XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Venerdì 12 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Stumpo Nicola , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE AMMINISTRATIVE CONNESSE ALL'AVVIO E ALL'ESERCIZIO DELLE ATTIVITÀ DI IMPRESA

Audizione di rappresentanti di Confartigianato imprese.
Stumpo Nicola , Presidente ... 2 
Stabile Andrea , Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese. (Intervento da remoto) ... 2 
Stumpo Nicola , Presidente ... 8 
Taricco Mino  ... 9 
Stabile Andrea , Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese ... 9 
Dell'Olio Gianmauro  ... 10 
Stabile Andrea , Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese ... 10 
Dell'Olio Gianmauro  ... 10 
Ciaburro Monica (FDI)  ... 10 
Stabile Andrea , Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese ... 11 
Stumpo Nicola , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione depositata da Andrea Stabile, Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
NICOLA STUMPO

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Ricordo, come sempre, che trattandosi di seduta dedicata all'attività conoscitiva, ai componenti della Commissione è consentita la partecipazione da remoto in videoconferenza secondo le modalità stabilite. In proposito ricordo che per i componenti che intendono partecipare ai lavori secondo la predetta modalità è necessario che risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, che deve essere ovviamente udibile.

Audizione di rappresentanti di Confartigianato imprese.

  PRESIDENTE. Nella seduta odierna prosegue lo svolgimento dell'indagine conoscitiva in materia di semplificazione delle procedure amministrative connesse all'avvio e all'esercizio dell'attività di impresa con l'audizione di Confartigianato Imprese, rappresentata dal dottor Andrea Stabile, responsabile legislazione d'impresa, che ringrazio per aver accolto il nostro invito.
  La questione della semplificazione delle procedure amministrative relative alle attività imprenditoriali in questa fase è avvertita come un passaggio essenziale per la modernizzazione e per la ripartenza economica del Paese. Il legislatore, come è noto, negli ultimi anni è intervenuto in più occasioni su questo tema e su più versanti, da una parte, attraverso uno sforzo di razionalizzazione delle procedure amministrative, con particolare riguardo a quelle relative alla nascita di nuove imprese, e, dall'altro, individuando un unico interlocutore sul territorio, e cioè lo sportello unico per le attività produttive, che svolge la funzione di interfaccia unica delle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese.
  Riteniamo che, oltre a portare a compimento lo sforzo di individuare e, conseguentemente, eliminare tutte le duplicazioni procedurali che ancora permangono, in questo momento sia necessario compiere un ulteriore passo, che porti a una vera e propria sinergia tra pubblica amministrazione e imprese, in particolare quelle medie e piccole che, come sappiamo, costituiscono il tessuto connettivo del sistema economico italiano.
  Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso, sul quale, attraverso l'indagine conoscitiva in corso, la Commissione ha voluto concentrare la propria attenzione. Le chiederei quindi di segnalare alla Commissione tutti quegli elementi che, dal punto di vista di Confartigianato, possono essere utili ai predetti fini. Prego, dottor Stabile.

  ANDREA STABILE, Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese. (Intervento da remoto). Grazie, signor presidente e onorevoli commissari. Un ringraziamento alla Commissione per aver promosso questa indagine conoscitiva sulla semplificazione. Utilizzerò il tempo a mia disposizione per affrontare due aspetti fondamentali per le nostre imprese. Il primo è di carattere generale ed è diretto ad affrontare Pag. 3 le questioni di fondo del difficile rapporto tra pubblica amministrazione e imprese. Il secondo, invece, consiste in alcuni focus specifici su alcuni nodi burocratici che si sono verificati negli ultimi mesi e che rappresentano un ostacolo alla ripresa dell'attività delle imprese.
  Lo scenario in cui ci troviamo è quello di una crisi molto dura. Come ha rilevato il nostro Ufficio Studi, quest'anno un'impresa artigiana su tre avrà gravi difficoltà nel proseguire la propria attività. È un dato che si va ad aggiungere alle circa 79 mila aziende artigiane che nel 2020 hanno chiuso l'attività, senza considerare la crisi della natalità delle nuove imprese artigiane, perché nel 2020 abbiamo avuto circa 61 mila aziende in meno, con un calo del 17 per cento delle nuove attività artigiane.
  Questa crisi sta ulteriormente evidenziando i limiti che il sistema Paese sconta in termini di semplificazione, ed è chiaro a tutti che la capacità di «scaricare a terra» le politiche di rilancio dell'economia è un fattore determinante per consentire al Paese di affrontare il futuro e di sfruttare soprattutto la straordinaria opportunità derivante dall'utilizzo delle risorse del Recovery Plan. Tutte le politiche di semplificazione degli ultimi decenni, se pure sono state dirette nella giusta direzione, non sono tuttavia riuscite a risolvere il nodo centrale delle complicazioni burocratiche. Basta parlare con qualunque imprenditore per avere una conferma della mancata percezione dei risultati concreti.
  Per questo Confartigianato ribadisce, anche in questa occasione, quelle che sono le tre direttrici fondamentali a cui l'agire dell'amministrazione deve ispirarsi. La prima è quella della digitalizzazione estesa del rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, soprattutto attraverso l'interoperatività delle banche dati pubbliche. La seconda è la standardizzazione dei procedimenti e della modulistica, perché senza una standardizzazione non può esserci una digitalizzazione efficace. Si rischia di informatizzare l'inutile. La terza è una riorganizzazione delle competenze e una riduzione del numero dei soggetti coinvolti nel medesimo procedimento.
  Queste tre linee direttrici sono ormai condivise a tutti i livelli e sono rese operative nell'Agenda della semplificazione 2020-2023. Se applicate realmente consentiranno, ad esempio, di dare attuazione al principio once only, secondo il quale le amministrazioni pubbliche non possono richiedere dati che sono già in loro possesso. Oltre a queste tre linee direttrici fondamentali, l'impresa deve poter contare su norme chiare, senza doversi assumere l'onere di interpretazioni incerte, rischiando di essere sanzionata a seguito di controlli da parte di soggetti diversi non coordinati, che interpretano in maniera differente la medesima normativa. Questo aspetto è stato particolarmente evidente nella fase della pandemia.
  In sintesi, con uno slogan, le imprese chiedono una sola istanza, un'unica piattaforma informatica, una sola risposta e un solo controllo. Un forte impulso a queste politiche di semplificazione potrà arrivare dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e, soprattutto, dalle risorse finanziarie che saranno messe a disposizione dall'Europa. Particolarmente importanti, in linea con gli obiettivi dell'indagine conoscitiva che avete avviato, sono due misure che erano previste nella bozza di PNRR approvata dal Governo Conte e ora in fase di revisione da parte del Governo Draghi. Mi riferisco all'interoperabilità delle basi dati e della loro accessibilità. Parliamo di tutte le amministrazioni che possono attingere ai dati sul cloud al fine di fornire i servizi alle imprese, per cui era previsto uno stanziamento di un miliardo di euro, ma anche della mappatura completa di tutte le procedure amministrative relative alle attività economiche, per cui era previsto uno stanziamento di 480 milioni di euro.
  È importante che questi impegni vengano confermati, ma non basta questo. È fondamentale anche accompagnare queste politiche con misure di monitoraggio delle semplificazioni già introdotte, senza le quali nessuna semplificazione può dirsi veramente realizzata. Bisogna completare in tempi rapidi i monitoraggi delle semplificazioni già previste dalle precedenti Agende della semplificazione. Faccio riferimento Pag. 4all'AUA (Autorizzazione unica ambientale), alla Conferenza di servizi, allo Sportello unico per l'edilizia, ma è importante anche avviare il monitoraggio delle semplificazioni introdotte dal decreto-legge «Semplificazioni», tra cui le norme temporanee sugli appalti (che sono molto importanti), le nuove norme sui controlli alimentari, le modifiche al testo unico sull'edilizia.
  Il monitoraggio è l'unico strumento per poter verificare il reale impatto di queste semplificazioni. Solo sulla base di questi risultati si potrà procedere a ulteriori modifiche normative, che dovranno fare necessariamente seguito a un processo di reingegnerizzazione delle procedure e di digitalizzazione dei procedimenti, perché bisogna modificare in profondità l'approccio culturale che ha caratterizzato anche gli ultimi anni delle politiche di semplificazione, cioè un approccio meramente normativo, secondo il quale bastava modificare il quadro normativo per risolvere i problemi sin qui elencati. Secondo Confartigianato occorre abbandonare definitivamente questo approccio, che sovente aggrava i problemi piuttosto che risolverli.
  Facciamo due esempi. Modificare continuamente le norme rende più incerto il quadro normativo, come abbiamo visto, sia sulla normativa degli appalti, sia sulla legge sul procedimento amministrativo, la n. 241 del 1990, che è stata oggetto di numerosissime modifiche che, alla fine, rendono ancora più incerto l'agire dell'amministrazione e anche delle imprese. Per attuare queste tre direttrici: digitalizzazione, standardizzazione e riorganizzazione delle competenze – su cui immagino ci sia un grande accordo generale –, secondo Confartigianato, è opportuno concentrare immediatamente energie e risorse su alcuni snodi essenziali.
  Il primo è l'unificazione del front office del SUAP (Sportello unico attività produttive) digitale, perché la frammentazione delle piattaforme digitali è l'aspetto più critico del processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, in quanto le diverse pubbliche amministrazioni, soprattutto a livello comunale, adottano proprie piattaforme che non sono in grado di dialogare tra loro. Occorre, invece, superare queste frammentazioni, creando piattaforme uniche o comunque dialoganti, partendo proprio dalla rete di SUAP.
  Le imprese che cosa chiedono? Chiedono un front office unico, che garantisca uno standard adeguato di servizi digitali, ovvero uniformità di accesso ai servizi attraverso SPID (Sistema pubblico di identità digitale), l'invio di documenti in modalità telematica e non più solamente attraverso la PEC (posta elettronica certificata) o addirittura in via cartacea in alcuni casi, modalità di pagamento telematici attraverso il sistema pagoPA. Hanno bisogno di una nomenclatura uniforme, cioè di chiamare allo stesso modo i procedimenti in tutta Italia, non chiamarli in ogni comune in un modo differente. Abbiamo bisogno che venga eliminata la richiesta di informazioni già in possesso di altre pubbliche amministrazioni. Invece, dal lato dell'amministrazione, avere un front office unico comporterà minori costi di gestione, la possibilità di incrociare i dati in una logica di big data, che è fondamentale per l'assunzione delle decisioni pubbliche a tutti i livelli.
  Ora la situazione del SUAP è veramente emblematica di questa frammentazione, perché abbiamo la metà dei comuni italiani che già oggi adotta uno standard unico, che è quello di impresainungiorno.gov.it, mentre la rimanente metà dei comuni italiani è frazionata tra SUAP regionali, comunali e quelli in associazione tra comuni. Nel documento che abbiamo inviato alla Commissione ci sono tutti i dati dettagliati per regione, ma la frammentazione è tale che in quasi tutte le regioni, e addirittura all'interno di stesse province, coesistono diverse tipologie di SUAP, rendendo così molto difficoltoso per un imprenditore acquisire informazioni e comunicare con la pubblica amministrazione, anche magari quando intenda solo spostarsi in un comune limitrofo al proprio.
  Quello che proponiamo è che tutti i comuni che non sono in grado di offrire lo standard di servizi qualitativo che abbiamo descritto, a partire dallo SPID per arrivare fino al pagoPA, adottino il portale impresainungiorno, Pag. 5 che, come abbiamo già detto, offre uno standard elevato già per 4 mila comuni italiani.
  Direttamente collegato al tema del front office è quello del back office. Infatti, anche qualora la pubblica amministrazione, in primo luogo, la rete di SUAP, adottasse un front office unico, rimarrebbe il problema grave di far dialogare tra loro gli uffici delle diverse pubbliche amministrazioni coinvolte nel medesimo procedimento. Ad esempio, se un'impresa invia digitalmente una pratica AUA al SUAP, ma gli uffici comunali, provinciali e regionali che sono poi competenti a valutare questa AUA non sono in grado di gestire il procedimento su una piattaforma informatica con uno standard comune, il procedimento telematico si blocca e si determinano tutti i ritardi che conosciamo. Su questo punto le risorse del PNRR rappresentano un'occasione fondamentale, e forse l'unica, per affrontare il tema, perché i servizi digitali per le imprese, servizi realmente digitali, si potranno avere solo con la completa innovazione dei back office delle pubbliche amministrazioni, sia centrali che locali.
  La seconda direttrice a cui abbiamo accennato all'inizio è quella della standardizzazione, in primo luogo dei regimi amministrativi e della modulistica, perché una delle criticità che lamentano le imprese, sia in fase di avvio ma anche di esercizio dell'attività, è la difficoltà di orientarsi tra procedure e moduli differenti, che variano da regione a regione e da comune a comune. Questo comporta incertezza e difficoltà nell'acquisire le informazioni necessarie e, soprattutto, obbliga gli imprenditori a rivolgersi ai professionisti anche per adempimenti non troppo complessi, con un'inutile dispendio di risorse.
  Una prima azione positiva è stata realizzata su questo fronte a partire dal 2016 con il cosiddetto «decreto SCIA 2» e gli accordi in Conferenza unificata sulla modulistica standardizzata, che hanno effettivamente standardizzato procedure e moduli per una serie di attività di impresa (il commercio, la somministrazione di alimenti e bevande, e anche alcune attività artigiane). Però questa azione ha subito un rallentamento grave; addirittura adesso è in una fase di standby, nonostante sia stata rilanciata dal decreto-legge «Semplificazioni» e successivamente inserita anche nell'Agenda per la semplificazione. Ma, anche in questo caso, la tempistica di quest'ultima Agenda è stata disattesa, perché la ricognizione per la standardizzazione doveva concludersi entro il 15 febbraio 2021 ma non se ne è vista traccia.
  Occorre quindi in tempi brevi attivare questa standardizzazione, coinvolgendo, come è stato fatto nel 2016, autonomie locali e organizzazioni imprenditoriali.
  Però occorre essere più rapidi, perché nel passato ci sono voluti quasi due anni per standardizzare un modulo, e questo ovviamente è un tempo inaccettabile. Sul fronte della standardizzazione proponiamo di avviare subito quest'opera, soprattutto considerando prioritarie le attività del settore artigiano di produzione e di servizi. Nel documento che abbiamo depositato c'è proprio un elenco di queste attività prioritarie.
  Un altro tema fondamentale è quello dei controlli, perché abbiamo detto che le imprese non vogliono solo un front office unico e un back office che consenta la collaborazione tra le pubbliche amministrazioni, ma anche controlli uniformi, perché con la pandemia il problema dei controlli si è acuito. Questo tema era già presente nell'Agenda della semplificazione del 2015, ma non ha avuto grande attenzione. Ora è stato reinserito nell'Agenda per il 2020-2023. Qual è la maggiore criticità che lamentano le imprese sul tema dei controlli? È quella della carenza di coordinamento per ciò che riguarda le diverse attività che esercitano controllo sulla medesima attività, ma anche sulle diverse interpretazioni della stessa normativa; poi, anche la mancanza di proporzionalità rispetto alla dimensione d'impresa, che spesso comporta oneri eccessivi per le imprese di minore dimensione.
  Su questo tema l'iter individuato dall'Agenda per la semplificazione 2020-2023 appare troppo complesso e, soprattutto, con tempi di realizzazione previsti al 2023. Pur comprendendo la necessità di una ricognizione Pag. 6 puntuale su un tema così complesso e ampio, Confartigianato propone di utilizzare sin da subito il fascicolo elettronico dell'impresa, che è già previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 ed è già operativo in molti SUAP, soprattutto quelli che utilizzano la piattaforma impresainungiorno. Il fascicolo elettronico di impresa può diventare il contenitore in cui far convergere tutte le informazioni relative all'attività di controllo svolte dalle diverse pubbliche amministrazioni su una medesima impresa. In questo modo, si avrebbe, automaticamente e anche informaticamente, un registro dei controlli accessibile gratuitamente da ogni pubblica amministrazione, che potrebbe così controllare e verificare in tempo reale se l'impresa è stata sottoposta a controlli, in che data e con che risultati. Inoltre, un sistema di controllo funzionante consentirebbe a lungo termine di diminuire al massimo i controlli amministrativi ex ante di tipo preventivo e ridurre così anche i tempi di rilascio delle autorizzazioni.
  Su questo tema dei controlli c'è stata un'importante novità che giudichiamo favorevolmente, che è stata introdotta dal decreto-legge «Semplificazioni», relativa ai controlli alimentari. In sostanza, il decreto-legge ha esteso alle imprese alimentari le disposizioni sui controlli già previste per le imprese agricole e quindi, quelle sul Registro unico dei controlli. Anche i controlli sulle imprese alimentari dovranno essere effettuati in modo coordinato, tenendo conto delle linee guida per la semplificazione dei controlli ed evitando sovrapposizioni e duplicazioni. Occorre però avviare un monitoraggio di questa norma per verificarne l'attuazione e l'efficacia, altrimenti rischia di essere una buona idea ma priva di attuazione.
  Ora passo a dare alcuni focus su materie specifiche, che sono però molto importanti per la ripresa economica delle imprese. Inizio con il Superbonus del 110 per cento. Confartigianato ha accolto con favore l'articolo 119 del decreto-legge «Rilancio» che ha introdotto la detrazione fiscale al 110 per cento, il cosiddetto «Superbonus», per le riqualificazioni energetiche e il miglioramento sismico, come grande opportunità per il settore dell'edilizia. Tuttavia questa opportunità viene rallentata, o in parte anche modificata, proprio per problemi di carattere burocratico che possono ridurre l'efficacia dell'incentivo fiscale.
  L'Ufficio Studi di Confartigianato ha realizzato una survey su oltre 2.400 micro e piccole imprese, evidenziando che di queste imprese, attive nel settore delle costruzioni, già il 23 per cento ha ricevuto segnali di interesse dal mercato sull'utilizzo del Superbonus (contratti, preventivi, ma anche lavori già avviati); però tra queste, il 52 per cento segnala il ritardo dell'inizio delle attività a causa di problemi burocratici legati, ad esempio, al tema delle sanatorie.
  Il 42 per cento ci indica che c'è una mancata risposta da parte degli uffici comunali e delle pubbliche amministrazioni, percentuale che diventa molto più elevata nei grandi comuni, quelli sopra i 10 mila abitanti. Abbiamo addirittura il 71 per cento di imprese che lamentano questa mancata risposta, mentre per i piccoli comuni abbiamo quasi la metà delle segnalazioni, cioè il 36 per cento.
  Su questo tema il Ministro Brunetta ha recentemente anche annunciato un decreto-legge che dovrebbe contenere semplificazioni per l'accesso al Superbonus, e su questo noi abbiamo alcune proposte da fare. In primo luogo, l'istituzione di una cabina di regia per il coordinamento delle misure e per l'interpretazione della normativa, perché sono almeno tre i Ministeri oggi interessati all'attuazione di queste misure: abbiamo il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Ma sono interessati anche altri enti: l'Agenzia delle entrate, l'ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente), il Consiglio superiore dei lavori pubblici. Ciascuno di essi interviene con proprie indicazioni applicative generando un quadro complesso. Una cabina di regia dovrebbe razionalizzare e semplificare, ricondurre a unità modulistica e procedimenti. Pag. 7
  La nostra proposta è anche quella di rendere maggiormente agibile la verifica della conformità urbanistica (per il rilascio della quale in alcuni comuni sono necessari anche sei mesi), eliminare la verifica di doppia conformità, razionalizzare e ridurre il più possibile i tempi di risposta per l'accesso agli atti. Proprio per rendere agevoli le tempistiche, gli enti locali devono poter avere queste verifiche ma accedere agli atti in maniera molto rapida, altrimenti le tempistiche rallentano ulteriormente.
  Un altro tema fondamentale è quello degli appalti. Anche qui il nostro Ufficio Studi ha calcolato che in Italia occorrono in media 815 giorni, circa due anni e tre mesi, per completare l'iter di un appalto pubblico tipo, come dovrebbe essere la riasfaltatura di venti chilometri di una strada. È una durata che va dalla pubblicità del bando fino al termine dei lavori e comprende anche il pagamento dell'impresa appaltatrice, che supera di sette mesi i 605 giorni rilevati in media nell'Unione europea, collocando il nostro Paese al penultimo posto dell'Unione europea. Ci supera solamente la Grecia su questo terreno.
  Secondo la nostra rilevazione, il 54 per cento del tempo necessario per completare l'opera in Italia è assorbito dai cosiddetti «tempi di attraversamento». Calcolate che il tempo che passa tra la fine di una fase e l'avvio della fase successiva, che non è il tempo necessario per realizzare l'opera, è tempo impegnato da procedimenti burocratici e autorizzativi. Anche il Presidente Draghi, in occasione della replica nel corso del dibattito sulla fiducia, ha posto proprio il tema della semplificazione in materia di appalti, unendolo a quello della trasparenza; quindi trasparenza e semplificazione. Il Presidente – cito proprio le sue parole – ha sostenuto che «la farraginosità dell'iter e la moltiplicazione dei passaggi burocratici spesso sono la causa inaccettabile di ritardi amministrativi, ma anche il terreno fertile in cui si annidano e prosperano i fenomeni illeciti». Confartigianato condivide questa visione: trasparenza e semplificazione sono aspetti centrali, che possono rigenerare il rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, sostituendo la logica del sospetto preventivo con quella del controllo successivo.
  Anche per questo tema abbiamo delle proposte concrete. Una è quella di esplicitare e stabilizzare il principio della dislocazione territoriale delle procedure sotto soglia, che è stato introdotto dal decreto-legge «Semplificazioni». È un aspetto molto importante che, peraltro, è apprezzato anche dalle principali stazioni appaltanti, tant'è che la Conferenza delle regioni ha suggerito che, per i contratti aventi un valore non rilevante rispetto alla soglia di interesse comunitario, tenuto conto della natura dell'appalto (può essere di lavoro, di manutenzione), la distanza dal luogo di esecuzione incide sulle spese generali in modo significativo. La distanza della sede legale operativa dell'impresa assume una rilevanza essenziale sulla valorizzazione della filiera corta, che, peraltro, è proprio uno dei principi contenuti nella direttiva del 2014 relativa all'integrazione degli aspetti ambientali negli appalti. In primo luogo, bisogna rafforzare questo principio di dislocazione territoriale presente nel decreto «Semplificazioni».
  Anche nel subappalto è necessario eliminare definitivamente la terna dei subappaltatori. È necessario favorire il pagamento diretto dei subappaltatori, così come è importante rendere nuovamente facoltativa l'introduzione delle clausole sociali negli appalti da parte della stazione appaltante.
  Un altro adempimento che per Confartigianato dovrebbe essere eliminato è quello della pubblicazione dei bandi sui giornali con costi a carico dell'imprenditore. La pubblicazione del bando sul giornale è un onere che potrebbe essere molto semplicemente eliminato.
  Faccio ancora due esempi molto recenti su delle norme che sono state introdotte dal legislatore e che dimostrano come questo, in alcuni casi, continui a percorrere strade diverse da quelle che abbiamo auspicato. Faccio riferimento all'istituzione del registro di carico e scarico dei cereali e delle farine di cereali. È un provvedimento di settore molto importante e anche emblematico, Pag. 8 perché proprio la legge di bilancio per il 2021, quella di quest'anno, ha istituito ex novo un registro telematico di carico e scarico di cereali e di farine di cereali, con l'obbligo di registrazione per chiunque detenga a qualsiasi titolo cereali e farine, se ne detiene una quantità superiore a 5 tonnellate annue, che possono sembrare una quantità alta, ma non è così, perché finiscono per essere interessate da quest'onere praticamente tutte le attività della ristorazione e della produzione alimentare. Questo obbligo è stato giudicato da tutto il settore come un inutile aggravio burocratico, perché già esistono dei sistemi di tracciabilità. Quindi, si tratta di un modo con cui il legislatore, invece di andare a vedere come poter acquisire questa informazione direttamente dai produttori, si rivolge a tutta la filiera, creando un problema di appesantimento burocratico.
  Un altro tema abbastanza recente è quello della manutenzione del verde. Nel 2016 era stata introdotta una norma, a cui è stata data applicazione con un accordo nel 2018 in Conferenza Stato-regioni, per l'esercizio dell'attività di manutenzione del verde pubblico, in particolare, sul possesso dei requisiti che devono avere le aziende che operano nel settore. Tra questi è richiesto l'attestato di idoneità che accerti il possesso di adeguate competenze. L'accordo, intervenuto nel 2018, ha previsto l'esenzione per tutti quei soggetti che già operavano a partire da un certo periodo di tempo prima dell'introduzione della norma.
  Il problema è che ogni Camera di commercio interpreta a modo suo gli attestati di idoneità necessari e, quindi, si crea una frammentazione a livello locale con una grave incertezza per gli operatori, che non sono in grado e in condizione di chiarire quali sono le documentazioni che devono inviare alla Camera di commercio per dimostrare l'esperienza maturata nel pregresso, perché le Camere di commercio adottano criteri differenti.
  Auspichiamo che il settore venga disciplinato in maniera uniforme a livello nazionale. È uno di quei casi in cui la frammentazione amministrativa e la poca chiarezza delle norme creano delle difficoltà agli imprenditori.
  Mi avvio alla conclusione con un ultimo esempio, che riguarda il settore degli impiantisti. La normativa dell'impiantistica è una normativa che risale al 1990 ed è un settore fortemente regolamentato, ma assistiamo a numerosi tentativi di normazione da parte, ad esempio dell'UNI (Ente italiano di normazione), per quanto riguarda la normativa di carattere tecnico, o di altri soggetti, che creano dei percorsi abilitativi aggiuntivi rispetto al percorso di abilitazione previsto dalla norma base. Questo crea incertezza.
  Ad esempio, sulle fonti di energia rinnovabili, per gli installatori di impianti, nonostante la norma base, il decreto-legge n. 37 del 2008, preveda che basti avere la qualificazione professionale per installare anche impianti FER (fonti energia rinnovabile), da anni vi è un dibattito sulla necessità di svolgere anche ulteriori tipi di formazione. Nel disegno di legge di delegazione europea abbiamo ottenuto l'introduzione di un principio che dovrebbe aiutare a risolvere la situazione, in base al quale si prevede che si chiarisca che è necessario essere in possesso solo dei requisiti previsti dal decreto-legge n. 37 del 2008 per poter installare anche gli impianti da fonti di energia rinnovabile. Manca l'ultimo passaggio, ovvero una norma attuativa. Speriamo che questa sia adottata in tempi rapidi.
  In conclusione, ringraziandovi per l'ascolto, abbiamo cercato di dimostrare che, se si seguono quelle tre direttrici che abbiamo elencato all'inizio – la digitalizzazione, la standardizzazione delle procedure e della modulistica e la riorganizzazione delle competenze –, si riesce a risolvere poi tutta una serie di problemi che, altrimenti, si generano continuamente e di cui non si riesce a trovare soluzione. Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Stabile per la relazione e per aver portato alla nostra attenzione degli elementi di sicuro interesse per l'approfondimento conoscitivo che la Commissione sta portando avanti anche in relazione alle modalità pratiche, sulle Pag. 9quali ci ha fornito alcuni spunti. La ringrazio anche per la documentazione che ci ha inviato in forma scritta e di cui sicuramente faremo tesoro, che provvederemo a trasmettere a tutti i membri della Commissione in modo tale che sia un patrimonio di conoscenza collettiva. Pertanto, ne autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto (vedi allegato).
  Ha chiesto di intervenire il senatore Taricco. Prego.

  MINO TARICCO. (Intervento da remoto). Grazie, presidente. Innanzitutto volevo tranquillizzare il nostro interlocutore sulla questione dei cereali, perché la settimana scorsa il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha rinviato al 2022 l'applicazione della disciplina a cui faceva riferimento e ha aperto un tavolo tecnico per capire a quali categorie di produttori o di detentori di cereali essa debba essere applicata. Per cui, ci sarà una restrizione del suo campo di applicazione. Quella norma è nata come emendamento al disegno di legge di bilancio ed è, a mio avviso, legata al fatto che sui cereali di importazione ci sono problemi di controlli. Così come è stata scritta, la norma genera i problemi che lei denunciava e, per questo, il Ministero sta lavorando per renderla rispondente alle finalità che si prefiggeva.
  Venendo, invece, al merito delle cose che lei ci ha detto, a me ha interessato molto quella sollecitazione che lei ha fatto sulla possibilità di utilizzare come «contenitore» il fascicolo elettronico previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. Non ho ancora letto il vostro documento, ma le chiedo se eventualmente fosse possibile farci avere qualche suggerimento in più sulla modalità di realizzazione di tale proposta, perché essa, in teoria, potrebbe veramente risolvere grandi problemi.

  ANDREA STABILE, Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese. La precisazione è molto utile e speriamo che ci sia un chiarimento sulla norma sul registro dei cereali.
  Per quanto riguarda il fascicolo elettronico dell'impresa, sicuramente le faremo avere qualche elemento in più. Posso solo dire in premessa che, non solo è già previsto da una norma, ovvero dal decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, ma è anche già sviluppato, nel senso che il fascicolo elettronico dell'impresa è operativo, ma solamente per quei comuni che hanno il SUAP (Sportello unico per le attività produttive) in delega alle Camere di commercio, ovvero per quei 4 mila comuni che utilizzano il sito «impresainungiorno.gov.it». Che cosa deve fare il SUAP? Il SUAP riceve l'istanza e svolge la sua istruttoria, il cui esito deve confluire nel fascicolo elettronico dell'impresa, a disposizione di qualunque pubblica amministrazione, quindi per un'autorizzazione o una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) o anche per le certificazioni, perché anche l'impresa può caricare o implementare il proprio fascicolo elettronico per quanto riguarda certi tipi di documenti e di atti.
  Pensiamo che, una volta che questo fascicolo verrà reso disponibile a tutti sul territorio nazionale e, quindi, quando tutti i SUAP inizieranno a implementarlo, avremo un «cassetto digitale», il cui accesso potrà essere consentito a tutti, anzi esso è già consentito per legge gratuitamente a tutte le amministrazioni. Se in questo «cassetto» inseriamo anche gli esiti dei controlli, anche se in maniera non fortemente ingegnerizzata – in questa fase sarebbe già molto –, potremmo portarli alla conoscenza di ciascuna amministrazione, che si prefigge di controllare una determinata impresa, di verificare che cosa è stato fatto nei confronti di quell'impresa, qual è lo stato amministrativo di quell'impresa, che documentazione ha presentato, se ha delle certificazioni ambientali e, allora, se avrà più o meno senso andare a controllarla – ma comunque potrà avere visione anche semplicemente del fatto che un'altra amministrazione l'ha controllata da poco – e quindi decidere un'adeguata tempistica per un eventuale controllo. Quello che ci dicono le imprese è che alcune di esse vengono controllate spessissimo e altre non ricevono controlli. Questo è il problema e Pag. 10se nessuno sa chi ha controllato quell'impresa, non si risolverà mai.
  Per questo, il tema che era previsto da tempo, almeno dal 2015, all'interno dell'Agenda per la semplificazione, purtroppo, non è affrontato, perché probabilmente manca lo strumento. Secondo noi questo è uno strumento previsto, agevole, magari non è il più ingegnerizzato – ce ne rendiamo conto – però sicuramente è uno strumento che può essere utilizzato subito e questo sarebbe già un buon passo avanti.

  GIANMAURO DELL'OLIO. (Intervento da remoto). Come vedrebbe la possibilità di utilizzare l'applicazione IO per qualche servizio di questo genere? Secondo lei si può pensare in futuro di integrare l'applicazione IO per facilitare i processi?

  ANDREA STABILE, Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese. La domanda è interessante. Quello che posso dire è che, dal lato delle imprese, non è tanto importante l'applicazione in sé, quanto è importante avere un punto unico, il front office unico. Non so se sia possibile rendere fruibile in qualche modo la rete dei SUAP – per considerare l'ente principale che ha a che fare con il nostro mondo – attraverso un'applicazione come IO. Se fosse possibile, sarebbe sicuramente utile, però su questo non ho delle conoscenze tecniche adeguate.
  Quella che però secondo noi è la premessa per scegliere la modalità tecnica migliore, che potrebbe essere quella dell'applicazione IO o di altre applicazioni, è che ci sia la standardizzazione a monte, perché altrimenti nessuna applicazione riesce a tenere insieme 8 mila sistemi differenti di moduli, procedure, modalità di accesso e sistemi di pagamento. È impensabile.
  È come se uno dei grandi player mondiali – senza fare nomi – che si occupano di commercio elettronico obbligasse i propri clienti ad avere applicazioni diverse a seconda del comune in cui vivono. È impensabile.
  Tutta la complessità che giustamente c'è nella macchina amministrativa, che sarebbe impossibile semplificare in un solo colpo, non deve scaricarsi sull'imprenditore, ma deve essere riorganizzata attraverso dei sistemi standard. La chiave probabilmente è questa. Standardizzare le procedure, la modulistica, il front office e il back office è l'unico modo per ridurre questa complessità.

  GIANMAURO DELL'OLIO. Ha ragione. La standardizzazione dell'Italia sarebbe meravigliosa, ma si potrebbe pensare anche di poter partire dal fatto che ogni comune ha il suo sistema di accesso, per cui le aziende di quel comune sono standardizzate per quel comune e hanno un certo sistema di semplificazione di accesso che potrebbe continuare ad esistere. Tuttavia, comprendo benissimo quello che lei ha detto.

  MONICA CIABURRO. (Intervento da remoto). Condividendo i tre assi di intervento, che ritengo siano, non solo opportuni, ma anche essenziali per poter velocizzare e facilitare le imprese, volevo portare l'attenzione sul ragionamento fatto sul superbonus, condividendo la proposta della cabina di regia, perché è assolutamente determinante per coordinare tutte le azioni messe in campo. Oltre a questo, non ritiene sia anche utile una proroga rispetto ai tempi che adesso sono previsti?
  Perché purtroppo anche questi lockdown o i passaggi da zona bianca, gialla, arancione o rossa determinano anche dei rallentamenti rispetto alle verifiche iniziali, oltre a tutti quelli che ha citato rispetto alle sanatorie, alle difformità – che nel nostro Paese, purtroppo, esistono – e che andrebbero in qualche modo presi in considerazione.
  Sono stati fatti tanti passi in avanti, però ritengo che un elemento essenziale sia anche quello di poter prorogare e dare garanzie, anche perché tutte le pubbliche amministrazioni oggi subiscono rallentamenti anche nell'individuazione delle aziende idonee all'esecuzione dei lavori, perché c'è una concentrazione di interventi in determinati periodi, seguita da periodi di rallentamento, così da determinare un'insicurezza nella realizzazione del lavoro.

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  ANDREA STABILE, Responsabile Legislazione d'Impresa di Confartigianato Imprese. Grazie. Ha fatto benissimo a fare questo appunto – è anche riportato nel documento che abbiamo depositato – perché non ho fatto in tempo a dire che una delle proposte è proprio quella di rendere strutturali gli incentivi per le ristrutturazioni e quindi il superbonus. Ne chiediamo la proroga almeno al 2023, perché proprio le complessità di attuazione, a cui lei faceva riferimento, in realtà rischiano di impedire di «scaricare a terra» tutto il potenziale di questa misura. Quindi siamo assolutamente d'accordo sulla proroga di tale strumento.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, ringrazio il dottor Stabile per quanto ci ha detto e per la modalità e la disponibilità che ci ha dato per lo svolgimento dell'audizione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.15.

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