ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01738

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 147 del 22/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 22/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCALFAROTTO IVAN PARTITO DEMOCRATICO 28/03/2019


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 22/03/2019
Stato iter:
28/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/03/2019
Resoconto DEL RE EMANUELA CLAUDIA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
 
REPLICA 28/03/2019
Resoconto SCALFAROTTO IVAN PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 22/03/2019

DISCUSSIONE IL 28/03/2019

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL

SVOLTO IL 28/03/2019

CONCLUSO IL 28/03/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01738
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Venerdì 22 marzo 2019, seduta n. 147

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nasrin Sotoudeh, la più famosa avvocatessa e attivista iraniana per i diritti delle donne, è stata condannata a complessivi 38 anni di prigione e 148 frustate per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», ed «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che in Iran si respiri un clima di continua intimidazione nei confronti delle donne, da parte di agenti della cosiddetta polizia morale e di squadre filo-governative che cercano di far rispettare le leggi sull'obbligo del velo. Le donne vengono regolarmente fermate a caso in strada dagli agenti della polizia morale, che le insultano e le minacciano, ordinano loro di rimettersi il velo per coprire i capelli, le picchiano con i manganelli, le ammanettano;

   le donne iraniane vivono una realtà di iniquità rispetto agli uomini, ad esempio, non hanno diritto genitoriale, e infatti non possono neanche dare la cittadinanza ai propri figli, hanno enormi problemi riguardo alla custodia degli stessi in caso di divorzio e percepiscono solo 1\8 delle proprietà del marito come eredità;

   in questo contesto, la battaglia contro l'obbligatorietà del velo è diventata un simbolo di tutte le ingiustizie subite. Per questo motivo, le iraniane hanno messo in atto una rivoluzione silenziosa e non violenta, si tolgono il velo e si fanno fotografare, e se vengono arrestate, rischiano due mesi di carcere e venti euro di multa;

   secondo Sadi Ghaemi, direttore esecutivo del Centro per i diritti umani in Iran, la sentenza dimostra «l'insicurezza del regime rispetto a qualsiasi sfida pacifica», perché «sa che un ampio settore del Paese è stanco della legislazione sul velo obbligatorio». Il direttore sottolinea, tra l'altro come Teheran, dopo un'iniziale apertura, abbia legato le proteste sul velo alle manifestazioni di piazza contro il carovita avvenute tra fine 2017 e l'inizio 2018, inasprendo la repressione;

   anche Amnesty International ha denunciato come questa «sentenza sconvolgente e vergognosa avvenuta dopo l'ennesimo processo irregolare» sia «la pena più severa per un difensore dei diritti umani in Iran negli ultimi anni» –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Iran per pervenire al rilascio di Nasrin Sotoudeh e assicurare un maggiore rispetto dei diritti umani nei confronti delle donne.
(5-01738)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 28 marzo 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01738

  Il Governo italiano segue con grande attenzione la vicenda dell'avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh e del marito, Reza Khandan, sia direttamente che in coordinamento con i partner europei.
  Sul piano bilaterale, il Ministro Moavero ha effettuato un passo formale con il proprio omologo iraniano, cui è stato anche confermato l'elevato interesse dell'opinione pubblica e delle associazioni professionali forensi italiane al caso, e con l'Alto Rappresentante per la Politica estera dell'UE Mogherini, affinché alla vicenda dell'avvocatessa Nasrin Sotoudeh sia dedicata massima attenzione.
  Ancora prima della recente condanna, abbiamo preso parte attiva alle principali occasioni di discussione della situazione dei diritti umani in Iran nei competenti fora multilaterali. Da ultimo, nell'ambito dei lavori del Consiglio Diritti Umani ONU a Ginevra, di cui l'Italia è parte, in occasione del dialogo interattivo con il Relatore Speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran (11 marzo 2019), l'UE ha attirato l'attenzione, tra l'altro, sul forte impegno per la protezione e promozione della libertà di opinione, espressione, associazione e riunione. Allo stesso tempo ha espresso forte preoccupazione per i continui arresti e detenzioni di persone che esercitano questi diritti, inclusi giornalisti, attivisti, avvocati e difensori dei diritti umani, così come di avvocati che difendono queste persone, sollecitando il Governo iraniano a rivedere le proprie politiche, azioni e leggi per assicurare la protezione di tali diritti. L'UE ha inoltre sollecitato il Governo iraniano ad adottare ulteriori misure per garantire il pieno godimento dei diritti umani di donne e ragazze.
  A seguito dell'annuncio della recente condanna di Nasrin Sotoudeh, alla nostra Ambasciata a Teheran è stato anche chiesto di coordinarsi con le altre Rappresentanze UE accreditate nel Paese anche per chiarire i termini della pena inflitta, sui quali vi è divergenza tra dichiarazioni ufficiali delle Autorità iraniane (sette anni) e della famiglia (trentotto anni e 148 frustate). Si tratta di un accertamento non semplice, alla luce di alcune rigidità del contesto locale.
  Continueremo a sostenere le iniziative pianificate dall'Unione Europea, che – ricordo – si è immediatamente attivata con una dichiarazione (12 marzo), nella quale si esprime preoccupazione per la condanna dell'avvocatessa. Allo stesso tempo si richiama l'attenzione delle Autorità iraniane sulle violazioni al diritto a un giusto processo subite dall'avvocatessa e sul fatto che il diritto di protestare ed esprimere pacificamente le proprie idee sono sanciti dal Patto Internazionale per i Diritti Civili e Politici del 1966, di cui anche l'Iran è parte, e si chiede con fermezza l'immediata revisione della sentenza relativa all'avvocatessa e di quella del marito, oltre al rispetto del loro diritto di appellarsi contro le sentenze.
  Monitoreremo gli sviluppi futuri del caso, evocandolo con preoccupazione nei prossimi contatti bilaterali con Teheran ed assicurando che esso sia approfondito dai competenti organismi multilaterali. Il binario multilaterale appare infatti la cornice più adeguata nella quale poter iscrivere, in coordinamento con i partner UE, azioni di pressione sulle Autorità iraniane sia relative al caso specifico dell'avvocatessa Nasrin Sotoudeh, sia – più in generale – per stimolare risposte costruttive in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, inclusi quelli delle donne, da parte del Governo iraniano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti della donna

diritti umani

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