ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05954

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 503 del 07/05/2021
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 07/05/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DONZELLI GIOVANNI FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
DE TOMA MASSIMILIANO FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
SILVESTRONI MARCO FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
ALBANO LUCIA FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
ZUCCONI RICCARDO FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
SILVESTRI RACHELE FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
BUTTI ALESSIO FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 07/05/2021
FOTI TOMMASO FRATELLI D'ITALIA 11/05/2021
CIRIELLI EDMONDO FRATELLI D'ITALIA 11/05/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 07/05/2021
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 07/05/2021
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 12/05/2021
Stato iter:
09/06/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/06/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 09/06/2021
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 07/05/2021

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 11/05/2021

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 12/05/2021

DISCUSSIONE IL 09/06/2021

SVOLTO IL 09/06/2021

CONCLUSO IL 09/06/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05954
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo presentato
Venerdì 7 maggio 2021
modificato
Martedì 11 maggio 2021, seduta n. 505

   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, VARCHI, PRISCO, DE TOMA, SILVESTRONI, ALBANO, FERRO, ZUCCONI, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, BUTTI, DEIDDA, FOTI, CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 6 maggio 2021 la Guardia costiera libica si è fatta lecita di aprire il fuoco nei confronti di un peschereccio italiano, ferendo ad un braccio il comandante;

   secondo le prime e pur confuse notizie sembrerebbe addirittura che la Guardia costiera libica abbia aperto il fuoco dalla barca Obari, conferita dall'Italia per il programma di impegno comune nella lotta all'immigrazione clandestina;

   il peschereccio italiano Aliseo, nel momento del gravissimo attacco a fuoco da parte della Guardia costiera libica si trovava a circa 35 miglia dal porto di Al Khums, unitamente ad altri pescherecci italiani, e quindi non aveva violato le 12 miglia delle acque territoriali previste dai trattati internazionali;

   la Libia, con atto unilaterale, predatorio e giuridicamente illegittimo, ha allargato, senza alcuna condivisione con l'Italia, la «zona economica esclusiva» al limite massimo di 74 miglia, con ciò rivendicando un infondato diritto esclusivo di pesca;

   l'Italia non ha mai deciso di contestare frontalmente tale improvvida e illegittima proclamazione della «zee» libica da parte delle autorità di Tripoli;

   da ogni resoconto delle visite del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio in Libia pare che gli unici temi che vengano trattati siano nuove elargizioni o nuove promesse economiche;

   viceversa, è necessario definire una volta per tutte l'area di libera pesca per i pescatori italiani, contestando le unilaterali proclamazioni libiche che ledono l'interesse nazionale;

   allo stesso modo è forse bene chiarire alle autorità libiche che i nostri pescatori non sono immigrati clandestini e che le imbarcazioni donate per contrastare l'immigrazione clandestina e la tratta degli schiavi debbono essere rivolte verso la costa libica e non quella italiana –:

   se sia stato accertato che la motovedetta usata dalla Guardia costiera per sparare al peschereccio italiano fosse l'imbarcazione Obari donata dall'Italia per il programma di contrasto alla immigrazione clandestina;

   in tale caso, quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla richiesta di immediata restituzione del mezzo;

   quali siano più in genere gli intendimenti del Governo per garantire i diritti di pesca italiani nel Mediterraneo ed il loro libero e sicuro esercizio da parte dei nostri pescatori;

   se il Governo intenda contestare formalmente l'estensione della «zee libica» ed in quali sedi e con quali modalità.
(5-05954)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 9 giugno 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05954

  L'incidente del 6 maggio 2021 è avvenuto a circa 35 miglia dalla costa libica, a nord di Misurata, quando un gruppo di nove imbarcazioni italiane, impegnate nella pesca del gambero rosso, è stato raggiunto da una motovedetta libica in attività di polizia marittima.
  La motovedetta in questione era la Obari, ceduta alla Guardia Costiera libica nel 2018, nel quadro del decreto-legge n. 84 del 2018.
  Le imbarcazioni italiane sono state tempestivamente avvertite dell'imminente arrivo della motovedetta libica dalla Fregata Libeccio della nostra Marina militare che si trovava nei pressi e hanno rapidamente assunto una rotta di allontanamento dalla zona. Allo scopo di fermare uno dei pescherecci del gruppo, la motovedetta libica ha aperto il fuoco con armi portatili in direzione dell'Aliseo, colpendone la plancia e alcune sovrastrutture e provocando ferite, fortunatamente leggere, al Comandante.
  L'arrivo sulla scena della fregata Libeccio, il cui comando ha potuto interloquire direttamente con quello della motovedetta libica, ha scongiurato ulteriori azioni di forza. Non solo, i contatti contestuali della nostra Ambasciata a Tripoli con le autorità locali hanno evitato il sequestro del peschereccio e del suo equipaggio. Hanno anche scongiurato il rischio del ripetersi della nota e drammatica vicenda che aveva condotto lo scorso 2 settembre 18 marittimi di Mazara del Vallo a una detenzione di oltre tre mesi e al sequestro di due pescherecci.
  Il Governo italiano ha subito condannato fermamente l'azione di forza delle autorità libiche. È inaccettabile che una loro unità abbia sparato contro le imbarcazioni italiane esplodendo numerosi colpi, che avrebbero potuto avere conseguenze ben più drammatiche per i nostri marittimi. Il Governo e diversi esponenti politici libici hanno espresso rammarico per l'incidente, pur nella riaffermazione del diritto della Libia di vietare la pesca a imbarcazioni straniere non autorizzate all'interno della propria Zona di Pesca Protetta.
  Si è trattato di un episodio di estrema gravità, a testimonianza, ancora una volta, della pericolosità della zona a largo della Libia in cui operano i nostri pescherecci.
  In almeno altre tre occasioni, negli ultimi due anni e mezzo, vicende analoghe sono state risolte, impedite e prevenute solo grazie a interventi tempestivi dell'Ambasciata d'Italia a Tripoli o di unità della nostra Marina militare, in pattugliamento nell'area. Si tratta di una zona che il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture ha definito, già dal 20 maggio 2019, con una misura tuttora in vigore, ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologia.
  A più riprese tale rischio era stato segnalato dal Ministero degli Affari Esteri, da ultimo anche con lettere del Capo dell'Unità di Crisi agli armatori e al Sindaco di Mazara, dal Ministero delle Politiche Agricole, dalla Guardia Costiera e dalla Marina Militare.
  La criticità non discende solo dalla situazione di conflitto che, per diversi anni, ha caratterizzato la Libia. Le aree dove i pescherecci in questione si recano si trovano infatti all'interno della Zona di Pesca Protetta proclamata dalla Libia nel febbraio 2005. La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare riconosce allo Stato costiero la facoltà di dichiarare unilateralmente una Zona Economica Esclusiva (ZEE) che può estendersi fino a 200 miglia marine dalla linea di base del mare territoriale, prevedendo, tuttavia, che il limite esterno, nel caso di coste opposte o adiacenti a quelle di altri Stati, sia definito con accordo, sulla base del diritto internazionale.
  Nella prassi, molti Stati hanno esercitato questa facoltà in modo parziale mediante l'istituzione di zone di minore ampiezza o di godimento di un numero limitato di diritti sovrani rispetto a quelli garantiti dalla Zona Economica Esclusiva. Queste più specifiche zone non sono espressamente contemplate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, ma è pacifico che siano a essa conformi.
  È dunque di per sé legittima la proclamazione della Zona di Pesca Protetta da parte della Libia.
  L'Italia aveva espresso riserve formali sulla proclamazione libica tramite Presidenze britannica e tedesca dell'Unione europea nel 2006 e nel 2007, che si erano tuttavia concentrate essenzialmente sulla chiusura del Golfo della Sirte e non sulla legittimità della Zona di Pesca Protetta in sé.
  La questione quindi non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. La risposta, allo stato attuale, è negativa.
  Per trovare una soluzione sostenibile abbiamo attivato un dialogo con le autorità libiche, anche nel quadro della delimitazione delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo. L'Italia sta lavorando a questa prospettiva già da gennaio, quando abbiamo proposto l'avvio di un negoziato bilaterale sul tema all'allora Governo di Accordo Nazionale.
  Per dieci anni in Libia non c'è stato un governo con cui provare a fare il negoziato. Adesso c'è un governo unitario ma un processo di pace ancora in corso. L'obiettivo è che l'accordo che vogliamo firmare sia riconosciuto sia ad est che ad ovest. È evidente che il negoziato, anche alla luce delle particolarissime condizioni politiche, istituzionali e di sicurezza in Libia richiederà tempi lunghi e comunque incompatibili con l'esigenza di dare una risposta immediata agli operatori economici italiani.
  A pescatori e armatori di Mazara siamo sinceramente vicini. Non possiamo e non vogliamo dare loro false speranze. Vogliamo, invece, sostenere questo importante settore economico che versa in una situazione di oggettiva difficoltà. Proprio per affrontare in maniera complessiva tutti gli aspetti di questa delicata questione, abbiamo proposto al Ministero delle Politiche Agricole la creazione di un apposito tavolo interministeriale con il coinvolgimento di tutte le Amministrazioni interessate.
  Nel rispetto delle prerogative e competenze esclusive dell'Unione Europea in materia di Politica Comune della Pesca, Italia e Libia potranno esplorare a livello bilaterale, anche attraverso la conclusione di un Accordo provvisorio di delimitazione, il modo in cui favorire intese tra operatori privati italiani e libici e facilitare l'eventuale concessione da parte delle competenti autorità libiche di licenze di pesca all'interno della Zona di Pesca Protetta del Paese.
  L'approccio della collaborazione tra privati potrà consentire la creazione di «joint venture» in aree definite tra gli operatori libici e italiani, anche con la creazione di cooperative a partecipazione mista.
  Vogliamo tutelare sia la sicurezza che il benessere economico delle nostre marineria. Questo il nostro impegno.