ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01084

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 98 del 10/12/2018
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 10/12/2018


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 10/12/2018
Stato iter:
27/06/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/06/2019
Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 27/06/2019
Resoconto QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 10/12/2018

DISCUSSIONE IL 27/06/2019

SVOLTO IL 27/06/2019

CONCLUSO IL 27/06/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01084
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Lunedì 10 dicembre 2018, seduta n. 98

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la giornata mondiale dei diritti umani è una celebrazione sovranazionale che si tiene in tutto il mondo il 10 dicembre di tutti gli anni; la data è stata scelta per ricordare la proclamazione da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite della Dichiarazione universale dei diritti umani, frutto di un'elaborazione secolare e base di molte delle conquiste civili del XX secolo per la libertà, l'uguaglianza e la tutela dei diritti degli individui;

   la Dichiarazione riveste anche un'importanza giuridica fondamentale, in quanto le norme che compongono la Dichiarazione sono ormai considerate, dal punto di vista sostanziale, come principi generali del diritto internazionale e come tali vincolanti per tutti i soggetti di tale ordinamento;

   come corollario del diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona (articolo 3), la Dichiarazione prescrive il divieto di schiavitù sotto qualsiasi forma (articolo 4), fenomeno ripugnante che, pur essendo oggi formalmente proibito in tutto il mondo, si esprime ancora mascherandosi in diverse tipologie di sfruttamento;

   il Global Slavery Index del 2016 indica che oltre 40 milioni di persone nel mondo sono costrette al lavoro forzato, o intrappolate nella schiavitù del debito, del matrimonio forzato o della tratta di esseri umani, mentre l’International Labour Organization stima che i lavori forzati generino proventi illeciti per 150 miliardi di dollari l'anno: la seconda fonte di profitto della criminalità organizzata, dopo le droghe;

   la Mauritania, l'ultimo Paese al mondo ad avere formalmente abolito la schiavitù nel 1981, si iscrive ancora oggi tra i dieci Paesi con la più alta incidenza del fenomeno; più di 21 persone ogni 1000 abitanti sono colpite dal fenomeno e il lavoro forzato è una pratica diffusa in diversi settori, sia per i maschi che per le donne in diverse fasce d'età e regioni geografiche del Paese; il concetto di schiavitù è infatti ancora profondamente radicato nella società mauritana e lo status di schiavo è considerato ereditario e, nonostante alcuni miglioramenti legislativi recenti, la polizia e la magistratura sono riluttanti nell'attuazione delle norme; le vittime del fenomeno sono soprattutto gli appartenenti alla minoranza «harratin», di cui almeno 90.000 vivono in una situazione di totale asservimento, mentre tutti gli altri (600.000, il 20 per cento della popolazione) vivono in una situazione di asservimento parziale;

   nel 2008, su impulso dell'attivista Biram Dah Abeid è nata «un'organizzazione di lotta popolare» denominata IRA – Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista – che organizza regolarmente sit-in, scioperi e marce attraverso città e paesi di tutta la Mauritania; il gruppo combatte anche contro la giustificazione religiosa della schiavitù e Biram Dah Abeid è ormai un'attivista di fama mondiale; il Time, nel 2017, lo ha inserito tra i cento uomini più influenti al mondo e la sua azione lo ha portato, nel 2013, a vincere il premio per i diritti umani delle Nazioni Unite;

   il 7 agosto 2018 la polizia mauritana ha condotto il leader antischiavista alla questura di Nouakchott proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto presentare la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali del 2019; da allora non è più stato rilasciato;

   l'Italia sarà membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite per il periodo 2019-2021 e ha opportunamente riconosciuto tra i temi prioritari per il suo mandato la lotta contro ogni tratta di esseri umani, che coinvolge anche il nostro Paese specie in relazione al fenomeno migratorio –:

   quali iniziative prioritarie abbia individuato per promuovere la lotta contro ogni forma di schiavitù e se non intenda esprimere fermamente disapprovazione per la detenzione arbitraria dell'attivista antischiavista Biram Dah Abeid da parte delle autorità mauritane.
(5-01084)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 27 giugno 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01084

  La Mauritania è stata l'ultimo Paese al mondo ad abolire formalmente la schiavitù nel 1981 e solo nel 2007, sulla scia di forti pressioni internazionali, ha adottato una legge che la qualifica come reato. Nel 2012 un'ampia revisione della Costituzione ne ha sancito il divieto, stabilendo al contempo l'uguaglianza dei cittadini e il diritto alla differenza culturale. Tuttavia, anche dopo la creazione, nel 2013, di un Tribunale speciale per i casi di schiavitù, permangono profondi pregiudizi culturali che discriminano le popolazioni originarie dei Paesi del sud rispetto alla popolazione araba e condizionano il sistema giudiziario, fortemente controllato dal Governo.
  La Mauritania si è sottoposta nel 2015 alla Revisione Universale Periodica del Consiglio Diritti Umani (UPR), esercizio di monitoraggio periodico sulla situazione dei diritti umani cui si sottopongono tutti i Paesi membri dell'ONU. L'Italia ha raccomandato al Paese di adottare misure per combattere il lavoro minorile; promuovere una partecipazione più ampia e adeguata delle donne nelle istituzioni pubbliche, assicurare che le minoranze religiose possano godere dei loro diritti senza discriminazioni, considerare l'adozione di una moratoria de jure sulla pena di morte.
  Più in generale, l'Italia è fortemente impegnata nella lotta contro ogni forma di schiavitù. Sosteniamo le attività della Special Rapporteur ONU per le forme contemporanee di schiavitù, ruolo attualmente ricoperto dalla sudafricana Urmila Bhoolahe. La Special Rapporteur ha il compito di esaminare e riferire su tutte le forme contemporanee di schiavitù e pratiche simili alla schiavitù, anche raccomandando azioni e misure ai singoli Stati e tenendo particolarmente conto del genere e dell'età delle vittime.
  Inoltre, l'Italia attribuisce la massima importanza alla lotta contro il traffico di esseri umani, che figura anche tra le priorità del nostro mandato 2019-2021 in Consiglio Diritti Umani (così come lo era stata nell'ambito del mandato italiano in Consiglio di Sicurezza dell'ONU nel 2017). La lotta alla tratta degli esseri umani è stata una priorità anche nel contesto della Presidenza italiana in esercizio dell'OSCE nel 2018, che ha favorito l'adozione di una specifica decisione sulla tratta dei minori al Consiglio Ministeriale OSCE del 6-7 dicembre scorsi a Milano.
  Passando allo specifico caso dell'attivista mauritano Biram Ould Abeid, presidente dell'IRA (Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista), egli era stato arrestato il 7 agosto scorso, a seguito di una denuncia per calunnie e diffamazione, sporta contro di lui dal giornalista Dedde Ould. Al momento dell'arresto, forti sono state le proteste dello stesso Biram, del partito Sawabe (di cui è esponente) e di una parte della società civile, che hanno unanimemente accusato le autorità mauritane di aver orchestrato l'arresto per ostacolare la sua candidatura alle elezioni legislative. Il leader del movimento abolizionista aveva già scontato una pena detentiva di 18 mesi (dicembre 2014-giugno 2016), per effetto di una condanna per appartenenza a un'organizzazione illegale e per attività sovversive comminatagli a seguito di una campagna contro la schiavitù condotta all'epoca dall'IRA.
  Lo scorso 1o settembre – dunque durante la sua permanenza nel carcere di Nouakchott – Biram è stato eletto al primo turno deputato all'Assemblea Nazionale (unico ramo del Parlamento rimasto dopo la soppressione del Senato, decisa dal referendum costituzionale dell'agosto 2017) tra le fila del partito nazionalista di opposizione Sawab. Successivamente, lo scorso 31 dicembre, Biram Ould Abeid è stato liberato ed è stato candidato alle elezioni presidenziali svoltesi, in primo turno, lo scorso 22 giugno, risultando il secondo candidato più votato dopo il candidato sostenuto dal Presidente uscente, Mohamed Ould Ghazouani.
  All'epoca della detenzione in carcere, il caso è stato seguito con attenzione dall'Ambasciata d'Italia a Rabat, in stretta collaborazione con gli altri partner europei e con Delegazione UE, nell'ambito del locale coordinamento, prestando la dovuta cautela anche in considerazione del ruolo politico di Biram Ould Abeid e delle dinamiche elettorali in corso nel Paese.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

lotta contro la criminalita'

traffico di persone