05959
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Venerdì 7 maggio 2021, seduta n. 503

   QUARTAPELLE PROCOPIO e DELRIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Colombia, da alcuni giorni, vanno avanti violente proteste, partite per manifestare contro un nuovo progetto di riforma fiscale. Nonostante il presidente Duque, dopo 4 giorni di proteste continuate, abbia annunciato il ritiro della riforma e l'inizio della negoziazione di un nuovo disegno di legge con le altre parti politiche, e il Ministro delle finanze si sia dimesso, le proteste sono continuate per chiedere miglioramenti ai sistemi pensionistici, sanitari e scolastici del Paese;

   l'annuncio della riforma è stato solo la scintilla che ha fatto scoppiare l'incendio dell'insoddisfazione sociale, gravata ancora di più dalla pandemia;

   i sindacati hanno organizzato una marcia nazionale venerdì 28 aprile 2021. La chiamata alla piazza ha riunito 5 milioni di persone in 600 città diverse e, anche se la maggior parte delle manifestazioni si è svolta in modo pacifico, non sono mancati i disordini, gli scontri e i saccheggi a Bogotà, a Calì e a Medellín;

   la repressione delle forze dell'ordine è stata durissima: secondo la stampa sono 24 i morti e più di 800 i feriti registrati dal 28 aprile al 5 maggio 2021 (le organizzazioni della società civile denunciano un numero maggiore di vittime);

   la violenza della polizia, ben lungi dall'aver posto fine alle manifestazioni, ha scatenato, invece, ulteriore rabbia nei cittadini;

   i resoconti che giungono dalle strade della Colombia riportano le azioni delle forze nazionali intente a reprimere i manifestanti sparando sulla folla a distanza ravvicinata, senza obiettivi, per poi farsi strada tra le persone con scudi e manganelli, con gratuità e ferocia;

   a Calì, secondo un giovane avvocato per i diritti umani, la cui testimonianza è stata riportata dal Washington Post, la polizia avrebbe aperto il fuoco sulla folla da elicotteri, impedendo contemporaneamente la fuga dei manifestanti con la presenza degli agenti sparsi nelle strade limitrofe al luogo di ritrovo dei cittadini;

   la situazione di aperto scontro sociale si inserisce in un contesto di grave recrudescenza della pandemia e dell'aumento del numero dei contagi: un virus che ha già ucciso in Colombia più di 70 mila persone. Ad oggi, nelle maggiori città del Paese il sistema sanitario è al collasso. Inoltre, nel 2020, infatti, il prodotto interno lordo colombiano è sceso del 6,8 per cento il crollo più profondo in mezzo secolo, e la pandemia di coronavirus ha ulteriormente aumentato il tasso di disoccupazione;

   l'Unhcr ha accusato le forze di sicurezza della Colombia di usare una forza eccessiva contro i manifestanti e l'Onu ha confermato che la polizia ha sparato sui manifestanti durante le proteste;

   sulla situazione in Colombia si sono pronunciati gli Stati Uniti, condannando i fatti violenti e chiedendo che sia rispettato il diritto democratico di protestare pacificamente;

   anche l'Unione europea ha espresso preoccupazione per la crisi colombiana e condanna per le violenze, pur «avendo fiducia nella capacità delle istituzioni colombiane di indagare i fatti, rispettare i diritti dei manifestanti e fare in modo che non ci sia un uso sproporzionato della forza da parte delle autorità di sicurezza» –:

   se il Governo intenda esprimere una salda condanna degli atti di violenza contro il legittimo diritto alla protesta e la libertà di riunione pacifica e di espressione che si stanno verificando in Colombia;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali con la Colombia nei consessi internazionali, per fermare immediatamente la repressione degli scioperi e delle manifestazioni e garantire il diritto alla libertà di riunione pacifica, come sancito dall'articolo 37 della Costituzione colombiana e promuovere e sostenere ambiti di dialogo ed azioni costruttive per superare la crisi umanitaria che sta attraversando il Paese.
(5-05959)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 27 maggio 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05959

  Il Ministero degli affari esteri e della Cooperazione internazionale segue con attenzione e preoccupazione la situazione in Colombia, attraverso la nostra Ambasciata a Bogotà e in raccordo con i partner europei.
  Come giustamente ricordato dagli interroganti, le proteste divampate nei maggiori centri urbani dal 28 aprile hanno inizialmente avuto come principale obiettivo la riforma fiscale proposta dal Presidente Duque, poi ritirata, e hanno canalizzato il disagio per l'incremento della disoccupazione, soprattutto giovanile, la diffusione della povertà, l'acuirsi delle diseguaglianze e dell'insicurezza nel grave contesto della pandemia. Nel movimento di protesta sono confluite una serie di richieste avanzate da diversi settori della popolazione colombiana: revisione della riforma sanitaria e richieste di rafforzamento della campagna vaccinale; reddito di base; difesa della produzione nazionale; azzeramento dei costi di immatricolazione nelle università pubbliche; misure contro la discriminazione; privatizzazioni; sospensione dell'eradicazione forzosa delle coltivazioni illecite. Sullo sfondo c'è un Paese segnato dalle profonde ferite lasciate da anni di conflitti interni. Il processo di pace, sostenuto dalla comunità internazionale, resta infatti complesso e restano attive formazioni di guerriglieri insieme a potenti organizzazioni dedite al narcotraffico.
  Su oltre 8 mila eventi e manifestazioni, svoltisi nella maggior parte dei casi in modo pacifico, sono stati registrati circa 950 episodi di violenza dovuti sia ad un eccesso di uso della forza da parte delle forze dell'ordine sia ad atti di vandalismo e attacchi mirati alle postazioni della Polizia da parte di gruppi violenti tra i manifestanti.
  La Fiscalia General ha inviato un rapporto al corpo diplomatico accreditato a Bogotà, all'Organizzazione degli Stati Americani e alle Nazioni Unite. Secondo il documento, al 17 maggio il drammatico bilancio era di 42 decessi, 979 civili feriti, 703 agenti di Polizia feriti, 141 attacchi contro installazioni della Polizia e centinaia di assalti a veicoli, distributori, banche ed edifici pubblici. Al 24 maggio la cifra delle vittime è purtroppo salita a 43 per l'uccisione di un poliziotto. 17 decessi sarebbero correlati alle manifestazioni mentre 19 morti sembrano riconducibili ad altri episodi delittuosi non strettamente legati alle proteste. Sono ancora in corso indagini per accertare le cause delle altre 7 morti. Le autorità giudiziarie hanno, inoltre, localizzato 290 persone segnalate come scomparse, mentre ne restano 129 per le quali proseguono le ricerche.
  Le autorità colombiane hanno fornito al Corpo Diplomatico assicurazioni circa la «tolleranza zero» nei confronti delle violazioni commesse dalle Forze dell'Ordine contro i manifestanti. Sono state avviate azioni penali e disciplinari nei confronti di membri delle forze dell'ordine: 10 per omicidio, 68 per abuso, 42 per lesioni fisiche e personali, 22 per altre condotte irregolari. Continueremo a seguire attentamente gli sviluppi di queste azioni penali.
  Con il sostegno del Capo della Missione di verifica delle Nazioni Unite in Colombia, della Rappresentante dell'Ufficio dell'Alto Commissariato per le Nazioni Unite per i Diritti Umani e della Chiesa Cattolica, il Governo colombiano ha avviato un dialogo con il «Comité del Paro» che raggruppa 26 componenti della società colombiana (sindacati, studenti, altre formazioni della società civile). È stato inoltre espresso al Corpo Diplomatico l'impegno a stabilire contatti con altre espressioni della società che non si riconoscono nel «Comité del Paro».
  È ancora presto per valutare i risultati di questo dialogo e non mancano certo le difficoltà. È, infatti, al momento necessario ricostruire un clima di fiducia tra le parti. Riteniamo comunque che, proprio a fronte di questa necessità, quello intrapreso sia un percorso da incoraggiare.
  L'Italia si riconosce nella dichiarazione che l'Alto Rappresentante Borrell ha rilasciato il 6 maggio. La dichiarazione riafferma la necessità di rispettare il diritto alla protesta pacifica, alla libertà di assemblea, di associazione e di espressione. L'Alto Rappresentante ha inoltre invocato la fine dell'escalation e dell'uso sproporzionato della forza da parte della Polizia, condannando al tempo stesso il ricorso alla violenza da parte di quanti si confondono tra manifestanti pacifici per commettere atti di vandalismo e ridurre lo spazio per l'espressione della società civile. Da parte dell'Unione europea è stata espressa fiducia nell'azione delle istituzioni colombiane per indagare e portare di fronte alla giustizia i responsabili di abusi e violazioni dei diritti umani, ricordando la necessità degli sforzi di tutti gli attori politici e della società civile per ridurre le tensioni, promuovere un dialogo inclusivo e costruire un consenso sulle risposte alla pandemia. L'Alto Rappresentante ha ribadito tutto questo nel corso di una conversazione telefonica con il Presidente colombiano Duque il 21 maggio. Nell'occasione ha sottolineato l'importanza che l'Unione europea attribuisce alla stabilità della Colombia e ha offerto il sostegno dell'Unione e suo personale per disinnescare le tensioni, ricostruire la fiducia e promuovere un dialogo inclusivo.
  È, quindi, insieme ai partner europei che l'Italia continuerà a seguire quanto sta succedendo in un Paese amico come la Colombia, pronti a fornire il nostro contributo anche sotto il profilo umanitario.