XVIII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 19 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI LAVORATORI CHE SVOLGONO ATTIVITÀ DI CREAZIONE DI CONTENUTI DIGITALI

Audizione di Karim Khaldi e Roberto Prampolini, operatori del settore.
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 3 
Khaldi Karim , operatore del settore (intervento da remoto) ... 3 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 5 
Prampolini Roberto , operatore del settore (intervento da remoto) ... 5 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 7 
Viscomi Antonio (PD)  ... 7 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 7 
Invidia Niccolò (M5S)  ... 7 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 7 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 7 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 7 
Khaldi Karim , operatore del settore (intervento da remoto) ... 7 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 8 
Prampolini Roberto , operatore del settore (intervento da remoto) ... 8 
D'Alessandro Camillo , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione trasmessa da Karim Khaldi, operatore del settore ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
CAMILLO D'ALESSANDRO

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di Karim Khaldi e Roberto Prampolini, operatori del settore.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui lavoratori che svolgono attività di creazione di contenuti digitali, l'audizione di Karim Khaldi e Roberto Prampolini, operatori del settore.
  Ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza degli auditi e dei deputati secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la partecipazione, ricordo che ciascuno audito ha a disposizione per il proprio intervento dieci minuti, in modo tale da consentire successivi interventi da parte dei deputati interessati e la replica dei soggetti auditi.
  Cedo quindi la parola a Karim Khaldi, che ne ha facoltà. Prego.

  KARIM KHALDI, operatore del settore (intervento da remoto). Salve a tutti. Inizio raccontandovi chi sono. Sono Karim Khaldi, socio fondatore e amministratore unico di Arkadia Srls, agenzia che si occupa di pubblicità e, in particolar modo, di influencer marketing connesso ai content creator di cui gestiamo l'immagine in esclusiva.
  In primis parto raccontando come si è evoluta la figura del creator. Inizialmente, l'influencer era semplicemente una figura generalista o, addirittura, immaginaria, che proponeva e spingeva all'utilizzo di un particolare prodotto o servizio, diffondendone i valori oltre che le caratteristiche. Possiamo immaginarci questo tipo di influencer come la mascotte dei cereali o lo stesso Babbo Natale, che è diventato di colore rosso grazie a un noto brand di bevande; al giorno d'oggi è il calciatore, che propone ai suoi follower uno shampoo o un paio di scarpe. L'influencer è, quindi, un personaggio popolare, in grado di influenzare, in senso lato, il comportamento e le scelte di una massa di individui.
  Con la diffusione di piattaforme creative ad ampio spettro, come i social media di oggi, dall'influencer si è arrivati al content creator, una figura che vive esclusivamente dei contributi social da lui creati. Il calciatore guadagna e lavora anche senza le pubblicità posizionate sulla sua figura grazie all'ingaggio delle squadre, mentre un content creator vive della monetizzazione, diretta e indiretta, dei suoi canali di comunicazione.
  Come guadagna un content creator? Il guadagno di un content creator è diviso in tre tipologie. La prima tipologia è la monetizzazione diretta dalle piattaforme: in base al contratto sottoscritto, la piattaforma social paga mensilmente il creator. È la piattaforma stessa a posizionare advertising nel canale. Per chiarezza, immaginiamoci le pubblicità con la barra gialla di YouTube a inizio video. In questo caso spesso non sono chiari i guadagni, in quanto Pag. 4il creator scopre l'ammontare del suo introito solo dopo la pubblicazione del video. Il guadagno, infatti, è calcolato in base al numero di visualizzazioni generate – che sono un dato oggettivo – ma anche in base a una variabile del valore attribuito ad ogni singola view, decisa in modo arbitrario della piattaforma.
  La seconda tipologia di guadagno è la monetizzazione indiretta: l'utente che guarda il creator può abbonarsi al canale, ovvero pagare un prezzo mensile che gli riconosce dei vantaggi sui canali del creator, come una chat esclusiva e il non vedere le pubblicità. A fine mese, la piattaforma corrisponde una percentuale al creator stesso. Ad esempio, compro da YouTube l'abbonamento a 5 euro e YouTube a fine mese corrisponde al creator, ad esempio, il 50 per cento. I guadagni sono sempre incassati in primis dalla piattaforma e poi versati al creator.
  Esiste poi quello che si chiama placement o ambassadorship: il creator viene pagato direttamente da un cliente per posizionare prodotti e brand sui suoi canali oppure per diventare ambasciatore del brand e creare contenuti da diffondere poi su canali social del cliente.
  Uno dei problemi è quale codice ATECO deve avere un creator. Poiché gran parte dei professionisti si avvale del regime forfetario, non esiste un codice ATECO univoco e dedicato per il content creator, come ad esempio in Germania e in tante altre nazioni. Uno dei codici più usati è quello di gestore di database, che viene scelto poiché tra quelli esistenti è il più giustificabile, in quanto il creator propone ai clienti un database di utenti, anche se a livello pratico non condivide informazioni personali, ma semplicemente il numero raggiunto, che è, banalmente, il numero di view che un video su YouTube genera, un dato pubblico che compare in basso sullo schermo.
  In passato, a livello giornalistico, il concetto è stato strumentalizzato per generare scandalo, dicendo che i creator vendevano i dati personali dei loro viewer, quando non è così assolutamente. Questo rende complesso il rapporto tra agenzie come la nostra e creator. Le aziende pubblicitarie e le agenzie di gestione di talent, infatti, hanno nel proprio bilancio, come maggiori fornitori, figure non strettamente connesse al marketing, settore identificato dal codice ATECO, e i creator emettono fatture in gran parte connesse all'attività di marketing, veritiere, ma, dal punto di vista burocratico, lontane dal settore di operatività.
  Cosa fa un'agenzia? In quanto agenzia, il nostro scopo è quello di guidare i creator in maniera da massimizzare i risultati numerici e, allo stesso tempo, rendere il professionista interessante per brand e sponsor. Arkadia – l'agenzia che rappresento – ha la volontà di guidare il professionista nelle scelte che compie, mai mirando esclusivamente al valore numerico complessivo, ma anche al valore del singolo numero sviluppato, cercando di specializzarlo su determinate tematiche perché abbia più valore per i brand che trattano quelle determinate categorie merceologiche e accompagnandolo verso un comportamento virtuoso ed etico che lo faccia essere vicino alle politiche aziendali dei brand stessi. Accompagniamo, inoltre, i clienti verso i creator e le campagne più adatte, facendo consulenze mirate in risposta a richieste specifiche degli sponsor. Il core business aziendale vede il creator come fornitore e il brand o sponsor come cliente. Paragonandolo al mondo del marketing televisivo, l'agenzia vende spazi pubblicitari all'interno dei canali dei singoli creator.
  Che rapporto c'è con le piattaforme? Partiamo dal presupposto che il lavoro di un content creator non è un lavoro subordinato. Infatti, se venisse così inquadrato, le piattaforme perderebbero interesse verso il mercato italiano, poiché è nettamente meno competitivo di quello estero.
  Le piattaforme come YouTube, Twitch, Tik Tok e il gruppo Facebook – quindi Facebook, Instagram e Whatsapp – hanno un'impostazione da padroni invece che da collaboratori. In primis i canali dei content creator sono di proprietà della piattaforma, quindi, a livello teorico, il content creator lavora per essa, mentre, a livello pratico, ciò determina un grande problema, che è la conseguenza che ciò comporta, che non Pag. 5riguarda l'inquadramento del creator, come collaboratore o dipendente, bensì la monodirezionalità del rapporto: il creator subisce in modo passivo e molte volte non chiaro i termini dei servizi di collaborazione della piattaforma stessa.
  Esempi pratici sono quelli collegati ai ban, a seguito dei quali si rischia di vedere il proprio canale chiuso temporaneamente o definitivamente senza sapere precisamente i motivi. La piattaforma comunica che non è stato rispettato un punto del regolamento, a volte dice quale punto – ma non sempre – e quasi mai mostra le prove di questa infrazione. Non è sicuramente impossibile per la piattaforma dimostrare quale spezzone di un video è andato contro i terms of service, bensì è una volontà di rimanere nel grigio in modo da non dover fornire giustificazioni precise e da poter gestire i ban arbitrariamente e in modo discriminatorio. Inoltre, un ban può capitare in un momento delicato della carriera di un creator, ad esempio, mentre sta facendo una diretta o un video con uno sponsor, andando quindi ad intaccare la campagna, facendo scattare possibili penali e rovinando la reputazione del professionista. Per questo motivo è prioritario che le piattaforme adottino e rendano pubblico un regolamento completo ed esaustivo non soggetto a interpretazioni arbitrarie e, magari, con esempi pratici.
  Per rendere l'idea, spesso viene utilizzata la parola «contesto» per rendere generica la tollerabilità di un comportamento. Ad esempio, nei regolamenti alcune volte si legge una norma di questo tenore: «Non si può fare o una diretta o un video in bikini o a torso nudo, a meno che non vi sia il contesto per farlo».
  Inoltre, è importante che tutte le piattaforme rendano chiare le possibilità di guadagno. In questo momento vi è un'alternanza estrema dei guadagni connessi alle pubblicità dirette che la piattaforma posiziona sui canali dei creator. Con lo stesso numero di view e di pubblicità trasmesse a gennaio si guadagna un centesimo di quello che si guadagna a dicembre.
  Riassumendo, secondo la nostra opinione, non è importante inquadrare un creator come un lavoratore subordinato della piattaforma, bensì esigere trasparenza e priorità di rapporto tra le parti. Proprio oggi si è verificato questo caso: un creator molto importante del canale YouTube ha subìto un ban di sette giorni e per tre mesi non potrà monetizzare i suoi contenuti a causa di un video, pubblicato tre anni fa, che avrebbe infranto una norma che, però, non risulta essere contenuta nel regolamento della piattaforma. Questo è un esempio pratico di un caso avvenuto esattamente oggi.
  Rimango a disposizione per qualsiasi domanda o chiarimento.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Do ora la parola a Roberto Prampolini. Prego.

  ROBERTO PRAMPOLINI, operatore del settore (intervento da remoto). Sono Roberto Prampolini, in arte Kenrhen, e inizio con il presentare la mia figura professionale, considerando che è una figura ibrida tra il mondo del lavoro tradizionalmente inteso e quello nuovo dei content creator, che è in fase di sviluppo.
  Il mio ruolo è quello del caster. Il caster, se deve essere assimilato a una professione già esistente, può essere definito comunemente come telecronista, ovvero il telecronista di competizioni videoludiche, quindi competizioni che si tengono su titoli competitivi digitali. Tuttavia, il caster si distacca dalla figura tradizionale di commentatore televisivo o commentatore radiofonico, perché è una figura ibrida di intrattenimento, che unisce al ruolo di commentatore tecnico anche quello di presentatore televisivo: è, infatti, colui che presenta la trasmissione e descrive quello che succede nel corso delle partite competitive ed è colui che crea, come un vero e proprio content creator, una lunga serie di contenuti collegati al suo ruolo di telecronista.
  Mi presento in questo modo, perché la mia relazione si concentra su che cosa significa, in questo momento, per me essere una figura ibrida, tra professioni già esistenti e professioni che stanno nascendo, come quella del content creator. Pag. 6
  Nello specifico, mi ricollego a quanto già detto dal mio collega per quanto riguarda il codice ATECO, ricadendo io nella categoria prima citata, ovvero quella di gestore di database. Pur considerando che la gestione di database mi permette di monetizzare nel modo più trasparente in fattura la mia attività di content creator, l'adozione di tale codice ATECO, nel tempo, ha creato una lunga serie di conflitti e problematiche per quanto riguarda l'attività di telecronista, che, invece, rientra molto di più nell'ambito del giornalismo, in quanto telecronista, e nel ruolo dell'artista performante, considerando che la mia figura viene trasmessa in diretta su un palinsesto stabilito da terzi, ovvero l'agenzia per la quale lavoro, esterna ad Arkadia.
  Questo significa che con il mio attuale codice ATECO mi è spesso risultato impossibile, ad esempio, giustificare la necessità di spostarmi dal mio domicilio a fini lavorativi e, nel periodo della pandemia, questo ha creato una lunga serie di problematiche anche a livello assicurativo. È stato impossibile stipulare assicurazioni ad hoc che ci tutelassero in loco ed è stato necessario adottare un sistema di controllo dedicato, con medici che durante gli eventi potessero farci i tamponi, perché era impossibile stabilire a priori che il tragitto dal nostro luogo di partenza al nostro luogo di arrivo fosse necessario a fini lavorativi. È stato altrettanto impossibile in passato – escludendo l'emergenza pandemica – giustificare, ad esempio, per la ditta per la quale lavoro, la PG Esports, ovvero Personal Gamer Srl, che fosse necessario per la mia professione omologare un'auto aziendale per gli spostamenti e via dicendo.
  Tutte queste sono situazioni che hanno sempre posto la mia carriera praticamente in bilico, perché la mia parte di content creator, quindi tutta la monetizzazione delle attività che arrivano da sponsorship dirette o indirette su Twitch o YouTube è molto facilmente giustificabile in fattura. Per quanto riguarda, invece, tutto quello che riguarda la mia collaborazione con enti già esistenti, essa ricade nella categoria della semplice consulenza. Trattandosi di un lavoro che si svolge prevalentemente online, questo tipo di consulenza viene spesso erroneamente considerata una consulenza digitale, che può essere resa tramite telefono, videochiamata o quant'altro, mentre la mia figura di caster e, quindi, di performer non viene mai inquadrata in nessun codice ATECO, creando altri problemi sulle questioni rimanenti. Infatti, diventare un performer a tutti gli effetti ed essere considerato un artista sulla base del codice ATECO renderebbe complicato il piazzamento di placement pubblicitari sui miei canali, rendendo più facile giustificare un tipo di fatture, ma rendendo molto più difficile giustificarne altre.
  In questo momento la mia figura continua a esistere in questo modo. Non ci sono mai state irregolarità dal punto di vista della fatturazione, ma il fatto che la mia figura professionale attualmente non sia riconosciuta ha sempre creato una lunga serie di problemi burocratici che non solo hanno inutilmente allungato i processi di assunzione – nonostante io lavori stabilmente da quattro anni per una ditta, per la ditta è impossibile assumermi come figura professionale perché la mia figura professionale attualmente non esiste burocraticamente –, ma hanno sempre reso difficile costruire attorno alla mia figura professionale una lunga serie di benefit che, invece, sarebbero dovuti, dati gli impegni che sono richiesti.
  A maggior ragione, questo ha delle conseguenze non solo nell'attuale emergenza causata dalla pandemia, ma anche in situazioni più generali, in quanto, con riferimento a eventi che si svolgevano dal vivo prima del lockdown e a performance in luoghi non necessariamente italiani ma anche europei e mondiali, è molto difficile categorizzare anche i viaggi di lavoro, perché il mio codice ATECO prevede consulenze che sono effettuabili quasi unicamente online.
  Questo comporta la necessità di un codice ATECO dedicato ai content creator che contempli all'interno di tale figura la trasparenza non solo con i social network, prima descritta dal mio collega Karim Khaldi, ma anche quella con le ditte che già Pag. 7operano in settori che possiamo definire «esistenti» – e con «esistenti» intendo già disciplinati con legge. Questo implica che la mia figura professionale si sta modellando su figure già esistenti, ma che non la descrivono in pieno.
  Detto questo, sono a vostra disposizione per qualsiasi tipo di domanda.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo ai colleghi se ci sono deputati, sia da remoto sia in presenza, che vogliono a fare domande. Onorevole Viscomi, prego.

  ANTONIO VISCOMI. Grazie, presidente. Ho una domanda molto veloce. Mi sembra di capire che le relazioni dei due auditi, Khaldi e Prampolini, si siano concentrate sulla questione del codice ATECO, nel quale si riassumono però due profili diversi: l'identificazione della figura professionale e la riconducibilità della figura professionale e dell'attività nell'ambito di un contratto, di una tipologia contrattuale specifica.
  Credo che questo sia il problema dell'adeguamento di vecchi modelli contrattuali a nuovi modelli di organizzazione e a nuove figure professionali, messo in evidenza dall'innovazione digitale.
  Consapevole di questo e condividendo l'osservazione di Khaldi sulla necessità di trasparenza nelle relazioni contrattuali tra le piattaforme e gli operatori, vorrei chiedere a Khaldi se ha notizia di contenziosi giudiziari riguardanti situazioni descritte portati all'attenzione del giudice.
  Mi piacerebbe capire se c'è una giurisdizione autonoma, totalmente interna a questi grandi sistemi come Facebook, con i meccanismi che conosciamo e che spesso subiamo, o se c'è già un inizio di giurisprudenza in Italia o in altri Paesi sui rapporti fra queste nuove figure professionali e le piattaforme, perché il punto di mediazione tra la figura professionale e le attività delle piattaforme è dato dal contratto e il contratto non può che rientrare nella giurisdizione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Invidia.

  NICCOLÒ INVIDIA. Volevo capire se gli auditi hanno notizia di realtà associative o addirittura di sindacati creati in altri Paesi per rappresentare la categoria dei content creator. Questa domanda deriva dalla notizia di qualche settimana fa di una ragazza, una content creator, che ipotizzava l'idea di creare un sindacato ad hoc.
  Volevo capire cosa ne pensano al riguardo e se hanno notizia di forme organizzative o associative di qualche tipo in altri Paesi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Barzotti, prego.

  VALENTINA BARZOTTI(intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio i nostri auditi per il loro intervento in Commissione. Volevo fare una domanda riferita all'esclusività del rapporto con la piattaforma. Le piattaforme per cui i content creator lavorano impongono condizioni di esclusività oppure no? Oppure la clausola varia a seconda della piattaforma su cui si va a operare? Questo ci serve per capire anche l'eventuale rapporto di mono committenza e quindi, eventualmente, per inquadrare la fattispecie in questi termini.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre richieste di intervento, faccio io una domanda. Al di là del problema del codice ATECO, immagino che voi siate iscritti in una sezione del Registro delle imprese della Camera di Commercio. Volevo sapere che sezione è e se è a vostra conoscenza che alcuni di voi che operano come gestori di banche dati possano addirittura essere iscritti nella sezione «artigiani». Grazie.
  Do, quindi, la parola prima a Karim Khaldi e poi a Roberto Prampolini per rispondere alle domande che sono state poste.

  KARIM KHALDI, operatore del settore (intervento da remoto). Parto dalla domanda relativa agli eventuali procedimenti giudiziari tra creator e piattaforme. Che io sappia, per quanto riguarda i creator italiani, non ce ne sono mai stati, però sono Pag. 8note situazioni simili, in cui profili Facebook di figure politiche e di influencer sono state sottoposte a chiusure e a limitazioni, poi rimosse in conseguenza di un'azione giudiziaria.
  Esistono precedenti assimilabili: la piattaforma chiude un profilo sulla base delle proprie regole interne, che non sempre sono esplicitate, e queste regole poi vengono corrette dalla legge italiana. Esistono situazioni simili e alcune sono anche molto note e collegate al mondo della politica.
  Per quanto riguarda la domanda relativa all'esistenza di sindacati, in generale a livello internazionale non sono a conoscenza dell'esistenza di sindacati connessi a questa tipologia di attività, anche perché generalmente in molte nazioni le norme che regolano l'attività sindacale sono diverse da quelle italiane.
  Di norma, succede che vi sono movimenti autonomi tra creator che si coordinano per fare degli scioperi, degli strike o comunque creare situazioni che sensibilizzino sul tema. Questa cosa ha già portato alcuni risultati con l'adozione di nuove norme, che, però, molte volte non sono mai state esplicitate. Il problema non è la mancanza della regola, bensì è il concetto secondo cui: «Tu non puoi fare questa cosa tranne quando pensiamo che tu possa farla». Occorre esplicitare quando la piattaforma pensa che una cosa sia fattibile, perché, ad esempio, uno dei problemi è che una stessa cosa può essere fattibile a febbraio, perché le pubblicità pagano poco e la piattaforma non ha interesse a mantenere un profilo molto pulito, ma a settembre, ottobre e novembre – quando iniziano ad arrivare i budget pubblicitari del Natale e le piattaforme sono sotto audit da parte delle aziende – aumenta in maniera smisurata la quantità di ban e la severità del ban stesso.
  Per quanto riguarda invece l'esclusività, l'unica piattaforma che la applica in questo momento è Twitch ed è un'esclusività legata non alla figura del creator, ma a una tipologia di contenuto, che è la trasmissione in diretta. Se sei un influencer partner di Twitch e ricevi una monetizzazione dalla piattaforma proporzionale alle visualizzazioni, alle pubblicità e quant'altro, allora puoi pubblicare le dirette esclusivamente su Twitch e non solo non puoi aprire YouTube e andare in diretta in contemporanea con la stessa diretta su due canali, ma, in generale, non ci possono essere dirette su una seconda piattaforma, come YouTube, Instagram o Tik Tok.
  Un'altra modalità di esclusiva si determina quando si produce un contenuto in diretta su Twitch: da quando finisce quel contenuto e per le 24 ore successive, non si può pubblicare quella diretta su un'altra piattaforma come video on demand, come il classico video su YouTube che posso guardare quando voglio. Fatta la diretta, in cui parlo della partita di calcio di ieri, posso pubblicarla su YouTube da martedì in poi, perché l'ho fatta il lunedì.

  PRESIDENTE. Grazie. Se vuole aggiungere qualcosa Roberto Prampolini, prego.

  ROBERTO PRAMPOLINI, operatore del settore (intervento da remoto). Volevo aggiungere una cosa per rispondere alla domanda sui sindacati. Si è verificata la nascita di sindacati di nuova generazione per questo tipo di professioni, non esplicitamente per la figura del content creator, ma per quella dell'atleta «e-sportivo», che poi è la figura di riferimento del mondo del caster del quale mi occupo in prima persona.
  Negli Stati Uniti la figura del giocatore professionista in ambito videoludico è stata riconosciuta come figura di atleta sportivo professionista e tra i giocatori è nato un sindacato dedicato che si occupa di tutelare una lunga serie di aspetti, come uno stipendio minimo, assicurazioni sanitarie e contributi pensionistici per i giocatori.
  Ci si sta mobilitando non in maniera diretta sui content creator, ma su una figura che è analoga e in molti casi molto vicina a quella del content creator in nazioni dove questa figura è stata riconosciuta ufficialmente in senso professionale.
  Al momento, considerando che molti di noi sono liberi professionisti che stanno semplicemente svolgendo lavori molto diversi Pag. 9 tra loro, a volte capita che alcune organizzazioni millantino di essere organizzazioni di settore, ma non c'è una vera e propria organizzazione ufficiale per la tutela dei diritti di questa tipologia di lavoro in Italia.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora una volta i nostri ospiti per il contributo fornito all'indagine conoscitiva e autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro, quindi, conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.

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ALLEGATO

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