XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 18 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE DISUGUAGLIANZE PRODOTTE DALLA PANDEMIA NEL MONDO DEL LAVORO.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI), dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS), dell'Associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» e del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS).
Mura Romina , Presidente ... 3 
Belfiore Michele , vicepresidente dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI) (intervento da remoto) ... 3 
Mura Romina , Presidente ... 5 
Sabato Roberto , presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto) ... 5 
Mura Romina , Presidente ... 7 
Sabato Roberto , presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto) ... 7 
Mura Romina , Presidente ... 7 
Caredda Ferdinando , delegato per la Campania dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS) (intervento da remoto) ... 7 
Mura Romina , Presidente ... 9 
Miglietta Grazia , rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto) ... 9 
Mura Romina , Presidente ... 11 
Miglietta Grazia , rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto) ... 11 
Mura Romina , Presidente ... 11 
Manzo Teresa (M5S)  ... 11 
Mura Romina , Presidente ... 12 
Manzo Teresa (M5S)  ... 12 
Mura Romina , Presidente ... 12 
Belfiore Michele , vicepresidente dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI) (intervento da remoto) ... 12 
Mura Romina , Presidente ... 12 
Caredda Ferdinando , delegato per la Campania dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS) (intervento da remoto) ... 12 
Mura Romina , Presidente ... 13 
Sabato Roberto , presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto) ... 13 
Mura Romina , Presidente ... 15 
Miglietta Grazia , rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto) ... 15 
Mura Romina , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione trasmessa dai rappresentanti del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI), dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS), dell'Associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» e del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI), dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS), dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» e del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS).
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Intervengono in collegamento da remoto, in rappresentanza dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI), il vicepresidente, Michele Belfiore, in rappresentanza dell'Associazione nazionale dei lavoratori stagionali (ANLS), il delegato per la Campania, Ferdinando Caredda, in rappresentanza dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza», il presidente, Roberto Sabato, in rappresentanza del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS), Maria Grazia Miglietta.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la disponibilità, ricordo che ciascun audito ha a disposizione per il proprio intervento dieci minuti, in modo da consentire i successivi interventi da parte dei deputati interessati e la replica dei soggetti auditi. Cedo quindi la parola, per l'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI), a Michele Belfiore. Prego.

  MICHELE BELFIORE, vicepresidente dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI) (intervento da remoto). Intanto la ringrazio, presidente, per averci dato l'opportunità di esprimere le nostre perplessità e i nostri disagi e, soprattutto, di proporre le nostre iniziative al riguardo.
  Inizio parlando del problema che, ad oggi, è più pressante, cioè quello che riguarda i bonus a cui avremmo diritto a causa della pandemia. Se ne è tanto parlato e ne parliamo ancora, ma questi bonus presentano problemi non indifferenti, quali ritardi e criticità che non hanno permesso a molti lavoratori stagionali di usufruirne. Vorrei spiegare che le anomalie, se possiamo chiamarle così, e le perplessità sono tante.
  In primo luogo, parliamo dei ritardi delle procedure per l'erogazione dei bonus. Sono stati veramente devastanti per le famiglie. Un esempio, anche se non il primo, riguarda il decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41. Tale decreto prevede un bonus per i lavoratori stagionali come sostegno per i mesi di gennaio, febbraio e marzo. Ad oggi, molti non hanno ancora ricevuto nulla, e Pag. 4teniamo presente che l'ultimo aiuto economico che i lavoratori stagionali hanno ricevuto risale al mese di dicembre del 2020. Fino ad oggi, a maggio, sono stati cinque i mesi in cui molte famiglie non hanno ricevuto nessun sussidio. Questo è dovuto ai tempi e alle procedure dell'erogazione dei bonus, perché, tra la presentazione della domanda, l'emanazione di una specifica circolare da parte dell'INPS e l'erogazione vera e propria del sussidio, le procedure, i cavilli e le tempistiche creano ritardi che le famiglie non si possono permettere.
  Altro grosso problema riscontrato con riferimento ai bonus è quello che noi chiamiamo dei «paletti», perché i decreti che si sono succeduti a partire dall'anno scorso – ad oggi è un anno che purtroppo soffriamo delle conseguenze della pandemia e, pertanto, parliamo di bonus – prevedono il possesso di determinati requisiti. In primo luogo, possono accedere ai bonus i lavoratori che, alla data dell'entrata in vigore del decreto, non hanno un contratto di lavoro né, tantomeno, beneficiano del sussidio di disoccupazione, la cosiddetta NASpI.
  Cosa succede? Succede che, portando l'esempio di agosto 2020, il decreto, emanato a metà agosto, fa riferimento ai mesi di giugno e luglio. Molti lavoratori, anche solo per un mese, ad agosto, si sono trovati a lavorare. Lavorando alla data dell'entrata in vigore del decreto, non hanno potuto usufruire dei bonus che facevano riferimento ai mesi precedenti, in cui non lavoravano e non avevano nessun introito economico per le proprie famiglie. Una vera e propria assurdità, direi, se mi consentite il termine, perché a causa del ritardo nell'emanazione del decreto, adottato ad agosto, sono state penalizzate molte famiglie, che non hanno ricevuto sussidi né a giugno né a luglio e nemmeno ad agosto.
  La stessa cosa è successa adesso. Chi si è trovato ad avere un sussidio di disoccupazione o comunque un contratto di lavoro alla data di emanazione del decreto-legge n. 41, che è stato adottato lo scorso 22 marzo, non ha potuto usufruire del bonus per i mesi di gennaio e febbraio 2021. Ripeto, ancora ad oggi, per i cavilli dell'INPS, per i cavilli e la lentezza della burocrazia – diciamo così –, a distanza di cinque mesi dall'ultimo bonus di cui hanno usufruito a dicembre, molti lavoratori non hanno ricevuto ancora un euro nell'anno in corso. Faccio fatica a pensare come le famiglie possano andare avanti.
  Con questo voglio semplicemente esortare tutti a proporre uno snellimento delle procedure, la cui velocità è, giorno per giorno, settimana per settimana, veramente vitale per le famiglie.
  Un altro argomento di cui mi permetto di parlare a nome dell'Associazione ALSI di Sciacca riguarda i lavoratori stagionali come categoria di lavoratori. Il problema non nasce con la pandemia, che, semmai, è stata un'aggravante, perché ha esasperato tutti gli svantaggi, tutte le anomalie e tutta la fragilità del sistema che dovrebbe tutelare i lavoratori stagionali, che, ad oggi, non sono stati ancora riconosciuti come categoria. Il COVID e la conseguente impossibilità di lavorare, o comunque di avere un lavoro che permetta alle famiglie di andare avanti, hanno colpito molte categorie di lavoratori. Noi stagionali siamo stati forse, consentitemi, la categoria più penalizzata, a causa delle nuove modalità di calcolo delle indennità NASpI previste dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 22 del 2015, senza che il Governo prevedesse per noi un'alternativa di lavoro, o, almeno, di sussidio, comunque senza curarsi delle nostre necessità, dimezzando, anzi, l'importo dell'indennità di disoccupazione.
  Ci tengo a specificare che siamo lavoratori stagionali non per nostra scelta, ma perché o il territorio o le strutture medio-piccole presso cui prestiamo il nostro servizio ci danno la possibilità di soli lavori stagionali. Ben venga un lavoro che ci faccia lavorare tutto l'anno. Non siamo qui a chiedere sussidi, non siamo qui, tanto meno, a chiedere di stare a casa seduti, perché il nostro intento è quello di lavorare; ma, nei mesi in cui non c'è la possibilità di lavorare, bisogna assicurare un sussidio, un aiuto, alle famiglie.
  Dicevo che, con la riforma del 2015, ci ritroviamo a lavorare, chi è più fortunato, cinque o sei mesi nella normalità dei casi, senza la pandemia in corso, ma con un Pag. 5sussidio di disoccupazione che riguarda la metà dei mesi lavorati. Se lavoriamo sei mesi, abbiamo tre mesi di disoccupazione. Sono nove mesi e non riusciamo a coprire tutto l'anno.
  A maggior ragione, con la pandemia, l'anno scorso ci siamo trovati a lavorare, i più fortunati, due o tre mesi. Come ben si capisce, oltre a un mese di indennità di disoccupazione, i lavoratori e le famiglie hanno avuto il sussidio per quattro mesi, mentre, per i mesi restanti, non hanno avuto alcuna entrata economica. Quest'anno si aspetta una stagione forse un po' migliore rispetto a quella dell'anno scorso, ma sicuramente non molto produttiva. Lavorando quest'anno (nelle migliori delle ipotesi) quattro o cinque mesi, l'anno prossimo, a ottobre e novembre, saremo di nuovo a parlare di come affrontare tutto l'anno.
  La proposta dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI) è quella di riportare la durata del sussidio di disoccupazione a sei mesi, com'era prima del 2015. Ci teniamo a precisare che non vogliamo solo questo. Infatti, sulla base di un accordo o di un contratto, nei mesi in cui ne usufruiamo, siamo disposti a «restituire» l'indennità di disoccupazione, impegnandoci in lavori di pubblica utilità o di pubblico servizio in favore delle nostre città. Quindi, chiediamo sì che il sussidio di disoccupazione sia riportato a sei mesi, ma non per starcene seduti, perché siamo lavoratori e tali vogliamo rimanere. Abbiamo la nostra dignità, in base alla quale, pur ricevendo un sussidio economico dallo Stato o dagli enti previdenziali, lo vogliamo restituire lavorando, impegnandoci in attività di pubblica utilità. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola a Roberto Sabato, in rappresentanza dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza». Prego.

  ROBERTO SABATO, presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto). Prima di tutto, vorrei ringraziare la Commissione per averci dato l'opportunità e la possibilità di esprimerci. Condivido in pieno e sottoscrivo ogni singola parola del rappresentante dell'ALSI, a cui vorrei aggiungere però alcune segnalazioni per avere una visione più chiara e più ampia della situazione dei lavoratori stagionali in Italia.
  In primo luogo, parliamo di lavoratori stagionali riferendoci complessivamente all'Italia, ma, a causa della loro distribuzione geografica non uniforme, le realtà sono differenti a seconda dei luoghi in cui si svolge questo tipo di lavoro e, soprattutto, si firmano i contratti. Cosa voglio dire? Io ad esempio vengo da Giardini Naxos, vicino Taormina. In certe località il turismo diventa l'unica attività economica, che è, ovviamente, limitata dagli agenti climatici, quindi, dal sole, se c'è o non c'è. Cosa succede? Chi lavora a una determinata attività può farlo soltanto in un periodo dell'anno. Non è una scelta, è soltanto quello che succede in determinati territori. Ci sono dei paesi che vivono di un'unica fonte di introiti, in questo caso il turismo, e questo riguarda non soltanto la categoria di lavoratori definiti stagionali sulla base del contratto stipulato, ma anche altre categorie di lavoratori con altre tipologie di contratti per convenienze particolari delle imprese, ma che, in realtà, sono lavoratori stagionali in tutto e per tutto, perché l'unica loro fonte di guadagno è il turismo, e il turismo si sviluppa soltanto in determinati periodi, quando, appunto, si verifica l'afflusso turistico.
  Per esempio, Giardini Naxos e Taormina, come tutti i paesi che sono in questa condizione, nel periodo in cui non c'è turismo, quindi in inverno, diventano vere e proprie «città fantasma». Prevedere che il sussidio di disoccupazione copra i mesi in cui la città non può dare lavoro significa mantenere e sostenere famiglie intere, non lo studente universitario. Quando è scoppiata la pandemia, con le conseguenti restrizioni e chiusure, si è chiuso quel rubinetto, quell'unica fonte di reddito. Non è entrato più un euro per paesi interi. Ciò non ha riguardato soltanto, ad esempio, il cameriere d'albergo, ma anche la pescheria che vende il pesce al ristorante dell'albergo e tutti i lavoratori (commessi, autisti di Pag. 6NCC) con contratti diversi o con codici di contratto diversi, che si sono trovati con il rubinetto chiuso.
  Dove sta il problema? La politica è chiamata a un intervento per tutta la popolazione. La discriminazione a danno dei lavoratori stagionali a causa dei codici ha provocato in paesi che vivono solo di turismo differenze e problemi sociali, perché chi ha il codice giusto è stato fortunato e tuttora è il fortunato che prende il bonus – se lo prende, viste le problematiche burocratiche che si sono verificate –, mentre determinate categorie sono tagliate completamente fuori. Quindi zero lavoro – perché non c'è alcuna attività produttiva, soprattutto se i ristoranti e gli alberghi sono chiusi – e zero aiuti.
  Passo al tema della NASpI. Come è disciplinata attualmente? Il passaggio dall'ASpI alla NASpI ha comportato la riduzione di tre mesi di sussidio proprio per i lavoratori di quei territori che guadagnano soltanto dal turismo e dove non c'è la possibilità di andare a lavorare in un'industria come metalmeccanico o di fare qualcos'altro. Si resta fermi, bloccati, senza disponibilità economiche per portare avanti una famiglia, per dare da mangiare ai figli. Avere ridotto alla metà la durata del sussidio di disoccupazione ha lasciato prive di sostentamento le famiglie per due o tre mesi, o forse di più, per i più sfortunati che hanno una stagione turistica più breve.
  Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nei paesi turistici, le riforme degli ultimi decenni hanno introdotto liberalizzazioni che hanno consentito agli imprenditori – che pure vanno aiutati e sostenuti – di comportarsi irregolarmente. Che cosa succede? Nello stesso territorio si è verificata una concorrenza sleale tra imprese sane e imprese che non rispettano le regole. Cosa significa? Io imprenditore, visto che nessuno mi controlla, ho la libertà di scegliere il lavoratore che si «vende» a meno, al di là della propria professionalità, di giostrare con i contratti, stipulando contratti di lavoro part time quando invece si lavora più delle ore del contratto full time, quindi, contratti di lavoro part time che prevedono in realtà 12-13 ore di lavoro. Se si crea un problema sociale di questo tipo e tutti si girano dall'altra parte, poi scoppia la «bomba» – in questo caso, la pandemia da COVID-19 – e si scoperchia un vaso di Pandora, nascosto e lasciato nel silenzio più totale per decenni, al di là delle maggioranze politiche che si sono avvicendate.
  Cosa succede? Arriva l'emergenza COVID, si scoperchia il vaso di Pandora, nessuno capisce che tipo di contratto ha, a chi deve arrivare il bonus e a chi no e, addirittura, c'è gente che l'anno scorso ha lavorato ma si ritrova esclusa dai bonus proprio perché ha lavorato. In una situazione di questo tipo, è normale che si favorisca il lavoro in nero e la gente inizi a fare quello che si appresta a fare anche quest'estate. Piuttosto che rinunciare al bonus, visto che si è maturato il diritto ad averlo, si preferisce lavorare in nero. In un contesto dove non ci sono controlli, dove non si interviene in questo senso e, soprattutto, dove la politica ha accantonato il problema, come se fosse stato risolto – «Abbiamo previsto il bonus, quello non è più un problema» –, è scoppiata la tragedia per i lavoratori stagionali e per i lavoratori legati alla stagionalità, al di là della tipologia del contratto.
  Noi stiamo affrontando colloqui di lavoro assurdi e imbarazzanti, e ci troviamo di fronte imprese non sane – attenzione, ci sono imprese sane che si comportano perfettamente – che si stanno comportando come sciacalli, offrendo opportunità di lavoro distruttive per famiglie che già sono in difficoltà. Lo scorso dicembre, con la nostra associazione abbiamo fatto una raccolta benefica – questa è la cosa che io racconto ai ragazzi – e ci siamo trovati davanti i nostri colleghi. Significa che nel nostro settore si sta sviluppando una nuova povertà.
  Ho letto il programma dell'indagine conoscitiva, che affronta problemi reali, ma non spende una parola per questa situazione. È assurdo che ancora si è ciechi davanti ai nuovi poveri in questo settore. Ma non è più un problema che riguarda solo i lavoratori stagionali con il contratto «S» o «D» o con il modello UniLav e via dicendo. È un problema che riguarda una Pag. 7parte del popolo italiano, destinata a crescere e a ingrossare la schiera dei nuovi poveri. Ovviamente, non parlo di chi si è reso disponibile ad affrontare il problema, come sicuramente i membri della Commissione, parlo di coloro che girano la testa dall'altra parte. Se si continua a pensare che i lavoratori stagionali sono studenti che vanno all'università e che in estate fanno qualche lavoretto, vuol dire che non si è capito che ci sono intere famiglie che non sanno più cosa mettere a tavola.
  Ho visto persone con le lacrime agli occhi, persone che prima del COVID si arrangiavano ma stavano bene. Ora si trovano a essere povere perché è stato scoperchiato il vaso di Pandora che contiene i problemi decennali della nostra categoria. Se si riforma la disciplina dell'indennità di disoccupazione dei lavoratori stagionali, dimezzando il sussidio, vuol dire che non si è capito che si riduce la copertura dei mesi privi di entrate.
  Ma veramente c'è bisogno di parlare di queste cose? Non ci si arriva da soli? Se la gente lavora sei mesi, matura tre mesi di NASpI. L'anno dura dodici mesi: gli altri tre mesi che cosa deve fare? È una cosa di cui si deve parlare, si deve discutere? Non si capisce? Io sono sconcertato, e scusate se parlo con passionalità, perché è un anno che noi lavoriamo su questa cosa, che incontriamo gente, parti politiche. Le abbiamo viste tutte e diciamo cose scontate, non si tratta di misteri della fede. Stiamo parlando di cose che riguardano tutti gli italiani degni di un aiuto e di un sostegno, e c'è ancora gente che parla di codici, c'è ancora gente che prende bonus senza averne diritto. Addirittura, sono arrivati pagamenti assurdi, mentre c'è gente che avendo lavorato l'anno scorso si sente come se si fosse data la zappa sui piedi perché non ha avuto diritto a nessun aiuto.
  Chi ha beneficiato della NASpI ha ricevuto copertura per un periodo breve, la metà della stagione in cui ha lavorato. Cosa significa? Se la stagione è breve, tre mesi se si è fortunati, si ha diritto a un mese e mezzo di NASpI. Quattro mesi e mezzo d'aiuto? Ma vogliamo prevedere aiuti per chi ha lavorato e ha preso la NASpI? Vogliamo prolungare la NASpI? L'INPS è in possesso dei dati storici dei lavoratori. Non si vede che hanno bisogno? Si riconoscono sette bonus a una sola persona e a un'altra non si dà niente. Di cosa stiamo parlando? Vogliamo aiutare coloro che non hanno avuto entrate da un anno? Ancora parliamo di lavoratori stagionali, contratti «S», UniLav, codici?
  Ci sono paesi che vivono esclusivamente di turismo. Tra gli auditi di oggi ci sono Grazia Miglietta da Lignano Sabbiadoro e Ferdinando Caredda da Ischia, da Sciacca è intervenuto Michele Belfiore. Se si chiude il rubinetto, non hanno più entrate, e adesso è un anno che non hanno più entrate. Ci sono famiglie che stanno mangiando con l'aiuto delle associazioni di beneficenza. Questo è il dramma. Se vogliamo parlare di nuovi poveri, questo è il tema. Se poi vogliamo parlare di come faranno i lavoratori da casa a lavorare da remoto, se hanno il tablet o meno, io credo che sia un problema ma che...

  PRESIDENTE. Le chiedo di arrivare al termine, sono trascorsi dieci minuti.

  ROBERTO SABATO, presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto). Sì, sono già arrivato al termine, quindi mi fermo qui. Grazie mille dell'opportunità e buona giornata.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do la parola a Ferdinando Caredda. Prego, può intervenire per dieci minuti.

  FERDINANDO CAREDDA, delegato per la Campania dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS) (intervento da remoto). La ringrazio. Buongiorno, signora presidente e onorevoli presenti. Mi chiamo Ferdinando Caredda, sono delegato per la Campania dell'ANLS, che oggi conta circa 12 mila iscritti in tutto il territorio nazionale.
  Oggi in Italia stiamo vivendo una situazione a dir poco drammatica. La crisi sanitaria che stiamo affrontando ha messo in ginocchio l'intero comparto turistico, settore Pag. 8 produttivo di notevole importanza nell'economia del nostro Paese. Infatti, esso ha rappresentato negli anni prima della pandemia il 13 per cento del PIL nazionale e ha impiegato nell'intero comparto e nell'indotto circa 3 milioni e mezzo di lavoratori in tutto il Paese, la gran parte dei quali è costituita da lavoratori stagionali.
  In questi ultimi mesi il COVID-19 ha portato incertezza in tutto il Paese, che già stava attraversando un momento economico molto difficile. Come rappresentante dei lavoratori stagionali nel turismo, posso confermare che questi ultimi sono i più colpiti dalla crisi. Lo stagionale è un lavoratore precario a vita, che lavora solo in un periodo limitato nell'anno, ovvero nella stagione turistica. Alcune iniziative sono state varate dal Governo negli ultimi mesi a sostegno di questi lavoratori, ma molti di loro non hanno potuto beneficiare del bonus perché assunti con un contratto a tempo indeterminato o determinato il cui carattere di stagionalità non è stato specificato, circostanza che non ha permesso all'INPS di identificare correttamente i lavoratori e di erogare loro il bonus. Parliamo di diversi tipi di lavoratori: camerieri, autisti, ormeggiatori o dipendenti di attività di NCC, che, pur lavorando per il turismo nei territori come Ischia, Sorrento, Amalfi, Capri, Sciacca o in altre località turistiche, non percepiscono alcuna indennità dal 1° gennaio 2020.
  I lavoratori stagionali sono molto preoccupati per il futuro, poiché già prima di questa emergenza vivevano una situazione precaria con le loro famiglie, a causa dei pochi mesi di lavoro e della riduzione del sussidio a sostegno del reddito a seguito dell'introduzione della NASpI, con l'articolo 5 del decreto legislativo n. 22 del 2015. In merito, grazie alla nostra associazione, è stato presentato un emendamento correttivo nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio per il 2021. Noi auspichiamo che ci sia la volontà politica di portare avanti tale proposta e di trovare le risorse appropriate per ridare speranza e dignità a tanti lavoratori e tanti giovani che anche in futuro potranno scegliere questa tipologia di attività lavorativa.
  È molto importante, inoltre, tener conto del fatto che diverse aziende l'anno scorso non hanno aperto a causa delle restrizioni e delle incertezze nel Paese. Anche questa stagione, ormai alle porte, non inizierà nel migliore dei modi. Infatti, molte aziende, se apriranno, lo faranno per pochi mesi, impiegando certamente un numero inferiore di collaboratori, per lo più con contratti part time, pur lavorando dieci ore al giorno per paghe da fame.
  In questi ultimi giorni si vocifera che non si trovano operatori del turismo a causa del Reddito di cittadinanza. Non è così, vi spiego perché. Le imprese italiane di carattere stagionale già prima dell'emergenza sanitaria facevano sempre più fatica a reperire personale qualificato, perché le strutture turistiche negli altri Paesi europei offrono contratti di lavoro di durata maggiore e con migliori condizioni economiche. Infatti, nei nostri territori non c'è la cultura della formazione, ma piuttosto quella della convenienza e del ricatto. Chi è disposto ad accettare determinate condizioni, proposte da imprenditori scellerati e scorretti lavorerà. Chi, invece, si sottrae a questa logica rischia di non trovare lavoro. Però, per fortuna, devo dire la verità, non sono tutti così.
  Per contrastare questo fenomeno, che purtroppo in questi ultimi tempi a causa del COVID-19 sta dilagando in tutto il Paese, serve un incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Dalla sinergia tra imprese e lavoratori potrebbe nascere un vero e proprio trend da fare invidia al mondo intero. Sono le risorse umane che, con la loro professionalità, fanno la differenza in un'azienda turistica.
  Inoltre, voglio porre all'attenzione della Commissione il fatto che la pandemia ha creato nuovi «esodati». Infatti, molti collaboratori ultrasessantenni, a causa della pandemia, non si sono visti versare i contributi previdenziali e quindi non potranno andare in pensione in maniera dignitosa. Questa grave situazione ha portato molte famiglie a non poter mettere il piatto a tavola e si è creato, quindi, un clima di esasperazione. Fino ad ora, se non abbiamo assistito a episodi gravi, lo dobbiamo Pag. 9alle famiglie, che giocano un ruolo fondamentale mettendo a disposizione i risparmi di una vita, ai nonni, con le loro pensioni, e al Terzo settore, che con le associazioni di categoria, in prima linea la Caritas, ha arginato questa emergenza. Vi voglio ricordare che, solo a Ischia, nel 2019 la Caritas ha dato da mangiare a 500 famiglie. Oggi con la pandemia, solo a Ischia, un'isola di 70 mila abitanti, 2.500 famiglie ricorrono alla Caritas.
  Se non è scoppiata una vera emergenza sociale è grazie a queste realtà. Il Governo deve mettere in atto misure immediatamente esecutive per tutelare questi lavoratori. A nome della nostra associazione, chiediamo lavoro e, per le aziende del comparto, provvedimenti di decontribuzione riferiti ai dipendenti, a prescindere dall'età, un maggiore controllo delle condizioni contrattuali dei lavoratori e un contratto unitario per l'intero comparto; la modifica del sistema degli ammortizzatori sociali, in modo da garantire dignità nei periodi di disoccupazione, quindi nei periodi di inattività.
  Ricordo ancora una volta che, grazie alla nostra associazione, è stato presentato, nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio per il 2021, presso la V Commissione della Camera, un emendamento che restituisce dignità alla categoria e che, al termine della crisi pandemica, potrà ridare il sorriso e una prospettiva futura a questi lavoratori. Vi ringrazio di averci dato voce e ho concluso. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Do ora la parola a Maria Grazia Miglietta per il Movimento lavoratori stagionali. Prego.

  GRAZIA MIGLIETTA, rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto). Vi ringrazio tutti perché ci avete dato questa opportunità di esprimere le nostre opinioni in questa sede.
  Ribadendo il discorso fatto dai miei colleghi sulle difficoltà che hanno dovuto affrontare le famiglie con l'introduzione della NASpI, che, da un giorno all'altro, ci ha lasciato completamente privi dei mezzi necessari alla sussistenza durante i periodi di inattività, volevo anche puntualizzare che il Governo ha avuto difficoltà a capire chi sono realmente i lavoratori stagionali. Il Governo ha pensato che i lavoratori stagionali siano quelli contrattualizzati proprio con tale dicitura, però, in realtà, i lavoratori stagionali sono una categoria molto più estesa. È vero che sono lavoratori assunti per la stagione per attività stagionali, ma sono anche i lavoratori assunti in esubero rispetto al normale organico di un'azienda per far fronte ai flussi turistici, notevolmente aumentati durante la stagione, sia estiva che invernale. Questo spiega la varietà dei contratti con i quali i lavoratori stagionali sono assunti.
  Sentiamo ancora parlare e scrivere nei decreti e nelle circolari di «filtri» basati sui codici ATECO e sulle denunce UNIEMENS, ma, in realtà, questi sono tutti parametri che non riguardano i lavoratori stagionali. L'ATECO è il codice delle attività economiche e riguarda l'azienda dalla sua costituzione; l'UNIEMENS è la denuncia mensile all'INPS che riguarda il contratto di lavoro. Ma non sono parametri che può scegliere il lavoratore. Al contrario, sono parametri che il lavoratore subisce. Come dicevano Michele Belfiore, Roberto Sabato e Ferdinando Caredda, ci sono lavoratori che sono impiegati stagionalmente in supermercati o in agenzie di trasporto merci o in altre aziende, che non vengono assunti come stagionali, bensì con contratti a tempo determinato, ma, siccome lavorano in settori diversi da quello turistico e termale, al momento non hanno avuto nessun tipo di indennità. Sono famiglie che si trovano in difficoltà economiche, perché non hanno percepito nessun bonus, e stanno vivendo grazie al sostegno di associazioni, grazie alla Caritas o ad attività benefiche organizzate da noi lavoratori.
  Ribadisco che spesso veniamo accusati di essere un po' parassiti, di vivere di assistenzialismo. Volevo sottolineare una cosa: quando il lavoratore stagionale o il lavoratore in genere si iscrive nelle liste di disoccupazione, è tenuto alla firma di un patto di servizio e alla dichiarazione di immediata disponibilità, come previsto dalla disciplina che ha introdotto la NASpI. Dovevano Pag. 10 infatti partire le famose politiche attive, politiche che poi, sul territorio, non sono partite, perché in effetti il mondo del lavoro è completamente in crisi. Non ci sono posti di lavoro, non ci sono aziende che chiedono personale. Ancor più questa difficoltà si sente nei nostri territori che – io, per esempio, sono di Lignano Sabbiadoro – soffrono della carenza di aziende attive tutto l'anno. Noi che siamo intervenuti oggi siamo lavoratori esclusivamente stagionali, perché i nostri paesi si animano stagionalmente.
  Volevo sottolineare i dati pubblicati dalla Confcommercio: nel 2020 si sono perduti 444 mila posti di lavoro e hanno chiuso i battenti 390 mila aziende; dal primo lockdown a oggi, 63 mila aziende non hanno più tirato su la saracinesca. Ora io mi chiedo come potete pretendere che noi lavoratori non chiediamo un sussidio per i mesi di inattività e come potremmo andare avanti non chiedendo questo. Non siamo nelle condizioni di poter lavorare e non volerlo fare. Noi firmiamo anche un patto di servizio, nel quale diamo la nostra immediata disponibilità, però i centri per l'impiego non ci convocano per nuove offerte di lavoro. Esula dalla nostra volontà la richiesta di un indennizzo. Per fortuna, la Costituzione italiana, all'articolo 38, dice che, laddove manchino i mezzi necessari per la sussistenza, deve farsene carico lo Stato, e con l'introduzione della NASpI si è un po' venuti meno a questo principio fondamentale della Costituzione.
  Io vorrei dire che, oggi, con la pandemia, questa situazione, critica già al momento dell'introduzione della NASpI, è diventata ancora più critica, perché si è lavorato meno, non si sono maturati i contributi figurativi a causa della nuova disciplina.
  Anche quest'anno, i contratti per la stagione stanno partendo, ma sono sempre più precari, perché le aziende, quando riprendono l'attività iniziano con contratti a chiamata, magari solo per il fine settimana, magari solo nella giornata in cui hanno prenotazioni, e questo crea instabilità economica. Le famiglie devono affrontare la vita quotidiana. Tutto questo si ripercuote anche sulla microeconomia del territorio, perché, non avendo di che spendere, non si spende e ne risente anche il commerciante della zona e quindi anche il PIL nazionale. Ricordiamoci che, ogni volta che iniziamo la stagione, facciamo calare il tasso di disoccupazione in maniera significativa, perché l'indotto turistico e termale – ma, più in generale, anche tutto l'indotto – riesce ad assorbire migliaia e migliaia di lavoratori, dando da mangiare a migliaia di famiglie.
  Cosa chiediamo? Chiediamo intanto di ritornare alla precedente disciplina degli ammortizzatori sociali fino a che non ci saranno abbondanti posti di lavoro per tutti, nonché il riconoscimento della categoria dei lavoratori stagionali non agricoli, perché noi, al pari dei lavoratori agricoli, siamo legati alla stagione anche se nessuno lo riconosce. Il riconoscimento della categoria favorirebbe anche la regolamentazione dei rapporti tra cittadini e istituzioni e dei rapporti tra i lavoratori e i datori di lavoro; valorizzerebbe anche le figure professionali, perché spesso e volentieri le aziende per pagare meno, si avvalgono di personale improvvisato, e questo nuoce anche all'immagine italiana. Come diceva il collega, negli altri Paesi, invece, si punta sulla professionalizzazione delle mansioni.
  Chiediamo una cosa molto importante, il recupero dei contributi figurativi persi a causa della pandemia, perché altrimenti non possiamo maturare il diritto a un trattamento di NASpI sufficiente per andare avanti nei periodi di inattività. Chiediamo che le indennità e i bonus siano attribuiti in base alla storia lavorativa del lavoratore, perché negli archivi dell'INPS e negli archivi dei centri per l'impiego è presente il nostro dato storico lavorativo. Basta ATECO, basta UNIEMENS, basta tipologie di contratti. Non tocca a noi, che siamo l'ultima ruota del carro, selezionare la categoria di appartenenza ogni volta che si fa la domanda, anche perché i nostri contratti cambiano in un periodo molto breve. Partiamo da un contratto a chiamata, all'inizio della stagione, arriviamo a un contratto a tempo determinato o di lavoro stagionale quando l'afflusso turistico Pag. 11è maggiore, per poi, alla fine della stagione, tornare a un contratto a chiamata. Selezionare la voce della categoria lavorativa a cui si appartiene diventa un labirinto, tenendo anche presente che molti di noi non hanno le sufficienti basi culturali per farlo.
  Chiediamo la vigilanza sulla reale applicazione delle norme contrattuali e sul rispetto dei diritti dei lavoratori, perché è stato più volte segnalato alla nostra associazione che ci sono alcuni datori di lavoro, per fortuna non tutti, che fanno una sorta di contratto a forfait, cioè dicono: «Ti do un tot al mese, ma nella tua mensilità è compreso tutto, è compresa la tredicesima, è compresa la quattordicesima, è compreso il bonus Renzi...»

  PRESIDENTE. La prego di avviarsi alla conclusione perché sono finiti i dieci minuti a sua disposizione. Prego.

  GRAZIA MIGLIETTA, rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto). «È compreso il TFR». E spesso e volentieri abbiamo sentito anche che era compreso il rimborso del modello 730! Sono tasse che i lavoratori pagano e quindi non è assolutamente giusto che sia il datore di lavoro a lucrare su questo. Chiediamo tutto questo e chiediamo al Governo di mettersi una mano sulla coscienza e di venire incontro alle nostre famiglie. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Io vi ringrazio per queste preziose testimonianze. Prima di passare la parola ai colleghi vi chiederei di mandarci le vostre memorie, in modo tale che rimangano agli atti e possano essere utilizzate quando lavoreremo sui problemi dei lavoratori stagionali. Vorrei anche rappresentarvi che avervi audito oggi è stata una scelta precisa, che risponde alla considerazione che è giusto, come voi avete detto, in un contesto di riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, riconoscere una specificità al mondo dei lavoratori stagionali e provare a introdurre, in un contesto in cui gli ammortizzatori diventeranno universali, un canale di accesso che consenta anche a voi, sulla base delle vostre esigenze, di vivere dignitosamente nel periodo di disoccupazione involontaria che vi trovate ad affrontare, non a causa vostra, ma proprio per la tipologia del lavoro che fate.
  Adesso do la parola alla collega Teresa Manzo. Prego.

  TERESA MANZO. Grazie, presidente. Mi fa piacere vedere qui questa rappresentanza di associazioni di lavoratori stagionali che personalmente ho seguito e audito in altre situazioni. Come in altri incontri che abbiamo avuto, ci siamo resi conto che la categoria dei lavoratori stagionali è una categoria non molto conosciuta, a livello normativo.
  Non ho seguito l'audizione dall'inizio, quindi mi scuso se qualcuno di voi l'ha già detto. Vi chiedo se è il caso di riconoscere questa categoria nel settore dei contratti di lavoro, in modo tale da attribuire alla categoria stessa una precisa tipologia contrattuale, facendola in questo modo rientrare nella disciplina degli ammortizzatori sociali, che oggi costituiscono un problema. Già all'epoca dell'introduzione della nuova disciplina degli ammortizzatori sociali, nel 2015, l'allora Ministro Poletti riconosceva che la categoria dei lavoratori stagionali non era presente nell'elenco dei contratti di lavoro. Innanzitutto vi chiedo se è il caso – questa è una domanda che pongo io a voi – di riconoscere i lavoratori stagionali come categoria a sé tra i contratti di lavoro.
  In secondo luogo, vi chiedo se è il caso di ragionare su un'eventuale suddivisione dei rapporti di lavoro tra isole – penso alle isole minori che lavorano solo ed esclusivamente con il turismo – e città, in modo tale da dare l'opportunità a tutti i lavoratori di trovare lavoro e potersi ricollocare in qualsiasi momento? Faccio un esempio pratico: io provengo dalla provincia di Napoli, quindi conosco bene le attività di Ischia, le attività di Capri, della penisola sorrentina, che sono prettamente estive. D'inverno i lavoratori non possono muoversi, perché comunque è un'isola, né trovare lavoro. Ragionare nell'ottica dell'introduzione di sgravi per lavoratori nel periodo di non lavoro fuori dalla stagione turistica, secondo voi, potrebbe agevolare Pag. 12la categoria, ad esempio destagionalizzandola?
  Faccio ancora qualche altra domanda e termino l'intervento. Venerdì scorso abbiamo sentito una dichiarazione di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, in merito ai lavoratori che oggi preferiscono stare a casa e percepire il Reddito di cittadinanza anziché andare a lavorare. Vorrei una vostra opinione su questa affermazione. Vorrei capire quanto ci sia di vero e quanto ci sia di falso. Io ho la mia opinione, quindi preferisco non pronunciarmi e ascoltare voi per capire se quello che vedo io come politico...

  PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione, onorevole Manzo. Prego.

  TERESA MANZO. Sì, sto concludendo. Vorrei capire se quello che il presidente De Luca ha detto è vero oppure no. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Chiedo ai soggetti auditi una veloce risposta rispetto alle questioni poste dalla collega, nell'ordine d'intervento. Iniziamo da Michele Belfiore. Prego.

  MICHELE BELFIORE, vicepresidente dell'Associazione lavoratori stagionali italiani (ALSI) (intervento da remoto). Io volevo riprendere ciò che avevo detto inizialmente per rispondere alla domanda che ci è stata posta sul Reddito di cittadinanza. Purtroppo devo dire, è inutile negarlo – anche dalle nostre parti è così – che molta gente ha rifiutato il posto di lavoro pur di ricevere il Reddito di cittadinanza, cosa che, ahimè, è moralmente sbagliata. Però capiamo che si tratta di gente che ha accettato il Reddito di cittadinanza perché non ha trovato lavoro o ne ha trovato uno, magari solo per un mese, insufficiente al mantenimento della propria famiglia. Il Reddito di cittadinanza permette a una famiglia di andare avanti durante l'arco di un mese, al contrario di un posto di lavoro, che ad oggi, per come è fatta la disciplina dell'indennità di disoccupazione, non permette a una famiglia, pur con un lavoro dignitoso, di affrontare un anno. Io personalmente sono contrario, ma mi metto nei panni di un padre di famiglia la cui esigenza primaria è quella di portare avanti la famiglia. Per questo io avevo parlato all'inizio, a proposito della situazione di noi lavoratori stagionali, della nostra proposta di ritornare alla disciplina precedente alla NASpI e di ricambiare la maggiore indennità anche con lavori di pubblica utilità. È giusto il Reddito di cittadinanza, è giusto dare un aiuto alle persone. Non voglio entrare nel merito, ma forse sarebbe anche giusto che i sussidi dati a titolo di Reddito di cittadinanza siano ricambiati con lavori di pubblica utilità nelle proprie città.
  Il Reddito di cittadinanza è costituito da contributi dati a persone che stanno tranquillamente a casa, cosa che noi lavoratori stagionali non abbiamo mai chiesto. Anzi, noi abbiamo sempre chiesto di avere sì contributi, di avere sì sussidi quando non lavoriamo perché le nostre aziende medio-piccole non sono attive, ma per restituirli con qualche lavoro.
  Penso che il Reddito di cittadinanza, per come è concepito, sia un po' da riformare. Non dico di non dare sostegni, ma dico che questi sostegni dati a persone che tranquillamente rimangono a casa, o peggio ancora, fanno lavori, consentitemi di dirlo, in nero, prendendo sia un salario sia il sussidio, sono un colpo ai danni di quelle persone, come noi lavoratori stagionali, che versano i contributi, lavorano, ma non riescono a coprire l'anno come le persone che prendono il Reddito di cittadinanza.

  PRESIDENTE. Grazie, Michele Belfiore. Adesso do la parola a Ferdinando Caredda, prego.

  FERDINANDO CAREDDA, delegato per la Campania dell'Associazione nazionale lavoratori stagionali (ANLS) (intervento da remoto). Io ringrazio l'onorevole Manzo per avere posto queste domande. Rispondo subito. Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza, purtroppo devo dissentire dal mio collega, perché il Reddito di cittadinanza ha dato un grande sostegno e ha permesso alle famiglie di vivere, almeno in questo periodo, in maniera dignitosa. Il Pag. 13Reddito di cittadinanza è strutturato bene, perché, nel momento in cui bisogna attivare le politiche attive del lavoro, bisogna riformare il sistema del collocamento per poter dare una risposta ai percettori del sussidio. Non è colpa loro se, trovandosi privi di reddito, richiedono il Reddito di cittadinanza per poi rimanere inattivi. Dal momento che non funzionano i servizi di collocamento, è normale che si resta a casa sul divano.
  Inoltre, molti lavoratori rifiutano il lavoro perché ci sono molti imprenditori scellerati, come dicevo prima, che offrono contratti da fame, come diceva la collega, contratti a forfait, che prevedono dieci ore di lavoro al giorno, nonostante si tratti di contratti di lavoro part-time. All'interno ci mettono di tutto, persino gli assegni familiari. E il controllo non c'è. Siccome il Reddito di cittadinanza non è di 1.000 euro o di 1.200 euro al mese, ma in molte realtà è pari a 300-400 euro, non penso che un lavoratore oppure un padre di famiglia si accontenti di 400 euro al mese. Nel momento in cui si lavora in maniera dignitosa, noi lavoratori stagionali non vogliamo il Reddito di cittadinanza, vogliamo il lavoro. Non vogliamo il sussidio, vogliamo il lavoro.
  Chiediamo al Governo di attuare politiche attive del lavoro, di affiancare al sussidio l'offerta di lavoro, così noi ci possiamo permettere di lavorare in maniera dignitosa e di non usufruire né del Reddito di cittadinanza, né della NASpI, né dell'ammortizzatore sociale futuro che il Governo intende attuare.
  Per quanto riguarda le isole minori, certo, si deve avere un occhio di riguardo. Anche se odio fare discriminazioni tra lavoratori e lavoratori, purtroppo è una realtà. Ischia, Capri, la Costiera amalfitana, le piccole isole, anche alcune realtà della Sicilia, della Calabria, l'isola d'Elba, sono realtà a forte vocazione turistica.
  Non c'è un piano industriale, non c'è un piano di lavoro che vada oltre il turismo. Bisogna privilegiare questi lavoratori, dando loro una possibilità di lavoro, anche dando loro un sussidio; però invece di darlo ai lavoratori, sarebbe meglio dare risorse agli enti locali per organizzare lavori socialmente utili. Non è possibile che una realtà come Ischia lavori da giugno a settembre, a ottobre, se siamo fortunati anche a metà novembre, da Pasqua per sette o otto mesi e poi d'inverno tutto è spento e vuoto, con gli alberghi chiusi. Lavorano alcuni giorni a Natale, poi le famiglie per forza devono ricorrere agli ammortizzatori sociali. Non possono fare altro.
  Prendiamo una persona di 40, 50, 60 anni che ha una famiglia. Io molte volte sono corso all'estero a lavorare in Svizzera, in Germania, ma non lo posso fare sempre. Il Governo deve tutelare questa categoria che contribuisce alla crescita economica in misura non indifferente. Parliamo del 13 per cento del PIL a livello nazionale prodotto dal settore del turismo. Solo in Campania, il 70 per cento del PIL riconducibile al settore turistico è stato prodotto da Ischia e Capri. Quindi date forza a questa realtà, datele dignità e i giusti riconoscimenti. Questo io come rappresentante dei lavoratori della regione Campania chiedo alla Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Ferdinando Caredda. Ora la parola a Roberto Sabato, prego.

  ROBERTO SABATO, presidente dell'associazione di promozione sociale «Oltre la piazza» (intervento da remoto). Io approfitto per parlare di due temi e lo farò in maniera velocissima, in modo da utilizzare tutto il tempo a mia disposizione e non sprecarlo.
  Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza, credo che la nostra società, essendo ben diversificata, produca lavoratori sani e insani e imprese sane e insane. Anche tra chi percepisce il Reddito di cittadinanza c'è chi lo prende nel rispetto delle regole e c'è chi invece ne approfitta. Da noi, come ho detto, è successo anche che chi prendeva il bonus abbia lavorato in nero togliendo il lavoro a chi l'avrebbe voluto. Quindi non facciamo dei santi di ogni categoria.
  Ci sono i buoni e i cattivi in ogni settore. Cosa significa questo? Significa che sta alla Pag. 14politica e alle parti sociali trovare le soluzioni per migliorare il contesto sociale e diminuire il più possibile la possibilità per lavoratori e imprese, o per chi percepisce il Reddito di cittadinanza, di approfittare di un sistema che non funziona al meglio.
  Per quanto riguarda i lavoratori stagionali sulla base dell'esperienza della nostra associazione che ha parlato anche con i lavoratori stessi, basterebbero alcuni accorgimenti per evitare le conseguenze negative della stagionalità. Abbiamo proposto, ad esempio, l'albo degli stagionali, che consentirebbe di iscrivere i professionisti che vivono di stagionalità tramite l'Ufficio del collocamento; l'albo permetterebbe di verificare chi sono gli stagionali iscritti e dare agevolazioni solo in relazione agli stagionali che lavorano e che sono iscritti, in maniera tale che l'imprenditore sia più portato ad assumere la persona che rispetta le regole e quindi il lavoratore regolare – proprio perché ci guadagna ad assumere la persona che si comporta in maniera sana nel contesto lavorativo, garantendo un periodo di lavoro maggiore, a seconda dell'apporto che può dare il lavoratore, oppure prevedendo premi di produzione, rispetto a uno stipendio-base. Per evitare di lavorare tredici, quattordici ore, senza controlli, basterebbe accordarsi, a seconda dei livelli e della qualifica, su un sistema di retribuzione a ore. Tante ore lavorate e tante ore pagate, con un minimo garantito di ore da lavorare al mese.
  Detto questo, se un domani un imprenditore ha bisogno di un lavoratore stagionale, può ricorrere a chi percepisce l'indennità di disoccupazione, firmando il patto di servizio di cui parlava Grazia Miglietta, Ma è necessario far funzionare veramente il patto di servizio, perché la previsione esiste ma non è attuata. Farlo funzionare veramente cosa significa? Se qualcuno ha bisogno di ore di lavoro, ricorre alle persone che sono in stato di disoccupazione e iscritte all'albo degli stagionali, che possono fare anche questo lavoro, in maniera del tutto regolare e, soprattutto, con ore effettivamente lavorate. Perché questo? Perché, essendo le imprese obbligate a pagare le persone a ore, si produce più lavoro.
  Si deve intervenire sulle tasse delle imprese? Sì, si deve intervenire, però cosa succede in un contesto del genere? Che se il cliente si siede alle due e mezza al ristorante, che è chiuso, invece di farlo sedere e far fare al lavoratore altre due ore del tutto gratuite – lo dico proprio per parlare di cose pratiche – se i soldi del cliente che si siede alle due e mezza, invece che andare in tasca a me impresa vanno in tasca a chi lavora due ore in più, io impresa non faccio sedere il signore alle due e mezza, perché è tardi, deve rispettare l'orario. Io lavoratore, invece di fare dieci ore, faccio le ore effettive che sono tenuto a fare essendo iscritto all'albo dei lavoratori stagionali.
  Questa ovviamente è una cosa che va discussa, ma in un contesto del genere si eviterebbero tutti i passaggi che portano ad abbassare il costo del lavoro o a approfittare di contratti fittizi, retribuendo il lavoro veramente prestato.
  Quanto alla destagionalizzazione, bisognerebbe introdurre – non so se già è previsto – un contributo a favore dei territori in cui si vive di stagionalità, perché non è possibile che in tutti i posti valgano le stesse regole quando in realtà si hanno tessuti produttivi diversi. Facevamo l'esempio di Ischia, torno a fare l'esempio di Taormina: si tratta di territori in cui si lavora solo in un determinato periodo. Intervenire per destagionalizzare significa incentivare i comuni a creare eventi e attività che vanno oltre il solito periodo di grande affluenza.
  Faccio un esempio: a novembre fare una sagra o un evento in modo tale che il paese, invece di stare chiuso, tipo città fantasma, con un evento in quel mese, un evento il mese successivo, può prolungare la stagione lavorativa e quindi destagionalizzare la sua economia. Questo cosa comporterebbe? Soldi che girano nel paese, quindi guadagno. Ovviamente, sono necessari incentivi nazionali ai comuni che hanno un forte afflusso turistico stagionale, subordinandoli a decisioni per destagionalizzarlo. Ciò costituirebbe una fonte di entrate per il comune e permetterebbe al turista di visitarlo in un periodo diverso Pag. 15dall'estate, perché si tratta di paesi bellissimi, con grandi potenzialità anche di inverno, in termini di vedute, soggetti per fotografie, panorami. Nel frattempo diminuirebbe la spesa assistenziale, in questo caso per l'indennità di disoccupazione. Questa secondo me, con riferimento alle osservazioni dell'on. Manzo, è l'idea che si deve seguire.
  Ovviamente la lotta al lavoro in nero nel nostro settore deve essere senza quartiere, perché è diventato veramente fuori controllo. Vi faccio una segnalazione, giusto per parlarne. È successo che, poiché la retribuzione, sulla base del contratto, è accreditata con il bonifico bancario, pur di risparmiare sul bonifico il datore di lavoro pagasse il lavoratore 1.200 euro, perché questo risultava dalla busta paga, salvo poi chiedere al lavoratore, se avesse voluto continuare a lavorare, di restituire 200 euro, visto che, sulla base degli accordi, la retribuzione era di 1.000 euro. Questo è pizzo. Così si dovrebbero chiamare le cose. A me in busta paga risulta una retribuzione di 1.200 euro e sono costretto a restituire 200 euro.
  Non si fa questo perché il lavoratore è stupido, ma perché si crea il bisogno, e più si creano l'urgenza, il bisogno e la disperazione, più il lavoratore sarà costretto ad accettare, a scendere a questi compromessi, come sta succedendo proprio adesso. Proprio adesso la gente esce dal periodo negativo, quando sono stati senza copertura e senza soldi. Oggi un lavoro, che prima veniva pagato 1.000 euro, è pagato 400 euro: «Se ti piace è così, sennò stai a casa». E non avendo sussidi e altre possibilità, la gente è obbligata ad accettare perché deve portare il pane a casa. Questo è quello che noi stiamo vivendo e questa è la nostra denuncia.
  Ho finito, grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie a Roberto Sabato. Ora la parola a Maria Grazia Miglietta, prego.

  GRAZIA MIGLIETTA, rappresentante del Movimento lavoratori stagionali NASpI (MLS) (intervento da remoto). Con riferimento ai temi toccati dall'onorevole Manzo, parto dalla questione del riconoscimento della categoria. Sicuramente il riconoscimento della categoria permetterebbe di regolamentare i contratti che vengono fatti agli stagionali, perché ce ne sono troppi. In generale i contratti di lavoro sono troppi e troppo variegati. Si dovrebbe iniziare a pensare a una scrematura, in maniera tale da creare stabilità nel mondo lavorativo.
  Prima c'erano i famosi voucher, adesso ci sono i contratti a chiamata. Io capisco la difficoltà delle aziende a far quadrare i conti, però non capisco perché i conti debbano essere fatti quadrare pesando sull'ultima ruota del carro, cioè pesando sul lavoratore, che è quello che ci rimette tempo, lavoro e salute. Effettivamente i lavoratori stagionali non lavorano quasi mai otto ore al giorno, ma ne lavorano dieci, dodici. Spesso e volentieri non hanno il giorno libero. Questo nessuno lo denuncia, perché la denuncia di una cosa del genere per il lavoratore stagionale, o per il lavoratore in genere, diventa una macchia nel curriculum. Iniziano a guardarti in cagnesco, iniziano a dire: «Però, sai, quello è preferibile non prenderlo perché vuole tutto in regola». Si dovrebbe lavorare su questo aspetto.
  Si dovrebbe lavorare anche sulla destagionalizzazione. Io faccio parte anche di un'associazione locale, «Orizzonte Lignano», che ha proposto al sindaco di creare eventi che possano avere un effetto di destagionalizzazione. Il progetto è stato messo sulla carta, ma non è mai partito, perché in realtà la stagione inizia ad aprile e finisce il 30 settembre. Anche se il turista magari ha voglia di rimanere un po' di più, le aziende chiudono perché hanno incassato quanto avevano programmato, hanno rispettato il loro budget, hanno avuto i loro introiti e abbassano le serrande, e i lavoratori stanno a casa. Sarebbe bello fare una destagionalizzazione delle isole e anche di tutte le città che sono prettamente turistiche, tipo Lignano Sabbiadoro. Abbiamo delle spiagge meravigliose. Con i giusti accorgimenti, secondo me, si potrebbero creare veramente dei begli eventi. Pag. 16
  Per quanto riguarda le affermazioni del presidente De Luca, io non so quale sia la realtà del territorio che lui governa, però dico una cosa. Premetto che i furbi ci sono in ogni categoria. Come troviamo il pantofolaio che preferisce starsene nel salottino di casa piuttosto che lavorare, troviamo quello che prende il Reddito di cittadinanza e va a lavorare lo stesso, in nero, così come troviamo migliaia e migliaia di stranieri – purtroppo questa è una realtà, io devo dirla – che hanno residenze fittizie in Italia, prendono il Reddito di cittadinanza, prendono altre indennità, pur standosene nel loro Paese e non spendendo sul territorio nazionale. Ci sono i furbi e ci sono le persone oneste.
  Quello che manca è la vigilanza, quello che manca è il corretto funzionamento dei centri per l'impiego. Una volta, me lo ricordo, si andava a firmare come disoccupati. Ogni certo periodo di tempo ti chiamavano e tu dovevi andare a firmare. Questo permetteva al centro per l'impiego di verificare che tu fossi sul territorio nazionale, che tu effettivamente fossi lì e anche che effettivamente fossi disposto a lavorare nel momento in cui ci fossero state offerte di lavoro. Si deve rivalutare la funzione dei centri per l'impiego, fare sì che lavorino veramente, che le politiche attive sul territorio partano veramente. Ma per fare questo bisogna anche lavorare di pari passo con le aziende. Bisogna trovare il giusto sistema per creare occupazione. Come? Lo si è visto in passato con i provvedimenti adottati dal legislatore: sgravi fiscali, decontribuzioni, riduzione del costo del lavoro, che è veramente troppo alto. Se fate questi piccoli interventi, tutto il sistema inizia a funzionare. Questo farà anche ridurre la spesa per gli ammortizzatori sociali.
  Io preferisco lavorare, perché la disoccupazione mette un'ipoteca sulla mia pensione. Io verso i contributi, ma non sono sicura di poter maturare la pensione in un prossimo futuro. Chiunque di noi preferisce andare a lavorare, perché ha una sua dignità, e quindi preferisce guadagnare i soldi. Bisogna però fare piccoli accorgimenti, ma in tutto il sistema, in maniera tale che le aziende possano assumere un po' a cuor leggero, senza preoccuparsi se non riusciranno a pagare i contributi per il lavoratore dipendente. Se ci saranno provvedimenti di regolamentazione, secondo me ci saranno anche buone opportunità di lasciarci alle spalle questa crisi economica. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Bene, grazie a lei. Ringrazio ancora una volta i nostri ospiti per il prezioso contributo fornito all'indagine conoscitiva e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.

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