XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Giovedì 20 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE CONNESSE ALL'AVVIO E ALL'ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ DI IMPRESA

Audizione di rappresentanti dell'Istat – Istituto nazionale di statistica
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 
Oneto Gian Paolo , Direttore della Direzione Centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell'area delle statistiche economiche ... 4 
Stumpo Nicola , Presidente ... 9 
Buratti Umberto (PD)  ... 9 
Stumpo Nicola , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal rappresentante dell'Istat – Istituto nazionale di statistica ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA STUMPO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Istat – Istituto nazionale di statistica

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione delle procedure amministrative connesse all'avvio e all'esercizio delle attività di impresa, l'audizione di rappresentanti dell'Istat – Istituto nazionale di statistica. Ricordo che, trattandosi di seduta dedicata all'attività conoscitiva, ai componenti della Commissione è consentita la partecipazione da remoto secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento. In proposito, ricordo ai componenti che intendono partecipare ai lavori secondo la predetta modalità che è necessario che risultino visibili alla Presidenza al momento dell'intervento. Nella seduta odierna prosegue lo svolgimento dell'indagine conoscitiva in materia di semplificazione delle procedure amministrative connesse alle attività di impresa, con l'audizione dell'Istituto nazionale di statistica (Istat) rappresentato dal direttore Gian Paolo Oneto, responsabile della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell'area delle statistiche economiche, che partecipa ai nostri lavori in videoconferenza e che ringrazio per aver aderito all'invito. Voglio sottolineare come sia molto importante, ai fini dell'indagine in corso, ascoltare il punto di vista dell'Istituto nazionale di statistica che sta svolgendo in questi anni un'ampia attività di misurazione degli oneri amministrativi. In tal modo potrà tenersi conto degli effetti delle azioni delineate negli ultimi anni per la riduzione dei costi della burocrazia, monitorando nel tempo l'attuazione delle misure previste. La Commissione ritiene infatti che il rilancio della crescita economica e la creazione di nuova occupazione siano connesse a un adeguato programma di misure di semplificazione delle procedure amministrative che riguardano le attività di impresa e alla possibilità per gli operatori economici di fare affidamento su un'amministrazione pubblica moderna e capace di lavorare in sinergia con la propria utenza. L'informatizzazione e la digitalizzazione, estese a tutte le procedure e a tutti i procedimenti amministrativi, possono essere effettivamente la chiave per attuare una semplificazione intesa come riduzione di oneri, di tempi, di costi delle procedure amministrative e un facile accesso ai dati e alle informazioni garantendo il principio del «once only» e una reale trasparenza amministrativa. Da ultimo, l'adozione dell'Agenda per la semplificazione 2020-2023 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza ci pongono in una fase cruciale in cui lo sforzo di tutti sarà rivolto all'attuazione delle azioni di riforma previste. Chiederei quindi di segnalare alla Commissione tutti quegli elementi che possono essere utili ai predetti fini, ricordando che al termine della sua relazione è previsto uno spazio per le domande dei deputati e dei senatori presenti o collegati in videoconferenza. Ci è Pag. 4stato inviato un documento e per questo ringrazio gli auditi: abbiamo già provveduto a girarlo a tutti i componenti in modo tale che sia utile per il lavoro di tutti i componenti della Commissione. Lascio la parola al dottor Oneto, prego.

  GIAN PAOLO ONETO, Direttore della Direzione Centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell'area delle statistiche economiche. Buongiorno. Fondamentalmente passerò in rassegna la nostra relazione che abbiamo anticipato alla Commissione. Nella prima parte di questa audizione l'Istat proporrà un quadro sintetico del livello di digitalizzazione dei processi e dei servizi offerti alle amministrazioni comunali con particolare riferimento a quelli rivolti alle imprese. Questo è il focus della nostra relazione. Le informazioni più recenti a disposizione sono tratte dall'indagine triennale sull'utilizzo dell'ICT nelle pubbliche amministrazioni locali la cui ultima edizione ha raccolto informazioni relative all'anno 2018. In generale mi preme precisare da subito che le informazioni sono relativamente aggiornate, nel senso che derivano da indagini che tipicamente hanno cadenza pluriennale – per esempio questa che ho appena citato viene fatta ogni tre anni – quindi non sempre sono riferite a un periodo recentissimo, comunque ci sembra che possano essere utili. Al fine di fornire un breve quadro del livello di informatizzazione della PA, vengono in seguito richiamati i risultati della rilevazione censuaria sulle istituzioni pubbliche che era stata effettuata con le informazioni relative alla fine dell'anno 2017. Il potenziamento del livello di digitalizzazione della PA rappresenta un prerequisito necessario in grado di garantire lo snellimento delle procedure amministrative e, più in generale, il raggiungimento di una amministrazione pubblica moderna ed efficiente, obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una delle sfide più rilevanti in quest'area sarà quella di assicurare una minore disomogeneità delle infrastrutture e dei servizi pubblici sul territorio. Chiude questa sezione un quadro informativo molto sintetico sull'interazione online tra autorità pubbliche e cittadini nel 2020. Questo è uno dei risultati più recenti: l'utilizzo dei servizi digitali è cresciuto durante la pandemia. Nella seconda parte dell'audizione vengono presentate alcune considerazioni relative alla percezione delle imprese sulla rilevanza degli oneri amministrativi e burocratici a loro carico come ostacolo al raggiungimento di una maggiore competitività sulla base delle informazioni del censimento 2018 delle imprese. Anche in questo caso, essendo un censimento, non avviene tutti gli anni. Viene infine richiamata l'esperienza dell'Istat a supporto del Dipartimento della funzione pubblica nella misurazione e valutazione degli oneri amministrativi a carico del sistema produttivo. Questa esperienza, come sottolineerò alla fine, si è chiusa qualche tempo fa e auspichiamo che riprenda.
  Il primo tema è la digitalizzazione della PA e dei servizi rivolti alle imprese. La rilevazione sull'utilizzo dell'ICT nelle pubbliche amministrazioni locali è condotta dall'Istat ogni tre anni e offre un quadro molto dettagliato delle dotazioni tecnologiche e della gestione degli strumenti ICT nelle diverse amministrazioni. Quella attuale è riferita alla fine del 2018 e la prossima riguarderà quindi il 2021, l'anno in corso, e sarà effettuata l'anno prossimo. L'ultima edizione ha raccolto informazioni, appunto, relative al 2018. Rispetto alle dotazioni infrastrutturali, i principali indicatori raccolti dalla rilevazione individuano una situazione di alta percentuale di personale in servizio con accesso a Internet e la presenza relativamente ampia di strumenti tecnologici. Si registra tuttavia tra i comuni una scarsa diffusione di strumenti tecnologici moderni, una bassa incidenza di portatili e dispositivi mobili rispetto al personale effettivo (riguarda appena il 10 per cento) e una limitata adozione della classe massima di velocità di accesso a Internet pari almeno a 30 megabyte per secondo che è diffusa dal 40,3 per cento e di utilizzo della tecnologia in fibra ottica che riguarda circa il 28 per cento. Infine raggiunge solo il 60 per cento la quota dei comuni che utilizzano la rete Intranet per il coordinamento comunicativo e informativo. Si deve rilevare che è molto diffuso il Pag. 5ricorso a società esterne che fanno da tramite tra le esigenze amministrative interne e quella dell'utenza, offrendo supporto della definizione della tecnologia e della formazione informatica necessaria alle amministrazioni. Nel 2018, per la gestione delle funzioni ICT, il 94 per cento dei comuni ha dichiarato di utilizzare fornitori esterni privati; il 14 per cento ha coinvolto quelli pubblici, mentre il 65 per cento ha fatto ricorso a personale dipendente interno. Naturalmente i comuni possono attivare più opzioni. In generale, si registra un buon livello raggiunto dai comuni nella gestione in rete di alcune tra le principali funzioni amministrative, eccetto quel che riguarda l'informatizzazione nella rete dell'Ufficio relazioni con il pubblico (URP) che è gestito in modo informatizzato solo dal 20 per cento dei comuni. Però, quasi il 40 per cento dei comuni utilizza ancora procedure analogiche quali timbri, firme autografe eccetera, per almeno il 50 per cento della produzione documentale. Per quanto riguarda l'offerta online dei servizi dei comuni, si evidenzia che nell'ultima edizione dell'indagine c'è stato un generale miglioramento della disponibilità di strumenti. La percentuale di comuni che offrono la possibilità di avviare e concludere online l'intero iter di almeno uno dei 24 servizi osservati dall'indagine è passata dal 33,9 del 2015 al 48,3 dell'ultima occasione. Sale dal 59 per cento del 2015 al 69 per cento la quota di comuni che offrono la possibilità agli utenti di cercare online la documentazione relativa ad almeno uno dei servizi offerti. Oltre nove comuni su dieci permettono di acquisire online le modulistiche e quasi tutti, oltre il 98 per cento, forniscono online informazioni. Nonostante gli avanzamenti registrati, la diffusione di servizi comunali gestiti interamente online è ancora limitata, soprattutto nei comuni più piccoli. La quota dei comuni che nel 2018 ha dichiarato di rendere disponibile interamente online almeno un servizio tra quelli osservati scende dal 63 per cento di quelli con oltre 5.000 abitanti al 42 per cento di quelli fino a 5.000 abitanti. La possibilità di caricare documenti e modulistica compilata sul canale online del comune è fornita nei due segmenti dimensionali, i grandi e i più piccoli, rispettivamente dal 79 e dal 64 per cento dei comuni. Il gap tra i comuni si ampia considerando dimensioni più piccole, in particolare inferiore ai 1.000 abitanti.
  Riguardo all'offerta online dei servizi alle imprese, in particolare alle imprese nei comuni, in generale i comuni più grandi sembrano più consapevoli dell'opportunità rappresentata dalla digitalizzazione dei servizi. Il livello di disponibilità online si riduce invece al crescere della loro complessità, in particolare nei comuni più piccoli. Tra i ventiquattro servizi osservati nell'indagine, quelli offerti online sono soprattutto destinati alle imprese. In particolare, per quanto riguarda i servizi relativi allo Sportello unico per le attività produttive (SUAP), i permessi per costruire – sia la Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) che la Denuncia di inizio attività edilizia (DIA), lo Sportello unico per l'edilizia, la Dichiarazione di inizio di attività produttività (DIAP), la gran parte dei comuni oltre i 5.000 abitanti li rende disponibili online. L'offerta in rete di tali servizi raggiunge buoni livelli anche tra i comuni fino a 5.000 abitanti, con circa otto su dieci che offrono servizi relativi al SUAP, ai permessi per costruire e ai bandi di gara. Fatta eccezione per il SUAP, l'offerta interattiva dei comuni di minori dimensioni si concentra però su un livello di informatizzazione inferiore con riguardo all'avvio e al completamento per via telematica dell'intero iter relativo al servizio richiesto, che naturalmente sarebbe il servizio massimo di completa informatizzazione del servizio. In generale, risulta più contenuto il livello di informatizzazione delle autorizzazioni ambientali, disponibili in modalità online in quasi il 70 per cento di comuni maggiori e nel 50 per cento dei comuni con meno di 5000 abitanti. Trovate anche alcuni dati regionali che adesso non cito. Nell'indagine riferita al 2018 è stato misurato per la prima volta un indicatore dei risultati in termini di pratiche evase online sul totale. Per i quattro servizi alle imprese analizzati, la gran parte dei comuni che hanno dichiarato un'offerta online più matura (ovvero la Pag. 6possibilità di inoltrare modulistica o di effettuare online l'intera procedura, questa per noi è un'offerta matura) hanno indicato anche quote elevate di moduli ricevuti o di pratiche evase interamente online, con un'incidenza compresa tra il 71 e il 100 per cento del totale dei moduli ricevuti e delle pratiche evase. Questa regolarità sembra superare i limiti territoriali e dimensionali ripetendosi, anche se con minore intensità, in tutte le classi di ampiezza dei comuni.
  Vediamo le modalità di accesso ai servizi online nelle amministrazioni comunali. Il 20,5 per cento dei comuni dichiara che nel 2018 l'utenza può accedere ai servizi online attraverso il Sistema pubblico di identità digitale (SPID). Per i comuni più grandi – che sono considerati in questo caso oltre i 60.000 abitanti – tale quota sale al 58 per cento, mentre è appena pari al 15,8 – quasi il 16 per cento – per quelli fino a 5000 abitanti. Il 22 per cento dei comuni utilizza la Carta nazionale dei servizi e solo il 5 per cento la carta d'identità elettronica. La capacità di offrire servizi online in modalità mobili fruibili anche attraverso dispositivi come smartphone o tablet riguarda, nel 2018, il 65 per cento dei comuni con oltre 5000 abitanti. Solo il 38 per cento di essi li forniva attraverso messaggistica mobile e appena il 24 per cento rendeva disponibili i servizi all'utenza attraverso applicazioni gratuite e App disegnate per dispositivi mobili. Questa quota sale al 40 per cento per i comuni più grandi con oltre 60.000 abitanti. Nella prossima rilevazione riferita alla situazione dell'anno 2021, quindi quella che stiamo preparando, sarà interessante valutare le strategie adottate dai piccoli centri di fronte alle esigenze nate dall'emergenza sanitaria.
  Vediamo adesso alcuni risultati dal censimento delle istituzioni pubbliche, una rilevazione diretta, rivolta a tutte le istituzioni pubbliche e alle unità locali a esse afferenti. Nella seconda edizione del censimento, svolta nel 2018 e con data di riferimento delle informazioni al 31 dicembre 2017, sono state rilevate quasi 13.000 istituzioni pubbliche, articolate sul territorio in 63.000 e più unità locali. Tra le diverse novità informative di questa seconda edizione, vi è un approfondimento tematico relativo ai canali attraverso i quali gli utenti possono rapportarsi con le oltre 50.300 unità locali delle istituzioni pubbliche che erogano servizi finali. Naturalmente poi c'è una quota di unità che invece non erogano servizi al pubblico.
  Le informazioni raccolte permettono di cogliere il livello di digitalizzazione sotto questi profili, allargando il quadro all'insieme dell'amministrazioni e delle istituzioni delle PA, mentre i risultati che avevo raccontato poco fa riguardavano i comuni. Tra i canali disponibili per acquisire informazioni lo sportello fisico resta quello più utilizzato dalle unità locali di tutte le tipologie istituzionali, quindi hanno uno sportello fisico circa l'84 per cento delle unità. Fanno eccezione le città metropolitane e le università pubbliche per le quali il canale più utilizzato è il sito istituzionale, con circa il 90 per cento per entrambe queste categorie. Per l'insieme delle istituzioni il sito web occupa il secondo posto, con il 72 per cento delle segnalazioni, immediatamente seguito dai canali di posta elettronica ordinaria con il 70 per cento e, in seconda battuta, dalla posta elettronica certificata con il 58 per cento. Riguardo ai canali basati sull'impiego di tecnologie digitali avanzate il livello di diffusione scende molto, con il 16,5 per cento di disponibilità di social media e il 6,4 di applicazioni mobili. Le unità locali delle università pubbliche si confermano più digitalizzate delle altre tipologie istituzionali, consentendo di svolgere tutte le operazioni previste, compresa l'effettuazione dei pagamenti, attraverso canali online. Abbiamo anche chiesto segnalazioni di quali siano gli ostacoli a una maggiore informatizzazione, a un maggiore avanzamento in questo campo. La mancanza di risorse finanziarie rappresenta l'ostacolo più importante al processo di digitalizzazione; tra l'altro nell'allegato statistico che abbiamo mandato insieme alla relazione ci sono molti di questi dati. Il 70 per cento delle istituzioni pubbliche lo ritiene molto o abbastanza importante: rispettivamente, il 35 per cento lo ritiene molto importante e un altro 35 per cento abbastanza importante; quindi questo fattore Pag. 7 è centrale. Vi sono poi fattori strettamente legati all'implementazione delle tecnologie, come la mancanza di adeguata formazione e di uno staff qualificato, che vengono segnalati dai due terzi delle unità. Tra i partecipanti ad attività formative, soltanto il 5 per cento ha usufruito di attività riguardanti il tema dell'informatica e della telematica. Si individua inoltre una forte differenziazione fra amministrazioni centrali e locali. Queste ultime, oltre agli ostacoli già citati, individuano la mancanza di un referente per la trasformazione digitale all'interno dell'istituzione (questo è segnalato dal 60 per cento e solo dal 38,6 nelle amministrazioni centrali) o di piani strutturali per l'innovazione: nel caso delle unità locali, delle istituzioni locali, il 72 per cento segnala questo fattore.
  Passiamo all'interazione online tra autorità pubbliche e cittadini. Queste informazioni vengono da un'altra indagine, in particolare un modulo d'indagine sull'uso delle nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione da parte delle famiglie e degli individui. Nel 2020 – questi sono i dati più recenti – il 76 per cento della popolazione in un'età compresa fra 16 e 74 anni naviga in rete regolarmente, c'è però un gap di circa dieci punti percentuali rispetto alla media europea. Nell'insieme dell'Europa l'uso regolare della rete raggiunge il 90 per cento delle persone fino ai 54 anni e cala al 78 per cento tra i 35 e i 64 anni. Nel nostro Paese invece i livelli massimi si registrano solo per la popolazione fino ai 34 anni, quindi solo per i più giovani. La diffusione modesta dell'utilizzo di Internet si associa in generale a un basso livello di competenze digitali: in Italia solo il 29 per cento degli utenti di Internet ha competenze digitali elevate, contro l'88 per cento della media Ue. Il ritardo nell'adozione delle tecnologie digitali si evidenzia anche nell'interazione online con la pubblica amministrazione o con i gestori dei servizi pubblici. La quota di utenti che si relaziona via web con la PA è pari infatti al 36 per cento, rispetto a una media europea del 64 per cento, quindi il gap è molto ampio. Va sottolineato però che, tra il 2019 e il 2020, quindi lo scorso anno, si è registrato l'incremento più ampio degli ultimi dieci anni, dovuto all'accelerazione dell'utilizzo dell'ICT determinato dalla crisi sanitaria. Se si considerano separatamente le tre attività su cui è costruito l'indicatore complessivo, si evidenzia che nell'ultimo anno l'incremento maggiore si è osservato per scaricare moduli. L'incidenza nel cercare informazioni sui siti della PA è salita di tre punti percentuali e l'invio di moduli alle PA è passato al 21 per cento, anche in questo caso aumentando di tre punti percentuali. Ci sono poi alcuni dettagli riguardo a differenze socio-demografiche e territoriali, ma adesso non le ricordo tutte.
  Passiamo al secondo breve capitolo sugli oneri amministrativi e burocratici a carico delle imprese. Gli adempimenti burocratici vengono percepiti dalle imprese come un ostacolo molto rilevante alla loro competitività: ciò è indicato dalle informazioni tratte dal censimento 2018 delle imprese che ha interessato un campione di circa 280.000 unità con tre o più addetti – quindi una rilevazione enorme – rappresentativo di un universo di poco più di un milione di imprese che producono l'85 per cento circa del valore aggiunto prodotto dalle imprese in Italia. Una impresa su tre – esattamente una su tre, il 33,1 per cento del totale – vede gli oneri amministrativi e burocratici come un ostacolo allo sviluppo della propria capacità competitiva. Si tratta di una quota di imprese molto alta perché è superiore a quella delle imprese che dichiarano come ostacolo la carenza di risorse finanziarie, un ostacolo che è segnalato da neanche il 30 per cento; ancora più bassa è la quota di imprese che segnala la carenza di domanda per beni e servizi come uno dei principali ostacoli alla completa competitività, oppure la percezione di un contesto socio-economico poco favorevole, anche in questo caso segnalato dal 19 per cento. Ribadisco che gli oneri amministrativi e burocratici, con il 33 per cento, sono l'ostacolo più segnalato. Il problema degli oneri amministrativi e burocratici è avvertito in maniera relativamente diffusa tra le classi di addetti e anche questa è una peculiarità di questo fattore. Infatti pesa per circa il 33 per cento fra le imprese di Pag. 8piccole dimensioni che hanno dai tre ai nove addetti, ancora di più al 34,5 per cento per quelle fra 10 e 49 addetti e quindi medio-piccole. Va segnalato che questo ostacolo risulta rilevante anche tra le medie imprese e tra le grandi con oltre i 250 addetti: il 25 per cento delle imprese lo segnala come un ostacolo importante. Il peso degli adempimenti burocratici è avvertito in misura maggiore nelle regioni del nord-est con circa il 35 per cento; la quota scende, ma di poco, nelle regioni del sud e delle isole con, rispettivamente, il 32 e il 31 per cento.
  I dati del censimento permettono infine di cogliere la percezione dell'impatto relativo agli oneri burocratici tra i diversi settori di attività economica. Le differenze comunque non sono molto ampie e l'incidenza più elevata di segnalazioni negative si registra per il settore delle costruzioni con circa il 40 per cento delle imprese; è più basso per le imprese del settore dei servizi di mercato al 31,5; però arriva al 33,5 nel commercio all'ingrosso e al dettaglio; nell'industria in senso stretto l'incidenza è di nuovo un po' inferiore, con il 32,7 per cento. Le differenze settoriali non sono fortissime, spicca un po' il dato delle imprese di costruzione che segnalano particolarmente questo problema.
  L'ultimo tema che tratto è l'assistenza tecnica dell'Istat, del Dipartimento della funzione pubblica, per l'esercizio di misurazione degli oneri amministrativi. In Italia l'attività di misurazione degli oneri amministrativi è stata introdotta in via sperimentale del 2005, poi avviata in modo sistematico nel 2007. Vi risparmio alcuni dettagli che sicuramente conoscete. Dal nostro punto di vista, dopo il 2008 il processo di misurazione e riduzione è stato messo a regime prevedendo la predisposizione di piani di semplificazione per ciascuna area di regolazione. Nel periodo fra il 2008 e il 2012 è stata svolta un'ampia attività di misurazione degli oneri amministrativi sulle piccole e medie imprese (PMI). La misurazione è stata realizzata da una task force coordinata dall'Ufficio per la semplificazione amministrativa del Dipartimento della funzione pubblica con la partecipazione delle associazioni imprenditoriali e l'assistenza tecnica dell'Istat. In sintesi, l'attività di misurazione degli oneri amministrativi ha riguardato 43 procedure ad alto impatto identificate con le associazioni imprenditoriali e le amministrazioni di settore, relative a nuove aree di regolazione e ha consentito di stimare costi amministrativi per le PMI pari a circa 31 miliardi di euro. Gli oneri amministrativi rilevati in quella fase hanno riguardato, nell'ordine: l'area lavoro e previdenza, con costi di circa 10 miliardi; sicurezza sul lavoro, 4,6 miliardi; edilizia, 4,4 miliardi e poi, via via, altri temi. Si tratta – per sottolineare le stime indicative dell'ordine di grandezza – degli oneri associati agli obblighi informativi oggetto della misurazione. In base a questo programma – in particolare al programma partito nel 2014 – sono stati individuati cinque settori di intervento ritenuti prioritari per la vita quotidiana del cittadino e dell'impresa: cittadinanza digitale, welfare e salute, fisco, edilizia, impresa. Nell'ambito di questa attività di misurazione è stato demandato all'Istat il compito di fornire il supporto tecnico, metodologico e organizzativo necessario per la produzione delle statistiche. Questo supporto è stato regolato da una convenzione stipulata alla fine del 2012 e poi integrata nel 2014. Nella fase finale della convenzione l'Istat ha affiancato il Dipartimento per la funzione pubblica per la realizzazione di tre rilevazioni: una sull'avvio dell'attività di impresa nel settore manifatturiero; la seconda sul funzionamento degli Sportelli unici dell'edilizia (SUE) e il monitoraggio delle semplificazioni in materia; la terza sull'avvio dell'attività d'impresa per il settore dei ristoranti. La raccolta dei dati della prima rilevazione è stata realizzata dal dipartimento, mentre è stata affidata all'Istat per le altre due rilevazioni. L'attività di misurazione è stata realizzata da uno staff tecnico coordinato dall'Ufficio per la semplificazione del Dipartimento della funzione pubblica, con l'obiettivo di individuare le aree prioritarie di intervento nonché procedere alla scrittura dei questionari della rilevazione. L'Istat, sulla base di una convenzione, ha curato gli aspetti organizzativi, tecnici e Pag. 9metodologici delle rilevazioni. L'attività si è formalmente conclusa a marzo del 2017, con la consegna da parte dell'Istat al Dipartimento della funzione pubblica di tutti i risultati delle ultime tre rilevazioni: sia i macrodati, cioè i risultati aggregati, sia i microdati, sia le note metodologiche. Nonostante questa proficua collaborazione tra l'Istat e il Dipartimento della funzione pubblica – il lavoro congiunto è stato portato avanti appunto dal 2005 al 2017 – poi i continui cambiamenti normativi insieme ad alcuni ostacoli burocratici hanno impedito la formalizzazione di una nuova convenzione. Questa collaborazione si è arrestata nel marzo 2017 e sarebbe auspicabile, dal nostro punto di vista, che riprendesse. Con questo ho concluso.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Oneto anche per la documentazione depositata di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato). Chiedo ai colleghi presenti se c'è qualcuno che vuole fare una domanda oppure vuole intervenire. Prego, onorevole Buratti.

  UMBERTO BURATTI. Buongiorno di nuovo. Volevo ringraziare per la documentazione fornita, per la relazione e per il quadro che è stato fatto, che sicuramente ci consegna quello che è lo stato reale del Paese. In alcuni passaggi si comprende effettivamente come il lavoro da fare sia ancora molto. Sicuramente questa documentazione, ma, soprattutto, spero anche un'ulteriore interlocuzione con l'istituto, ci consentiranno di tracciare la rotta da seguire per raggiungere gli obiettivi che la nostra Commissione si è posta. Il mio era solo un ringraziamento per l'ottimo lavoro che è stato svolto, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buratti. Dottor Oneto, la ringrazio davvero per la relazione e per averci fornito uno scritto per poter utilizzare anche successivamente tutta la parte dei dati. Mi riferisco all'allegato statistico, a tutta la parte dei numeri a quello che lei oggi ci ha raccontato che è sicuramente la fotografia di un Paese che ha bisogno non solo di recuperare tra nord e sud, ma di recuperare il ritardo, il gap che ha rispetto all'Unione europea e anche rispetto agli altri Paesi in genere. Questo ritardo significa continuare ad accumulare mancanza di competitività. In questa Commissione stiamo provando, anche in modo unitario e senza interesse di parte politica, a pungolare, perché ormai siamo nel vivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Speriamo che in merito alla progettualità del nostro Paese si possa dare un impulso maggiore per renderlo più competitivo. Ci stava dicendo che c'erano delle parti della relazione in aggiornamento, quindi potremmo risentirci per poter utilizzare tutta la parte nuova dei dati, eventualmente. Grazie ancora, dottor Oneto.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.

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