XVIII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 4 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battelli Sergio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI STRUMENTI PER LA PREVENZIONE E LA RIDUZIONE DELLE PROCEDURE DI INFRAZIONE A CARICO DELL'ITALIA

Audizione in videoconferenza, del Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli.
Battelli Sergio , Presidente ... 3 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 3 
Battelli Sergio , Presidente ... 4 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 4 
Battelli Sergio , Presidente ... 8 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 8 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 10 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 10 
Battelli Sergio , Presidente ... 10 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 10 
Battelli Sergio , Presidente ... 11 
Berti Francesco (M5S)  ... 11 
Battelli Sergio , Presidente ... 12 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 12 
Battelli Sergio , Presidente ... 12 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 13 
Battelli Sergio , Presidente ... 14 
Galizia Francesca (M5S)  ... 14 
Battelli Sergio , Presidente ... 15 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 15 
Battelli Sergio , Presidente ... 16 
Rustichelli Roberto , Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato ... 16 
Battelli Sergio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
SERGIO BATTELLI

  La seduta comincia alle 11.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza, del Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti buongiorno anche al presidente Rustichelli. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Roberto Rustichelli nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti per la prevenzione e la riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia. Avverto in via preliminare che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla diretta web TV della Camera e la trasmissione televisiva differita sul canale satellitare della Camera. Do il benvenuto, ringraziandolo per la sua disponibilità, al dottor Rustichelli che ricordo abbiamo già avuto ospite nel nostro precedente ciclo di audizioni in cui ne abbiamo potuto apprezzare la puntuale analisi anche con riguardo agli effetti distorsivi sul mercato interno derivanti dalle pratiche del dumping fiscale tra i Paesi membri dell'Unione europea. Ricordo altresì che quella di oggi rappresenta la prima delle audizioni previste nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti per la prevenzione e la riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia che la Commissione ha inteso avviare per approfondire le criticità connesse all'insorgere di nuove procedure e alla mancata positiva conclusione di quelle già avviate e i relativi possibili rimedi. Dal panorama delle procedure di infrazione in essere emergono diverse fattispecie che hanno a oggetto la tutela delle libertà fondamentali del mercato interno e che intersecano le competenze dell'autorità garante presieduta dal dottor Rustichelli. Prima di cedergli la parola per il suo intervento ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto anche ai deputati. In proposito richiamo l'attenzione dei parlamentari partecipanti da remoto sulla necessità che risultino visibili – questo è importante colleghi, accendete la telecamera – soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, pregandoli nel contempo di tenere spenti i microfoni fintanto che non sia giunto il momento di intervenire. Chiedo inoltre ai gruppi di far pervenire fin da ora alla Presidenza la richiesta di intervenire. Dico anche ai colleghi collegati che se alzano la manina con il software io lo vedo e quindi me li segno, quindi chi è collegato può alzare la mano con il software. Cedo subito la parola al presidente Rustichelli. Prego, presidente. Aspetti, presidente. Non la sentiamo, deve attivare l'audio forse. No, non la sento, presidente. Prima andava benissimo, ora non la vediamo neanche.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Adesso mi sente, presidente?

Pag. 4

  PRESIDENTE. La sentiamo benissimo, prego.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Scusate il piccolo ritardo. Innanzitutto buongiorno, presidente e buongiorno a tutte e a tutti i partecipanti, ringrazio la Commissione politiche dell'Unione europea per l'invito a partecipare all'audizione e per l'attenzione rivolta all'Autorità. Va subito evidenziato che il tema oggetto dell'indagine è di importanza cruciale per il Paese, alla luce delle conseguenze anche finanziarie che si ricollegano a una pronuncia di condanna del giudice europeo. Del resto la concorrenza e il mercato comune rappresentano storicamente il cuore dell'attività legislativa dell'Unione europea e molte delle procedure di infrazione a carico dell'Italia nascono dal contrasto della disciplina nazionale delle attività economiche con i princìpi comunitari. L'Autorità accoglie dunque con favore questa iniziativa che, oltre a far luce sulle cause, ha come preminente obiettivo l'individuazione di strumenti e rimedi volti a prevenire e meglio gestire le procedure di recepimento e di attuazione della normativa europea. Tali procedure, lo dico fin d'ora, non riguardano direttamente le competenze dell'Autorità, avendo piuttosto quali i destinatari diretti soggetti che a vario titolo partecipano al processo legislativo. Ciò nondimeno l'Autorità svolge un particolare ruolo di segnalazione stimolando la modifica o la rimozione di norme restrittive della concorrenza che sovente si traducono nella violazione delle regole unionali, l'esperienza maturata può offrire elementi utili di riflessione per i lavori di codesta Commissione. Prima di entrare nell'analisi delle questioni di merito più rilevanti pare utile delineare anzitutto la cornice entro cui si colloca l'azione dell'Autorità per comprendere meglio strumenti e obiettivi dei suoi interventi. Due considerazioni in proposito meritano di essere sottolineate. La prima è che l'Autorità è stata dotata sin dall'origine di poteri consultivi e di segnalazione nei confronti del legislatore e delle amministrazioni pubbliche al fine di favorire l'adeguamento dell'ordinamento nazionale ai princìpi concorrenziali, anche di derivazione comunitaria. Tali poteri previsti dagli articoli 21 e 22 n. 287/90 hanno conosciuto un sensibile rafforzamento nel corso degli anni. Complessivamente tali poteri costituiscono oggi un ventaglio molto ampio di strumenti attraverso i quali l'autorità ha possibilità di intervenire sul quadro regolatorio sia esercitando ex ante un ruolo di consulenza tecnica verso i pubblici poteri, sia svolgendo ex post un importante ruolo di guardiano dei processi di regolazione dei mercati, sotto il profilo della coerenza con i principi e le regole anche comunitarie vigenti in materia. La seconda considerazione è che l'Autorità, pur essendo, come ovvio, un'amministrazione nazionale che opera sulla base del diritto interno, è comunque legata da un forte vincolo con l'ordinamento comunitario. Questo accade non solo perché in sede di enforcement è formalmente tenuta ad applicare le norme europee di concorrenza ed è vincolata da un criterio interpretativo filocomunitario, ma anche perché sul piano sostanziale molte norme di apertura dei mercati- fondamentali per il corretto operare della libera concorrenza su cui essa è chiamata a vigilare- sono di diretta derivazione comunitaria. Ciò comporta che tali norme europee siano oggetto di speciale attenzione da parte dell'Autorità e spiega altresì perché non di rado essa, nel segnalare al legislatore le norme interne che non eliminano le restrizioni esistenti oppure ne introducono di nuove ed ingiustificate, evidenzia che le stesse si pongono anche in contrasto con i princìpi eurounionali relativi alle materie di volta in volta considerate. Questa circostanza sembra testimoniare, come dirò meglio tra poco, che l'Autorità, individuando le espressioni normative all'esercizio dell'attività d'impresa, sia spesso posta in una condizione di più efficace percezione di possibili violazioni di princìpi fissati dall'ordinamento europeo, potendo dare comunque un contributo di rilievo nell'ottica che qui interessa. In effetti guardando le procedure di infrazione ad oggi esistenti nell'ambito delle tematiche di interesse per l'Autorità molte di esse riguardano proprio restrizioni concorrenziali dalla stessa segnalate Pag. 5 nel corso degli anni. Questo aspetto emerge con particolare evidenza nelle procedure d'infrazione riguardanti l'introduzione o la mancata rimozione di restrizioni all'esercizio di attività economiche riconducibili a discipline che regolano le condizioni di accesso all'attività ovvero a una gestione non competitiva di risorse essenziali. L'attenzione per la materia si è peraltro accentuata a seguito dell'emanazione della direttiva 2006/123/CE, la cosiddetta Direttiva Servizi, che, promuovendo un ampio processo di revisione delle discipline nazionali vigenti in materia di servizi privati, nonché il superamento dei vincoli ingiustificati all'esercizio di attività economiche, continua a rappresentare per gli Stati membri un'opportunità di crescita importante e imprescindibile. Ciò è ancor più vero per un Paese come l'Italia, caratterizzato, come è noto, da una risalente tradizione di regolamentazione pervasiva delle attività economiche.
  Per questo già nel 2008, con la segnalazione AS 453, l'Autorità invitava il Governo a cogliere l'importanza del processo di attuazione della direttiva come leva per la crescita del Paese, individuando quelli che all'epoca potevano essere i settori chiave sui quali soffermare l'attenzione, incluso quello della rimozione di ostacoli normativi sproporzionati all'esercizio di attività professionali, peraltro ancora oggi oggetto di procedura di infrazione. Anche dopo il recepimento della direttiva, avvenuto a livello nazionale con l'emanazione del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, in molteplici occasioni l'Autorità ha segnalato il contrasto di disposizioni di legge con i principi di liberalizzazione racchiusi nella direttiva. Particolarmente ripetuti sono risultati anche gli interventi funzionali a evidenziare l'opportunità di introdurre e mettere effettivamente in atto procedure aperte, trasparenti e non discriminatorie ai fini del rilascio di concessioni volte allo sfruttamento di risorse limitate, ma essenziali per lo svolgimento di determinate attività produttive. A questo proposito giova ricordare, come meglio si vedrà in seguito, le grandi derivazioni idriche atte alla produzione di energia elettrica e i litorali marittimi, entrambi oggetto di segnalazione delle autorità al fine di assicurare un processo di concorrenza, almeno nell'accesso al mercato, e i conseguenti vantaggi in termini di benessere della collettività. La corretta attuazione della cosiddetta Direttiva Servizi è naturalmente soltanto un esempio circoscritto, anche se paradigmatico, del rilevante contributo che l'Autorità attraverso i suoi poteri di advocacy può dare al contenimento delle procedure di infrazione con riferimento ai profili giuridici che più direttamente la riguardano, ovvero il rispetto dei principi e delle norme eurounionali concernenti la concorrenza, la tutela del consumatore e la libera prestazione di beni e servizi.
  Volendo dar conto dei principali interventi di advocacy che l'Autorità ha condotto in alcuni ambiti oggi interessati da procedure di infrazione e che mettono in rilievo la possibile complementarietà di queste iniziative nella prevenzione e nella soluzione delle procedure di infrazione, tre casi assumono particolare valenza: le concessioni idroelettriche, le concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, il subappalto.
  Per quanto riguarda il tema delle concessioni idroelettriche, dopo alcuni interventi specificamente focalizzati su questioni locali – comunque toccate dall'attuale procedura di infrazione – l'Autorità, a pochi anni di distanza dall'emanazione della Direttiva Servizi, con la segnalazione annuale AS659 aveva richiamato l'attenzione sulla necessità di introdurre procedure competitive per lo sfruttamento delle grandi derivazioni idriche utilizzabili per la produzione di energia elettrica, osservando che, nonostante l'introduzione di previsioni normative volte alla disciplina di procedure di questo genere, di fatto le medesime non erano mai state attivate. La successiva apertura della procedura di infrazione ha confermato che la prospettiva dell'Autorità, attenta ad individuare quelle restrizioni alle attività economiche capaci di pregiudicare l'efficienza e il benessere del Paese, può contribuire in modo efficace a suggerire soluzioni normative ragionevolmente più conformi ai princìpi eurounionali in Pag. 6tema di apertura dei mercati e di disciplina delle attività economiche.
  Per quanto la prospettiva seguita dall'Autorità nella formulazione di queste segnalazioni non sia circoscritta all'individuazione in sé di possibili violazioni di norme eurounionali, la sua funzione di rilevazione di ostacoli all'esercizio competitivo dell'impresa si presta comunque a intercettare – spesso in anticipo rispetto alla Commissione – i profili più problematici che la legislazione nazionale può presentare anche nel confronto con i princìpi del diritto eurounionale. L'Autorità può inoltre suggerire soluzioni idonee a evitare il problema o a porvi fine.
  In particolare la procedura d'infrazione che interessa la materia del rilascio delle concessioni idroelettriche sembra sollevare problemi simili a quelli che l'Autorità aveva evidenziato nei suoi interventi di advocacy e ha continuato a sottolineare anche nelle successive segnalazioni. Trattasi in sintesi dell'importanza di non procrastinare l'effettiva messa in atto delle procedure competitive a tutto vantaggio del benessere della collettività e dell'indispensabilità di soluzioni di eventuale passaggio delle consegne che non avvantaggino il gestore uscente.
  Anche il tema delle concessioni balneari, anch'esse attualmente oggetto di procedura di infrazione, è stato interessato da numerosi interventi dell'Autorità volti a suggerire la rimozione dei sistemi di rinnovo automatico delle concessioni nonché il cosiddetto «diritto di insistenza del concessionario uscente» in caso di nuova assegnazione. Dopo l'eliminazione del diritto di insistenza di cui all'articolo 37 comma 2 del codice della navigazione, l'Autorità è intervenuta ancora nella materia per segnalare la perdurante mancata attivazione di meccanismi competitivi di assegnazione delle concessioni e la sistematica proroga delle concessioni in essere di durata peraltro particolarmente consistente.
  Anche in questo caso uno degli interventi più importanti è rappresentato dalla segnalazione AS 1550 con cui l'Autorità, dopo avere evidenziato quanto statuito dalla Corte di giustizia, richiamava l'attenzione sull'opportunità di adottare in tempi celeri una nuova normativa relativa alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative. Una normativa che prevedesse l'immediata selezione dei concessionari in base ai princìpi di concorrenza, imparzialità, trasparenza e pubblicità e che garantisse all'amministrazione competente un utilizzo efficiente delle risorse demaniali e un'adeguata remunerazione del bene, tale da consentire il trasferimento di una parte maggiore della rendita alla collettività. Considerazioni analoghe sono state anche in questo caso riproposte nella segnalazione AS1684 nella quale si è invitato il Governo a riflettere sulla reale utilità di misure che rinviano ulteriormente il confronto competitivo per il mercato, così impedendo di cogliere i benefici che deriverebbero dalla periodica concorrenza per l'affidamento attraverso procedure a evidenza pubblica.
  Proprio nella materia che interessa. Peraltro, l'intervento dell'Autorità non si è potuto limitare alla formulazione di proposte di riforma normativa, ma, anche a seguito dei numerosi esposti ricevuti, si è dovuta estendere l'impugnazione di quegli atti amministrativi che, richiamando norme nazionali che autorizzano l'adozione di lunghe proroghe delle concessioni esistenti, si pongono in contrasto con il principio di gerarchia delle fonti normative e, nel merito, ingessano i mercati nazionali con evidenti pregiudizi per gli operatori e la collettività.
  Da ultimo sulla materia l'Autorità è tornata a esprimersi in occasione della segnalazione AS1730 avente a oggetto le proposte di riforma concorrenziali ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza per l'anno 2021. L'Autorità ha osservato come l'affidamento delle concessioni tramite procedure competitive consenta la piena valorizzazione del bene demaniale delle coste italiane che, come riconosciuto anche dall'articolo 1 comma 675 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, rappresenta un elemento strategico per il sistema economico del Paese. Proprio l'articolo 37 del codice della navigazione permette all'amministrazione concedente di affidare la concessione al soggetto che offra maggiori garanzie Pag. 7 di proficua utilizzazione della concessione. Si evidenzia che già diverse amministrazioni locali, a seguito della segnalazione dell'Autorità, hanno intrapreso il percorso virtuoso di bandire le gare secondo i principi della direttiva europea.
  Nella prospettiva che qui maggiormente interessa si può osservare come, anche nella materia considerata, la recente apertura della procedura di infrazione sembri confermare che l'Autorità, nell'esercizio della propria funzione di advocacy, può svolgere un ruolo potenzialmente utile anche nella prevenzione o nella soluzione di più celeri procedure di infrazione riguardanti la disciplina delle attività economiche. Anche in questa circostanza l'iniziativa della Commissione europea non sembra in effetti differire da quanto l'Autorità aveva già prospettato nelle proprie segnalazioni, giacché, da quel che emerge dalle poche informazioni al momento esistenti sulla nuova procedura, il problema sollevato anche a livello eurounitario sembra proprio quello dell'eccessiva lunghezza dei rinnovi delle concessioni esistenti in assenza di un confronto competitivo.
  Rispetto alla disciplina del subappalto il legislatore nazionale del codice dei contratti ha scelto innanzitutto di fissare una percentuale massima della quota subappaltabile da determinare sull'importo complessivo del comparto; poi di introdurre l'obbligo di indicare una terna di subappaltatori per i contratti di importo pari o superiore alla soglia comunitaria o, indipendentemente dall'importo a base di gara, per quelli riguardanti le attività maggiormente esposte al rischio di infiltrazione mafiosa; infine di vietare il subappalto a cascata.
  Il legislatore, in sede di conversione del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, senza intervenire direttamente sul testo dell'articolo 105 del codice ha introdotto poi delle deroghe temporali all'applicazione degli obblighi di cui ai commi 2 e 6 del medesimo articolo. Nelle more di una complessiva revisione del codice dei contratti pubblici fino al 31 dicembre 2020 il subappalto è indicato dalle stazioni appaltanti nel bando di gara e non può superare la quota del 40 per cento dell'importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture. L'ordinamento europeo, viceversa, ritiene che il subappalto sia uno strumento utile per aprire il mercato delle commesse pubbliche alle piccole e medie imprese – che come sappiamo sono la gran parte del tessuto imprenditoriale di questo Paese – favorendone la massima partecipazione alle procedure di evidenza pubblica. Per tale ragione le direttive europee in materia non hanno mai inteso vietare il subappalto con la fissazione di una limitazione quantitativa al contratto subappaltante.
  La discrasia evidenziata ha fatto sì che la Commissione europea prima e la Corte di giustizia poi abbiano ritenuto la normativa italiana, come modificata dalla legge 14 giugno 2019, n. 55 di conversione del decreto-legge n. 32/2019, cosiddetto «sblocca cantieri», incompatibile con le regole europee.
  Nella stessa direzione tracciata dalle istituzioni europee si è in più occasioni mossa anche l'Autorità che ha evidenziato la valenza pro-concorrenziale dell'istituto del subappalto, anche attraverso un ampliamento dei limiti al suo utilizzo al fine di aumentare le possibilità per le piccole e medie imprese di operare sul mercato.
  Tra gli interventi più recenti vale menzionare anche la segnalazione AS1707. L'Autorità ha tenuto conto della giurisprudenza della Corte di giustizia in materia di subappalto che contiene indicazioni rilevanti per il riallineamento della normativa nazionale a quella eurounitaria, incentrata sui princìpi di ragionevolezza e di proporzionalità al fine di evitare pregiudizi alle piccole e medie imprese. Per questo l'Autorità ha affermato l'opportunità di una modifica normativa volta innanzitutto a eliminare la previsione generale e astratta di una soglia massima di affidamento subappaltabile; in secondo luogo a prevedere l'obbligo, in capo agli offerenti che intendano percorrere il subappalto, di indicare in sede di gara la tipologia e la quota dei lavori da subappaltare, oltre all'identità dei subappaltatori; infine a consentire alle stazioni appaltanti di introdurre, tenuto conto dello specifico contesto di gara, eventuali Pag. 8limiti all'utilizzo del subappalto che siano proporzionati rispetto agli obiettivi di interesse generale da perseguire e adeguatamente motivati, in considerazione della struttura del mercato interessato, della natura delle prestazioni o dell'identità dei subappaltatori.
  Da ultimo l'Autorità è nuovamente intervenuta sulla materia con la segnalazione AS1730 sulla legge annuale per il mercato e la concorrenza per l'anno in corso. L'Autorità ha suggerito misure volte a modernizzare e semplificare le regole e le procedure applicabili agli appalti pubblici che rientrano tra gli obiettivi strategici ai fini del rilancio dell'economia e dell'attivazione degli investimenti. Anche in questo contesto le coordinate da tenere presenti sono state rinvenute nelle direttive europee del 2014 il cui principale obiettivo è di aumentare l'efficienza delle scelte dell'amministrazione, garantendo da un lato una maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti e dall'altro una semplificazione delle regole e delle procedure da seguire. Questo va a vantaggio non solo dell'acquirente pubblico che può spendere meglio le risorse assegnate, ma anche delle imprese che vengono liberate da tutti quegli oneri che rendono spesso ingiustificatamente costosa e complessa la partecipazione agli appalti e ne ritardano l'aggiudicazione e soprattutto l'esecuzione.
  In tal senso è stata segnalata proprio la disciplina del subappalto di cui all'articolo 105 del codice dei contratti pubblici, in quanto volta a restringere ingiustificatamente – in contrasto con la normativa eurounitaria – la partecipazione agli appalti delle piccole e delle medie imprese.
  In conclusione l'Autorità continuerà a monitorare e, attraverso il proprio potere di segnalazione, a evidenziare le criticità; tuttavia il tutto sarà sempre fatto in ossequio al principio di leale collaborazione e nel pieno rispetto delle prerogative del Governo e del Parlamento. Vi ringrazio anche a nome dell'Autorità per l'attenzione che mi avete prestato.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Rustichelli. La ringrazio per la chiarezza sui punti che ha toccato. Passiamo agli interventi, io ho il collega Vigna del gruppo della Lega.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Grazie presidente e grazie al presidente Rustichelli. Il presidente ha affrontato un argomento che avrei affrontato io se non fosse già stato ampiamente discusso e quindi entro subito nel merito della mia domanda. Parliamo della Direttiva Servizi, la 2006/123/CE ovvero la comunemente detta Bolkestein: la prendo come esempio, ma ovviamente faccio un discorso più generale. Però su questa specifica direttiva e in generale su tutto l'argomento c'è una domanda che in tanti ci stiamo facendo: non solo nel Parlamento italiano e non solo del Governo italiano, ma in realtà in tutta Europa anche se focalizziamo il dibattito sull'Italia. Tutte le infrazioni vanno sanate o la scelta di sanare un'infrazione deve tenere conto degli evidenti o eventuali costi sociali che il sanare l'infrazione porta? La Bolkestein è un esempio classico. Tenere un'infrazione aperta costa al Paese e c'è un costo che poi si rifà sui cittadini; ma sanare per esempio un'infrazione come quella sulla Direttiva Servizi potrebbe... anzi, di sicuro creerebbe ulteriori costi sociali. Pensiamo ai balneari, ma pensiamo anche alla professione del mercato, tra l'altro già troppo colpita in questo ultimo anno. Quella è una direttiva del 2006, quindi sono passati già quindici anni. Si tratta di una direttiva pensata quindici anni fa e quindi un ulteriore passo nella liberalizzazione del mercato intraeuropeo, ma oggi potrebbe avere anche degli effetti indesiderati, ovvero l'ingresso di grossi gruppi extraeuropei nel campo dei servizi a cui si riferisce la 2006/123/CE. Ovviamente questo crea altri tipi di problemi e poi si va su altri tipi di discorsi, forse più geopolitici e meno attinenti all'argomento. Però la domanda che ribadiamo è se tutte le infrazioni vanno sanate o se prima di sanare un'infrazione bisogna calcolare gli eventuali o evidenti costi sociali che il sanare queste infrazioni andrebbe a creare. Forse questa è una domanda che va rivolta più alla politica che a un tecnico, però una sua riflessione su questo punto ci piacerebbe e sarebbe gradita. Grazie.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Grazie, collega Vigna. La vicepresidente Rossini, prego.

  EMANUELA ROSSINI. Buongiorno, presidente. Nell'ultima audizione che abbiamo avuto il 2 luglio lei si era concentrato molto sul prezzo che il nostro Paese paga da una concorrenza sleale e anche da un vulnus normativo che lei diceva di un'armonizzazione fiscale: un prezzo che si aggira dai 5 agli 8 miliardi annui per il nostro Paese.
  Le volevo chiedere che cosa è cambiato nel vostro lavoro da allora a oggi, considerando che l'Europa ha deciso di creare dei bond comuni e quindi ha deciso di condividere i rischi economici. Si tratta di un passo enorme, quindi a livello di concorrenza che cosa cambia? Parto dalle parole del presidente Draghi nell'illustrare il Recovery Fund che ha detto che noi dobbiamo rendere il nostro Paese più dinamico e sviluppare più concorrenza, ma contemporaneamente tutele, proprio perché siamo in una fase delicata in cui dobbiamo accompagnare il Paese a riconvertire la nostra economia. Si tratta di una fase di accompagnamento, quindi la mia domanda è questa. Abbiamo tre ambiti di concorrenza: quella all'interno del Paese, quella europea e quella globale. Occorre concorrenza, ma anche tutele dalla concorrenza sleale che viene dal contesto europeo, concorrenza che viene dal mondo globale. In realtà mi chiedo nel vostro lavoro oggi com'è cambiata la visione e come tenere insieme concorrenza e tutele proprio in questa fase molto importante nella quale ci stiamo avviando e che durerà almeno otto anni di riconversione della nostra economia. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Rossini. Il collega Berti...

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Presidente, posso chiederle una cortesia?... Abbiate pazienza, sennò perdo la memoria dei vari interventi. Se mi consente, risponderei ai primi due.

  PRESIDENTE. Sì, facciamo due interventi di risposta e poi andiamo avanti. Prego.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Innanzitutto, per quanto riguarda l'intervento dell'onorevole Giglio, la scelta del contemperamento e della sintesi degli interessi del Paese non la fa l'Autorità e nessun'altra istituzione se non il Parlamento e il Governo. Questo in Autorità ci è molto chiaro tant'è che le nostre si chiamano segnalazioni: non ci sentirete mai alzare la voce contro le istituzioni e non ci sentirete mai pretendere dal Governo o dal Parlamento che facciano quello che vuole l'Autorità. L'Autorità lo ha ben chiaro, difende le prerogative delle altre istituzioni e le rispetta. Detto questo, per quanto riguarda le concessioni balneari marittime ci è molto chiaro che nella maggior parte sono piccole imprese fatte da famiglie che lavorano e si alzano la mattina alle 4. Io sono romagnolo e so cosa significa da tanti anni gestire uno stabilimento balneare. Detto questo da un'Autorità di concorrenza ci si aspetta innanzitutto il rispetto della legge e quindi il rispetto delle regole. Noi non abbiamo in alcun modo attaccato questa categoria di piccoli imprenditori italiani, abbiamo soltanto fatto il nostro dovere. Riceviamo, da parte di associazioni di altri imprenditori – normalmente altrettanto piccoli – di consumatori e cittadini, esposti e segnalazioni sulle quali è nostro dovere intervenire perché da un'Autorità ci si aspetta il rispetto della legge. Non tocca a noi revocare le concessioni, ma, come prevede la legge, le concessioni le revoca l'autorità giudiziaria o, per scelta insindacabile sotto il profilo dell'autorità che può solo intervenire attraverso lo strumento dell'impugnazione, le amministrazioni. Detto questo è chiaro che la Direttiva Servizi prevede delle regole di carattere generale, in particolare su questo tema, che devono imporre a ogni Paese la gestione di questi beni pubblici attraverso procedure trasparenti e competitive. È altrettanto chiaro che non si può intervenire in un momento come questo a gamba tesa perché durante una stagione balneare a mio avviso va garantito l'esercizio dell'attività. Non si può intervenire con soluzioni temporanee, ma va decisa normativamente una soluzione di carattere Pag. 10 definitivo che tenga anche conto di quelli che sono gli investimenti e noi lo scriviamo in modo chiaro.
  Se un imprenditore ha investito, è ovvio che il subentrante, come peraltro già è previsto per quanto riguarda altri tipi di procedure concorsuali, altre procedure di gara ovviamente, è tenuto al ristoro di quelli che sono stati gli investimenti.
  Tenete anche presente che le attuali regole, come sapete, prevedono che la gara non riguarda l'importo annuale da pagare per la concessione, che è fissato e predeterminato dalla legge; riguarda invece la comparazione, soprattutto sotto il profilo del progetto innovativo, nella gestione del bene pubblico. È ovvio, e credo che nessuno possa smentire questo, che l'attuale gestore, che conosce il rendimento del bene nel tempo perché lo ha gestito, ha un vantaggio competitivo grande nei confronti di tutti gli altri. In ogni caso occorre assicurare per legge procedure trasparenti e competitive: la legge prevede questo ma, ribadisco, non c'è nessuna avversione dell'Autorità per questa categoria di piccoli imprenditori. L'Autorità lavora anche per loro e fa il proprio dovere. L'Autorità rispetta la legge e non fa nessuna scelta di carattere politico o istituzionale perché la sintesi di tutti i pareri e di tutte le opinioni espressi dalle istituzioni, dalle associazioni, dalle categorie imprenditoriali e dai sindacati è fatta dal Governo e dal Parlamento e questo in Autorità ci è molto chiaro.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Rustichelli, quindi andiamo avanti...

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Posso rispondere all'onorevole Rossini?

  PRESIDENTE. Sì, scusi. Prego.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Grazie. L'onorevole Rossini solleva un tema, oggi reso ancora più attuale dal nuovo Presidente americano Biden, che è quello del cosiddetto dumping fiscale. Si tratta di quel fenomeno in base al quale alcuni Paesi approfittano di normative e intervengono a gamba tesa nei confronti dei Paesi produttivi agevolando soprattutto le grandi multinazionali nel non pagare le tasse dove producono valore. Questo crea un grandissimo problema competitivo concorrenziale al quale il Presidente Biden e mi pare anche la commissaria Vestager e la Presidente von der Leyen intendono porre fine attraverso una proposta di un'armonizzazione della tassazione in tutti i Paesi del mondo. Questa è un'iniziativa a mio avviso estremamente lodevole che potrebbe porre fine a delle grandissime distorsioni concorrenziali per quanto riguarda la competitività. Se io, impresa, posso pagare la metà, forse meno, delle tasse che pagano i lavoratori all'interno dei singoli Paesi dove la stessa impresa produce valore, questo crea ovviamente una distorsione competitiva, perché consente investimenti maggiori e marginalità maggiore nei confronti delle piccole e medie imprese, soprattutto in Paesi come l'Italia che sono caratterizzati dalla presenza di imprese medio-piccole. Le imprese medio-piccole non hanno le risorse e non hanno i fatturati per poter andare a cercarsi paradisi fiscali.
  L'altro grande problema – che io ritengo sia ancora peggiorato nel tempo – è quello della competitività sulla pelle dei lavoratori. In particolare noi abbiamo in Europa Paesi come la Polonia che ricevono, rispetto a quello che danno, oltre 13 miliardi di attivi dall'Europa in base a un principio di solidarietà che reputiamo estremamente giusto: la solidarietà è un valore fondante dell'Europa e deve essere così. Purtroppo questi Paesi distorcono questi contributi che non vanno a favore dei loro territori più degradati, ma vanno a favore sempre delle grandi imprese che vedono ridotti i propri costi per quanto riguarda i contributi e per quanto riguarda le regole soprattutto sulla tutela del lavoro. Se l'Alitalia ha un costo che varia dal 34 al 36 per cento solo di oneri previdenziali, mentre una low cost irlandese ha un costo del 12 per cento, è ovvio che sul bilancio di questa azienda italiana grava solo per questo un gap concorrenziale importantissimo e probabilmente Pag. 11 ineliminabile. La Polonia produce – attraverso contratti a minore tutela del lavoro e contributi che dà anche l'Italia – il cosiddetto «bianco», le lavatrici per parlare ancora più chiaro, facendo una concorrenza assolutamente sleale a Whirlpool e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.
  Non tocca all'Autorità prendere decisioni: probabilmente, anzi, sicuramente tocca all'Europa, ma io sono certo che questa nuova linea produrrà dei benefici importanti. Per quanto ci riguarda noi continueremo a far sentire alta la voce dell'Autorità di tutela della concorrenza e di tutela delle imprese italiane ed europee, ma di quelle sane che pagano le tasse nei Paesi dove producono lavoro.
  Altra questione è la tassazione delle piattaforme digitali che è, sotto questo profilo, ancora più scandalosa. Noi siamo arrivati a Google che, attraverso la sede in Irlanda e triangolazioni con l'Olanda e mi pare le Isole Bermuda o qualche altro paradiso fiscale, è arrivata a pagare lo 0,05 delle tasse sui propri utili. Questo non è più possibile perché distrugge la concorrenza, distrugge il lavoro, distrugge le tutele delle imprese e dei lavoratori.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Cedo la parola al collega Berti del gruppo Movimento 5 Stelle.

  FRANCESCO BERTI. Grazie, presidente Battelli. Presidente Rustichelli, la sua è stata un'analisi veramente puntuale e precisa e ha toccato anche dei punti che il Parlamento dichiaratamente europeista dovrà affrontare. Riguardo al tema delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative si tratta, come lei ha detto, di un monopolio naturale, dato che le coste sono un bene finito; si tratta anche di un monopolio legale perché serve una concessione, quindi un atto pubblico, un atto amministrativo per potervi esercitare attività di impresa. Noi vediamo che la Società di consulenza strategica e aziendale Nomisma ha fatto un'analisi e ci dice che lo Stato riceve in cassa 103 milioni dalle concessioni demaniali, per un fatturato di 15 miliardi. Il fatturato del settore è il 15.000 per cento rispetto al costo delle concessioni: quindi o abbiamo imprenditori che fanno diventare oro quello che toccano o abbiamo una situazione dove c'è quello che si chiama tecnicamente un extra profitto dovuto a una situazione di monopolio. Abbiamo appurato che è un monopolio perché esiste un limite al bene, quindi alle coste ed esiste anche la necessità di una concessione per operare attività di impresa sulle coste italiane. Tutti conosciamo l'intervento dell'Unione europea che ha creato scompiglio anche a livello sociale e noi abbiamo visto scene fantozziane in questo Parlamento. Abbiamo visto che i partiti di centrodestra sono andati a prendere Bolkestein per portarlo qui e fargli dare una sorta di interpretazione autentica dell'applicazione di questa norma di concorrenza, che è anche una norma di uguaglianza, una norma di parità di accesso a quella che è una risorsa scarsa che, secondo l'articolo 41 della Costituzione, potrebbe essere amministrata da più persone. Si tratta anche di un tema di democrazia, se vogliamo.
  La mia domanda è questa. Se il nostro demanio, cioè il nostro Sistema informativo demaniale (SID) è gestito dal Ministero dei trasporti, può non rendere pubblico il costo di queste concessioni? C'è una mia interrogazione di ormai due anni fa che chiede appunto questo. Se lo Stato chiede i soldi delle concessioni agli imprenditori che hanno la concessione, dovrebbe anche preoccuparsi di pubblicare questi costi per avere uno scrutinio da parte dell'opinione pubblica e anche dei parlamentari su questo mercato delle concessioni.
  Il secondo punto riguarda il fatto che ci sia una procedura d'infrazione a proposito della quale ricordo una cosa ai colleghi. Siamo tutti europeisti, a quanto pare, però non possiamo decidere che una procedura d'infrazione ci piace e un'altra no. Io non ho mai visto un sistema giuridico che si regge sul fatto che una legge si rispetta e un'altra no. Però ci sono situazioni di fatto, cioè investimenti fatti dagli imprenditori che in qualche modo devono essere indennizzati dei manufatti che non possono essere rimossi in vista della riassegnazione delle concessioni. Pag. 12
  Occorre evitare, come è stato detto, anche un'entrata troppo capitalistica dell'operato degli stranieri anche se usata come uno spauracchio secondo me eccessivo. Però dobbiamo ricordare, lo dico ancora una volta, che questi sono beni pubblici e non sono beni privati che possono essere regalati all'infinito agli operatori.
  La domanda è come si fa ad applicare questa disciplina europea nel diritto italiano senza troppi traumi. Il tema è quello degli indennizzi, di quanto può essere lungo un eventuale periodo transitorio nel quale si va a gara e del limite totale per l'assegnazione delle concessioni. Se noi facciamo un altro giro di concessioni e, come dicono alcuni, diamo 99 anni di concessioni, torniamo punto e a capo. Occorre chiarire meglio il perimetro di intervento per aiutare poi il Parlamento a fare il proprio dovere e applicare la disciplina comunitaria. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Berti. C'è il collega Pettarin del gruppo Forza Italia e poi do la parola al presidente Rustichelli.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Grazie. Io ringrazio il presidente Battelli e naturalmente il presidente Rustichelli a cui racconto un episodio per introdurre poi la mia domanda. Presidente Rustichelli, io abito a Gorizia. Da casa mia in linea d'aria a 180 metri c'è il confine e dall'altra parte c'è un altro Stato e c'è un'altra città che si chiama Nova Gorica, realizzata 71 anni fa da Tito che non riuscì a conquistare Gorizia e si costruì la propria Gorizia. Detto questo nei 71 anni che sono trascorsi è passata moltissima acqua sotto i ponti, in maniera particolare lungo il fiume Isonzo che attraversa la nostra città e le situazioni storiche sono cambiate moltissimo. Le due città si sono rese conto di essere sostanzialmente un'unica entità, un'unica conurbazione urbana e hanno cominciato a ragionare in questi termini. Utilizzando la normativa comunitaria è stato costituito ormai dodici anni fa un gruppo europeo di cooperazione territoriale. A tutt'oggi è uno dei pochissimi in Europa e l'unico in Italia che è realizzato tra enti locali territoriali cioè tra comuni, andando a forzare un po', ma in maniera molto virtuosa, la mano alla ratio normativa comunitaria che prevedeva che i gruppi europei di cooperazione territoriale si ponessero al servizio di entità più grandi: land, province, regioni. Questo quadro ha portato ad alcune particolari novità e adesso veniamo all'episodio. In questo momento a Nova Gorica, quindi in territorio sloveno, un'opera pubblica, un ponte per una pista ciclabile, è in realizzazione ed è stata bandita da una stazione appaltante italiana utilizzando fondi comunitari. Visto che il gruppo europeo di cooperazione territoriale per regolamento comunitario dà la possibilità ai soggetti che vi partecipano di eleggere la fonte normativa applicabile, abbiamo scelto il diritto sloveno. Sa perché? Perché il codice appalti del diritto sloveno non è nemmeno lontanamente paragonabile alla complessità imbarazzante del codice appalti di diritto italiano. Se dovessi tradurlo in mole, mentre il codice appalti del diritto italiano è un metro cubo circa, il codice appalti del diritto sloveno è semplicemente la normativa comunitaria, quindi quattro paginette e qui c'è la domanda. Presidente, la leale collaborazione nell'ottica della libertà della concorrenza e del mercato dov'è che si ferma? In situazioni come questa non basta parlare di dumping fiscale, non basta parlare di dumping occupazionale: bisogna parlare di dumping confinario? Io questo non lo so. Le chiedo qual è il quadro di fronte al quale ci troviamo; le chiedo inoltre qual è – grazie alla sua esperienza – il suggerimento che lei ci può dare per riuscire a fare in modo che le direttive comunitarie non siano semplicemente una tagliola, nella quale come sistema nazionale italiano cadiamo ripetutamente, ma siano un vero strumento normativo che riesce ad interpretare tutte le esigenze, perché le esigenze sono la base della ratio normativa, non le formulazioni che non tengono conto della realtà effettiva. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Pettarin. Cedo la parola al presidente Rustichelli, prego.

Pag. 13

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Grazie, presidente. Per quanto riguarda l'onorevole Berti non è compito, evidentemente, dell'Autorità intervenire su questioni relative alla pubblicità o commentare comportamenti di altre istituzioni di questo Paese. È ovvio tuttavia che la pubblicità dell'attività di una pubblica amministrazione è un requisito essenziale del controllo e della democrazia. Detto questo per quanto riguarda la standardizzazione, attraverso una norma, dei vari canoni demaniali è del tutto ovvio che neanche questo è nelle competenze dell'Autorità, decidere se sia giusto o non giusto. Quello che posso dire è una cosa che credo sia abbastanza ovvia per tutti: una procedura competitiva che preveda anche la valorizzazione attraverso il canone di un bene demaniale è nell'interesse della collettività, nell'interesse del Paese. In questi giorni abbiamo letto che un bellissimo albergo nella nostra Costa Smeralda che ha una concessione su una bellissima spiaggia della Sardegna paga 800 euro l'anno per la concessione, quando in piena stagione una stanza costa mille euro. Questo è un problema, bisogna però al contempo ritenere che vi siano zone che non hanno la stessa rilevanza turistica e magari pagano canoni adeguati. Ecco dov'è anche un ulteriore beneficio della gara competitiva. La gara competitiva consente la giusta valorizzazione del bene pubblico e ovviamente consente i giusti introiti. È del tutto ovvio che 106 milioni su 15 miliardi sia un ricavo assolutamente inidoneo, però cos'è che rende – se vogliamo anche usare un termine tecnico – giusto il canone? Il canone è giusto nella misura in cui tutti gli attori e quindi tutti gli imprenditori sono posti in grado, non solo di presentare il proprio progetto, ma anche di decidere qual è il valore che loro danno al bene di noi tutti e qual è il valore che ritengono giusto come costo d'impresa, in relazione a quello che ritengono essere il valore dello sfruttamento del bene. Sotto questo profilo ribadisco che non tocca a noi decidere come farlo perché questo tocca a voi. Tocca a noi soltanto continuare a fare la nostra attività di segnalazione in cui indichiamo quelli che sono gli effetti in concreto della concorrenza. In questo caso vi è un effetto evidente di valorizzazione dei beni, ma la stessa cosa potremmo dire in relazione alle concessioni delle acque minerali. Voi sapete che il costo industriale, rectius, il costo della concessione nel bilancio delle imprese che fanno questa attività, è assolutamente ridicolo. Questo significa che c'è un bene pubblico che viene praticamente concesso gratis.
  Per quanto riguarda invece l'intervento dell'onorevole Pettarin è ovvio che la leale collaborazione non solo è un valore previsto dalla nostra Costituzione, ma deve essere un valore per tutti i Paesi dell'Europa. Noi abbiamo nella nostra segnalazione, per quanto riguarda gli appalti, sostenuto la necessità di una semplificazione. Noi siamo un Paese che ha una tendenza evidente al cosiddetto gold plating che è il recepimento delle direttive europee non nella loro essenzialità, ma aggiungendovi adempimenti e obblighi ulteriori eccetera. Spesso è evidente che questi obblighi non sono rispondenti a un reale interesse del Paese, ma sono rispondenti probabilmente agli interessi della nostra burocrazia. Ovviamente se si inseriscono adempimenti per le imprese, burocrazia, attività inutili e spesso anzi dannose, si crea un difetto competitivo nei confronti degli altri Paesi. In questo caso, come dice l'onorevole Pettarin, è talmente evidente che si è preferito – per quanto la stazione fosse italiana – prevedere una normativa di un Paese confinante.
  Come sapete per quanto riguarda le opere del Recovery noi abbiamo proposto una sospensione del codice dei contratti, del codice degli appalti. Abbiamo ritenuto di dover fare una segnalazione, sempre nel rispetto delle prerogative del Parlamento e del Governo che è il cardine di tutto ciò che facciamo. Il Recovery Fund è composto da fondi che vengono poi erogati quasi totalmente a consuntivo, quindi abbiamo segnalato di valutare l'opportunità di realizzare queste opere nei tempi previsti dalle regole europee che noi abbiamo sottoscritto quando abbiamo accettato di prendere questi soldi che sono in parte a fondo perduto, ma in Pag. 14parte prestiti. C'è un'altra esigenza sottesa a questa nostra proposta, che rimane ovviamente tale, ma che dà il contributo di quest'Autorità insieme ai contributi di tutte le altre Autorità e istituzioni del Paese che hanno lo stesso valore e la stessa valenza perché la scelta tocca a ognuna e a ognuno di voi. Si tratta del fatto che prima si realizzano le opere, prima si fanno gli stati di avanzamento e prima circola moneta. Questo significa assumere dipendenti, acquistare beni e fornire i servizi necessari che solo le grandi infrastrutture possono dare a un Paese moderno come l'Italia, che ha purtroppo un'esperienza molto negativa su questo profilo. Nella mia precedente esperienza io mi occupavo anche della patologia degli appalti di rilevanza comunitaria: ahimè, oggi molti grandi appalti vedono l'amministrazione soccombere e le opere non realizzate soccombere nelle cause con risarcimenti importanti a seguito delle riserve e dei claims apposti dalle imprese. Io credo che noi non ce lo possiamo permettere e quindi ci siamo permessi, con tutto il rispetto, di sottoporre alla vostra valutazione anche queste nostre considerazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Rustichelli. Ho ancora un paio di domande, c'è la collega Galizia del gruppo Movimento 5 Stelle.

  FRANCESCA GALIZIA(intervento da remoto). Grazie, presidente. Presidente Rustichelli, grazie per il suo intervento. Come sempre in parte ha anticipato un po' le mie domande perché ogni volta... (riprende, dopo un'interruzione dovuta a problemi di connessione). Grazie, presidente Battelli. Grazie, presidente Rustichelli. Io la ringrazio perché in realtà ha già anticipato delle risposte ad alcune mie domande legate soprattutto alla concorrenza all'interno del mercato europeo. Tuttavia io volevo fare un completamento del suo intervento precedente perché effettivamente lei ha sottolineato un passaggio importante. Quando noi recepiamo le direttive dell'Unione europea, spesso le decoriamo un po' troppo, rendendole fin troppo articolate, quando devono essere recepite dal nostro ordinamento per un eccesso di burocrazia e io direi anche di interessi delle corporazioni. Questo nostro Paese – ahimè, lo dobbiamo dire – è fatto anche da tanti interessi precostituiti. Ogni volta che c'è una legge europea, ci arrivano diversi emendamenti o proposte di emendamenti da tante associazioni, sindacati e tante altre entità e istituzioni presenti nel nostro Paese. Ovviamente, come lei sa, tutte queste corporazioni, chiamiamole così, fanno delle forti pressioni su delle scelte politiche e, come lei sa, anche la questione Bolkestein è legata a questo. Però quanto queste corporazioni influiscono in realtà su queste scelte e nell'interesse della propria categoria, creano una vera e propria distorsione del mercato e della concorrenza?
  Io comprendo che alle volte bisogna intervenire per tutelare gli interessi di piccole corporazioni, ma allo stesso tempo queste procurano un danno economico indiretto a tante altre corporazioni. A volte è molto complicato riuscire a gestire queste situazioni, allora la mia domanda, prima di tutto, è quanto la concorrenza può beneficiarne? La parola «concorrenza» è apparsa più di cento volte in più rispetto a quello che era il testo originario del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di Conte. Con il Governo Draghi la parola «concorrenza» viene ripetuta spesso come se fosse la parola chiave di quello che sarà il nuovo PNRR che ripone al centro di una questione economica la concorrenza come qualcosa di realmente necessario al nostro Paese. Quanto ci è costata la mancata concorrenza?
  Come lei sa, io tempo fa le posi una domanda legata alla questione delle TV locali, in quanto abbiamo una legge che crea una forte disuguaglianza nella distribuzione dei fondi e va a beneficiare solo le prime cento, a scapito di altre emittenti locali che svolgono comunque un ottimo lavoro sul territorio. Noi abbiamo politicamente tentato più volte di modificarla senza ancora avere successo, però questa mancata concorrenza ha un costo; la questione della Bolkestein ha un costo.
  Io vorrei capire se è davvero questo il momento di intervenire per realizzare un Pag. 15vero e proprio cambio di passo perché sembra che con la direzione politica presa dal governo Draghi la concorrenza diventerà un aspetto centrale del PNRR. Concludo chiedendole se lei ha altri temi e magari se ci saranno altre occasioni in cui poter incontrarci e discutere su altre tematiche, o altri aspetti, o altre normative, per cui effettivamente questa mancata concorrenza ci procura dei danni oltre queste tematiche su cui è aperta una procedura d'infrazione con l'Unione europea. La ringrazio ancora per il suo intervento.

  PRESIDENTE. Grazie, Galizia. Non ho più interventi però volevo fare una domanda o considerazione al presidente Rustichelli. Innanzitutto per me ha fatto benissimo a ribadire e a ricordare quanto l'Autorità sia un ente terzo che fa il suo lavoro. È assolutamente importante che sia così e che ci sia un lavoro che deve essere distaccato da quelle che sono le scelte politiche. Abbiamo letto sulle pagine di giornali in questi giorni delle notizie sulla questione legata a queste procedure di cui lei ha parlato: la questione della messa in mora per le concessioni demaniali e anche la questione degli appalti e subappalti. Abbiamo letto che sono indiscrezioni e quindi io non so neanche se lei può rispondere a questa domanda, ma la metto sul piatto come considerazione. È uscito fuori che anche il Presidente Draghi si è esposto mettendoci la faccia pubblicamente e che potrebbe essere un problema anche per quanto riguarda l'iter del PNRR che adesso abbiamo mandato alla Commissione. Io le chiedo questo se può rispondermi: secondo lei la non risoluzione di queste procedure di infrazione quanto può essere determinante? Può rallentare l'iter del PNRR? Non vorrei mai che, come ha detto l'amico Vigna – siamo dello stesso Governo, ma io faccio una precisazione – non vorrei mai che la scelta politica di cui lui parlava del non trattare alcune cose a fini politici poi ci mettesse in una condizione – nel momento peggiore della Repubblica, quando abbiamo bisogno fortemente di un piano che venga erogato velocemente – in cui ci troviamo ad avere rallentamenti perché la politica non è in grado di portare avanti alcune questioni che sono state richieste dalla Commissione. Secondo lei il fatto di non affrontare questi argomenti potrebbe influire sull'iter del PNRR e quindi sulle tranche di finanziamento che potrebbero arrivare? Grazie, presidente.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Per quanto riguarda l'onorevole Galizia ritorno innanzitutto su quello che dicevo prima.
  Dicevo prima che noi abbiamo una tradizione normativa con una tendenza al bizantinismo. Faccio un esempio per tutti: nel diritto civile latino c'era il processo per formulas dove la causa si vinceva o si perdeva attraverso la giusta lettura della formula. Siamo tendenzialmente un Paese che tende a fare norme che inseriscono molta forma e un po' meno sostanza. Io credo nelle istituzioni, l'Autorità crede nelle istituzioni e collabora – come ha fatto con i precedenti Governi e con i precedenti Parlamenti – con lealtà con questo Governo e con questo Parlamento. Lo farà con il prossimo Governo e con quelli che verranno e con i prossimi Parlamenti, nella consapevolezza e nella fiducia totale di quello che ognuna e ognuno di voi farà nell'interesse del Paese. Posso assicurare a tutti che noi continueremo – senza mostrare i muscoli e senza mostrare il petto, ma con la lealtà che dobbiamo a voi, al Paese, alle imprese e ai cittadini – a fare sentire alta la voce di tutela della concorrenza, di tutela del consumatore e di tutte le altre attività che facciamo.
  Per quanto riguarda il fenomeno dei lobbisti, è conosciuto in tutto il mondo. Purtroppo da noi non è regolamentato, c'è una proposta di legge su questo e io credo che sia una proposta importante. Si tratta di un'attività come tutte le altre. Per quanto riguarda l'attività di lobbismo che ogni associazione e ogni gruppo di potere fa, ovviamente tocca al Governo e al Parlamento la sintesi. L'Autorità lavora ex post, interviene successivamente e ovviamente fa un'attività di segnalazione preventiva, attraverso le sue segnalazioni e la sua attività istituzionale di advocacy. Per quanto riguarda il problema del lobbismo, credo che quello Pag. 16che serve sia la trasparenza che rende le istanze di tutti quanti palesi. La trasparenza rende più semplice al Governo e al Parlamento la decisione della sintesi delle istanze di tutte le istituzioni, del mondo delle imprese, del mondo del lavoro e del mondo dell'associazionismo in generale.
  Riguardo a quello che diceva il presidente Battelli non tocca a me dire se una possibile sottovalutazione dei valori della concorrenza da parte del Governo italiano nei confronti dell'Europa abbia delle conseguenze o meno. Posso dire una cosa secondo la mia esperienza e secondo quello che ci insegna la storia della concorrenza: la concorrenza è un investimento di medio e di lungo termine, ma è un investimento assolutamente indispensabile per qualunque Paese. La concorrenza finisce per tutelare gli interessi dei più deboli, gli interessi soprattutto delle piccole e delle medie imprese, gli interessi dei consumatori, l'interesse dei cittadini che sono poi l'essenza degli interessi del nostro Paese. Posso solo dire che per quanto riguarda noi – lo ribadisco ancora – saremo qui al servizio del Paese. Siamo piccoli e siamo pochi, ma siamo una delle Autorità più stimate al mondo, non per merito mio, ma per merito delle donne e degli uomini che stanno qui dentro da trent'anni. Abbiamo anche la stima della Commissione europea – mi permetto di dirlo con grande orgoglio e ribadisco non per merito mio, che sono di passaggio e sono qui da due anni, ma per merito delle 280 persone che lavorano qui dentro – che consente al Governo e all'Italia di avere in Europa una credibilità anche sotto il profilo della concorrenza. La Commissione sa che c'è un'Autorità che fa il proprio dovere e noi continueremo a farlo al servizio del Paese, delle sue imprese e dei suoi cittadini.
  Vi ringrazio a nome delle donne e degli uomini della mia autorità per darci questa opportunità di esprimere le nostre valutazioni e per cercare di dare un contributo sui temi non solo di questo intervento, ma più in generale sulle domande che sono state fatte. Noi rimaniamo ovviamente a disposizione del Parlamento, del Governo e delle altre istituzioni perché ci è chiaro il valore della leale collaborazione e cerchiamo di fare il nostro dovere con lealtà e con orgoglio. Grazie, presidente e grazie a tutte e a tutti gli onorevoli.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente, ma noi conosciamo benissimo il ruolo fondamentale dell'Autorità che lei presiede e non a caso è stata la prima audizione di questo fondamentale ciclo di audizioni.
  La bontà del suo lavoro e di tutte le persone che lavorano presso la sua Autorità è assolutamente in prima linea, quindi io la ringrazio e le auguro buon lavoro. Grazie mille, arrivederci.

  ROBERTO RUSTICHELLI, Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Grazie e buon lavoro a tutte e a tutti voi.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.15.