XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 10 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Comunicazioni del presidente sulla missione a Varsavia presso l'Agenzia Frontex del 24 e 25 settembre 2019.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro per gli affari europei, Vincenzo Amendola:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 5 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 5 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Ravetto Laura (FI)  ... 10 
Perconti Filippo Giuseppe (M5S)  ... 10 
Zuliani Cristiano  ... 10 
Di Muro Flavio (LEGA)  ... 11 
De Luca Piero (PD)  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 12 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 12 
Ravetto Laura (FI)  ... 15 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 15 
Amendola Vincenzo , Ministro per gli affari europei ... 15 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 8.50.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti. Comunico che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Comunicazioni del presidente sulla missione a Varsavia presso l'Agenzia Frontex del 24 e 25 settembre 2019.

  PRESIDENTE. Desidero illustrare la relazione che abbiamo predisposto sulla missione svolta a Varsavia presso la sede dell'Agenzia Frontex il 24 e il 25 settembre scorsi.
  Comunico che una delegazione del Comitato, da me presieduto e composto dai deputati Filippo Giuseppe Perconti (Movimento 5 Stelle), Laura Ravetto (Forza Italia) e dal senatore Cristiano Zuliani (Lega), si è recato il 24 e il 25 settembre 2019 presso la sede dell'Agenzia Frontex a Varsavia nell'ambito dell'indagine conoscitiva «Gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e la tratta di persone».
  Scopo della missione era quello di conoscere da vicino i compiti e il modus operandi di Frontex, ossia della Guardia di frontiera e costiera dell'Unione europea. L'Agenzia, istituita con il Regolamento UE 2169624, sta per vedere implementate le sue funzioni non appena sarà approvata formalmente la riforma denominata EBCG 2.0. Appare opportuno ricordare che l'elemento saliente di tale nuovo regolamento è l'istituzione di un corpo permanente di diecimila guardie di frontiera, dotate di un proprio equipaggiamento tecnico.
  Ad accogliere la delegazione è stato il tenente colonnello della Guardia di finanza Emanuele Misiano, che ha illustrato il Progetto MAS (Multipurpose Aerial Surveillance) e la sala operativa di Frontex, attiva ventiquattr'ore su ventiquattro. Presso tale sala operano tre unità che si occupano di monitorare costantemente tutte le situazioni considerate sospette. In particolare, attraverso la piattaforma JORA vengono visualizzati su mappa geografica i cross-border crime che riguardano le attività criminali (non solamente il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma anche altri fenomeni criminosi, quali il traffico di stupefacenti, di armi, eccetera). Dai dati forniti si può vedere, ad esempio, che il numero dei rimpatri gestiti dall'Agenzia sono stati 13.729; gli arresti di trafficanti di esseri umani sono stati 1.157 e, sempre nel 2018, il numero complessivo di arresti per attraversamenti illegali dei confini esterni dell'Unione europea ammontano a circa 150 mila.
  Frontex visualizza in tempo reale gli spostamenti delle imbarcazioni attraverso un servizio aereo multiscopo denominato MAS ed effettua foto satellitari di natura ottica sintetica, nonché di tecnologia a raggi infrarossi. A tale scopo vengono impiegati sia droni che aeromobili, per il momento forniti dalla compagnia inglese Diamond Executive Aviation, compagnia privata che ha vinto il bando per la suddetta fornitura.
  Ciò posto, si evidenzia che le segnalazioni fatte da Frontex agli Stati sono in genere prefrontiera, ossia effettuate prima Pag. 3che le imbarcazioni siano in acque internazionali. Giova inoltre ricordare che questi avvisi sono immediatamente trasmessi agli Stati membri attraverso un collegamento diretto con il National Coordination Center. In Italia il Centro coordinamento nazionale del Ministero dell'interno si trova presso il Polo tuscolano della Polizia di Stato, dove dobbiamo andare – onorevole Sili – in missione. Ci stiamo organizzando.
  È stata poi illustrata la piattaforma EUROSUR, che permette di scambiare informazioni con gli Stati membri, come ad esempio: aspetti connessi ai controlli di frontiera; movimenti secondari intra Schengen; nonché lo scambio di informazioni con i Paesi terzi. In tal senso è stato sollevato da personale Frontex l'auspicio che le due piattaforme (JORA ed EUROSUR) vengano finalmente fuse o maggiormente integrate.
  Per quanto riguarda invece la cooperazione con Europol, la delegazione ha potuto apprezzare l'azione coordinata e la gestione condivisa dei dati.
  È stato altresì sottolineato dagli interlocutori come il ruolo di Frontex sia prevalentemente operativo, mentre quello di Europol soprattutto di analisi. Peraltro si ricorda che recentemente anche Frontex, al pari di Europol ed Eurojust, ha ottenuto uno status giuridico speciale sotto il profilo della privacy.
  Nell'ambito delle competenze di questo Comitato, l'Agenzia Frontex ha riportato alcune situazioni di interesse per l'Italia. Durante la visita è stato più volte rilevato che la rotta libica non presenta più una minaccia significativa, considerato l'enorme calo quantitativo avvenuto in seguito soprattutto all'azione efficiente delle motovedette libiche. È stato tuttavia evidenziato che, nonostante sia pressoché impossibile poter partire dalla Libia, la maggioranza delle ONG sia stanziata davanti a questo tratto di costa. È stato inoltre illustrato come il maggior numero dei migranti verso l'Italia arrivi dalla Tunisia e, in linea generale, questa tratta viene percorsa da piccole imbarcazioni che trasportano cittadini tunisini, prevalentemente in orari notturni. Per quanto riguarda l'Algeria, è stato evidenziato che le partenze avvengono solamente da Annaba verso la Sardegna, prefigurando l'esistenza di una rete criminale che organizza stabilmente questa tratta. Tuttavia è stata rappresentata la difficoltà di cooperare con lo Stato algerino e, pertanto, è stata suggerita un'azione alternativa di disincentivo delle partenze.
  Appare peraltro opportuno osservare che il contesto migratorio che desta maggiori preoccupazioni è quello riguardante la Grecia. A tal riguardo viene indicato che nelle isole greche si registra un aumento di flussi del 42 per cento, proveniente soprattutto dai Paesi mediorientali, che si muove pressoché liberamente verso la rotta balcanica.
  La delegazione è stata poi ricevuta dal direttore esecutivo dell'Agenzia, Fabrice Leggeri, insieme ai suoi più stretti collaboratori, elencati nella relazione. Inoltre, ad accompagnare la delegazione e presente a tutti gli incontri, l'ambasciatore italiano in Polonia, Aldo Amati, che tengo a ringraziare di cuore, e il prefetto Massimo Bontempi, direttore centrale immigrazione e polizia di frontiera.
  Il direttore Leggeri ha sottolineato sin dal principio che Frontex nasce con l'obiettivo di garantire il libero movimento all'interno dell'Unione europea, affermando che, affinché possa esistere Schengen, devono esserci frontiere esterne che funzionino correttamente. Pertanto ha voluto ricordare che l'attività di Frontex è di sorveglianza contro l'immigrazione clandestina e volta a favorirne i rimpatri, e in tal senso è stato apprezzato che, grazie al moderno livello tecnologico, sia stato possibile prevenire fenomeni di terrorismo.
  Nel corso dell'incontro la delegazione ha sollevato alcune perplessità circa il nuovo regolamento di Frontex, tuttavia il direttore Leggeri ha voluto garantire, per quanto riguarda il potenziamento del corpo permanente dell'Agenzia, che sarà rispettata la sovranità degli Stati, che avranno sempre il coordinamento di tutte le forze dell'ordine, al fine di proteggere le proprie frontiere. È stato altresì specificato che in Italia il Centro di coordinamento che gestirà la task force sarà a Catania, dove è già presente Frontex con l'operazione «Themis», oltre che a Pratica di Mare. Pag. 4
  Riconoscendo la finalità e l'importanza del tema trattato, a nome del Comitato Schengen ho invitato il direttore in un'audizione per approfondire e analizzare in generale l'azione svolta da Frontex. Il direttore esecutivo ha accettato l'invito e ha sottolineato come l'Italia sia la seconda nazionalità ad essere impiegata, dopo quella polacca, sotto il profilo del numero di dipendenti nell'Agenzia.
  È stata poi descritta l'attività svolta da Frontex relativamente ai rimpatri come un settore di supporto agli Stati membri. Con riguardo specifico a questo progetto l'Agenzia, soprattutto attraverso la predisposizione di voli congiunti e l'utilizzo di voli di linea, sostiene di poter agire in modo flessibile anche per l'acquisto di biglietti aerei.
  In ultimo, il direttore esecutivo ha fatto cenno alla recente bozza di accordo in esito al vertice di Malta, sottolineando come potrebbe considerarsi un primo passo verso il superamento del Regolamento di Dublino attraverso il concetto di «porto sicuro» e per una maggiore disciplina delle ONG, che devono obbligatoriamente rispettare le leggi statali. A tale riguardo è stata sottolineata l'esigenza di fare rispettare le regole SAR (search and rescue) alle ONG, ricordando che non è consentito compiere operazioni per attrarre i migranti, come segnalare la propria presenza mediante l'invio di segnali luminosi. Sotto questo profilo l'Agenzia ha potuto confermare che la sua azione si svolge anche nei confronti delle navi ONG, i cui spostamenti vengono costantemente monitorati e trasmessi agli Stati membri e alle autorità competenti.
  Infine è necessario comunicare che Frontex ha altresì rilevato la poca trasparenza delle ONG sotto il profilo dei finanziamenti, sottolineando inoltre l'azione di pull factor (di attrazione) dei messaggi politici di apertura/chiusura dei porti. A tal riguardo l'Agenzia ha rappresentato schematicamente tre fattori che concorrono per determinare l'entità dei flussi migratori. Il primo fattore è rappresentato dalla presenza di assetti militari e civili. Sussiste una relazione diretta tra la presenza di assetti e volume dei flussi migratori. In particolare, in seguito alla presenza delle ONG nel Mediterraneo, c'è stata una crescita esponenziale degli arrivi. Sotto questo profilo si è ricordato che numerose interviste rilasciate dai migranti hanno attestato il contatto telefonico diretto tra gli scafisti e le ONG, finalizzati all'accordo sul luogo e sull'ora dell'incontro tra le imbarcazioni. Nonostante ciò è stato altresì specificato che tali interviste devono essere protette dall'anonimato e non possono essere sufficientemente considerate dalle autorità giudiziarie. Il secondo fattore è costituito dall'azione dell'autorità statale del luogo da cui partono i migranti. In questo caso è stato esposto un importante cambiamento avvenuto in seguito al riconoscimento libico della zona SAR. Come è noto, infatti, con l'attribuzione della responsabilità di pattugliare le coste di propria competenza è stato ridotto esponenzialmente il numero delle partenze. Il terzo fattore riguarda la politica migratoria degli Stati. È stato osservato come le decisioni degli Stati siano fondamentali per incentivare o meno le partenze dall'Africa. A tal proposito è stato illustrato il radicale cambiamento avvenuto in Italia con la politica dei porti chiusi, che ha indotto la maggioranza di migranti a non partire o a cambiare rotta dirigendosi verso la Spagna. Al contrario, è stato altresì evidenziato come dal mese di settembre è nuovamente aumentato il numero degli arrivi sul territorio italiano, come è possibile vedere nei grafici che sono in distribuzione. Sulla scia dei dati forniti si è quindi rilevato che l'accordo di Malta potrebbe agire come un pull factor, poiché garantisce un porto sicuro anche per i migranti economici, a condizione soprattutto che ci siano le ONG o altri assetti pronti ad intercettarli e che le autorità libiche non svolgano quell'efficace attività di prevenzione che stanno operando fino ad oggi.
  La delegazione ha poi incontrato il Segretario di Stato presso il Ministero dell'interno, che ha evidenziato gli ottimi rapporti tra Italia e Polonia. Ha ribadito l'importanza di assicurare il migliore controllo alle frontiere esterne per garantire la sicurezza nazionale. Ha infatti sottolineato come siano gli Stati nazionali a dover conservare la sovranità sulla protezione Pag. 5 delle proprie frontiere, anche alla luce della riforma di Frontex. Ha quindi osservato come la collaborazione con i Paesi terzi da cui partono i flussi migratori debba essere valorizzata, ed è stata altresì apprezzata la cooperazione tra Polonia e Italia all'interno di Europol per il contrasto della criminalità organizzata.
  Con riferimento al vertice di Malta, il Viceministro ha rilevato come le decisioni debbano essere assunte in modo condiviso a livello di Unione europea, sottolineando il difficile compito di Italia e Polonia in quanto Stati di confine. In ultimo ha auspicato un maggior collegamento tra i nostri Paesi, soprattutto per incentivare il turismo e lo scambio commerciale.
  Il giorno successivo, 25 ottobre, ci sono stati altri incontri con il sistema Italia e qui rimando alla relazione che è stata distribuita e che depositiamo agli atti.

Audizione del Ministro per gli affari
europei Vincenzo Amendola.

  PRESIDENTE. Rinnovo il benvenuto al Ministro Amendola. Avverto che la pubblicità dei lavori prosegue mediante attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del ministro Amendola, nell'ambito dell'indagine conoscitiva «Gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento all'attualità dell'accordo di Schengen, nonché al controllo e alla prevenzione delle attività transnazionali legate al traffico di migranti e alla tratta di persone».
  È stato richiesto da questo Comitato al Ministro un approfondimento sul tema al fine di avere un inquadramento in merito alle iniziative in essere o che a riguardo saranno avviate in ambito europeo. La parola al Ministro, prego.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Grazie, presidente. Saluto il presidente e saluto voi tutti commissari per questa possibilità che cercherò di svolgere rimanendo nell'arco delle mie competenze, perché su questa materia insistono altri Ministeri e quindi la priorità che io cercherò di indicare è in riferimento all'oggetto dell'invito del presidente, che ancora ringrazio.
  È un'opportunità per me importante, anche perché siamo nel quadro di una riforma degli strumenti relativi all'Unione europea e alle sue dotazioni di risorse normative per quanto riguarda il tema delle migrazioni.
  La mia premessa generale è proprio questa: noi viviamo in un periodo di formazione di una nuova Commissione – come sapete sono in corso le audizioni che determineranno poi il voto finale del 23 ottobre, ed è un periodo in cui la formazione della Commissione, insieme al quadro delineato dall'agenda strategica e dal quadro pluriennale di bilancio, indica che c'è una nuova configurazione non solo dei negoziati tra gli Stati dell'Unione europea, ma anche di quelli determinanti per definire le politiche strumentali e funzionali all'Unione europea nei prossimi anni.
  Il fenomeno migratorio è un tema centrale dell'agenda europea ed è di natura trasversale nell'ambito delle politiche dell'Unione stessa. Nel discorso di apertura della seduta plenaria (quando si inaugura un Governo c'è un discorso di presentazione) noi facciamo base per discutere con la nuova Commissione proprio sul discorso di Ursula von der Leyen (il 16 luglio 2019), in cui si disse chiaramente di lanciare un nuovo patto tra i Paesi dell'Unione europea per le migrazioni e l'asilo, e si sono indicate come priorità nel settore della migrazione e dell'asilo le seguenti tematiche: la riduzione della migrazione irregolare; il contrasto al traffico di esseri umani; la salvaguardia e la riforma del diritto di asilo con il miglioramento delle condizioni dei rifugiati, anche istituendo – disse la Presidente della Commissione – corridoi umanitari europei in stretta collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La Presidente von der Leyen ha poi prefigurato la riapertura della discussione sulla riforma del sistema di Dublino; ha ricordato l'importanza del rafforzamento dell'Agenzia europea della guardia Pag. 6di frontiera e costiera (Frontex); ha evidenziato la necessità di un aggiornamento del sistema europeo comune di asilo e sottolineato il bisogno di solidarietà e aiuto reciproco da parte di tutti gli Stati, in particolare di trovare un nuovo modo per condividere gli oneri; ha richiamato la necessità di maggiore cooperazione con i Paesi di origine e di transito.
  Questo è il quadro di partenza. La Presidente della Commissione, presentandosi al Parlamento, ha illustrato questo schema di azione come Commissione (e le audizioni dei commissari sono seguite in questa determinazione) e su questo il Governo italiano e il Parlamento italiano ovviamente devono trovare non solo – io credo – negli spunti principali una condivisione, ma devono trovare anche il quadro su cui il vostro e il nostro lavoro deve entrare nelle specificazioni: deve realizzare se queste parole sono anche un impegno non solo retorico narrativo, ma sono sostanza di un cambio. Per questo io credo (questo è il mio lavoro, ma è anche il mio limite) che stiamo delineando sulla gestione delle migrazioni un'azione su più livelli, su più dimensioni che riguardano più Ministri, che io sono sicuro voi audirete, in modo da avere anche la loro impressione sul tema del loro operato quotidiano. Innanzitutto più dimensioni significa la gestione dell'emergenza: soccorsi in mare; gestione degli sbarchi; meccanismo di redistribuzione dei migranti. Poi c'è il tema di seconda dimensione, che è parallelo, ed è il rafforzamento delle politiche europee per la verifica dei diritti di asilo e la gestione dei rimpatri. Poi c'è il terzo elemento, in un cerchio concentrico, della proiezione esterna dell'Unione: le forme di partenariato politico con i Paesi di origine per i rimpatri, ma anche una logica di cooperazione rafforzata per lo sviluppo economico. Io ritengo che in questo ambito di più dimensioni e di più livelli di azione dobbiamo trovare delle soluzioni strutturali. È tempo di uscire da un dibattito emergenziale tra i Paesi dell'Unione europea; guardare oramai un'esperienza che è stata negli ultimi anni molto dolorosa per alcuni Paesi (soprattutto Spagna e Italia nella rotta centrale e la Grecia); e avere una politica che questa nuova Commissione, con gli Stati membri, deve garantire in una formula strutturale. Una soluzione strutturale, cioè rispondere a un fenomeno che sarà comunque costante (è un fenomeno strutturale della nostra epoca globale), che deve vedere un'alleanza come quella dell'Unione europea discutere un sistema di sicurezza e solidarietà per gestire un fenomeno che – noi sappiamo – è basato su molteplici fattori, non ultimo – come diceva anche il presidente – su uno squilibrio demografico tra continenti. Noi ovviamente guardiamo sempre all'Africa e alle sue dimensioni demografiche perché più vicine a noi, ma calcoliamo che il 53/55 per cento della popolazione nei prossimi vent'anni verrà dall'Asia e, se andiamo a leggere le dinamiche anche degli sbarchi di quest'anno in Italia, vediamo che tra le prime comunità non c'è solo la Tunisia (la prima), ma c'è il Pakistan, il Bangladesh che nella rotta balcanica (quella che arriva dalla Grecia) è una delle costanti precipue. Quindi noi guardiamo a questo fenomeno e lo dobbiamo guardare da alleanza, uscendo dalla logica emergenziale e costruendo una strumentazione che sia strutturale.
  Affrontare la questione del vicinato meridionale e della gestione integrata dei flussi migratori significa anche agire sul piano della proiezione esterna dell'Unione, quindi noi dobbiamo riconfigurare l'utilizzo delle risorse per quanto riguarda l'Unione, ma ricostruire anche una proiezione. Sarà molto importante anche il ruolo della politica estera e dell'Alto commissario Borrell, perché, soprattutto per quanto riguarda la fascia del Maghreb o del Sahel, noi sappiamo che i fenomeni sono strettamente collegati anche a una questione politica che si determina nei vari Paesi. La Libia è il caso purtroppo più eclatante, perché da aprile scorso vi è un conflitto interno in quel Paese che determina una destrutturazione delle già carenti strutture statali o il caso della Tunisia, in cui è in corso l'elezione del Presidente della Repubblica, dopo la morte del compianto presidente Essebsi, e l'elezione che deve rifare il quadro legislativo, determinando anche carenze di struttura. Il caso dell'Algeria è un altro che Pag. 7da alcuni mesi è dentro una fase di transizione da un sistema politico a un altro.
  In quest'ottica, quindi, noi dobbiamo discutere all'interno dell'Unione europea sulle tre dimensioni che vi dicevo, mettendo insieme una riforma dei nostri meccanismi di gestione per dare una condivisione comprensibile a tutti gli Stati e costruendo confidenza tra tutti gli Stati sulla strumentazione, e una proiezione esterna che si deve ricostruire con una forza non estemporanea. Ci fu un grande vertice nel 2017 in Costa d'Avorio tra Unione europea e Unione africana; sappiamo che alcune di quelle determinazioni che si realizzarono lì, nel prosieguo del tempo, non si sono purtroppo realizzate, ma era un meccanismo per tenere insieme – come si dice in un linguaggio europeo «fare i compiti a casa nostra» –, quindi dentro l'alleanza, e la proiezione per i Paesi di origine o di transito, in cui altri soggetti devono contribuire: non solo le Nazioni Unite e le sue agenzie, ma anche, nel caso del continente nostro fratello, che sarà determinante per il prossimo secolo (l'Africa), le sue strutture istituzionali regionali o subregionali, a partire dall'Unione africana. Quindi soluzioni strutturali significa rispondere a un fenomeno epocale in maniera coerente e condivisa; significa un percorso rigoroso di politica modellata su più livelli e basata su un approccio non emergenziale ma organico, che affronti la questione nel suo complesso.
  Io condivido l'ispirazione – ne abbiamo parlato in una sede non ufficiale con il presidente – di guardare bene qual è la nostra strumentazione, perché spesso, quando si discute a casa nostra, si discute solo delle funzionalità dello Stato italiano e delle sue capacità, senza poi entrare nel merito delle strumentazioni europee che andrebbero ben guardate. E in una fase di discussione del bilancio pluriennale a maggior ragione vanno guardate, perché – come sapete – con il quadro finanziario pluriennale che la Commissione e la Presidenza finlandese vorrebbero approvare da qui a dicembre (o nei prossimi mesi con la Presidenza croata), noi dobbiamo discutere, come si fa in Italia, della legge di bilancio, quindi quanto investiamo sulle politiche strutturali.
  Con il quadro finanziario 2021-2027 ci sono delle novità che interessano. Io spero che questa Commissione, anche in un dialogo con il mio Ministero, possa continuare a lavorarci, perché si riconosce per la prima volta la necessità di dotarsi di una politica migratoria più strutturata con risorse sufficienti. Altra priorità nell'ambito del negoziato è rappresentata dall'assegnazione di risorse adeguate e gestione del fenomeno migratorio con particolare riferimento alla dimensione esterna, che significa investire la collaborazione con i Paesi di origine e transito.
  Qual è questa nuova strumentazione? Su questo tema io invito il presidente e i commissari a un po’ di attenzione, perché è la novità. Su questo noi in questa fase dobbiamo incidere, perché è una fase negoziale. L'obiettivo della proposta della Commissione è ricondurre ad unità le linee di finanziamento precedentemente utilizzate attraverso uno strumento per il vicinato: lo sviluppo e la cooperazione internazionale. L'acronimo che si usa per questa nuova progettazione è NDICI, che è uno strumento che rimette insieme tutte le linee che venivano utilizzate e costruisce un meccanismo dell'Unione europea sulla proiezione esterna, quindi il rapporto con i Paesi che sono interessati con noi dai flussi migratori, ma ricostruisce e mette insieme anche le risorse, che spesso venivano divise, venivano settorializzate e venivano anche utilizzate in diversi vincoli privi di efficacia. Su questo si sta sviluppando il negoziato, perché all'interno dello strumento è evidente che, se noi definiamo una gestione efficace multilivello del fenomeno migratorio, ci saranno risorse per la proiezione esterna, ma quello che vorremmo (e in questo negoziato si sta discutendo, si sta partendo da una base del 10 per cento su 89 miliardi) è una dotazione fissa sulla gestione del fenomeno migrazione. Detto ancora più in maniera brutale: se noi comprendiamo in uno strumento solo la proiezione esterna, quindi il rapporto con i Paesi (che significa politica estera, politica di cooperazione), su cui insistono anche delle condizionalità che si stanno discutendo, perché ovviamente alcuni Paesi sottolineano Pag. 8 che l'aiuto dello strumento di cooperazione deve essere anche finalizzato al rispetto di alcuni criteri interni o bilaterali, ma all'interno di questo meccanismo noi – e qui il negoziato – stiamo costruendo (si parla di una base 10 per cento delle risorse) un meccanismo che sia direttamente finalizzato alla gestione efficace e multilivello del fenomeno migratorio.
  Lo strumento (NDICI) andrà a integrare, in un'ottica di razionalizzazione e maggiore efficienza delle risorse, alcuni strumenti per l'azione esterna che vengono superati, tra i quali: il Fondo europeo di sviluppo, che attualmente non rientra nel bilancio; lo strumento europeo di vicinato e lo strumento di cooperazione allo sviluppo. Una volta in vigore, quindi dopo questo negoziato, dovrebbe costituire lo strumento principale dell'Unione europea per promuovere la cooperazione con i Paesi extra UE (del vicinato e non) e comprenderà un quadro di investimenti per l'azione esterna, volto a reperire risorse finanziarie per lo sviluppo sostenibile del settore privato.
  In materia di immigrazione non possiamo poi prescindere da un'esigenza ovviamente di solidarietà tra gli Stati membri dell'Unione Europea, che non si è realizzata fino adesso, anche perché la strumentazione su cui abbiamo insistito era per alcuni versi emergenziale. Quando c'è una logica emergenziale, è complicato anche determinare fenomeni di associazione tra gli interessi nazionali. Nell'Unione europea ci sono ventisette interessi nazionali che si configurano. Per trovare una base di solidarietà conveniente, efficace, che determina anche un'azione, la cosa migliore è (e questa è la visuale del negoziato) determinare uno strumento concordato.
  Noi sappiamo anche che molti obiettivi politici sono trasversali: sono trasversali alcuni elementi che riguardano più precisamente: il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla proiezione esterna e sulla cooperazione; del Ministero dell'interno l'affermazione del percorso di quello che viene dal passato e di quello che si sta implementando adesso dai vertici di La Valletta, l'ultima riunione del GAI (del Consiglio di giustizia e affari interni) di ieri in Lussemburgo.
  Per quanto riguarda invece più precisamente la mia competenza, oltre a questo negoziato per la costruzione dello strumento che vi indicavo (NDICI) c'è il tema di Frontex. Ho sentito la relazione del presidente, la leggerò molto bene, mi ha parlato di questo viaggio e su questo tema credo che bisogna riflettere insieme. Frontex è un preciso elemento delle negoziazioni di bilancio. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto, nel marzo di quest'anno, un accordo sulla revisione del suo regolamento istitutivo. Primo punto.
  Il secondo punto che riguarda più il nostro lavoro è una riforma che sia legata alla strumentazione di risorse economiche, e su questo – lo dico in maniera molto diplomatica e molto rispettosa – trattandosi di soldi pubblici, io cerco sempre di ragionare sull'efficientamento dello strumento, ma anche delle risorse che mettiamo, perché in una nuova ricostruzione della normativa si costruisce un nuovo strumento (NDICI) dove ci saranno delle risorse, si fa una discussione in termini di bilancio: è ovvio che, allo stesso tempo, le altre strutture, presenti e indicate nella gestione come Frontex, nel momento del rifinanziamento vanno ridiscusse rispetto alla funzionalità. Per attuare la riforma dell'Agenzia è previsto un finanziamento aggiuntivo di 141,1 milioni di euro al budget stanziato rispetto al periodo 2019-2020, nell'ambito del corrente quadro finanziario pluriennale. In generale i costi totali del mandato attuale e di quello futuro dovrebbero ammontare a 778,7 milioni di euro per il periodo 2019-2020 e di 9,44 miliardi per il periodo 2021-2027, cioè per il quadro pluriennale di bilancio.
  Voi sapete che l'Italia, insieme a Spagna e a Slovenia, ha votato contro l'approvazione del testo di compromesso raggiunto a conclusione del negoziato. La riforma introduce nuove capacità per l'Agenzia, in particolar modo con la creazione di un corpo permanente, l'acquisizione di equipaggiamenti propri, il potenziamento del mandato e la definizione di nuove attività. Su questo noi dobbiamo fare una riflessione, Pag. 9 e la riflessione cade proprio nel momento centrale (quello del rifinanziamento): si va a congiungere l'accordo sulla revisione del suo regolamento istitutivo e si va a dover riflettere sui dubbi sull'efficacia dello strumento, a fronte di costi così elevati. 9,44 miliardi nel bilancio significa anche una bella partecipazione italiana a questo bilancio. E si discute anche sull'efficacia che tale potenziamento avrà sulle frontiere marittime. Infatti in quest'ultimo caso un rafforzamento dell'Agenzia rischia di non avere effetti di deterrenza o di controllo dei flussi migratori, ma di produrre semplicemente una rafforzata gestione degli sbarchi nello Stato membro di primo approdo. E dato che noi siamo tra quei Paesi che vogliono fortemente la riforma del Regolamento di Dublino, che la Commissione nel discorso del 16 luglio ha presentato, dovremo far combaciare questa riflessione (che non è teorica, ma è politica, tecnica e diplomatica) proprio nel momento in cui andiamo a fare lo stanziamento di risorse.
  L'accordo tra Parlamento e Consiglio non include, peraltro, alcune rilevanti novità che figuravano nella proposta originaria della Commissione, come il ruolo di Frontex nei Paesi terzi. Per esempio è stata eliminata la possibilità per l'Agenzia di effettuare rimpatri tra Stato terzo e Stato terzo. Nella mia esperienza attuale e al Ministero degli affari esteri, e guardando anche i dati dell'anno scorso, sappiamo benissimo che alcune organizzazioni internazionali, come l'UNHCR e l'Organizzazione internazionale dei migranti, effettuano rimpatri volontari proprio in alcuni casi dalla Libia. Noi sappiamo benissimo che dalla Libia è partito costantemente e non si è mai interrotto un rapporto di corridoi umanitari con voli diretti per richiedenti asilo o persone vulnerabili. Sono dei meccanismi che permettono innanzitutto di combattere il traffico di esseri umani e di trafficanti di esseri umani (forma di schiavitù moderna che dobbiamo stroncare), ma allo stesso tempo, per le persone che hanno chiaramente diritto all'asilo e alla protezione umanitaria, i corridoi umanitari (funzionanti regolarmente negli ultimi due anni) dalla Libia all'Italia o i rimpatri volontari che vengono effettuati anche in Libia dall'OIM e dall'UNHCR (credo che la prospettiva temporale sia oltre le cinquantamila persone negli ultimi anni) siano un qualcosa che noi dovremo valorizzare. Nella ridiscussione di Frontex, se si elimina questa possibilità come europei, quindi non demandando solo alle organizzazioni internazionale di farlo, credo che una riflessione bisognerebbe farla, soprattutto se stiamo parlando di una dotazione economica ingente e quantificabile.
  Va riconosciuto comunque che sono stati apportati miglioramenti alla proposta originaria della Commissione, in particolare relativamente al rispetto della sovranità nazionale. Viene infatti riaffermato il principio del consenso dello Stato membro rispetto alle diverse forme di intervento che l'Agenzia potrà effettuare negli Stati membri, nell'ambito del proprio ruolo di supporto alla protezione delle frontiere esterne. Tuttavia – come detto – la politica dell'Unione europea sulle migrazioni deve avere un approccio multidimensionale, di cui Frontex è un aspetto (costoso, con un budget rilevante) che va analizzato.
  In questo contesto – e ringrazio il presidente – sono disponibile, non solo per questa audizione, ma per il prosieguo del negoziato, a lavorare con voi per analizzare queste novità. Le novità sono: la riforma della strumentazione complessiva dell'Unione europea; la riforma della strumentazione in termini di risorse economiche che servono a rendere efficiente questo lavoro, in un'ottica anche di cooperazione con i Ministeri che sono in questo campo più determinanti (affari esteri e interni). Se noi mettiamo insieme l'NDICI, questa nuova programmazione, il negoziato sul bilancio, la riforma dell'asilo, la riforma di Dublino – come è stato annunciato dalla Commissione e anche una revisione di Frontex nel quadro pluriennale dell'impegno, credo che anche le vostre aspettative o le vostre sottolineature, presentate nell'ultima visita in Polonia, possano trovare delle risposte un po’ più precise.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Ci sono già degli iscritti ad intervenire che invito Pag. 10alla sintesi, per favore. Onorevole Ravetto, prego.

  LAURA RAVETTO. Grazie, presidente. Saluto e ringrazio il Ministro per questa relazione molto esaustiva. Io ho avuto qualche minuto di ritardo, spero di non farle delle domande su cui ha già risposto. Se così fosse, non si preoccupi a dirmi che ha già risposto: leggerò il resoconto.
  Rapidamente tre domande. La prima è attinente a questo Comitato, perché è relativa ai potenziali flussi migratori e alla sua posizione riferita alla situazione della Turchia rispetto all'attacco ai curdi: secondo lei questo tema – io lo spero – verrà affrontato nel prossimo Consiglio e quale sarà la posizione europea? Da una parte abbiamo visto le sanzioni nei confronti della Russia per un attacco, quindi le chiedo: ritiene che andrebbe sanzionata la Turchia per questa situazione e ritiene che a questo punto i negoziati per un avvicinamento della Turchia all'Unione debbano essere chiusi?
  Seconda domanda, relativa all'accordo di Malta. Sono certa che i colleghi, soprattutto della Lega, saranno più esaustivi di me, quindi io le chiedo solo di spiegarci esattamente la vincolatività di questo accordo. Quello che non siamo riusciti a capire, anche nella missione, è se si tratti di un accordo volontario, se è relativo a quattro Paesi, se si estenderà e se passerà per il Consiglio.
  Ultima domanda, relativa a Schengen. Due anni fa, un anno fa, venne presentato un documento a mio avviso preoccupante, perché io sono una fan dell'accordo di Schengen, io credo che la libera circolazione tra i confini interni sia una conquista fondamentale dell'Occidente: un documento dove incredibilmente capofila era la stessa Germania, in cui si chiedeva una limitazione dell'accordo di Schengen perché ci si trovava di fronte all'impossibilità di modificare il Regolamento di Dublino; pertanto le chiedo se questo Governo ha fatto passi avanti nella modifica del Regolamento di Dublino anche per salvaguardare l'accordo di Schengen e se questi documenti di ristrettività sono stati abbandonati o se qualcuno non stia pensando di porre dei limiti ai confini francesi in modo da farci diventare un Paese «imbuto».

  FILIPPO GIUSEPPE PERCONTI. Grazie, Ministro, per la sua relazione esaustiva. In parte ha già risposto alla mia domanda. Io ho partecipato con il presidente alla missione di Varsavia e, per dare dei numeri alle sue affermazioni, il budget che aumenterà per Frontex sarà di 1,3 miliardi per il periodo 2019-2020, fino ad arrivare a 11 miliardi per il periodo 2021-2027; ci sarà l'assunzione di circa diecimila agenti che verranno reclutati all'interno delle forze dell'ordine degli Stati membri; saranno previste delle sanzioni per la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne all'area Schengen, in caso di mancata attuazione da parte dello Stato membro e delle raccomandazioni all'Agenzia, c'è la preoccupazione che diventi la prima vera forza di polizia europea. Vorrei capire la sua posizione e qualche altra considerazione in merito.

  CRISTIANO ZULIANI. Approfitto, a costo di risultare pedante, della presenza del Ministro per gli affari europei, Amendola. L'ho già fatto durante la scorsa audizione con il Ministro della giustizia, Bonafede. Faccio presente che in quel di Lampedusa, anche a seguito dell'indagine fatta dal nostro Comitato in loco, è risultato che l'imbarcazione con il personale della nostra Guardia di finanza è stata vittima di uno speronamento (il presidente Zoffili mi ha corretto precisando che non si è trattato di uno speronamento, ma di uno schiacciamento, come dichiarato dal personale militare); visto che la capitana Carola Rackete è stata accolta con applausi da una parte del Parlamento europeo, gradirei una sua presa di posizione, visto che è andata contro le nostre leggi, mettendo in pericolo il nostro personale della Guardia di finanza.
  Per quello che riguarda l'accordo di Malta ricordo (leggo da agenzie ANSA) che l'8 ottobre Francia e Germania si sono espresse circa la redistribuzione, e leggo testualmente per quanto riguarda la posizione della Danimarca: «Migranti. Su ridistribuzione distanze tra Italia e Danimarca. Premier danese: “Noi non siamo favorevoli a redistribuzione”». «Germania. Migranti, Seehofer: “Stop al meccanismo se diventano migliaia”». Visto che lei intrattiene Pag. 11rapporti con gli altri Paesi europei e con la Comunità europea, vorrei una sua impressione su questo.
  L'Italia, con questo nuovo Governo, rivendica il fatto, finalmente, di avere voce in capitolo. In realtà, anche a seguito della missione in Polonia di Frontex, ho constatato che il personale dirigenziale dell'Agenzia è europeo: un portoghese, uno spagnolo, un greco, un lituano (per i richiedenti asilo che arrivano dall'Ucraina); la Polonia ha sedi dell'Agenzia Frontex; ci sono tre direttori tedeschi e due francesi: l'Italia è fuori. Per cui l'Agenzia Frontex ha sede in Polonia, l'Italia, che è il Paese maggiormente coinvolto nella lotta all'immigrazione, non ha nessuna rappresentazione. Secondo me è questa un'altra voce che indica il fatto che l'Italia conti poco a livello europeo anche sul fronte immigrazione.

  FLAVIO DI MURO. Grazie, presidente. Tre questioni rapide. Signor Ministro, lei ha citato quattro volte il termine «strutturale», le leggo cosa c'è scritto nell'accordo di Malta. So che lo ha firmato il suo Presidente del Consiglio, lo rileggiamo insieme. «Il presente meccanismo rappresenta un progetto pilota valido per un periodo non inferiore a sei mesi e rinnovabile, previo accordo delle parti interessate, ovvero risolto in caso di uso improprio da parte di terzi. Qualora il numero di soggetti ricollocati entro il semestre aumentasse notevolmente, gli Stati membri partecipanti si riuniranno immediatamente. Durante le consultazioni l'intero meccanismo potrebbe essere sospeso».
  Questo ha firmato il suo Presidente del Consiglio in rappresentanza di tutti noi: lei ritiene che questo accordo sia strutturale? Lei ritiene che questo accordo sia efficace? Come ha detto il mio collega capogruppo della Lega, abbiamo visto già l'adesione di pochi Paesi e quindi rischiamo di sottoscrivere un qualcosa, a cui sono seguite anche dichiarazioni di enfasi – non so se sue, ma sicuramente di tanti suoi colleghi Ministri – che finalmente passiamo da una situazione emergenziale a un nuovo dialogo in Europa, che vede un incremento costante di sbarchi e, ahimè, anche di morti in mare. Su questo vorrei un suo pensiero.
  Seconda questione: Schengen, visto che siamo il Comitato competente. Ha ragione l'onorevole Ravetto, c'è una nuova Commissione europea, c'è un nuovo Governo in Italia, in giro per l'Europa i vari Paesi unilateralmente decidono ogni sei mesi, a scadenza alternata, di sospendere l'accordo di Schengen e in questo contesto l'Italia ovviamente è penalizzata: anche alla luce della domanda che le ho fatto prima e dell'incremento dei flussi verso il territorio nazionale, non è forse il momento che l'Italia prenda posizione nelle assise europee, visto che ci sono anche tentativi di riforma di Schengen, non solo di Dublino, e si preveda quantomeno una concertazione tra Paesi confinanti, prima di prendere delle decisioni che possono anche degenerare in situazioni di incolumità o di ordine pubblico nelle situazioni di confine italiane? A cosa serve l'Europa, se non si occupa di questo? Io immagino che lei, visto che è diventato Ministro degli affari europei, sia un convinto europeista, ma la mancata attuazione di Schengen è proprio la morte dell'Europa, quindi mi convinca che l'Europa possa ancora esistere su questo aspetto in particolare.
  La terza e ultima questione ha destato molto clamore nell'opinione pubblica. Io le chiedo formalmente di prendere una posizione – se può farlo nel suo intervento di risposta – rispetto alla volontà del nuovo Governo di ratificare il Trattato di Caen. Io ero tranquillo con il Governo precedente che non avremmo mai ratificato in Parlamento, quantomeno con il mio voto, questo trattato così nefasto per l'Italia, mi auguro delle parole chiare da mettere a verbale da parte sua, Ministro.

  PIERO DE LUCA. Ringrazio il Ministro per la disponibilità e l'esaustiva relazione. Mi ricollego ad alcune domande rivolte dai colleghi commissari, però credo sia giusto fare un passo indietro, perché ci troviamo oggi in una situazione politica estremamente complessa, dettata dal fatto che dobbiamo recuperare quattordici mesi di tempo perso in Europa. Quattordici mesi nei quali il precedente titolare del Viminale non ha prodotto i risultati che la sua propaganda politica avrebbe portato a immaginare. I rimpatri Pag. 12 sono stati inferiori a quelli effettuati dai governi Gentiloni e Renzi; nessun accordo di rimpatrio è stato stipulato dal nostro Governo negli anni precedenti che potesse agevolare la ridistribuzione e il rimpatrio; i seicentomila irregolari che dovevano essere espulsi non sono stati espulsi. Tanta propaganda, poca presenza sui tavoli europei e nessun risultato. Senza ulteriormente accentuare la polemica, noi siamo tutti qui a ragionare su come tutelare innanzitutto il sistema di Schengen, perché questo Comitato si occupa di quello, e io credo che dobbiamo lavorare tutti insieme per portare a casa finalmente la riforma di Dublino.
  Aggiungo un'ulteriore considerazione. Durante l'audizione del Ministro dell'interno, Lamorgese, la settimana scorsa nelle Commissioni riunite Camera e Senato si è posto un tema: la modifica da un punto di vista giuridico della procedura che potesse portare alla modifica di quello che – mi permetto di ribadire in questa sede – non è il Trattato di Dublino, come purtroppo spesso si sente dire nel dibattito pubblico, ma è semplicemente un Regolamento dell'Unione europea la cui modifica è soggetta a procedura legislativa ordinaria. Vorrei mettere a verbale (qui abbiamo uno dei massimi esperti a livello europeo) che in realtà la modifica del Regolamento di Dublino non richiede l'unanimità, come pure il precedente Governo nel vertice del 28 giugno 2018 aveva accolto da un punto di vista politico, ma richiede semplicemente una maggioranza qualificata, ai sensi del Trattato. Quindi ritengo opportuno che il nostro Governo lavori per trovare le alleanze giuste, perché non è necessario un voto unanime in Consiglio per modificare Dublino: è necessario trovare le alleanze giuste, gli alleati giusti. Forse con questo nuovo Governo abbiamo la possibilità, attraverso il recupero di alleanze con partner storici del nostro Paese, di arrivare a un risultato che qualche forza politica dichiara di voler raggiungere, ma poi nei fatti (vediamo il voto al Parlamento europeo sul mandato al Consiglio per la modifica del Regolamento di Dublino) si comporta in maniera differente.
  Io credo si stiano facendo dei passi avanti importanti. Se questo accordo di Malta o l'accordo raggiunto in Lussemburgo nelle scorse ore prevede già un meccanismo strutturato, il lavoro politico sul quale si sta andando credo sia quello di raggiungere finalmente una modifica del Regolamento di Dublino che vada nel senso di prevedere una redistribuzione strutturata, permanente dei migranti o dei richiedenti asilo che giungono sulle coste del nostro Paese. Ma non vi è altra soluzione che il dialogo, il ritrovare partner storici del nostro Paese per poter raggiungere questo risultato. L'isolamento non produce sicuramente alcun risultato.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, do la parola al Ministro per le risposte.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Grazie, presidente. Risponderò a tutte le questioni e spero di farlo senza entrare in polemiche politiche, perché quelle abbiamo tanto tempo per farle. Oggi vorrei concentrarmi su strumenti di lavoro per lavorare insieme. Io, lo ripeto, sono disponibile a tornare per fare anche un upgrade delle vicende e suggerisco un vostro viaggio a Bruxelles per vedere tutti i negoziati come procedono.
  Noi abbiamo, a livello di Parlamento europeo, una Cabina di regia, presieduta dal presidente Tajani, che abbiamo già riunito due volte e mette insieme tutti i capigruppo dei vari gruppi, dove lavoriamo molto bene perché ci riuniamo e discutiamo di interessi nazionali a Bruxelles. Io vi invito ad essere presenti lì, perché qui ce ne possiamo dire di tutti i colori, però poi si decide in quella sede. Vi invito, quindi, ad avere questo approccio, che è quello che diceva adesso l'onorevole De Luca: noi possiamo discutere tanto, ma sappiamo che sulla strumentazione strutturale della gestione dei flussi migratori (irregolari o regolari) non abbiamo come Unione europea un consesso e un consenso che ci permetta di lavorare in sicurezza e tranquillità.
  Io non ho problemi ideologici con nessuno, anzi andrò in Ungheria ben presto, in Pag. 13Polonia, andrò dovunque a discutere di un approccio che secondo me è solidale e conveniente. Io insisto su questo: abbiamo in Europa ventisette interessi nazionali e non c'è un interesse nazionale più interesse degli altri, dobbiamo perciò cercare di trovare una formula per cui tutti hanno la possibilità di lavorare in sicurezza e in solidarietà. Io credo che, se utilizzassimo questo approccio, che non è ideologico, non è un derby tra porti chiusi e porti aperti, ma come gestiamo da qui a un secolo per la nostra Unione europea i confini, credo che forse qualche passo avanti in questo contesto lo faremmo. Dobbiamo fare un passo avanti sul Regolamento di Dublino, è annunciato dalla Commissione; credo sia interesse di tutti quanti noi far vivere in maniera regolamentare e non solo in maniera solidale, come è avvenuto con il processo di La Valletta – su cui ritorno – un meccanismo in cui tutti abbiamo le stesse sensazioni.
  Il senatore Zuliani diceva «Frontex ha sede in Polonia»: questo perché trent'anni fa la frontiera porosa era quella che veniva dall'Est. Frontex nacque perché trent'anni fa, con la caduta giustissima dei regimi comunisti, c'era una marea di persone che entrava in Europa e l'Europa diede tanta solidarietà. Mi riferisco all'Europa centrale e meridionale. Quindi nacque lì, perché lì era l'emergenza. Adesso noi sappiamo che le rotte cambiano. Io non lo so se tra vent'anni il Mediterraneo sarà la rotta più calda; magari, se calcoliamo il 53 per cento della popolazione in Asia, forse la rotta più calda sarà quella bielorussa o verso la Russia, perché, se noi guardiamo i flussi già adesso, abbiamo: Pakistan, Bangladesh e da quest'anno l'Iran per i noti avvenimenti. Quando ero alla Farnesina e tuttora, quando vado sul sito del Ministero degli interni, oltre a vedere il numero complessivo vedo sempre la composizione. Voi sapete che negli ultimi anni dall'Etiopia e dall'Eritrea, per esempio, grazie anche a un accordo di pace, grazie a una situazione che è modificata, il numero di migranti è calato. Sappiamo che, quando ci sono state evenienze di guerra o di rivolte civili, come in Guinea, che ha deposto un dittatore, anche quel numero è calato. Noi dobbiamo saper leggere non solo il numero, ma dobbiamo saper leggere le ragioni che sono dentro quei numeri, perché alcune comunità che si muovono dall'Asia via Mediterraneo dovrebbero farci interrogare sul perché si muovono via Mediterraneo a volte verso la Libia. Se andate a guardare i numeri della Grecia che ha adesso un'emergenza molto alta, se andate a guardare la composizione, capirete anche qual è il problema, perché su quella rotta si va verso la Repubblica della Macedonia del Nord, si sale verso i Balcani e si arriva anche a Trieste. La rotta è quella.
  Io lo dico con molto rispetto, siamo in una fase di trattativa. Noi in Italia ci possiamo dividere, dire «porti aperti», «porti chiusi», sono tutte cose che io rispettosamente leggo e accetto, ma andiamo a guardare la sostanza della trattativa da fare adesso, perché poi ci misureranno anche sul risultato di questa trattativa: il Regolamento di Dublino – come diceva l'onorevole De Luca – è sul tavolo, perché adesso la pressione non è solo sulla rotta centrale del Mediterraneo; la Spagna ha fatto un accordo con il Marocco che io credo sia un accordo molto serio e io penso che come Italia dobbiamo sostenere l'aumento di risorse per quell'accordo, perché, se abbiamo sostenuto l'accordo con la Turchia, non vedo perché il Marocco, che si sta caricando di una pressione enorme dal centro e dall'occidente dell'Africa, debba essere considerato figlio di un dio minore. Analogamente poi il lavoro di politica estera che si deve fare è molto forte per quanto riguarda Libia e Tunisia, perché la Libia non è un Paese di origine di migranti, ma è un Paese di transito. L'operazione fatta in Sahel di tutta la coalizione, in Niger soprattutto, certo ha calmato i flussi, ma noi sappiamo che i flussi sono una realtà dell'epoca globale. Abbiamo sessanta milioni di persone che si muovono nel mondo, è la ventiquattresima nazione al mondo, quindi capiamo che sono dei fenomeni storici su cui avere un approccio strutturato.
  La riforma del Regolamento di Dublino e l'individuazione di La Valletta – avrete in audizione il Ministro Lamorgese il 7 novembre, Pag. 14 quindi potrete parlare con lei – è un approccio costruttivo, perché, in assenza di una modifica del Regolamento, noi dobbiamo procedere soprattutto nella redistribuzione preventiva degli sbarchi sulla rotta centrale tra Italia e Malta. Quindi il Ministro, insieme ai suoi colleghi di altri quattro Paesi, ha lanciato da La Valletta (l'ultimo è il GAI, ci saranno altri incontri bilaterali, lei parlerà di numeri, non è il mio lavoro) la proposta di costruire, nell'assenza di una strumentazione solidale radicata, una forma di collaborazione. Io credo che la dobbiamo sostenere tutti. Non è strutturale, perché strutturale è la riforma del Regolamento di Dublino, strutturale è NDICI (lo strumento che stiamo per trattare): quella è una formula, nel mentre in cui non si arrivi a quella soluzione, per costruire una massa critica di Paesi (i numeri non li faccio io, ne parlerà il Ministro, lo dico per rispetto) che iniziano a elaborare soluzioni alternative.
  Al senatore Zuliani, per quanto riguarda Frontex, io ribadisco quanto detto in apertura, ma lo dico non per captatio benevolentiae, perché, quando si va a discutere un bilancio dell'Unione Europea e si mettono tante risorse su Frontex, credo che noi come Italia abbiamo il diritto di discutere non solo il Regolamento, ma pure la funzione di Frontex adeguata alle emergenze.
  Sul personale non le so dire, farò un controllo. Io sono arrivato tre settimane fa, non so che è successo nel passato, ma dico che è la funzione stessa di Frontex, viste le risorse (che voteremo adesso) che io credo serenamente e pacatamente si possa discutere.
  Avete fatto una visita, onorevoli, ci andrò anch'io, quando andrò a fare un bilaterale in Polonia dopo le elezioni del 13, e visiterò, ma senza nessuno spirito investigativo. Dato che sono risorse dei cittadini italiani, vorrei discutere del futuro di Frontex: se il futuro di Frontex è adeguato alla sfida di NDICI (della strumentazione di proiezione esterna) oppure è un'Agenzia che noi abbiamo lì che si costituisce. Quindi io su questo vi do piena garanzia, anzi alla nostra rappresentanza a Bruxelles ho già sollevato il caso di analizzare bene tutto il bilancio, perché è un bilancio impegnativo, e un bilancio impegnativo per dei Paesi come Spagna, Italia e Grecia non è una cosa su cui ci possiamo troppo levare.
  Carola Rackete e le ONG sono competenze del Parlamento europeo, che può invitare tutti i personaggi politici che vuole, io ho massimo rispetto per questo.
  Riguardo alla Turchia, per rispondere alla domanda dell'onorevole Ravetto, la nostra posizione, espressa anche dal presidente Conte ieri sera e dall'Alto commissario Federica Mogherini, è di condanna di questa azione unilaterale, in violazione degli accordi internazionali; un'operazione militare portata avanti dalla Turchia che credo debba avere delle conseguenze nel seno dell'Unione Europea, del Consiglio della NATO, perché la Turchia è un nostro alleato nella NATO. Noi solleveremo questo caso, perché questa azione produce una destabilizzazione ulteriore della regione. Non voglio parlare di migranti, ma è evidente. Però la mia preoccupazione principale sono i civili, perché la Siria sta vivendo una tragedia da anni: un massacro di centinaia di migliaia di persone, cinque milioni di rifugiati. Questa azione unilaterale non credo che produrrà benefici, prevederà – come stiamo purtroppo leggendo – ulteriori vittime civili che sono straziate da una guerra per procura che ha distrutto quel Paese, quindi non ci venissero a dire che è un'azione di garanzia dei confini. È un'azione che viola il lavoro che stanno facendo (molto lentamente) le Nazioni Unite, insieme alla Conferenza di Sochi con Russia e Iran, per arrivare a una transizione. Addirittura l'Unione europea ha accettato la presenza del dittatore Bashar al-Assad come necessaria per una transizione. Non credo che questa azione militare renda il quadro molto più positivo, quindi la condanna da parte del nostro Governo è molto ferma, molto netta e avrà delle influenze non solo nel processo di allargamento, che già di per sé ha degli elementi su cui l'Unione europea ha già sottolineato delle difficoltà, ma anche dal punto di vista di una solidarietà che noi giustamente abbiamo offerto sui migranti siriani e che adesso dobbiamo comprendere come si realizza. Pag. 15
  Su Schengen ricordo che nei miei bilaterali addirittura i Paesi che sembrano più lontani da una solidarietà, come l'Ungheria, si lamentavano della chiusura di Schengen con l'Austria. L'Italia ha una posizione – lo dico all'onorevole Ravetto e all'onorevole Di Muro – assolutamente contraria alle sospensioni; certo c'è il tema che a volte viene sollevato di possibili terroristi, spostamenti di foreign fighters, però è evidente che Schengen è costitutivo dell'identità europea. E non lo dice solo l'Italia, lo dicono Paesi che magari non sono solidali per la rotta mediterranea, ma chiedono solidarietà quando si chiude loro il confine come con l'Austria e l'Ungheria. Ci sono altri Paesi che vogliono entrare in Schengen come la Croazia, che sarà presidente di turno nei prossimi sei mesi. Io credo invece che sia utile che Schengen sia difeso, ampliato e sia reso più efficiente.

  LAURA RAVETTO. La Francia continua a fare sospensioni di Schengen anche in spregio alle regole del limite al numero di sospensioni; la Germania si è fatta capofila di questo documento: va benissimo individuare Visegràd, io sono d'accordo con lei, ma Germania e Francia cosa fanno su Schengen? Questa era la domanda.

  PRESIDENTE. Questo Comitato è stato in missione anche a Ventimiglia e abbiamo verificato di persona quello che succede sul confine tra Italia e Francia.

  VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli affari europei. Le ripeto quello che stavo dicendo in impostazione: l'Italia difende Schengen, è un elemento costitutivo della nostra identità. Se ci sono termini – come abbiamo visto – relativi a foreign fighters o a esigenze di sicurezza, l'Italia li prende sempre in considerazione, ma su alcune attività che determinano una sospensione ci troverete ovviamente a negoziare contro, così come fanno altri Paesi. Vi dico di più: per esempio circa l'estensione di Schengen ad altri Paesi come la Croazia, prossimo presidente di turno, io ho un orientamento favorevole. L'allargamento di Schengen ai Paesi richiedenti credo che sia molto utile.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Di Muro sull'accordo Italia-Francia relativo a Ventimiglia, ho sempre ripetuto la posizione perché me ne occupai a trattato firmato: c'è un problema di specificità della zona di pesca storica, che è relativa alla Fossa del cimitero (nome che non è relativo alla bellezza del posto e alla ricchezza della pesca). Il Governo italiano all'epoca (parlo di quando ero io alla Farnesina) sollevò il tema con i francesi di un lavoro di approfondimento, perché ovviamente quella è una zona che nei Trattati viene sempre individuata (all'epoca era l'indicazione del Ministero dell'agricoltura) a pesca storica e quindi di preservazione di accordi che, nel caso della Fossa del cimitero, risalivano agli accordi di Mentone del 1892, se non sbaglio. Quindi stiamo parlando di una cosa precedente a qualsiasi legislazione comunitaria.
  È un tema che si porrà – lo dico senza spaventarvi –, ma si pone l'approfondimento e secondo me si può fare dal punto di vista negoziale (questo è il termine della Farnesina), si può specificare un accordo e quindi portarlo alla ratifica. Ci sarà il tema, per esempio, dei confini marittimi con altri Paesi dell'Unione europea: con la Grecia e con altri Paesi, perché, in base alla convenzione delle Nazioni Unite, la linea di confine, se non viene delimitata in un accordo, viene delimitata automaticamente in base a una disposizione del 1980 che individua i confini marittimi.
  Spero di aver risposto a tutto. Vi do la piena disponibilità a mantenere un colloquio continuo.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. L'audizione è terminata, la inviteremo nuovamente presso il nostro Comitato.

  La seduta termina alle 10.05.