XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 4 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Comunicazioni del presidente sulla missione a Cagliari del 6 e 7 novembre 2019.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 5 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 5 
De Luca Piero (PD)  ... 5 
Testor Elena  ... 6 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 6 
Galizia Francesca (M5S)  ... 7 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
Zuliani Cristiano  ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 9.20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Comunicazioni del presidente sulla missione a Cagliari del 6 e 7 novembre 2019.

  PRESIDENTE. Desidero illustrare la relazione predisposta sulla missione svolta a Cagliari il 6 e 7 novembre scorso, che è in distribuzione ai componenti del Comitato.
  Nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla «Gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'Accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone», il 6 e il 7 novembre 2019 una delegazione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione si è recata in missione a Cagliari per approfondire il fenomeno degli sbarchi di migranti sulle coste del Sulcis Iglesiente dalle coste algerine. La delegazione da me presieduta era composta dai deputati Rosalba Cimino (M5S), Filippo Perconti (M5S), e dai senatori Elena Testor (FI) e Tony Chike Iwobi (Lega).
  Il primo incontro si è svolto con il presidente della regione, Christian Solinas, accompagnato dall'assessore degli affari generali, personale e riforma della regione, Valeria Satta, e dall'assessore dei trasporti, Giorgio Todde.
  Il presidente Solinas ha espresso preoccupazione per la presenza di criminalità organizzata proveniente dalla Nigeria in un territorio dove finora non sono state registrate significative infiltrazioni da parte delle mafie tradizionali. Si tratta di una mafia caratterizzata dalla violenza e dedita al traffico di esseri umani, organi e droga, nonché dalla gestione della tratta di donne che, in totale schiavitù, vengono costrette alla prostituzione. Sono state citate operazioni delle forze dell'ordine, come «Calypsonet», che hanno consentito lo smantellamento di cellule presenti e ben organizzate sul territorio. È stata accertata la presenza di gruppi dei cosiddetti «Black cats», derivazione dei Black Axe, che al momento della loro iniziazione si identificano con un tatuaggio sulla spalla (raffigurante appunto un gatto nero) e profonde lacerazioni sull'addome.
  Il governatore Solinas ha riferito che l'ambasciata nigeriana in Italia ha lanciato l'allarme sulla presenza di una criminalità organizzata strutturata sul modello di sette segrete, importate anche sul territorio italiano e in Sardegna con l'invio di uomini che giungono mediante gli sbarchi clandestini, soprattutto nelle coste del Sulcis Iglesiente, favoriti dalla condizioni meteorologiche spesso agevoli e dalle brevi distanze che separano le coste sarde da quelle nordafricane, e specificatamente dalle città di Annaba e Skikda. Ha rivolto l'appello al Comitato affinché vi sia una stretta attenzione sul fenomeno. Pag. 3
  Per quanto concerne i centri per migranti, ha sottolineato lo stato di abbandono del centro di Sassari, per il quale sarebbe auspicabile un rafforzamento del presidio delle forze di polizia.
  Presso la prefettura si è poi svolto un incontro con il prefetto di Cagliari, Bruno Corda; il questore di Cagliari, Pierluigi D'Angelo; il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Cesario Totaro; il comandante provinciale della Guardia di finanza, Patrizio Vezzoli; il comandante del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza, colonnello Alessandro Bucci; il vicecomandante del gruppo aeronavale della Guardia di finanza, tenente colonnello Nicola Navarra; il comandante della direzione marittima Sardegna e Capitaneria di porto di Cagliari, capitano di vascello Giuseppe Minotauro. Anche nel corso di queste audizioni è emerso il tema della mafia nigeriana, menzionando l'operazione del 2018, seconda per entità a quella di Palermo, dove è stata sgominata a Cagliari una cellula criminale nigeriana riconducibile alla più vasta organizzazione Supreme Eiye Confraternity, specializzata nella tratta di esseri umani, aggravata dallo sfruttamento della prostituzione e dal traffico di sostanze stupefacenti. Nonostante ciò, il prefetto ha voluto sottolineare che tali operazioni trovano pochi riscontri negli organi di stampa. È stata valutata molto positivamente la presenza presso la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo di un magistrato nigeriano, collocato appositamente per agevolare forme di cooperazione e contrasto.
  Il prefetto ha ricordato che il flusso migratorio che interessa la Sardegna, anche se non ha carattere emergenziale, è comunque molto significativo per le sue peculiarità. Il fenomeno dell'immigrazione irregolare dall'Algeria, denominato «harga», è relativamente nuovo, iniziato in modo episodico a partire dal 2005 e nel 2007, e si è poi consolidato con un picco nel 2017 e un decremento nel 2018. In particolare esso si presenta con delle caratteristiche consolidate ed omogenee: si tratta quasi esclusivamente di migranti economici, generalmente uomini di età compresa tra i diciotto e i trent'anni; arrivi contestuali e concentrati nelle stesse giornate; stessa tipologia di imbarcazioni appositamente costruite con motori nuovi da quaranta cavalli e dotate di GPS preimpostato verso la Sardegna. Il traffico è ben organizzato dai cosiddetti «facilitatori», i quali organizzano il viaggio procurando l'imbarcazione e fornendo le necessarie indicazioni, anche su come approcciare ed evadere le forze dell'ordine, per un costo complessivo che oscilla tra i 750 e i 1.000 euro a persona.
  L'arrivo dei migranti in territorio italiano avviene principalmente secondo due modalità: sono segnalati alle autorità, spesso attraverso assetti Frontex che individuano le imbarcazioni in mare, oppure sono i migranti stessi a volersi far trovare sulle coste o perfino giungendo direttamente alla stazione dei Carabinieri.
  Appare opportuno ricordare la criticità emersa relativa al numero di forze dell'ordine impegnate nella sicurezza del territorio. Difatti è stato segnalato come la gestione del fenomeno migratorio (con operazioni di rintraccio, vigilanza, accompagnamento e sorveglianza) comporta un deficit di personale che dovrebbe essere impegnato in altre situazioni di ordinaria necessità.
  Successivamente i migranti individuati e controllati, solitamente dall'Arma dei Carabinieri, vengono portati a Monastir. Nel centro di primo soccorso e accoglienza (CPSA) di Monastir viene svolta un'attività di perquisizione, un'intervista ai soggetti arrivati, un controllo sanitario, il fotosegnalamento e, infine, un'attività di controllo su banche dati internazionali. Si segnala che in pochissimi casi viene avanzata la richiesta di asilo, in quanto comporterebbe un allungamento dei tempi di permanenza nel centro, mentre l'interesse prevalente del migrante è quello di proseguire il percorso in Italia o verso altri Paesi europei. La permanenza nel CPSA è di pochissimi giorni e non è consentita, secondo quanto riferito dal prefetto, l'uscita dal centro.
  Successivamente la procedura che si deve seguire verso coloro ospitati nel CPSA e che non hanno i requisiti per rimanere in Italia Pag. 4(la quasi totalità delle persone) inizia con la verifica della possibile sistemazione nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), ex centri di identificazione ed espulsione (CIE). Laddove questo non dovesse essere possibile per mancanza di capienza, come avviene con sistematicità nella maggioranza dei casi, viene adottato un provvedimento di respingimento in frontiera e l'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale entro sette giorni. Pertanto questa procedura di fatto consiste nell'accompagnamento dei soggetti all'imbarco di un traghetto diretto in uno dei porti della penisola italiana.
  Da un'analisi complessiva del sistema è evidente la necessità di una maggiore regolamentazione, in quanto i soggetti interessati dal provvedimento, una volta arrivati sulla penisola e non più in custodia, cercano di muoversi incontrollati o di giungere nel Paese desiderato, principalmente la Francia e la Germania. È necessario però considerare coloro che non riescono ad attraversare la frontiera e, essendo ufficialmente registrati come cittadini irregolari, vengono reclutati dalla criminalità organizzata o sfruttati in altra forma.
  Le autorità incontrate a Cagliari e coinvolte nel controllo del territorio auspicano l'apertura di un centro per i rimpatri (CPR), attualmente assente in Sardegna che sarà stabilito a Macomer, con la possibilità di allocare cinquanta persone. L'apertura di tale centro avrebbe la finalità di poter procedere all'eventuale rimpatrio direttamente dalla Sardegna e comporterebbe un effetto deterrente per gli arrivi dall'Algeria.
  Diversa la situazione di chi nel centro di Monastir è ospitato nell'area riservata ai richiedenti asilo (CAS), ove la delegazione ha potuto riscontrare la presenza di quarantatré persone, alcune da diversi anni in attesa dell'esito della loro richiesta di asilo. Tali soggetti, diversamente da quelli ospitati nel CPSA, hanno libertà di movimento dal centro, rispettando determinati orari.
  Dopo l'incontro con i rappresentanti delle forze dell'ordine la delegazione ha audito il presidente del consiglio regionale, Michele Pais; il vicesindaco e assessore della pianificazione strategica e dello sviluppo urbanistico di Cagliari, Giorgio Angius, venuto in sostituzione del sindaco; i sindaci dei comuni di Sant'Antioco, Vincenzo Locci; di Teulada, Daniele Serra; di Sant'Anna Arresi, Anna Maria Teresa Diana; di Domus De Maria, Maria Concetta Spada; di Monastir, Luisa Murru.
  In questa sede (nella riunione con gli amministratori) è stato sottoposto all'attenzione del Comitato il problema dello smaltimento delle imbarcazioni abbandonate dopo gli sbarchi, sia dal punto di vista della competenza di tale smaltimento sia del relativo costo e sia per le conseguenze sul paesaggio.
  In particolare, il sindaco di Monastir ha riferito che, poiché Monastir non affaccia sulla costa, il comune è coinvolto nel fenomeno degli sbarchi in modo transitorio. Nello svolgimento delle sue funzioni il sindaco ha cercato di tenere informata la popolazione, sottolineando, però, che la comunicazione potrebbe essere migliorata grazie a un maggior coinvolgimento dell'amministrazione e della cittadinanza. Non ha espresso preoccupazioni di natura di ordine pubblico, in quanto raramente i migranti si recano nel centro abitato. Per altro verso, ha evidenziato che i gestori del centro non effettuano una corretta raccolta differenziata dei rifiuti, con ricadute economiche sul comune.
  La missione si è conclusa con la visita del centro di Monastir, sito in una ex sede della scuola di polizia penitenziaria, dove abbiamo incontrato il direttore del centro e alcuni ospiti in quel momento presenti nel CAS. Quanto al CPSA al momento della visita della delegazione non vi era alcuna presenza, su cento posti disponibili.
  Sulla scia dell'esito di questa missione si può confermare l'importanza di monitorare le rotte migratorie verso la Sardegna che, nonostante siano organizzate in modo ben definito e omogeneo, si presentano come un ingresso irregolare nel territorio italiano troppo spesso trascurato.
  In tal senso il percorso dei migranti economici, che dall'Algeria passa per la Sardegna e poi arriva nella penisola italiana, incrementa un vuoto di legalità nel nostro territorio, che ha portato questo Pag. 5Comitato a ritenere necessaria una missione in Algeria.
  I Paesi di origine dei migranti, in base alla nazionalità dichiarata al momento dello sbarco in Italia, vedono l'Algeria al quarto posto dopo la Tunisia, il Pakistan e la Costa d'Avorio.
  Prego i colleghi che hanno partecipato alla missione, e anche chi non ha partecipato, di integrare questa mia relazione con le rispettive valutazioni e osservazioni.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  FLAVIO DI MURO. Grazie, presidente. Intervengo perché mi ha stimolato molto la vostra relazione, Io non ero presente nella missione in Sardegna, però vi dico le mie sensazioni rispetto a quello che ho sentito.
  C'è un problema abbastanza cronico, quindi non ne do una colpa né all'attuale Governo né al Governo precedente né agli ultimi dieci Governi, perché si tratta di applicare delle direttive europee assolutamente anacronistiche con le necessità degli Stati nazionali, che riguarda tutte le classificazioni, le aperture e le chiusure dei vari centri dedicati ai migranti. Noi siamo stati a Lampedusa e abbiamo visto un centro migranti dove si entra e si esce; in Sardegna c'è un centro dove possono stare chiusi e un centro dove possono stare aperti; a Ventimiglia siamo stati – lo sapete – e stanno sempre aperti, provano ad andare in Francia, tornano indietro, diamo loro vitto e alloggio. Nel centro temporaneo abbiamo delle presenze da trecento giorni. È chiaro che siamo in una situazione assolutamente ingestibile, quando vediamo che attraversano l'Italia tutti quelli che sbarcano in Sicilia, passando dalla Sardegna, passando dal Lazio, dalla Toscana, da tutte le regioni, per poi essere respinti dai vari Paesi europei. È un problema a cui dobbiamo assolutamente rispondere per non creare problemi di ordine pubblico in tutte le regioni d'Italia, in tutte le situazioni più difficili.
  Devo dire, a discolpa del precedente Governo e, in particolare, del Ministro dell'interno, che, da quanto si legge nella relazione, una delle richieste avanzate dalla Sardegna, ma anche da Ventimiglia (dalle mie parti), è di aumentare il numero di posti nei CPR, di farne di nuovi, di ampliare gli esistenti. Su questo nel decreto Sicurezza c'erano fondi e procedure negoziate per far fronte a questa esigenza; abbiamo avuto qui l'audizione della Ministra Lamorgese alla quale io personalmente ho chiesto se intendesse, nell'anno 2020, far fronte a risorse già presenti grazie all'attività del precedente Governo. Sono in attesa di avere anche risposte scritte dalla Ministra dell'interno che finora non mi risulta abbia ancora fornito, nonostante il suo pubblico impegno, perché questa missione e questi dati sono l'evidenza di quanto bisogna spendere risorse, fare questo tipo di attività per non creare problemi di ordine pubblico su tutto il territorio italiano.

  PRESIDENTE. Io voglio integrare questa relazione con quanto esposto durante l'audizione con il Ministro dell'interno Lamorgese, dove ho rappresentato un'esigenza e una richiesta di implementazione degli organici delle forze dell'ordine in Sardegna, in particolare nelle zone del Cagliaritano e del Sulcis Iglesiente, oltre che nelle zone di Monastir, dato che le forze dell'ordine, nel momento in cui si verificano questi sbarchi, sono assolutamente impegnati nella gestione degli stessi e viene garantita, magari un po’ limitata, l'operatività rispetto ad altre situazioni. Parlando anche con le forze dell'ordine in prefettura a Cagliari, è emerso che avere più agenti a disposizione nella zona può solo essere utile per l'ordine pubblico e per la cittadinanza, per la sicurezza dei nostri territori.
  Siamo in attesa delle risposte dal Ministro dell'interno e anche oggi, attraverso gli uffici, sarà mia premura rappresentare al Ministro la necessità di avere le risposte in forma scritta ai quesiti posti per i quali non si era riusciti per questioni di tempo a rispondere in sede di Comitato.

  PIERO DE LUCA. La ringrazio, presidente, dell'interessante relazione. Traggo anch'io spunto da quanto ho letto e dalle sollecitazioni del collega Di Muro per lasciare agli atti una nostra considerazione differente da quanto ho ascoltato. Pag. 6
  Noi abbiamo un tema nel nostro Paese: le migrazioni sono un fenomeno globale, non si fermano, purtroppo, mettendo – come però è giusto e doveroso fare – più agenti in Sardegna o in altri posti della penisola; quello che è stato fatto finora è stato sbagliato nella misura in cui nel decreto Sicurezza – voi sapete – si è prevista la chiusura o l'impossibilità per i richiedenti asilo di rimanere nei CAS, se l'obiettivo è evitare di avere persone in attesa dell'esito definitivo di una propria richiesta, istanza di asilo, in giro per il Paese. L'obiettivo andava raggiunto attraverso misure differenti. Sappiamo bene che l'impossibilità per i richiedenti asilo di rimanere nei centri ha comportato l'espulsione di centomila persone senza una sistemazione alternativa.
  Seconda considerazione. L'espulsione o il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale diplomatica o dei migranti cosiddetti economici, che non inoltrano neppure una richiesta in tal senso, e sono quindi, ai sensi delle norme italiane ed europee, irregolari sul nostro territorio, possono essere attuati solo nei confronti di Paesi con i quali esiste un accordo di rimpatrio. Quello che noi abbiamo contestato è che, per seguire questa logica, bisognava stipulare nuovi accordi di rimpatrio con i Paesi di origine o di transito: questo non è stato fatto nei mesi passati. Bisogna lavorare in questa direzione sia come Italia, ma anche e soprattutto come Unione europea, altrimenti si continuano a raccontare, enunciare e rappresentare problematiche senza provare a risolverle. Credo sia opportuno che anche da questo Comitato possa nascere qualche stimolo e qualche spunto concreto, non ideologico, su come provare a mettere in campo delle azioni efficaci per risolvere la parte patologica della gestione del fenomeno migratorio, che è purtroppo sulle nostre spalle. A questo poi si affiancano tutti gli altri aspetti dell'integrazione che non sono oggetto della missione di Cagliari, per quello che ho potuto verificare, su cui concentreremo semmai altre riflessioni più approfondite.

  ELENA TESTOR. In merito alla missione di Cagliari uno dei temi che ho posto anche alla Ministra Lamorgese era conoscere i tempi di apertura del centro per i rimpatri, richiesto anche dai sindaci, proprio per permettere di rimpatriare in maniera più agevole le persone arrivate clandestinamente in Sardegna, ma non ho più avuto modo di sapere se questa risposta è stata data soprattutto a chi è interessato, quindi alle istituzioni. È una richiesta che abbiamo ricevuto per limitare gli sbarchi in Sardegna e sarebbe importante che la Ministra confermi l'apertura o comunichi le sue intenzioni in merito.
  La questione che più mi ha colpito è quella della mafia nigeriana, una mafia che si sta radicando sul territorio nazionale in maniera molto capillare, il che è preoccupante. È proprio di ieri la notizia che anche in Trentino sono stati arrestati trentacinque nigeriani facenti parte di questa organizzazione, la cui «professione» era proprio quella di spacciare. Si muovevano sui treni per arrivare a Trento (partivano da Verona, quindi dal Veneto), dove alcuni risiedevano, per spacciare, in più avevano pillole abortive che si pensa servissero per le prostitute.
  È un tema importante questo, come detto anche dal presidente Solinas, probabilmente legato anche a immigrazioni irregolari che noi dobbiamo in ogni modo contrastare trovando soluzioni anche dure, perché chi ne subisce i danni sono i nostri giovani. Ovuli come quelli trovati ieri a Trento sono venduti, da quanto si apprende dai giornali, per lo più a minorenni. È un fenomeno grave, ritengo che noi dobbiamo rispondere in maniera molto forte. Non so se sia anche il caso, come Comitato Schengen, di prevedere una missione in Trentino per incontrare il procuratore e acquisire informazioni.

  PRESIDENTE. In questi giorni sono state condotte delle brillanti operazioni, colgo l'occasione per complimentarmi e per ringraziare chi le ha portate a termine: le nostre forze dell'ordine e i nostri investigatori.

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  FRANCESCA GALIZIA. In merito al tema della mafia nigeriana stiamo già lavorando all'interno di questo Comitato con audizioni e approfondimenti. In particolare abbiamo audito il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Cafiero de Raho.
  A Bari in particolare, nella mia regione, ci sono stati ben trentadue arresti, in seguito a una brillante operazione, eseguita dalla procura di Bari e dalla polizia territoriale che, secondo me, hanno fatto un lavoro eccezionale. Quello che è emerso dalle ultime notizie è che si è riusciti a fare questa operazione anche attraverso le denunce degli stessi nigeriani presenti all'interno della struttura del CARA di Bari, perché pare che l'essere presenti in questa struttura fosse addirittura un elemento di vantaggio per poter arrestare tutte quelle persone che sono state effettivamente arrestate. La prima denuncia, infatti, è avvenuta attraverso delle donne vittime di violenza, poi è arrivata anche una lettera da parte degli immigrati presenti nel CARA che hanno denunciato il fenomeno. Gli stessi immigrati presenti nel CARA hanno comunicato l'orario in cui poter effettuare gli arresti perché sapevano in quale momento della giornata i soggetti erano all'interno del centro. Quindi è da apprezzare che chi vuole combattere la mafia non abbia un colore, non si possa fare una contrapposizione tra mafia bianca e mafia nera o bianchi e neri, perché la mafia nigeriana non fa altro che vendere un servizio e un prodotto (droga, prostituzione, carte di credito) che i bianchi purtroppo acquistano. Il problema è molto più complesso di quello appare.
  L'immigrazione incontrollata è un fenomeno che va gestito con attenzione, tuttavia da quello che emerge, e ci ha detto anche il Procuratore Cafiero de Raho, è che gli «ovulatori» non arrivano con i barconi, perché la droga è una merce preziosa: arrivano legalmente in aereo in Italia. Monitorando solo l'immigrazione clandestina, quindi, sicuramente non blocchiamo questo fenomeno e chi lavora in questo settore lo sa bene. Va fatto un lavoro di intelligence tanto nazionale quanto internazionale. Secondo me non è stato un caso che questa operazione sia stata fatta nella notte del 2 dicembre in cui ricorre la Giornata internazionale contro la schiavitù, perché la mafia nigeriana non fa altro che schiavi: la manovalanza che viene sfruttata non è altro che schiavitù.
  Mi è dispiaciuto non aver visitato prima il CARA di Bari, forse avremmo dovuto andarci come Comitato Schengen, perché, a quanto pare, c'erano già dei sentori o degli allarmi e forse, se fossimo andati, ce ne saremmo accorti anche noi. Tuttavia c'è da dire che chi ha indagato lo sapeva da tempo, è un'indagine lunga che si è avvalsa dell’intelligence.
  Presidente, secondo me il Comitato Schengen sta lavorando bene sul tema della mafia nigeriana e sarò contenta di riascoltare il Procuratore de Raho in merito.

  FLAVIO DI MURO. Sarebbe interessante, anche alla luce dei fatti di cronaca già evidenziati, se come Comitato – questa è la richiesta della Lega – potessimo fare una missione anche al CARA di Bari.

  PRESIDENTE. Prendiamo nota e tratteremo le richieste della senatrice Testor e dell'onorevole Di Muro in sede di ufficio di presidenza.

  CRISTIANO ZULIANI. Accolgo anch'io la richiesta della collega circa una visita al CARA di Bari, pur sapendo che lei si è già espresso su questo il 3 dicembre per proporre eventuali approfondimenti in Comitato, per cui la ringrazio per la sua attenzione. Ricordo che recentemente ci sono state operazioni di polizia sulla mafia nigeriana anche in quel di Teramo, a dimostrazione che il fenomeno è diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale. Nessuno è esente. Per questo è importante che la missione in Nigeria venga calendarizzata per completare il quadro e prendere decisioni per stimolare il Parlamento e il Governo su operazioni conseguenti.

  PRESIDENTE. Io vorrei ringraziarvi per il clima ordinato e disteso con cui affrontiamo Pag. 8 temi importanti e delicati, a differenza di quanto succede ogni tanto in altre sedi come l'Aula. Abbiamo posizioni differenti che però riusciamo a esprimere in modo assolutamente civile. Non ci sono altri interventi, pertanto dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 9.55.