XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 30 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tripiedi Davide , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEL COSIDDETTO «CAPORALATO» IN AGRICOLTURA

Audizione del dottor Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando, del dottor Andrea Polichetti, Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando, e della dottoressa Iolanda Rolli, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia
Tripiedi Davide , Presidente ... 3 
Mariani Massimo , prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando ... 3 
Tripiedi Davide , Presidente ... 5 
Polichetti Andrea , Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando ... 5 
Tripiedi Davide , Presidente ... 7 
Rolli Iolanda , prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia ... 7 
Tripiedi Davide , Presidente ... 10 
Fatuzzo Carlo (FI)  ... 10 
Cenni Susanna (PD)  ... 10 
Epifani Ettore Guglielmo (LeU)  ... 11 
Viscomi Antonio (PD)  ... 12 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 12 
Cillis Luciano (M5S)  ... 13 
Cantone Carla (PD)  ... 14 
Tripiedi Davide , Presidente ... 14 
Cantone Carla (PD)  ... 14 
Tripiedi Davide , Presidente ... 14 
Gribaudo Chiara (PD)  ... 14 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 15 
Soverini Serse (Misto-CP-A-PS-A)  ... 15 
Tripiedi Davide , Presidente ... 15 
Mariani Massimo , prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando ... 16 
Polichetti Andrea , Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando ... 18 
Tripiedi Davide , Presidente ... 19 
Rolli Iolanda , prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia ... 19 
Tripiedi Davide , Presidente ... 20 

Allegato 1: Documentazione depositata da Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando ... 21 

Allegato 2: Documentazione depositata da Iolanda Rolli, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia ... 48

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
DAVIDE TRIPIEDI

  La seduta comincia alle 12.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando, del dottor Andrea Polichetti, Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando, e della dottoressa Iolanda Rolli, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto caporalato in agricoltura, l'audizione del dottor Massimo Mariani, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento della situazione di particolare degrado dell'area del comune di San Ferdinando, del dottor Andrea Polichetti, Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del comune di San Ferdinando, e della dottoressa Iolanda Rolli, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del comune di Manfredonia.
  Avverto che il tempo complessivamente a disposizione delle Commissioni per lo svolgimento di quest'audizione è di poco più di un'ora. Invito, quindi, i nostri ospiti a contenere la durata degli interventi nei limiti di dieci minuti e ricordo agli stessi che faranno seguito le domande dei deputati, cui gli auditi potranno replicare.
  Nel ringraziare i nostri ospiti per la loro disponibilità, do subito la parola al dottor Massimo Mariani.

  MASSIMO MARIANI, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando. Ringrazio per la convocazione. Credo che quest'audizione possa essere l'occasione, soprattutto per voi, per prendere diretta cognizione dei problemi che ci troviamo ad affrontare nelle aree di riferimento, che sono poi, nel mio caso, la Calabria e, per quanto riguarda la collega Rolli, la Puglia.
  Per quanto concerne la provincia di Reggio Calabria, i problemi connessi allo sfruttamento dei lavoratori sono tuttora presenti e strettamente collegati, anche per Reggio Calabria, alla questione degli insediamenti spontanei nell'area di San Ferdinando.
  Aggiungo che non si può parlare di sfruttamento dei lavoratori se non si considera anche l'altra faccia della medaglia sul piano criminale, vale a dire, nel settore dell'agricoltura, le truffe ai danni degli enti previdenziali, che per certi aspetti, come cercherò di spiegare, sia pur nei limiti di Pag. 4tempo che mi sono stati concessi, sono strettamente connesse anche allo sfruttamento del lavoro.
  Andando per ordine, quella di Reggio Calabria è una realtà ben nota alle cronache di tutti i giorni per la criminalità organizzata. Certamente, quella del caporalato è una questione nell'alveo di una situazione particolarmente complessa per altre ragioni.
  Tuttavia, non si può negare che quest'illegalità nel settore dell'agricoltura, nel settore del lavoro, appare particolarmente grave, soprattutto per le condizioni in cui versano molte delle vittime di questo sfruttamento. Mi riferisco, ovviamente, ai lavoratori extracomunitari.
  Nell'area di San Ferdinando-Rosarno abbiamo registrato negli anni scorsi, come ben sapete, la presenza di insediamenti spontanei: in sostanza, numerosissimi lavoratori immigrati, non avendo altre risorse, tendono a sistemarsi, ovviamente in condizioni di grande precarietà, in aree contigue a quelle di maggiore produzione agricola, che, nel caso di Reggio Calabria, si concentrano appunto nell'area di Gioia Tauro, dove sono presenti delle importanti coltivazioni, soprattutto di agrumi. È lì, quindi, che si concentra una forte richiesta di manodopera stagionale.
  Nel corso degli anni, quest'insediamento ha assunto dimensioni particolarmente importanti, al punto che il Governo, prima, e il Parlamento, poi, con il decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, intesero introdurre, anche per quanto riguarda l'area di San Ferdinando, la figura del Commissario governativo, il cui compito è sostanzialmente quello di coordinare le attività di tutti i soggetti istituzionali che, a vario titolo, devono, non «dovrebbero», affrontare questo tema.
  Per quanto riguarda la situazione attuale, nel marzo di quest'anno c'è stato un intervento di rimozione della baraccopoli che si era coagulata nell'area di San Ferdinando, con la sistemazione di parte degli immigrati, naturalmente laddove questi ne avessero titolo, nei sistemi di accoglienza SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) e CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria), mentre un'altra quota è tuttora ospitata in una tendopoli allestita in quella zona, comunque in condizioni sicuramente migliori di prima.
  Allo stato attuale, abbiamo esattamente trecentosettanta persone. Sono numeri molto ridotti, anche se è doveroso dirvi che parliamo di un'area in cui i numeri sono un po’ fluttuanti, perché sono in funzione della stagionalità delle coltivazioni.
  Naturalmente, per noi la demolizione della baraccopoli è solamente un punto di passaggio, certo non un punto di arrivo. Io non mi nascondo dietro un dito. Perché queste situazioni possano essere risolte – chiaramente, San Ferdinando è solamente una parte della realtà – è necessario un intervento di sistema che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati a vario titolo.
  Per quanto ci riguarda, a maggio abbiamo stipulato un protocollo d'intesa con la regione, con gli enti locali e con i sindacati per pianificare questi interventi. In estrema sintesi, prevediamo intanto di arrivare proprio al superamento della tendopoli. Abbiamo già cominciato a rimuovere le tende a mano a mano che i numeri si sono contratti. Abbiamo intenzione, con la regione, di promuovere una forma di ospitalità diffusa, che non si esaurisce solamente in moduli abitativi presso i comuni che aderiscono a questa nostra idea, ma si esplica anche attraverso forme di sostegno, ad esempio, per gli affitti. È necessario incentivare il trasporto, tema fondamentale se si vuole contrastare il caporalato. A livello normativo, questo tema è già disciplinato. È già previsto, in altre parole, anche con l'intervento della Rete del lavoro agricolo di qualità, che si possano organizzare forme di trasporto per i lavoratori presso le varie aree in cui si svolgono le coltivazioni. Questo, in sostanza, rappresenta uno strumento innanzitutto per la prevenzione del caporalato.
  Sul piano della repressione, le attività sono continue e sono in costante crescita per quanto riguarda la provincia di Reggio Calabria. Noi abbiamo una task force presso la prefettura che si occupa di questi temi. Pag. 5Abbiamo l'applicazione del «Focus ’ndrangheta», un programma di prevenzione della criminalità anche in questo settore che ci consente di concentrare le forze laddove è necessario, in questo caso per il controllo su questa forma di delittuosità. Nei primi sei mesi di quest'anno, sono state elevate sanzioni per quasi 700.000 euro e i controlli sono continui.
  Ovviamente, sono necessari la partenza e l'incentivazione della Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Per capirci, in provincia di Reggio Calabria si sono iscritte alla Rete esattamente dodici imprese. La sezione territoriale non è ancora partita, perché fino a oggi mancano le designazioni di un sindacato e dell'Agenzia delle entrate. Ovviamente, sarà mia cura seguire anche questa situazione.
  Infine, credo che per il decollo della Rete del lavoro agricolo di qualità sia necessario spingere molto sul profilo dell'incentivazione della Rete medesima. In altre parole, se è certamente auspicabile e necessario che il sistema entri a pieno regime anche a Reggio Calabria, così come nelle altre regioni, in altre realtà territoriali, è altrettanto vero che il momento della repressione, che noi ovviamente intendiamo e continueremo a perseguire, per quanto rilevante, deve essere anche associato al momento dell'incentivazione.
  Abbiamo parlato spesso anche con la collega Rolli, nelle nostre discussioni nel periodo in cui abbiamo condiviso le fatiche, io di prefetto di Foggia e lei di Commissario per l'area di Manfredonia, e lo confermo anche in questa sede, della necessità di introdurre, ad esempio, inventandoci la formula di un marchio etico, qualche forma di incentivazione, di premialità per le ditte presenti, chiaramente secondo le valutazioni e le decisioni che spettano al Parlamento, che spinga anche in quella direzione.
  Se vogliamo confrontarci con questo tema, non possiamo dimenticare che il problema non è solamente di rispetto della normativa in materia di collocamento in agricoltura. Parlo di agricoltura anche se poi, naturalmente, forme di sfruttamento si configurano anche in altre realtà, ma nel nostro caso soprattutto in questa. Non è solamente una questione di diritto del lavoro. È anche una questione di valutazione generale, per esempio, del mercato agricolo, dei prezzi.
  Il prezzo dei prodotti è un problema veramente molto rilevante per le imprese. E per quanto sia assolutamente inaccettabile mettere su un piatto della bilancia, da un lato, i costi e, dall'altro, il prezzo a cui puoi vendere il prodotto, è altrettanto vero però che è un problema, è un tema, soprattutto per le imprese agricole del sud.
  Ovviamente, sono a disposizione per ulteriori richieste di chiarimento.

  PRESIDENTE. Diamo adesso la parola al dottor Polichetti.

  ANDREA POLICHETTI, Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando. Grazie, presidente. Oltre lei, ringrazio anche il presidente Giaccone. Avete voluto offrirci quest'occasione, come sottolineava già il collega Mariani, per evidenziare i tratti essenziali della nostra esperienza, gli aspetti che riguardano questo tristissimo fenomeno del caporalato, che in qualche modo noi abbiamo vissuto sul campo, sul territorio, esercitando la funzione di Commissari.
  Mi limiterò soltanto ad alcune sottolineature rispetto all'intervento del collega. Lui rappresenta il presente di questa funzione, io invece me ne sono occupato limitatamente a un periodo che va dal 21 agosto 2017 al 20 agosto 2018, ma mi piace fare delle sottolineature rispetto al suo intervento perché, oltre a esprimere una mia impressione, credo che possano aggiungere elementi di conoscenza particolarmente utili per il lavoro delle Commissioni riunite.
  Dicevo che l'ambito dei compiti e delle funzioni del Commissario non è stato perfettamente e specificatamente individuato dalla norma. E questo è un punto di forza, secondo me, del lavoro del Commissario. La norma individua soltanto la finalità. L'attività del Commissario è finalizzata al superamento delle situazioni di particolare Pag. 6degrado delle aree caratterizzate da una massima concentrazione di cittadini stranieri. La norma non dota, quindi, il Commissario di particolari strumenti.
  Chiaramente, però, la funzione del Commissario, scritta così, credo che l'abbiamo individuata e pensata innanzitutto come raccordo, raccordo dei soggetti istituzionali impegnati su quella parte di territorio, raccordo delle iniziative già in atto, tantissime per la verità, che vanno verso una migliore integrazione dei cittadini stranieri in quell'area.
  Parliamo, quindi, di un Commissario che opera nei limiti delle risorse disponibili, come precisa la norma, e, di fatto, senza poteri sostitutivi, quindi approfittando di una sua capacità quasi di moral suasion nei confronti degli altri soggetti istituzionali, che deve portare per mano al conseguimento della finalità che sottolineavo poc'anzi.
  Il primo dovere che ho avvertito insediandomi in quel lontano 21 agosto 2017 era quello di conoscere il territorio, e il modo più semplice, più istituzionale, che ho individuato e seguito è stato quello di affiancarmi al sindaco di quel comune, anche se il mandato è riferito all'area del comune, quasi come se il legislatore avesse pensato di destinare quest'attività a un'area sovracomunale, ma comunque facendo riferimento a un comune specifico, che è quello di San Ferdinando, comune di 4.731 abitanti, in un recente passato sciolto per infiltrazioni malavitose, con un organico di personale molto ridotto, e, devo aggiungere, anche con risicate professionalità.
  Oltre al comune, come partner in quest'attività ho individuato la regione Calabria e la Città Metropolitana, che, in concreto, mi hanno messo nella condizione di programmare alcune iniziative che sono state raccordate all'interno di un piano concordato con il Ministero dell'interno.
  Ho scelto come immediata occasione per iniziare quest'attività i due luoghi a cui faceva riferimento il collega Mariani, il primo dei quali, con funzioni effettivamente di accoglienza, è la tendopoli, che oggi ospita trecento persone, ma che in passato è arrivata anche a ospitare più di mille persone, pensata inizialmente come luogo di accoglienza per svuotare l'area costituente un accampamento spontaneo, di recente sgomberata.
  Questa tendopoli, in sostanza, aveva e ha bisogno di un soggetto in grado di gestirla effettivamente. Perché dico questo? Formalmente, il gestore della tendopoli è il comune di San Ferdinando, ma, viste le caratteristiche del comune cui facevo cenno all'inizio di quest'intervento, non si può nascondere che il comune fa una grande fatica a esercitare quest'attività, ovviamente con ricaduta non positiva sui servizi che la stessa tendopoli offre, particolarmente preziosi per dare dignità alle persone che trovano ospitalità presso questa struttura.
  A fianco della tendopoli c'era – mi piace ancora parlarne, ma per fortuna ne parliamo al passato – un'area in cui trovavano accampamento e rifugio cittadini stranieri che prevalentemente, poi vi dirò perché prevalentemente, erano lì per offrire manodopera, in particolare durante la stagione agrumicola. Perché prevalentemente?
  Come la definisce il buon sindaco di San Ferdinando, in quel luogo si è formata una sorta di «comunità di destino», nel senso che periodicamente, annualmente, queste persone si ritrovano come se fosse una sorta di rendez-vous, per offrire manodopera e andare a lavorare in quella zona.
  Accanto a questo nucleo di persone ce n'è un altro che aveva organizzato in quest'area una serie di servizi che venivano offerti all'interno dell'accampamento. Ricordo chi vendeva l'acqua calda, chi aveva improvvisato un esercizio commerciale con vendita di beni di prima necessità e molto altro.
  Per fortuna, questo scempio ritengo sia terminato con lo sgombero dell'area, che ha dato anche soluzione alla precaria situazione igienico-sanitaria e ambientale di quel fazzoletto di terra in cui le stesse autorità ambientali regionali avevano stabilito che non poteva vivere nessuno, perché c'era una contaminazione fortissima e un danno ambientale rilevantissimo, con possibilità anche di trasmissione di malattie a danno di chi ci viveva.
  Due realtà, ma con un denominatore comune: la presenza in quei luoghi di cittadini Pag. 7 stranieri pronti a offrire manodopera a condizioni degradanti e di evidente sfruttamento, ma sfruttamento, e qui aggiungo qualcosa rispetto a quanto diceva il collega, che ha anche un'origine culturale.
  L'area della Piana di Gioia Tauro è formata da numerosissimi appezzamenti di terreno prevalentemente di dimensioni ridotte trasmessi al proprietario in via ereditaria, il cui valore affettivo è ben superiore alla produttività economica, e che il proprietario erede ritiene di poter coltivare con gli strumenti più economici a disposizione.
  Secondo me, è importante tener presente questa circostanza, perché conoscendola il Parlamento può intervenire con strumenti normativi affinché questi piccoli appezzamenti vengano invece considerati in modo unitario e proficuo ai fini di renderli produttivi, ma con una spesa che, chiaramente, non potrà mai essere elevata rispetto al valore intrinseco del singolo terreno.
  Un'altra sottolineatura è relativa a un dato che ho conosciuto durante l'esercizio di quest'attività: il numero dei contratti di lavoro agricolo rilevati dall'Ispettorato territoriale del lavoro di Reggio Calabria nella Piana di Gioia Tauro relativamente all'anno 2017.
  I contratti sono stati sottoscritti da 21.664 persone, di cui – badate – 15.193 di nazionalità italiana. Sfido chiunque a percorrere la Piana di Gioia Tauro e a trovare al lavoro 15.000 italiani! Però il dato ci dice questo. Credo che questa sia una buona informazione per la Commissione.
  Vengo alle linee di azione del Commissario così come le ho impostate, perché la durata annuale non costituisce un periodo lungo abbastanza per poterne vedere la realizzazione piena.
  Mi sono concentrato, in particolare, sulla razionalizzazione delle misure di accoglienza in atto e quindi faccio riferimento alla gestione della nuova tendopoli, di cui parlavo prima; al funzionamento dei servizi all'interno della nuova tendopoli; all'accesso alla nuova tendopoli, che era un accesso controllato, e credo che lo sia tuttora; all'assistenza che i diversi soggetti impegnati del terzo settore continuano a prestare.
  Come secondo tipo di impegno del Commissario, ricordo alcune iniziative per il contrasto al fenomeno del lavoro nero e dello sfruttamento lavorativo, che magari mi riservo di illustrare a seguito di un'eventuale domanda dei componenti delle Commissioni riunite. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei.
  Adesso diamo la parola alla dottoressa Rolli.

  IOLANDA ROLLI, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia. Onorevoli presidenti, onorevoli membri delle Commissioni riunite, desidero ringraziare per l'occasione che mi viene offerta di riferire a quest'importante consesso sul tema del caporalato, con riferimento, in particolare, alla posizione di Commissario straordinario del Governo, che mi onoro di aver ricoperto per un anno, dal 21 agosto 2017, e all'attività svolta in tale funzione per l'adozione di un piano di interventi per il superamento di situazioni di particolare degrado e di vulnerabilità sociale in un'area come quella della provincia di Foggia, caratterizzata anche da una massiva concentrazione di cittadini stranieri.
  Il decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, ha istituito la figura del Commissario straordinario del Governo, cui sono stati attribuiti, come diceva il collega, alcuni compiti, anche se non ben individuati.
  La mia relazione sarà breve, perché altri mi hanno preceduto e hanno già illustrato dettagliatamente la questione del caporalato anche nelle audizioni precedenti. Io mi limiterò, quindi, a spiegare la situazione della provincia di Foggia e a descrivere gli elementi più significativi del piano che ho predisposto ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge n. 91 del 2017, con il quale ho cercato di formulare un'ipotesi organizzativa volta a garantire un'alternativa legale al caporalato.
  Nell'elaborazione di tale piano, ho cercato una chiave di lettura non retorica, una chiave pratica e concreta, una chiave semplice Pag. 8 e intuitiva, ma al tempo stesso, se attuata, potenzialmente risolutiva. Sono convinta che il caporalato e i ghetti possano essere sconfitti, perché, a mio modo di vedere, non sono la causa, ma la conseguenza di una concomitanza di fattori che andrò a esplicitare, spero al meglio.
  Buste paga finte, nessuna tutela del lavoratore, normative non rispettate, evasione fiscale, contratti fittizi, organizzazioni criminali che gestiscono i braccianti, sfruttamento lavorativo, falsa contribuzione e indebita percezione di indennità di disoccupazione: questo è il quadro di quello che circonda il mondo dell'agricoltura e che ho avuto modo di toccare con mano in un anno di intenso lavoro, svolto stando costantemente sul campo, girando il territorio della provincia di Foggia in lungo e in largo ed entrando più volte nei ghetti.
  Il quadro di dettaglio delle criticità presenti nell'area che posso offrire parte dall'analisi del contesto, segnato da una situazione di particolare degrado, come diceva la norma, che riguarda l'intera provincia di Foggia e non solo l'area di Manfredonia, circostanza per la quale il piano d'interventi che ho elaborato è andato ben oltre la ricollocazione, in termini di accoglienza e integrazione, dei cittadini stranieri presenti sul territorio e ha richiesto l'individuazione di tutte le iniziative utili a superare le condizioni di disagio sociale, abitativo e lavorativo che affliggono quella comunità, sia migrante sia locale, e che sono riconducibili a endemiche criticità di carattere economico, sociale e culturale del territorio.
  In quel territorio c'è un'illegalità diffusa, basata su piccoli illeciti, che trova spazio in una quotidianità tollerante di molte norme infrante e in una contaminazione culturale che aumenta il fare truffaldino e i rischi di infiltrazione nell'economia legale, allontanando gli investimenti e frenando lo sviluppo.
  L'espansione del caporalato rivela l'esistenza di una vera e propria economia sommersa, alternativa rispetto a quella legale, ove non regna il diritto di ciascuno ad avere il suo, bensì il diritto di pochi ad avere anche l'altrui, una terra di nessuno ove imperano la paura, la sopraffazione e il predominio.
  Ultimamente, l'attenzione dei media si è concentrata sulle morti nei campi di pomodoro della Puglia, e di questo posso dare diretta testimonianza, con il collega Mariani eravamo sul posto, ma ciò potrebbe determinare una visione parziale. Si rischia di considerare il caporalato come un fenomeno endemico del sud Italia. In realtà, coinvolge molte altre regioni, come le recenti indagini stanno dimostrando.
  I lavoratori sono ridotti in condizioni di totale assoggettamento al sistema delittuoso, che spesso ha il suo incipit nella fase del reclutamento, con la sottrazione degli stessi documenti personali di riconoscimento, e si intensifica con la successiva accoglienza presso strutture fatiscenti.
  Questa forma di sfruttamento della manodopera è strettamente connessa alla criminalità organizzata e alla tratta di esseri umani, che sappiamo essere il terzo crimine al mondo dopo il traffico di stupefacenti e di armi. Se, però, in queste ipotesi il reato è volontario, nel caso della tratta degli esseri umani e dello sfruttamento il consumatore favorisce il reato senza saperlo. Non è una cosa che non ci riguarda. Entra nel nostro privato, nelle nostre case, è presente ogni giorno sulle nostre tavole.
  Intervenire in una realtà siffatta ha reso necessario che, accanto a una preliminare azione di raccordo tra gli uffici periferici, come diceva il collega Polichetti, con il prefetto di Foggia, la regione Puglia, gli enti locali, l'Ispettorato del lavoro, l'INPS, per tutte le iniziative promosse dalla cabina di regia, io procedessi a tessere una rete di contatti con le università, col mondo dell'imprenditoria e della cooperazione nel settore agricolo, con i rappresentanti delle parti sociali, con le organizzazioni del terzo settore, nella convinzione che solo un'azione comune può consentire una più efficiente azione e la diffusione di un messaggio di legalità incessante, coerente e collettivo.
  Fondamentale si è rivelato, poi, il costante collegamento con le autorità responsabili del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI), del Programma operativo Pag. 9Nazionale (PON) Inclusione, del PON Legalità e della programmazione operativa della regione Puglia 2014-2020 per la definizione delle iniziative in materia di lavoro agricolo e per l'individuazione delle risorse economiche utili a finanziare appositi progetti in relazione con quanto inserito nei programmi.
  Un contesto così vasto e variegato ha richiesto un approccio «plurifondo», in grado di attingere a tutte le opportunità di intervento, partendo dagli obiettivi e correlandoli al sistema di azioni messe in campo a livello nazionale, europeo e regionale a favore di processi di inclusione sociale e lavorativa.
  Importante è stata, poi, la sinergia che si è venuta a creare con la procura di Foggia e con le Forze di polizia operanti sul territorio e utili sono stati i contatti assunti con i rappresentanti della Commissione europea e con l'ambasciata inglese presso la Santa Sede per gli aspetti di comparazione e di ricaduta sui mercati esteri.
  Sintetizzando, le amministrazioni centrali direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo negli ultimi anni hanno rilevato la necessità di intervenire sulla materia del caporalato non esclusivamente sotto il profilo repressivo, ma anche tramite iniziative che possano prevenire fenomeni di sfruttamento attraverso un piano di interventi teso a garantire la sistemazione logistica di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli, al fine di evitare i rischi legati al maggiore afflusso di manodopera, anche straniera.
  In questo complesso quadro, il legislatore ha affidato a una cabina di regia presieduta dall'INPS forme di controllo e di monitoraggio degli interventi regolatori e ha espressamente previsto che l'attività del commissario straordinario si raccordasse con quella della cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità e con le sue sezioni territoriali.
  La prima sperimentazione di una sezione territoriale è stata deliberata solo il 28 febbraio 2018. La scelta è ricaduta proprio sulla provincia di Foggia, in quanto rappresenta uno dei territori più affetti dalla piaga dello sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, dove, il successivo 14 maggio, è stata aperta la prima sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Mi piace dire che anche Macerata, dove oggi sono prefetto, ha la sua sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità.
  L'istituzione della Rete del lavoro agricolo di qualità consente di improntare la domanda di prodotti agricoli all'eticità dei metodi produttivi attraverso la pubblicazione a cura dell'INPS di un elenco delle imprese agricole che aderiscono alla Rete, così da incentivare i datori di lavoro a comportamenti virtuosi e mettere a sistema sul territorio quanto la regione Puglia e le organizzazioni sindacali, con la Flai-Cgil in testa, avevano già tentato di fare negli anni passati.
  Un'altra misura contenuta nella legge n. 199 del 2016, che avrebbe potuto contribuire in maniera significativa alla promozione della legalità, fa riferimento a un profilo apparentemente di carattere solo procedurale: era prevista l'entrata in vigore dal gennaio 2018, anche per l'agricoltura, del modello UNIEMENS, già adottato in generale per gli altri settori produttivi, con obbligo di comunicare mensilmente all'INPS le giornate lavorate dai lavoratori dipendenti. Purtroppo, tale termine è stato dapprima prorogato al 1° gennaio 2019 e successivamente differito di un ulteriore anno.
  Il nuovo sistema avrebbe almeno reso più complicata la messa in atto di quei comportamenti che sfociano in ripetute truffe ai danni dell'INPS, del valore di decine di milioni di euro l'anno, peraltro in qualche modo agevolate dalla specialità delle regole previdenziali per i lavoratori agricoli, nei confronti dei quali l'indennità di disoccupazione svolge una funzione di governo del mercato del lavoro. È il noto fenomeno dei falsi braccianti agricoli, che, nonostante una serie di controlli finalizzati, non solo a contrastare, ma anche a prevenire fenomeni elusivi della contribuzione o di vera e propria truffa, continua a Pag. 10essere fortemente radicato nella provincia di Foggia.
  Il caporalato è un tema estremamente complesso e articolato, una piaga, non solo sociale, che non può più essere nascosta. Vanno al più presto adottate misure, attivati strumenti, organizzate reti per affrontare il fenomeno. Se non si ritiene che siano maturi i tempi per immaginare nel nostro Paese un Commissario indipendente per la schiavitù, come quello che è stato creato nel Regno Unito, per guidare la lotta contro il caporalato, la tratta degli esseri umani e la schiavitù moderna, con un ruolo chiave nella prevenzione di questi crimini e nel sostegno alle vittime, è quantomeno necessario definire un sistema di reclutamento e di mobilità della manodopera efficiente e alternativo al caporalato.
  Il Governo britannico, per esempio, a partire dal 2005 ha creato la Gangmasters and Labour Abuse Authority, un ente pubblico indipendente che regolamenta la fornitura di lavoratori alle aziende agricole, orticole e ittiche.
  Bisogna sensibilizzare, poi, la grande distribuzione attraverso l'adozione di relazioni commerciali ed economiche ispirate a un'etica d'impresa ed elaborare progetti di informazione mirata ad aumentare la consapevolezza dei consumatori delle situazioni di sfruttamento e dell'etica della produzione.
  Vado a illustrare rapidamente il piano che, devo dire con grande soddisfazione, ho saputo questa mattina essere stato approvato dalla Commissione europea. Le cinque regioni del sud con capofila la regione Puglia avranno a disposizione 30 milioni di euro, circa 6 milioni per ogni regione, per mettere in atto dei piani di integrazione.
  Non sono soltanto piani per la costruzione di villaggi, come era stato immaginato all'inizio. Si tratta di una serie di azioni che potranno consentire, non solo ai migranti, ma anche ai lavoratori locali, alle persone in situazioni di vulnerabilità, disoccupati, ex detenuti, cassintegrati, di trovare modalità di formazione mirata.
  Innanzitutto, sono necessari una banca dati, in cui possano essere inseriti tutti i dati in possesso di tutte le amministrazioni e che possa far puntare i controlli laddove viene evidenziato un alert, un allarme; una forma di intermediazione e di trasporto, come già sapete bene; un modello sperimentale di accoglienza, come diceva il collega, dei villaggi, ma dove ci sia anche l'avviamento al lavoro, la possibilità di trovare dei servizi, un'assistenza giuridica e sanitaria.
  Poi ho immaginato l'utilizzo di beni confiscati e di beni pubblici per la creazione di poli di formazione professionale o di poli aperti, come dicevo, sempre a tutte le categorie vulnerabili. Questo l'ho immaginato sia in un istituto scolastico sia in un ex mattatoio.
  C'è poi la costituzione di aziende agricole che possano ridare vita a strutture nei terreni della zona. Infine, come dicevo, ci sono interventi formativi, sia per gli operatori sia per le persone impiegate nelle aziende agricole del territorio.
  Tutto deve passare, però, fondamentalmente da un salto culturale, da un passaggio culturale: capire che è un problema e far capire, soprattutto agli imprenditori, che non è possibile utilizzare soltanto la forza lavoro senza preoccuparsi dell'accoglienza, così come previsto nei contratti.
  Vi ringrazio e rimango a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa, a lei, e a tutti loro, per il contributo. Autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CARLO FATUZZO. Mi complimento con tutti gli auditi e faccio una brevissima domanda, alla quale sicuramente saprete dare risposta.
  Si ha conoscenza dello status di questi nuovi schiavi? Sono cittadini italiani? Sono in attesa di avere il permesso di soggiorno? Sono provenienti da territori di guerra? Sono irregolari?

  SUSANNA CENNI. Presidente, grazie davvero per le audizioni, che credo ci abbiano Pag. 11 consegnato una testimonianza utile per il lavoro che le Commissioni riunite devono fare. Davvero vi ringrazio, quindi, anche per la buona notizia che ci è stata data dell'approvazione del piano, che prevede l'erogazione di risorse che, credo, saranno utilizzate positivamente.
  Ho soltanto due considerazioni brevissime, perché poi leggeremo i documenti che avete depositato.
  Dalle vostre testimonianze, quelle dell'esperienza passata e quella dell'esperienza in essere, mi pare del tutto evidente che un'azione di coordinamento permanente, in grado di mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti che hanno una qualche titolarità in materia (enti locali, enti governativi e altri), faccia la differenza. Mi pare del tutto evidente.
  Alla luce di questo, mi chiedo se non dobbiamo forse intervenire anche normativamente per ragionare su questo, cioè su come, non solo in alcune regioni in cui sono state segnalate casistiche di un certo tipo, ma ovunque, fare partire un coordinamento permanente, che probabilmente non si esaurisce solo in quello, pur fondamentale, che può attivare l'INPS.
  La seconda considerazione è questa.
  Lei, prefetto, ha parlato di prezzi, del legame che c'è con questo tema – immagino che in modo particolare si riferisse ai prezzi imposti al produttore – e ha parlato dell'opportunità e dell'utilità di ragionare anche su incentivi agli imprenditori che fanno legalmente il proprio mestiere.
  Noi abbiamo avuto la fortuna di poterli audire nell'ambito dell'indagine conoscitiva condotta da queste Commissioni, e sappiamo che quando le imprese investono su questo, quest'investimento diventa un valore aggiunto, e quindi credo sia utile.
  Alla luce di questo, sapranno anche gli auditi che abbiamo approvato alcune settimane fa alla Camera la norma sulle aste immobiliari, che interviene su alcuni di questi aspetti, e in modo particolare interviene sulla possibilità di dare incentivi e premialità alle imprese che si iscrivono alla Rete del lavoro agricolo di qualità, augurandoci che questo costituisca un incentivo intanto a iscriversi alla Rete medesima.
  Questo è per chiederle se ritiene che questa norma, approvata, tra l'altro, con un voto quasi unanime del Parlamento, possa essere utile per andare in questa direzione.

  ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Ringrazio anch'io gli intervenuti per il loro contributo, che nasce dall'esperienza diretta sul campo, e questo è il valore delle testimonianze e delle proposte che qui sono avanzate.
  In realtà, io vorrei fare una sola domanda.
  È evidente, come risulta dalle cose che abbiamo ascoltato e dalle cose che conosciamo, che siamo in presenza di un fenomeno molto radicato. Ormai, sono decenni che attorno a questo fenomeno si sta combattendo una battaglia sociale, politica e civile, i cui esiti però sono molto lenti. D'altra parte, però, si determina in alcune aree una convergenza di interessi, che sono stati delineati anche in questa sede con grande precisione, che naturalmente partono dall'interesse del produttore e arrivano fino all'anello finale della catena, all'interesse del consumatore, creando una specie di complicità implicita, non perché la si voglia, ma perché si determina in pratica, nella quale ha un ruolo fondamentale il mediatore malavitoso, cioè colui che rappresenta di questa catena di interesse il collante, il collante decisivo.
  Questo avviene soprattutto nelle aree in cui è più presente una parcellizzazione della proprietà. È evidente che nei grandi latifondi si fa più fatica, perché nei grandi latifondi sia l'interesse del produttore sia la possibilità del controllo è più forte. Dove il territorio è più parcellizzato, e soprattutto dove vi sono colture i cui i prezzi finali sono molto bassi, è evidente che si determina una parte di complicità di interesse molto forte: se al produttore un chilo di agrumi è pagato 10-20 centesimi, è chiaro che la catena di interessi poi ruota attorno a queste questioni.
  Ora, la domanda che vorrei fare è, però, questa: voi notate degli avanzamenti in questa lotta?
  Io li trovo in un maggiore coordinamento tra i soggetti istituzionali, per quello Pag. 12che abbiamo visto, per quello che è stato fatto. Li trovo in una crescita di consapevolezza. Ogni volta che si scoprono questi fatti, muoiono dei lavoratori, si vede l'abnormità di quello che si determina, cresce una consapevolezza. Vedo anche un coinvolgimento delle parti sociali, anche se vorrei, soprattutto da parte della rappresentanza d'impresa, un maggior coinvolgimento. Mentre nel sindacato è più semplice, perché rappresenta la parte più debole, vedo meno un analogo fronte di pressione da altre parti. Sulla catena degli interessi, però, vedo che non si riesce a incidere. Condivido, quindi, anche la domanda dell'onorevole Cenni.
  Ci sono degli avanzamenti veri? A che punto siamo? C'è bisogno di qualche strumento un po’ più incisivo? Voi avete individuato problemi? È chiaro che questa battaglia bisogna poi a un certo punto portarla avanti. Se, malgrado tutti gli sforzi, non registriamo dei progressi veri in questa battaglia, ci rendiamo conto che facciamo una grandissima fatica, a fronte della quale poi i risultati sono molto modesti. Né lo Stato, né le condizioni della nostra democrazia, né la dignità del lavoro e la qualità della produzione e dei sistemi di produzione, secondo me, possono consentire di avere così a lungo una situazione così pesante.

  ANTONIO VISCOMI. Grazie ai relatori. Gli spunti che hanno offerto sono, ovviamente, tantissimi e di estremo interesse. Io mi soffermo soltanto su una questione.
  Mi pare di aver capito che la gran parte delle vittime degli attacchi razzisti nella zona di Foggia faccia parte o provenga da uno stabile, da una comunità di immigrati che vivono nello stabile di via Manfredonia. E mi pare di aver capito, se ho letto bene le notizie di stampa, che questa comunità di immigrati sta cercando in qualche misura di avviare un'autogestione positiva del rapporto con i datori di lavoro, rinunciando a qualunque forma di caporalato, interno o esterno ai campi, da parte di una malavita locale e di una malavita «etnica», e presentandosi autonomamente al datore di lavoro.
  Io sono molto incuriosito da queste esperienze di autorganizzazione della comunità immigrata, che in qualche misura è l'aspetto positivo e avanzato di quanto diceva il prefetto Polichetti per quanto riguarda la «comunità di destino» e la capacità di iniziativa imprenditoriale di questi immigrati.
  Sono molto colpito perché, in genere, abbiamo la rappresentazione di queste comunità di immigrati come di persone che sono lì per tante ragioni. Un rappresentante istituzionale, in una delle ultime audizioni che abbiamo fatto, ha addirittura parlato di irrecuperabilità di queste persone, di non educabilità di queste persone. Mi pare, invece, che ci stiano dando una lezione molto significativa da questo punto di vista.
  Allora, poiché quello che avete, che abbiamo davanti, è un problema classico del mercato del lavoro e di dumping salariale all'interno di sistemi imprenditoriali molto fragili, molto disorganizzati, molto immaturi, oltre a sostenere le iniziative di accoglienza, che cosa possiamo fare per sostenere le iniziative di autorganizzazione delle comunità immigrate, che sono – diciamo la verità – un piccolo nucleo di «sindacalismo» di immigrati?
  Credo che questa potrebbe essere una buona pratica, che non riguarda soltanto quello che noi possiamo fare per loro, ma quello che loro possono fare per se stessi, e cioè farsi carico della propria presenza e della propria capacità di stare sul mercato in modo corretto.

  MARIA CHIARA GADDA. Anch'io desidero ringraziare gli auditi. Abbiamo fortemente voluto e richiesto quest'audizione anche per consentire alle Commissioni riunite di avere un quadro dettagliato del lavoro e della progettualità che avete svolto sul territorio.
  Non riprendo i molti interventi dei colleghi, che condivido. Vorrei chiedere una precisazione al dottor Mariani, prefetto di Reggio Calabria.
  Nella parte iniziale del suo intervento, ha citato anche un altro aspetto, la truffa ai danni degli enti previdenziali, che poi non ha ripreso. Vorrei capire se questo tema è Pag. 13stato completamente esaurito e ripreso dagli interventi successivi del dottor Polichetti e della dottoressa Rolli, che in parte lo hanno anticipato. Si può ulteriormente approfondire?
  Inoltre, relativamente ai dati che ha fornito sulla rimozione della baraccopoli, sulle molte persone che sono state destinate ai centri di accoglienza straordinaria (CAS) e alle altre strutture di accoglienza e sulle rimanenti trecentosettanta che hanno trovato accoglienza nella tendopoli, chiedo: questa suddivisione è legata allo status delle persone? Per i CAS e per le strutture temporanee, può fornire un numero delle persone suddivise sul territorio perché richiedenti asilo o in attesa di avere una conferma del loro status?
  Vorrei capire, poi, delle trecentosettanta persone che sono nella tendopoli, che status hanno, se sono residenti permanenti in Italia, se sono cittadini italiani, essendo opportuno un maggiore dettaglio anche per comprendere l'ulteriore aspetto, anche in termini propositivi, citato nei vostri interventi, ovvero il tema dell'abitazione.
  Conoscere la percentuale delle persone residenti che si muovono sul territorio nazionale sulla base della stagionalità dei prodotti, avere, se possibile, un maggiore dettaglio su questi numeri, forse può essere utile anche per strutturare, come avete peraltro detto voi, degli incentivi e delle agevolazioni fiscali, per esempio sugli affitti. Se, invece, la situazione è più sbilanciata su persone che non hanno la cittadinanza o hanno un altro status, vorrei capire quale può essere una modalità di accoglienza.
  Riprendo, poi, il tema anticipato dalla collega Cenni.
  Sicuramente, le sezioni territoriali sono un aspetto importante. Mi risulta che il tavolo attivato a Foggia fosse molto operativo sul territorio. Vorrei sapere se questi tavoli hanno ancora una continuità o, in caso contrario, se, dal punto di vista legislativo, può essere introdotto uno strumento agevolativo ulteriore.
  L'ultima domanda riguarda l'impianto del decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017: lo condividete? Ritenete, anche alla luce delle numerose attività investigative che hanno portato a fermi e ad arresti, che quel provvedimento abbia fornito comunque strumenti importanti sul fronte, non soltanto della prevenzione, ma anche del contrasto al fenomeno? Il decreto-legge n. 91 del 2017 è stato importante anche per individuare una delle fattispecie di reato che in passato era più difficile individuare? Credo che i numeri ci dicano, di fatto, questo, perché episodi e casistiche sul territorio nazionale sono sempre più numerosi.
  Per quanto riguarda le sezioni territoriali e la Rete del lavoro agricolo di qualità, in parte avete già risposto. Anche laddove si riesce ad avviare lo sportello e la sezione territoriale, pur con le difficoltà che avete menzionato, non sempre i numeri e le adesioni vengono di conseguenza. Da questo punto di vista, qual è il problema principale che avete riscontrato sul fronte degli imprenditori agricoli relativamente a una non adesione alla Rete del lavoro agricolo di qualità?

  LUCIANO CILLIS. Ringrazio gli auditi per le spiegazioni che hanno portato oggi alle Commissioni riunite.
  Per quanto riguarda, in particolare, la Rete del lavoro agricolo di qualità, è uno strumento meraviglioso, stupendo, che però le aziende agricole non percepiscono come tale, perché lo vedono più come un'imposizione di obblighi di varia natura, che difficilmente capiscono e assolvono.
  Mi chiedo quale sarebbe il punto di vista degli auditi se, invece, riuscissimo a ribaltare il paradigma avendo, anziché delle aziende agricole che propongono lavoro di qualità, delle società cooperative di lavoratori che si uniscono e formano associazioni che forniscono lavoro agricolo di qualità, magari riconosciute in un albo, con la collaborazione del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e riconosciute anche dall'INPS.
  Le aziende agricole potrebbero fare riferimento direttamente a loro, interagire e assumere il numero di lavoratori occorrenti al proprio piano lavorativo, riuscendo Pag. 14così a evitare quella serie di difficoltà insite nel momento in cui si programmano operazioni lavorative molto impegnative per un brevissimo lasso di tempo.
  Sto parlando di visite mediche, di gestione di cose semplici, come dispositivi di protezione individuale, di formazione dei lavoratori, tutti strumenti che potrebbero essere in realtà forniti da queste associazioni, queste cooperative di lavoratori, andando incontro in maniera indiretta alle esigenze sia degli uni, sia degli altri.

  CARLA CANTONE. Anch'io ringrazio gli auditi.
  Chiedo scusa, so bene che quest'audizione riguarda il caporalato in agricoltura, abbiamo già svolto diverse audizioni, ma vorrei approfittare della presenza del dottor Mariani, prefetto di Reggio Calabria, per una questione che mi sta molto a cuore, che non è meno importante dell'agricoltura: il caporalato in edilizia, che avviene in modo diverso, e cioè, come al solito, nelle piazze di reclutamento di manodopera e si svolge in un certo modo. Se penso a Roma, la città in cui abito, sulla via Tuscolana o sulla via Casilina, al mattino alle 5 ci sono minimo cento – duecento immigrati, e non solo, che attendono che arrivi il caporale col pulmino. È un fenomeno altrettanto grave del caporalato.
  La differenza tra caporalato in agricoltura e caporalato in edilizia è nelle condizioni di lavoro: in campagna è una condizione inumana; in edilizia, di sfruttamento, di pesantezza del lavoro o di mancato rispetto dei diritti contrattuali. Lei è in grado di dirmi se nota questo fenomeno anche dal suo osservatorio?
  Un'altra domanda è un po’ più politica: dopo il cosiddetto «decreto Sblocca cantieri», è aumentato il caporalato in edilizia, visto che si è alzato il tetto per ricorrere al subappalto? È interessante capire questo.

  PRESIDENTE. Onorevole Cantone, stiamo parlando del caporalato in agricoltura. Tutta la Commissione lavoro le vuole bene, quindi sono ammesse certe domande, però invito i colleghi a stare sul tema.

  CARLA CANTONE. Non ho chiesto se mi volete bene o non mi volete bene. Vi ringrazio se qualcuno mi vuole bene, presidente, ma ho chiesto scusa prima e ho approfittato della presenza del prefetto di Reggio Calabria. Grazie per l'affetto, ma la domanda la mantengo.

  PRESIDENTE. Onorevole Cantone, l'indagine però è sul caporalato in agricoltura.

  CHIARA GRIBAUDO. Mi associo ai ringraziamenti agli auditi. Purtroppo, non sono riuscita a sentire tutta la prima parte dell'audizione, ma vi ringrazio per gli interessanti punti affrontati. Vi rivolgerò delle brevi e veloci domande.
  Presidente, però, mi faccia chiedere se c'è una connessione tra le due forme di caporalato, nell'edilizia e in agricoltura, così eventualmente i nostri ospiti avranno più facilità a risponderci. Abbia pazienza, ma non userei il «burocraticismo» tra noi, perché dobbiamo veramente affrontare questioni molto delicate e complicate, come quelle che ci sono state evidenziate in queste relazioni, di cui ancora una volta vi ringrazio.
  Come sentite dall'accento, vengo dal nord, da quel nord che, in qualche modo, è totalmente in relazione con quanto voi raccontavate. Anche questo è un tema che credo debba essere affrontato con serietà. In realtà, la mia domanda riguarda soprattutto la questione del lavoro, proprio perché è evidente che c'è un legame.
  Io vivo nel cuneese. Forse, conoscerete la zona di Saluzzo, notissima. Lì, a proposito di migranti che si muovono nel nostro Paese, c'è un fenomeno tutto nazionale, quello, per l'appunto, degli spostamenti di queste persone, di flussi di persone che si spostano da nord a sud nel nostro Paese alla ricerca anche di un lavoro temporaneo.
  Vengo velocemente alla mia domanda.
  La Regione Piemonte ha approvato una legge per promuovere un'accoglienza diffusa all'interno degli stabilimenti, o meglio delle case degli imprenditori agricoli. Se è certamente vero che bisogna cercare di fare in modo di eliminare tutti gli elementi talvolta eccessivamente burocratici, è altrettanto vero, però, che non si dovrebbero Pag. 15confondere i piani, altrimenti rischiamo di creare delle condizioni ancora più favorevoli per la criminalità organizzata, diffusa in tutto il Paese.
  Da questo punto di vista, la cosiddetta «legge Alemanno» incentivava, per esempio, l'utilizzo e la riutilizzazione di alcune parti di grandi cascine, ovviamente a disposizione dei lavoratori stagionali che arrivavano lì, ma si tratta di una legge che non ha, per il momento, ancora avuto un grande successo: mi domando se effettivamente questa possa essere una delle strade da percorrere.
  Tornando, però, sulle tematiche del lavoro, visti anche i dati riportati da uno dei Commissari intervenuti in precedenza, chiedo, intanto, se possa ripetermi – non l'ho annotato – il numero dei contratti che avete registrato e quanti riguardano lavoratori italiani?
  A proposito di suggerimenti per contrastare il lavoro nero, mi pareva di aver capito che ci fossero delle proposte ancora da fare in merito. Questa è la mia domanda precisa.
  Infine, proprio perché esiste questo flusso di persone che si spostano dal nord al sud dell'Italia, non ritenete anche voi utile, cosa su cui mi sono un po’ «fissata» ultimamente, che ci sia una sorta di incrocio tra domanda e offerta, e che sia possibile, quindi, una cosa evidente, ma talmente evidente che non è stata ancora fatta, ovvero un incrocio telematico tra domanda e offerta di lavoro che possa effettivamente garantire maggiore trasparenza?
  So che ci sono dei protocolli di intesa in varie regioni. Mi domando e vi domando se non sia necessaria una legge nazionale. Vi ringrazio.

  VALENTINA BARZOTTI. Anch'io ringrazio gli auditi.
  Vorrei fare una domanda alla dottoressa Rolli. In particolare, le vorrei chiedere in merito alla sensibilizzazione e all'etica dei consumi.
  Mi ha colpito molto quello che ha detto, cioè che, ogni mattina, un consumatore può avere a tavola qualcosa che viene da una produzione irrispettosa dei diritti e in spregio totale del trattamento legale dei lavoratori: quali iniziative aveva in mente, visto che ha detto che aveva in mente qualcosa su questo? Sono state coinvolte o ha in mente di coinvolgere le associazioni dei consumatori? Secondo lei, che cosa può fare la politica per sensibilizzare su questo tema?

  SERSE SOVERINI. Il mio sarà un intervento molto breve sul tema della Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Sono sicuro che ci sia un sistema di prezzi locali che determina la competitività, un sistema di economia locale: chiedo se sia vantaggioso, in termini di prezzo del prodotto finale, entrare nella Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Il problema è rendere competitiva la filiera etica rispetto alla filiera non etica, concedetemi questa definizione sommaria. Secondo me, però, la Rete del lavoro agricolo di qualità dovrebbe prevedere forme di sgravio, di messa in competizione delle aziende sul prezzo finale. Chiedo se ci sono strumenti del genere, se avete pensato a soluzioni del genere e se è possibile procedere in questa direzione.

  PRESIDENTE. Aggiungo delle domande.
  Il dottor Mariani ci dice che solo dodici imprese hanno aderito alla Rete del lavoro di qualità in agricoltura, ergo lo strumento non ha funzionato.
  Come far funzionare questo strumento incentivando le imprese a farne parte?
  Prezzo della frutta: è normale che, se io pago 0,05 euro al chilo le mele, l'ultimo che pagherà è il lavoratore stesso che lavora nei campi. Questo è un problema che, di fatto, deriva dai tabellari minimi. Il Parlamento ha già lavorato su questo tema.
  Secondo voi, quello che è stato fatto è abbastanza? Ci sono strumenti per cercare di evitare quest'inganno?
  Le persone sgomberate che fine hanno fatto? Lo chiedeva anche l'onorevole Gadda.
  Altra domanda: l'Ispettorato nazionale del lavoro (INL) in quest'anno ha intensificato le visite ispettive o no? Quanti caporali sono stati «incastrati»?
  Che cosa pensate delle tecnologie per sconfiggere il caporalato? L'utilizzo dei droni Pag. 16vi sembra un buon sistema per cercare di sconfiggere il caporalato, dato che ci sono dei problemi evidenti?
  Ancora, io vedo che c'è differenza tra nord e sud. In Emilia-Romagna non c'è un sistema di caporalato forte come c'è altrove. In Emilia-Romagna non si verifica quello che è successo in Puglia. È oggettiva la cosa. Ci potrà essere caporalato, ma non come in Calabria o in Puglia. Non voglio fare una differenza territoriale, è proprio l'evidenza.
  È il sistema cooperativo che agevola il contrasto della criminalità, soprattutto nella gestione dei lavoratori, perché le imprese si mettono insieme e determinano un prezzo? Non so se mi sono fatto capire.
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  MASSIMO MARIANI, prefetto di Reggio Calabria e Commissario straordinario del Governo per il superamento delle situazioni di particolare degrado dell'area del Comune di San Ferdinando. Varie domande riguardano lo status delle persone coinvolte negli sgomberi effettuati.
  Su questo tema le realtà più consistenti sono sicuramente quelle di Foggia e di San Ferdinando. Anzi, aggiungo che, sicuramente, quelle di maggiore consistenza numerica, come insediamenti abusivi, sono certamente quella di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, e precisamente Agro di Manfredonia, a cui si aggiungono altri insediamenti, tra i quali il cosiddetto Gran Ghetto, in Agro di San Severo, e ancora altri insediamenti analoghi in Agro di Cerignola.
  Sul perché di questi insediamenti al sud – rispondo a una domanda che è stata fatta da ultimo – e se questo è indicativo di una maggiore incidenza del fenomeno al nord – credo che molto dipenda essenzialmente dalla natura della richiesta di manodopera che c'è al sud.
  Se parliamo della provincia di Foggia, parliamo della provincia che ha l'area pianeggiante più vasta d'Italia dopo la Pianura Padana, e il tipo di coltivazioni che si fanno richiedono un massiccio utilizzo di manodopera. Lo stesso ragionamento può essere fatto per San Ferdinando. Chiaramente, la Piana di Gioia Tauro non è paragonabile al Tavoliere, e tuttavia anche lì c'è un'esigenza di manodopera stagionale, soprattutto per la raccolta degli agrumi, ma, aggiungo, non solamente a San Ferdinando.
  Per la mia pregressa esperienza nel cosentino, analoghe situazioni si verificano, ad esempio, nella Sibaritide. In più occasioni lo abbiamo riscontrato. La mia esperienza risale a qualche anno fa, in altro ruolo, ma comunque anche lì c'erano delle situazioni che riguardavano, ad esempio, cittadini comunitari.
  Per quanto riguarda lo status delle persone che si trovano in queste situazioni, per San Ferdinando posso dire che duecentoventiquattro delle persone che sono state distribuite tra SIPROIMI e CAS ovviamente avevano lo status per poter stare nel sistema d'accoglienza statale. Idem per i trecentosettanta che attualmente si trovano nella tendopoli.
  Un dato che mi ha molto colpito, e ovviamente è quello su cui ho focalizzato la mia attenzione, è che quelle identificate nel corso dei controlli sono persone in massima parte dotate di permesso di soggiorno. Ovviamente, in queste nostre strutture, in questi nostri siti, ci sono persone che devono essere in regola col permesso di soggiorno e rispettare regole comportamentali.
  Non dimentichiamo che queste persone appartengono a varie nazionalità e anche a vari gruppi religiosi e che, ovviamente, lo stare insieme a volte non è particolarmente agevole, crea anche delle tensioni, anche nelle tendopoli. A maggior ragione questo vale quando si parla di insediamenti spontanei.
  Posso dire, per quanto riguarda, ad esempio, Borgo Mezzanone, una grandissima realtà abusiva sulla quale abbiamo cominciato a incidere, per la verità solo dall'inizio di quest'anno, che sono state fatte varie operazioni di demolizione, finalizzate innanzitutto a rimuovere situazioni di illegalità comunque presenti.
  Queste attività sono state svolte in strettissimo coordinamento con l'autorità giudiziaria, ma sono prodromiche anche al successivo spostamento di tali persone presso delle aree che sono state appositamente Pag. 17attrezzate – adesso è stata completata l'installazione di alcuni moduli proprio a San Severo – per dare loro una sistemazione decente.
  Più domande hanno riguardato la Rete del lavoro agricolo di qualità. Io credo che la Rete del lavoro agricolo di qualità possa e debba funzionare meglio. In parte, ho già risposto prima: immagino che sia necessario soprattutto prevedere delle forme di premialità per le ditte. Le ditte, a volte – l'ho visto anche nell'esperienza che abbiamo condiviso nella zona di Foggia – avvertono la Rete del lavoro agricolo di qualità come una cosa che consiste essenzialmente in una sorta di white list: tu, che hai delle determinate caratteristiche, ne fai parte.
  Devo dire che per Foggia tutto sommato ha funzionato. I numeri sono cresciuti notevolmente, ma c'è stato bisogno di una forte sollecitazione da parte di chi vi parla, e soprattutto da parte della collega Rolli, perché, ovviamente, gli imprenditori vogliono avere degli incentivi di varia natura. Presumo che su questo il Parlamento possa svolgere un ruolo molto importante.
  Peraltro, la Rete del lavoro agricolo di qualità può anche essere promotrice di quello che dicevamo prima, di marchi etici o, comunque, di forme di incentivazione, di aiuto, di sostegno per quanto riguarda il mercato. Parliamo comunque di imprese, imprese che vogliono funzionare. C'è un problema di prezzi. È chiaro che questo problema finisce per essere scontato dai lavoratori.
  Ricordo alle Commissioni che poco meno di un anno fa ci sono stati due gravissimi incidenti stradali con sedici morti. Aggiungo che questi morti erano persone in massima parte regolarmente presenti sul territorio nazionale, persone che erano trasportate in condizioni disumane, persone che lavoravano nel territorio. Su questo bisogna fare una riflessione. Bisogna colpire certamente l'illegalità, e nello stesso tempo contemperare gli interventi agevolando e incentivando l'ingresso nella Rete.
  Sto andando molto «random», come si suol dire, ma una domanda a cui rispondo molto volentieri, perché ritengo che la tematica che è stata posta sia strettamente connessa a quella dello sfruttamento, riguarda l'illegalità attraverso le truffe al sistema previdenziale.
  Per quanto riguarda il contrasto al caporalato, i numeri ci dicono che i controlli – parlo della provincia di Reggio Calabria – sono cresciuti in modo esponenziale.
  Per farvi comprendere, se nel 2017, nell'arco dell'intero anno, sono state controllate 95 aziende, nel 2018 ne sono state controllate 251 e nel solo primo semestre di quest'anno ne sono state controllate 149. In maniera altrettanto esponenziale sono aumentati i soggetti controllati. Se le persone controllate sono state 672 nell'intero 2017, nel primo semestre di quest'anno sono state 1.069; sono state 1.057 le persone perquisite nel primo semestre del 2019, a fronte delle 672 di tutto il 2017. Lo stesso andamento si registra anche per il numero delle denunce.
  Per quanto riguarda il settore delle truffe, purtroppo bisogna registrare anche queste forme di illegalità, e mi riferisco all'attività di somministrazione illecita di manodopera, alle truffe e ai falsi braccianti. Vi cito solamente due dati, e poi, naturalmente, lascio la parola ai colleghi. Ho considerato particolarmente significative due operazioni che sono state effettuate – in questo settore vi dico subito che l'attività di repressione e di controllo è fortissima – e ne cito solo due per farvi capire come si articolano queste forme di illegalità.
  Entrambe sono operazioni della Guardia di finanza. Nella prima, la Guardia di finanza di Locri ha accertato una truffa ai danni dell'INPS da parte di 31 aziende, operanti appunto nella Locride, che avevano fatto l'assunzione fittizia, attenzione, di 1.043 dipendenti, con un danno, per indebite percezioni di indennità, pari a quasi 5 milioni di euro per 125.000 false giornate.
  Ancora più significativa è l'operazione condotta poche settimane fa dalla Guardia di finanza di Gioia Tauro. In questo caso, sono state arrestate 11 persone ed è stato fatto un sequestro preventivo nei confronti di 152 persone. Anche in questo caso, si trattava di truffa ai danni dell'INPS. La Pag. 18particolarità, qual è? Quest'associazione criminale aveva costituito delle associazioni sindacali fittizie. Queste associazioni sindacali, assolutamente inesistenti, avevano sedi fittizie, non solamente in Calabria, ma anche a Roma, e, tra l'altro, avevano provveduto a richiedere codici fiscali per persone inesistenti, denunciato instaurazioni di falsi rapporti di lavoro, con tutte le conseguenze sul piano previdenziale. Sono stati sequestrati beni per 750.000 euro.
  È chiaro, quindi, che è un sistema che deve essere studiato globalmente. Guardare solo al caporalato vuol dire guardare solamente a una parte della malattia, e, sotto quest'aspetto, la Rete del lavoro agricolo di qualità, per me, può essere un'ottima base di partenza – non dimentichiamo i soggetti presenti nella Rete – ovviamente corroborandola con il contributo di tutti, ivi compreso chi, come nel caso di chi vi parla, ha compiti anche un po’ più estesi, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della sicurezza e della prevenzione. Ovviamente, c'è la possibilità di dare una risposta. Ripeto che ci vuole una risposta di sistema, che serva, da un lato, a tutelare i lavoratori e, dall'altro, a perseguire con sistemi efficaci di controllo coloro che sbagliano.
  Ultimissima annotazione: concordo circa l'esigenza di dare attuazione al sistema UNIEMENS, sia per tutelare i lavoratori sia per prevenire le truffe. Nel documento che farò pervenire alle Commissioni riunite c'è una casistica significativa per quanto riguarda sia gli interventi di repressione del caporalato sia quelli di contrasto alle truffe, che rappresentano una cartina di tornasole del sistema e che potrebbero dare degli spunti anche per quanto riguarda altri interventi.
  Per quanto riguarda l'edilizia, purtroppo non ho raccolto i dati. Mi riservo di farli pervenire.

  ANDREA POLICHETTI, Direttore centrale dei servizi demografici presso il dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di San Ferdinando. Non c'è dubbio che per registrare degli avanzamenti nella lotta allo sfruttamento lavorativo occorre, come ben sottolineava il collega che mi ha preceduto, un mix di azione di contrasto da parte delle Forze di polizia del fenomeno e di iniziative che siano disincentivanti del malaffare e finalizzate essenzialmente al recupero di legalità.
  E torno a quanto aveva accennato il prefetto Rolli, a quella progettualità multiregionale e alle misure emergenziali del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) recepite nel progetto denominato SU.PR.EME. Col prefetto Rolli abbiamo lavorato a braccetto, volutamente a braccetto, perché ci siamo resi conto che molte analisi del fenomeno e molte iniziative potevano e dovevano essere comuni. E abbiamo voluto che in quel progetto fosse prevista anche un'attività di profilazione e ricognizione delle competenze lavorative – ci sono persone che tutti gli anni si recano lì a fare la stessa cosa, ed è possibile che da ciò nasca una sorta di professionalità – anche attraverso altre iniziative che avevamo messo in cantiere con la Città metropolitana, attraverso corsi di specializzazione, riservati non soltanto ai cittadini stranieri, ma anche agli italiani residenti in quel comune, per favorire un'integrazione a livello locale, corsi che esaltino e forniscano strumenti a queste persone, perché quelle mansioni, quelle abilità vengano migliorate nel tempo.
  Su questo punto, devo aggiungere che in quell'anno ho riscontrato anche la sensibilità della Coldiretti locale, che voleva partecipare al percorso di professionalizzazione di queste mansioni, in modo da arrivare anche a delle assunzioni da parte delle aziende locali di chi era riuscito a imparare meglio il mestiere.
  Come si fa a far meglio incontrare domanda e offerta di lavoro?
  Anche qui, quel progetto ha una sua risposta, perché si è immaginato il potenziamento dei servizi dei centri per l'impiego e, soprattutto, la promozione di liste di prenotazione in cui il lavoratore, anche stagionale, si prenota per essere reclutato da un'azienda che ha interesse a proporgli un lavoro. Questo garantirebbe anche una sorta di tracciabilità della domanda e dell'offerta, in modo da prevenire situazioni di Pag. 19sfruttamento da verificare, situazioni che non quadrano, così come bene illustrava il prefetto di Reggio Calabria.
  Quanto a una sede di coordinamento permanente, si tratta di una mancanza che è stata avvertita l'anno scorso, per l'impossibilità per noi Commissari di fare capo a un organismo per operare in sinergia istituzionale e acquisire una serie di informazioni direttamente dai soggetti che le elaborano.
  C'è da riflettere, però, sulla funzione di Commissario, oggi riunita in capo al prefetto della sede. Questo potrebbe essere significativo, perché il prefetto della sede, in qualità di rappresentante del Governo, potrebbe ben esplicare anche questa funzione di coordinamento permanente, e forse lo farebbe in modo assolutamente naturale rispetto alla funzione istituzionale che già possiede.
  Quanto all'albo in cui iscrivere soggetti – parliamo di imprese agricole – aventi requisiti di onorabilità, mi sembra assolutamente uno strumento che potrebbe essere facilmente e utilmente previsto, anche se, in parte, potrebbe capovolgere la filosofia della norma esistente, che invece richiede che l'impresa dimostri di per sé il possesso di requisiti di onorabilità, per essere in fondo alla lista dei soggetti da controllare, avendo dimostrato il possesso dei requisiti in anticipo rispetto ai controlli che seguiranno da parte degli organi preposti.
  Quanto ai contratti, citavo un dato riferito ai contratti agricoli stipulati nell'anno 2017 nella Piana di Gioia Tauro. La fonte è l'Ispettorato nazionale del lavoro, il quale mi comunicava che nel 2017 è stato stipulato nella Piana di Gioia Tauro un totale di 21.664 contratti. Andando a verificare la cittadinanza dei lavoratori interessati, la nazione di provenienza dei soggetti che hanno avuto accesso a questi contratti, di questi 21.664, 15.193 risultano italiani. Questo è il dato che citavo.
  Qualcuno chiedeva come incentivare le comunità straniere a un più facile percorso di inclusione nei territori.
  Credo che la risposta sia venuta un po’ dagli interventi di noi tutti: insistere sulle condizioni di regolarità del lavoro e adottare iniziative che vadano verso questa finalità, ripeto, attraverso un mix di misure. Io credo molto meno nel contrasto e più nella promozione nel territorio di percorsi obbligati per i cittadini stranieri – ovviamente, mi riferisco sempre all'ambito lavorativo – che sono più facile veicolo di integrazione con gli italiani residenti in queste realtà.

  PRESIDENTE. Vi chiedo un po’ di celerità, perché alle 13.15 è convocata la Commissione lavoro, ma l'argomento è importante.

  IOLANDA ROLLI, prefetto di Macerata, in qualità di ex Commissario straordinario del Governo per l'area del Comune di Manfredonia. Brevemente. Il caporalato non è solo in agricoltura. Il caporalato si può declinare in molti modi. Va dalla mancata contribuzione, o dal contratto di lavoro sottoscritto ma in effetti non rispettato, al lavoro nero, allo sfruttamento e alla moderna schiavitù. E questo non è solo in agricoltura, è in edilizia, ma anche tra i venditori ambulanti, tra chi distribuisce volantini, tra le badanti, tra gli assistenti familiari.
  Purtroppo, il mondo del lavoro in questo momento sta soffrendo di questa piaga, una piaga che, per rispondere all'onorevole Epifani, peggiora sempre più, nonostante gli strumenti che il legislatore mette in campo, perché sempre più sono organizzati i caporali. Sono caporali non solo italiani. Si è perso il rapporto con il territorio.
  Una volta era magari l'emigrante che, tornato, acquistava il furgoncino che trasportava gli altri lavoratori. Adesso, ci sono veramente delle reti internazionali, soprattutto con i Paesi dell'Est europeo: vanno, prendono con i pullman i connazionali, e li portano a lavorare nel nostro Paese, su tutto il territorio nazionale, come diceva l'onorevole Gribaudo. Le coltivazioni sono, infatti, a rotazione, e quindi lavorano in Puglia, poi si spostano in Calabria, in Sicilia, salgono in Piemonte.
  Quello che abbiamo immaginato è ristrutturare dei casali, ristrutturare delle Pag. 20aziende agricole esistenti e inserire gli stanziali regolari e a questi aggiungere dei moduli abitativi quando la raccolta diventa più intensa e c'è bisogno di ulteriore manodopera, ma tutto controllato, registrato, rivolto soltanto a lavoratori regolari.
  La cabina di regia è nata nel 2014, istituita con il decreto-legge n. 91 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 116 del 2017. È stata integrata nelle competenze e nella composizione nel 2016, quando sono state istituite anche le sezioni territoriali, ma, come dicevo prima, la prima sezione territoriale è stata deliberata nel febbraio 2018. Dal 2014 a oggi sono passati cinque anni e probabilmente lo strumento che il legislatore aveva immaginato, inizialmente rivolto soprattutto all'evasione contributiva, oggi ha evidenziato, alla luce di quello che è accaduto in questi cinque anni, esigenze diverse.
  Immaginare l'iscrizione di aziende in regola con la contribuzione, ma che magari hanno commesso reati ambientali, non è più al passo con i nostri tempi. Ecco perché le sezioni territoriali, ma anche, per rispondere a uno dei quesiti posti, gli stessi enti bilaterali che sono sul territorio potrebbero essere promotori dell'attivazione di un sistema di intermediazione che oggi, come diceva lei, presidente, non può fare a meno dell'utilizzo di strumenti informatici.
  Oggi, i caporali usano WhatsApp, quindi non si può aspettare dal venerdì, quando chiude l'ufficio del lavoro, al lunedì mattina. È necessario avere un sistema che rapidamente faccia intervenire e affianchi all'intermediazione anche il trasporto. Lavoratori disponibili? È partita la domanda: un flag, ricevuto; due flag, tre flag... C'è bisogno. Questo è necessario.
  L'altro sistema di informatizzazione, come dicevo, è la banca dati. L'Ispettorato nazionale del lavoro, nonostante gli sforzi, non è dimensionato in questo momento per affrontare tutte le ispezioni nelle aziende agricole e i controlli che sono necessari.
  Partendo dal fascicolo delle aziende di AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), mettendo insieme i dati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, dell'INPS, dell'Agenzia delle entrate, si possono puntare le ispezioni laddove ce n'è più bisogno, laddove c'è una situazione di maggiore criticità.
  I droni possono essere utilizzati. Ben vengano. Possono essere molto utili, vista sulla carta l'esigenza, per andare a verificarla. Le aziende agricole sanno dall'inizio dell'anno quando seminano, quando raccoglieranno e di quanta manodopera hanno bisogno. Su questo bisogna fare un incrocio, prima sulla carta e poi nei fatti.
  Quando eravamo a Foggia, 8.000 ettari erano coltivati ad asparagi, che richiedono due persone a ettaro: parliamo di 16.000 persone. È, quindi, una manodopera funzionale a quel territorio. Dobbiamo sollecitare i territori a organizzarsi. A dire il vero, la regione Puglia sta immaginando delle soluzioni. Alcuni comuni hanno messo a disposizione...

  PRESIDENTE. Alle 13.15 dovevamo iniziare la seduta della XI Commissione. Vi chiedo questa cortesia: ogni punto che volete aggiungere potete inserirlo nella ulteriore documentazione che invierete alle Commissioni, così da informare tutti i deputati e dare un quadro completo.
  Dottoressa, le chiedo scusa, ma devo concludere l'audizione. Vi ringrazio per la competenza e per gli ottimi contributi che avete dato alle Commissioni riunite.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.30.

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