XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 18 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEL COSIDDETTO «CAPORALATO» IN AGRICOLTURA

Audizione del dottor Gabriele Papa Pagliardini, Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
Gallinella Filippo , Presidente ... 2 
Papa Pagliardini Gabriele , Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) ... 2 
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 3 
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Papa Pagliardini Gabriele , Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) ... 3 
Gallinella Filippo , Presidente ... 4 

(La seduta, sospesa alle 13.10, è ripresa alle 13.25) ... 4 

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI):
Gallinella Filippo , Presidente ... 4 
Idà Giuseppe , sindaco di Rosarno ... 5 
Ragonesi Antonio , responsabile per l'Area sicurezza e legalità, protezione civile dell'ANCI ... 6 
Gallinella Filippo , Presidente ... 7 
Fatuzzo Carlo (FI)  ... 7 
Viscomi Antonio (PD)  ... 7 
Gallinella Filippo , Presidente ... 8 
Idà Giuseppe , sindaco di Rosarno ... 8 
Gallinella Filippo , Presidente ... 10 
Idà Giuseppe , sindaco di Rosarno ... 10 
Gallinella Filippo , Presidente ... 10 
Viscomi Antonio (PD)  ... 10 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 11 
Spena Maria (FI)  ... 12 
Caretta Maria Cristina (FDI)  ... 12 
Ragonesi Antonio , responsabile per l'Area sicurezza e legalità, protezione civile dell'ANCI ... 12 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 14 
Lolini Mario (LEGA)  ... 14 
Idà Giuseppe , sindaco di Rosarno ... 14 
Gallinella Filippo , Presidente ... 15 
Idà Giuseppe , sindaco di Rosarno ... 15 
Gallinella Filippo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIII COMMISSIONE FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 12.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del dottor Gabriele Papa Pagliardini, Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura, l'audizione del dottor Gabriele Papa Pagliardini, Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA).
  Ringrazio il dottor Papa Pagliardini per aver accolto l'invito delle Commissioni e, prima di cedergli la parola, avverto che il tempo complessivamente a disposizione della Commissione per questa audizione è di 30 minuti. Propongo quindi che l'intervento del nostro ospite abbia una durata consona a permettere le domande anche da parte dei colleghi.
  Cedo subito la parola al dottor Pagliardini, che – sottolineo per i colleghi della Commissione lavoro – è Direttore di AGEA, l'Agenzia che eroga i contributi a tutto il mondo agricolo per diversi miliardi di euro all'anno.

  GABRIELE PAPA PAGLIARDINI, Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Grazie, presidente, saluto tutti i componenti delle Commissioni riunite e vi ringrazio per avermi voluto audire su questo tema molto complesso e delicato, che investe in particolare il mondo agricolo.
  AGEA svolge un ruolo che in agricoltura rispetto al tema oggetto dell'audizione è sufficientemente marginale, nel senso che AGEA svolge l'attività di pagatore di aiuti agricoli per circa 6 miliardi di euro all'anno a favore di 13 regioni italiane, che non sono dotate del proprio organismo pagatore, e poi svolge un'attività di coordinamento di tutte le regioni che invece hanno un proprio organismo pagatore, quindi coordina 8 organismi pagatori in Italia. AGEA paga direttamente aiuti a favore delle 13 regioni che non hanno il proprio organismo pagatore con riferimento ai programmi di sviluppo rurale di quelle regioni e ovviamente anche a tutti quelli che sono gli aiuti diretti del primo pilastro della PAC.
  Il ruolo che può svolgere AGEA con riferimento a questo tema attiene, in particolare, all'ultimo punto citato nel programma dell'indagine delle Commissioni, cioè la possibilità di individuare degli strumenti amministrativi che possano aiutare il contrasto al fenomeno del caporalato. Questo perché nel novero delle funzioni esercitate da AGEA, vi è la gestione di una delle più grandi banche dati d'Italia, che contiene le informazioni di 650.000 fascicoli aziendali di produttori delle 13 regioni dell'organismo pagatore AGEA. In relazione alla sua attività di coordinamento, AGEA gestisce 1 milione di fascicoli aziendali di aziende che sviluppano la loro attività su circa 10 milioni di ettari di superficie agricola. Pag. 3
  Queste sono informazioni che provengono, da un lato, dalle autodichiarazioni degli agricoltori, quindi attengono a tutto quello che gli agricoltori dichiarano nella compilazione del proprio fascicolo aziendale e nella presentazione delle domande di aiuto, ma che, dall'altro, sono anche il frutto di un'attività diretta di tipo amministrativo svolta AGEA. Infatti, le modalità con le quali avvengono l'erogazione degli aiuti e il controllo sugli stessi necessita di una lettura e di un'interpretazione del territorio, che ci dà la possibilità di individuare una serie di informazioni relative alle consistenze aziendali, ai confini aziendali, agli usi del suolo, che poi si integrano con altre informazioni di tipo amministrativo che sono nel fascicolo, come i titoli di conduzione o altre informazioni fornite dalle aziende.
  Queste informazioni sono molto utili nel momento del controllo; attualmente c'è una cooperazione con l'INPS, che ha consentito di trasferire le informazioni, sia pure in maniera non costante e non all'interno di un programma organizzato di controlli sulla materia del caporalato, perché questi dati sono nella disponibilità dell'INPS.
  All'esito dell'audizione presso le Commissioni riunite del Presidente dell'INPS, ho ricevuto una convocazione presso il suo ufficio per analizzare con lui le modalità con le quali utilizzare questi dati amministrativi in possesso di AGEA. Quindi evidentemente c'è un interesse a capire come possano essere meglio utilizzate le informazioni di tipo amministrativo che sono nelle banche dati di AGEA, che, come ho detto, servono per altre finalità, ma ci forniscono un'informazione molto dettagliata sulle aziende agricole italiane.

  PRESIDENTE. Grazie. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, presidente. In base a quanto affermato dal Direttore di AGEA al momento non c'è un collegamento tra la banca dati di AGEA e l'INPS. Da questo controllo potrebbero emergere delle anomalie, e quindi dei segnali di allarme su aspetti da controllare, perché se ho il fascicolo aziendale e quindi so quanti ettari un'impresa agricola possiede di una determinata coltura, con stime molto reali posso quantificare la manodopera necessaria per la lavorazione e la raccolta di quel prodotto, ma al momento non c'è questo match tra le due banche dati. È quello che si vuole costruire?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, avrei una curiosità personale da sottoporre al Direttore Pagliardini: i controlli antimafia si legano a questo fenomeno, avete mai avuto riscontro di questo legame, visto che sono controlli legati ai fondi comunitari, quindi chi distorce i soldi, al di là delle recenti indagini, è legato anche a chi utilizza manodopera irregolare?

  GABRIELE PAPA PAGLIARDINI, Direttore dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA). Rispondo alla domanda dell'onorevole L'Abbate. Attualmente non abbiamo uno strumento di gestione coordinata delle attività amministrative di controllo, nel senso che oggi abbiamo un'attività di interscambio dati con l'Istituto nazionale di previdenza che è bidirezionale; quindi noi riceviamo i dati che ci servono per l'identificazione, ad esempio, dell'agricoltore attivo o dei giovani nuovi insediati oppure per il calcolo del capping (che è una modalità di erogazione dell'aiuto che prevede la verifica di un tetto di erogazione di paghe ai dipendenti) e, d'altro canto, noi forniamo i dati dei fascicoli aziendali delle aziende agricole in nostro possesso affinché l'INPS esegua autonomamente i controlli di propria competenza.
  Questa è una cosa che già avviene, anche se in maniera sporadica. Credo che l'ultima fornitura di dati di questo tipo sia stata fatta nel 2014, però è un meccanismo che è già in piedi, quindi nel momento in cui ci viene richiesto siamo nelle condizioni di fornire i dati.
  L'ipotesi di lavoro che potrebbe essere affrontata in maniera probabilmente più efficace è quella di costruire una piattaforma comune di dati, quindi di poter Pag. 4contribuire all'elaborazione di quei dati, finalizzati ad individuare anche una mappatura delle zone a rischio, e a farli funzionare come alert di controllo, perché oggi l'INPS ha il sistema di controllo, che è previsto in una legge del 1993, che prevede la possibilità di fare una stima tecnica sulle singole aziende, per rilevare se la manodopera occupata in quell'azienda e i contributi versati siano congrui rispetto al fabbisogno di lavoro di quell'azienda.
  Questo però necessita di competenze di tipo specifico, settoriale, in materia agricola, che probabilmente non sono nella sfera di competenza dell'INPS; quindi è opportuno individuare un nuovo supporto amministrativo e informatico che possa dare queste informazioni, uno strumento più efficace di quello attualmente messo in campo.
  Riguardo alla domanda del presidente Gallinella, osservo che noi non abbiamo una restituzione dei dati di INPS sugli esiti dei controlli, che ovviamente riguardano l'azienda agricola e l'INPS. Noi forniamo solo un supporto all'utilizzo dei dati nella disponibilità di AGEA, quindi non abbiamo la possibilità di incrociare gli esiti dei certificati antimafia con gli esiti dei controlli eseguiti da INPS, anche perché i controlli in genere non producono un risultato che ci dice che quell'azienda risponde ad un fenomeno di caporalato; ci danno dei dati di evasione contributiva o di sottodimensionamento dei dipendenti occupati, non c'è un «bollino» che dica che quello è un controllo che ha individuato un'azienda rientrante in quel fenomeno.
  C'è poi da fare una commisurazione con le disposizioni della legge n. 199 del 2016 per ciò che riguarda gli effetti penali che un controllo di tipo amministrativo può produrre nel caso in cui incroci quelle disposizioni normative della legge n. 199. Questo è il tema.
  C'è poi (lo dico forse in maniera impropria, nel senso che forse non lo dovrei dire nel ruolo di direttore di AGEA) un mondo molto ampio che si sta sviluppando in questi ultimi mesi: quello della sostenibilità. Il tema della sostenibilità, nel caso specifico del caporalato quello della sostenibilità sociale, è un obiettivo misurabile anche attraverso dei rating specifici in questo momento, che quindi potrebbero dare una premialità alle aziende qualora possano dimostrare di avere svolto una produzione sostenibile.
  Mi spiego: oggi siamo impegnati a certificare le produzioni con metodo biologico e le finanziamo con i programmi di sviluppo rurale, ma non è detto che una produzione biologica risponda a criteri di sostenibilità sociale, che possono essere quelli corrispondenti alla tutela della manodopera. Individuare dei meccanismi di incentivazione rispetto a questi aspetti della sostenibilità potrebbe essere uno strumento efficace, tanto più per il fatto che ci avviamo a definire una nuova programmazione comunitaria.
  Queste sono però scelte politiche, rispetto alle quali mi permetto solo di dare un contributo di tipo tecnico, perché le questioni andrebbero affrontate su altri tavoli e con la condivisione del partenariato economico e sociale che partecipa alla costruzione dei programmi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 13.10, è ripresa alle 13.25.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI).
  Ringrazio i nostri ospiti per aver accolto l'invito della nostra Commissione. Sono presenti l'avvocato Giuseppe Idà, sindaco di Rosarno, il dottor Antonio Ragonesi, responsabile per l'Area sicurezza e legalità della protezione civile, la dottoressa Maria Chiara Ciferri dell'Area sicurezza, territorio, infrastrutture, ambiente, protezione civile e sport, e la dottoressa Federica De Maria dell'ufficio stampa. Pag. 5
  Cedo subito loro la parola. Abbiamo dei tempi legati all'Aula, ma, se cerchiamo di essere sintetici, potremo lasciare la parola anche ai colleghi.

  GIUSEPPE IDÀ, sindaco di Rosarno. Buongiorno, sono Giuseppe Idà, sindaco di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, e vi ringrazio per questo invito. Farò delle considerazioni di carattere generale, ma chiaramente rimango a disposizione della Commissione nel caso vi sia necessità di ulteriori chiarimenti.
  La legge n. 199 del 2016, che fu presentata proprio a Rosarno in anteprima nazionale dall'allora Ministro Martina, prevede una serie di cose, in parte fatte e in parte no, che secondo me meriterebbero di essere approfondite.
  Questa legge di contrasto al caporalato si fondava su due concetti. Uno era quello di inasprire le norme nei confronti dei caporali e di chi si rendeva responsabile di questa attività di mediazione di manodopera in nero; il secondo, che purtroppo è rimasto sulla carta, era quello di una sorta di cabina di regia presieduta dal Ministero del lavoro, i cui componenti fossero anche il Ministero dell'agricoltura e il Ministero dell'interno, che favorisse le condizioni per scongiurare in futuro questo odiosissimo reato.
  Questo è l'aspetto che vorrei approfondire in questa mie brevi considerazioni. Quando il Ministro Martina venne a Rosarno a presentare la legge 199 del 2016, io ero sindaco da pochi mesi e chiesi al Ministro quali iniziative il suo Dicastero intendesse intraprendere per far sì che i prodotti agrumicoli nella nostra area potessero avere un mercato più congruo e remunerativo.
  Come dicevo poco fa ai colleghi dell'ANCI, non c'è una vocazione antropologica allo sfruttamento del lavoro nero. Vi è, infatti, una difficoltà che nasce dal fatto che nella nostra area – anche se non si tratta solo della nostra area, perché penso ai pomodori campani e pugliesi – i prodotti agrumicoli, che hanno una scarsa capacità remunerativa, sono i prodotti nei quali si insinua questo odiosissimo fenomeno del caporalato.
  Negli anni Novanta la provincia di Reggio Calabria con la piana di Rosarno era una realtà in cui l'agrumicoltura era florida, i nostri agrumi erano prodotti di eccellenza, che garantivano una remunerazione agli agricoltori; quindi il fenomeno del caporalato non esisteva, non c'era il fenomeno dello sfruttamento della manodopera in nero, perché gli agricoltori trovavano più conveniente mettere in regola i propri dipendenti anziché sfruttarli e sottopagarli.
  Questo è accaduto nei primi anni del Duemila per una serie di ragioni. La prima è la regola del mercato, cioè questo sistema di globalizzazione così irrispettoso delle regole e dell'etica, e c'è poi anche un problema che riguarda l'Europa, perché nei primi anni 2000 abbiamo vissuto un'apertura ai mercati del Maghreb.
  Ci affacciamo sul Mediterraneo e dall'altra parte del Mediterraneo i Paesi del Nordafrica producono agrumi come noi; si tratta di agrumi prodotti senza le garanzie che il nostro Paese impone, quindi con il glifosato e i concimi con un alto tasso nocivo, che non vengono controllati perché non hanno le nostre regole stringenti e sui quali la manodopera incide per un ventesimo rispetto a noi. Pensate che il costo medio di un agricoltore dedito alla raccolta degli agrumi è di circa 50 euro al giorno, mentre in Tunisia, Marocco ed Egitto è di 4 dollari al giorno.
  Se quindi apriamo a questi Paesi, come purtroppo è stato fatto, senza dazi e senza regole, come possiamo pensare di garantire prodotti remunerativi ai nostri agricoltori? È impossibile, tanto che ci si trova dinanzi ad una drammatica scelta: raccogliere i prodotti sfruttando chi è più debole di te (e qui si insinua il caporalato) o decidere, come purtroppo molti fanno per non delinquere, di lasciarli marcire sui propri terreni. Questa è la scelta drammatica che ogni giorno i miei concittadini, i concittadini di quella parte d'Italia, che è il Sud, in cui si hanno prodotti così poveri, devono compiere.
  Sollecito quindi questa Commissione a lavorare ad una riforma della legge n. 199 del 2016, provando a costruire condizioni Pag. 6affinché il caporalato venga sconfitto non solo con attività di repressione, che è giusto che vi siano e devono essere sempre più aspre, ma anche favorendo una politica di protezione dei nostri prodotti agrumicoli, di freno dei prodotti agrumicoli che entrano nei nostri mercati a scapito dei nostri consumatori.
  Auspico che lo si faccia avendo ben presente che non vi è alcuna vocazione antropologica allo sfruttamento: il Sud non è solo la finestra del Mediterraneo, è il luogo in cui vi è stata la Magna Grecia, è un luogo di cultura e di integrazione per definizione. Non vi è quindi alcuna vocazione allo sfruttamento, ma vi è purtroppo una condizione economica che ci ha spinti, in alcune circostanze, a fare scelte così drammatiche.
  Un'ultima considerazione. Rosarno è anche il paese delle tendopoli, della rivolta dei migranti. Bisogna avere un approccio diverso al mondo della migrazione, non bisogna più pensare che la migrazione sia un fenomeno autopropulsivo che costruisce di per sé sviluppo, perché non è così. Se i fenomeni non vengono governati, le tendopoli tenderanno ad aumentare. Noi ne abbiamo una nei nostri territori che con fatica stiamo cercando di smontare, ma esiste da dieci anni; perciò o si ha la capacità di governare il fenomeno della migrazione all'interno di una politica del lavoro più complessa, che miri ad integrare queste persone, o altrimenti saremo costretti a vivere, ancora oggi, in una condizione di degrado e di lotta tra poveri, che creerà solo tensioni e non consentirà di auspicare quell'integrazione che ognuno di noi vorrebbe.

  ANTONIO RAGONESI, responsabile per l'Area sicurezza e legalità, protezione civile dell'ANCI. Sono Antonio Ragonesi, responsabile per l'Area sicurezza e legalità dell'ANCI. Intervengo solo per aggiungere a quanto diceva prima il sindaco che per i dati facciamo riferimento a tutti gli studi di settore, ivi comprese delle ricognizioni, che a nostro avviso sono abbastanza puntuali, effettuate da organismi sia sindacali che datoriali del lavoro.
  A seguito del decreto-legge fiscale n. 119 del 2018 che ha istituito un Tavolo per una strategia complessiva di contrasto al caporalato, è attivo un apposito Tavolo nazionale al Ministero del lavoro, rispetto al quale ANCI si è assunta la responsabilità di seguire le attività che riguardano le accoglienze dei soggetti che sono sfruttati, che seguono questi fenomeni del caporalato.
  L'aspetto che tengo a sottolineare in questo specifico settore, che riguarda il superamento delle tendopoli e delle situazioni di disagio sui territori, è che l'approccio che stiamo tentando di concertare con le altre istituzioni coinvolte è quello di un superamento integrato del problema, non di risposte emergenziali, con una politica fatta attraverso soggetti istituzionali che, assumendosi ciascuno le proprie responsabilità, concertano un'azione territoriale condivisa rispetto ai diversi fenomeni di caporalato che si presentano nelle varie zone del Paese, da Nord a Sud.
  Faccio due esempi concreti: uno è quello di Rosarno, con le situazioni cui si accennava prima; l'altro è nel Nord del Paese, a Saluzzo, dove sono state individuate delle soluzioni che però hanno mostrato come di fronte a una capacità di offerta di accoglienza il fenomeno punti a saturare quell'accoglienza e a rispondere con ulteriori necessità non programmate. Questo significa che su un dato territorio, a fronte di quella che è la reale necessità, va pianificata una risposta, non semplicemente per far fronte alla specifica emergenza che si presenta, ma sulla base di quella risposta pianificata, letta insieme con i datori di lavoro, le organizzazioni sindacali, le prefetture e gli altri attori presenti sul territorio, ma coordinando un'attività di lungo periodo.
  Crediamo che a questo debbano seguire accordi in prefettura tra i vari soggetti; abbiamo individuato alcuni modelli e delle pratiche che possono fungere da riferimento per i vari territori, stiamo lavorando in quella direzione e cercheremo di contribuire per colmare quei ritardi ai quali il sindaco prima faceva riferimento.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  CARLO FATUZZO. Come è noto, sono stato eletto nelle liste di Forza Italia – Berlusconi Presidente e rappresento il partito dei pensionati. Mi complimento con il sindaco di Rosarno, perché mi ha ricordato che durante la mia prima legislatura al Parlamento europeo mi sono opposto in tutti i modi all'apertura di questo mercato comune tra il Nord Mediterraneo (Sicilia e sud d'Italia) e il Sud Mediterraneo (Tunisia, Marocco, Libia), perché mi sembrava la cosa più logica, in quanto con l'apertura del mercato comune le merci avrebbero potuto circolare liberamente e ci sarebbero arrivate delle sassate in testa!
  Lei mi conferma che proprio questo è uno dei motivi più importanti per cui diventa indispensabile spendere il meno possibile per raccogliere le arance. Non tutti siamo santi, c'è qualcuno che non è santo, ma è mafia o caporale (qualcuno li ha chiamati caporali, miracolosamente non è una parola americana, è di derivazione inglese, si capisce benissimo cosa vuol dire), quindi terrò conto di questo, per il poco che posso fare io, ma sono soprattutto i nostri deputati europei e i nostri governanti in sede di legislazione europea a dover intervenire.
  Questo è uno dei tanti campi in cui abbiamo subìto danni, c'è una infinita miriade di danni, perché sappiamo quello che succede nella legge legislazione, sociale, ambientale e lavorativa in altri Stati del mondo.
  La domanda che voglio porre è la seguente: potrebbe essere utile coinvolgere i servizi di ordine pubblico, i militari? Non sono competente a trovare una soluzione, però ai tempi dei tempi andai da militare di leva a Bolzano per i tralicci che saltavano in aria per l'indipendentismo di alcuni abitanti che risiedevano lì; il caporalato è un fenomeno del tutto diverso ma se in casi importanti si impiegano le forze dell'ordine, questo mi sembra un caso importante in cui impiegarle. In qualche modo bisognerà estirpare questa piaga, perché il fenomeno non è circoscritto ad un'azienda in cui si può fare un'ispezione all'improvviso. Teoricamente il loro impiego potrebbe essere utile per tentare di risolvere il problema?

  ANTONIO VISCOMI. Ero immerso nei pensieri perché ascoltavo il collega Fatuzzo e, al tempo stesso, dopo le parole del sindaco Idà e del rappresentante dell'ANCI avvertivo una strana sensazione, anche perché sentire parlare di vocazione antropologica allo sfruttamento, dal sindaco calabrese, ed essendo io calabrese, mi lascia estremamente perplesso. Mi hanno sempre insegnato, infatti, che il caporalato è in genere frutto di un mercato del lavoro, delle imprese estremamente immaturo, nel quale c'entra poco la vocazione antropologica; pertanto, richiamare la vocazione antropologica, sia pure per dire che questa non c'è, rischia di deviare il discorso.
  Le condizioni di sfruttamento del mercato del lavoro, e quindi l'uso del caporalato come forma particolare di sfruttamento del mercato del lavoro, riguardano, in realtà, in egual modo gli italiani e gli immigrati, la presenza di caporalato non è una prerogativa di tipo etnico. Il caporalato è semplicemente un modo di utilizzare la forza lavoro in modo errato, previsto dalla legge n. 199, almeno in una delle due tipologie sanzionatorie ivi disciplinate. Dovremmo, quindi, adottare questa prospettiva di comprensione della complessità dei mercati del lavoro.
  Il mercato del lavoro di Rosarno – non quello calabrese o quello meridionale – ha le sue specificità, con una variabile ambientale che si chiama mafia. Se trascuriamo questa variabile ambientale, alla fine facciamo dei discorsi molto teorici, senza scendere nel concreto.
  L'altra questione che voglio segnalare, che mi ha lasciato un po’ perplesso e sulla quale vorrei dialogare con voi, è quella della concorrenza con la Tunisia. La concorrenza è un dato ineliminabile; peraltro, non abbiamo soltanto la concorrenza con i Paesi del Maghreb, ma anche dentro l'Europa, con la Spagna. La concorrenza è fatta sulla base di due o tre variabili che sono ben note, perché per vendere un prodotto io ho due strade: o gioco sulla qualità o gioco sul costo. Pag. 8
  Noi dobbiamo decidere che tipo di gioco vogliamo fare con le nostre imprese: se vogliamo giocare sulla qualità o sul costo, perché a me pare che se metto alla prima variabile che si chiama mafia di cui ho parlato, aggiungo una seconda variabile, che è quella di giocare sull'abbattimento del costo, è ovvio che a quel punto la situazione diventa non governabile. Giocare sulla qualità significa, invece, puntare sull'innovazione, sulla ricerca, sullo sviluppo e sulla modernizzazione delle imprese agricole, con tutto quello che a ciò è connesso, e al quale accennava il Direttore di AGEA.
  L'altro tema che vorrei affrontare è quello dell'integrazione. È vero, quella quota di caporalato che nasce e vive in esperienze di comunità immigrate può essere affrontata soltanto nella misura in cui c'è un governo del territorio; a Rosarno non c'è stato questo governo del territorio. Governo del territorio significa in realtà assicurare un'integrazione tra comunità. Purtroppo, recentemente ho sentito parlare soltanto di ruspe. Ben vengano quelle ruspe se eliminano quella tendopoli, perché sono anni che diciamo di farlo. Se esiste un minimo di vivibilità in quelle zone è perché la regione Calabria si è fatta carico, con la Protezione civile, di una tendopoli bruttissima, ma comunque più dignitosa della baraccopoli che era stata incendiata.
  Si tratta quindi di un lavoro multilivello, perché l'integrazione nel territorio e il governo di questi processi richiede una sinergia di azione dei livelli centrali e dei livelli periferici. Mi pare di capire che questa sinergia di azione (lo vedremo poi con il Commissario straordinario, il prefetto Di Bari) non abbia funzionato bene, perché se da dieci anni c'è questa situazione e lei come sindaco di Rosarno vive da qualche anno questo problema insieme al sindaco di San Ferdinando, vuol dire che la questione non è stata affrontata.
  Capisco che lei abbia posto un problema che è arrivato sui giornali nazionali: le case prima agli italiani, ai rosarnesi, e poi agli immigrati. Ho apprezzato anche che lei ha precisato di non aver mai detto «prima ai rosarnesi», perché dire prima gli uni e poi gli altri significa negare quel governo del territorio che, invece, è necessario per l'integrazione.
  L'integrazione si ha se io governo a un livello multilivello e non creo contrapposizione fra poveri, perché creare contrapposizione fra poveri significa semplicemente non risolvere più il problema.
  Da questo punto di vista, vorrei chiedere al dottor Ragonesi di precisare meglio le buone pratiche che l'ANCI sta sperimentando per il governo di questo territorio, perché le buone pratiche partono da una presa di coscienza, da una visibilità del problema, da un riconoscimento del problema, mentre a me pare che in questi ultimi tempi si tenda a mettere la polvere sotto il tappeto e a nascondere i problemi, per tante ragioni e tanti motivi che non sto qui a dire, anche da un punto di vista normativo, come sentenze recenti ci dimostrano.
  Credo che la questione del caporalato sia un problema di mercato del lavoro e di sistema delle imprese e che sia un problema di competenza giocata più sul costo che sulla qualità; nella parte in cui riguarda l'immigrazione extracomunitaria pone un problema di integrazione, che è scaricato in questo momento sui sindaci, i quali mi pare siano spesso lasciati soli da tutto l'assetto multilivello di cui avremmo bisogno. Da questo punto di vista, forse, più che una modifica della legge n. 199, sarebbe opportuno precisare meglio quali sono queste buone pratiche, conoscerle, diffonderle, premiarle e incentivarle. Se quindi qualcuno mi cita qualche esempio di buona pratica, ne sarei veramente lieto.

  PRESIDENTE. Cedo la parola agli auditi per la replica.

  GIUSEPPE IDÀ, sindaco di Rosarno. Intanto grazie, onorevole Fatuzzo, per le sue congratulazioni. Con riferimento alla questione dell'ordine pubblico, faccio presente che credo di essere il sindaco che detiene il record di accessi in prefettura, perché in questi miei primi tre anni di amministrazione ho partecipato a centinaia di tavoli prefettizi; quindi non abbiamo problemi di Pag. 9ordine pubblico, perché il Prefetto Di Bari ha affrontato il problema impiegando risorse e uomini come mai fino a quel giorno, per governare sotto il profilo dell'ordine pubblico. Quello però è un metodo di governo del problema che ha per definizione una caratteristica emergenziale, cioè l'ordine pubblico è una conseguenza di quello che manca prima.
  Rispondo ora all'onorevole Viscomi sulla questione del governo del territorio. Le politiche di integrazione non sono politiche che possono essere messe in atto da un comune o da due comuni (lei faceva riferimento a Rosarno e a San Ferdinando), perché si tratta di piccole comunità con pochissime risorse umane ed economiche. Queste politiche in teoria dovrebbero essere messe in atto da un altro livello istituzionale: quello della regione Calabria, del Ministero dell'interno e dello Stato nelle sue articolazioni più autorevoli.
  Non vi sono state politiche di integrazione, al netto di un intervento, che è quello relativo ad una costruzione di 36 alloggi di edilizia sociale in una città in cui non si fa edilizia popolare da trent'anni, e nella quale al netto della ’ndrangheta, che è un fenomeno pervasivo e depressivo del territorio, vi è una realtà in cui la soglia di povertà è molto diffusa e in cui non si fanno politiche abitative per i cittadini. Immaginate, quindi, cosa significhi in questo contesto fare politiche abitative esclusivamente per i migranti!
  Se a ciò si aggiunge che queste politiche si fanno in prossimità di una scuola, significa costruire condizioni di degrado e ghettizzare realtà che non hanno bisogno di essere ghettizzate.
  In relazione alle polemiche nazionali a cui faceva cenno l'onorevole Viscomi, ritengo di avere fatto solo delle considerazioni di buonsenso. Rispetto all'amministrazione che mi ha preceduto – che tra l'altro apparteneva allo stesso partito dell'onorevole Viscomi – ho proposto di modificare la convenzione che prevede che i beneficiari di questi 36 alloggi siano solo migranti e di alternare ad una famiglia di migranti una famiglia di rosarnesi, che attende la casa popolare da trent'anni e vive in eguali condizioni di indigenza.
  Il sindaco è destinatario di decine e decine di istanze di cittadini che vivono in condizioni di povertà, che hanno figli e ambiscono ad avere eguali diritti rispetto alle assegnazioni delle case. Si è scatenata una polemica su tutti i giornali, che hanno titolato: «il sindaco dichiara: prima gli italiani». In realtà io ho detto che, al pari dei migranti, occorre riconoscere uguale dignità ai rosarnesi che vivono in condizioni di indigenza.
  Al netto delle polemiche, le comunico, onorevole Viscomi, che l'assessore regionale al lavoro Robbe, qualche giorno fa mi ha chiamato dicendomi che la mia proposta è passata, e che quindi riusciremo finalmente ad evitare che vi sia un ghetto, alternando a una famiglia di migranti una famiglia di rosarnesi indigenti.
  Lei faceva riferimento alla variabile ’ndrangheta che esiste sul nostro territorio, le do anche su questo un dato. Alle riunioni degli innumerevoli tavoli prefettizi alle quali ho partecipato ho ascoltato con le mie orecchie il questore dire che in questo momento la ’ndrangheta «se ne frega» degli agrumi, perché ha un'attività molto più redditizia che è la droga. Il porto di Gioia Tauro, purtroppo, è la finestra in Europa dei traffici di droga, e proprio questa mattina a Rosarno è stata brillantemente condotta dalla Guardia di finanza un'operazione in cui sono stati sequestrati 900 chili di eroina, che fruttano molto più di 900 chili di agrumi. Le do questa notizia qualora le sfugga, ma lo sa già.
  Ho fatto alcune considerazioni in ordine alla questione antropologica. Anch'io come lei so che non è una questione antropologica; ho specificato questo per dire che noi abbiamo vissuto momenti nei quali l'agricoltura era forte e non vi erano fenomeni di caporalato, di sfruttamento del lavoro nero. Negli anni Novanta venivano i lavoratori dai Paesi dell'Est e non vi erano difficoltà all'integrazione perché una realtà economicamente forte è in grado di assorbire e di governare i fenomeni, mentre in una realtà economicamente depressa, come la nostra, e lasciata da sola – come siamo Pag. 10lasciati soli noi sindaci di Rosarno e di San Ferdinando – dallo Stato centrale, per alcuni versi, e dal Governo regionale, per molti altri, il fenomeno è ingestibile.
  Signor presidente, Rosarno è una città di 15.000 abitanti. Lei consideri che nella stagione invernale, che è il periodo di raccolta degli agrumi, ci sono circa 4.000 migranti. Non esistono evidenze scientifiche – il professor Viscomi forse ci può dare conferma di questo – di realtà economicamente così depresse, in cui insiste un fenomeno criminale così forte e così penetrante, che abbiano la forza di poter governare un processo di tali dimensioni e di integrare 4.000 africani. Per definizione, si tratta di cittadini fluttuanti, che non hanno alcuna voglia di integrarsi, perché attendono la fine della stagione agrumicola per andare in Puglia o in Campania a raccogliere le fragole e i pomodori, e che, in alcuni casi, non hanno alcun rispetto delle regole del vivere civile.
  Noi siamo al terzo esperimento di gara di raccolta differenziata, onorevole Viscomi. Nessuno a Rosarno vuole fare la raccolta differenziata. Una delle ragioni è che abbiamo circa 1.000 cittadini bulgari di etnia rom e circa 3.000 africani che, purtroppo, loro malgrado, si disinteressano totalmente di differenziare la plastica dal vetro, dall'alluminio e dall'umido, e non siamo nemmeno in grado di poterli disciplinare e abituare, perché «se ne fregano» delle multe, in quanto il più ricco è titolare di una bicicletta e, quindi, non è in nessun modo in grado ...

  PRESIDENTE. Rimaniamo sulla questione, sindaco Idà. Vedo che l'onorevole Viscomi mi ha chiesto di intervenire. Non vorrei spostare il focus della discussione su altro.

  GIUSEPPE IDÀ, sindaco di Rosarno. Concludo. Vediamo se ci sono comuni che hanno una stessa condizione di partenza.
  Al netto di questo, le mie considerazioni, signor presidente, erano relative al governo del territorio. I sindaci delle realtà come la mia – speriamo siano poche, in realtà sono pochissime che vivono questa condizione di drammaticità, non fosse altro perché noi siamo il caso più clamoroso – non sono in grado di poterlo governare. Noi abbiamo undici vigili, non siamo in grado di governare questo territorio. La regione Calabria e il Ministero dell'interno devono darci una mano anche sotto il profilo economico, perché chiaramente governare questi processi implica anche delle risorse economiche che non abbiamo. Noi non siamo destinatari di contributi statali né di contributi regionali che mirino al governo di una fenomenologia così complessa.
  Faccio un'ultima considerazione sulla concorrenza, onorevole Viscomi. Lei faceva riferimento a una scelta giusta, legittima: puntare sulla qualità o puntare sul prezzo? Purtroppo, lei sa meglio di me che spesso non è l'agricoltore a fare questa scelta, ma chi governa i processi, in questo caso la grande distribuzione. Spesso la grande distribuzione va alla ricerca di un prodotto a basso costo e, quindi, si può puntare al massimo sulla qualità, ma gli agrumi in alcune circostanze rimangono sugli alberi. Questo era quello che volevo dire e spero di essere stato abbastanza chiaro.

  PRESIDENTE. Visto che abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione, do nuovamente la parola all'onorevole Viscomi che ha chiesto di svolgere un'integrazione.

  ANTONIO VISCOMI. Grazie presidente. Sentire che a Rosarno la ’ndrangheta non incide sul mercato del lavoro agricolo mi fa molto piacere, scopro una buona realtà. Informeremo di questo il procuratore Gratteri, che conduce un'operazione anti ’ndrangheta al giorno, perché così siamo tutti belli e pacifici.
  Il problema, però, è che in tutto il suo discorso, signor sindaco, l'unica questione seria che riguarda il caporalato è quella che attiene al rapporto con la grande distribuzione, e lei l'ha affrontata nell'ultima parte del suo intervento, dedicandogli gli ultimi secondi; per il resto, si è intrattenuto nei discorsi sull'incapacità degli immigrati di gestire la raccolta differenziata in quanto Pag. 11non sarebbero soggetti educabili. Osservo che tale affermazione, pronunciata da chi, come lei, ha iniziato il suo discorso parlando della Magna Grecia, dovrebbe risuonare un po’ contraddittoria. Il problema non si risolve in questo modo, considerando gli altri incapaci di essere educati. Questo sfiora pratiche culturali molto distanti dalla Magna Grecia, da me e forse da tante altre persone.
  In secondo luogo, se il problema fosse un problema della regione Calabria, sarebbe stato già risolto. Lei sa meglio di me che la regione Calabria non ha competenza su questa materia, tant'è che c'è il commissario straordinario Di Bari che è un commissario ministeriale, quindi non c'è competenza della regione.
  Mi fa piacere che lei, mentre all'inizio ha detto che è un problema della regione Calabria, alla fine ha detto che è un problema del Ministero dell'interno e della regione Calabria. Capisco che nella regione Calabria siete in campagna elettorale, però quando si affrontano questi problemi bisogna avere una seria consapevolezza del carattere multilivello. Il problema va affrontato in modo sinergico fra le varie situazioni e invece così probabilmente non è stato.
  La ringrazio per le sue precisazioni. Credo che i colleghi avranno modo di trovare facilmente l'articolo di Toni Mira pubblicato su Avvenire che riportava le sue parole, sindaco, sulla questione delle case ed è utile per comprendere il problema della casa. C'era una convenzione e c'erano dei fondi comunitari destinati ad hoc, quindi c'era un vincolo ben preciso, che è stato modificato nel corso del tempo.
  Scopro – lo ripeto – che a Rosarno la ’ndrangheta non incide. Vorrei dirlo ai rappresentanti di GOEL Bio che erano qui un paio di settimane fa e che hanno fatto un discorso molto chiaro sulla qualità del processo produttivo. Li informerò che non è questo il punto della questione.
  Credo che non si possa generalizzare dicendo «la comunità immigrata bulgara non rispetta, non è educabile, la comunità immigrata non è educabile». L'unica cosa importante è veramente il rapporto con la grande distribuzione. È l'unica questione seria, quando si parla di caporalato, emersa da tutto il discorso che lei ha fatto.

  MARIA CHIARA GADDA. Io vorrei approfittare della presenza del rappresentante dell'ANCI per allargare il tema, perché non vorrei si pensasse che il fenomeno del caporalato sia concentrato soltanto nel Sud d'Italia o soltanto nella città di Rosarno.
  Da questo punto di vista vorrei, se possibile, un allargamento della questione al fenomeno del caporalato anche nelle altre regioni d'Italia, perché il fenomeno c'è nelle campagne dell'Astigiano, così come nel Mezzogiorno, in Calabria e in Sardegna, in tutte le regioni dove ci si confronta con un mercato del lavoro molto complesso e con varie presenze della criminalità organizzata che è diffusa sul territorio nazionale.
  Vorrei riprendere una domanda del collega Viscomi a cui non è stata data risposta. Vorrei sapere, anche per consentire a realtà come quella di Rosarno di beneficiare di buone pratiche, se esistono delle iniziative su altri territori nazionali che sono state messe in campo non soltanto in materia di politiche abitative, ma anche su un altro tema che è quello del trasporto.
  Se facciamo una fotografia relativa a tutti gli ambiti in cui il fenomeno del caporalato colpisce, vediamo che non colpisce soltanto in campo, ma anche nelle altre fasi in cui viene «presa in carico» la persona. In precedenti audizioni abbiamo audito altri soggetti che hanno parlato appunto di buone pratiche relativamente a politiche territoriali di gestione del trasporto pubblico. Vorrei capire come strappare dalle mani della criminalità organizzata e dalle mani del caporale anche questa fase.
  Concludo affrontando un altro aspetto. Si è focalizzata l'attenzione, come ricordava il collega Viscomi, sulla concorrenza con i Paesi non europei. Altri Paesi europei hanno affrontato il tema anche dal punto di vista dell'innovazione e della meccanizzazione. Ci sono delle colture e ci sono dei processi produttivi che possono essere meccanizzati. Si contrastano i livelli bassi dei prezzi anche con un'innovazione. Vi chiedo, pertanto, se anche da questo punto di vista Pag. 12avete delle esperienze sul territorio nazionale. Ovviamente non tutte le colture e non tutte le produzioni possono essere meccanizzate: raccogliere le viti in terreni di montagna probabilmente è più difficile, mentre per il pomodoro o altre colture questo è possibile. Vi chiedo se come ANCI vi sentite anche di richiedere o di proporre delle misure che possano essere recepite a livello nazionale per incentivare anche questo aspetto.

  MARIA SPENA. Innanzitutto, sindaco, lei mi trova pienamente d'accordo con quanto ha affermato. Prendo atto del disagio sociale e, quindi, di una vita quotidiana difficile da affrontare nel suo comune.
  Vorrei concentrarmi sull'inizio del suo intervento, quando ha parlato della necessità di riuscire a garantire il reddito ai nostri agricoltori. Credo che sia questo il punto focale dell'attività della Commissione Agricoltura. Se ci concentriamo su questo aspetto del sostegno al reddito degli agricoltori nel settore agrumicolo, ma in tutti gli altri settori dell'agricoltura, non c'è caporalato che tenga. Mi collego al discorso dell'abbattimento delle imposte e delle tasse, perché è chiaro che se noi riusciamo ad abbattere il sistema delle tasse, tutti possono pagare le imposte che sono dovute. Credo che anche nel settore dell'agricoltura senza un sostegno dignitoso al reddito dei nostri agricoltori non c'è lotta al caporalato che tenga, non c'è made in Italy che tenga, perché diversamente è chiaro che agli agricoltori conviene non raccogliere e, quindi, lasciare la frutta a terra.
  Anche se è andato un po’ in là nel suo intervento, capisco bene che ciò che ha detto è tutto strettamente collegato e, quindi, noi sosteniamo le sue considerazioni e nei prossimi lavori della Commissione Agricoltura sicuramente seguiremo Rosarno più da vicino.

  MARIA CRISTINA CARETTA. Ringrazio anch'io il sindaco, che a mio avviso, ha toccato un argomento importante. Lei ha parlato di persone che sono nel nostro territorio in maniera irregolare. Condivido il fatto che, se il nostro Paese deve ospitare delle persone che arrivano da altri Paesi più poveri, o comunque da altri Paesi, dobbiamo garantire una vita dignitosa a queste persone. Mi chiedo, in base al discorso che lei ha fatto, se effettivamente il caporalato è legato anche a queste persone, se riusciamo ad avere delle stime se sono stati fatti dei controlli. Si tratta solo di persone che sono nel nostro territorio in maniera irregolare e che poi ovviamente sono reclutate per fare questi lavori? Giustamente, come lei ha detto, ci sono 4.000 africani che arrivano a Rosarno e che poi, finito il lavoro del raccolto, si spostano in Puglia. Cosa serve? Noi come Commissioni dobbiamo anche tentare di capire come bloccare questo fenomeno.
  Mi soffermo sulla questione dell'inasprimento delle pene. Vengono seguiti i controlli e vengono trovate persone che sono in Italia in maniera irregolare e devono essere espulse, ma, a mio avviso, deve pagare anche l'imprenditore che accetta di avere queste persone nella propria azienda e avere così uno strumento in più per bloccare questo fenomeno. Sicuramente sarà legato anche a un discorso di mafia, però principalmente credo ci sia un aspetto da regolarizzare.
  Lei, sindaco, mi trova al suo fianco anche in relazione all'altro aspetto che non attiene all'oggetto dell'audizione, ma sul quale ci ha fornito uno spaccato chiaro. Se dobbiamo garantire abitazioni per gli immigrati, dobbiamo garantirle anche per cittadini che vivono nella nostra Italia e che sono in una condizione di disagio. La ringrazio per averci portato questa testimonianza.

  ANTONIO RAGONESI, responsabile per l'Area sicurezza e legalità, protezione civile dell'ANCI. Con riferimento alla domanda che è stata formulata, credo che un contributo fondamentale che le Commissioni riunite attraverso questa indagine conoscitiva possono fornire al Paese è quello di dotare il Paese di una mappatura dei territori. Non so se è a vostra conoscenza, ma una mappatura non esiste.
  L'unica mappatura che sono riuscito a recuperare lavorando a livello istituzionale Pag. 13come coordinatore del Tavolo sulla strategia di approccio contro il caporalato è quella della Fondazione Placido Rizzotto, che è stata realizzata circa un anno fa, e che prevede una mappa dei territori implicati secondo la gravità e la severità del fenomeno del caporalato, in base alle stagioni delle filiere produttive. Non bisogna tenerle in seconda considerazione, perché, a seconda della filiera produttiva e della stagionalità dei prodotti, noi muoviamo i flussi secondari di lavoratori tra i territori che caratterizzano la più o meno marcata stagionalità della presenza sul territorio.
  Per chi ha la responsabilità del governo del territorio e deve muovere soluzioni alloggiative legate alla presenza di questo bisogno, è estremamente importante capire, analizzare e formulare quelle proposte integrate di cui parlavo prima. Se mi posso permettere, sarebbe estremamente importante per chi si occupa di questo fenomeno avere innanzitutto una mappatura complessiva dei territori.
  L'altro aspetto rilevante, come ho già detto, è la necessità di avere un approccio sistematico e integrato, legato anche all'accoglienza, a cui si è fatto più volte riferimento prima. Tuttavia, mi permetto di segnalare un aspetto, che non riguarda una competenza specifica, ma che ho potuto osservare, che è quello dei decreti flussi legati anche ai decreti flussi della stagionalità, che non hanno alcuna corrispondenza con il mercato, cioè con il bisogno che il Paese esprime in termini di lavoratori.
  Questo comporta un fenomeno di impiego dei cittadini comunitari – prima si faceva riferimento a dei cittadini rom bulgari, ma potremmo continuare il discorso rispetto a quello che osserviamo in Sicilia, nel ragusano, oppure nel Nord Italia, in Veneto – è un tema estremamente significativo, perché la distorsione di una serie di fenomeni che si concentrano o si diradano nei territori è legata a un'assenza di politica di programmazione di stagionalità nel nostro Paese. Sarebbe estremamente importante, invece, ragionare in termini non pregiudiziali, ma più oggettivi possibili per capire di quanta manodopera si ha bisogno, in quali periodi se ne ha bisogno e puntare in questo senso a incentivi e disincentivi con i Paesi di provenienza per avere questa manodopera legata alle attività stagionali.
  Le soluzioni alloggiative in questo senso sono totalmente diversificate a seconda di queste esigenze territoriali e a seconda dei beneficiari. Noi avremmo, quindi, territori in cui questa stagionalità è più lunga e non avrebbe senso ristrutturare una caserma da dare in gestione a un soggetto di privato sociale per un'accoglienza temporanea dei lavoratori, come avviene in alcune parti d'Italia e come è buona pratica – ve la segnaliamo – piuttosto che optare per soluzioni che puntano verso una maggiore integrazione dei soggetti su quel territorio. Vi sono territori che vedono nel raggio di 30-40 chilometri, attraverso diverse filiere produttive, una maggiore capacità di presenza sul territorio, su una «stagionalità» – permettetemi il termine – più lunga e, quindi, occorrono soluzioni che anche dal punto di vista di chi si occupa di fornire risposte di governo del territorio devono essere di più lungo periodo. Vi faceva riferimento anche il sindaco di Rosarno.
  Inoltre, si è accennato al grande tema del trasporto. Vi è un tavolo specifico dedicato al tema dei trasporti che sta cercando di osservare, come noi stiamo tentando di fare, cosa avviene sul territorio per fornire indicazioni utili.
  Da questo punto di vista, mi permetto di segnalare che noi lavoriamo anche sul fenomeno della contraffazione. Abbiamo studiato il Rapporto Agromafie del procuratore Caselli e lavoriamo al Consiglio nazionale anticontraffazione. Anche questo tema è legato alla capacità che abbiamo come territori di prevenire alcuni fenomeni, anche mettendo in campo eventualmente risorse legate alle polizie locali per contrastare i fenomeni attraverso un «controllo più stringente di tipo sociale».
  Il tema è, però, che senza una mappatura e senza una cabina di regia, che ritarda una partenza, come diceva il sindaco prima non vi è in questo momento un punto di riferimento. Qualcosa si sta tentando di fare. Il sindaco stesso nelle commissioni, Pag. 14 non solo immigrazione, ma anche sicurezza dell'ANCI, sollecita indicazioni da fornire sul territorio per contrastare taluni fenomeni. Ci stiamo provando.
  È assolutamente necessario realizzare un punto di riferimento nazionale. Oggi abbiamo la cabina di regia; ebbene, manteniamola, perché abbiamo sempre la buona abitudine di innamorarci di nuove sigle, nuovi centri, nuovi acronimi. Qui manca una strategia, quindi manteniamo nel tempo un punto di riferimento certo e cerchiamo di dare gambe a queste buone pratiche.

  MARIA CHIARA GADDA. Ringrazio per la risposta e anche per questo ulteriore punto di sollecitazione che il rappresentante di ANCI ci ha fornito. La stagionalità non riguarda soltanto i prodotti, ma anche le persone che si muovono sulla base della stagionalità dei prodotti; quindi a questo punto le soluzioni innovative devono riguardare anche le politiche abitative.
  Vorrei aggiungere una domanda per il sindaco Idà. Lei ha fatto riferimento alla necessità di case popolari. Nel vostro caso specifico, che ha effettivamente una peculiarità rispetto ad altre zone d'Italia, riscontrate invece una presenza stanziale delle persone oppure tale presenza è legata anche nel vostro caso alla stagionalità? Da questo punto di vista, avete una misurazione del fenomeno? Avete lo stesso numero di persone durante l'anno, anche quando la raccolta non c'è, oppure assistete anche voi a questa mobilità? Se avete un fenomeno di mobilità e di stagionalità, a questo punto la risposta delle case popolari non può e non deve essere l'unica.

  MARIO LOLINI. Al di là di tutte le problematiche che sono state affrontate oggi, per cui ringrazio gli auditi, credo che la responsabilità più grande del problema dell'agrumicoltura del Sud d'Italia sia dovuta soprattutto ai trattati commerciali che sono stati conclusi negli anni precedenti con l'Algeria e la Tunisia.
  Stranamente questi trattati commerciali hanno generato delle storture a livello economico per quanto riguarda l'agricoltura, ma soprattutto per quanto riguarda il mercato degli agrumi, perché le importazioni vere che provengono dall'Algeria e dalla Tunisia sono determinate; il quantitativo non può produrre delle grosse discrepanze per quanto riguarda il mercato degli agrumi, quindi significa che c'è un mercato parallelo.
  Purtroppo tutti sanno che c'è un mercato parallelo tra il Nord Africa e i mercati italiani che avviene al nero. Questo produce effettivamente tutte le problematiche conseguenti relative all'abbassamento dei prezzi, ai problemi per gli agricoltori e al lavoro nero, perché bisogna agire sul costo e, quindi, anche gli stessi agricoltori si approvvigionano con il lavoro nero. Se, come ha detto lei, sindaco, in Africa un lavoratore costa 4 euro al giorno e da voi costa 50 al giorno – da noi forse un po’ di più – su questo aspetto si gioca tutta la possibilità di convenienza della coltura stessa.
  Considerato che questo è anche un problema nostro, per quanto riguarda il Parlamento e per quanto riguarda la Commissione, occorrerebbe istituire una sorta di vigilanza su quello che sta accadendo in relazione al problema degli agrumi nel Sud d'Italia. Tra l'altro, il Governo è intervenuto sulla problematica degli agrumi con il decreto-legge emergenze agricole. Certamente io starei un po’ più attento a ciò che si sta verificando soprattutto negli agrumeti della Calabria, della Puglia e della Sicilia, perché qualcosa non torna.

  GIUSEPPE IDÀ, sindaco di Rosarno. Inizio dalle considerazioni dell'onorevole Viscomi. Io non ho mai detto che la ’ndrangheta non esiste, chiaramente; lei mi ha messo in bocca delle parole che non ho detto. La ’ndrangheta c'è ed è forte. Per fortuna, la magistratura nell'ultimo decennio, da Pignatone in poi, con Cafiero De Raho e ora con Bombardieri, ha assestato colpi micidiali alla ’ndrangheta e alla criminalità organizzata, specie nel reggino e nel mio territorio, confiscando beni che tra l'altro puntualmente abbiamo acquisito al patrimonio indisponibile dell'ente per tentare di valorizzarli al servizio della città. Dunque, la ’ndrangheta esiste. Ho detto semplicemente che la ’ndrangheta in questo Pag. 15 momento storico ha orientato i propri interessi verso qualcosa di più produttivo per lei, che non sono gli agrumi, quindi l'incidenza... (Intervento fuori microfono) Ne parli con il procuratore Gratteri, che su questo chiaramente è uno dei più esperti.
  Chiaramente la ’ndrangheta in questo momento – le citavo il caso di stamattina – si occupa di droga, perché la droga è molto più produttiva degli agrumi, quindi ha poco interesse a sfruttare i migranti per 25 euro al giorno.
  Il controllo del territorio è evidentemente un aspetto che la ’ndrangheta conosce bene e sul quale un maggiore controllo da parte delle forze dell'ordine, che già c'è – e per questo le ringraziamo – è sempre auspicabile. Tuttavia, con specifico riferimento al fenomeno del caporalato le posso confermare che da questo punto di vista il margine di vantaggio per la ’ndrangheta è molto inferiore alla possibilità di governare i flussi della droga, che è quella su cui purtroppo ormai ha una posizione di leadership mondiale.
  Non ho espresso alcuna considerazione ideologica sul fatto che i migranti non possano svolgere correttamente la raccolta differenziata, onorevole Viscomi. Io dico semplicemente che già abbiamo difficoltà noi a fare la raccolta differenziata – che per i cittadini del Nord ormai è un fatto scontato, mentre al Sud abbiamo qualche difficoltà in più – perché presuppone che vi sia un'abitudine ...

  PRESIDENTE. Sindaco, io mi permetto di sollecitarla a concludere la discussione sulla raccolta differenziata.

  GIUSEPPE IDÀ, sindaco di Rosarno. Volevo semplicemente dire che, differenziata o no, quando si ha a che fare con dei fluttuanti non si crea una condizione di abitudine per alcun genere di attività, quindi questo è un problema.
  Rispondo all'ultima domanda dell'onorevole Gadda. Certamente la nostra è una realtà che registra flussi in un determinato periodo dell'anno, che va dalla fine di ottobre alla metà di marzo, che è il periodo della raccolta degli agrumi. In quel periodo ci troviamo a governare una marea di gente, nell'ordine di 4.000 persone. In questo momento sono circa 700, se parliamo solo dei ragazzi africani, invece nel periodo invernale si aggirano intorno a 4.000.
  In relazione alle altre considerazioni espresse dall'onorevole Caretta, che ringrazio, faccio presente che ci sono delle realtà – non è solo il caso di Rosarno, signor presidente – che non sono in grado di assorbire in maniera indistinta migliaia di persone. Noi abbiamo 1.000 ettari di terreni vocati all'agrumicoltura. Facciamo un calcolo e vediamo che per 1.000 ettari c'è bisogno di 1.000 persone – cerco di banalizzare il discorso – e per loro costruiamo condizioni di accoglienza, che non significa dare 1.000 case, significa costruire condizioni di accoglienza e di dignità per gente che viene per lavorare, per poi spostarsi altrove, quindi occorre governare questo processo.
  L'onorevole mi chiedeva quale contributo possono offrire le Commissioni. Rispondo, dicendo innanzitutto che si deve applicare l'articolo 9 della legge n. 199, cioè andare avanti con una certa celerità sulla cabina di regia e fare in modo, per quanto possibile, di sottrarre ai caporali questa manodopera, per esempio attraverso l'istituzione di un trasporto locale. Spesso a trasportare i migranti presso gli imprenditori agricoli che sfruttano i lavoratori sono i migranti stessi. I caporali spesso sono coloro che fanno questo lavoro di intermediazione, sono nelle tendopoli, dotati di un furgone e li trasportano. Sottrarre il trasporto illegale affidandolo a un trasporto pubblico locale è già un buon modo per limitare il fenomeno.
  Mi soffermo, infine, sulla politica dei prezzi. Rispetto alla Magna Grecia, c'è un'area grecanica, che l'onorevole Viscomi conosce bene, che dista qualche decina di chilometri da noi, in cui si coltiva il bergamotto, che è un prodotto di eccellenza, che ha un costo reale molto più vantaggioso. Lì non si registrano fenomeni di caporalato. Perché? Dista da noi 50 chilometri. Perché là nessuno trova conveniente sfruttare qualcuno più debole di lui. Noi, purtroppo, abbiamo questo problema perché Pag. 16 la politica dei prezzi spesso ha sacrificato i nostri prodotti.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.25.