ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00907

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 388 del 07/08/2020
Firmatari
Primo firmatario: FIANO EMANUELE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/08/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2020
BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2020
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2020
ROMANO ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2020
SCHIRO' ANGELA PARTITO DEMOCRATICO 07/08/2020
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 03/09/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 07/08/2020
Stato iter:
04/09/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/09/2020
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 04/09/2020
Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 04/09/2020
Resoconto BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 03/09/2020

DISCUSSIONE IL 04/09/2020

SVOLTO IL 04/09/2020

CONCLUSO IL 04/09/2020

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00907
presentato da
FIANO Emanuele
testo presentato
Venerdì 7 agosto 2020
modificato
Venerdì 4 settembre 2020, seduta n. 393

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
   martedì 4 agosto 2020 è avvenuta al porto di Beirut, in Libano, una tremenda esplosione che ha causato oltre 150 morti, 5 mila feriti e almeno 300 mila sfollati, di cui, secondo Save the Children, oltre 100.000 sono bambini che hanno perso le proprie case e tutto quello che avevano;
   ancora non è stato chiarito cosa abbia causato il disastro: il Premier libanese ha annunciato un'inchiesta che si focalizzerà sulle 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio, un fertilizzante usato anche come componente negli esplosivi minerari, che, dal 2013, era immagazzinato negli hangar del porto, lasciato da una nave sequestrata. Per il momento, il Governo avrebbe messo agli arresti domiciliari i funzionari responsabili dei magazzini e della sicurezza del porto, in attesa che l'inchiesta faccia il suo corso;
   intanto, anche i quattro ex Primi ministri libanesi hanno chiesto in una dichiarazione congiunta che si apra una inchiesta, ma presieduta da una commissione d'inchiesta internazionale, per appurare le cause delle due gigantesche esplosioni. I quattro ex Capi di Governo, Saad Hariri, Najib Miqati, Fouad Saniora e Tammam Salam, affermano che la città di Beirut, dopo avere «sofferto per oltre quattro decenni per una catena infinita di distruzioni e abusi, è colpita da una catastrofe che poteva essere evitata se non fosse stato per l'assenza di leadership». Per questo ritengono necessario chiedere alle Nazioni Unite o alla Lega Araba di formare una commissione d'inchiesta internazionale araba, composta da giudici e investigatori «che siano professionali e imparziali per scoprire le circostanze e le cause della catastrofe». «Allo stesso tempo – si aggiunge nella dichiarazione – gli ex Primi ministri fanno appello a tutte le agenzie del porto perché lavorino insieme per preservare la scena del crimine e assicurare che non sia inquinata»;
   l'esplosione non poteva avvenire in un momento peggiore; di fatto, la città è già in grande difficoltà per la pandemia da Coronavirus: gli ospedali – già al pieno delle loro capacità e in parte danneggiati nell'esplosione – sono stati inondati di feriti. Le autorità hanno dichiarato Beirut una «città disastrata» ed è stato decretato lo stato d'emergenza per due settimane, che non è escluso che possa essere esteso;
   fortunatamente, la solidarietà internazionale non sta mancando e da tutto il mondo stanno arrivando aiuti e progetti per aiutare il Libano. Anche l'Unione europea sta cercando in queste ore le modalità migliori per sostenere il processo di ricostruzione del Paese: Ursula Von der Leyen ha sottolineato la possibile mobilitazione di esperti e attrezzature per aiutare a valutare l'entità del danno e gestire sostanze pericolose come l'amianto e altre sostanze chimiche. Questo può essere importante per le strutture civili, ma anche per la riabilitazione del porto di Beirut. Si è inoltre esplorata la possibilità «di rafforzare le relazioni commerciali in questo momento difficile, in particolare sotto forma di ulteriore agevolazione commerciale e doganale preferenziale»;
   la priorità immediata è l'aiuto, il sostegno alla popolazione senza condizioni, ma a questa dovrà seguire un sostegno integrato e trasversale da parte di tutta la comunità internazionale per evitare il collasso dell'intero Paese e di conseguenza un ulteriore e preoccupante squilibrio all'interno dell'intera regione. Difatti, si è fortemente consapevoli della grande importanza che il Libano ricopre per la stabilità dell'intera regione del Mediterraneo e della necessità di preservarla;
   l'Italia ha inviato 8,5 tonnellate di aiuti verso il Libano, – meno di quello che sta facendo la Norvegia o persino la piccola Tunisia, in difficoltà in questi giorni – insieme a una squadra di vigili del fuoco. Ma si deve fare di più, per non tradire il nostro impegno e la nostra presenza storica in Libano. Nel 2006 fu un'iniziativa italiana – la proposta di Prodi e D'Alema di iniziare una missione di interposizione – a pacificare il Libano allora in guerra con Israele. È tuttora italiano il maggiore contingente militare della missione Unifil, così come ne è italiana la sua guida. In Libano non ci sono solo i soldati italiani; in questi minuti gli operatori delle tante organizzazioni non governative italiane presenti a Beirut si stanno facendo in quattro per portare aiuto alla popolazione della città, duramente colpita. L'Italia può, anzi deve, svolgere un ruolo di mediazione e presenza, come ha sempre ben fatto –:
   se il Ministro interpellato non ritenga di:
    a) promuovere una missione politica di alto livello per manifestare la solidarietà alle autorità libanesi e discutere con loro di piani per la ricostruzione;
    b) chiedere alla Commissione europea di elaborare un piano per la ricostruzione di Beirut e di coordinare gli aiuti degli Stati membri;
    c) adottare iniziative per stanziare immediatamente risorse di emergenza per aiutare la popolazione civile sfollata, bisognosa di cure mediche e di aiuti alimentari;
    d) riunire un tavolo con le organizzazioni non governative, gli enti locali, la Croce rossa italiana per programmare con loro le azioni di emergenza che l'Italia può mettere in campo da subito con il Libano.
(2-00907) «Fiano, Quartapelle Procopio, Boldrini, La Marca, Andrea Romano, Schirò, Berlinghieri».