ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/03612

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 306 del 18/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: D'ARRANDO CELESTE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 18/02/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SAPIA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 18/02/2020
MARTINCIGLIO VITA MOVIMENTO 5 STELLE 18/02/2020
SARLI DORIANA MOVIMENTO 5 STELLE 18/02/2020
NAPPI SILVANA MOVIMENTO 5 STELLE 18/02/2020


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 18/02/2020
Stato iter:
15/07/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/07/2020
Resoconto ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 15/07/2020
Resoconto D'ARRANDO CELESTE MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 18/02/2020

DISCUSSIONE IL 15/07/2020

SVOLTO IL 15/07/2020

CONCLUSO IL 15/07/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-03612
presentato da
D'ARRANDO Celeste
testo di
Martedì 18 febbraio 2020, seduta n. 306

   D'ARRANDO, SAPIA, MARTINCIGLIO, SARLI e NAPPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le vigenti «linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica» approvate nel 2010, a pagina 22, prevedono che: «vanno assicurate anche adeguate sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali. Tali sostituzioni non richiedono certificazione medica, ma la semplice richiesta dei genitori»;

   il 5 maggio 2016, il Ministero della salute ha emesso una nota tesa a ribadire tale principio, in particolare riferito ai menù vegetariani e vegani. La nota stigmatizza le linee di indirizzo regionali obsolete che «impropriamente sconsigliano la scelta vegetariana e quella vegana»;

   il 24 ottobre 2018, la XII Commissione della Camera dei deputati, ha approvato una risoluzione – a prima firma dell'interrogante – che impegnava il Governo pro tempore, tra l'altro, ad assumere iniziative per sostenere e incoraggiare, presso le scuole e gli istituti di formazione, progetti didattici legati all'educazione alimentare, allo stile di vita attivo, nonché all'importanza dei prodotti tipici, biologici, a «chilometro zero» e «chilometro utile» per accrescere negli studenti il senso di responsabilità sociale, verso la propria salute e l'ambiente;

   il 13 novembre 2019, la Camera ha approvato all'unanimità la mozione n. 1-00082 che impegna il Governo a mettere in atto precise azioni per prevenire e curare l'obesità. Tra queste, al 6° capoverso del dispositivo c'è quella di esplicitare che non vi è obbligo di erogazione quotidiana di proteine animali nelle mense pubbliche e di favorire un approccio culturale basato sull'assunzione del corretto quantitativo di proteine e sulla possibilità di assumere aminoacidi essenziali anche con sole proteine vegetali;

   nello schema di decreto recante «Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica» approntato dal Ministero della salute si autorizzano, al contrario, menu diversi dalla dieta mediterranea solo in presenza di patologie specifiche;

   nella sezione E4, pagina 25, infatti, si legge della «necessità di programmare diete che rispondano alle specifiche esigenze etiche, culturali, religiose di differenti gruppi (...)»;

   nello stesso paragrafo, però, si afferma che le «diete di esclusione (in cui siano assenti singoli alimenti o interi gruppi alimentari) devono essere fatte unicamente sulla base di indicazioni specifiche ed a seguito di un percorso diagnostico ad hoc, validato e documentato da prescrizione medica» e che «le motivazioni salutistiche o ambientali che portano ad adottare modelli diversi da quello mediterraneo spesso non sussistono»;

   nel documento succitato (sezione F1, pagg. 31-32), tra i «Collegamenti concettuali» definiti «più diffusi ed errati» si inserisce quello per il quale «il cibo da coltivazione biologica abbia un migliore profilo nutrizionale e sia quindi più salutare rispetto ai prodotti non coltivati secondo il metodo biologico», motivando che «dai risultati ottenuti si evince che nutrizionalmente il cibo di produzione biologica non presenta differenze significative da quello non biologico»;

   numerosi studi confermano che il consumo di alimenti biologici può ridurre l'esposizione ai residui di pesticidi e ai batteri resistenti agli antibiotici nonché contribuire alla sostenibilità ambientale;

   va rilevato che, di recente, anche l’intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), gruppo di esperti in seno all'Onu, si è espresso in ben 3 report [19-21], nei quali viene ribadita l'importanza di modificare le abitudini anche nella direzione di una dieta più sostenibile basata sul consumo di cibi vegetali. Convinzione ormai ampiamente espressa dai maggiori rappresentanti del mondo scientifico –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare opportune iniziative per modificare i suddetti punti del testo delle «Linee di indirizzo nazionale» di cui allo schema di decreto citato in premessa, accogliendo anche eventuali contributi di esponenti della società scientifica e delle associazioni.
(5-03612)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 15 luglio 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-03612

  Le «Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica», sono state elaborate ai fini della tutela della salute e per la prevenzione delle patologie cronico-degenerative e promuovono la dieta mediterranea come esempio di varietà ed equilibrio nutrizionale.
  Tali Linee di indirizzo sono state sottoposte alla Conferenza Unificata Stato- Regioni e, nel corso della seduta del 15 gennaio 2020, hanno ottenuto il parere favorevole.
  In merito a quanto delineato nell'interrogazione parlamentare in esame, desidero ricordare quanto espressamente indicato nelle Linee di indirizzo: «...un altro aspetto emergente, derivante dai cambiamenti in atto nella popolazione e dall'incremento progressivo di scelte alimentari, è rappresentato dalla necessità di programmare diete che rispondano alle specifiche esigenze etiche/culturali/religiose di differenti gruppi, e che contemporaneamente siano adeguate dal punto di vista nutrizionale per gli utenti delle mense scolastiche o ai soggetti ricoverati in ospedale, e quindi potenzialmente a rischio di malnutrizione. È diffìcile distinguere le sopracitate esigenze etiche/culturali/religiose da mode e derive ortoressiche. Il modello alimentare mediterraneo è universalmente riconosciuto valido per mantenere e raggiungere un buono stato di salute e prevenire le malattie croniche non trasmissibili per ogni persona, di qualsiasi condizione sociale ed età. Modelli alimentari che escludono determinati alimenti e, in alcuni casi, addirittura gruppi alimentari, rischiano, soprattutto in soggetti più fragili (bambini, anziani malati), di non assicurare un apporto corretto o un'adeguata biodisponibilità di alcuni nutrienti e sono di più difficile gestione per assicurare un adeguato apporto di energia e nutrienti.
  Le linee guida anche più favorevoli a questi modelli suggeriscono infatti la necessità di supplementazione di alcuni micronutrienti (ad esempio, vitamina B12) e di monitorare costantemente lo stato di nutrizione (....) al fine di prevenire l'instaurarsi di uno stato di malnutrizione soprattutto quando le richieste di nutrienti aumentano, sia in termini quantitativi che qualitativi, come avviene nei pazienti affetti da patologie acute/cataboliche (https://www.sip.it/2017/11/08/scelte-alimentari-estreme-e-mode-nutrizionali-la-dieta-vegana/).
  Le diete di esclusione (in cui siano assenti singoli alimenti o interi gruppi alimentari) devono essere fatte unicamente sulla base di indicazioni specifiche ed a seguito di un percorso diagnostico ad hoc, validato e documentato da prescrizione medica. La somministrazione di diete per patologia va attenzionata per verificare che all'alunno siano effettivamente proposti piatti contrassegnati per la sua identificazione».
  Tali affermazioni fanno intendere in maniera inequivocabile che la prescrizione medica è necessaria solo per le diete che, per cause patologiche, richiedono, necessariamente, l'esclusione di determinati alimenti. Infatti, le Linee di indirizzo a pagina 9, riguardano quanto segue:
  «In particolare il servizio di ristorazione scolastica deve:

   (...)
   (...)
   prevedere la possibilità di pasti specifici per determinate condizioni cliniche (allergie/intolleranze) o esigenze etiche/culturali/religiose».

  Alla luce di quanto esposto emerge che le linee di indirizzo in esame distinguono nettamente i regimi alimentari connessi ad aspetti di natura etica, culturale e religiosa, rispetto alle diete ad esclusione, legate – si ribadisce – esclusivamente a condizioni patologiche, come le allergie e le intolleranze alimentari.
  Per queste motivazioni il percorso diagnostico « ad hoc» non può essere in alcun modo confuso con un regime: alimentare vegetariano o vegano.
  Per quanto riguarda la questione relativa all'affermazione che il cibo di produzione biologica non presenta differenze significative da quello non biologico, ritengo opportuno richiamare quanto affermato nelle «LINEE GUIDA PER UNA SANA ALIMENTAZIONE (Revisione 2018)», predisposte dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria-Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione.
  In merito ai «prodotti da agricoltura biologica», il documento citato precisa che il termine «biologico» definisce un alimento ottenuto con il metodo di coltivazione e allevamento dell'agricoltura biologica.
  In Europa l'agricoltura biologica è regolata da una normativa specifica.
  Il metodo dell'agricoltura biologica mira a ottenere prodotti basandosi sull'utilizzo di fitofarmaci (fungicidi, insetticidi, erbicidi) presenti in natura, escludendo l'impiego di prodotti di sintesi.
  È dunque condivisibile l'affermazione dell'Onorevole interrogante secondo cui il consumo di alimenti biologici può ridurre l'esposizione ai residui di pesticidi, contribuendo alla sostenibilità ambientale.
  Tuttavia, dal punto di vista nutrizionale, allo stato, la ricerca scientifica non ha riscontrato differenze compositive significative tra prodotti biologici e convenzionali.
  D'altro canto, le variabili che influiscono sulla concentrazione dei componenti di frutta e verdura sono tante, comprendendo fattori intrinseci, come il genotipo, e fattori estrinseci, quali le condizioni ambientali (temperatura, irradiazione solare, durata dell'illuminazione): il tipo di coltivazione è solo una di queste variabili.
  Sulla base delle considerazioni svolte, non si ravvisano, allo stato, motivi che rendano necessario modificare le Linee di indirizzo in questione; sarà cura del Ministero della salute intervenire nel caso in cui dovessero sopraggiungere nuove indicazioni tecniche che richiedano la rivalutazione delle menzionate Linee.