ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00712

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 324 del 08/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: MAGI RICCARDO
Gruppo: MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
Data firma: 07/04/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCHULLIAN MANFRED MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE 07/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 07/04/2020
Stato iter:
09/04/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 09/04/2020
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
 
RISPOSTA GOVERNO 09/04/2020
Resoconto DE CRISTOFARO GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE)
 
REPLICA 09/04/2020
Resoconto MAGI RICCARDO MISTO-CENTRO DEMOCRATICO-RADICALI ITALIANI-+EUROPA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 09/04/2020

SVOLTO IL 09/04/2020

CONCLUSO IL 09/04/2020

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00712
presentato da
MAGI Riccardo
testo presentato
Mercoledì 8 aprile 2020
modificato
Giovedì 9 aprile 2020, seduta n. 325

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
   sono passate tre settimane dalla morte in diverse carceri italiane di 13 detenuti a seguito delle rivolte nate contro la mancanza di informazione e di gestione della crisi dovuta alla pandemia da COVID-19; una protesta che ha avuto alcune espressioni violente, ma che ha coinvolto oltre seimila detenuti;
   solo dopo molti giorni si sono saputi i nomi dei detenuti morti e le cause e le dinamiche sono tuttora ignote, nonostante le richieste di trasparenza avanzate sia dalla società civile, sia dal Garante nazionale e dai garanti territoriali dei diritti delle persone detenute che dagli organi di stampa;
   l'11 marzo 2020 il Ministro interpellato ha svolto un'informativa urgente alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica sui gravi fatti accaduti in alcuni penitenziari, nella quale ha affermato che il tempo che gli era concesso non gli consentiva di riferire nel dettaglio dei singoli casi in ogni città; pertanto, avrebbe trasmesso il giorno stesso una relazione dettagliata del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
   da tale relazione non si evincono le informazioni più importanti relative a quegli episodi, ma solo notizie sommarie riportate anche dagli organi di stampa;
   l'associazione Antigone ha denunciato di aver ricevuto numerose segnalazioni di violenze e abusi che sarebbero stati perpetrati ai danni di persone detenute successivamente alle rivolte; in particolare, nell'istituto di pena di Milano-Opera diverse persone si sono rivolte all'associazione raccontando quanto sarebbe stato loro comunicato dai congiunti o da altri contatti interni e le versioni riportate, le quali parlano di brutali pestaggi di massa che avrebbero coinvolto anche persone anziane e malati oncologici e avrebbero comportato gravi contusioni delle persone coinvolte, risultano tutte concordanti; sul caso di Milano-Opera l'associazione ha inviato un esposto alla procura competente e si appresta a farlo anche per altri istituti;
   nel corso dello svolgimento dell'interrogazione a risposta immediata del 25 marzo 2020, con riferimento alle misure di cui agli articoli 123 e 124 del decreto-legge n. 18 del 2020, il Ministro interpellato ha affermato che «il numero degli effettivi destinatari della nuova legge (...), tra i 6 mila detenuti circa non condannati per reati cosiddetti ostativi e con pena residua fino a diciotto mesi, oggi già tutti potenzialmente destinatari della precedente legge n. 199 del 2010, dipenderà da diversi requisiti e variabili, come, per esempio, il domicilio idoneo, che dovranno essere accertati dalla magistratura» e che, a tale data, circa cinquanta detenuti avevano beneficiato della misura di cui all'articolo 123; 150 detenuti sarebbero stati interessati dalla concessione di licenze in virtù dell'articolo 124 del decreto-legge n. 18 del 2020. Come specificato dal Ministro interpellato, «si tratta di detenuti già ammessi al regime di semilibertà, che durante il giorno si trovavano già fuori dalle carceri e non vi rientrano più la notte»;
   il provvedimento del Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, d'intesa con il Capo della polizia, che attua il decreto sopra citato, afferma che il Dipartimento della pubblica sicurezza rende disponibili complessivi 5.000 braccialetti elettronici, di cui 920 alla data della firma del documento, avvenuta il 27 marzo 2020; il provvedimento interdipartimentale prevede, inoltre, l'installazione di un massimo di 300 apparecchi a settimana;
   con il numero di installazioni attualmente previste, gli ultimi detenuti usciranno dal carcere infatti tra oltre tre mesi, quando auspicabilmente la fase acuta legata al diffondersi del COVID-19 sarà già ampiamente alle spalle;
   il Consiglio superiore della magistratura, nel parere sul decreto-legge n. 18 del 2020, «auspica soluzioni volte a ridurre il sovraffollamento delle carceri, ivi compresi interventi volti a differire, per la durata dell'emergenza, l'ingresso in carcere di condannati a pene brevi per reati non gravi»;
   la presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa, dopo aver scritto al Ministro interpellato, ha scritto alla reggente della procura generale Nunzia Gatto e al procuratore della Repubblica Francesco Greco per chiedere di valutare l'opportunità di sospendere l'emissione di ordini di carcerazione;
   il procuratore generale della Corte di cassazione, Giovanni Salvi, in un documento trasmesso a tutti i procuratori generali delle corti d'appello italiane, ha affermato che «occorre incentivare la decisione di misure alternative idonee ad alleggerire la pressione delle presenze non necessarie in carcere»;
   la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic, ha chiesto a tutti i Paesi di utilizzare tutte le misure alternative alla detenzione in tutti i casi possibili e senza discriminazioni;
   in senso analogo, si sono espressi il Papa, l'Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet e l'Organizzazione mondiale della sanità;
   i detenuti contagiati sarebbero ufficialmente 31 e gli agenti di polizia penitenziaria oltre 200, escludendo coloro che, essendo entrati in contatto con positivi, sono stati posti in quarantena obbligatoria;
   il 5 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, alla notizia di un detenuto positivo, è scoppiata una protesta che ha coinvolto circa 150 detenuti –:
   quali siano le cause della morte per ognuna delle 13 persone decedute, come accertate dalle autopsie, e nello specifico, ove la morte sia dovuta all'assunzione di farmaci, quali farmaci siano stati assunti e se fossero opportunamente custoditi; quante morti siano avvenute nei luoghi della protesta e quante durante o a seguito delle traduzioni ad altro carcere, dettagliando luoghi, circostanze e tempistica; se prima del trasferimento ad altro carcere i detenuti siano stati sottoposti a visita medica, anche in considerazione dell'avvenuta sottrazione di farmaci dall'infermeria;
   se il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia avviato, per quanto di competenza, delle indagini interne sui pestaggi denunciati da Antigone;
   quale sia il dato aggiornato relativo al numero di detenuti che abbiano beneficiato delle misure di cui agli articoli 123 e 124 del decreto-legge n. 18 del 2020;
   se, alla luce delle informazioni riportate in premessa, il Governo non intenda assumere iniziative che siano concretamente in grado di incidere sul sovraffollamento carcerario, in modo da consentire il rispetto delle norme sul distanziamento e l'adozione di misure di isolamento idonee, senza che le misure alternative siano condizionate all'uso del braccialetto elettronico, che appare del tutto superfluo in un momento in cui la libertà di movimento dei cittadini è ridotta al minimo, mentre massimo è il controllo del territorio da parte delle forze di polizia.
(2-00712) «Magi, Schullian».