ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00110

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 88 del 21/11/2018
Abbinamenti
Atto 7/00096 abbinato in data 28/11/2018
Firmatari
Primo firmatario: PAGANO UBALDO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/11/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE FILIPPO VITO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
SCHIRO' ANGELA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
CAMPANA MICAELA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018
RIZZO NERVO LUCA PARTITO DEMOCRATICO 21/11/2018


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/11/2018
PAGANO UBALDO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/11/2018
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE
SAPIA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
CECCONI ANDREA MISTO-MAIE-MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL'ESTERO
LOCATELLI ALESSANDRA LEGA - SALVINI PREMIER
PEDRAZZINI CLAUDIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 22/11/2018

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/11/2018

DISCUSSIONE IL 28/11/2018

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/11/2018

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00110
presentato da
PAGANO Ubaldo
testo presentato
Mercoledì 21 novembre 2018
modificato
Giovedì 22 novembre 2018, seduta n. 89

   La XII Commissione,

   premesso che:

    con la legge n. 833 del 1978 nasce in Italia il Servizio sanitario nazionale, con l'obiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi in tal senso come uno strumento di giustizia e di coesione sociale;

    negli ultimi anni, tuttavia, un insieme di fattori politici, economici e organizzativi hanno determinato il consolidamento di una condizione di frammentazione e difformità territoriali in cui, a regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia, se ne affiancano altre in cui è difficoltoso garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza e le disuguaglianze tra le persone si sono fatte sempre più evidenti, con la conseguenza che non tutti riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;

    quindi, affinché il Servizio sanitario nazionale rappresenti invece una garanzia reale del diritto alla salute e perché risponda in pieno alle ragioni e ai bisogni per cui è nato, bisogna fare in modo che ciascuno di noi, ovunque si trovi, possa ricevere le stesse cure e godere degli stessi diritti;

    come evidenziato anche dal documento approvato dalla Commissione igiene e sanità del Senato nella passata legislatura, a conclusione dell'indagine conoscitiva sul sistema sanitario italiano, nel suo complesso esso non solo è in sofferenza, ma i singoli sistemi sanitari regionali registrano rilevanti differenze di qualità ed efficienza rispetto alla garanzia dei livelli essenziali d'assistenza. Infatti, in base alla certificazione finale per l'anno 2012 dei livelli essenziali d'assistenza nelle regioni italiane, elaborata dal Ministero della salute, 7 regioni, tutte del Sud (ad eccezione della Basilicata), si posizionano al di sotto della «soglia di adempienza» (160 punti), là dove tra le migliori regioni si segnalano: Emilia Romagna (prima con 210 punti), Toscana e Veneto (entrambe con 193 punti) e Piemonte (con 186 punti);

    infine, come evidenzia sempre il documento conclusivo, si deve considerare che le regioni – in particolar modo quelle del Mezzogiorno –, costrette ad aumentare le aliquote per ripianare i deficit della sanità, sono esposte ad un maggior rischio di deprimere ulteriormente la propria economia;

    tali dati sono confermati anche nel rapporto di Osservasalute 2017, che fotografa, ancora una volta, una sanità italiana a diverse velocità dove aumentano le disuguaglianze di salute tra le regioni – soprattutto tra quelle del Nord e quelle del Sud –, dove aumentano i malati cronici e diminuiscono medici e infermieri, dimostrando in parte il fallimento delle politiche sanitarie federalistiche e aziendalistiche;

    queste disuguaglianze in materia sanitaria tra regioni del Nord e quelle del Sud sono messe in evidenza anche nel rapporto Gimbe 3/2018, «La mobilità sanitaria interregionale nel 2017», dove, mettendo a confronto l'indice di attrazione e quello di fuga, si fornisce un quadro sia dell'efficacia che d'efficienza di ciascun Servizio sanitario regionale nel rispondere ai bisogni di salute della popolazione residente, quadro dal quale emerge che quasi tutte le regioni del Sud hanno elevati indici di fuga;

    da un punto di vista economico, la mobilità attiva, ossia l'indice di attrazione di una regione, identificando le prestazioni sanitarie offerte a cittadini non residenti, rappresenta per le regioni una voce di credito, mentre quella passiva una voce di debito, rispetto al saldo sulla mobilità 2017 le regioni, possono essere suddivise in quattro categorie:

     saldo positivo rilevante (oltre 100 milioni di euro): Lombardia (808,7 milioni di euro), Emilia Romagna (357,9 milioni di euro), Toscana (148,3 milioni di euro) e Veneto (161,4 milioni di euro);

     sostanziale equilibrio o saldo positivo (inferiore a 20 milioni di euro): Molise, Umbria, Friuli Venezia Giulia;

     saldo negativo (inferiore a 6 milioni di euro): Provincia Autonoma di Bolzano, Valle d'Aosta, Provincia Autonomia di Trento;

     saldo negativo moderato (da euro 38 milioni a euro 72 milioni): Basilicata, Liguria, Piemonte, Marche, Sardegna, Abruzzo;

     saldo negativo rilevante (oltre 100 milioni): Puglia (-181 milioni di euro), Sicilia (-239,8 milioni di euro), Lazio (-289,2 milioni di euro), Campania (-302,1 milioni di euro), Calabria (-319,5 milioni di euro);

    dalla valutazione comparativa dei saldi regionali emerge in maniera inequivocabile che le regioni con saldo positivo maggiore di 100 milioni di euro sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo inferiore ai 100 milioni di euro tutte del Centro-Sud;

    la legge statale determina annualmente il fabbisogno sanitario, nazionale standard, cioè il livello complessivo delle risorse del Servizio sanitario nazionale (Ssn) al cui finanziamento concorre lo Stato. Il fabbisogno sanitario nazionale standard è determinato, tramite intesa, in coerenza con il quadro macroeconomico complessivo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi assunti dall'Italia in sede comunitaria, coerentemente con il fabbisogno derivante dalla determinazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) erogati in condizioni di efficienza ed appropriatezza;

    all'inizio, il riparto regionale del finanziamento sanitario pubblico avveniva sulla base della spesa storica, ossia sulla base della popolazione residente pesata, con pesi che tenevano conto del profilo dei consumi sanitari della popolazione residente, suddivisa per classi di età e sesso;

    il decreto legislativo n. 68 del 2011 su costi e fabbisogni standard in sanità introduce, rispetto al sistema di riparto fra le regioni delle risorse destinate ai livelli essenziali di assistenza in vigore dagli anni novanta, due innovazioni: il depotenziamento della ponderazione della quota capitaria per (sole) classi di età della popolazione e la individuazione di regioni benchmark,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza per predisporre e presentare al Parlamento una relazione, almeno biennale, da pubblicare sul sito del Ministero della salute, relativa ai dati sulla mobilità sanitaria trasmessi dalle regioni pubblicamente in un report;

   ad assumere iniziative di competenza che favoriscano la creazione di un sistema sanitario più equo che dia alle regioni maggiormente in difficoltà, in particolare quelle del Sud, adeguati strumenti volti a fronteggiare le difficoltà strutturali e il gap di risorse che tali regioni scontano rispetto a quelle del Nord, per porre fine al meccanismo per cui le regioni più ricche, avendo maggiori possibilità di investimento, sono anche più virtuose, e ricevono quindi, maggiori risorse, a scapito di quelle più povere, che vengono ancor più depauperate;

   ad assumere iniziative di competenza affinché vi sia un nuovo e aggiuntivo criterio di riparto del Fondo sanitario nazionale, quale il criterio di deprivazione economica, con un suo peso ponderato non inferiore al 10 per cento a valere sull'intera quota al fine di non perseverare nella penalizzazione delle regioni del Sud;

   a promuovere misure adeguate di controllo affinché le maggiori risorse finanziarie che andrebbero alle regioni del Sud con l'aggiunta del nuovo criterio di riparto del fondo sanitario nazionale legato alla deprivazione economica siano monitorate e collegate a piani di misurazione delle performance che tengano conto della necessaria riduzione sia della mobilità passiva che delle liste di attesa.
(7-00110) «Ubaldo Pagano, De Filippo, Pini, Schirò, Carnevali, Siani, Campana, Rizzo Nervo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritto alla salute

coesione economica e sociale

politica sanitaria