ATTO CAMERA

INTERPELLANZA 2/00789

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 338 del 12/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: SAVINO ELVIRA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 12/05/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 12/05/2020
Stato iter:
03/11/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 03/11/2020
Resoconto SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 03/11/2020
Resoconto GIORGIS ANDREA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 03/11/2020
Resoconto SAVINO ELVIRA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 03/11/2020

SVOLTO IL 03/11/2020

CONCLUSO IL 03/11/2020

Atto Camera

Interpellanza 2-00789
presentato da
SAVINO Elvira
testo presentato
Martedì 12 maggio 2020
modificato
Martedì 3 novembre 2020, seduta n. 421

   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   il sistema giustizia italiano si trova, ormai da troppo tempo, in una endemica condizione di crisi, cagionata da molteplici aspetti, fra i quali l'elevatissima mole di carichi pendenti con il conseguente arretrato, la sotto dotazione dell'organico e l'irragionevole durata dei procedimenti;
   tale complessa situazione, peraltro, genera ulteriore contenzioso, quello del risarcimento per ritardata giustizia, introdotto con la legge 24 marzo 2001, n. 89, così detta «legge Pinto»;
   sono evidenti le ricadute sul sistema Paese sia economiche – l'Italia è tra i Paesi meno attrattivi per le imprese proprio per i lunghi tempi di definizione dei procedimenti – quanto sociali, con i cittadini che non tollerano più un sistema costoso ed inefficiente; lo Stato di diritto, garante di tutele costituzionali, non riesce più a dare risposte ai cittadini, che si allontanano sempre di più dall'apparato giustiziale, con una sfiducia palpabile e motivata;
   il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, ha introdotto la figura del consigliere ausiliario delle corti d'appello, al fine di recuperare il contributo di avvocati, docenti universitari, magistrati e avvocati dello Stato collocati a riposo;
   si tratta di magistrati onorari da affiancare ai magistrati togati in servizio, allo scopo di definire le cause già mature per la decisione, a fronte di un compenso per ogni procedimento definito;
   tale categoria di soggetti dunque, ha diritto alla nomina a giudice ausiliario in corte d'appello, nel numero massimo di seicento, onde definire i procedimenti civili dichiarati prioritari dai programmi per la gestione del contenzioso pendente;
   l'articolo 119 del decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto «Cura Italia», convertito dalla legge n. 27 del 2020, ha previsto una indennità per i giudici onorari, senza però ricomprendervi i giudici onorari ausiliari delle corti d'appello sopra menzionati;
   l'interpellante ha presentato un emendamento, respinto in Commissione bilancio, per estendere le indennità previste per i magistrati onorari, anche ai giudici onorari ausiliari, che offrono un importante contributo allo smaltimento degli arretrati delle corti d'appello;
   i giudici onorari ausiliari i quali, peraltro, operano in organi di giustizia sovraordinati a quelli degli altri giudici onorari, sono pagati esclusivamente a sentenza che, però, in questo periodo di chiusura dei tribunali, non può essere emessa, con conseguente azzeramento del loro compenso;
   tale opzione pare assolutamente irragionevole, anche alla luce della delibera del Csm del 26 marzo 2020 con la quale l'organo di autogoverno ha deliberato di poter estendere il sussidio a tutte le categorie di giudici onorari –:
   se il Governo non intenda indicare le ragioni di tale esclusione e se non ritenga di dover tempestivamente intraprendere le opportune iniziative di competenza, atte a ricomprendere i giudici ausiliari onorari delle corti d'appello tra i beneficiari del bonus previsto dall'articolo 119 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito dalla legge n. 27 del 2020 sanando in tal modo una situazione di evidente iniqua discriminazione.
(2-00789) «Elvira Savino».