ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/02794

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 231 del 02/10/2019
Firmatari
Primo firmatario: BAGNASCO ROBERTO
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 02/10/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NOVELLI ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/10/2019
BOND DARIO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/10/2019
BRAMBILLA MICHELA VITTORIA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/10/2019
MUGNAI STEFANO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/10/2019
VERSACE GIUSEPPINA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE 02/10/2019


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 02/10/2019
Stato iter:
03/10/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 03/10/2019
Resoconto BAGNASCO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 03/10/2019
Resoconto SILERI PIERPAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 03/10/2019
Resoconto BAGNASCO ROBERTO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 03/10/2019

SVOLTO IL 03/10/2019

CONCLUSO IL 03/10/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02794
presentato da
BAGNASCO Roberto
testo di
Mercoledì 2 ottobre 2019, seduta n. 231

   BAGNASCO, NOVELLI, BOND, BRAMBILLA, MUGNAI e VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il tumore al seno rappresenta circa un terzo dei tumori femminili; le donne viventi in Italia nel 2018 che hanno avuto in passato una diagnosi di tumore della mammella sono poco meno di 800.000;

   il miglioramento delle prospettive di vita per diverse tipologie di tumore, è anche conseguente alle novità in termini di tecnologie diagnostiche, e alle campagne di prevenzione messe in atto dal servizio sanitario nazionale;

   nel 50 per cento dei casi il tumore al seno, quando è di dimensioni sotto al centimetro, viene individuato dal mammografo;

   nell'inchiesta di Milena Gabanelli, sul Corriere della Sera, si sottolinea come secondo lo stesso Ministero della salute, l'obsolescenza delle attrezzature è un elemento preoccupante. Nel 2017, il 29,3 per cento del totale dei mammografi censiti supera i 10 anni. Sempre il Ministero sottolinea che l'utilizzo delle apparecchiature più vecchie, oltre a comportare un'indebita esposizione di radiazioni ionizzanti, rischia di aumentare notevolmente, per la ridotta capacità diagnostica, il numero di false negatività e quindi di ritardare il momento diagnostico;

   riguardo agli interventi per tumore al seno, l'eventuale operazione chirurgica può essere demolitiva o conservativa. Succede, però, che su oltre 37.200 donne operate con interventi conservativi l'anno, in media 2.800 devono ritornare in sala operatoria entro 4 mesi, perché il tumore non è stato asportato radicalmente. Il successo dell'operazione è legato alla presenza di un’équipe multidisciplinare che integra le diverse competenze: radiologo chirurgo, patologo, radioterapista, oncologo e altri;

   il rischio di re-intervento è misurato statisticamente dal piano nazionale esiti, elaborato annualmente dall'Agenas. Emerge che la media a livello nazionale è del 7,5 per cento. In 45 strutture il rischio è significativamente superiore: fino a 5 volte rispetto alla media;

   l'ospedale San Paolo di Savona risulterebbe uno di quelli dove maggiore è il rischio di re-intervento. Peraltro, diversi ospedali (in Friuli Venezia Giulia e in altre regioni) hanno già provveduto a contestare quei dati, sia riguardo ai macchinari vecchi, sia riguardo alle percentuali di re-intervento, perché dati spesso superati e quindi non più veritieri –:

   se non si ritenga indispensabile adottare iniziative per aggiornare i dati di cui in premessa al fine di garantirne l'attendibilità ed evitare evidenti e ingiustificati allarmi.
(5-02794)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 3 ottobre 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-02794

  In via preliminare e nel merito dei dati riportati nell'interrogazione in esame, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) ha precisato che tali dati hanno quale fonte ufficiale il Programma nazionale di valutazione degli esiti (PNE), ovvero lo strumento attraverso il quale viene misurata l'efficacia degli interventi clinici in ambito ospedaliero da parte delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
  L'articolo di stampa in esame descrive possibili casi di inappropriatezza riferiti agli interventi di tumore al seno ed, in particolare, ai rischi di re-intervento.
  Quando è necessario eseguire una biopsia del linfonodo sentinella per decidere se eseguire o meno un intervento demolitivo, questo deve essere codificato in SDO come procedura di biopsia linfonodale, eseguibile anche in regime ambulatoriale, e non come intervento di mastectomia conservativa. Il dato PNE relativo alle proporzioni di reinterventi a 120 giorni, comprende il primo intervento solo quando è stato codificato in SDO come mastectomia conservativa ed il secondo come mastectomia demolitiva.
  Quando il valore relativo alla proporzione di re-interventi a 120 giorni si attesta come superiore alla media nazionale, è compito della struttura/direzione ospedaliera interessata mettere in campo una procedura di audit sulle proprie SDO, per verificare se la biopsia linfonodale è stata correttamente codificata come procedura di biopsia e non come mastectomia conservativa.
  Rimanendo sul tema, si stima che ogni anno siano diagnosticati in Italia circa 50.000 nuovi casi di carcinomi della mammella femminile.
  Il trend di incidenza del tumore della mammella in Italia appare in leggero aumento (+0,3 per cento per anno) mentre continua a calare, in maniera significativa, la mortalità (-0,8 per cento per anno). Numerosi studi hanno dimostrato come lo screening mammografìco possa ridurre la mortalità da carcinoma mammario e aumentare le opzioni terapeutiche.
  La diffusione su larga scala in Italia dalla seconda metà degli anni ’90 dei programmi di screening mammografico con l'aumento del numero di diagnosi di forme in stadio iniziale ha contribuito, unitamente ai progressi terapeutici e alla diffusione della terapia sistemica adiuvante, alla costante riduzione della mortalità per carcinoma mammario.
  La sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore della mammella in Italia è pari all'87 per cento. Complessivamente in Italia vivono 800.000 donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario, pari al 43 per cento di tutte le donne che convivono con una pregressa diagnosi di tumore e pari al 24 per cento di tutti i casi prevalenti (uomini e donne).
  Tra queste donne, la diagnosi è stata formulata da meno di 2 anni nel 15 per cento dei casi, tra 2 e 5 anni nel 20 per cento, tra 5 e 10 anni nel 26 per cento, oltre i 10 anni nel 40 per cento.
  Quanto alle azioni promosse dal Ministero della salute, è fondamentale ricordare le indicazioni tracciate dal provvedimento della Conferenza Stato Regioni in merito alla istituzione dei Centri di Senologia Breast Units.
  Il documento «Linee di indirizzo sulle modalità organizzative ed assistenziali della rete dei Centri di senologia» approvato con Intesa dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 18 dicembre 2014, risponde ad una direttiva europea del 2006 che impegna tutti i Paesi membri ad attivare sul proprio territorio nazionale le breast units.
  Il documento indica le modalità di organizzazione, ridefinendo in particolare il ruolo delle breast units come percorsi diagnostico-terapeutici, debitamente coordinati, omogenei, unitari, integrati, multidisciplinari, dedicati alla diagnosi dei tumori della mammella sia per i casi provenienti dai programmi organizzati di screening di popolazione (oramai poco meno del 50 per cento dei tumori incidenti), sia per i casi clinici in donne sintomatiche o su presentazione spontanea al di fuori delle fasce di età dello screening mammografìco, alla mappatura e gestione del rischio genetico familiare, alla terapia chirurgica, radioterapica oncologica e palliativa, oltre che come Centro di riabilitazione e recupero funzionale e di counseling psicologico.
  La Breast Unit quindi è un modello di assistenza specializzato nella diagnosi (screening e diagnostica clinico-strumentale), nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne affette da carcinoma mammario, dove la gestione del percorso della paziente è affidato a un gruppo multidisciplinare di professionisti dedicati e con esperienza specifica in ambito senologico.
  Una ottimale organizzazione della rete di strutture di senologia deve essere disegnata sulla base delle esigenze del territorio in funzione dei bacini di utenza; nel documento è previsto un Centro di senologia ogni 250.000 abitanti e per le strutture di screening il bacino d'utenza è compreso tra 200.000 e 500.000 abitanti.
  Inoltre, per definirsi tale una Breast Unit deve rispettare una serie di requisiti di base, essenziali e molto precisi, tra cui riveste una notevole importanza il volume di attività, determinante dell'esito delle cure, fissato a 150 interventi/anno, con un margine di tolleranza del 10 per cento (135 interventi/anno).
  Per le Regioni con le reti approvate, è stato avviato il monitoraggio dall'implementazione dei processi di riorganizzazione della rete ospedaliera, attraverso un'analisi puntuale degli interventi concretizzati da parte delle Regioni per il raggiungimento degli obiettivi.
  Inoltre, il Ministero della salute in relazione al documento approvato con Intesa Stato Regioni nel dicembre 2014, ha tracciato la linea da seguire affinché venga effettuata un'osservazione sistematica ed uniforme, stante la rilevanza sia per numerosità di casi sia per la sensibilità crescente, su un ambito specifico quale quello del tumore alla mammella, dando l'avvio ad un monitoraggio puntuale attraverso il Questionario Lea 2018 (rete dei centri di senologia), che lega il raggiungimento degli obiettivi, misurati attraverso indicatori condivisi con le Regioni, ad un riconoscimento economico.
  Da ultimo, il Rapporto sulla rilevazione delle apparecchiature sanitarie in Italia - Anno 2017, pubblicato sul sito internet del Ministero, sezione Monitoraggio apparecchiature sanitarie, (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2678_allegato.pdf) e dal quale sono state tratte le informazioni numeriche sulle percentuali di Mammografi che superavano i 10 anni di anzianità, riporta la situazione della rilevazione alla data del 14 novembre 2017. In particolare, risultavano registrati complessivamente 1.289 mammografi nelle strutture pubbliche e private, con la seguente distribuzione in termini di età:
   minori di 5 anni - > 37,3 per cento
   tra 5 e 10 anni - > 33,4 per cento
   oltre 10 anni - > 29,3 per cento.

  Alla data odierna la situazione è cambiata in valori assoluti, ma risulta sostanzialmente stabile in termini percentuali. In particolare, risultano registrati complessivamente 1.687 mammografi nelle strutture pubbliche e private, con un incremento della rilevazione pari a 398 unità, e con la seguente distribuzione in termini di età:
   minori di 5 anni -» 36,8 per cento;
   tra 5 e 10 anni -» 31,3 per cento;
   oltre 10 anni -» 31,9 per cento.

  Come rappresentante del Ministero della salute rassicuro che sarà avviato un processo di investimento tecnologico in sanità volto a garantire l'efficienza, l'efficacia nonché la sicurezza degli interventi, a garanzia del diritto alla salute dei cittadini italiani, nonché a garanzia dell'attività svolta da tutti gli esercenti sanitari.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

cancro