XVIII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 6 settembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA LEGATA ALLA DIFFUSIONE DELLA XYLELLA FASTIDIOSA NELLA REGIONE PUGLIA

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare) e Coldiretti.
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Verrascina Francesco , presidente di Copagri e coordinatore nazionale di Agrinsieme ... 3 
Di Rollo Barbara , membro del dipartimento sviluppo agroalimentare di CIA ... 4 
Cantele Giovanni , presidente regionale di Coldiretti Puglia ... 4 
Rossi Donato , componente della giunta esecutiva di Confagricoltura ... 6 
Milanesi Matteo , responsabile dell'area normativa di Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari ... 7 
Gallinella Filippo , Presidente ... 7 
Critelli Francesco (PD)  ... 7 
Gallinella Filippo , Presidente ... 7 
Manni Enzo , direttore della Cooperativa Acli di Racale ... 7 
Viviani Lorenzo (LEGA)  ... 8 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 9 
Lolini Mario (LEGA)  ... 9 
De Carlo Luca (FDI)  ... 10 
Cunial Sara (M5S)  ... 10 
Caretta Maria Cristina (FDI)  ... 11 
Liuni Marzio (LEGA)  ... 11 
Nevi Raffaele (FI)  ... 12 
Critelli Francesco (PD)  ... 12 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 13 
Gallinella Filippo , Presidente ... 14 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 14 
Muroni Rossella (LeU)  ... 14 
Gallinella Filippo , Presidente ... 15 
Verrascina Francesco , presidente di Copagri e coordinatore nazionale di Agrinsieme ... 15 
Cantele Giovanni , presidente regionale di Coldiretti Puglia ... 15 
Rossi Donato , componente della giunta esecutiva di Confagricoltura ... 16 
Gallinella Filippo , Presidente ... 17 

Audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA):
Gallinella Filippo , Presidente ... 17 
Parlato Salvatore , presidente del CREA ... 17 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di difesa e certificazione ... 17 
Gallinella Filippo , Presidente ... 22 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 22 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 23 
Parentela Paolo (M5S)  ... 23 
Benedetti Silvia (Misto-MAIE)  ... 24 
Cunial Sara (M5S)  ... 24 
Nevi Raffaele (FI)  ... 24 
Caretta Maria Cristina (FDI)  ... 24 
Gallinella Filippo , Presidente ... 25 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di difesa e certificazione ... 25 
Cassese Gianpaolo (M5S)  ... 27 
Parlato Salvatore , presidente del CREA ... 27 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 28 
Cillis Luciano (M5S)  ... 28 
Parlato Salvatore , presidente del CREA ... 28 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di difesa e certificazione ... 28 
Parlato Salvatore , presidente del CREA ... 28 
Roversi Pio Federico , direttore del Centro di difesa e certificazione ... 29 
Gallinella Filippo , Presidente ... 29 

Allegato 1: Documentazione consegnata dai rappresentanti di Agrinsieme ... 30 

Allegato 2: Documentazione consegnata dai rappresentanti del CREA ... 37

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 12.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane – agroalimentare) e Coldiretti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza delle cooperative italiane) e Coldiretti, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Ringrazio gli auditi per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti il dottor Verrascina, presidente di Copagri e coordinatore nazionale di Agrinsieme, il dottor Tommaso Battista, presidente regionale di Copagri Puglia, la dottoressa Barbara Di Rollo, membro del dipartimento Sviluppo Agroalimentare di CIA, il dottor Vincenzo De Nucci, direttore dell'Area economica di Confagricoltura, il dottor Renzo Manni, direttore della Cooperativa Acli di Racale, il dottor Matteo Milanesi, responsabile dell'Area normativa di Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, il dottor Rossi, componente della Giunta Esecutiva di Confagricoltura, il dottor Giovanni Cantele, presidente regionale di Coldiretti Puglia, e il dottor Spagnoletti, membro della Federazione regionale di Coldiretti Puglia.
  Faccio presente che questa audizione dovrebbe durare 45 minuti, quindi invito gli auditi a cercare di focalizzare il tema e a contenere il più possibile i tempi degli interventi, considerato anche che, dopo lo svolgimento degli interventi, i colleghi rivolgeranno delle domande agli auditi. Invito tutti i nostri ospiti a ripresentarsi in modo da consentire a chi segue la seduta di sapere chi sta intervenendo.
  Do subito la parola a Francesco Verrascina.

  FRANCESCO VERRASCINA, presidente di Copagri e coordinatore nazionale di Agrinsieme. Ringrazio il presidente e i componenti della Commissione per aver promosso lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sull'emergenza Xylella, che preoccupa non solo i produttori agricoli pugliesi, che – voglio ricordarlo – rappresentano il 40-50 per cento della produzione nazionale, ma anche i produttori di altre regioni limitrofe e – oserei dire – di tutte le regioni italiane e quindi di tutto il Paese.
  Noi qui oggi, come Agrinsieme, lanciamo con fermezza un appello: facciamo presto! Siamo di fronte a un'emergenza nazionale che rischia di mettere definitivamente in ginocchio un comparto importante per l'economia della Puglia, del Meridione, dell'intero Paese.
  Facciamo presto, perché di tempo in questi anni ne abbiamo perso tanto e gli effetti sono davanti agli occhi di tutti: da poche centinaia di ulivi infetti nelle campagne di Gallipoli (parlo del 2013) siamo arrivati a una dimensione del fenomeno che preoccupa tutti. Pag. 4
  Le difficoltà a cui sono andati incontro i produttori sono note, ma non va messo in secondo piano – permettetemi questa precisazione relativa a una mobilitazione che in questo momento è in atto – il fatto che il batterio ha colpito anche la realtà produttiva dei vivai. Infatti, le attività dei vivai presenti nelle zone infette sono ridotte al minimo a seguito del divieto di movimentazione imposto a livello europeo, mentre le attività dei vivai presenti nelle zone cosiddette «cuscinetto» e di contenimento stanno subendo danni molto gravi.
  Mi riferisco a poli vivaistici di piante orticole per i quali si rende necessario l'attivazione e il finanziamento in tempi brevissimi del Protocollo previsto per la tutela dei vivai, al fine di superare il blocco della movimentazione. Rilevo, inoltre, che stiamo parlando del polo vivaistico di tutta la Puglia, dal quale partono le piante orticole con un fatturato di 30 milioni di euro, che sviluppa a sua volta 500 milioni di euro nel settore orticolo e rappresenta il ricavato di milioni di giornate lavorative.
  Espongo ora sinteticamente le proposte di Agrinsieme, che sono illustrate nel documento predisposto da Agrinsieme in vista della odierna audizione e che consegnerò alla presidenza.
  Riteniamo necessari lo snellimento e la semplificazione delle procedure previste dall'articolo 6 (misure di eradicazione) della Decisione di esecuzione (UE) 2015/789 della Commissione del 18 maggio 2015. Reputiamo, infatti, necessario semplificare le procedure amministrative, perché è indispensabile bonificare le zone infette dalle piante malate, incentivando l'espianto volontario da parte degli agricoltori, prevedendo, peraltro, un iter semplificato, snello e con una procedura standardizzata.
  Allo stesso tempo, crediamo che occorra ottemperare con rapidità agli obblighi di eradicazione, agevolando l'espianto obbligatorio, riconoscendo agli agricoltori i costi reali sostenuti. Parliamo di un costo che va dai 600 agli 800 euro per l'eradicazione di un albero, a seconda della dimensione, a fronte di un ristoro che va dai 98 ai 145 euro a pianta.
  È necessario sostenere la ripresa economica del comparto olivicolo attraverso la creazione di un sottoprogramma tematico straordinario del PSR e l'attivazione di misure di solidarietà previste dal PSR nazionale.
  A nostro avviso, occorre poi salvaguardare il patrimonio arboreo di valore storico e a tal fine proponiamo che il finanziamento dei mezzi di protezione avvenga tramite il PSR e che le analisi di verifica non siano a carico dell'olivicoltore.
  Riteniamo fondamentale potenziare la ricerca. Lo sforzo del mondo scientifico deve essere indirizzato a ristabilire il potenziale produttivo del Salento compromesso dalla fitopatia. È indispensabile investire nella ricerca evitando la circolazione di tesi e di idee non suffragate dall'evidenza scientifica.
  Proponiamo poi di istituire un piano programmato di espianto che dovrebbe coprire i costi di espianto e di eventuali reimpianti, e una cabina di regia presso il Ministero.
  Infine, reputiamo necessario mantenere il sostegno accoppiato agli oliveti malati espiantati e riteniamo sia opportuno derogare per le O.P. riconosciute, le cui aziende associate insistono nelle aree colpite dalla Xylella, ai parametri della commercializzazione previsti dal decreto ministeriale per il mantenimento del riconoscimento.

  BARBARA DI ROLLO, membro del dipartimento sviluppo agroalimentare di CIA. Signor presidente, mi rimetto alle considerazioni svolte dal presidente di Copagri, Verrascina, che ha illustrato un documento elaborato da Agrinsieme, nel quale, pertanto, sono contenute anche le considerazioni di CIA.

  GIOVANNI CANTELE, presidente regionale di Coldiretti Puglia. Il presidente Verrascina ha esplicitato molti dei temi sui quali stiamo lavorando da tempo, però vorrei cominciare cercando di avere la vostra attenzione. Da agricoltore ho preso coscienza del fatto che fino a che questa fitopatia non arriva sotto casa difficilmente viene ritenuta pericolosa; quindi posso immaginare Pag. 5 che Roma sia ancora molto lontana dal Salento e dalla Puglia.
  Io vi dico solo questo: se dobbiamo dare credito a quello che la scienza ci dice, abbiamo di fronte la peggior fitopatia che questo territorio e questa nazione potessero affrontare, e spero che la mia presenza in questa Commissione oggi possa servire a ottenere la vostra massima attenzione e quella delle altre istituzioni italiane.
  Ringraziando il presidente Gallinella per aver convocato questa audizione, osservo, tuttavia, che il fatto che nell'ambito delle stesse istituzioni esiste la volontà di istituire una Commissione d'inchiesta, che rischia di generare ulteriore confusione, credo sia indice di una situazione estremamente grave nella quale è necessario, invece, riportare tutti alla realtà delle cose.
  Oggi stiamo affrontando la peggior fitopatia e dobbiamo prendere maggiore coscienza di quella che è la situazione reale. Come stiamo affermando dalla fine del 2013 ai due presidenti della regione Puglia, che si sono succeduti, manca una comunicazione istituzionale: non può essere il web a chiarirci le idee, a chiarire le idee a chiunque si veda intimare di abbattere un albero, perché questa può essere l'unica misura per salvaguardare chi sta più a nord. Non può essere una decisione del TAR a bloccare tutto, non può essere l'interesse di un privato a bloccare l'interesse della collettività.
  Il territorio interessato dal fenomeno è passato oggi dagli 8.000 ettari del momento in cui è stata conclamata la presenza del batterio, a circa 750.000 ettari. Questa è un'enormità che il nostro Paese non può e non deve accettare. Non possiamo accettare che ci siano ancora situazioni che portino a un'estrema confusione.
  Abbiamo due scenari. Uno è quello delle aree indenni. Io sono salentino, quindi sono nell'area in cui ormai abbiamo perso la speranza, ma vogliamo ancora combattere; tuttavia, oggi c'è chi guarda a quell'area con il timore che a mano a mano possa rientrare nell'area infetta. Non possiamo permetterlo. Abbiamo la necessità di stanziare risorse per il monitoraggio.
  Nella regione Puglia, negli ultimi anni – l'abbiamo sempre sottolineato – grazie al monitoraggio abbiamo cominciato almeno a capire la dimensione del problema, ma servono risorse per consentire alla regione di applicare le misure previste. Questo è un problema che si pone a livello nazionale, perché esistono delle difficoltà da un punto di vista normativo a consentire agli organi competenti di entrare in un campo e di abbattere una pianta che è infetta, malgrado ciò consentirebbe di salvaguardarne altre migliaia Non può essere un TAR a bloccare tutto questo. Ribadisco che questo è un problema nazionale.
  In relazione al problema del TAR, l'esemplificazione massima è il caso di Oria, dove c'era un focolaio di poche piante, che a raggiera – basta vedere adesso i dati – si è diffuso verso nord, e l'ultimo intervento dell'Unione europea è dovuto esattamente a quel problema.
  Dobbiamo risolvere anche il problema delle difficoltà operative che si riscontrano in relazione ai piccoli agricoltori, alle aree demaniali, alle aree comunali abbandonate, alle aree pubbliche. Se c'è da difendere, se c'è da contenere le erbacce nel momento in cui l'insetto vettore può essere ancora attaccabile senza l'ausilio di prodotti chimici, ciò deve essere fatto. Vogliamo vedere i sindaci con il decespugliatore in mano a dare il buon esempio. Le azioni di contenimento vanno fatte anche in aree infette perché ci sono aree che ancora possono essere salvate e salvaguardate. Ve lo dico da salentino: oggi, fare il tratto di strada da Lecce a Gallipoli, da Lecce a Santa Maria di Leuca, è qualcosa di drammatico, che non possiamo accettare.
  Servono risorse per il Fondo di solidarietà nazionale. Questa è una calamità, non è una grandinata. Io sono viticoltore e quando mi arriva la grandinata, l'assicurazione in qualche maniera mi viene incontro, ma l'anno dopo produco; in questo caso, invece, gli olivicoltori, a mano a mano che passano gli anni, perderanno sempre di più.
  Oggi ci sono aziende che sono al tracollo, ci sono aziende, frantoi, cooperative, che vendono le linee di produzione e le Pag. 6mandano in Grecia. Questo è inaccettabile per un Paese civile, e scusatemi se mi accaloro, però questa è la situazione.
  Servono azioni per finanziare i reimpianti. Grazie alla scienza, alla quale dobbiamo guardare con fiducia, abbiamo avuto i reimpianti delle varietà oggi resistenti, che speriamo siano immuni, perché si sta lavorando per salvaguardare il patrimonio ambientale degli olivi millenari sugli innesti, sui semenzali, cioè sulla biodiversità naturale che il Salento e la Puglia possono esprimere, forse andando a cercare lì la soluzione al problema. Tengo a sottolineare che non si tratta di un problema regionale, come diceva prima il presidente Verrascina, ma nazionale. Se risolveremo il problema di questo batterio in Puglia, lo risolveremo anche in molte delle altre aree olivicole del Paese, e non soltanto olivicole, perché la Xylella purtroppo non colpisce solo l'olivo.
  Servono, quindi, le risorse per la diversificazione, le risorse per la semplificazione delle procedure. Oggi, se si vuole ripiantare un oliveto in zona infetta, oltre al problema dei costi, c'è il problema della burocrazia. Io che rappresento le imprese mi domando come le possiamo tenere in piedi.
  Vi ringrazio molto dell'attenzione, però dobbiamo passare dalla fase in cui troppe cose erano confuse a un momento di chiarezza. Ce la dobbiamo fare tutti. Serve soprattutto un grandissimo senso di responsabilità e pragmatismo. Ai miei soci fino ad oggi ho dato parole e pochissimo pragmatismo; dobbiamo, invece, cambiare il modo di operare.

  DONATO ROSSI, componente della giunta esecutiva di Confagricoltura. In qualità di rappresentante di un'organizzazione appartenente ad Agrinsieme ritengo che il collega Verrascina abbia ampiamente snocciolato l'argomento e presentato tutte le nostre soluzioni ad un problema che si è acuito con il tempo e nel tempo a causa dell'interazione con una politica poco attenta. Non voglio sembrare assolutamente polemico, ma mi rivolgo qui alla buona politica e sono convinto che è quella politica che vuole risolvere i problemi di un'agricoltura e di una Puglia a vocazione agricola, che ha tanto bisogno di un intervento poderoso, e di una Puglia olivicola che oggi è fortemente vessata. Infatti, oltre al danno della Xylella, che è irreversibile e che ha provocato questo dissesto, questo magma che ha travolto una tradizione, una storia e che rischia di travolgere tutto, abbiamo avuto anche altri problemi di altro genere. Oggi, il settore olivicolo pugliese è fortemente compromesso. Tornando all'argomento principe, che è quello della Xylella, ripeto che indubbiamente condiviso tutto ciò che è stato detto anche dai colleghi della cosiddetta «concorrenza». Ciò che mi sento di dire oggi è che nella soluzione del problema questa volta la politica ci deve mettere sentimento perché si sono persi cinque anni che sarebbero stati fondamentali per poter arginare il fenomeno, per trovare soluzioni pragmatiche, non dettate esclusivamente da un estremo rigore scientifico.
  L'agricoltura, infatti, non è solo scienza; l'agricoltura è anche praticità di interventi, richiede di essere veloci e reattivi rispetto a espianti che non sono stati fatti e a determinate decisioni del TAR che, forse a causa della strumentalizzazione della situazione ad opera di qualche soggetto – sono state assolutamente lesive.
  Oggi resettiamo tutto e ripartiamo. Per noi, l'ottimo documento presentato in maniera egregia, a nome di Agrinsieme, dal collega Verrascina, fa fede; segna tutte le linee direttive che ci possono portare velocemente a una conclusione e a cambiare pagina verso una Puglia volta al futuro, che continua a essere, e vuole continuare a essere, una Puglia olivicola, cercando di trovare le soluzioni migliori.
  Ci sono tutti gli ingredienti per trovare soluzioni efficaci: la ricerca, – la salvaguardia del patrimonio, non ultimo vi è anche il fattore dell'aggregazione. Gli agricoltori vanno aggregati con sistemi che mettano insieme e non isolino perché gli isolamenti non creano positività. È così anche per gli espianti che dovrebbero essere finanziati in maniera prioritaria, ma con quegli importi di cui si parlava prima, che condivido pienamente.
  In tutto questo chiedo a voi un'assoluta repentinità di azione. Adesso non è più Pag. 7l'ora di scrivere trattati, di fare polemiche, di guardare a ciò che non si è fatto: dobbiamo agire e anche velocemente.

  MATTEO MILANESI, responsabile dell'area normativa di Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari. Come movimento cooperativo, anche noi ci associamo al documento presentato da Agrinsieme, e pertanto lascio spazio al dibattito.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri auditi che intendono prendere la parola, do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  FRANCESCO CRITELLI. Ringrazio i nostri ospiti. Più che un intervento, faccio una domanda sull'ordine dei lavori.
  Ascoltando l'elenco dei soggetti auditi, mi pare che tra i nominativi vi sia anche quello del rappresentante di una società agricola, un produttore. Sono andato a documentarmi in questo momento on line. Chiederei, se possibile presidente, di poterlo ascoltare, in modo da avere anche una testimonianza diretta sul campo del rappresentante della società agricola di Racale della provincia di Lecce.
  Dagli interventi svolti da chi rappresenta le associazioni, è emersa una questione che riguarda, per esempio, il comune di Oria, che se non sbaglio è tra le province di Taranto e Brindisi, e attiene quindi ad un'area nel nord del Salento. Reputo pertanto utile ascoltare l'intervento di un produttore di una società agricola che ci potrebbe fornire una piantina aggiornata rispetto all'evoluzione geografica dell'argomento in oggetto.

  PRESIDENTE. Onorevole Critelli, avevo chiesto, infatti, se ci fossero ulteriori interventi. Considerata questa sollecitazione, do la parola al direttore della Cooperativa Acli di Racale.

  ENZO MANNI, direttore della Cooperativa Acli di Racale. Vi ringrazio per aver richiesto il mio intervento. Oltre a quanto è stato detto, che condivido ampiamente, devo aggiungere il dolore del territorio, perché, come evidenziato da chi mi ha preceduto, se non si è sul territorio non si percepisce la gravità di questa fitopatia e dei disastri che, a livello ambientale e paesaggistico oltre che economico, ha causato e sta causando.
  La Xylella è una peste che noi viviamo dal 2013, che ha modificato tutto il nostro stile di vita, tutto il nostro essere salentini, essere produttori, e che ha inciso sulle nostre organizzazioni che negli ultimi 15-20 anni hanno investito tantissimo in olivicoltura.
  Sottolineo questo elemento perché le O.P. a cui apparteniamo – in particolare la nostra, Coopolio, – hanno fatto investimenti molto importanti, che ci hanno permesso di raggiungere produzioni ottimali con prodotti di alta qualità e affermazioni a livello nazionale e internazionale, che hanno consentito negli anni di raggiungere situazioni economiche e di prospettiva molto significative.
  Adesso, come ha detto prima il presidente Cantele, molti hanno dismesso quegli investimenti, molte cooperative hanno chiuso, molte stanno per chiudere, molti impianti anche di oleifici privati hanno chiuso. I produttori sono allo sbando perché non sanno più a chi credere; c'è tanta confusione sul territorio, perché c'è stato questo comportamento per così dire antiscientifico.
  Noi come cooperativa sin dal primo giorno abbiamo iniziato a indagare; sollecitati dai nostri produttori, siamo stati, infatti, noi i primi a segnalare nel 2013 che c'era qualcosa di strano nel nostro territorio. Ci siamo rivolti a chi poteva darci delle risposte, abbiamo coinvolto l'Osservatorio per le malattie delle piante, ma non ci sono state fornite risposte. Per fortuna il CNR, altri organismi scientifici e di ricerca hanno indagato e ci hanno fatto percepire l'estrema gravità di questa fitopatia.
  È stato molto importante il rapporto che abbiamo avuto con chi aveva vissuto questo problema prima di noi. Sono venuti in Salento i professori dell'Università di Berkeley, tra i quali il primo è stato il professor Almeida che, vedendo il disastro che c'era sul nostro territorio, ci ha licenziato Pag. 8 dicendo: «questo è un problema grossissimo che da noi non c'è; da noi è a macchia di leopardo, qui c'è una devastazione, quindi noi che abbiamo già una certa conoscenza del problema non possiamo aiutarvi in questa direzione, non possiamo darvi dei suggerimenti».
  Purtroppo sul territorio si sono create delle fazioni, se vogliamo definirle in questo modo, ma non intendo dilungarmi su questo. Forse la politica, purtroppo, non ha avuto il coraggio di affrontare un problema così grave e di metterci la faccia. Ringrazio quindi il presidente Gallinella e tutti i componenti la Commissione per aver deliberato questa indagine conoscitiva al fine di far luce sulla problematica.
  Ritengo utile aggiungere un elemento, che è lapidario, ma vi posso assicurare che è vero: la mia cooperativa, che ha 55 anni di vita, ha due sedi, ma una ormai è chiusa, in quanto in una struttura non si trasformano più le olive in olio, mentre l'altra lavora al 20 per cento. Vi fornisco questo.
  Aggiungo, inoltre, che dal 2013 abbiamo capito che il problema è gravissimo e abbiamo cercato in lungo e in largo di coinvolgere le istituzioni e di far comprendere l'estrema gravità della situazione e l'esigenza di considerarla una priorità, ma purtroppo non è stata presa in considerazione con un livello di attenzione che sarebbe stato necessario.
  Abbiamo chiesto in tutte le direzioni, sono venuti tutti i maggiori ricercatori e coloro che avevano interesse a capire il problema, ma nessuno ci ha dato una soluzione. Purtroppo ci sono stati anche i cosiddetti «sciacalli» che volevano venderci fumo e farci credere che con un semplice prodotto si potesse risolvere il problema, ma noi l'avevamo capito perché la scienza e la ricerca ci avevano messo in guardia e ci avevano fatto comprendere che non era un problema di facile soluzione.
  Sono venuti quelli che hanno il problema della clorosi variegata degli agrumi (CVC) in Brasile, che erano avanti con le sperimentazioni che hanno continuato a fare, ma non ci hanno fornito alcuna soluzione.
  Ovviamente i nostri ricercatori stanno continuando le ricerche e noi siamo loro di supporto, però vogliamo avere un territorio produttivo, abbiamo diritto ad avere una produzione. Abbiamo necessità di avere produzioni che diano economia al nostro territorio, non possiamo tornare agli anni Sessanta, quando molti dei nostri concittadini sono dovuti emigrare per cercare lavoro, sono tornati e hanno creato dei giardini, dei terreni altamente produttivi e hanno avuto tante risorse e tante soddisfazioni.
  Non possiamo non considerare che il nostro territorio è produttivo; non possiamo avere il blocco di tante altre specie vegetali, perché è giusto che qualcuno di noi possa sperimentare e cercare altre produzioni, non possiamo avere una monocoltura. Se l'olivo avrà dei problemi successivamente, perché adesso, grazie ai nostri produttori e alla ricerca, abbiamo individuato queste varietà tolleranti o resistenti, vorremmo anche avere un futuro agricolo, perché il nostro territorio è agricoltura e anche turismo, ma l'agricoltura è sicuramente una parte fondamentale della nostra economia.

  LORENZO VIVIANI. Inizio ringraziando chi è intervenuto oggi, soprattutto l'ultimo interveniente, perché vivendo sulla propria pelle questa peste per il mondo dell'agricoltura, che gli ha condizionato la vita, ci ha fornito una testimonianza particolarmente significativa.
  Sono d'accordo con quello che è stato detto dagli auditi: è importantissima una risposta decisa, che deve essere basata su basi scientifiche e su studi. Purtroppo in Italia abbiamo avuto sempre una ricerca che per vari motivi ha inseguito le problematiche e non le ha mai precedute, non è mai stata quella ricerca che dovrebbe guidare il mondo dell'agricoltura o il mondo della pesca, cioè quella che aiuta l'agricoltore e lo precede nelle scelte e nelle problematiche che gli si possono presentare.
  A livello mediatico il discorso Xylella è affrontato periodicamente, ma a livello regionale sui quotidiani o a livello nazionale per qualche dichiarazione. In realtà il fenomeno ha assunto altre dimensioni, perché Pag. 9 sotto minaccia, sotto attacco è il made in Italy, un'eccellenza della nostra terra; è come se fosse sotto attacco un nostro museo o come se avessimo dei problemi con altri settori, che magari vengono presi maggiormente a cuore dalla cittadinanza. Noi politici dobbiamo, invece, farci sentire a livello mediatico e quindi alzare i toni su questa problematica.
  Ne approfitto per rivolgere un invito anche al presidente Gallinella e ai membri della Commissione: non per allungare l'iter di svolgimento dell'indagine conoscitiva, ma sempre tenendo questo ritmo, si potrebbe anche organizzare una missione in Puglia, nel Salento, tenendo anche conto che in questa Commissione ci sono tanti nuovi parlamentari che non conoscono bene la problematica. Andando sul territorio sarebbe interessante, incontrare anche i produttori per toccare veramente con mano la problematica.
  Vi ringrazio della vostra presenza. Sono sicuro che la Commissione in maniera trasversale non si perderà in chiacchiere, ma cercherà di fare i fatti.

  MARIA CHIARA GADDA. Desidero anch'io ringraziare i rappresentanti delle associazioni, ma anche Enzo Manni, che con la sua passione ci ha fatto comprendere bene quello che sta succedendo nella regione Puglia, e non soltanto.
  Oggi abbiamo ascoltato che l'evidenza scientifica ha una rilevanza. Purtroppo, il dibattito politico e culturale è stato «sporcato» in questi anni da prese di posizione molto lontane dall'evidenza scientifica, dalla ricerca, e che hanno agitato paure anche tra i produttori. C'è stato sicuramente un corto circuito anche nei livelli decisionali.
  Su questo vorrei esprimere un auspicio, perché questi movimenti, questi comitati, questa «agitazione di streghe» non nascono dal nulla. Mi fa piacere che oggi in Commissione (lo vedremo poi nelle prossime settimane) tutte le forze politiche – ribadisco tutte – si trovano concordi sul fatto che l'evidenza scientifica ha in Parlamento e nel Paese una priorità. Questo in passato non si è visto e in queste ore anche su altri temi non si sta vedendo altrettanto.
  Voi avete parlato giustamente di un corto circuito nella politica e nei livelli decisionali e anche di responsabilità specifiche in capo a diversi enti. Vi chiedo se è possibile capire dove ravvisate le maggiori responsabilità, a quali livelli della politica e in capo a quali enti nello specifico.
  Per quanto riguarda invece informazioni utili a questa Commissione, sarebbe importante capire a che altezza stimate sia arrivata la Xylella e avere una più precisa perimetrazione geografica del fenomeno anche per stabilire quali saranno i passi successivi.
  Nella legge di bilancio per il 2018 erano stati stanziati 10 milioni di euro per il risarcimento danni, per i reimpianti e per le misure che avete citato, misure sicuramente non sufficienti a risolvere il problema. Credo che in questa sede sarà importante, visto che nei prossimi mesi avremo una nuova legge di bilancio, porre con attenzione questo tema.
  Sempre nella medesima legge di bilancio era stato posto il tema dei contratti di distretto. A questo proposito, vorrei capire se i contratti di distretto stanno funzionando, se sono uno strumento percorribile, se anche in questo caso ci sono dei corto circuiti che non rendono possibile rappresentare in modo efficiente ed efficace le esigenze di chi produce.
  L'ultima domanda riguarda il settore del florovivaismo. Nei vostri interventi vi siete concentrati, giustamente, sulle esigenze del territorio, ma credo che questo tema abbia un impatto anche sull'intero settore nazionale. Vorrei sapere se avete dei dati sulle esportazioni dell'intero settore a livello nazionale che evidenziano, appunto, queste criticità e, ovviamente, se non li avete oggi, se è possibile farli pervenire successivamente alla Commissione.

  MARIO LOLINI. Ringrazio gli esperti e i rappresentanti che sono intervenuti, ma sottolineo che il nostro lavoro deve iniziare, a questo punto, a risolvere i problemi che, purtroppo, non sono stati affrontati negli anni passati. Credo che siamo arrivati a un punto di non ritorno per la gravità del problema. Pag. 10
  Il CREA, nel suo rapporto sulla problematica della malattia, del vettore, anche della sputacchina – scusate, ma è il termine esatto – ha suggerito delle pratiche agronomiche da seguire. Credo che anche questa Commissione debba assumersi la responsabilità di quello che non è stato fatto nel passato e dare indicazioni sul modo in cui affrontare l'emergenza che sta andando avanti. Se il fenomeno dagli 8.000 ettari iniziali è passato a 750.000 ettari significa che il problema arriverà anche più a nord, perché non è possibile bloccarlo se non attuiamo delle pratiche agronomiche o quantomeno le estirpazioni.
  Mettendomi anche nei panni degli agricoltori – essendolo anche io – ritengo che occorra incentivare quantomeno il recupero da parte di nuove cultivar, ma soprattutto agevolare gli strumenti con cui lo Stato e le regioni rifondono i danni a ciascun agricoltore.
  Certamente, però, occorre che la politica stia insieme alla ricerca scientifica. Attualmente c'è la sperimentazione fatta dall'università del Salento e suggerirei molta cautela a chi dice che l'università, o comunque chi fa sperimentazione, è in mano alle multinazionali scientifiche di produttori di agrofarmaci. Quando si fa una sperimentazione scientifica – mi riferisco all'utilizzo del Dentametanche in zone dove la Xylella ha colpito – non diciamo «assolutamente no a quello, no a quell'altro» in maniera pregiudiziale.
  Con riferimento alla pulitura degli oliveti, quindi alle erbe infestanti sugli oliveti, occorrerà che le associazioni agricole o le cooperative agricole intervengano presso i produttori e li spingano ad attuare determinate pratiche, altrimenti questa Xylella ce la ritroveremo in Toscana, e poi dopo in tutto il territorio italiano.
  Nel rinnovarvi il ringraziamento per la vostra presenza, ribadisco che il nostro obbligo come Commissione nei confronti degli agricoltori, salentini in questo caso, ma in realtà di tutto il Paese perché il problema della Xylella si espanderà se non troveremo soluzioni, sarà quello di fare i fatti e non chiacchiere. In questi cinque anni, dal 2013 in poi, sono state fatte troppe chiacchiere e credo che le chiacchiere lascino il tempo che trovano. È necessario che come politici, soprattutto ascoltando voi rappresentanti degli agricoltori, apportiamo delle correzioni al nostro modo di operare e assumiamo la volontà di realizzare quegli interventi che finora non sono stati fatti.

  LUCA DE CARLO. Intervengo solo per ringraziare gli auditi di averci offerto la possibilità di conoscere e approfondire il problema, che è reale, per cui nascondersi o negarlo è criminale, a mio modo di vedere. Già questo è un primo passo.
  L'approccio deve essere scientifico. Qui non possiamo discutere di Xylella su base emotiva o su quello che ottiene più like su Facebook o su Twitter; qui bisogna risolvere un problema, che affligge l'economia di numerose famiglie e di un intero territorio.
  Ben vengano quindi le audizioni. La politica svolga il suo ruolo, cioè ascolti la scienza, trovi la sintesi e le soluzioni, che devono essere fondate – lo ripeto – su base assolutamente scientifica e non emotiva. Anch'io condivido il fatto che sia doverosa, soprattutto per quelli che fino a qualche giorno fa negavano addirittura l'esistenza del problema, una visita nei territori colpiti dalla Xylella. Occorre rendersi conto della situazione anche perché il nostro messaggio, che è un messaggio istituzionale, deve arrivare anche a chi magari è meno sensibile.

  SARA CUNIAL. Ringrazio tutti gli auditi intervenuti oggi. Sono certa che ci saranno nell'immediato futuro altre occasioni e sedi anche più opportune per approfondire la questione.
  Volevo cogliere l'occasione per farvi i complimenti, perché effettivamente già tempo fa la vostra lungimiranza e la capacità profetica si distingueva. Già nel 2012, infatti, Confagricoltura nel suo rapporto «L'olivicoltura pugliese, criticità e sviluppo» scriveva: «la produttività delle aziende agricole pugliesi in molti casi è fortemente condizionata dalla rigidità strutturale connessa alla diffusa presenza di piante secolari, queste spesso, aventi un Pag. 11carattere monumentale, mal si conciliano con un esercizio efficiente e redditizio» e poi ancora: «la bassa produttività degli oliveti pugliesi rappresenta un grave freno alla ripartenza del settore, l'enorme patrimonio olivicolo tradizionale non è in grado di reggere il passo con i moderni modelli super intensivi di altre realtà produttive. È necessario quindi fare una scelta, cioè privilegiare i valori culturali, paesaggistici ed ambientali degli oliveti o quelli strettamente economico-produttivi».
  Considerati poi i risultati raggiunti in questi anni di gestione del patrimonio olivicolo pugliese nel pieno rispetto, come sappiamo, dei parametri di sostenibilità e della salute pubblica e considerato poi l'accordo della Coldiretti su Italico, notoriamente concentrato sulla promozione dell'elevata qualità del prodotto pugliese, mi chiedo quali siano effettivamente le vostre previsioni da qui a dieci anni. Sappiamo che ci saranno ampie risorse, date dall'accordo degli europarlamentari Fitto e De Castro: vorrei capire come intendete utilizzare queste risorse da qui a dieci anni, perché si è capito poco.
  Oltre a sanare le posizioni debitorie di una piccola parte dei vostri associati nella pianificazione che abbiamo accennato prima, con la politica dei trapianti intensivi in una regione, tra l'altro, notoriamente priva d'acqua – e la cui poca acqua, come risulta dal rapporto ISPRA, è inquinata da ogni sorta di pesticidi a causa della grande lungimiranza nella politica agricola degli ultimi anni – mi chiedo quali siano le vostre buone idee per un modello che possa essere esportato in tutta Italia.

  MARIA CRISTINA CARETTA. Ringrazio anch'io i rappresentanti delle organizzazioni che partecipano all'audizione.
  Come è stato dichiarato, è un'emergenza nazionale e come tale va trattata. Abbiamo avuto scienziati che hanno collaborato e hanno capito in maniera abbastanza rapida la gravità della situazione; ma nonostante fosse stato individuato un focolaio di peste si è rimasti a guardare e la politica non ha imposto quel protocollo che la scienza aveva già delineato.
  Non abbiamo ascoltato neanche l'Unione europea, che aveva sottolineato l'esigenza di istituire dei cordoni, delle macroaree per isolare il problema. Abbiamo ascoltato, invece, di più il cuore: a me che sono veneta, ma a tutti noi, francamente fa male il solo pensiero di sradicare un ulivo, perché so quanti anni occorrono per far crescere una pianta d'ulivo. Tuttavia, dobbiamo tenere presente che si tratta di un'emergenza nazionale, che non possiamo trattare il problema con il cuore, ma dobbiamo intervenire ed essere cinici allo scopo di salvare la nostra Italia.
  La politica ha sbagliato, perché ha dato grandi contributi alla scienza per riuscire a prevenire questi problemi, però poi non l'ha ascoltata e questa è una cosa assurda. Credo che oggi il ruolo della politica sia quello di riuscire a rimettere in pista quel protocollo che era stato messo a punto senza aspettare di monitorare ancora la situazione, che è già gravissima per tutta l'Italia.
  L'Italia rischia di essere deferita alla Corte di giustizia europea e pagare pesanti multe, e mi stupisco che qui non ne abbiamo parlato perché l'Unione Europea ha già detto che l'Italia sarà deferita. Quindi credo che a questo punto sia necessario un intervento immediato e urgente per salvare la Puglia e tutta l'Italia.
  Questo dovrà essere il nostro impegno, e non quello di creare ancora tavoli tecnici per discutere del problema che è già stato sviscerato: la creazione di tavoli tecnici nasconde solo la volontà di non risolvere il problema. Oggi, invece, la politica deve intervenire in maniera seria e puntuale e ascoltare finalmente la scienza.

  MARZIO LIUNI. Molto hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, per cui non vorrei ripetermi. Credo che questa Commissione abbia la responsabilità di essere da esempio, al di là di individuare i responsabili di questa emergenza.
  Come la collega Caretta ha ben evidenziato, è chiaro, è lampante, è agli atti che quando la ricerca e la scienza ci hanno chiesto di fare un trattamento per trovare una soluzione ci sono stati sindaci che hanno fatto ordinanze per bloccare i trattamenti, Pag. 12 la regione che ne ha fatto di tutti i colori. Tuttavia, oggi, ai produttori non importa niente di attribuire la colpa a Tizio, Caio o Sempronio, per cui la nostra responsabilità è di sbloccare la situazione in tempi brevi, trovare fondi e dare la possibilità di bloccare in tempi rapidi questo cancro.
  Porto l'esempio di un problema molto meno grave, che si è verificato nel mio territorio, il Piemonte, creato dalla Popillia japonica: un coleottero che, come dice il nome, sarà stato portato dagli aerei che atterravano negli aeroporti di quell'area, probabilmente a Malpensa perché l'infestazione di questo coleottero è iniziata nel Parco del Ticino.
  Anche in relazione a tale problema la politica regionale non ha imposto ai vivaisti di fare i trattamenti, bensì di fresare il terreno, perché uccidevano la larva, e di mettere il disco sul vaso attività banali che la stragrande maggioranza delle persone presenti, che sono agricoltori, sanno che sono assolutamente inconsistenti.
  Adesso la situazione è tale per cui vi sono trappole ogni cento metri per cercare di catturare la Popillia, che intanto ha fatto chilometri, è arrivata in Lombardia, valicando il Piemonte, e produce danni alle colture agricole di chi ha frutteti e nei giardini dei privati. Ciò è accaduto proprio perché la politica, anche in questo caso, ha cominciato a fare troppe elucubrazioni sull'uso dei fitofarmaci. Quando i fitofarmaci sono necessari bisogna usarli, è inutile discuterne, perché nel caso della Polillia Japonica la situazione è di più agevole soluzione, ma in quello della Xylella sta mettendo in ginocchio una tra le più belle regioni d'Italia.
  Questa Commissione si assuma la responsabilità, al di là di chi è stato o chi non è stato, di portare a casa il risultato che dobbiamo alla regione Puglia.

  RAFFAELE NEVI. A parte il linguaggio, sono molto d'accordo con l'onorevole Liuni.
  Innanzitutto, mi presento: sono il capogruppo di Forza Italia e vi porto il saluto dei colleghi del mio Gruppo. Vi siamo vicini, ma questo non basta, perché, appunto, come è stato detto, a parole sono vicini tutti, poi, però, nel momento in cui c'è da operare non si trova il responsabile.
  Io pure penso che sia arrivato il momento, condividendo tutto quello che hanno detto anche gli ultimi colleghi intervenuti, di attuare misure che riescano a essere veramente efficaci e a fermare questa peste e, possibilmente, anche trovare soluzioni strutturali per il futuro.
  Premesso che non sono assolutamente esperto di questo tema, vi chiedo cosa vi aspettate da noi. Qual è l'intervento fondamentale che vi aspettate dal Parlamento per risolvere questa questione? La magistratura è autonoma (io su questo avrei un po’ di idee, ma è meglio che non le dica), e su quel fronte, quindi, possiamo fare poco. Qual è la proposta forte che sottoponete al Parlamento, al Governo del Paese, per risolvere in modo definitivo la questione?

  FRANCESCO CRITELLI. Anche da parte mia va l'ennesimo ringraziamento a tutte le persone intervenute per averci raccontato in maniera così chiara ed esplicita la situazione che sta affliggendo un pezzo ormai sempre più largo di una delle regioni più belle e più significative del nostro Paese.
  Io faccio parte del Gruppo del Partito Democratico e mi aggrego alle considerazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolar modo all'intervento del capogruppo della Lega, l'onorevole Viviani. Penso sia molto importante che questa Commissione possa agire in maniera trasversale nonostante le differenze politiche. Penso sia anche molto positiva l'idea di una visita, così come ce ne sono altre programmate, in quei territori per poter toccare con mano la situazione.
  Mi ha anticipato il collega di Forza Italia, nel senso che sarebbe importante capire, al di là delle specifiche competenze in capo alle regioni, come questo Parlamento possa intervenire per dare delle risposte a un problema che ormai sta dilagando e rischia di dilagare in maniera assolutamente incontrollata. Credo che una proposta che provenga direttamente da chi opera quotidianamente sul campo possa arrivare in tempi più veloci e possa essere anche un po’ più efficace rispetto a quanto Pag. 13noi possiamo poi realizzare nel confronto tra i diversi gruppi parlamentari.
  Condivido anche le parole del collega Liuni quando dice che a voi, in quanto rappresentanti delle diverse categorie coinvolte nell'emergenza non importa tanto la nostra discussione sull'intestazione politica delle responsabilità. Credo che questo sia un atteggiamento pragmatico che sottolineo e condivido, anche perché, e con questa battuta concludo il mio intervento, sono molto contento che finalmente nella maggioranza di Governo ci sia la percezione che la Xylella sia un problema reale, sia una peste su cui intervenire e non sia né una sindrome da bufalite, come è apparso sul sacro blog il 1° luglio 2018, né una speculazione per lasciare spazio a campi da golf o superstrade o gasdotti, ma un problema concreto su cui intervenire tutti. Sono contento se questa Commissione in maniera trasversale, senza polemiche e unendosi per risolvere i problemi, potrà dare il proprio contributo.

  GIANPAOLO CASSESE. Ringrazio innanzitutto gli intervenuti.
  Ritengo sia stato importante iniziare questo ciclo di audizioni proprio dai produttori per capire da chi vive in prima persona sul territorio questa problematica quali siano le proposte da mettere in campo per fronteggiare questo grave problema.
  Sono un produttore, anche di olio di oliva, e possiedo ulivi secolari; ho qualche decina di migliaia di alberi che considero come se fossero figli. Forse pochi possono capire le emozioni che si provano nel comprendere quanto sta avvenendo e la realtà che si è concretizzata in Puglia. Vivo anche, tra l'altro, nella nuova zona cuscinetto, con tutte le problematiche che ne derivano, comprese quelle dei vivai, che sono anche dei poli di eccellenza, che si sono ritrovati, più o meno dalla sera alla mattina, a vivere delle problematiche impressionanti, tanto da poter forse causare la fine di questo tipo di produzione. Condivido, quindi, la necessità di un urgente intervento anche in questo senso.
  Ho sentito citare prima l'Europa. L'Europa ha detto tante cose, è vero; purtroppo, però, è anche la principale responsabile di questo grande problema per mancata vigilanza, ma non entro adesso nell'ambito della responsabilità. Sicuramente, però, è all'Europa che dobbiamo chiedere un nuovo e decisivo impegno nell'affiancare il Paese in questa emergenza che, come dicevamo, si sta estendendo velocemente anche verso altri territori.
  Non parliamo poi delle responsabilità degli altri enti, in particolare anche regionali, per tutti i ritardi di questi anni che non hanno permesso un tempestivo intervento, che finalmente, invece, oggi si realizza grazie anche alla volontà comune di tutte le forze politiche di avviare un ciclo di contenimento importante.
  Come forza politica – io appartengo al Movimento 5 Stelle – non siamo del tutto d'accordo con i protocolli in essere, che vanno sicuramente migliorati, in quanto c'è una serie di aspetti (paesaggistici, legati alla parte produttiva, alle difficoltà per i singoli coltivatori) rispetto ai quali bisognerà trovare urgentemente soluzioni migliori.
  Abbiamo già incontrato più volte il Ministro Centinaio, che si è mostrato sin da subito sensibile a questa tematica e deciso anche ad affrontare tempestivamente le varie problematiche.
  Vivendo nel territorio colpito dall'emergenza, abbiamo anche cercato di suggerire di prendere in considerazione una serie di aspetti, tra i quali: incrementare l'utilizzo di buone pratiche, anche laddove finora non sono state attuate, favorire sempre di più il diserbo meccanico, da preferire al diserbo chimico, considerata la necessità di porre in essere un'operazione, massiccia.
  Una cosa che sicuramente contestiamo, ad esempio, è l'utilizzo così massiccio di prodotti chimici, di fitosanitari, addirittura di quelli banditi o che sono prossimi a essere banditi in Europa. Questo aspetto va sicuramente rivisto. Stiamo lavorando, a tal proposito, per favorire anche l'utilizzo di prodotti biologici, sostenendo maggiormente le imprese.
  Sicuramente un lavoro importante deve essere fatto nel reperimento delle risorse, anche a livello europeo. Credo che il Ministro abbia già strappato dei primi impegni in Europa per avere un sostegno, e Pag. 14quindi una vicinanza al territorio, con il quale va instaurato un vero e proprio patto.
  Il contenimento non può attuarsi senza l'eradicazione. Il problema è questo: non siamo d'accordo con un'eradicazione così massiccia, che va per centinaia di metri a togliere alberi senza neanche sapere se sono infetti o meno. Questo sarà sicuramente un altro ambito su cui dovrà svolgersi un confronto.
  Per questo abbiamo spinto per avviare un'indagine conoscitiva, da svolgere in tempi rapidi, per acquisire dei risultati prima di prendere anche eventuali decisioni. Ritengo che un'eradicazione chirurgica, cui faccia seguito un monitoraggio preciso di tutto il territorio circostante per poter poi intervenire tempestivamente su eventuali altri piante infette, possa essere più efficace come intervento, e, al tempo stesso, più vicino ai produttori.
  Infatti, un conto è dire a un produttore che si eradicano, all'istante, 300 piante altro conto è toglierne una e quelle vicine malate. Ricordo, a proposito del raggio di azione, che all'inizio si parlava di un raggio di 200 metri, mentre poi in un giorno 200 metri sono diventati 100 metri. Quindi, occorre andare in Europa e garantire finalmente un intervento tempestivo nel contenimento, che però non deve essere tale da pregiudicare l'esistenza dell'azienda stessa.
  Occorrono, inoltre, risorse per effettuare i monitoraggi, che devono essere molto più ampi e puntuali, perché dobbiamo capire come si diffonde il fenomeno, e sicuramente va sostenuta la ricerca scientifica, perché con questo batterio continueremo a convivere ancora per molti anni probabilmente, quindi è ancora più importante sostenere quella ricerca scientifica che ci deve permettere di ottenere gli strumenti adeguati per debellare un giorno questo problema, prima che sia tardi e si diffonda negli altri territori.
  Vi ringrazio ancora per i vostri interventi. Saremo sempre a stretto contatto perché sarà importante collaborare e trasmettere ai produttori quelli che saranno gli effettivi strumenti da mettere in campo.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Gadda, vorrei preannunciare, se è possibile, un rapido giro di risposte ai quesiti posti da parte degli auditi, invitandoli, qualora lo ritengano opportuno per aggiungere ulteriori elementi, a inviarci dei documenti. È intenzione di questa Commissione organizzare una missione, quindi nei prossimi giorni vi contatteremo per organizzarla.

  MARIA CHIARA GADDA. Intervengo semplicemente con una battuta. Credo che abbiamo già acquisito l'evidenza scientifica e anche l'evidenza di chi produce, che ha riscontrato delle problematiche sostanziali; non credo, quindi, che in questa sede si debba aprire un dibattito, come invece è stato segnalato nell'ultimo intervento, per capire quanti metri, quante aree, quali modalità di azione seguire. L'evidenza scientifica c'è già, quindi la serietà di questa Commissione impone di attenersi ad essa.
  È esattamente quello che ho detto nel mio intervento precedente: se il livello del dibattito è questo, dubito che in questo Parlamento si possano trovare delle soluzioni. La maggioranza sicuramente ha posizioni diverse, l'abbiamo capito in questo momento.

  ROSSELLA MURONI. Ritengo che una visita della Commissione sul territorio sia più che opportuna, perché il paesaggio salentino è già cambiato moltissimo, soprattutto nel basso Salento a tratti vi è un paesaggio lunare, i colori hanno completamente cambiato non solo il volto, ma anche le abitudini e le tradizioni di quel territorio, quindi credo che questo dia il senso dell'urgenza di risposte concrete.
  Credo sia necessario lo svolgimento di una missione della Commissione e che il MIPAAF faccia un passo avanti e crei un tavolo di confronto tra i vari soggetti coinvolti. Noi che siamo qui e perché siamo stati eletti deputati non possiamo appellarci alla politica, perché la politica siamo noi, e bisogna distinguere anche tra i livelli di responsabilità, dobbiamo dare delle risposte.
  Ritengo che si sia sottovalutata negli anni passati una contrapposizione territoriale tra i vari enti coinvolti che non hanno Pag. 15saputo dare risposte congiunte. Manca una cabina di regia che aiuti questo procedimento e faccia anche informazione, perché è vero che, come si sottolineava all'inizio, la vicenda della Xylella è stata piegata a strumentalizzazioni anche politiche. Vi ricordo, a tal riguardo, che si diceva anche che fosse colpa di una polverina che veniva lanciata dagli aerei.
  Non voglio ricercare le colpe, ma capite bene che la credibilità di quanto detto e proposto in questi anni è calata moltissimo. Peraltro, la categoria produttiva coinvolta, cioè quella degli agricoltori, non ha una conoscenza tecnico-scientifica; essa ha, invece, una conoscenza molto profonda del territorio, di come sta mutando il suolo e del modo in cui questo sta reagendo al problema causato dalla Xylella.
  Gli agricoltori hanno bisogno di informazioni concrete e anche di processi di formazione, perché sono convinta che i protocolli alternativi all'utilizzo dei fitofarmaci che si stanno sperimentando possano andare avanti e non debbano bloccare gli interventi che sono necessari per far fronte all'emergenza, ma c'è bisogno di formazione e di informazione agli agricoltori.
  Il ritorno all'agricoltura da parte dei giovani potrebbe vedere nei nuovi meccanismi e nei nuovi processi agricoli uno strumento importante di riscossa. Come rappresentanti dei cittadini io sono stata eletta in quel territorio – cerchiamo di dare delle risposte di responsabilità, che tengano insieme la necessità di fare informazione e di recuperare anche un po’ di credibilità da parte della cosiddetta «politica», che saremmo noi.

  PRESIDENTE. Chiedo agli auditi di rispondere velocemente seguendo l'ordine con cui hanno svolto gli interventi iniziali, perché siamo fuori di quasi mezz'ora.

  FRANCESCO VERRASCINA, presidente di Copagri e coordinatore nazionale di Agrinsieme. Permettetemi una battuta: mi auguro che il chirurgo intervenga prima che il malato muoia, perché in questi anni è ciò che è accaduto. Quindi stiamo attenti, non giochiamo su questa partita proprio per la gravità della situazione che sta vivendo l'olivicoltura pugliese e che si sta spostando su altre regioni, come dicevo prima.
  Mi è piaciuta la considerazione secondo cui siamo stati profeti negli anni passati; mi dispiace, però, che poi siamo diventati profeti di sventura, ma anche questa è una battuta.
  Con riferimento al profilo delle responsabilità, osservo che oggi non ci interessano più, le conosciamo, ma non è da lì che dobbiamo partire. Come abbiamo detto, è necessario ora lavorare per affrontare insieme la situazione e quindi partire, più che dalle responsabilità, dall'individuazione delle difficoltà che ci sono state nel realizzare gli interventi, in modo da fare esperienza per il futuro.
  Considero molto positiva la proposta avanzata da chi è intervenuto prima e dal presidente Gallinella di organizzare una missione della Commissione sul territorio, perché ritengo che ciò darebbe nuova fiducia e speranza ai produttori che vivono questa situazione in quelle aree. Noi potremmo essere al vostro fianco, se volete, sia con la rappresentanza nazionale, sia soprattutto con i responsabili che abbiamo sul territorio.
  Rilevo, infine, che siccome stiamo parlando di un'emergenza, ci aspettiamo che venga subito istituita una cabina di regia che coordini l'assistenza tecnica e garantisca un'informazione certa e univoca, coinvolgendo quindi le istituzioni locali, per evitare che per ogni albero che dobbiamo togliere si formino gruppi che poi ci bloccano. Dobbiamo essere attenti a questo aspetto e garantire presìdi informativi in tutti i comuni interessati dal batterio. Ci aspettiamo, inoltre, che si metta mano a una semplificazione delle procedure per l'eradicazione, sollevando possibilmente l'agricoltore da tale adempimento, e che si effettui un capillare monitoraggio delle nuove zone infette e risorse per fare tutto.
  Concludo ricordando quello che abbiamo detto all'inizio: questa emergenza è nazionale e, in quanto tale, deve essere a tutti gli effetti di competenza del Ministero.

  GIOVANNI CANTELE, presidente regionale di Coldiretti Puglia. Ringrazio tutti per Pag. 16la grande attenzione che avete posto questa mattina e per gli interventi svolti, molti dei quali sono segno di una volontà di essere incisivi nelle proposte che il Parlamento può avanzare per cercare di arginare questo problema. Eleggiamo il Parlamento affinché possa legiferare e credo che questa sia la nostra richiesta primaria.
  Ho parlato di comunicazione istituzionale fondamentale per evitare che la discussione si possa basare su fake news. Purtroppo questo è il male del nostro tempo ed è estremamente difficile esserne fuori, però dobbiamo esserne coscienti e fornire un'informazione corretta che arrivi puntuale anche al singolo cittadino, che deve sapere che, se perdiamo l'olivicoltura pugliese, perdiamo buona parte dell'olio della produzione made in Italy.
  Credo che questa possa essere un'interessante chiave di lettura e soprattutto uno strumento in grado di convincere le persone ad essere più attente anche nell'attività di tutti i giorni. Ribadisco che il decespugliatore è l'esempio per dire che non è necessario puntare sulla chimica; non dobbiamo essere additati come quelli che vogliono usare la chimica, che deve essere utilizzata nel momento in cui non c'è alternativa. Non possiamo evitare le zone buffer, tutto quello di cui stiamo parlando, compresi i 750.000 ettari coinvolti dal fenomeno contro gli iniziali 8.000, sono dovuti al fatto che il medico è stato pietoso e, come dice popolare, «il medico pietoso fa la piaga purulenta».
  Questo è il problema che abbiamo affrontato fino ad oggi. Se non stiamo attenti a uscire da queste dinamiche, il rischio di dover parlare di Xylella fastidiosa anche in aree molto lontane dalla Puglia è estremamente forte.
  In relazione alle risorse, di cui si è parlato anche prima, rilevo che, tra le altre cose, abbiamo i PSR regionali, nei quali già sono previste delle misure che possono essere rifinanziate e potenziate sotto l'aspetto finanziario.
  Rilevo, inoltre che abbiamo un contratto di distretto. Il Parlamento, nella scorsa legislatura, ha legiferato in tal senso, ma sono stati stanziati – vado a memoria – 5 milioni di euro che sono insufficienti rispetto all'enormità della catastrofe che abbiamo davanti. Credo che sia da lì che bisogna cominciare ad intervenire.
  Quanto agli interventi che ciascun Gruppo parlamentare può fare attraverso i propri rappresentanti nel Parlamento europeo, osservo che l'Unione europea, come giustamente è stato detto, è responsabile in qualche maniera di questa emergenza. Nel momento in cui l'Italia risulta essere adempiente alle regole e alle norme che l'Unione europea richiede e sulle quali si può discutere, dobbiamo muoverci con grande intelligenza per poter arrivare al risultato di fermare la malattia, di risolvere i problemi per gli agricoltori, e soprattutto di essere un Paese che realmente vuole far parte dell'Unione europea.
  Riguardo ad altri approcci, sottolineo che Coldiretti fa accordi di filiera. Non esiste l'accordo Italico. Probabilmente, il presidente Verrascina non ha colto l'annotazione un po’ polemica dell'onorevole Cunial, che ci ha tirato in ballo. Avere questo tipo di approccio, in cui si lascia trasparire che chi oggi è parte lesa è causa del suo male, significa probabilmente non voler trovare una soluzione a un problema che, solo se si vuole essere ciechi, non si vede.

  DONATO ROSSI, componente della giunta esecutiva di Confagricoltura. Intervengo velocemente, perché in definitiva mi rifaccio a quello che i colleghi di Agrinsieme, attraverso Franco Verrascina, hanno poc'anzi precisato, ma tengo a ribadire alcuni concetti come posizione di Confagricoltura.
  Vorrei dire basta una volta per sempre, condividendo l'intervento dell'onorevole Liuni, a quelle che da ospite chiamo alchimie mentali. Mi sia consentita questa precisazione. Credo che questa forma di esasperazione abbia portato ad allontanarci dalla realtà, da una realtà che ha generato, insieme alla politica, un sistema che è andato esattamente nella direzione opposta rispetto agli obiettivi che dovevano essere raggiunti.
  Ribadisco solo due concetti. Spero che ci possa essere una cabina di regia realmente operativa, al cui interno, onorevole Gallinella e signori onorevoli della Commissione, Pag. 17 ci siano gli addetti ai lavori delle associazioni di categoria, le persone che esprimono le competenze operative, le competenze pragmatiche e che non facciano sporca politica. Questo non deve più accadere e vedrete che così riusciremo a risolvere il problema.
  Qualcuno ha detto che questo è un problema italiano. È vero, è un problema italiano, ma rischia di diventare un problema europeo. È questo il concetto che deve passare, che deve portare tutti a mettere da parte determinati personalismi che non attengono in alcun modo a un approccio risolutivo.

  PRESIDENTE. Vi contatteremo per organizzare la nostra missione, così approfondiremo tutti i temi. Vi chiediamo di fornirci i dati dettagliati relativi alle zone infette, al florovivaismo e a tutto quello che è necessario approfondire, così quando verremo a trovarvi saremo ancora più preparati.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata, a nome di Agrinsieme, dal dottor Verrascina (vedi allegato 1). Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA) nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
  Sono presenti il dottor Salvatore Parlato, presidente del CREA, e il dottor Pio Federico Roversi, direttore del Centro di difesa e certificazione.
  Do subito la parola al presidente Parlato.

  SALVATORE PARLATO, presidente del CREA. Signor, presidente, introduco semplicemente il dottor Roversi, che è il direttore del Centro di certificazione e difesa, che si occupa prevalentemente di queste tematiche. Il dottor Roversi è anche a capo di un gruppo che si occupa delle emergenze fitosanitarie all'interno del CREA, quindi lascerò a lui il compito di illustrare lo stato dell'arte dell'attività che il CREA sta conducendo in termini di ricerca e poi risponderemo a eventuali domande.

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di difesa e certificazione. Il mio compito è quello di illustrarvi, il più possibile in maniera sintetica, quello che è l'impegno dei ricercatori del CREA su questa tematica.
  Tengo a precisare che il modo con cui il nostro ente, io e gli altri colleghi stiamo approcciando questa problematica parte da un presupposto fondamentale: noi ci riferiamo alla difesa dell'ulivo, intendendo la difesa dell'agro ecosistema oliveto. Partiamo cioè dal presupposto che abbiamo a che fare con un sistema vivente, un sistema complesso, ed è per questo motivo che il nostro approccio tende a considerare l'insieme delle condizioni e delle avversità che oggi, più che in altri tempi, stanno aggredendo questa splendida pianta.
  Spero siano visibili per voi le diapositive che ho inviato nella presentazione che illustro, perché possono aiutare in questo percorso, che è breve, però è piuttosto articolato, e mi scuso anticipatamente ma vi richiederò di porre una discreta attenzione.
  La ricerca su cui noi stiamo cercando in tutti i modi di porre le nostre energie in questo momento vede impegnati tre centri di ricerca del CREA: il centro in cui io lavoro, che è il Centro di difesa delle piante e certificazione delle sementi, il Centro di ricerca di olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura, e il Centro agricoltura e ambiente con circa 30 ricercatori. Questo tipo di impegno attualmente si sta incardinando su 8 progetti, che spero di riuscire ad illustrare con degli esempi per ciascuno dei progetti.
  Nella presentazione che vi ho inviato ho inserito una premessa importante, perché in questo momento nel caso dell'ulivo, come in altre situazioni, abbiamo bisogno di un impegno molto maggiore del passato e di un salto di qualità anche della ricerca, ed è quello che si sta cercando di fare. Pag. 18
  L'olivo, infatti, come altre piante e altri organismi viventi, attualmente è stretto in una forbice. So che non dico nulla di nuovo, però vale la pena di ricordare che c'è una forbice veramente drammatica che comprende, da un lato, i cambiamenti climatici ed eventi meteorici estremi, e, dall'altro lato, le invasioni biologiche di specie nocive legate all'aumento di commerci e spostamenti.
  Questi due elementi sono delle forze guida che a loro volta stanno determinando l'intervento di altre forze, di altre problematiche con cui si devono confrontare non solo l'agricoltura, ma anche le nostre foreste, il nostro ambiente, il nostro verde urbano. Pensate per esempio che i cambiamenti climatici stanno a loro volta determinando situazioni anomale su specie che già erano presenti nel territorio; una serie di organismi, soprattutto animali, sta rispondendo in modo molto più veloce delle piante su cui si alimentano.
  In maniera schematica potremmo dire che se cambia il clima, se fa più caldo, se piove meno, la popolazione di un animale può spostarsi, la pianta no; la popolazione di un animale può cambiare rapidamente nell'arco di uno stesso anno le sue caratteristiche e selezionarsi; la pianta, invece – l'olivo ne è un esempio classico- per secoli deve riuscire ad affrontare un mondo che sta cambiando con quello che è e con il posto in cui si trova.
  Questo sta quindi portando a situazioni nelle quali alcune specie che in passato avevano importanza, ma arrecavano danni più di rado o ne arrecavano di minore entità, ora stanno diventando sempre più aggressive. Molti di voi avranno avuto a che fare nell'annata 2014 con la cosiddetta «mosca dell'olivo», quando ricordo che i media titolavano «la mosca killer ha bevuto una bottiglia d'olio su tre dell'olio italiano». C'era stato un incremento degli attacchi estremamente grave, a cui era seguito poi un danno altrettanto grave, e questo tipo di attacchi sta avendo un'intensificazione. Non più tardi dell'altro giorno ho visto un oliveto con dei sintomi che lasciavano davvero sorpresi in senso negativo, perché facevano pensare a qualcosa di simile alla situazione dell'olivo in Puglia, sebbene molto più limitato e circoscritto, era un attacco di rogna dell'olivo che aveva portato a morte la porzione di un intero oliveto.
  Questa è la terza delle grandi forze che in questo momento stanno aggredendo l'oliveto con la quale noi ci confrontiamo.
  La quarta forza, come vi accennavo, è legata alle invasioni biologiche, che non consistono semplicemente nell'arrivo di una specie esotica o di un animaletto, di un insetto, di un batterio. Gli arrivi di organismi e microrganismi sono all'ordine del giorno, ma solo pochi arrivano a diventare dannosi e spesso lo diventano per un motivo abbastanza chiaro come nel caso della Xylella. Accade infatti che la Xylella, batterio con capacità aggressive, con capacità di fare gravi danni sulle piante ospiti, non è un microrganismo che si sposta con facilità, ha bisogno di qualcuno che lo porti dalle piante malate alle piante sane.
  Come è successo in altri casi, la Xylella ha trovato dei trasportatori, dei vettori, in insetti che già erano presenti sul territorio. Se voi leggete le cronache sugli insetti del Salento del 1871, trovate tutti gli insetti vettori della Xylella, ed era molto più di un secolo fa!
  Questa è una storia che presenta l'aspetto più grave: chi, come me, ha qualche anno in più ricorderà che l'Italia era il paese degli olmi, nei vecchi vigneti c'erano sempre olmi a sostegno delle viti, ora trovare degli olmi diventa davvero difficile e sono scomparsi perché è arrivata una malattia e c'erano degli insetti già presenti in Italia che l'hanno portata su tantissime piante sane, portando a una drammatica riduzione dell'olmo.
  Vi chiedo scusa se mi sono dilungato, però mi serviva questa premessa anche per trasmettervi qual è stato l'approccio con cui abbiamo cercato di tenere conto proprio di questi aspetti fondamentali.
  Vi dicevo che il CREA ha affrontato la problematica Xylella e, più in generale, la difesa fitosanitaria dell'olivo in otto progetti, di cui un progetto europeo, quattro progetti regionali e tre progetti commissionati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e, attualmente, del turismo. Questi Pag. 19otto progetti hanno dei target complessi. Ognuno di questi cerca di portare un contributo e un tassello su argomenti che non permettono banalizzazioni.
  Il primo di questi, per andare in maniera molto veloce, ha un nome, se vogliamo, augurale. Alle volte, noi ricercatori, quando abbiamo delle sfide che sono davvero difficili, abbiamo forse bisogno anche di parole che ci diano un po’ di ottimismo. Ecco, il primo dei progetti, su cui vi dico una cosa brevissima, si chiama Fata. Certo, un nome migliore di questo per dare un segnale di ottimismo era difficile trovarlo.
  È un progetto che sta affrontando uno dei problemi Xylella, e cioè il problema che riguarda la possibilità di arrivare a contenere le popolazioni del batterio in quelle che sono ormai aree infestate da questa malattia. Si basa sull'utilizzo in primis di sostanze naturali. Una di queste sostanze è prodotta dal guscio dei crostacei, gamberi e altro, che però vengono poi inglobate all'interno di particolari strutture, che sono delle vere e proprie nanoparticelle, quindi c'è l'idea di progettare qualcosa che porti una molecola naturale, che ha un'attività battericida, all'interno della pianta.
  Questo tipo di progetto poi ha avviato anche uno studio su come veicolare nelle piante, sempre con lo stesso sistema, quindi con questi «micropiloti», con queste nanoparticelle, anche altri composti all'interno della pianta per raggiungere il batterio, che è importante ricordare non è sulla pianta, ma all'interno della pianta, all'interno del suo sistema conduttore, quindi in un luogo estremamente difficile da raggiungere.
  Il secondo progetto si colloca sempre in questo filone che riguarda il contenimento delle popolazioni del batterio all'interno delle piante. Esso riguarda l'utilizzo di determinati prodotti, che sono già disponibili, per le irrorazioni. Si cerca di capire quanto l'apporto di certi microelementi possa, anche in questo caso, da un lato aiutare la pianta, dall'altro favorire, non certo la scomparsa, ma il contenimento a livelli, potremmo dire con un termine non scientifico ma molto chiaro, accettabili per la sopravvivenza delle piante stesse, questo tipo di prodotti.
  Il terzo progetto regionale si chiama Eziocontrol e prende in esame l'interfaccia con cui la pianta riesce ad assumere gran parte di quello che le serve per vivere, sopravvivere e difendersi, e cioè il suolo, quel luogo dove la pianta con le sue radici deve andare a trovare acqua, nutrimento, sostanze minerali.
  Il terzo progetto essenzialmente cerca di capire, negli oliveti sani, in quelli dove ci sono piante malate, in condizioni agronomiche diverse, come si sta modificando o come si è modificata, anche per altri motivi, la comunità dei batteri, la comunità di funghi, le comunità dei microrganismi che sono nell'interfaccia tra radici e suolo. Si cerca di capire in che modo sia le malattie, sia le condizioni patologiche, sia le modalità di gestione, stiano intervenendo per arrivare ad avere queste modifiche. Chiaramente, in questo caso lo scopo è capire se possiamo individuare modalità gestionali che favoriscano un riequilibrio, laddove anche la comunità microbica delle piante è andata incontro a situazioni di squilibrio.
  Il quarto progetto ha un indirizzo completamente diverso. Il nome di questo quarto progetto regionale è XILMAP e intende avvalersi di tutte le nuove tecnologie legate alla possibilità di rilevare con modalità sensoristiche diverse, da terra o da mezzo aereo o con droni, le condizioni vegetative delle piante. Uno dei grandi problemi per Xylella, infatti, ma non solo per quella, è riuscire a individuare piante ammalate o che hanno all'interno qualcuno che le sta aggredendo (quindi sono piante che non hanno ancora espressioni di malattia), con un sistema il più precoce possibile, che quindi rilevi quando c'è davvero pochissimo dell'aggressore, e lo rilevi possibilmente in tempi rapidi, senza mezzi distruttivi.
  Tale progetto è incentrato sulla messa a punto di questi modi di monitorare la presenza e la diffusione della Xylella, inserendo tutto questo in un contesto di aiuto ai decisori, agli operatori, arrivando a produrre alla fine quello che gli anglosassoni chiamano un sistema di supporto alle decisioni. Mi riferisco Pag. 20 a un sistema che, inserendo i dati raccolti con questi sistemi tecnologicamente innovativi, permetta di dare risposte, informazioni su come si diffonde il batterio, su quali sono le direttrici, su dove è più importante monitorare e dove è necessario, eventualmente, intervenire.
  Voi capite che è come avere un modo per individuare in maniera molto più precisa dove bisogna intervenire cercando di ridurre al massimo interventi a largo spettro, a largo raggio. L'intenzione è proprio quella: finalizzare al meglio le attività di monitoraggio e ridurre al massimo gli interventi di tipo drastico.
  Dopodiché, il successivo progetto è quello europeo, cui il CREA partecipa: XF-Actors è il primo progetto interamente dedicato dall'Unione europea alla Xylella. In questo caso, i ricercatori del CREA si occupano di una parte che è più fine come ambito di indagine, però probabilmente rappresenta un territorio che può dare, se non a breve, a medio termine, degli elementi veramente importanti.
  In tutte le membrane degli organismi viventi troviamo sostanze di vario tipo, troviamo anche sostanze lipidiche. I lipidi agiscono spesso come messaggeri nei sistemi viventi. Tenete presente che riuscire a capire in che misura, che tipologia, che tipo di lipidi sono presenti e vengono prodotti da Xylella nei suoi rapporti sia con gli insetti vettori sia con la pianta aggredita, permetterà di avere chiaro il meccanismo per cui questo batterio riesce a essere estremamente – permettetemi il termine – cattivo, aggressivo.
  Dobbiamo sempre tener presente una cosa: la Xylella, per quanto nella nostra idea giustamente viene vista come qualcosa di estremamente nocivo e dannoso, è un batterio che riesce a fare un miracolo, perché riesce a riprodursi e a moltiplicarsi all'interno del sistema conduttore delle piante. Per fare un esempio, è come se la Xylella fosse in un canotto in un torrente in piena: il suo meccanismo estremamente importante è quello di riuscire ad agganciarsi alle pareti dell'apparato boccale dei vettori, alle pareti del sistema conduttore delle piante.
  Quel meccanismo, quel biofilm – così è chiamato – che permette al batterio di aderire è uno degli elementi che caratterizza la sua capacità di colonizzare la pianta. È come se questo canotto fosse dotato di ancore potentissime. Capire come sono fatte, capire che caratteristiche hanno, capire i punti deboli è lo scopo finale del progetto. Potete ben immaginare come questo sia un altro degli strumenti che speriamo ci possa dare qualche elemento in più per contrastare questo batterio.
  Vi sono poi i tre progetti commissionati dal CREA, dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, che hanno tre grandi ambiti di indagine: sono il progetto DIOL, il progetto SALVAOLIVI e il progetto OLIDIXIT.
  Tenete presente che il progetto DIOL parte da quel presupposto che ho detto all'inizio: se concentrassimo tutti i nostri sforzi soltanto sull'aspetto della Xylella rischieremmo di avere una visione limitata del problema, e le visioni limitate non aiutano mai a trovare soluzioni migliori, ma magari ci ritroveremo, come sta succedendo e come è successo, a perdere olivi, a perdere produzione di olive e olio perché altre specie stanno diventando sempre più aggressive: all'inizio del mio intervento vi portavo l'esempio della mosca dell'olivo.
  Teniamo presente che oggi, per dare un esempio di quello che si sta facendo all'interno del progetto DIOL, ci sono dei sistemi per distribuire sulle piante i composti che si utilizzano già, ma che si devono utilizzare in grandi quantità con costi elevati e con impatto sull'ambiente molto più pesante all'interno di argille modificate che non solo permettono di mantenere sulle piante determinati prodotti, per esempio a base di rame, per un tempo molto più lungo, ma ne permettono anche il rilascio e la trattenuta in caso del susseguirsi di eventi piovosi estremi.
  Nell'ambito di questo progetto si sta progettando questo tipo di nuove argille e contestualmente si stanno portando avanti alcuni settori che sono emersi proprio di recente. La mosca dell'olivo, che ho portato come esempio e mi aiuta a fare da filo conduttore, che rappresenta sicuramente Pag. 21l'insetto chiave per i suoi danni sulle olive, trascorre una buona parte della sua vita nel terreno, non sulla pianta, e nel terreno lo trascorre in una sorta di sarcofago. È un dittero, è una mosca e quindi una parte della sua vita la trascorre come pupa in questo piccolo sarcofago egiziano.
  Ad oggi sono pochissimi gli organismi che erano stati individuati come capaci di aggredire questi piccoli sarcofagi della mosca nel terreno. Finalmente sono stati individuati alcuni organismi viventi utilizzati nel controllo biologico: sono dei piccoli nematodi che attaccano gli insetti, che sono tra l'altro dei ceppi rinvenuti in Italia, che si sono dimostrati capaci di riuscire a penetrare all'interno di questo piccolo contenitore e uccidere le mosche dell'olivo quando ancora sono nel terreno.
  Vi sto solo dei flash, me ne rendo conto, quelli di cui dovrei rendere conto a voi, perché questi sono tutti soldi pubblici, ed è quindi necessario e giusto che ognuno di noi ve ne renda conto, sono molti di più.
  L'altro progetto su cui sta intervenendo il CREA è il progetto che vi ho detto OLIDIXIT, che è mirato in maniera quasi esclusiva a Xylella e sta testando tutta una serie di sostanze di derivazione soprattutto come sottoprodotti dell'industria agroalimentare.
  Uno degli ambiti che si stanno testando è l'utilizzo dei sottoprodotti della lavorazione del melograno per il contenimento delle popolazioni di Xylella. È uno dei composti con delle caratteristiche particolari, i sottoprodotti della lavorazione contengono ancora una quantità elevatissima di sostanze utilizzabili di azione antibatterica. Questo progetto, fra le altre cose, sta testando anche questo, oltre allo sviluppo di nuovi fitofarmaci, ma sempre con quella caratteristica che dicevo agli inizi cioè che siano nanostrutturati. Vale a dire strutturati in modo tale che diventino delle piccolissime capsule, che riescano ad inserirsi nel sistema linfatico della pianta e a rilasciare prodotti per un tempo molto più lungo di quello che sarebbe la tempistica normale di degradazione.
  Vi è poi il progetto SALVAOLIVI, che riporta al discorso dell'insieme degli organismi e microrganismi alieni che in questo momento si stanno riversando all'interno dei nostri oliveti. Noi abbiamo la Xylella al Sud con il suo carico di drammaticità, ma progressivamente sta entrando negli oliveti per esempio la cimice asiatica. Chi viene da aree frutticole ha ben presente il dramma in cui si trova una grossa e importantissima parte dell'agricoltura italiana.
  Nell'ambito degli studi portati avanti sulle specie esotiche che sono arrivate e stanno entrando negli oliveti, il CREA ha soprattutto posto il suo impegno sugli aspetti relativi al controllo biologico, tant'è che in questo momento all'interno dei laboratori del CREA è stato introdotto in particolare un antagonista, in condizioni di quarantena, che proviene proprio dalle aree di origine naturale della cimice asiatica.
  Da ultimo, per quanto riguarda l'esposizione dei progetti, devo richiamare uno dei blocchi più importanti delle attività di OLIDIXIT e SALVAOLIVI insieme: testare tutte le varietà più importanti nelle collezioni del CREA per la loro suscettibilità e tolleranza a Xylella.
  Questa è una parte estremamente importante e complessa. Pensate che saranno testate tra le 70 e le 80 varietà e, che, a tale scopo, sono in corso di posizionamento le piante per fare queste prove all'interno dell'area infestata della provincia di Lecce. Sono state già individuate da parte di colleghi alcune varietà che presentano la capacità di tollerare l'introduzione e l'infestazione del batterio Xylella, però teniamo sempre presente un aspetto che è fondamentale: la maggiore risorsa di ogni sistema – e l'agro ecosistema oliveto è un sistema – è la diversità. Non possiamo affidare – questa è un'opinione personale, ma mi auguro sia condivisibile – in nessun caso e per nessun problema la risoluzione ad una sola varietà, perché potrebbe essere perfetta, ma se fra cinque, dieci o vent'anni gran parte degli impianti fosse formata solo con una o due varietà e arrivasse una nuova avversità a cui quelle varietà si sono portate dietro un carattere di suscettibilità noi rischieremmo di vedere quello che succede come quando da ragazzini giocavamo con il domino. Pag. 22
  L'unica soluzione è portare avanti gli studi su questo aspetto, ma far sì che comunque il patrimonio di olivi sia caratterizzato da una grande diversità. Questo è uno dei punti estremamente importanti dell'attività che ha avviato il CREA.
  Avevo anche preparato una slide che illustrava tutti i settori in cui il CREA ha posto il suo impegno, però ve ne risparmio la lettura perché penso che rimanga a vostra disposizione. Voglio soltanto fermarmi velocemente su altre due questioni.
  Voi troverete nelle slide anche i risultati che il CREA sta già ponendo a disposizione della comunità scientifica, dei decisori, degli operatori, perché è chiaro che gli attori sono di diverso tipo e hanno responsabilità differenti.
  La prima questione è proprio quella che riguarda le valutazioni che si stanno facendo sugli equilibri e sulla consistenza e caratterizzazione delle comunità microbiche che si trovano nella rizosfera nei terreni degli oliveti. La seconda questione riguarda la progettazione e la produzione di questi nuovi farmaci da veicolare tramite nanoparticelle. Vi è anche la parte che riguarda la definizione di trattamenti alle chiome per contenere le popolazioni, sulla quale sono in corso ricerche.
  Vi è poi la parte di ricerca nella quale si stanno ottenendo dei risultati di base, non applicativi, ma che sono davvero importanti, perché arrivano alla caratterizzazione dei lipidi presenti sia nei batteri che nelle piante infestate da Xylella.
  A questo punto mi appello alla benevolenza del presidente per poter rinnovare anche in questa sede un appello. Uno degli strumenti più importanti per contenere le avversità che aggrediscono le nostre piante, che siano piante dell'agricoltura, piante delle foreste o piante di un parco naturale, è stata da secoli, se non da millenni, la lotta biologica classica. In questo momento il CREA ha fatto la scelta di impegnare risorse importanti e ha già avviato le procedure con i Provveditorati alle opere pubbliche per realizzare il primo Laboratorio nazionale per il controllo delle specie da quarantena, per far sì che la prossima avversità non venga affrontata mettendo lo scotch sulla finestra o inchiodando la retina, ma con gli strumenti che gli altri Paesi europei utilizzano in questi casi.
  C'è un altro aspetto su cui mi permetto di chiedere la vostra attenzione. Sono già venuto in questa Aula qualche anno fa e ho presentato un aspetto importantissimo, cioè che il nostro Paese ha fatto una cosa molto bella: nel 1997, e poi nel 2003, ha recepito la direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) che protegge gli ambienti naturali, perché non si possono liberare le tigri del Bengala nei boschi del Lazio o i pitoni nel parco di Villa Borghese. Tuttavia, la lotta biologica classica si basa essenzialmente su una cosa: arriva un organismo alieno, quest'organismo si diffonde in maniera esagerata perché non ha antagonisti naturali e trova un ambiente idoneo. Uno dei sistemi per riuscire a ricostruire un equilibrio è andare a cercare chi nei Paesi d'origine lo tiene sotto controllo, vale a dire i suoi antagonisti, i suoi nemici naturali; verificare che non costituiscano un rischio per l'introduzione nei nostri ambienti e poi liberarli per ricostruire un equilibrio. Questo implica la possibilità di utilizzare antagonisti naturali, testandoli nella maniera più seria possibile.
  Noi non lo possiamo fare. Quando, nel 2003, è stato modificato il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, sul recepimento della Direttiva Habitat, è stato escluso in modo tassativo, senza possibilità di deroghe, qualsiasi intervento di lotta biologica in Italia, lo ribadisco: in Italia.
  Mi permetto, di nuovo, di scusarmi se mi sono dilungato – se date la parola a un ricercatore è un pericolo altissimo – e di chiedervi se possibile di riprendere l'iter legislativo che si è fermato a suo tempo.

  PRESIDENTE. Grazie mille anche per l'illustrazione dei vari progetti che state seguendo.
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

  MARIA CHIARA GADDA. Desidero ringraziarla per la relazione che ha voluto fornire alla Commissione, ma soprattutto per la capacità con la quale ha saputo Pag. 23trasferire tematiche assai complesse a questa Commissione. Ci ha mostrato anche, appunto, qual è la complessità, ma anche l'evoluzione che questo tema riveste, e il ruolo che la ricerca ha non soltanto nella gestione di un fatto contingente assai grave come questo, ma anche nella prospettiva di prevenzione.
  Avrei alcune domande di chiarimento non avendo la sua stessa formazione.
  Vorrei capire, in merito alla Xylella fastidiosa, se avete riscontrato nel corso degli anni un'evoluzione, una maggiore aggressività del batterio, o se questo non è avvenuto e quali modificazioni il batterio ha avuto indipendentemente dai vettori, quindi dalle diverse specie che sono state in grado di trasportare in modo endemico il batterio.
  Un altro elemento che non mi è chiaro è se questi progetti, devo dire davvero molto interessanti – ringrazio il presidente per aver convocato quest'audizione, perché abbiamo appreso oggi di progetti assolutamente interessanti e rilevanti – sono stati sperimentati anche in loco e in quali aree ciò sia accaduto, se sono stati sperimentati nelle zone cuscinetto o anche nelle zone colpite maggiormente dal batterio.
  Per quanto riguarda il tema del commercio, oltre agli studi che lei ha citato, può entrare di più nel dettaglio? Avete elaborato delle misure di prevenzione di questi fenomeni? Oggi gli altri Paesi si possono difendere dall'ingresso di popolazioni assai aggressive? Mi vengono in mente la fumigazioni dei pallet o altre misure: ce ne sono altre che possono essere più efficaci? In che stadio siamo della ricerca?
  Oggi questa Commissione si deve trovare a riflettere non su una questione di prospettiva, ma su un fatto reale. Nell'audizione precedente abbiamo ascoltato l'intervento dei produttori e delle aziende che si trovano oggi nella situazione di vedere i loro patrimoni disgregati. Qual è in questo momento, a suo parere, il compromesso tra le soluzioni drastiche (il taglio), e le soluzioni, che lei ha citato, che sono appunto di prospettiva? Abbiamo difronte una bilancia che ci pone nella necessità di scegliere come arginare oggi questo fenomeno.
  Vengo all'ultima domanda. Lei ha citato la Direttiva Habitat e il tema della lotta biologica, e ha puntualizzato ciò che accade in Italia. Questo significa che altri Paesi l'hanno adottata in altri termini o la sua era una precisazione legata a questa Commissione?

  GIANPAOLO CASSESE. Ringrazio il dottor Roversi per averci sintetizzato gli studi portati avanti al momento dal Crea.
  Vorrei chiederle, dottor Roversi, se, secondo lei, ci sono anche altri metodi per limitare l'avanzata del batterio; se le eradicazioni chirurgiche nell'area cuscinetto sono utili e necessarie; se il contenimento degli insetti vettori con tecniche agronomiche è utile e necessario.
  A breve, probabilmente a ore, la regione Puglia prenderà la decisione del divieto di produzione da parte dei vivaisti per le Brassicaceae: cosa può dirci in merito?
  Vorrei infine chiedere agli auditi cosa pensate delle sperimentazioni portate avanti dal ricercatore Scortichini. Mi riferisco, in particolare, a quanto accaduto in merito a una sua pubblicazione, in relazione alla quale pare ci sia stata una manipolazione dei dati.

  PAOLO PARENTELA. Vorrei porre all'attenzione di questa Commissione un tema di cui ha parlato poco fa il ricercatore del CREA che riguarda un argomento su cui questa Commissione si è già impegnata. Nella precedente legislatura abbiamo approvato all'unanimità una risoluzione per impegnare il Governo a superare l'ostacolo che si è creato in relazione al recepimento da parte dell'Italia della Direttiva Habitat, che è avvenuto in termini diversi rispetto a quanto è stato fatto in altri Stati membri. Di fatto, abbiamo praticamente bandito la lotta biologica, che è quella che si è resa più funzionale e più concreta, in particolare nella lotta ai castagneti colpiti dal cinipide.
  Rinnovo quindi, l'impegno di questa Commissione a cercare di impegnare questo nuovo Governo nel risolvere questo problema. Ci dispiace che non l'abbia fatto il precedente Governo, ma ritengo che sia di fondamentale importanza occuparci anche di questo. Pag. 24
  Nelle slide che ci avete fornito si fa riferimento a un'altra problematica del nostro Paese. Noi abbiamo 52 punti di ingresso ufficiali in tutto il territorio nazionale. Di fatto, non riusciamo a controllare alle frontiere quello che importiamo dagli altri Stati. Oggi stiamo parlando di Xylella, ma domani e dopodomani parleremo di altre fitopatie, coleotteri, parassiti, che andranno a intaccare la nostra biodiversità e il nostro sistema produttivo.
  Invito tutti i membri di questa Commissione a occuparsi di questo serio problema per essere lungimiranti, perché, come dicono tutti, prevenire è meglio che curare.

  SILVIA BENEDETTI. Ringrazio il dottor Roversi per la relazione molto interessante.
  Io stavo guardando il contenuto dei vari progetti che avete riportato, e noto una cosa, ma correggetemi se sbaglio: tendenzialmente, ci si focalizza sulle soluzioni ex post, ovviamente.
  Lei ha parlato di una combinazione – fortunata per il batterio, ahimè sfortunata per noi – tra il batterio e un insetto vettore, una serie di fattori che hanno favorito la diffusione Xylella: le domando se queste cose sono già state analizzate. C'è già un quadro causale che ha permesso questa situazione e sul quale possiamo lavorare, quindi ex ante, o attualmente ci sono diverse incognite, per cui comunque si cerca di procedere su entrambi i fronti?
  Lo chiedo anche per una questione futura. Sapendo in futuro che magari ci sono degli equilibri che vanno tutelati, forse siamo anche in grado di prevedere eventuali problemi di questo tipo, e quindi di prevenirli.

  SARA CUNIAL. Ringrazio il dottor Roversi che ci ha fornito una spiegazione veramente esaustiva del fenomeno.
  Aggiungo solo due cose che sono state citate anche se velocemente.
  Il 13 luglio la regione Puglia ha organizzato un convegno in cui ha presentato tutte le ricerche da essa sovvenzionate, cinque delle quali hanno dato risultati non indifferenti (alcuni sono stati citati), che hanno confermato la necessità di lavorare non solo alla difesa del microbioma dei suoli, ma spesso al totale ripristino degli stessi, perché sappiamo che pratiche colturali purtroppo devastanti hanno portato ad avere nei terreni una concentrazione di sostanza organica paragonabile a quella dei deserti, cioè a situazioni veramente terrificanti.
  Le ricerche in questo senso hanno dimostrato come ripristinando la corretta fertilità dei suoli (su questo vi è stato un accenno) attraverso consorzi microbiotici o addirittura apportando sostanza nutritiva in più, non solo le piante tornino a produrre, ma soprattutto l'aggressività del patogeno, che è quella su cui vogliamo agire, venga abbattuta radicalmente, consentendo la totale convivenza. Di tale convivenza parla anche il professor Emilio Stefani, che è nostro delegato del panel EPPO, che quindi dovrebbe essere considerato uno dei maggiori ricercatori.
  Vorrei chiedere una conferma rispetto a questo tipo di indicazioni e se si possa ragionare, come diceva giustamente la collega che mi ha preceduto, su una serie di fattori e si possa quindi lavorare affinché tutto questo non avvenga in futuro non solo per Xylella, ma per qualsiasi altro tipo di patogeno.

  RAFFAELE NEVI. Anche a nome del Gruppo di Forza Italia vorrei ringraziare i rappresentanti del CREA. Come ha accennato l'onorevole Gadda, stiamo facendo questa indagine conoscitiva sulla Xylella e prima di voi, abbiamo audito i rappresentanti delle associazioni agricole. Vi chiedo quale idea vi siete fatti quanto meno per fermare il proliferare di questa epidemia. Visto che il dottor Roversi ha sottolineato più volte la funzione sussidiaria del CREA rispetto al decisore politico, vi chiedo cosa bisognerebbe mettere in atto, a vostro parere, da subito, almeno per evitare il proliferare ulteriore della diffusione.

  MARIA CRISTINA CARETTA. Ringrazio anch'io il dottor Roversi per la sua puntuale relazione con la quale è riuscito a trasferirci argomenti difficili e complicati in pochi minuti.
  La mia è una curiosità. Si parla di tecniche di Genome editing, quindi di modifiche Pag. 25 del genoma, vorrei capire se questa potrebbe essere una soluzione per il problema della Puglia e conoscere la sua opinione in merito.

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento, quindi cedo la parola agli auditi per delle brevi risposte.

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di difesa e certificazione. Proverò a rispondere sperando di riuscire ad essere esaustivo, ma soprattutto a mantenere un profilo di correttezza nel fornire le informazioni, perché avete presentato una serie di domande veramente importanti, quindi vediamo se riesco ad esprimere non tanto l'idea personale di Pio Roversi, quanto l'approccio e le basi su cui la comunità scientifica CREA sta approcciando il problema. Il mio compito in questa fase, in questo luogo, è questo.
  Prendiamo in considerazione lo scenario che abbiamo davanti. Voi non siete qui a decidere all'anno zero che cosa si fa dopo che è arrivato un problema sul nostro territorio. Io non ho problemi a dire che noi come CREA abbiamo già affrontato eradicazioni e, tra l'altro, ci siamo riusciti.
  Ne abbiamo affrontato una estremamente grave proprio nella città di Roma. Uno dei cinque organismi animali inseriti nelle liste di allerta tra i più pericolosi al mondo è il tarlo asiatico: nel 2009 è stato rinvenuto un focolaio all'interno dell'area urbana di Roma. Tenete presente che si tratta di un insetto con un'aggressività forse ancora maggiore di Xylella per due motivi molto chiari: è un coleottero di grandi dimensioni intorno ai 2 centimetri, ma ha la caratteristica che può attaccare i bonsai, così come le piante alte 40 metri; a differenza della stragrande maggioranza degli insetti simili che ritroviamo in Europa e cioè dei coleotteri che vivono nel legno delle piante, che sono insetti che attaccano piante che stanno male o piante che sono ormai invecchiate, sono considerati dei parassiti di debolezza, questo è un insetto che attacca le piante che stanno bene e oltretutto può attaccare qualche centinaio di specie diverse di piante.
  Noi abbiamo gestito un focolaio nella città di Roma, abbiamo dovuto abbattere e distruggere oltre 100 piante, lo abbiamo fatto con un percorso che ha coinvolto tutti quelli che oggi si chiamano gli stakeholders, i portatori di interesse, le associazioni che hanno a cura il territorio, le associazioni ambientaliste, ma in quel caso abbiamo adottato delle scelte partendo da un anno zero, ci siamo assunti una responsabilità e abbiamo operato.
  Abbiamo fatto una cosa simile pochissimo tempo fa in Toscana, dove un altro focolaio di questo insetto è stato trovato nel cuore di quello che è il più importante distretto vivaistico europeo, nell'area di Pistoia, si è dovuto fare un intervento pesante su alcuni ettari di vivai, è stata avviata la pratica per considerare l'organismo eradicato. Un'iniziativa di questo tipo è in corso proprio in questi giorni in Val di Susa, perché un focolaio di una specie affine è stato trovato in un paese nelle vicinanze di Torino e anche lì ci siamo presi la responsabilità.
  Dico questo perché per me è molto difficile in un sistema di «domanda e risposta» dire oggi, a distanza di anni dagli sviluppi che ha avuto il problema, cosa si deve fare in questo momento, perché credo che per poter essere utili, non per mettersi una medaglia o per dire che qualcuno sa fare le cose bene, bisogna essere presenti in quel territorio, bisogna avere tutti gli elementi per decidere, bisogna assumersi poi delle responsabilità.
  Proseguirò nel rispondere alle domande cercando di fornire gli elementi che mi permettono di darvi un contributo, non di essere qualcuno che esprime dei giudizi sul lavoro degli altri, questo io non lo farò, non è il mio compito e sono abituato a farlo quando chi la pensa diversamente da me è di fronte a me e può dirmi che sto sbagliando.
  Per quanto riguarda, invece, gli aspetti relativi ad altre cose più specifiche che mi sono state chieste, cito per esempio gli aspetti che riguardano il trattamento alle piante fatto nell'ambito di alcune ricerche di un collega e di altri colleghi del CREA, trattamenti alle chiome per il contenimento delle popolazioni di Xylella, per arrivare, Pag. 26 come ho detto prima, a una situazione che non è l'equilibrio totale, non è la situazione ideale per cui io tratto le piante ammalate e quelle piante diventeranno sane, ma cerco – questo è parte integrante di molti dei nostri filoni di ricerca – tutti gli strumenti utili. Se voi ci pensate, l'area già considerata infestata da Xylella comprende centinaia di migliaia di piante, molte di queste sono piante secolari.
  Io faccio l'entomologo. In questo caso mi occupo essenzialmente di cose che riguardano la difesa delle piante, provo – mettiamola così – a fare il medico delle piante. Nessuno può chiedere a un medico delle piante, di fronte a centinaia di migliaia di piante secolari, di non tentarle tutte per farle sopravvivere. Tutti quei tentativi, anche quelle sperimentazioni che sono state citate, se non sbaglio dall'onorevole Cassese, vanno in questa direzione e noi crediamo che, al pari di altre sperimentazioni, al pari dell'utilizzo delle nanoparticelle con sostanze ad attività antibatterica che derivano dai crostacei per contenere le popolazioni, vadano studiate, vadano verificate nella loro fattibilità. Da medico delle piante devo dire che tutto ciò che mi permetterà di salvare quanti più ulivi secolari, anche se non sanificandoli completamente, per me ha una grandissima importanza.
  Mi è stato chiesto, per esempio, di aspetti che riguardano il vivaismo, la produzione di piante. Guardate, lì ci sono due contesti su cui io credo ci si debba concentrare. Il primo è un contesto di dare a chi deve evitare l'arrivo di ulteriori problematiche per il nostro Paese gli strumenti necessari. Noi abbiamo già fatto una scelta di questo tipo sul castagno – ben volentieri, se lo vorrete visionare, lo manderemo al presidente della Commissione in copia per tutti voi –. Si è riusciti a contenere la problematica della vespa cinese del castagno con un intervento di lotta biologica, per fortuna partito prima del blocco del 2003, ma abbiamo detto: non vogliamo ritrovarci un domani, o perlomeno vogliamo provarle tutte per evitare domani di ritrovarci con altri tipi di problemi.
  Abbiamo prodotto un manuale per le persone che lavorano nei porti e negli aeroporti, per gli ispettori fitosanitari, in cui c'è un elenco ragionato per grandi categorie, il più possibile illustrato, su tutto quello che potrebbe arrivare dal mondo, come le specie dannose al castagno che da noi non ci sono, cioè uno strumento manuale-operativo.
  Io non ce l'ho fatta a dirli tutti – perdonatemi, ma sono andato, per spot – ma nell'ambito dei progetti del CREA, c'è anche questo: entro la fine dell'anno prossimo vogliamo mettere a disposizione di chi fa i controlli, degli operatori, un manuale – e anche degli strumenti diagnostici più approfonditi, ma soprattutto, in prima istanza, entro l'anno un manuale – per verificare se nel materiale che viaggia, anche non olivo – voi sapete che molte specie, come la Xylella, sono polifaghe, possono attaccare anche altre piante – potrebbe esserci qualcosa che poi si possa riversare sull'olivo. È un atlante illustrato che entro il 2019 porremo a disposizione, così come abbiamo fatto per il castagno.
  Per il vivaismo è in atto anche un altro filone. Nell'ambito dei progetti, c'è un'intera parte che riguarda altri due contesti. Il primo è normativo, riguarda cioè tutti gli strumenti che possono essere di supporto al legislatore, agli operatori, per l'effettuazione di controlli che abbiano una maggiore efficacia. L'altro ambito è quello degli strumenti per far sì che il materiale venga sanificato in modo da poter essere certificato in maniera assoluta come esente da patogeni come la Xylella, chiaramente adattando una serie di tecniche che già si usano per altre avversità.
  Voi sapete, per esempio, che molto materiale vivaistico subisce un trattamento termico, perché determinati aggressori, determinati microrganismi, al di sotto di certe temperature vengono disattivati, muoiono, vengono modificati o vengono proprio uccisi. Quello fa proprio parte di uno specifico filone nell'ambito dei progetti CREA: produrre dei protocolli di trattamento del materiale che permetta di avere la certezza assoluta che questo materiale non contenga Pag. 27al suo interno Xylella o altri patogeni nocivi, dannosi.
  Altre domande che mi sono state rivolte riguardano l'aggressività: qualcuno giustamente agli inizi mi ha chiesto se abbiamo dati che permettano di evidenziare una modifica nelle caratteristiche del microrganismo Xylella tali da far supporre che abbia capacità di comportamento e di aggressività diverse. Noi siamo intervenuti, abbiamo posto il nostro impegno relativamente di recente su questa tematica. È chiaro che abbiamo sempre dato la nostra disponibilità, ma come ente di ricerca ci attiviamo in due modi: partecipando a bandi pubblici o su richiesta degli enti che vigilano su di noi. Nel momento in cui ci è stato chiesto di attivarci a 360 gradi anche su tematiche come queste, lo stiamo facendo.
  Il contributo che abbiamo dato in precedenza ai decisori, per esempio, fin dal 2015 (anno in cui ricordo che presi una macchina e da solo attraversai la Puglia col mio taccuino, guardandomi quello che succedeva), è stato quello di riscrivere completamente il protocollo per il monitoraggio dei vettori, il protocollo utilizzato in tutta Italia, perché successivamente è stato esteso dalla Puglia a tutte le altre regioni. È, infatti – penso lo sappiate anche voi – obbligatorio per tutti i servizi fitosanitari regionali controllare la situazione nelle proprie regioni. L'attuale protocollo di monitoraggio è il protocollo di monitoraggio che a suo tempo venne promosso e a cui collaborò attivamente il CREA.
  Vengo all'ultimo aspetto, poi perdonatemi se ne ho saltato qualcuno. Ringrazio anche l'onorevole Parentela, che ha ricordato il lavoro importante che è stato fatto dalla Commissione precedente, che io mi auguro, come ho detto alla fine del mio intervento, questa Commissione voglia proseguire, tenendo presente che è qualcosa che ha messo l'Italia in una situazione anche di imbarazzo.
  Qualcuno di voi mi ha chiesto: siamo solo noi che abbiamo deciso di vietare per legge lo strumento più importante per difendere l'ambiente? Più che altro probabilmente è stata una dimenticanza, un vedere le cose da un'ottica diversa, forse più dall'ottica dell'ambiente, e meno da quella dell'agricoltura, che ha portato a non inserire questo aspetto.
  Il problema è che nella buona sostanza possiamo dire: sì, l'Italia è il Paese in cui è vietata per legge la lotta biologica. Ed è davvero una situazione che ci pone in forte imbarazzo. Tra l'altro, è una situazione che potrebbe trovare una soluzione anche rapida, perché l'ufficio legislativo del Ministero dell'ambiente ha già pronto da più di due anni il decreto per la modifica del DPR n. 120 del 2003, che però, a quanto mi consta, è fermo alla Conferenza Stato-Regioni.

  GIANPAOLO CASSESE. Vorrei fare solo una precisazione. Forse ho espresso male la domanda e vorrei riformularla. Ovviamente condividiamo che tutte le strade della ricerca debbano essere utilizzate per riuscire ad arrivare alla soluzione definitiva, ma preciso meglio la mia domanda. Ciò a cui facevo riferimento è il fatto che un ricercatore del CREA ha brevettato, con altri, un prodotto che viene venduto come soluzione. Le vorrei chiedere se questa soluzione è stata verificata e se associare la vendita di un prodotto alla figura del CREA non crei un problema anche di immagine al CREA stesso, visto che la cosa viene associata.

  SALVATORE PARLATO, presidente del CREA. Stavo rispondendo per evitare che l'onorevole Cassese si sentisse non pienamente soddisfatto della risposta.
  Nel caso specifico, ovviamente il CREA sta verificando i comportamenti che eventualmente, o strumentalizzati o non strumentalizzati, effettivamente possono compromettere il ruolo dell'ente. Su questo, eventualmente, renderemo conto anche alla Commissione, ma devo dire che abbiamo in campo per noi un pregevole ricercatore, che fa un'attività di ricerca allineata con quello che, penso in maniera esaustiva, ha raccontato il dottor Roversi.
  Non voglio sottrarmi neanche a una domanda che ha fatto l'onorevole Cassese, anche se in pratica alla stessa ha già risposto il dottor Roversi, sulla questione Pag. 28delle eradicazioni. È chiaro che, in una fase in cui questi sono i risultati della ricerca, queste sono le informazioni disponibili, c'è un tema del fronte di avanzamento che probabilmente, pur avvalendosi degli strumenti di maggior dettaglio che stiamo cercando di mettere in campo per fare azioni più mirate, non può non prendere in considerazione le eradicazioni.
  Infine, sulla questione sollevata dall'onorevole Gadda faccio presente che sull'attività preventiva stiamo scommettendo anche attraverso l'investimento, già illustrato in questa Commissione, che stiamo facendo con il Laboratorio di quarantena, che dovrà permettere non solo quando arrivano questi Pest di trattarli in un ambiente organizzato e non con la retina e lo scotch, ma anche di anticipare l'intervento e di permettere agli studiosi di fare ricerca su insetti e infestanti di vario tipo che sappiamo che sono in giro per il mondo. È quindi inutile aspettare che arrivino in Italia, ma è necessario premunirsi, e se, come ci auguriamo, potrà andare a buon fine questa iniziativa di rimuovere questa singolarità dell'Italia sulla lotta biologica, permetterci anche di avanzare con gli studi sugli antagonisti, per riequilibrare gli ecosistemi che mutano per effetto dei fattori di cui ha parlato il dottor Roversi.
  Questo è l'impegno del CREA.

  MARIA CHIARA GADDA. Mi scuso se ritorno su una domanda. A che stadio sono i progetti che avete citato? Sono progetti che partono da analisi di laboratorio oppure hanno anche una fase di sperimentazione in loco, su terreni che sono stati colpiti a diverso titolo dal fenomeno della Xylella?

  LUCIANO CILLIS. Ringrazio innanzitutto i nostri ospiti. Allo stato dell'arte mi auguro che la situazione si sblocchi al più presto, ma in un'ottica di prevenzione futura vi domando quali azioni potrebbero mettere già in atto le regioni confinanti con la Puglia (Basilicata, Molise e Campania) come azioni preventive a difesa del proprio territorio e del proprio patrimonio olivicolo contro un'avanzata di questa problematica.

  SALVATORE PARLATO, presidente del CREA. In relazione alla questione delle sperimentazioni, osservo che noi abbiamo una sperimentazione fatta in laboratorio che adesso necessita di un'attivazione in campo e utilizzeremo in particolare la nostra azienda a Monteroni, alle porte di Lecce, che era uscita dal piano di riorganizzazione, quindi era un'azienda attualmente non più utilizzata per attività di ricerca ma, vista purtroppo questa contingenza, verrà riattivata in parte per favorire questa sperimentazione in una zona dove ormai la Xylella è pienamente presente.

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di difesa e certificazione. In relazione alla domanda sulle possibilità offerte dalle tecniche di Genome editing, penso che noi siamo in una fase precedente. Le tecniche di Genome editing hanno come presupposto una profonda conoscenza del genoma degli organismi su cui noi andiamo ad operare, in questo momento noi ci troviamo nella necessità di andare, in una fase preliminare a verificare un elevatissimo numero di varietà di olivo che sono disponibili.
  Questa forse è la carta migliore che questo Paese ha da giocarsi oggi, ossia la grandissima varietà di varietà cultivar, entriamo nelle categorie tassonomiche più diverse, ma comunque tutte riconducono al fatto che abbiamo tantissimi tipi diversi di piante di olivo. Il nostro obiettivo ora è, se vogliamo, ancora a monte di quel tipo di attività, cioè andare a individuare caratteri di suscettibilità, da un lato, ma soprattutto di resistenza, dall'altro, che poi potrebbero far parte di un problema di miglioramento classico, potrebbero far parte di programmi di utilizzo di queste varietà o, laddove fosse deciso altrimenti, potrebbero anche essere utilizzati in attività di ricerca più avanzata.

  SALVATORE PARLATO, presidente del CREA. Vorrei aggiungere che purtroppo in questo campo la ricerca in Italia non è molto avanzata, nel senso che noi completeremo adesso la mappatura del genoma dell'ulivo, che è il presupposto per poter iniziare a sviluppare tecniche di miglioramento genetico innovative come quelle che Pag. 29citava l'onorevole. Nel programma approvato da questo Parlamento una delle task del CREA è proprio quella di completare la mappatura e cominciare a individuare geni che abbiano caratteristiche di resistenza.
  Purtroppo sappiamo che per quanto riguarda il Genome editing la recente sentenza della Corte di giustizia ci pone delle difficoltà applicative, su cui probabilmente ci troveremo anche in questa sede a discutere per capire come andare avanti anche come Paese su questo versante.

  PIO FEDERICO ROVERSI, direttore del Centro di difesa e certificazione. L'altra questione in relazione alla quale è importante fare una sottolineatura riguarda le azioni preventive. In questo quadro si inseriscono quelle che avevo definito a un certo punto come azioni obbligatorie che ogni Servizio fitosanitario regionale deve attuare. Voi sapete che il sistema di prevenzione e di gestione delle avversità delle piante in Italia è organizzato con un Servizio fitosanitario che ha una parte centrale presso il Ministero e poi le parti operative, quelle che operano sul territorio davvero e affrontano le emergenze o comunque gestiscono le avversità, a livello regionale. Ciascuna regione è obbligata, a seguito dell'arrivo in Europa di Xylella, a fare una serie di controlli che sono codificati.
  Teniamo presente che succede una cosa estremamente importante anche dal punto di vista delle risorse per fare questi lavori. L'Italia è uno dei Paesi che a livello europeo negli ultimi anni utilizza più risorse europee per fare dei monitoraggi rafforzati, quindi anche in regioni come il Molise, la Campania, l'Umbria, la Toscana, la Calabria in questo momento si riescono a fare attività di monitoraggio molto più intense proprio perché c'è un contributo dell'Unione europea che copre una parte delle spese importantissime di questa attività.
  Tra l'altro, questo mi permette anche di sottolineare il lavoro che fanno alcuni colleghi del Centro di difesa delle piante del CREA, che coordinano, insieme con il Ministero e con tutti i Servizi fitosanitari regionali, i monitoraggi rafforzati, quelli che vengono fatti per cercare di impedire l'arrivo di nuove specie e per tenere sotto controllo la situazione nelle regioni al momento indenni (e si spera lo siano per quanto più tempo possibile) da avversità che già sono arrivate. È proprio il monitoraggio rafforzato che viene fatto con i fondi dell'Unione europea.
  L'altra cosa è quella che ha sottolineato il Presidente Parlato: la nostra idea è di arrivare in tempi estremamente rapidi ad avere questi strumenti. L'idea di un Laboratorio nazionale da quarantena non è l'idea di un laboratorio del CREA e basta; il nostro intento è costruire, al pari di altri Paesi europei, una piattaforma tecnologica in cui in condizioni di sicurezza biologica possano lavorare gli esperti di questo Paese.
  Costruiamo la piattaforma nel luogo «x» ma se domani arriva un'avversità o c'è il rischio che arrivi un'avversità il cui esperto si trova a Udine o a Caltanissetta, non fa differenza; quell'esperto avrà un luogo in cui collaborare con il CREA, ma avrà soprattutto un luogo in cui operare con gli strumenti che servono e in condizioni di sicurezza biologica. Questo è un argomento su cui davvero credo che l'Italia possa fare un salto di qualità.

  PRESIDENTE. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Roversi (vedi allegato 2). Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.25.

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