ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00106

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 82 del 13/11/2018
Abbinamenti
Atto 7/00224 abbinato in data 15/05/2019
Atto 7/00236 abbinato in data 15/05/2019
Firmatari
Primo firmatario: COSTANZO JESSICA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/11/2018


Commissione assegnataria
Commissione: XI COMMISSIONE (LAVORO PUBBLICO E PRIVATO)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 15/05/2019
MURELLI ELENA LEGA - SALVINI PREMIER
CUBEDDU SEBASTIANO MOVIMENTO 5 STELLE
VISCOMI ANTONIO PARTITO DEMOCRATICO
COSTANZO JESSICA MOVIMENTO 5 STELLE
 
ILLUSTRAZIONE 29/05/2019
COSTANZO JESSICA MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 29/05/2019
SERRACCHIANI DEBORA PARTITO DEMOCRATICO
GIACCONE ANDREA LEGA - SALVINI PREMIER
RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 15/05/2019

DISCUSSIONE IL 15/05/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 15/05/2019

DISCUSSIONE IL 29/05/2019

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 29/05/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 18/06/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 25/06/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 02/07/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 09/07/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 30/07/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 25/09/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 02/10/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 08/10/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 10/12/2019

AUDIZIONE INFORMALE IL 15/01/2020

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00106
presentato da
COSTANZO Jessica
testo di
Martedì 13 novembre 2018, seduta n. 82

   L'XI Commissione,

   premesso che:

    il fenomeno dei lavori intermediati da piattaforme digitali ha raggiunto in Italia una dimensione più che rilevante, con stime di circa 700 mila addetti;

    con l'espressione «gig economy», nata dalla combinazione delle parole inglesi gig - «lavoretto» ed economy – «economia», s'intende un modello economico basato su lavori occasionali, temporanei e a chiamata;

    all'interno del macro-sistema della gig economy, un ruolo determinante riveste oramai il cosiddetto settore del «delivery food», la consegna a domicilio di piatti pronti che sfrutta applicazioni on-line di intermediazione tra clienti e ristoranti;

    una prima ricognizione sul mondo della gig economy è stata effettuata dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti che ha presentato alcuni risultati al Festival dell'Economia di Trento dal 31 maggio al 3 giugno 2018 e secondo cui l'economia digitale occupa in Italia tra 700 e 1 milione di persone, di cui il 10 per cento impegnato per le piattaforme di delivery food;

    elaborando i dati della Fondazione, l'Inps ha di fatto confermato le stime, affermando che «se si vuole determinare la quota di individui coinvolti in lavori gig, come unico lavoro, secondo lavoro, e come disoccupati o inattivi, occorre sommare le rispettive quote, arrivando ad una stima del 2,03 per cento. Applicando la ponderazione rispetto alla quota degli internauti si scende all'1,59 per cento. In termini assoluti, tale forchetta corrisponde a un intervallo da 589.040 a 753.248 lavoratori»;

    a partire dal 2015 il mercato italiano del delivery food – dominato fino a quel momento da Just Eat – ha cominciato a popolarsi di nuove startup come Glovo, Foodora, Deliveroo e UberEats;

    nel 2017, secondo l'Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano, il mercato degli acquisti di piatti pronti ammontava già a 201 milioni di euro, in aumento del 66 per cento rispetto al 2016;

    con gli acquisti è aumentato anche il numero dei clienti: nei primi mesi del 2018, secondo Coldiretti, oltre 4 milioni di italiani si sono fatti consegnare cibo a domicilio almeno una volta al mese e il trend è costantemente in crescita, tanto che entro il 2022 le piattaforme di food delivery potrebbero generare un giro d'affari da 2 miliardi e mezzo di euro;

    parallelamente alla crescita esponenziale del delivery food, negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più centrale nel dibattito politico e giuridico l'analisi delle condizioni lavorative dei cosiddetti «rider», i ciclo-fattorini che si occupano delle consegne a domicilio dei piatti pronti su biciclette o motorini;

    secondo i dati forniti dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti il numero dei lavoratori occupati dal settore del delivery food in Italia rappresenta il 10 per cento circa dei lavoratori digitali e può dunque essere quantificato in circa 10 mila lavoratori;

    diverse sono le forme contrattuali a cui le aziende del delivery food ricorrono per avvalersi delle prestazioni professionali dei rider. Spesso tali forme offrono tutele inferiori rispetto a quelle previste per i lavoratori subordinati sia in termini retributivi, per l'assenza di una retribuzione minima, che di diritti (ferie, tempi di lavoro, assicurazioni contro gli infortuni, e altro) e sicurezza sul lavoro;

    il sistema di retribuzione dei riders dipende dell'azienda, ma nella maggior parte dei casi, come evidenziato dal reportage sul Corriere della sera del 12 giugno 2018 ad opera di Milena Gabanelli e Rita Querzé, il pagamento avviene a singola consegna. Nello specifico, non sono previste maggiorazioni per lavoro festivo, notturno, pioggia o neve;

    Foodora assume con contratti di collaborazione coordinata e continuativa e paga i propri lavoratori 4 euro lordi a consegna (3,60 netti), mentre Deliveroo ingaggia collaboratori occasionali con una paga di 4 euro netti a consegna;

    secondo il reportage del Corriere della sera, a fine 2018 i pochi contratti che prevedono una paga oraria garantita saranno soppiantati da nuove forme di pagamento a cottimo. Just eat stipula contratti di collaborazione coordinata e continuativa, ma buona parte dei suoi collaboratori sono occasionali e assunti tramite la società Food Pony, che paga 6,50 euro netti per ora di attività; Glovo ha invece collaboratori occasionali pagati 2 euro netti a consegna a cui si aggiungono 60 centesimi per chilometro percorso e 5 centesimi per ogni minuto di attesa al ristorante o in negozio che supera i primi cinque minuti;

    il confronto tra giuristi si è concentrato sulla qualificazione della natura del rapporto giuridico tra i lavoratori e le piattaforme, tra i sostenitori della subordinazione e i sostenitori della natura autonoma del rapporto di lavoro;

    l'11 aprile 2018 il tribunale del lavoro di Torino ha respinto il ricorso, primo in Italia, dei sei rider di Foodora che avevano intentato una causa civile contro la società tedesca di food delivery, contestando l'interruzione improvvisa del rapporto di lavoro dopo le mobilitazioni del 2016 per ottenere un giusto trattamento economico e normativo. Il tribunale ha ritenuto che i rider sono collaboratori autonomi non legati da un rapporto di lavoro subordinato con l'azienda e che pertanto il ricorso non sussiste;

    il 5 giugno 2018 a Bologna la prima Assemblea nazionale dei rider italiani ha portato alla sottoscrizione della prima «Carta dei diritti» dei ciclofattorini, un documento che fissa una serie di requisiti minimi, dalla sicurezza al trattamento economico, che le aziende del delivery food devono rispettare per poter operare in città. Questo documento è stato tuttavia sottoscritto solo da due piccole società che operano nel campo delle consegne, Sgnam e Mymenu;

    il 17 maggio 2018 a Milano un ragazzo di 28 anni che stava consegnando pasti a domicilio per Just Eat è finito con il suo scooter sotto un tram e i medici hanno dovuto amputargli una gamba, mentre il 5 giugno 2018 un trentenne rider di Deliveroo che viaggiava su uno scooter si è schiantato contro un altro motorino, che trasportava due uomini;

    a pochi giorni dal suo insediamento al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro Luigi Di Maio ha voluto subito incontrare il primo sindacato autonomo costituitosi a Bologna in favore dei ciclofattorini, i Riders Union, per sottolineare la necessità di garantire tutti i diritti, dalle coperture assicurative al salario minimo, necessari a questa particolare categoria impegnata nel campo del delivery food,

impegna il Governo:

   a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, affinché le aziende riconoscano ai lavoratori del settore del delivery food, in mancanza di un contratto collettivo di riferimento, una retribuzione minima oraria fissa, equa e parametrata ai livelli retributivi, a cui vada ad aggiungersi una componente variabile determinata sulla base delle prestazioni svolte, che non superi in ogni caso il 30 per cento della retribuzione complessiva mensile, superando definitivamente il sistema della retribuzione a cottimo;

   a porre in essere iniziative normative affinché le aziende riconoscano, obbligatoriamente e a loro carico, ai lavoratori del comparto del delivery food il diritto all'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali di cui al decreto del Presidente della Repubblica del 30 giugno 1965, n. 1124, il diritto all'assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti nonché il diritto ad un'assicurazione integrativa a loro carico per la copertura di eventuali danni a terzi che si dovessero verificare nell'ambito delle attività di consegna;

   a porre in essere ogni iniziativa di competenza affinché le aziende riconoscano l'obbligo a loro carico di fornire ai ciclofattorini una dotazione adeguata di mezzi e strumenti necessari allo svolgimento delle prestazioni lavorative di consegna o un rimborso per le spese di utilizzo e per gli interventi di manutenzione sui beni e sugli strumenti di proprietà del lavoratore utilizzati per lo svolgimento delle attività di consegna;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, affinché sia previsto un limite numerico orario di consegne per ciascun singolo lavoratore, oltre il quale le prestazioni aggiuntive non vengano retribuite;

   a porre in essere ogni iniziativa di competenza affinché le aziende abbandonino qualunque sistema di rating o analoghi strumenti in grado di produrre classificazioni reputazionali.
(7-00106) «Costanzo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

consegna

salario minimo

diritto assicurativo