ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01827

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 97 del 08/12/2018
Firmatari
Primo firmatario: SGARBI VITTORIO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 08/12/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 08/12/2018
Stato iter:
24/06/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/06/2019
VACCA GIANLUCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/06/2019

CONCLUSO IL 24/06/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01827
presentato da
SGARBI Vittorio
testo di
Sabato 8 dicembre 2018, seduta n. 97

   SGARBI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stando alle unanimi risultanze della critica, la cosiddetta «Tavola Doria» è ritenuta estranea alla mano di Leonardo, e risulta essere, oltre che di qualità infima, priva di interesse documentario;

   con un'operazione internazionale assolutamente sproporzionata, nel 2012 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, a parere dell'interrogante attraverso indagini approssimative e inadeguate, ha sostanzialmente trascinato nel ridicolo istituzioni come il Ministero per i beni e le attività culturali e la Procura della Repubblica di Roma, arrivando, con dispendio di energie e danaro, a esporre l'opera, grazie all'attribuzione a Leonardo, nelle sale del Quirinale, e coinvolgendo irresponsabilmente gli Uffizi in una vera e propria trattativa tra una fantomatica fondazione giapponese, la Fuji Art Museum di Tokyo, e le principali istituzioni dello Stato italiano. Considerato che lo sforzo del recupero è stato assolutamente sproporzionato rispetto al valore dell'opera, v'è da chiedersi perché il Comando Carabinieri già citato, secondo l'interrogante evidentemente autoreferenziale, non abbia ritenuto di avvalersi della consulenza di esperti adeguati –:

   se risultino le ragioni per le quali sia stata posta in essere quella che appare all'interrogante un'inutile e dispersiva azione di recupero di una «crosta», e per quanto tempo debba durare questa sostanziale finzione, sopravvalutando un'opera destinata ai depositi degli Uffizi, i quali risultano tuttora costretti a onerosi scambi con Tokyo, mentre si «infligge» all'Italia di esporre la «Tavola Doria» al Castello dei Conti Guidi di Poppi fino al 6 gennaio 2019, a causa di quelle che, ad avviso dell'interrogante, appaiono patetiche e infondate attribuzioni.
(4-01827)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 24 giugno 2019
nell'allegato B della seduta n. 195
4-01827
presentata da
SGARBI Vittorio

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere elementi informativi riguardo alla cosiddetta «Tavola Doria».
  Sulla base degli elementi forniti dal comando carabinieri tutela patrimonio culturale si riportano le attività, svolte dal predetto comando, che hanno consentito il recupero e il rimpatrio del dipinto ad olio su tavola, cm. 85x115, di pittore anonimo toscano del XVI secolo, raffigurante «Lotta per lo stendardo nella battaglia d'Anghiari», universalmente noto come «Tavola Doria».
  In ottemperanza agli obblighi ricadenti sulla polizia giudiziaria, nel 1982, avendo appreso che negli anni ’60 il bene in argomento era stato illecitamente esportato dall'Italia, si inoltrava una comunicazione di notizia di reato alla competente autorità giudiziaria, e si procedeva al suo inserimento nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti.
  La tavola Doria, dalle ricerche effettuate, risultava menzionata nei seguenti documenti:
  

DATA

LUOGO

DOCUMENTO

DESCRIZIONE

RIFERIMENTO

  a)

  1617

  Genova

  Archivio di Stato di Napoli AdA I, fascio 52/7, cc. 2r-22r

  Inventario dei quadri, argenti ed altro che esisteva in casa di Agostino Doria

  n. 442. Una battaglia di soldati a cavallo di Leonardo da Vinci, 300 scudi

  b)

  1625-1641

  Genova

  Archivio di Stato di Napoli AdA I, fascio 52/7, cc. 33r-52v

  Inventario e robbe che sono in casa del quondam Sig. Gio Carlo Doria

  n. 218. Una battaglia de cavali da Leonardo da Vinci
  1200 lire genovesi

  c)

  12 giugno 1641

  Genova

  Archivio di Stato di Napoli AdA I, fascio 55/39, cc. 13r-30r

  Testamento di Marcantonio Doria che lascia il dipinto al primogenito Nicolò principe di Andria e duca di Eboli unitamente ad altre opere

  n. 361. Uno de cavalli di Leonardo da Vinci

  d)

  7 novembre 1690

  Genova

  Archivio di Stato di Napoli AdA I, fascio 52/11, cc. 3r-41v

  Estimo dei quadri ereditati del Sig. Nicola Doria redatto da Giovan Domenico Piola, pittore genovese

  n. 10. Il groppo de cavalli di palmi 3½ copia di Leonardo da Vinci

  Lire sessanta 60

  e)

  1766

  Genova

  G. Ratti, Guida di Genova, 1766

  Palazzo Giuseppe Doria

  f)

  1845

  Napoli

  Napoli e luoghi celebri, vol. II p. 334. 1845

  Palazzo Doria d'Angri

  g)

  1937

  Napoli

  J.K. Suter, «Das Ratsel von Leonardos Schlochtenbild» Strasburgo, Heitz, 1937, p. 91

  L'opera viene e studiata e pubblicata, per la prima volta, da J.K. Suter che la osserva a Napoli

  h)

  9 maggio-20 ottobre 1939

  Milano

  Mostra di Leonardo e delle Invenzioni Italiane, Milano, Palazzo dell'Arte 1939

  La Tavola Doria viene esposta per la prima ed unica volta in una mostra su Leonardo

  «Maestro toscano del XVI sec.» – «Lotta per lo stendardo»

  i)

  26 febbraio-1° marzo 1940

  Napoli

  Catalogo della vendita d'asta Napoli 1940Galleria Ciardiello di Firenze

  Asta delle raccolte del Principe Marcantonio Doria d'Angri, curato dalla galleria Ciardiello di Firenze

  cat. n. 177. «Maestro toscano del XVI sec.» – «Lotta per lo stendardo»

  Inoltre, il Comando accertava che:

   l'8 novembre 1939, su proposta del soprintendente di Napoli, professor Bruno Malajoli, il competente Ministro dell'epoca procedette alla «notifica» del dipinto;

   il 25 gennaio 1941, fu emessa una seconda «notifica» nei confronti del marchese Giovan Niccolò De Ferrari, di Genova, che nel frattempo aveva acquistato l'opera.

  Le indagini di polizia giudiziaria, espletate dal 1982, sia in campo nazionale che internazionale (Usa, Svizzera e Germania) consentivano, nel 2010, di individuare il bene all'interno di un caveau nel porto franco di Ginevra (Svizzera).
  L'autorità giudiziaria procedente, debitamente informata dal comando carabinieri TPC, chiedeva e otteneva, mediante l'emissione di una richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale, la collaborazione degli omologhi uffici giudiziari del cantone di Ginevra potendo così accertare che la Tavola Doria:

   era stata esportata illecitamente dall'Italia in data, non meglio precisata, antecedente al 1962;

   il 4 maggio 1962 giungeva, attraverso la Svizzera, grazie alla mediazione di un antiquario di Locarno non meglio identificato, nelle mani del mercante d'arte George Hoffman di Monaco di Baviera (Germania);

   il 24 novembre 1971, a seguito del fallimento della galleria d'arte di quest'ultimo, veniva ipotecata dalla «Bansa Bank KG»;

   il 29 settembre 1987, veniva acquistata dalla società di consulenza finanziaria «BHB Beratungs & Vennittlungskontor fur Finanzierungsfragen mbh», che aveva rilevato i crediti della banca tedesca sopra citata;

   nel 1992 un antiquario giapponese non meglio identificato, dopo averla acquistata, la rivendeva al «Tokyo Fuji Art Museum» per una somma che, oggi, potrebbe corrispondere a circa 20.000.000 di euro;

   la direzione del museo nipponico, venuta a conoscenza – dopo l'acquisto – che si trattava di un bene sottoposto a notifica da parte dello Stato italiano, provvedeva a trasferirla al porto franco di Ginevra ove, il 27 luglio 2011, in esecuzione della menzionata richiesta di assistenza giudiziaria e alla presenza di militari del comando carabinieri TPC, la Polizia elvetica provvedeva a sequestrarla;

   il 12 giugno 2012, veniva siglato un accordo tra il Ministero per i beni e le attività culturali e il «Tokyo Fuji Art Museum» a seguito del quale il predetto comando, il 3 giugno 2012, poteva procedere al rimpatrio del dipinto e, successivamente, affidarlo all'opificio delle pietre dure di Firenze che ne ha curato il restauro e ha eseguito le indagini scientifiche e diagnostiche, compendiate nella pubblicazione «La Tavola Daria tra storia e mito», presentata il 22 giugno 2014 presso la biblioteca Magliabecchiana.

  Gli esami tecnico-scientifici e storico-artistici sulla riconducibilità a Leonardo da Vinci del dipinto in oggetto sono attività che, non rientrando nelle competenze e attribuzioni della polizia giudiziaria non sono state condotte dal comando carabinieri TPC che, all'autorità giudiziaria procedente e in tutte le occasioni e contesti, l'ha sempre presentata come opera realizzata da «pittore anonimo toscano del XVI secolo» e non attribuita/realizzata a/da Leonardo da Vinci.
  Si riportano, di seguito, i riferimenti di alcune delle principali pubblicazioni che contengono informazioni inerenti agli studi effettuati sull'opera:

   catalogo della mostra «Tavola Doria. Il rientro di un grande capolavoro», Roma Palazzo del Quirinale, 28 novembre 2012-13 gennaio 2013, a cura di Louis Godart, Cangemi Editore;

   «La Tavola Doria tra Storia e Mito» (copyright 2015), a cura di Cristina Acidini e Marco Ciatti, collana «dal restauro agli studi», Edifir – Edizioni Firenze e opificio delle pietre dure;

   catalogo della mostra «Leonardo da Vinci, 1452-1519, il disegno del mondo», Milano, palazzo Reale, 16 aprile-19 luglio 2015, a cura di Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio, edizioni Skira.

  L’iter operativo e procedurale che ha consentito l'individuazione, il recupero e il rimpatrio della Tavola Doria, così come l'entità delle risorse umane e materiali che vi sono state impegnate, corrispondono a quelli che vengono normalmente adottati e impiegati in tutte le indagini riguardanti beni appartenenti al patrimonio culturale italiano, provento di attività penalmente rilevante, che si trovino all'estero.
  Al riguardo, si è espressa anche la competente direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio la quale ha rappresentato quanto segue.
  La cosiddetta Tavola Doria – raffigurante l'episodio centrale della Battaglia di Anghiari fu vincolata dalla soprintendenza napoletana l'8 novembre 1939, mentre si trovava ancora nella collezione Doria d'Angri di Napoli da cui prende il nome e, dopo la dispersione della raccolta nel 1940, rimase presso una collezione privata italiana fino al 1942.
  Come hanno stabilito le indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Roma, con l'assistenza della procura del cantone di Ginevra, il dipinto venne esportato illecitamente in Svizzera prima del 1962, nei primi anni sessanta fu acquistato dal mercante di Monaco di Baviera Georg Hoffmann, quindi entrò a far parte dei beni di garanzia di una società tedesca in liquidazione riconducibile a lui e fu acquistato da un antiquario giapponese, che, infine, nel 1992, lo vendette al
Tokyo Fuji Art Museum, per una somma equivalente a circa 20 milioni di euro.
  I carabinieri del comando tutela patrimonio artistico iniziarono le indagini nel 1982 e, fra il 2009 e il 2010, riuscirono a localizzare la tavola in un
caveau nel porto franco di Ginevra e a sequestrarla. La battaglia legale si è conclusa nel 2012 con la donazione del dipinto all'Italia, nell'ambito di un accordo di collaborazione culturale con il museo Fuji.
  Lo Stato italiano è dunque riuscito a recuperare, senza dover corrispondere alcun indennizzo all'acquirente, un'opera vincolata e uscita illegalmente, secondo una procedura che, negli ultimi decenni, ha riguardato moltissimi beni archeologici e artistici, secondo la strategia della diplomazia culturale che tanto feconda si sta dimostrando nei confronti delle istituzioni straniere, tanto da indurre molte di esse a segnalare spontaneamente oggetti di sospetta provenienza italiana nelle loro collezioni.
  Il momento del rientro in Italia della Tavola Doria, resa finalmente visibile al pubblico, è stato celebrato con una esposizione dell'opera presso il palazzo del Quirinale, come era già avvenuto in casi analoghi (si pensi ad esempio alla mostra esposizione «Nostoi. Capolavori ritrovati», palazzo del Quirinale, dicembre 2007-marzo 2008). È infatti consuetudine dare il giusto risalto ai momenti che attestano il successo sia sul piano giuridico, sia sul piano culturale delle azioni dell'amministrazione statale che abbiano consentito la restituzione di opere sottratte illecitamente al patrimonio italiano.
  Si fa presente che l'attribuzione a Leonardo della tavola, che in forma dubitativa era stata formulata per la prima volta dal Ratti nel 1776, non era stata raccolta nel decreto di vincolo, né nel catalogo della mostra che si svolse a Milano sempre nel 1939, né quello di vendita della collezione Doria D'Angri l'anno successivo, nel quale si parla soltanto di «artista toscano del Cinquecento».
  Carlo Pedretti, che aveva visionato l'opera in Germania, dopo aver proposto il nome di Raffaello avanzò quello di Leonardo e alcuni studiosi hanno aderito a questa attribuzione. La grande maggioranza, tuttavia, concorda con quanto scrisse nel 2003 Frank Zoellner, ossia che si tratta della «migliore e più dettagliata copia dipinta della Battaglia di Anghiari».
  Dopo il rientro dell'opera in Italia è stato possibile approfondire con studi ed indagini scientifiche la conoscenza dell'opera, nel tentativo di meglio definirne i caratteri e la natura.
  Una giornata di studi si è svolta infatti nel 2014 agli Uffizi.
  Sembra oggi prevalere l'orientamento a datarla verso la seconda metà del Cinquecento, riferendola a un artista della cerchia di Giorgio Vasari.
  Ulteriori approfondimenti sono stati condotti in tempi ancor più recenti e pubblicati proprio in occasione della mostra allestita nel 2018 presso il castello di Poppi citata dall'interrogante, nel contesto della quale il dipinto viene attribuito da Alexander Louis Waldman all'allievo di Vasari Francesco Morandini detto il Poppi.
  È comunque un'ipotesi, nell'ambito di un dibattito ancora aperto.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Gianluca Vacca.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione del patrimonio

risparmio energetico

politica culturale