XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 38 di Mercoledì 20 ottobre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione, in videoconferenza, di Pierpaolo Roberti, Assessore regionale alle autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza, immigrazione della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Roberti Pierpaolo , assessore Friuli-Venezia Giulia ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
De Luca Piero (PD)  ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Zuliani Cristiano  ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Roberti Pierpaolo , assessore Friuli-Venezia Giulia ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Roberti Pierpaolo , assessore Friuli-Venezia Giulia ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta comincia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione in diretta streaming sulla web-tv e successivamente sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, di Pierpaolo Roberti, Assessore regionale alle autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza, immigrazione della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca – nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone – l'audizione di Pierpaolo Roberti, Assessore regionale alle autonomie locali, funzione pubblica, sicurezza, immigrazione della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia in collegamento da remoto, che saluto e ringrazio. Buon pomeriggio, assessore.
  Prima di dare la parola al nostro ospite, ricordo che l'audizione si concentrerà sul tema delle remissioni tra l'Italia e la Slovenia sulla rotta balcanica. Si tratta di una questione delicata e attuale, dal momento che la Slovenia ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea nel secondo semestre di quest'anno e si è recentemente associata a dodici stati membri dell'Ue, Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia e Polonia, nel chiedere alla Commissione europea di modificare il Codice delle frontiere di Schengen per consentire agli Stati di erigere barriere fisiche per proteggere i confini esterni dell'Unione, finanziati dal bilancio comunitario. Ricordo che la Slovenia svolge un ruolo essenziale sul piano migratorio, perché costituisce un punto di transito della cosiddetta rotta balcanica che ha interessato l'area di Gorizia e di Trieste che è interessata da un incremento degli stranieri entrati irregolarmente in Italia, provenienti dalla frontiera slovena rispetto al 2019 e al 2020, come ha evidenziato il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, nell'audizione presso questo Comitato svoltasi il 26 maggio scorso.
  Richiamando le tematiche trattate nella precedente audizione, segnalo, infine, che l'assessore Roberti si è fatto promotore nel corso di quest'anno di uno specifico programma immigrazione che stanzia sei milioni e 280 mila euro a favore degli enti locali delle regioni impegnati nella collocazione dei minori stranieri non accompagnati in idonee strutture e dei non maggiorenni affidati ai comuni. Do quindi la parola all'assessore Pierpaolo Roberti che ringrazio per avere accettato il nostro invito. Grazie.

  PIERPAOLO ROBERTI, assessore Friuli-Venezia Giulia. Grazie a voi per l'invito e un saluto a tutti i componenti della Commissione per l'opportunità che viene data in questo momento al Friuli-Venezia Giulia di Pag. 4trattare un tema così delicato e come potrete immaginare, per noi che siamo direttamente interessati da questo transito lo è sicuramente ancora di più. Cercherò di essere molto sintetico in modo da potervi illustrare in modo abbastanza analitico qual è l'andamento di questo fenomeno che stiamo riscontrando quotidianamente e cercare di darvi magari qualche spunto di riflessione anche su determinate azione che dovrebbero essere portate a compimento. Effettivamente noi stiamo assistendo a un incremento del transito e degli arrivi lungo la rotta balcanica. Citerò alcuni numeri che adesso vi spiegherò e vi racconterò, tenendo a precisare fin da subito che quando parliamo di numeri, dobbiamo essere molti elastici nell'analizzarli. È evidente che le persone che vengono rintracciate o che si presentano spontaneamente nelle questure, nelle prefetture, agli uffici di polizia di frontiera non sono la totalità di quelle che transitano lungo la rotta balcanica, evidentemente c'è un flusso che riesce a sfuggire e che informalmente possiamo stimare intorno al 50 per cento. La regione Friuli-Venezia Giulia confina per oltre 250 chilometri con la vicina Repubblica di Slovenia, che è uno dei passaggi della rotta balcanica, e di questi oltre 250 chilometri di fascia confinaria, la stragrande maggioranza è molto facilmente valicabile, soprattutto nella parte del Carso triestino. Quindi c'è anche una difficoltà del controllo del territorio. Premesso questo, noi partiamo con la prima analisi fatta nel 2019, quando si è registrato tra rintracci, quindi persone rintracciate direttamente dalle forze dell'ordine lungo la fascia confinaria e arrivi, quindi presentazioni spontanee, un numero di circa 6.466 unità. L'anno successivo, il 2020, è caratterizzato dallo scoppio della pandemia, con tutta una serie di restrizione fatte in modo importante anche nei Paesi della rotta balcanica. Ricorderete perfettamente, per esempio, i valichi minori tra la Slovenia e l'Italia chiusi con dei massi dalla Repubblica di Slovenia dalla sera alla mattina o i campi di alcuni Paesi, penso alla Serbia, che sono stati bloccati, circondati nel periodo del lockdown peggiore, quindi impedendo il passaggio. Quei numeri a quel punto sono scesi a 5.596 unità. Veniamo al 2021, l'anno in corso. I dati che mi vengono comunicati in questo momento dalle prefetture, aggiornati al 10 di ottobre, quindi stiamo parlando di una settimana fa, stimano un totale di 8.628, quindi abbiamo già abbondantemente superato il 2019 e il 2020 di parecchio e siamo in un periodo in cui la rotta balcanica non vede ancora una fine. Questa è una rotta che resta attiva e molto vincolata dalle condizioni meteorologiche, come la rotta del Mediterraneo, ma è evidente che attraversare un confine terrestre rispetto a quello marittimo è più semplice. Di solito almeno fino a tutto novembre abbiamo la rotta completamente aperta e non accenna a una diminuzione degli arrivi che in genere arriva la seconda metà di dicembre. Questo vuol dire che molto presumibilmente guardando questi numeri e facendo un'analisi rispetto agli anni precedenti, noi arriveremo a una cifra intorno ai 10 mila arrivi certificati in Friuli-Venezia Giulia, doppiando la cifra del 2020 e quasi doppiando la cifra del 2019.
  A fronte di questo scenario ci sono altri numeri che vanno segnalati. Il primo, visto che si accenna anche al tema dei minori stranieri non accompagnati, attiene allo sforzo economico che mette in campo la regione Friuli-Venezia Giulia per sostenere gli enti locali che si fanno carico di questi minori stranieri non accompagnati. Siamo fasce di confine, ci sono il comune di Trieste e quello di Gorizia a ridosso del confine, ci sono però anche tanti piccolissimi comuni che quando si ritrovano anche un piccolissimo gruppetto di minori stranieri non accompagnati, si ritrovano in crisi e non riescono a sostenere quelle spese. Quindi la regione Friuli-Venezia Giulia ha deciso di dotarsi di un fondo a sostegno degli enti locali per la quota che non viene corrisposta dal Ministero dell'interno; in realtà quei sei milioni sono in aggiunta rispetto allo stanziamento iniziale. Abbiamo iniziato questa legislatura, come voi, nel 2018, con uno stanziamento che arrivava a quattro milioni di euro; quest'anno ci assesteremo intorno agli 11 milioni di euro, sperando di riuscire a coprire tutte le esigenze. AbbiamoPag. 5 quasi triplicato le risorse destinate agli enti locali, per evitare che il piccolo comune vada in dissesto.
  Perché è esploso il tema dei minori stranieri non accompagnati? Noi abbiamo avuto da sempre, dallo scioglimento dell'ex Jugoslavia, un traffico di minori stranieri non accompagnati dall'area balcanica e in modo particolare dal Kosovo. A questo flusso storico di kosovari, su cui meriterebbe accendere un particolare riflettore, se ne è aggiunto negli ultimi anni, in particolare c'è stata un'accelerazione nel 2020 – poi andremo a discutere il perché –, uno di minori stranieri non accompagnati di altre etnie, in particolare bengalesi, pachistani e afgani. Oltre il 90 per cento di questi arrivi di minori stranieri non accompagnati sta nella fascia di età anagrafica dai 16 ai 18 anni e, all'interno di quella forchetta, il 75 per cento circa sta nella fascia 17 anni. Quasi la totalità, sono ragazzi che – con le difficoltà oggettive che ci sono nell'identificare la reale età della persona che si dichiara minore straniero non accompagnato – hanno un'età a ridosso del compimento dei 18 anni. Il fenomeno che abbiamo registrato nel corso degli anni è quello della tendenza – soprattutto per quelle etnie, quella kosovara in modo particolare – ad arrivare a ridosso dei 17 anni per essere accolti come minore straniero non accompagnato, immediatamente al compimento del diciottesimo anno di età – vista la presenza di una comunità kosovara residente nel territorio delle province di Trieste e in particolare di Gorizia –, chiedere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, proseguire con una serie di ditte, soprattutto nel settore edile presenti sul territorio e quindi ottenere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, senza mai sostanzialmente entrare in quel circuito di accoglienza destinato ai minori, ma facendo solo un piccolo passaggio meramente burocratico-amministrativo.
  Perché abbiamo avuto questa impennata? Questo si collega al tema delle riammissioni in Slovenia che è un altro dei temi oggetto della seduta di oggi. Nel corso del 2020 abbiamo avuto un incremento sostanzioso delle riammissioni in Slovenia, come vi dicevo abbiamo avuto 5.596 tra arrivi e rintracci e 1.028 riammissioni in Slovenia sulla base dell'accordo bilaterale tra Italia e Slovenia. Stiamo parlando più o meno del 20 per cento delle persone rintracciate o arrivate che è stata riammessa in Slovenia. Questo ha sicuramente avuto degli effetti molto, ma molto positivi sul flusso che si riscontrano per due particolari motivazioni. La prima è che un flusso che era concentrato in particolare sulla provincia di Trieste, nel momento in cui sono partite le riammissioni informali in modo più sostanzioso, si è spostato nel giro di brevissimo tempo verso le province di Gorizia e Udine, quindi più a nord. Questo a dimostrare il fatto che effettivamente un risultato c'è stato. Ci sono le riammissioni, sposto il flusso, cambio destinazione, cambio percorso, trovo un'altra strada.
  L'altro fenomeno cui abbiamo assistito – mentre partono anche le riammissioni dalle province di Udine e Gorizia che fino a quel momento non erano interessate al transito – è un aumento esponenziale di immigranti, in particolare di quelle etnie, quindi pachistani, afgani e bengalesi che cominciano a dichiararsi minori stranieri non accompagnati per evitare il respingimento. Queste due conseguenze cosa ci fanno capire? Sicuramente dal punto di vista puramente matematico o numerico, la riammissione informale non risolve un problema, perché non sarà mai possibile presidiare 250 chilometri di fascia confinaria. Non abbiamo – come dicevo prima – delle barriere di tipo geologico, geografico che possano permettere di controllare in modo adeguato tutta questa fascia confinaria, ma sicuramente sono un forte deterrente. Sono un forte deterrente perché chi attraversa la rotta balcanica in un lungo percorso, molto spesso si mette in mano a più organizzazioni che pianificano quel passaggio, specialmente in alcuni tratti più difficili da passare, i vari confini che bisogna attraversare. Queste organizzazioni chiedono del denaro alle persone che devono passare, quindi c'è un fenomeno di tratta oggettivo in quei determinati contesti. È chiaro che nel momento in cui c'è una ulteriore difficoltà nell'obiettivo finale che è quello di Pag. 6arrivare sul territorio italiano, in Friuli-Venezia Giulia, il rischio aumenta ed è evidente che c'è un ulteriore deterrente. Si cercano strade alternative. Nel momento in cui lo faccio sulla provincia di Trieste, mi sposto e vado verso la provincia di Udine e Gorizia. Nel momento in cui parto anche con i respingimenti sulle altre province che confinano con la Slovenia, trovo un nuovo stratagemma, quello di dichiararmi minorenne anche se ho la barba lunga e i capelli bianchi. Nel momento in cui si trova il modo per arginare anche quel fenomeno – grazie a questa attività che è stata condotta dalla Procura dei minori del tribunale di Trieste – trovo un'altra strada e magari evito il passaggio in Friuli-Venezia Giulia, come è accaduto in altri Paesi europei che hanno completamento spostato quel tipo di transito.
  Purtroppo questa mia affermazione finale non può essere dimostrata, semplicemente perché arrivando al 2021 noi vediamo che i respingimenti, le riammissioni informali in Slovenia al 10 di ottobre del 2021, passano da 1028 del 2020 a 18 di tutto il 2021. Improvvisamente crollano di nuovo gli immigrati che dichiarano di essere minorenni e si ritorna di nuovo alla prevalenza di minori stranieri non accompagnati di etnia kosovara e torniamo di nuovo al flusso concentrato solo ed esclusivamente sulla provincia di Trieste che è quella più facilmente raggiungibile anche con i valichi più facilmente transitabili. In tutto questo vi posso ancora aggiungere – come vi dicevo prima – che le etnie prevalenti sono queste. Abbiamo una forte preoccupazione, condivisa tra le varie istituzioni, di un effetto della crisi afgana già dai primi mesi del prossimo anno. Questo lo possiamo vedere anche dal fatto che nel momento in cui scoppia quella crisi drammatica in Afghanistan, ci sono degli arrivi importanti nel giro di poche settimane. Questo segno – ovviamente lo dico subito per chiarire ogni tipo di dubbio e fraintendimento – quegli arrivi anche di afgani non sono collegati con la crisi afgana direttamente, perché chi arriva in questo momento probabilmente è partito circa un anno e mezzo fa, quindi non sono direttamente collegati. La preoccupazione è che sull'onda di un'opinione pubblica che giustamente e legittimamente è disponibilissima – abbiamo visto anche la disponibilità di sindaci e regioni ad accogliere quei profughi afgani che hanno collaborato in questi venti anni anche con l'esercito italiano, con i militari italiani, con la missione italiana presente in Afghanistan – ed ha un maggiore favore all'accoglienza, ci sia la tentazione di dire: «Perfetto, partiamo. È il momento giusto per raggiungere il territorio italiano».
  Questa è la prima sensazione che volevo darvi. La seconda è – in vista di un possibile ulteriore aggravamento della crisi, anche di carattere economico in Afghanistan, con possibili ingenti partenze da quei territori – che potrebbe esserci la tentazione di liberare in qualche modo i campi profughi che sono presenti in questo momento lungo la rotta balcanica, per affrontare possibili partenze dall'Afghanistan stesso. Quindi liberare un po' le varie tappe della rotta balcanica per alleggerire la tensione che in questo momento c'è nei campi – e sappiamo che c'è il dato ufficiale dei campi ufficiali, ma ci sono tanti campi non ufficiali sparsi nelle zone intorno a Bihac, in particolare – per permettere l'eventuale arrivo di nuovi profughi. Attualmente, nonostante questo, l'etnia maggiormente presente tra gli arrivi lungo la rotta balcanica è quella pachistana, in modo assolutamente predominante. Vi posso anche dire che difficilmente i pachistani ottengono qualsiasi tipo di status, che sia la protezione, lo status di rifugiato, ma nemmeno protezioni speciali o protezione sussidiaria, perché difficilmente si riesce a dimostrare che provengono da determinate zone di conflitto all'interno del territorio pachistano.
  Ultima osservazione, poi sono a disposizione se ci sono delle domande particolari. Tutto questo si inserisce nel quadro dell'emergenza pandemica che stiamo vivendo e che rende ancora più difficile la gestione di questo tipo di flussi. In particolare, per il tema delle quarantene che ci ha messo in seria difficoltà in questo periodo. È chiaro che quando ti arrivano tante persone, ma in piccolissimi gruppi Pag. 7anche da quattro o cinque persone, organizzare tanti luoghi in cui svolgere quella singola quarantena, non incrociando quelle persone con chi magari arriva il giorno dopo, due giorni dopo, diventa sempre più difficile. Solo nel mese di ottobre – è l'ultimo dato che vi do – e solo per quanto riguarda le province di Gorizia e di Trieste, sono circa 400 i richiedenti asilo sottoposti a screening, perché sono entrati in contatto con altri richiedenti asilo contagiati da COVID-19.
  La riflessione finale che posso farvi è che sicuramente una soluzione definitiva a questo problema non può essere ricercata nei confini tra l'Italia e la Repubblica di Slovenia, ma deve essere cercata sui confini esterni, quindi impedire quel transito all'interno dei confini dell'Unione europea, ma il tema delle riammissioni informali è un tema assolutamente centrale, perché riuscirebbe – già nella situazione attuale – ad alleggerire sicuramente di tanto l'attenzione che continuiamo ad avere rispetto alla rotta balcanica. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, assessore Roberti. Abbiamo registrato e preso nota dei suoi interessanti e utili contributi. La parola ai parlamentari. Ci sono domande, interventi? Onorevole De Luca (PD), prego.

  PIERO DE LUCA. Grazie, presidente. Ringrazio e saluto l'assessore. Noi riteniamo che il tema delle politiche migratorie sia un tema serio, delicato, da affrontare in modo prioritario e con misure differenti da quelle messe in campo negli anni passati, soprattutto a livello europeo. Il prossimo Consiglio europeo si occuperà anche di questo tema. Noi come Partito Democratico stiamo chiedendo da tempo la conclusione del negoziato su un nuovo patto per l'immigrazione e l'asilo. Riteniamo doveroso che l'Europa si faccia carico della gestione di un fenomeno strutturale che non può ricadere solo ed esclusivamente sugli Stati di primo approdo. Un impegno che deve portare – i democratici da questo punto di vista, anche in Parlamento europeo stanno lavorando da anni – a una revisione del Regolamento di Dublino per vedere un meccanismo strutturato, permanente, di redistribuzione all'interno dei vari Stati membri, nel rispetto del principio di equa ripartizione di responsabilità e solidarietà di migranti richiedenti asilo e coloro i quali hanno diritto alla protezione internazionale all'interno dei vari Stati membri in modo equilibrato, unendo umanità, responsabilità, accoglienza e sicurezza. Da questo punto di vista crediamo, l'ha ricordato anche il Presidente Draghi qualche minuto fa al Senato, che sia doveroso rafforzare gli impegni per il contrasto alle reti dei trafficanti di uomini – non ai migranti, facciamo attenzione, perché i nemici sono i trafficanti di uomini – e lavorare per creare dei veri e propri corridoi umanitari per ingressi legali, regolari, ordinati all'interno del continente europeo.
  È evidente che lei rappresentava una situazione per la quale credo sia giusto accompagnare l'impegno politico europeo per uno sforzo maggiore a sostegno del nostro Paese, sugli ingressi, ma anche sui rimpatri dei non aventi diritto alla protezione nazionale ai sensi della normativa europea. Detto ciò, sarebbe interessante per noi avere qualche informazione in più sul lavoro che state facendo nella vostra regione, in Friuli-Venezia Giulia, in primo luogo sulle politiche di accoglienza e integrazione dei minori non accompagnati. Lei ha detto che ha stanziato delle risorse supplementari, se non ho capito male, ma concretamente quali sono le politiche di integrazione, accoglienza, assistenza, ma soprattutto integrazione dei minori non accompagnati che hanno diritto a intraprendere un percorso di formazione, di piena integrazione all'interno delle nostre comunità? Mi pare di aver capito e l'accolgo come notizia favorevole, che lei non abbia ripreso qualche sollecitazione, boutade lanciata nei giorni scorsi su muri tecnologici, su muri tra l'Italia e la Slovenia che sono frutto soltanto di sana propaganda politica, ma sono qualcosa di irrealizzabile. Noi siamo qui in un Comitato Schengen, la libertà di circolazione all'interno dei confini europei è un principio fondamentale, è evidente che ci vuole collaborazione e cooperazione tra gli Stati membri. Sarebbe Pag. 8utile sapere che cosa state facendo. Anche lei ricordava che siamo in un periodo complicato di pandemia, cosa state facendo? Abbiamo visto che ci sono stati dei casi di richiedenti asilo non vaccinati. State procedendo alle vaccinazioni di tutti coloro i quali sono in Friuli-Venezia Giulia, sono richiedenti asilo, hanno avuto il titolo ad avere la protezione internazionale o all'interno della vostra regione? Quali sono le politiche anche sanitarie che state applicando in questo momento nella sua regione? Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca. Senatore Zuliani (Lega), prego.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, presidente. Grazie all'assessore della regione Friuli-Venezia Giulia. Con questa audizione abbiamo l'ennesima, ulteriore conferma che i dati relativi agli ingressi a livello nazionale, in particolare sulla rotta balcanica in quel del Friuli-Venezia Giulia, sono in esponenziale aumento rispetto al 2019, quando ricordo che il Ministro dell'interno era il senatore Matteo Salvini. Interessanti i numeri che lei ha proposto, assessore. Volevo anche un suo parere personale in merito alla disposizione politica – questo dibattito che da tempo si attua attraverso anche le varie posizioni politiche – su una presunta illegittimità dei respingimenti in Slovenia.
  Poi per quel che riguarda l'ingresso dei minori, la settimana scorsa anche noi del Comitato ricordiamo che abbiamo audito la ONG Save the Children, dove sono stati snocciolati i numeri e anch'io ho sollevato delle perplessità, vista l'altissima percentuale di minori sulla fascia 17-18 anni. Ho chiesto lumi, perché secondo loro fosse alta questa fascia e per il controllo effettivo dell'età precisa, mi è stato da loro spiegato che c'è tutta una serie di controlli che vanno a livello di colloqui psicologici, fisici, eccetera, però la tolleranza sui controlli dell'età si attesta a due anni. Per cui potrebbe essere benissimo che un sedicenne possa essere in realtà un diciottenne e anche qui ne abbiamo conferma che la fascia prevalente è quella vicino alla fascia di età di 18 anni. Volevo sapere – è una domanda che ho fatto anche a Save The Children – se avete i dati degli ingressi delle minori non accompagnate, delle femmine sostanzialmente, perché nei dati a livello nazionale la percentuale di femmine è molto più bassa rispetto a quella dei maschi.
  Poi, come il collega che mi ha preceduto, volevo anch'io capire meglio, perché forse mi è sfuggito, quali sono le difficoltà della regione Friuli-Venezia Giulia, quali sono precisamente gli investimenti che la regione è costretta a fare nell'ambito di questi ingressi. Prima abbiamo parlato di sei milioni e 280 mila, volevo capire se quelli sono a carico dello Stato, quanto la regione Friuli-Venezia Giulia deve aggiungere per poter sostenere poi le piccole comunità locali che vengono coinvolte.
  Poi volevo capire anche sui territori, visibilmente a occhio nudo, al di là degli invisibili che non attraversano le comunità e che magari transitano verso altri Paesi europei, al di là dei minori, si notano nuclei di stranieri che entrano dalla rotta balcanica e che hanno ricadute sulle comunità? Magari su casolari, su zone di pianura, montagna, collina, se visibilmente c'è la presenza di queste persone o se assolutamente non vengono notati. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Zuliani. Se non ci sono altri interventi, do la parola per una breve replica all'assessore Roberti. Prego.

  PIERPAOLO ROBERTI, assessore Friuli-Venezia Giulia. Cercherò di essere schematico per dare la risposta rispetto a tutte le domande che sono arrivate. Politiche dell'accoglienza e dell'integrazione. Purtroppo il Friuli-Venezia Giulia vive un fenomeno che è molto difficile da capire per chi non lo vive in prima persona e non sa cosa vuol dire stare su questa fascia di territorio. Il minore straniero non accompagnato che arriva, che viene intercettato o arriva in una comunità in Emilia Romagna, una regione non di confine, ha una prospettiva completamente diversa, questa è soltanto una zona di transito. Qui si passa e basta. Pag. 9Io posso anche pensare, ipotizzare di costruire tutti i circuiti di accoglienza e integrazione possibili e immaginabili, ma non potrò mai farlo se alla fine non mi arriva mai il ragazzino di 10 anni che posso mandare a scuola, che posso educare, su cui posso costruire quel percorso d'accoglienza. Io ho un flusso costante. I soldi messi a disposizione che non sono sei, ma circa 11, perché è stata una sommatoria, è solo una parte regionale. Questo vuol dire? Le prefetture, il Ministero dell'interno, per tramite delle prefetture mettono a disposizione circa 45 euro al giorno per minore straniero non accompagnato. La regione Friuli-Venezia Giulia si fa carico della restante parte che dovrebbe essere a carico del comune, quindi tutto quello che eccede i 45 euro giornalieri e con questa cifra si arriva agli 11 mila euro. Quindi solo la parte della regione, in più c'è tutta la parte dello Stato che mette tramite le prefetture, tramite le erogazioni agli enti locali da parte delle prefetture. Ma non riuscirò mai con questi a fare un circuito di accoglienza. Anche perché a questi numeri non si arriva grazie al minore che già ha 17 anni e mezzo, ma almeno potrebbe farsi i sei mesi in comunità, molto spesso si arriva perché c'è il minore che viene accolto, si fa un paio di giorni e poi semplicemente sparisce. Però è un dato di flusso, quindi una presenza giornaliera che deve essere conteggiata e giustamente pagata alla comunità che accoglie quei minori. Il muro tecnologico non è una boutade, penso che sia assolutamente indispensabile. Ma il muro tecnologico vuol dire semplicemente che io ho la possibilità di riammettere in Slovenia soltanto a determinate condizioni che sono l'aver trovato la persona entro una determinata distanza dal confine (dieci chilometri), entro un determinato tempo; il muro tecnologico per me è semplicemente un sistema di videosorveglianza lungo la fascia confinaria, che non mi obblighi a schierare uomini lungo tutto il confine, ma mi dia la possibilità di controllare – anche con fotocamere termiche, con altra strumentazione tecnologica – quel confine, in modo da dire: «Guarda che sto vedendo che c'è un gruppetto che sta attraversando da quel determinato valico minore confinario». Quindi la polizia di frontiera ha la possibilità di mandare gli uomini in quel determinato punto del confine, prendere quelle persone e avere la prova materiale che sono entro i dieci chilometri entro le 24 ore e quindi riammetterli in Slovenia.
  Riguardo le politiche sanitarie, si fanno e si cerca di fare vaccinare tutti – perché ovviamente non possiamo costringere nessuno a vaccinarsi, non sono obbligati – anche perché la vaccinazione ci consente di spostare le persone in altri luoghi del territorio nazionale dove altrimenti non potrebbero essere spostate, perché non ci sono altri territori disposti ad accogliere chi non ha fatto tutta una serie di profilassi, la quarantena, ma anche la vaccinazione.
  Per quanto riguarda i respingimenti e la sentenza che ha determinato il blocco dei respingimenti in Slovenia, mi sento solo di dire che la massima solidarietà va espressa alle forze di polizia. Io ricordo quello che c'era scritto in quella sentenza in cui si parlava di maltrattamenti agli immigrati con un atteggiamento violento da parte delle forze dell'ordine, tutto questo è stato completamente cassato e ribaltato da successivi provvedimenti delle autorità giudiziarie, quindi si è dimostrato non solo che non c'erano i maltrattamenti, ma addirittura che quella persona sembra non fosse nemmeno mai passata da queste parti nel periodo indicato. Quindi mi auguro che caduta quella determinata circostanza vengano ripristinati quanto prima e non so per quale motivo non si sia ancora fatto.
  Sul numero di minori stranieri non accompagnati di sesso femminile, sostanzialmente non ci sono. Noi abbiamo numeri di qualche unità sul totale, praticamente non ci sono, quando arrivano è sostanzialmente un caso, ma non ci sono.
  Sulla questione del disagio è chiaro che abbiamo delle forti sacche di disagio, soprattutto dopo l'emergenza pandemica, noi abbiamo avuto dei grossi problemi, soprattutto in alcuni centri. Caserma Cavarzerani a Udine che è diventata zona rossa per un determinato periodo per un focolaio di COVID, ma è una caserma in pieno centro Pag. 10della città di Udine, una caserma che tra l'altro potrebbe sicuramente diventare patrimonio di una città capoluogo di provincia, importante come Udine che viene utilizzata ormai da anni come struttura per richiedenti asilo. Abbiamo altre grandi città, prima di tutto Trieste, che hanno una moltitudine di centri di accoglienza. Non va sottovalutato, dal mio punto di vista, il tema del disagio vero e proprio che si viene a creare in alcune piccole comunità. Il Friuli-Venezia Giulia è una regione, ricordo, che ha un milione e 200 mila abitanti circa, ma diviso in 215 comuni. Abbiamo tantissimi comuni sotto i mille abitanti sparsi in zone montane, quindi anche con difficili collegamenti. È chiaro che in un comune da 300 abitanti quando apri un piccolissimo centro di accoglienza e anche ci metti quattro o cinque ospiti, questo oggettivamente può piacere o non piacere, ma crea uno squilibrio in una comunità che era abituata a vivere in un modo completamente diverso prima dell'arrivo della comunità stessa. Questo è un fattore su cui va posta l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie. La ringrazio, assessore Roberti. Prima di chiudere l'audizione, successivamente a questa riunione avremo l'Ufficio di Presidenza, proporrò una missione in Friuli-Venezia Giulia – ne avevamo anche già parlato – per toccare con mano e verificare la situazione e per ascoltare voi amministratori, le istituzioni nell'ambito della nostra indagine. Le chiedo, assessore, di portare poi i nostri saluti a tutta la Giunta, al Consiglio, al Governatore Massimiliano Fedriga. La ringrazio e sicuramente ci riaggiorneremo in sede di Comitato, ma prima di tutto ci vedremo di persona.

  PIERPAOLO ROBERTI, assessore Friuli-Venezia Giulia. Grazie a voi e buon lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie, l'audizione è conclusa.

  La seduta termina alle 14.40.