ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05503

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 468 del 12/03/2021
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/03/2021


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 12/03/2021
Stato iter:
17/03/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/03/2021
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 17/03/2021
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 12/03/2021

DISCUSSIONE IL 17/03/2021

SVOLTO IL 17/03/2021

CONCLUSO IL 17/03/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05503
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Venerdì 12 marzo 2021, seduta n. 468

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel Tigray, regione del nord dell'Etiopia, in cui da oltre tre mesi si scontrano le forze del Governo federale di Adis Abeba e combattenti legati al partito di Governo locale Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè;

   la violenza dei combattimenti sta coinvolgendo anche i civili e innescando quella che Unhcr ha definito la peggiore fuga di rifugiati dalla regione in due decenni. Sono ormai migliaia le vittime e il 28 novembre 2020, nell'antica città di Axum, le truppe presenti nel Tigray hanno compiuto una strage, che secondo un rapporto di Amnesty International, potrebbe costituire un crimine contro l'umanità. La Ong ha parlato con 41 sopravvissuti e testimoni che hanno riferito di esecuzioni extragiudiziali, bombardamenti indiscriminati e saccheggi di massa da parte di soldati eritrei presenti sul territorio. Ma il Governo di Asmara ha, però, respinto tutte le accuse;

   intanto, all'interno del Paese, il Governo dell'Etiopia ha severamente limitato l'accesso ai giornalisti e ha impedito alla maggior parte degli aiuti di raggiungere aree al di fuori del controllo del Governo;

   Amnesty ha chiesto un'indagine internazionale guidata dalle Nazioni Unite per appurare tutte le parti responsabili delle atrocità commesse durante il conflitto e, inoltre, il pieno e rapido accesso al Tigray per gli attivisti per i diritti umani, giornalisti e operatori umanitari;

   e, difatti, anche l'Alta Commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet ha chiesto al Governo dell'Etiopia di concedere agli osservatori Onu l'accesso alla regione per indagare sui rapporti di omicidi diffusi e violenze sessuali, sottolineando l'urgente necessità di una valutazione obiettiva e indipendente dei fatti sul campo, poiché il suo ufficio è «riuscito a confermare le informazioni su alcuni degli episodi avvenuti lo scorso novembre, indicando bombardamenti indiscriminati nelle città di Mekelle, Humera e Adigrat nella regione del Tigray»;

   gli Stati Uniti hanno chiesto che le forze eritree siano «ritirate immediatamente dal Tigray», citando resoconti credibili del loro coinvolgimento in «comportamenti profondamente preoccupanti», e anche l'Unione europea ha condiviso la richiesta, dopo che già in dicembre 2020, aveva posticipato aiuti all'Etiopia a causa della sua incapacità di garantire il pieno accesso umanitario al Tigray;

   il Ministro degli esteri finlandese Haavisto, dopo aver visitato il Paese per conto dell'Unione europea ha riferito che la crisi del Tigray, sembra «fuori controllo dal punto di vista militare, dei diritti umani e dal punto di vista umanitario»; e che la leadership dell'Etiopia non era riuscita a fornire un «quadro chiaro» della situazione, compreso il coinvolgimento ampiamente documentato delle forze della vicina Eritrea. Difatti, sia Addis Abeba che Asmara negano che le forze eritree siano coinvolte nel conflitto; nonostante i resoconti di svariati testimoni;

   il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha raggiunto il consenso necessario per approvare una dichiarazione sull'attuale crisi nel Tigray. A opporsi al testo sarebbero state Russia e Cina membri permanenti del Consiglio, e l'India, membro non permanente, che hanno ritenuto la questione un «affare interno» dell'Etiopia –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, sia nei rapporti bilaterali con l'Etiopia, che nei consessi internazionali, per chiedere il ritiro immediato delle truppe eritree e affinché il Governo etiope garantisca il pieno e immediato accesso umanitario al Tigray, nonché, in seno alle Nazioni Unite e segnatamente alla Commissione diritti umani di cui l'Italia è membro, per promuovere una dichiarazione comune e l'avvio al più presto di una indagine indipendente fatta sul campo, per conoscere quali gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario siano state commesse da parte di tutte le parti in conflitto nel Tigray, e per contribuire all'individuazione delle responsabilità sui possibili crimini contro l'umanità nella regione.
(5-05503)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 17 marzo 2021
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-05503

  La crisi tigrina va inserita nel complesso quadro interno e regionale descritto precedentemente in occasione della discussione sulla risoluzione: la nomina del Primo Ministro Abiy nell'aprile 2018 e il conseguente allontanamento del partito tigrino TPLF dal potere; l'Accordo di pace etio-eritreo nel settembre 2018 e i nuovi equilibri regionali nel Corno d'Africa; la questione delle elezioni locali in Tigrè, non autorizzate dal Governo centrale di Addis Abeba, e la successiva conflagrazione del conflitto.
  Sin dall'inizio delle ostilità, il nostro Paese ha mantenuto, anche in quadro europeo ed internazionale, un atteggiamento ispirato a profonda preoccupazione ma anche di cautela nella valutazione della situazione sul campo, particolarmente difficile a causa dell'immediata chiusura delle frontiere regionali del Tigrè ad opera del Governo di Addis Abeba.
  Ad oggi, malgrado la conclusione dichiarata delle operazioni militari, permane nella regione un preoccupante quadro di forte instabilità, caratterizzato da perduranti scontri a medio/bassa intensità in numerose aree del Tigrè, da una gravissima emergenza umanitaria e da numerose testimonianze di violazioni gravi dei diritti umani nella regione.
  Il tema richiamato nell'interrogazione dell'accertamento delle violazioni dei diritti dell'uomo compiute nel corso del conflitto rimane assai complesso. Il Governo italiano è tuttavia impegnato, insieme ai partner europei e internazionali, a fare luce sulle violazioni e sulle relative responsabilità, con un atteggiamento di fermezza e di attesa per i successivi e necessari accertamenti.
  Da un lato, i preoccupanti rapporti che giungono dalla regione – da ultimo quello di Amnesty International, relativo al «massacro di Axum» – impongono un'immediata reazione della Comunità Internazionale nell'individuazione dei responsabili delle atrocità, chiamati a rispondere delle violenze commesse. Dall'altro, sin dall'inizio delle ostilità, come accennato, la verifica delle informazioni circa gli accadimenti in Tigrè è risultata assai difficile, e richiederà ancora del tempo.
  Al riguardo, il possibile avvio, nelle prossime settimane, di una missione della Commissione Africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (ACHPR) potrebbe rappresentare un primo importante sviluppo. La Commissione effettuerà infatti le proprie indagini in Tigrè, circostanza su cui ha concordato il Premier Abiy.
  L'avvio di meccanismi internazionali di verifica sulle violazioni commesse nella regione, che il nostro Paese sostiene, si deve accompagnare ad una opportuna collaborazione con la Commissione Etiopica per i Diritti Umani, della cui affidabilità non si è finora dubitato da parte della Comunità Internazionale.
  A testimonianza della grande attenzione con cui seguiamo gli sviluppi in questo ambito in Etiopia, vorrei ricordare la profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani e umanitaria nel Tigrè espressa dal Ministro Di Maio nel suo intervento nel corso del segmento di alto livello della quarantaseiesima sessione del Consiglio Diritti Umani a Ginevra, pronunciato il 24 febbraio. La stessa preoccupazione è stata reiterata nell'intervento europeo a nome dei Paesi membri il 12 marzo, in cui, oltre a chiedere la fine di ogni violenza, si sottolineava la necessità di un'inchiesta indipendente, trasparente ed efficace sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Sempre in occasione della 46ma sessione del Consiglio Diritti Umani a Ginevra, il 26 febbraio l'Italia ha aderito a una specifica Dichiarazione Congiunta sulla situazione in Tigrè, che ha messo in evidenza le aspettative della Comunità Internazionale sul rispetto dei diritti umani nelle aree di conflitto.
  Strettamente connesso al tema delle violazioni gravi dei diritti umani è quello del coinvolgimento eritreo nelle ostilità che oggi risulta confermato, anche dalle stesse Autorità etiopiche. Con i nostri partner europei ed internazionali riteniamo che a tale sconfinamento debba essere posto termine al più presto.
  In considerazione di un impegno ampio ed articolato nel Corno d'Africa, e di un ruolo storico che il nostro Paese esercita, in via bilaterale e nel quadro UE, nella promozione di condizioni di pace e stabilità, i contatti politici e diplomatici sulla situazione tigrina sono stati e sono intensi. Sul piano bilaterale, abbiamo espresso forte preoccupazione per l'aumento della violenza interetnica in molte aree del Paese, sottolineando l'importanza dell'avvio di un genuino processo di riconciliazione nazionale, che coinvolga le componenti tigrine. Ciò, anche al fine di assicurare che le prossime elezioni politiche, previste a giugno, possano essere credibili, inclusive e trasparenti. Abbiamo quindi indicato la necessità di cessare le ostilità, esortando le autorità etiopiche a prestare la massima attenzione alla situazione umanitaria di sfollati e rifugiati e in genere della popolazione tigrina, e a garantire libero accesso in Tigrè alle organizzazioni internazionali.
  Vorrei concludere proprio sulla questione dell'accesso umanitario, questione che l'Italia aveva anche sollevato con Redwan Hussien, il Ministro di Stato etiopico agli Affari Esteri, attirando l'attenzione dell'interlocutore sulla necessità di garantire un accesso ampio e senza riserve, in linea con i principi e gli standard internazionali. Accanto al dialogo politico, è continuato quindi l'impegno della nostra Cooperazione allo Sviluppo, che annovera l'Etiopia tra i Paesi prioritari d'intervento. La nostra cooperazione ha immediatamente risposto alla crisi, con una serie di contributi a favore dell'Alto Commissariato ONU per i rifugiati, dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, e del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
  Non appena le condizioni di sicurezza sul terreno lo consentiranno, intendiamo organizzare un volo umanitario dalla Base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite di Brindisi verso l'aeroporto di Macallè con un carico sanitario (farmaci generici, kit traumatologici e chirurgici), integrato da materiale medico-sanitario messo a disposizione dalla Croce Rossa Italiana.