ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00707

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 323 del 02/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: BELLUCCI MARIA TERESA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 02/04/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/04/2020
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 02/04/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 03/04/2020
Stato iter:
09/04/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 09/04/2020
Resoconto BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
 
RISPOSTA GOVERNO 09/04/2020
Resoconto ZAMPA SANDRA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 09/04/2020
Resoconto BELLUCCI MARIA TERESA FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 09/04/2020

SVOLTO IL 09/04/2020

CONCLUSO IL 09/04/2020

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00707
presentato da
BELLUCCI Maria Teresa
testo presentato
Giovedì 2 aprile 2020
modificato
Giovedì 9 aprile 2020, seduta n. 325

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   il Coronavirus continua a fare morti in tutta Italia; ormai si è superata la quota di 8 mila vittime e tra queste ci sono molti professionisti sanitari, in prima linea a combattere contro questo terribile virus;
   il bilancio dei medici caduti sul campo è salito a 66 e si allunga di ora in ora la lista degli operatori sanitari deceduti per il COVID-19: il sacrificio di tanti dottori di famiglia, ma anche infettivologi, anestesisti e farmacisti, che stanno pagando un prezzo altissimo all'impegno per contenere l'epidemia;
   secondo i dati forniti dal Ministero della salute, in Italia, dall'inizio dell'epidemia al 28 marzo 2020, sono 7.763 i professionisti sanitari che hanno contratto il Coronavirus e di questi quasi 4.000 sono infermieri, più del 9 per cento del totale delle persone contagiate, una percentuale più che doppia rispetto a quella cinese del 3,8 per cento;
   alla base di questo boom di contagiati, che, secondo la fondazione Gimbe, sarebbe peraltro sottostimato, ci sarebbe la mancata esecuzione dei tamponi a tutti gli operatori sanitari, ma anche l'utilizzo non adeguato delle mascherine e, in particolare, il ricorso a quelle chirurgiche che non proteggerebbero adeguatamente gli operatori a contatto con i pazienti COVID-19;
   a distanza di un mese dal «caso 1» di Codogno, i numeri dimostrano che è stato pagato un prezzo molto alto per l'impreparazione organizzativa e gestionale dell'emergenza: dall'assenza di raccomandazioni nazionali a protocolli locali assenti o improvvisati; dalle difficoltà di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale alla mancata esecuzione sistematica dei tamponi agli operatori sanitari; dalla mancata formazione dei professionisti sanitari alle campagne di informazione rivolte alla popolazione tutta;
   altro nodo è quello dei tamponi. All'inizio dell'emergenza sanitaria le regole decise dall'Istituto superiore di sanità prevedevano il tampone solo agli operatori sanitari con sintomi e solo da qualche giorno il Comitato tecnico-scientifico ha esteso l'esecuzione dei tamponi anche agli operatori sanitari asintomatici che sono venuti a contatto con pazienti positivi;
   alcune regioni, come, ad esempio, Veneto e Toscana, hanno autonomamente deciso di estendere i tamponi a tutto il personale sanitario senza distinzioni, ma, nel frattempo, il contagio nelle strutture sanitarie si è diffuso in maniera incontrollata e i numeri crescono giorno dopo giorno;
   come ha spiegato il presidente della Fondazione Gimbe, «la mancanza di policy regionali univoche sull'esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari, conseguente anche al timore di indebolire gli organici, si è trasformata in un boomerang letale. Infatti, gli operatori sanitari infetti sono stati purtroppo i grandi e inconsapevoli protagonisti della diffusione del contagio in ospedali, residenze assistenziali e domicilio di pazienti»;
   c’è poi il problema delle mascherine: oltre ad essere state distribuite in quantità irrisoria, le linee guida dell'Istituto superiore di sanità per gli operatori sanitari del 14 marzo 2020 suggeriscono il ricorso alle mascherine chirurgiche anche per quei medici che assistono e accedono alle stanze con pazienti COVID, mentre quelle ffp2 e ffp3, dotate di filtro, sono indicate per chi compie operazioni direttamente sui pazienti;
   lo stesso articolo 34 del decreto-legge 2 marzo 2020, n. 9, consente il ricorso alle mascherine chirurgiche quale dispositivo idoneo a proteggere gli operatori sanitari e prevede che siano utilizzabili, previa valutazione da parte dell'Istituto superiore di sanità, anche mascherine prive del marchio CE;
   evidenze scientifiche hanno, però, dimostrato che le mascherine chirurgiche non garantiscono alcuna protezione passiva, cioè di chi le indossa, e non sarebbero, pertanto, adeguate per proteggere professionisti e operatori sanitari che vengono a contatto con un soggetto infetto;
   anche il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, ha pubblicato una lettera sul British medical journal a nome della federazione per chiedere di sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da COVID-19, anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati: «È lecito supporre che questi eventi sarebbero stati in larga parte evitabili se gli operatori sanitari fossero stati correttamente informati e dotati di sufficienti dispositivi di protezione individuale adeguati: mascherine, guanti, camici monouso, visiere di protezione, che invece continuano a scarseggiare o ad essere centellinati in maniera inaccettabile nel bel mezzo di un'epidemia a cui pure l'Italia si era dichiarata pronta solo due mesi fa»;
   anche per questo gli ospedali sono «diventati, così, il principale vettore di diffusione del contagio», come hanno scritto 13 medici del Papa Giovanni XXIII di Bergamo in un articolo sul New England journal of medicine: se fare più o meno tamponi alla popolazione è oggetto di dibattito, «non aver fatto le analisi e un attento tracciamento dei contatti per il personale sanitario è stato inspiegabile ed ha avuto effetti catastrofici»;
   medici e infermieri ad altissimo rischio hanno così continuato a lavorare con la sola mascherina chirurgica e senza alcun accertamento per capire se fossero malati e, molti, dopo giorni, sono risultati positivi al COVID-19;
   nonostante gli annunci e le rassicurazioni politiche, i dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, guanti e visiere, in molte strutture continuano a scarseggiare, tanto che la procura di Torino ha aperto un'inchiesta su tale carenza –:
   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per sbloccare immediatamente le forniture di dispositivi di protezione individuale ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da COVID-19, anche lieve e in assenza di febbre, o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati;
   se il Governo non ritenga necessario individuare percorsi dedicati esclusivamente al Coronavirus quanto ad accesso, diagnostica, posti letto e operatori sanitari.
(2-00707) «Bellucci, Lollobrigida».