XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Giovedì 25 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE CONNESSE ALL'AVVIO E ALL'ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ DI IMPRESA.

Audizione di rappresentanti di Confcommercio-Imprese per l'Italia.
Stumpo Nicola , Presidente ... 3 
Postacchini Enrico , presidente e membro di giunta con incarico commercio e città (da remoto) ... 3 
Cerminara Roberto , responsabile settore commercio e legislazione d'impresa (da remoto) ... 5 
Stumpo Nicola , Presidente ... 7 
Buratti Umberto (PD)  ... 7 
De Toma Massimiliano (FDI)  ... 8 
Ciaburro Monica (FDI)  ... 8 
Stumpo Nicola , Presidente ... 9 
Postacchini Enrico , presidente e membro di giunta con incarico commercio e città ... 9 
Cerminara Roberto , responsabile settore commercio e legislazione d'impresa ... 10 
Stumpo Nicola , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA STUMPO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Ricordo inoltre che, trattandosi di seduta dedicata all'attività conoscitiva, ai componenti della Commissione è consentita la partecipazione da remoto in videoconferenza secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento del 4 novembre 2020. In proposito ricordo che per i componenti che intendono partecipare ai lavori secondo la predetta modalità è necessario che risultino visibili alla Presidenza soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, che deve essere udibile.

Audizione di rappresentanti di Confcommercio-Imprese per l'Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione delle procedure amministrative connesse all'avvio e all'esercizio delle attività di impresa, l'audizione di Confcommercio-Imprese per l'Italia, rappresentata dal presidente dottor Enrico Postacchini, accompagnato dal dottor Roberto Cerminara, responsabile del settore commercio e legislazione d'impresa, che partecipano ai nostri lavori in videoconferenza e che ringrazio per aver accolto il nostro invito.
  La questione della semplificazione delle procedure amministrative relative alle attività imprenditoriali è ormai da tempo al centro dell'attenzione del legislatore e nella fase attuale è unanimemente avvertita come uno snodo essenziale per un'efficace ripartenza del sistema economico italiano. Lo sforzo di razionalizzazione delle procedure amministrative con particolare riguardo alla nascita di nuove imprese e all'individuazione di un unico interlocutore sul territorio, lo Sportello unico per le attività produttive (SUAP), quale interfaccia unica delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese, rappresentano i due cardini del lavoro svolto dal legislatore negli ultimi anni.
  La Commissione ha voluto concentrare la propria attenzione su questi temi nella convinzione che sia necessario portare a compimento lo sforzo fin qui fatto per compiere un ulteriore passo che porti ad una sinergia tra pubblica amministrazione e imprese, in particolare quelle medie e piccole che, come sappiamo, costituiscono il tessuto connettivo del sistema economico italiano.
  Chiederei quindi al Presidente Postacchini di segnalare alla Commissione tutti quegli elementi che dal punto di vista di Confcommercio possono essere utili ai predetti fini. Prego, dottor Postacchini, a lei la parola.

  ENRICO POSTACCHINI, presidente e membro di giunta con incarico commercio e città (da remoto). Grazie, presidente. Grazie a tutti i parlamentari presenti. In realtà divideremo in due questo breve intervento con il dottor Cerminara, che entrerà nel dettaglio dei singoli aspetti. Da parte mia mi limiterò intanto a ringraziarvi per la Pag. 4disponibilità e soprattutto per la dedizione a un tema che da sempre assilla non soltanto noi ma anche la politica, con riguardo al monitoraggio dell'applicazione delle norme che via via si succedono.
  È evidente che l'attuale contesto ha messo in luce deficit che ci trasciniamo da tempo, con una sovrapposizione di norme che, benché tese a semplificare, in realtà hanno complicato la situazione. Verrebbe da dire che dopo un periodo di guerra in genere si azzera tutto, si ricomincia da capo e forse, essendo tutto più chiaro, si fa anche prima. Ma quella in corso è una guerra e non è una guerra. La pandemia sta segnando profondamente il tessuto economico italiano, ma c'è una grande fetta del Paese che sta continuando a lavorare e lavora bene. E, per fortuna, gode anche di ottima salute. Quindi, non possiamo equiparare questo periodo a una guerra che causa danni ben più ingenti.
  Da un lato rimarchiamo l'urgenza di provvedere a un ridimensionamento dell'impianto normativo attuale, traducendolo in codici – come si procede normalmente, in esito al confronto – anche in materia di commercio. Per la verità ci si è provato. E ci sono gli elementi necessari, ma tutto andrebbe inserito in un contesto del tipo indicato, in modo tale che le eventuali modifiche riguarderebbero soltanto alcuni commi e alcuni titoli. Bisogna fare ordine in questo senso, eliminando la sovrapposizione di norme – in alcuni casi si tratta addirittura di regi decreti – che si sono succedute nel tempo, per approdare a misure realmente applicate e non anacronistiche. Dopo faremo alcuni esempi determinati anche dalla crescita del web che ha smantellato giocoforza alcuni capisaldi anche in termini di controllo.
  Per parte nostra ciò che raccomandiamo da sempre, come già avviene in queste occasioni, è la condivisione delle questioni tra stakeholder, parti sociali e politica, in modo tale che le norme introdotte in un comparto – in questo caso da noi rappresentato – abbiano una ricaduta positiva in termini di rivalutazione del mondo cui vengono applicate, e non si limitino ad un orpello. Per spiegarci meglio, sapete benissimo che il percorso cosiddetto Piccole e medie imprese (PMI), che abbiamo più volte sollecitato e che anche l'Europa caldeggia, mira a legiferare in modo tale che la norma sia applicabile anche alle PMI e non alle imprese tout court: troppo spesso infatti ci siamo trovati di fronte a misure con un'asticella troppo alta per le imprese di piccola dimensione, che rappresentano il tessuto vero del Paese, e anche a difficoltà di monitoraggio per il soggetto controllore.
  Quello che abbiamo sempre raccomandato è di curare questo deficit di implementazione, facendo in modo che la politica garantisca nel tempo il monitoraggio di ciò che ha introdotto per verificare se la norma porta crescita e ricchezza o se, invece, determina un'ingessatura dei comparti.
  Un esempio per tutti è quello dei controlli nel settore alimentare. Nel 2020 abbiamo salutato con assoluta benevolenza l'instaurazione del registro unico dei controlli. Tuttavia, va rilevato che gli stessi controlli sono tuttora in mano a troppi soggetti amministrativi, istituzionali, locali e nazionali: dalle aziende sanitarie locali ai nuclei antisofisticazioni e sanità dei Carabinieri, ai comuni stessi. Sono troppi i soggetti che dovrebbero svolgere la stessa funzione. E così l'impresa è caduta in confusione. E si trova di fronte vari soggetti che vengono a chiedere la medesima documentazione a distanza – a volte – anche di tempo ravvicinato.
  La pandemia ha incentivato tutto questo. E soprattutto ha incentivato il difetto atavico di impianto delle semplificazioni, che è quello di provvedere in emergenza. Provvedere in continua emergenza con decreti fa sì che l'impianto delle norme sia separato da quella che è la discussione vera. E, purtroppo, ci si accorge soltanto a posteriori della positività o della negatività di un'applicazione sul mercato.
  Faccio soltanto una limitata digressione, evitando di illustrare tutti i difetti che la pandemia ha messo in evidenza, perché tanto ne parliamo quotidianamente. Per limitarmi ad un esempio – al di là della riforma del fisco, che non è questo il contesto Pag. 5 per discutere – ci sono comparti per i quali le regole andrebbero radicalmente cambiate: vale per il diritto bancario e per tutta una serie di applicazioni che avrebbero potuto andar bene in un periodo normale, benché già complicate per il nostro Paese e per la tipologia di imprese del nostro Paese, e che oggi sono assolutamente impossibili sia nell'attuazione sia nel controllo. A proposito di semplificazione, faccio una digressione in materia di lavoro: parlando di pandemia, l'eliminazione dell'accordo sindacale per la cassa integrazione in deroga è una buona cosa. Tuttavia, con riguardo alle imprese oltre i cinque dipendenti, per cui l'obbligo permane, vi garantiamo che è un lavoro improbo non soltanto per i centri di assistenza fiscale, per le associazioni di categoria o per le regioni stesse: si allungano i tempi, costringendo le imprese a un inutile accordo sindacale, quando si potrebbe tradurre l'onere in una semplice comunicazione anche alla parte sindacale di quelle che sono state le applicazioni della norma.
  Dico questo soltanto per esemplificare alcuni casi in cui, semplificando, non si è tenuto conto di tutti i fattori o comunque, ottimisticamente, si è pensato che l'intervento fosse sufficiente. Oggi il protrarsi dell'emergenza costringe a rivedere anche le misure di semplificazione introdotte nel 2020, perché la situazione si sta deteriorando. Mi fermerei qui, perché relativamente a una decina di punti che abbiamo evidenziato – tra i quali lo sportello unico per le attività produttive, lo sportello unico per l'edilizia, i diritti di segreteria e una serie di disposizioni di controllo, legate anche al settore dei trasporti – passerei la parola al dottor Cerminara, in modo tale che a due voci evidenziamo alcune criticità. Grazie.

  ROBERTO CERMINARA, responsabile settore commercio e legislazione d'impresa (da remoto). Oltre agli elementi di carattere generale che vi ha anticipato il presidente Postacchini, nel documento che vi trasmetteremo – se non vi è stato già inviato – abbiamo indicato alcuni elementi precisi. Si tratta di suggerimenti che, oltre ai temi di carattere generale settoriale come fisco, lavoro e ambiente, potrebbero consentire con interventi puntuali e mirati di alleviare l'operatività delle imprese, che in fondo è anche l'oggetto di questa indagine conoscitiva.
  Il primo elemento da cui partire è il funzionamento degli sportelli unici per le attività produttive (SUAP) e degli sportelli unici per l'edilizia (SUE). Su questo argomento la settimana scorsa avete ascoltato l'opinione di Unioncamere. Noi condividiamo quella rappresentazione e possiamo dirvi che, dal nostro riscontro sul territorio, certamente i SUAP gestiti completamente dal sistema camerale attraverso Infocamere, il portale Impresainungiorno, funzionano abbastanza bene. Quindi, non possiamo che unirci all'auspicio che tutti gli altri comuni che lavorano ancora in autonomia – e che sono quasi la metà dei comuni italiani – possano rivedere nel tempo la loro posizione, perché per le imprese è fondamentale l'uniformità delle procedure. Non basta la standardizzazione della modulistica, che pure è un aspetto importante e meritorio, ma occorre che anche le procedure con le quali vengono lavorate le pratiche siano il più possibile uniformi, anche perché le esigenze sono le stesse sul territorio. In particolare per i SUE questa difformità è ancora più accentuata tra comuni e comuni, perché lo stesso provvedimento che attualmente disciplina i SUAP, vale a dire il decreto del Presidente della Repubblica 7 settembre 2010, n. 160, fa espressamente salva la potestà dei comuni di operare discrezionalmente sugli sportelli unici per l'edilizia. Noi ribadiamo la necessità che queste differenze siano ridotte nel tempo.
  Se nel corso di questa indagine avrete l'occasione di sentire l'ANCI o i rappresentanti delle regioni, sarà interessante chiedere anche a loro come la pensano sulla questione e se c'è la possibilità di condividere nel medio periodo questo obiettivo comune.
  Un altro elemento che secondo noi potrebbe facilitare il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione, lo individuiamo nella delega di funzioni ai CAT. I CAT sono i centri di assistenza tecnica previsti Pag. 6dalla riforma del commercio di circa 20 anni fa, introdotta dal famoso «decreto legislativo Bersani» n. 114 del 31 marzo 1998, in cui vi è una norma che consente di delegare le funzioni istruttorie a soggetti diversi dai soggetti pubblici. Pensate semplicemente al fatto che molto spesso comuni anche piccoli, ma importanti e noti del nostro Paese, organizzano – magari adesso con la pandemia c'è qualche problema in più – fiere molto rilevanti sul territorio, tipiche della loro attività, la cui fase istruttoria spesso è sovrabbondante e sovrasta le capacità amministrative di comuni che hanno magari poco personale. Secondo noi sarebbe importante incentivare questa opportunità che fra l'altro – vi evidenzio – è assolutamente in linea con una delle azioni, la 2.2, della nuova Agenda per la semplificazione per la ripartenza che – leggo testualmente – prevede espressamente «la sperimentazione di nuovi modelli che consentano alle regioni interessate, previo accordo con i comuni, di assumere o attribuire ad altro soggetto appositamente individuato poteri di amministrazione procedente, ovvero lo svolgimento di funzioni istruttorie». Questa è un'opportunità che secondo noi aiuterebbe molto, tanto l'amministrazione, soprattutto quella di dimensioni ridotte, che le imprese.
  Il presidente Postacchini ha già evidenziato uno dei temi più ricorrenti e più gravosi per le imprese che si riconoscono nella Confcommercio vale a dire la semplificazione dei controlli nel settore alimentare. Nel documento che vi abbiamo inviato, abbiamo inserito uno specchietto nel quale l'impresa è circondata da una quindicina di amministrazioni che hanno tutte il medesimo potere di effettuare controlli per quanto riguarda il settore alimentare. Tra l'altro, il tema dei controlli nel settore alimentare è attualissimo, perché pochi giorni fa in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i due decreti che aggiornano e ammodernano il nostro sistema dei controlli, a seguito dell'emanazione tre anni fa di un regolamento dell'Unione europea. Quindi, si tratta di un tema attualissimo rispetto al quale – come ha già fatto il presidente Postacchini – ribadiamo la necessità che le semplificazioni già introdotte siano rese effettivamente operative. E ci riferiamo al registro unico dei controlli che è stato esteso anche alle imprese del settore alimentare, perché originariamente pensato solo per le imprese agricole, dal decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, il cosiddetto decreto semplificazioni. Questa norma, così lungamente attesa dalle imprese del nostro settore, è ancora lettera morta, perché non è operativa.
  Questo pone un altro tema importante nel mondo della semplificazione che è quello dell'implementazione: tutte le cose buone fatte – e ce ne sono diverse – a volte, come nel caso di cui stiamo parlando, non riescono a produrre effetti, perché rimangono norme e non scendono giù nell'operatività concreta delle amministrazioni che poi sono chiamate a dar loro vita. È un aspetto importante. Ed è un aspetto che secondo noi con questa indagine conoscitiva la Commissione deve assolutamente mettere in evidenza. Il tema dell'implementazione e dell'effettività delle norme, facendo cadere veramente a terra le tante cose che si fanno, è fondamentale.
  Un altro elemento di assoluta attualità, al quale si è riferito il presidente Postacchini, legato anche questo al modo caotico di procedere, lo troviamo in un'altra disposizione, introdotta dalla scorsa legge di bilancio. Si tratta della disposizione di cui hanno già parlato altri colleghi in audizione presso codesta Commissione, ovvero del registro dei cereali. Anche questa è una disposizione che rende evidente come il mancato contatto preventivo con i destinatari delle norme aumenta e rende quasi certa la possibilità di creare norme di difficile applicazione o che comunque pongono seri problemi operativi alle imprese chiamate ad applicarle. Sul registro dei cereali noi abbiamo scritto – con «noi» intendo tutto il mondo della distribuzione – al neo Ministro Patuanelli all'inizio di marzo rappresentando il problema. Dalle notizie che abbiamo, sembra che, nel decreto che dovrebbe dare attuazione alla norma, ci sia una sorta di proroga nel senso di rendere priva di sanzioni l'attuazione Pag. 7 del registro per il corrente anno. Vedremo se sarà così, perché in realtà si tratta di voci, e non abbiamo contatti sicuri. Tuttavia l'elemento importante che sottoponiamo alla vostra attenzione è relativo al fatto che continuare a introdurre nell'ordinamento nuove norme senza provare a sentire il parere dei destinatari o ad acquisire da loro elementi conoscitivi, secondo noi non è un buon modo di procedere.
  Un altro elemento che ci permettiamo di portare alla vostra attenzione rientra nell'ambito di alcune norme ormai anacronistiche, delle quali si fatica a intravedere la necessità che siano mantenute nell'ordinamento. Ci riferiamo, per esempio, al contributo per le stazioni sperimentali per l'industria. È una normativa del 1923, che forse allora poteva avere la sua ragion d'essere, ma che oggi, con la polverizzazione delle imprese e soprattutto alla luce delle attuali attività, deve essere assolutamente ripensata. Va ripensata nel senso dell'abrogazione, escludendo larga parte dei soggetti, soprattutto quelli meno strutturati, da un onere finanziario che, anche se limitato in assoluto, si aggiunge a tanti altri obblighi e che certamente non fa bene all'operatività delle aziende.
  Un altro elemento ancora più importante e – questo sì – molto invasivo nell'attività delle imprese, soprattutto nei nostri settori, è la disciplina dei concorsi e delle operazioni a premio. Come già anticipato dal presidente Postacchini, è una disciplina della quale si fatica a cogliere i significati di attualità nel mondo del web. Se l'abrogazione non è una strada immediatamente percorribile, se ne potrebbe quantomeno provare a sospendere l'operatività per un anno e mezzo, fino alla fine del 2022, per verificare l'effetto dell'assenza di oneri imposti alle imprese soprattutto sull'attività promozionale, che in questa ripresa – che tutti intravediamo e che tutti aspettiamo – si potrebbe rivelare un elemento di aiuto non indifferente. Si tratta di una sollecitazione che ci permettiamo di portare alla vostra attenzione.
  Infine, vi sono due ulteriori aspetti. Il primo è relativo ad una disposizione di semplificazione tuttora non operativa. Ci riferiamo alla modifica del codice della strada che dovrebbe consentire la revisione dei veicoli pesanti anche alle autofficine private. Si tratta di una disposizione esistente, che tuttavia non è ancora operativa, perché manca il decreto attuativo. Nell'adottare il decreto attuativo si potrebbe probabilmente considerare la possibilità di estendere a tali soggetti privati anche la revisione dei rimorchi e dei semirimorchi. Quello relativo al trasporto è un tema importante, che sembra banale, ma che, invece, essendo legato all'operatività delle imprese, è un elemento di non poco conto.
  Infine, vorrei accennare ad un ultimo aspetto in materia di aiuti di Stato che potrebbe essere sicuramente semplificato. Mi riferisco al fatto che, quando un'impresa chiede un'agevolazione, è obbligata a dare conto di tutte quelle ricevute precedentemente e a calcolare il cumulo degli aiuti tra regimi differenti. Si tratta della classica informazione che è già a conoscenza della pubblica amministrazione, benché ripartita tra più uffici. Troviamo assolutamente improprio che tale onere venga continuamente scaricato sull'azienda, perché si tratta di elementi già a conoscenza delle amministrazioni per cui una semplice condivisione delle informazioni potrebbe rendere inutile la continua richiesta in fase di erogazione di nuovi aiuti. Grazie.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi che lo volessero a rivolgere domande ai soggetti auditi.

  UMBERTO BURATTI (PD) (da remoto). Più che delle domande, farei una riflessione. Intanto grazie per la vostra partecipazione e per il contributo necessario perché, come è stato detto, se il legislatore non si confronta con chi vive sul campo, con chi lavora quotidianamente e con chi sa quali sono le criticità del sistema, si rischia di vivere su due pianeti diversi. Spesso accade o è accaduto di introdurre normative che rendono più difficile la vita: noi stessi, in questa Commissione abbiamo constatato che purtroppo si è abusato del termine «semplificazione», finendo molte volte anche per complicare le attività. Pag. 8
  Mi sembra – e questo è l'aspetto positivo – che nell'audizione svolta con i rappresentanti delle Camere di commercio, Unioncamere e Infocamere e in quella di stamattina si sia riscontrata una sostanziale condivisione di vedute. Questo è uno degli aspetti che dobbiamo sottolineare, perché – come abbiamo evidenziato nella scorsa audizione – il sistema delle Camere di commercio vive grazie all'apporto e al contributo dei soggetti imprenditori dei vari settori della nostra economia. E questo è l'aspetto positivo.
  Quindi, le considerazioni svolte per quanto riguarda sia il SUAP che lo Sportello Unico per l'Edilizia, ci inducono a dire che è necessario intervenire, superando la giungla che si è purtroppo determinata – lo dice il sottoscritto che ha fatto anche il sindaco e quindi sa bene di cosa sta parlando – per cui può accadere che alcuni comuni facciano determinate scelte, altri ne facciano di diverse. Così si determina il caos, come ha sottolineato più volte anche il presidente Stumpo. Questo lo voglio sottolineare, in quanto aspetto positivo, dicendo che, se questa è la lettura comune, per noi è importante cercare di andare avanti su questa linea.

  MASSIMILIANO DE TOMA (FdI) (da remoto). Buongiorno a tutti. Grazie per le riflessioni e le considerazioni che ascoltiamo in audizione, per ciò che concerne la semplificazione delle attività produttive. Sulla base del nostro iter, in realtà la semplificazione per le attività di impresa avrebbe dovuto essere il primo tema da affrontare e, invece, ci siamo dedicati per prima cosa alla sanità. Per certi versi tuttavia i due temi coincidono con la necessità di mettere a sistema il Paese, per cercare soprattutto di abbreviare le tempistiche, perché il tempo è denaro. Il tempo ha un costo. E la necessità delle imprese è quella di ricevere risposte in tempi brevi. Vorrei fare una domanda al contrario. Nelle audizioni che abbiamo svolto ultimamente presso la Commissione Attività produttive della Camera si è parlato della digitalizzazione, quindi di un tema che ben si attaglia anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Vorrei tuttavia comprendere un aspetto dal punto di vista di Confcommercio. Faccio una domanda un po' contorta. L'eccessiva digitalizzazione in certi campi – vedi il turismo – può sicuramente generare difficoltà che si traducono poi in forza lavoro: sicuramente serve ad accelerare un tipo di servizi, ma dall'altra parte si rischia di non ottenere la risposta necessaria, perché ci sono alcuni lavori che obiettivamente richiedono il contributo umano. Di conseguenza il tema della digitalizzazione è sicuramente da tenere in conto in tutti i suoi aspetti, sia sul versante positivo, vale a dire quello che stiamo cercando di affrontare, sia sul versante negativo, che potrebbe essere rappresentato da un eccesso di digitalizzazione. Faccio l'esempio dell'e-commerce per i risvolti che può avere nel settore della moda, benché sia un mondo diverso rispetto a quello che stiamo trattando. La domanda è fatta dalla parte delle associazioni. La digitalizzazione, sicuramente corretta e necessaria, alla lunga potrebbe creare alcune criticità? Permettetemi questa domanda al contrario che ci serve e mi serve anche per un confronto con voi. Grazie per il vostro intervento.

  MONICA CIABURRO (FdI) (da remoto). Condivido il ragionamento iniziale. È stato detto che ogni norma, se ha una ricaduta sugli operatori e ricerca un'effettiva applicazione, deve per forza essere frutto di un confronto: spesso e volentieri ci sono misure molto, molto utili, che tuttavia rischiano di non essere realmente efficaci proprio per le implicazioni che ne derivano e che non sono state considerate alla base.
  Detto questo, entro nel merito rispetto alla proposta del registro dei cereali. È vero che si tratta di una proroga, ma come si potrebbe procedere per trovare una formula che modifichi la norma? Benché sia nata per imprese diverse da ristoranti o bar, va comunque a colpirle in modo assurdo. Quindi, quale potrebbe essere una modalità per modificare la norma e renderla più confacente a quella che era l'intenzione del legislatore, senza gravare al tempo stesso in modo inaccettabile sugli altri operatori?

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  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, potremmo mantenere la consueta modalità, secondo la quale qualora vi fossero domande scritte, ve le potremmo inoltrare per avere eventualmente ulteriori risposte. Darei quindi la parola al presidente Postacchini per la replica.

  ENRICO POSTACCHINI, presidente e membro di giunta con incarico commercio e città. Grazie. Darei una brevissima risposta ai primi due interventi e poi lascerei al dottor Cerminara, invece, il tema dei cereali, soltanto perché è più bravo e più preparato di me.
  Quello della digitalizzazione è un tema sul quale la Confederazione ha investito e sta investendo molto con il progetto nazionale Ecosistema digitale per l'innovazione (EDI) a disposizione di tutti i territori, che a loro volta hanno già sperimentato anche fisicamente alcuni punti di digitalizzazione nella distribuzione, come i negozi fisici digitalizzati, ricavandone un esempio pratico di come funziona il nuovo spazio multicanale. La digitalizzazione è una bellissima cosa. Ma è una bruttissima bestia se non la sappiamo gestire bene: è evidente che il mondo del web oggi ha dato spazio non soltanto agli odiatori seriali ma anche ai blocchi della distribuzione internazionale che fanno del prezzo selvaggio, della qualità scarsa e di una serie di fattori l'elemento di forza, quando invece si tratta di un elemento deteriore, che rovina il mercato e le professionalità create in decenni e in secoli di lavoro. Quindi, occorre la massima attenzione.
  È inutile che parliamo di web tax che non è quella del 3 per cento di imposizione, ma è quella che l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dovrebbe applicare a livello globale alle piattaforme internazionali e multinazionali.
  Quello della digitalizzazione è un mondo che rischia di portarci tutto comodamente in casa, facendoci dimenticare quello che succede fuori. Non ci curiamo di cosa succede sotto casa. Questo è un rischio soprattutto nelle grandi città. Non siamo della scuola dell'architetto Boeri – al quale comunque vogliamo bene – per cui dobbiamo tutti scappare nei borghi e lavorare in smart working. Siamo più per una città giardino come quella che aveva immaginato Le Corbusier quando pensava a luoghi di lavoro e di residenza piacevoli, in città riqualificate, dove si lavora anche in smart working, senza dimenticare il marciapiede sotto casa, che in qualche modo va preservato, curato e mantenuto. Siamo per lo spazio fisico alimentato da una sana e nuova digitalizzazione.
  Un aspetto critico della digitalizzazione, che abbiamo già verificato anche con i bandi regionali, è che spesso ci si ferma all'ultimo miglio: le aziende più piccole non approfittano dei bandi, perché la soglia di accesso agli investimenti è ancora troppo alta. Se la soglia minima di accesso per un bando di digitalizzazione è di 20 mila euro, per una piccola attività commerciale mettere la differenza di 10 mila euro, ovvero dell'altra metà, spesso è uno scoglio insormontabile. Poi le associazioni provvedono con finanziamenti agevolati, crediti e garanzie, ma è pur sempre debito. La sfida è quella di abbassare ancora di più la soglia e confutare il mito negativo secondo cui in Italia siamo indietro rispetto alle altre legislazioni, perché non lo siamo, soprattutto sul fronte dei pagamenti: dei 10,5 milioni di POS presenti in Europa, circa 3 milioni e 300 mila – se non sbaglio – sono installati in Italia. Quindi non è vero che siamo indietro da questo punto di vista. Semplicemente dobbiamo invogliare e incoraggiare il piccolo investimento nel modo giusto e nella maniera intelligente, perché sono stati dedicati fondi e risorse da parte delle regioni.
  Grazie, perché è uno spunto interessante, così come è interessante la questione del rapporto con le amministrazioni, soprattutto con i piccoli comuni dove noi svolgiamo un'attività giornaliera importantissima, principalmente con le leggi dedicate al commercio, e dove le risorse messe a disposizione della regione confluiscono in progetti congiunti. Prima si è parlato di ricorso ai CAT per l'organizzazione di sagre e feste, ma non c'è soltanto quell'aspetto. C'è anche la riqualificazione urbana nei piccoli centri italiani – ricordiamoci che l'Italia è fatta di provincia, di piccole città Pag. 10e di piccole località – e lì l'investimento è comune tra l'amministrazione locale e gli operatori commerciali. Le risorse sono per la riqualificazione delle attività, ma anche per la sistemazione della piazza o per l'illuminazione delle vie d'accesso. Quindi, si fa un intervento insieme. Questo è un principio sanissimo che in qualche modo portiamo avanti a livello locale. Lascio al dottor Cerminara il tema dei cereali.

  ROBERTO CERMINARA, responsabile settore commercio e legislazione d'impresa. La questione del registro dei cereali è molto semplice. L'obiettivo del registro è il controllo sulla tracciabilità. A nostro avviso, ciò potrebbe essere tranquillamente perseguito limitando il registro soltanto alla parte iniziale della filiera, in particolare ai coltivatori che acquistano i semi cerealicoli sia italiani che esteri e al comparto della molitura. A nostro avviso dovrebbero essere esentate dall'obbligo di registrazione tutte le micro e piccole imprese che operano in qualità di trasformatori delle farine, perché se bisogna controllare l'inizio della filiera, non ha senso controllare anche il processo intermedio. Inoltre, per il comparto dell'ingrosso – come già fatto per esempio con gli zuccheri – potrebbero essere esentate dall'obbligo di registrazione le imprese che utilizzano il prodotto, quindi i semi di cereali, in confezioni originali non superiori, secondo noi, a 25 chilogrammi. Sono tutti elementi tecnici tratti dall'operatività ordinaria di queste aziende che potrebbero assolutamente essere utilizzati per rivedere il registro che, così com'è, certamente ha un impatto molto alto.

  PRESIDENTE. Grazie agli auditi per il loro contributo. Attendiamo il documento di cui ci ha parlato il dottor Cerminara, in modo tale da poterlo mettere a disposizione di tutti i commissari, come di consueto. Ringrazio ancora il dottor Postacchini e il dottor Cerminara. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.15.