ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00735

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 64 del 16/10/2018
Abbinamenti
Atto 5/00261 abbinato in data 05/12/2018
Firmatari
Primo firmatario: SCHIRO' ANGELA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/10/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PAGANO UBALDO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
PINI GIUDITTA PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
SIANI PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
RIZZO NERVO LUCA PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
DE FILIPPO VITO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 16/10/2018
Stato iter:
05/12/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 05/12/2018
Resoconto BARTOLAZZI ARMANDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 05/12/2018
Resoconto SCHIRO' ANGELA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 16/10/2018

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/12/2018

DISCUSSIONE IL 05/12/2018

SVOLTO IL 05/12/2018

CONCLUSO IL 05/12/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00735
presentato da
SCHIRÒ Angela
testo di
Martedì 16 ottobre 2018, seduta n. 64

   SCHIRÒ, UBALDO PAGANO, PINI, SIANI, RIZZO NERVO e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità in Italia hanno contratto il virus dell'Hiv nell'ultimo anno rilevato circa 500 ragazzi, con un'incidenza maggiore della sindrome nei giovani, con un'età compresa tra i 25-29 anni, senza escludere che il virus possa essere stato contratto quando erano ancora minorenni;

   l'Istituto superiore di sanità segnala che gli adolescenti non ricorrono al test dell'HIV in modo tempestivo anche a causa delle restrizioni di legge relativi ai limiti di età, dal momento che in Italia occorre essere maggiorenni a differenza di altri Paesi europei;

   la maggior parte delle domande rivolte ai centralini dedicati riguarda le modalità di trasmissioni del virus (32,1 per cento), seguite da quelle relative al test stesso (27,3 per cento), mentre il 4,8 per cento riguarda le modalità di prevenzione della malattia. Nel 2017 sono stati 1.217 i giovani che si sono rivolti al numero Verde Aids e Ist, per lo più maschi (86,8 per cento). Nel 74,3 per cento si è trattato di eterosessuali, mentre gli omosessuali sono stati l'8,8 per cento. Quanto a distruzione geografica, il 47,3 per cento si trovava al Nord Italia, il 23 per cento al Centro e il 22,1 per cento al Sud;

   l'Italia si è dotata di un «piano nazionale di interventi contro HIV e AIDS» (Pnaids/Hiv);

   il Pnaids/Hiv ha evidenziato come una proporzione elevata delle nuove diagnosi venga effettuata tardivamente e stabilisce tra i principali obiettivi del programma quello di rimuovere le barriere che ostacolano l'accesso al test per proteggere la salute dei singoli e consentire un accesso tempestivo alle cure;

   il Pnaids/Hiv individua tra le principali cause del fenomeno delle diagnosi tardive:

    l'insufficiente sensibilizzazione della popolazione;

    la non omogenea organizzazione dei servizi sul territorio nazionale;

    l'assenza o limitata presenza di «servizi non sanitari» community-based calibrati per popolazioni target;

    la mancanza di politiche e programmi continuativi di accesso al test;

    ostacoli di varia natura all'esecuzione del test rapido in contesti non sanitari, differentemente da quanto accade in altri Paesi;

   dai dati citati risulta la necessità di una maggiore informazione sull'infezione da Hiv. Le campagne di comunicazione fin qui attivate su Hiv/Aids hanno evidenziato molte criticità ed in particolare:

    mancanza di continuità temporale;

    scarsità di azioni di monitoraggio e valutazioni pre e post per verificare impatto ed efficacia;

    scarsità di risorse investite utili a ottenere dei risultati efficaci nell'ambito della comunicazione –:

   quali iniziative si intendano adottare per attuare gli interventi stabiliti dal piano (Pnaids/Hiv) in materia di prevenzione dell'infezione da Hiv e delle Ist tra la popolazione giovanile;

   quali iniziative urgenti siano state intraprese per apportare modifiche normative volte a permettere l'accesso al test ai minori, senza obbligo di richiesta del consenso da parte dei genitori, come suggerito dal Pnaids/Hiv;

   quali iniziative siano state intraprese per realizzare un programma complessivo di educazione alla salute e alla responsabilità nell'ambito dell'esistente protocollo Ministero della salute/Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in cui le tematiche della prevenzione di Hiv e Ist siano inserite in un contesto più ampio di educazione alla salute;

   se intenda promuovere iniziative volte favorire l'inserimento nel curriculum formativo scolastico delle tematiche di prevenzione e di educazione alla salute e alla sessualità;

   quali iniziative si intendano adottare per dotare il sito del Ministero della salute di aggiornamenti e informazioni specificatamente indirizzati all'utenza giovanile in materia di prevenzione di Hiv e Ist;

   cosa si intenda fare per la promozione e la diffusione di checkpoint community based, orientati a target specifici, come in tante esperienze europee di successo, che in Italia hanno un solo esempio nella città di Bologna.
(5-00735)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 5 dicembre 2018
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-00735

  Ringrazio gli onorevoli interroganti poiché con il loro atto ispettivo mi consentono di illustrare le iniziative intraprese dal Ministero della salute su questo importantissimo tema, peraltro proprio a ridosso della giornata mondiale contro l'AIDS che – come noto – ricorreva il primo dicembre scorso.
  Ritengo opportuno non dilungarmi, in questa sede, sui dati generali sul fenomeno, atteso che essi vengono riportati annualmente nella apposita Relazione al Parlamento, alla quale dunque rinvio, in modo da potermi concentrare sugli specifici quesiti posti dagli interroganti.
  In merito alle iniziative per rafforzare le azioni di contrasto alla diffusione del virus HIV, con particolare riguardo alla fascia di età adolescenziale e femminile, si ricordano quelle derivanti dal Protocollo di Intesa sottoscritto il 2 aprile 2015 tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministero della salute.
  In esecuzione di tale protocollo, ricordo innanzitutto che il Comitato paritetico «MIUR-SALUTE» ha elaborato le «Linee di indirizzo per l'educazione all'affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva nelle scuole».
  Inoltre, l'Intesa in Conferenza Stato-Regioni del 26 ottobre 2017, concernente il «Piano Nazionale di interventi contro l'HIV e AIDS (PNAIDS)», ha stabilito che, sempre in attuazione del citato Protocollo di Intesa, «il Ministero della salute e il Ministero dell'istruzione promuovono nelle scuole e nelle Università iniziative di informazione, prevenzione ed educazione alla salute e alla sessualità in favore degli studenti e dei docenti, nell'ambito dei piani dell'offerta formativa e nel rispetto dell'autonomia scolastica e universitaria».
  Tra i documenti applicativi delle direttive del PNAIDS, spicca il «Documento per gli interventi di prevenzione e formazione sulla popolazione giovanile, con particolare riferimento alla popolazione scolastica».
  Esso pone in evidenza che gli interventi di prevenzione dell'HIV e delle infezioni sessualmente trasmesse (IST), devono rivolgersi ai giovani attraverso percorsi educativi che li guidino ad assimilare la cultura della responsabilità nei confronti del benessere psicofisico.
  L'inserimento delle tematiche di prevenzione e di educazione alla salute e alla sessualità nel «curriculum» formativo scolastico, costituisce dunque l'intervento cardine su cui si fonda la possibilità di successo nella riduzione della diffusione di HIV.
  Dunque l'intervento cardine su cui si fonda la possibilità di successo nella riduzione della diffusione di HIV.
  Il Documento in questione prevede la preparazione dei formatori, corsi pilota per educatori tra pari nelle scuole medie superiori e un progetto pilota di prevenzione HIV/AIDS per studenti universitari.
  Proprio in base all'Intesa del 26 ottobre 2017, il Ministero della salute ha istituito quattro gruppi di lavoro, composti da esperti del Ministero, dell'ISS e delle Regioni, anche al fine di orientare in modo efficiente le risorse finanziarie disponibili per l'attuazione del PNAIDS.
  In particolare, tali gruppi di lavoro hanno concordato di chiedere alle Regioni e Province autonome di istituire o ricostituire le Commissioni Regionali per la lotta all'AIDS, fornendo indicazioni sulla loro composizione.
  Laddove tali Commissioni Regionali sono già state costituite, i gruppi ministeriali hanno richiesto la loro integrazione con gli esperti regionali che fanno già parte dei gruppi stessi, in modo che ogni Commissione regionale AIDS possa interfacciarsi costantemente con il Ministero della salute sui temi HIV ed IST.
  In merito alle iniziative di comunicazione, oltre alla già citata Relazione al Parlamento, ricordo che il Ministero della salute pianifica ogni anno specifiche campagne di comunicazione che, nel biennio 2017- 2018, hanno riguardato – in particolare – la sensibilizzazione verso le principali misure di prevenzione e l'importanza di effettuare il test dell'HIV.
  Gli «script» dei relativi messaggi – veicolate anche sui più moderni canali social – sono stati redatti sulla base delle informazioni medico-scientifiche proposte dall'ISS e dai contenuti proposti dalle principali Associazioni. Le informazioni sono molto semplici, pratiche e operative anche sull'uso dei dispositivi di protezione individuale.
  Per lo specifico «target» under 18, il Ministero ha avviato, a titolo sperimentale, un'attività di sensibilizzazione/informazione sul «web» in merito all'esistenza e alle misure di prevenzione del virus HIV, utilizzando codici espressivi tipici del mondo dei giovanissimi.
  È stata inoltre realizzata un'attività di «Social Media Networking», nel canale «YouTube», con il coinvolgimento di alcuni tra i maggiori «youtubers» italiani.
  Si è ritenuto, dunque, che le attività di informazione fossero svolte avendo come riferimento, in particolare, la platea dei più giovani.
  In effetti i dati dell'ISS dimostrano che la più elevata incidenza di infezione da HIV in Italia si osserva tra i giovani di età 25-29 anni, e sottolinea che quasi la metà di questi si presenta alla prima diagnosi di HIV in fase avanzata di malattia (diagnosi tardive), suggerendo che, in molti casi, l'infezione sia stata contratta presumibilmente in età giovanile o addirittura adolescenziale.
  Pertanto, i giovani che sono stati diagnosticati tardivamente, non sapendo di essere sieropositivi, non hanno potuto accedere tempestivamente alle cure appropriate, né hanno sentito l'esigenza di mettere in atto le regole del sesso sicuro, finalizzate a prevenire la trasmissione dell'HIV ai partner.
  I giovani di età 15-24 anni rappresentano, infatti, quasi il 20 per cento di tutti i casi diagnosticati per queste patologie, con una frequenza maggiore tra le ragazze. Peraltro, diversamente da quanto accade per le fasce di età più anziane, solo tra i ragazzi di 15-24 anni la percentuale di IST diagnosticate tra le femmine è doppia rispetto a quella osservata tra i maschi.
  Con riferimento alla opportunità, segnalata dagli interroganti, di permettere ai minori di accedere al test HIV, devo far presente che essa investe una questione con aspetti sia legali che etici, in quanto i minori di anni 18 sono sottoposti alla potestà genitoriale e, in assenza dei genitori, lo Stato prevede forme di tutela fino al raggiungimento della maggiore età.
  La questione dell'accesso di questa popolazione al test HIV è peraltro particolarmente attuale, specie con riguardo alla categoria dei cosiddetti «grandi minori», vale a dire quei soggetti che, per prossimità alla maggiore età e per capacità di discernimento, sono da considerarsi dei «quasi adulti».
  Occorre evidenziare che il minore che si rivolge ad un centro diagnostico per effettuare il test, difficilmente può essere disposto a coinvolgere il genitore, o chi esercita analoga potestà, nella decisione di sottoporsi all'accertamento in questione, e questa circostanza mette l'operatore sanitario del centro diagnostico in una posizione difficile sotto il profilo legale.
  Laddove, infatti, dal colloquio pre-test emerga l'esistenza di una effettiva situazione di rischio per la salute del minore e quest'ultimo si rifiuti di informare il soggetto esercente la potestà, il sanitario deve contemperare, in assenza di una esplicita disposizione normativa sulla fattispecie, l'esigenza di tutela della salute del minore con il diritto/dovere dei genitori di assistere ed orientare il minore nell'assunzione di decisioni rilevanti.
  Non mancano casi in cui, in presenza di un accertato rischio e di una indisponibilità/impossibilità di coinvolgimento dell'esercente la potestà, si è ovviato con il coinvolgimento del Giudice Tutelare, ricorrendo a norme che disciplinano situazioni simili.
  La legge n. 194/1978 prevede, infatti, che in alcuni casi si possa essere autorizzati dal Giudice Tutelare all'interruzione di gravidanza anche prima dei 18 anni di età; la legge sul funzionamento dei consultori, inoltre, prevede che i minorenni possano accedere liberamente agli anticoncezionali, così come è previsto che possano richiedere personalmente (oltre che tramite i genitori) di sottoporsi al trattamento di disintossicazione da stupefacenti.
  Dalla presenza di tali disposizioni si potrebbe ricavare un «principio generale di necessario ascolto del minore» che sia capace di discernimento in relazione alla materia trattata.
  Dunque la volontà del minore assume una rilevanza specifica anche nell'ambito degli accertamenti clinici tesi a verificare la presenza di infezioni trasmissibili sessualmente.
  È comunque auspicabile che la fattispecie in esame sia presa in considerazione, al fine di approntare delle modifiche normative che possano consentire un accesso legale e protetto al test per i soggetti minorenni che abbiano tenuto comportamenti a rischio, senza trascurare l'aspetto fondamentale della predisposizione di adeguati strumenti di supporto psicologico e di accompagnamento del minore alla comunicazione dell'eventuale esito positivo del test ai soggetti esercenti la potestà genitoriale.
  A tale riguardo, si sottolinea che il Gruppo di Lavoro coordinato dal Ministero della salute che ha elaborato il nuovo Piano Nazionale AIDS 2017-2019, ha espressamente evidenziato tale esigenza di intervento normativo nel Documento Finale che ha formato oggetto di Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano in seno alla Conferenza Stato-Regioni del 26 ottobre 2017.
  Inoltre, il PNAIDS contempla l'accesso al test HIV dei minori, senza obbligo di richiesta del consenso da parte dei genitori.
  Infatti, occorre garantire al minore la possibilità di accedere al test in autonomia in un contesto protetto, ove egli possa avvalersi di operatori formati che verifichino la necessità dell'esecuzione del test e accompagnino il minore in tutto il percorso diagnostico, ed in caso di positività del test, fino alla comunicazione ai genitori o al tutore ed alla presa in carico specialistica per le cure.
  Da ultimo, con particolare riferimento alle iniziative sviluppate a Bologna, si precisa che i risultati ottenuti dai «checkpoint» nelle infezioni a trasmissione sessuale sono molto incoraggianti.
  I contesti non sanitari sono, infatti, luogo d'elezione per l'esecuzione dei test HIV e IST e l'offerta di test rapidi al di fuori degli ambienti sanitari può contribuire ad aumentare il numero delle diagnosi tempestive e a facilitare l'accesso ai trattamenti.
  Per questi motivi nel Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS sono già previsti Programmi di offerta di test rapidi HIV e IST.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

prevenzione delle malattie

malattia

AIDS