XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Martedì 28 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tripiedi Davide , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEL COSIDDETTO «CAPORALATO» IN AGRICOLTURA

Audizione di rappresentanti di INPS e INAIL.
Tripiedi Davide , Presidente ... 3 
Tridico Pasquale , presidente dell'INPS ... 3 
Tripiedi Davide , Presidente ... 5 
Petrotta Maria Sandra , direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS ... 5 
Tripiedi Davide , Presidente ... 6 
De Felice Massimo , presidente dell'INAIL ... 6 
Tripiedi Davide , Presidente ... 7 
De Felice Massimo , presidente dell'INAIL ... 7 
Tripiedi Davide , Presidente ... 7 
De Felice Massimo , presidente dell'INAIL ... 7 
Tripiedi Davide , Presidente ... 7 
Cariola Agatino , direttore della Direzione centrale Rapporto assicurativo dell'INAIL ... 7 
Tripiedi Davide , Presidente ... 8 
Costanzo Jessica (M5S)  ... 8 
Cenni Susanna (PD)  ... 8 
Viscomi Antonio (PD)  ... 9 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 10 
Tripiedi Davide , Presidente ... 12 
Cantone Carla (PD)  ... 12 
Tripiedi Davide , Presidente ... 13 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 13 
Tripiedi Davide , Presidente ... 14 
Tridico Pasquale , presidente dell'INPS ... 14 
Tripiedi Davide , Presidente ... 15 
Tridico Pasquale , presidente dell'INPS ... 15 
Tripiedi Davide , Presidente ... 15 
Petrotta Maria Sandra , direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS ... 15 
Tridico Pasquale , presidente dell'INPS ... 16 
Cantone Carla (PD)  ... 16 
Tridico Pasquale , presidente dell'INPS ... 16 
Cantone Carla (PD)  ... 16 
Tripiedi Davide , Presidente ... 17 
Cantone Carla (PD)  ... 17 
Tripiedi Davide , Presidente ... 17 
De Felice Massimo , presidente dell'INAIL ... 17 
Tripiedi Davide , Presidente ... 17 
Cariola Agatino , direttore della Direzione centrale Rapporto assicurativo dell'INAIL ... 17 
Tripiedi Davide , Presidente ... 18 
Petrotta Maria Sandra , direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS ... 18 
Tripiedi Davide , Presidente ... 18 

ALLEGATO: Documento depositato dal prof. Pasquale Tridico, presidente dell'INPS ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
DAVIDE TRIPIEDI

  La seduta comincia alle 13.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di INPS e INAIL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura, l'audizione di rappresentanti di INPS e INAIL.
  Segnalo che sono presenti il presidente dell'INPS, Pasquale Tridico, e la dottoressa Maria Sandra Petrotta, direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS. Per l'INAIL, sono presenti il professor Massimo De Felice, presidente, e il dottor Agatino Cariola, direttore della Direzione centrale Rapporto assicurativo.
  Nel ringraziare i nostri ospiti, do la parola al professor Pasquale Tridico.

  PASQUALE TRIDICO, presidente dell'INPS. Buongiorno a tutti. Buongiorno, presidente. Buongiorno, onorevoli deputati. Segnalo preliminarmente che depositerò agli atti delle Commissioni riunite il testo della mia relazione.
  È un tema, questo del caporalato, su cui siamo stati sollecitati e purtroppo vi devo dare conto di una situazione che definirei drammatica. È vero, c'è stata una legge, la n. 199 del 2016, che ha una portata normativa abbastanza efficace, che va nella direzione della risoluzione di un problema.
  Tuttavia, emerge un paradosso, che è il seguente: quando la legge n. 199 del 2016 è entrata in vigore, abbiamo scoperto di avere un fenomeno di caporalato più esteso di quanto in effetti pensassimo prima. Evidentemente, perché la legge è efficace nel rintracciare il caporalato, ma anche perché evidentemente prima l'avevamo sottovalutato.
  Le modifiche normative introdotte nel 2016 forniscono strumenti di sostegno e di tutela in favore dei lavoratori stagionali in agricoltura con il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità; prevedono un graduale allineamento delle retribuzioni di settore; estendono la responsabilità penale anche agli utilizzatori; intensificano l'attività di vigilanza ispettiva per il contrasto del fenomeno.
  È previsto anche un tavolo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, anzi sei tavoli, uno dei quali coordinato dalla dottoressa Petrotta, che, se ci sarà tempo, potrà intervenire.
  Anche saltando parti della relazione, che magari potrete leggere successivamente, vorrei sostanzialmente disegnare quale potrebbe essere una linea di riforma o di proposta di riforma del settore. Gli ispettori INPS svolgono all'interno del sistema di controllo sul caporalato una funzione importante. Tuttavia e paradossalmente, è questa una delle funzioni meno importanti, proprio perché noi non abbiamo il controllo del territorio. Mentre abbiamo una maggiore incidenza sulla logistica, sull'edilizia, su altri settori in cui recuperiamo crediti di evasione contributiva e riusciamo Pag. 4a essere più forti, in agricoltura no. Perché?
  Evidentemente c'è una scarsità significativa di risorse. I nostri ispettori non riescono a essere presenti sul territorio. C'è stata una riduzione molto forte del personale ispettivo, che risulta anche in allegato alla memoria che ho depositato. Non riusciamo, quindi, a controllare un territorio che è molto esposto alla connivenza mafiosa e criminale. Il problema del caporalato è un problema di criminalità organizzata, e non solo di lavoro irregolare.
  L'INPS è bravo a fare controlli sul lavoro irregolare, ma bravo relativamente, con tutti i limiti che in Italia ci sono per tale attività. L'INPS è bravo a fare il controllo del lavoro irregolare, ma non può contrastare la criminalità. Il caporalato è molto spesso espressione della criminalità organizzata.
  La mia proposta si articola su tre linee: innanzitutto, rafforzare l'organico ispettivo dell'Istituto, proprio per renderlo attore principale sui terreni agricoli nel controllo del caporalato. Proporrei una task force di ispettori INPS dedicati essenzialmente al contrasto al caporalato.
  Noi facciamo una volta all'anno delle cosiddette campagne di contrasto al caporalato. Sono molto efficaci, ma sono fatte con le risorse esistenti dedicate a tutte le ispezioni, dall'edilizia fino alla logistica. All'interno di queste, dedichiamo una volta all'anno una campagna specifica, che riesce a essere molto efficace durante un periodo particolare dell'anno, che può essere durante la vendemmia o durante una particolare raccolta. Immaginate di avere sempre a disposizione presso l'INPS una task force di contrasto al caporalato con ispettori a ciò dedicati.
  In secondo luogo, c'è già una funzione importante, gestita da AGEA, di controllo degli appezzamenti terrieri attraverso droni. Oggi, il controllo sui territori diventa difficile proprio perché spesso c'è una difficoltà a raggiungere determinate zone. I droni, che già controllano gli appezzamenti, ci restituiscono la redditività di questi appezzamenti. Se io ho una redditività di un appezzamento terriero, in base alla conformazione del territorio, di cento, non posso aver dichiarato con riferimento a quel medesimo territorio cinquanta lavoratori. Evidentemente, questa differenza è dovuta a un fenomeno di elusione. Vado, a quel punto, a controllarla.
  Dopo quest'analisi, che ovviamente non ho il tempo di approfondire, concluderei essenzialmente con queste due linee di proposta di intervento: l'una, mirata a creare una task force di ispettori dedicati al contrasto del caporalato, soltanto a questo, evidentemente con risorse aggiuntive; l'altra, l'utilizzo di convenzioni anche con AGEA o con altre istituzioni che si occupano di agricoltura, e mi viene in mente ISMEA, ma anche la stessa AGEA, per l'utilizzo di strumenti tecnologici, appunto i droni, attraverso i quali si possano fare confronti tra appezzamenti e redditività, e quindi specifici controlli mirati sul territorio da parte di quella task force degli ispettori.
  Nel breve tempo che ancora mi è rimasto, vorrei darvi alcuni numeri per quantificare l'attività di vigilanza che svolgiamo.
  Nel contesto descritto, il personale di vigilanza ispettiva dell'Istituto svolge un ruolo chiave, soprattutto in relazione all'esperienza e alle conoscenze acquisite nel tempo in materia di contrasto al fenomeno in questione e alle forme di impiego irregolare nel settore agricolo complessivamente considerato.
  Con riferimento a quest'ultimo settore, per citare i risultati più recenti, nel triennio 2016-2018 sono stati effettuati circa 5.000 accessi ispettivi, di cui il 79 per cento con esito positivo, i quali hanno consentito di pervenire ai risultati che seguono: accertamenti contributivi per un valore di 61 milioni di euro circa; minori prestazioni per un valore di 228 milioni di euro circa; totale accertato 290 milioni di euro circa; 3.887 ispezioni positive; 2.871 lavoratori irregolari in nero; 5.065 lavoratori irregolari non in nero, cioè quella parte «grigia»; 7.936 lavoratori irregolari in totale. Ovviamente, la maggior parte di questi si colloca nel sud, per il 90 per cento, soprattutto per quanto riguarda il lavoro fittizio. Questo è un altro problema su cui vorrei attirare la vostra attenzione. Pag. 5
  In questo biennio abbiamo accertato in agricoltura circa 93.700 rapporti di lavoro fittizio. Sapete che cosa succede? L'INPS, in relazione a tali rapporti fittizi di lavoro, eroga prestazioni, come la disoccupazione o la malattia, a gente che effettivamente non lavora.
  Le stesse posizioni fittizie, siccome, evidentemente, quei rapporti di lavoro sono legati a necessità effettive del territorio, vengono effettivamente coperte da lavoratori completamente al nero, reclutati attraverso il caporalato. In pratica, non registriamo rapporti effettivi, ma fittizi, in relazione ai quali eroghiamo prestazioni, ma i lavori vengono effettivamente svolti da lavoratori irregolari, i quali, non solo sono completamente irregolari, ma in ogni caso non avrebbero nemmeno diritto a prestazioni, quali la disoccupazione agricola, la malattia o i diritti sociali concessi in seguito alle prestazioni regolari.
  Il numero dei rapporti fittizi in agricoltura in questo triennio è di 93.755, un numero impressionante, che si concentra nelle regioni del sud, ma non solo.
  Abbiamo poi fatto un'analisi quantitativa che incrocia anche i dati dell'ISTAT, a mio parere molto interessanti.
  Dal 2011, abbiamo un aumento molto forte sia nel centro, sia nel sud, sia nel nord, del fenomeno del caporalato. Al nord, questo si concentra non soltanto in agricoltura, ma anche in settori quali le costruzioni e la logistica. Vuol dire che il problema richiede un approccio complessivo, differenziato per settori di produzione: diversamente in agricoltura, diversamente nel settore logistico, diversamente tra nord, sud e centro.
  C'è una correlazione molto forte, che il nostro Centro studi riesce a cogliere, tra il tasso di criminalità, misurato in termini di rapine in generale, e gli autori di caporalato. Sostanzialmente, laddove c'è maggiore criminalità, c'è maggiore caporalato. Che cosa vuol dire? Che il caporalato si annida, non solo all'interno di contesti «normali» di lavoro irregolare, ma, come dicevo all'inizio, anche proprio in contesti criminali, in contesti in cui l'organizzazione viene gestita con metodi criminali.
  Anche per questo è necessario creare una task force di ispettori che collabori con la Guardia di finanza, con le Forze dell'ordine e con la magistratura. Devo dire che la previsione del ruolo ad esaurimento degli ispettori INPS mette a rischio il raggiungimento dell'obiettivo di creare una task force. Proprio in questa aula, qualche settimana fa ho avuto modo di reiterare la richiesta al legislatore di rivedere il decreto legislativo n. 149 del 2015, che prevede l'esaurimento del ruolo degli ispettori. Quello è sicuramente un fattore negativo, a nostro parere, che non aiuta la corretta capacità di far emergere il lavoro nero in generale, e, nella fattispecie, anche di contrastare il caporalato.
  Penso che il tempo a mia disposizione sia esaurito, ma vorrei lasciare la possibilità di intervenire, se il presidente me lo concede, alla dottoressa Petrotta, che può dire che cosa si sta facendo al tavolo che lei coordina. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, dottoressa.

  MARIA SANDRA PETROTTA, direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS. A seguito dei noti fatti di cronaca dell'estate 2018, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha istituito il Tavolo del caporalato, che successivamente è stato articolato in sei gruppi di lavoro per l'approfondimento di tematiche specifiche.
  Uno di questi gruppi di lavoro viene coordinato dall'INPS, in particolare da me, e riguarda i lavori della cabina di regia della Rete del lavoro agricolo di qualità.
  In questi tre anni di funzionamento della cabina di regia, abbiamo potuto registrare che le adesioni alla Rete del lavoro agricolo di qualità sono assolutamente inferiori alle aspettative, se è vero, com'è vero, che le aziende iscritte sono circa 3.600, rispetto a un potenziale di 120.000 aziende con dipendenti e di 200.000 coltivatori. Abbiamo percepito che l’appeal dell'adesione alla Rete di lavoro agricolo di qualità è troppo basso.
  Ci siamo interrogati, in questi anni di funzionamento della cabina di regia, sui motivi che scoraggiano l'adesione o la richiesta Pag. 6 di adesione da parte delle aziende. Probabilmente, i requisiti sono troppo stringenti, anche se, alla fine, la cabina di regia svolge accertamenti soltanto sugli atti. Non è immaginabile, infatti, che tutti i requisiti possano essere puntualmente verificati.
  La cabina di regia si è data un proprio regolamento interno, oggi al vaglio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, perché, essendo approvato con un decreto ministeriale, acquisti una particolare cogenza e possa indicare criteri certi e soprattutto omogenei per la trattazione delle istanze di adesione alla Rete.
  Inoltre, c'è stata una preoccupazione diffusa tra le aziende – ce lo hanno riferito gli stessi componenti della cabina di regia, che sono stakeholder, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali e altro – che la presentazione dell'istanza per aderire alla Rete possa metterle nel mirino della vigilanza, ottenendo effetti indesiderati, effetti diversi da quelli che invece la legge si propone con l'istituzione della Rete, ovvero la compilazione di un elenco di aziende virtuose che rispettano le leggi e sulle quali non va orientata la vigilanza ispettiva.
  Non ultima tra le problematiche, c'è quella dell'articolazione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità. La legge n. 199 del 2016 ha introdotto anche le sezioni territoriali della Rete, che però non hanno avuto molta fortuna, se non in pochi, pochissimi territori, dove sono stati nominati i commissari straordinari, con alcuni prefetti, in particolare a Manfredonia e a Reggio Calabria. In quelle zone abbiamo istituito le sezioni e, poiché la presidenza è stata attribuita ai commissari straordinari, hanno conseguito qualche risultato.
  Per come, però, sono previste dalla legge, che non ne definisce né la composizione né la direzione, francamente, istituire le sezioni territoriali significherebbe semplicemente complicare la vita anche alle sedi INPS.
  Queste e altre questioni sono state approfondite dal gruppo di lavoro, che quindi ha redatto un documento programmatico e, a seguito di questo, ha anche formulato una proposta normativa. Proprio in questi giorni, ho trasmesso questi due documenti ai componenti del gruppo di lavoro, in modo da ricevere eventuali osservazioni e integrazioni, e successivamente consegnare al Tavolo del caporalato istituito dal Ministro i risultati del lavoro del gruppo.

  PRESIDENTE. Grazie mille, dottoressa. Ringrazio il presidente dell'INPS, Pasquale Tridico.
  Prego, dottor Massimo De Felice, presidente dell'INAIL.

  MASSIMO DE FELICE, presidente dell'INAIL. Grazie, presidente. Grazie, onorevoli deputati.
  Dividerò equamente il tempo a mia disposizione col dottor Cariola, perché l'INAIL sul problema del caporalato poco può fare, ma addirittura poco può fare sul controllo dei premi che riguardano il settore agricolo propriamente detto. I premi assicurativi dovuti dalle imprese agricole sono, infatti, riscossi dall'INPS, che accerta e riscuote i contributi previdenziali e poi riversa all'INAIL la quota parte relativa all'assicurazione contro gli infortuni.
  Segnalo un problema che potrebbe aiutare per un esercizio del controllo più efficace, e cioè la disponibilità effettiva dei dati che l'INAIL potrebbe avere. In caso di infortunio, infatti, molto ci farebbe comodo fare una quadratura e un controllo rispetto al premio riscosso.
  Per quanto riguarda i controlli che INAIL effettua nel settore agricolo, ne realizziamo una parte, ma esclusivamente per quanto riguarda l'industria agroalimentare. In quel caso, le imprese, ricadendo nell'insieme industriale, sono assoggettate a riscossione da parte dell'INAIL. Lì noi esercitiamo approfonditi controlli. Il dottor Cariola potrà dare tutti i dettagli numerici che evidenziano come il sistema di intelligence dell'INAIL sia molto efficace nell'individuare situazioni sia di lavoro in nero sia di lavoro irregolare. Ovviamente, però, nulla possiamo dire sul fenomeno del caporalato.
  Potendo fare un approfondimento sul tema, ma da esterni, molte attività si potrebbero immaginare. L'unione delle forze ispettive, se ben realizzata, è molto efficace. Pag. 7La cosa importante da dire è che, al momento, anche l'INAIL denuncia una riduzione strutturale della forza ispettiva, perché anche all'INAIL l'insieme degli ispettori è posto in un ruolo a esaurimento, e, per questo, registriamo una riduzione del numero degli ispettori.
  Detto ciò, col permesso del presidente, lascerei la parola al dottor Cariola, insistendo, per quanto è possibile, a sollecitare le vostre sensibilità sul fatto che, per fare controlli, la disponibilità dei dati è fondamentale. Se la pubblica amministrazione nel suo complesso ha disponibili questi dati, questi dati non debbono essere ritenuti proprietà della singola istituzione, ma dovrebbero essere messi in comune con istituzioni che, nello stesso ambito, si trovano a gestire funzioni di pubblica utilità. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente.
  Va detto che sui dati bisogna capire anche chi ha gli strumenti per leggerli. Faccio un esempio, presidente. L'Ispettorato nazionale del lavoro (INL) oggi non ha gli strumenti per leggere tutti i dati in possesso dell'INPS. Di fatto, si crea un meccanismo distorto, si chiedono delle cose, ma non si ha la possibilità di accedere a questi dati. Volevo solo sottolineare questo. Prima, abbiamo avuto un'audizione proprio sull'INL e si richiamava questo problema.

  MASSIMO DE FELICE, presidente dell'INAIL. Farei soltanto una puntualizzazione.
  Da anni sollecitiamo l'organizzazione, così come INAIL ha già fatto, con l'insieme degli open data, di un insieme di dati finalizzati all'analisi del fenomeno infortunistico e delle malattie professionali, e abbiamo sottoscritto numerosi protocolli con INPS per favorire la costruzione di un grappolo di open data a servizio delle istituzioni, magari non da rendere pubblico. Effettivamente, potrebbero essere dati soggetti ai regolamenti di privacy.
  Le assicuro che non sarebbe difficile realizzarlo, avendone la volontà e il potere.

  PRESIDENTE. Presidente, sono sicuro che ci sarà questa collaborazione.

  MASSIMO DE FELICE, presidente dell'INAIL. Il primo accordo è del 2013.

  PRESIDENTE. Sono sicuro che arriveremo a un accordo di più facile applicabilità.

  AGATINO CARIOLA, direttore della Direzione centrale Rapporto assicurativo dell'INAIL. Come diceva il presidente dell'Istituto, la parte relativa alla riscossione dei premi e contributi, e quindi il controllo del business affidato oggi, per quanto riguarda la verifica dell'assolvimento degli obblighi, all'INPS, è regolata da un'apposita convenzione tra i due istituti. Ovviamente, partecipiamo all'attività ispettiva con ispezioni congiunte svolte, oltre che da noi, anche da INL e INPS, quando ci chiamano per degli interventi congiunti in materia agricola.
  Il presidente diceva che il nostro controllo avviene nel settore agroalimentare. Partiamo dal presupposto che l'Istituto ha un corpo ispettivo di sole 300 unità, che, ovviamente, viene impiegato in tutti i vari settori industriali. Ciononostante, ogni anno dedichiamo anche all'agroalimentare una quota parte di azioni ispettive. E i dati che abbiamo, con riferimento all'argomento dell'indagine conoscitiva delle Commissioni riunite, rilevano – sono d'accordo che dove c'è il lavoro in nero, dove alligna l'illegalità, è molto più facile che trovino terreno fenomeni da contrastare con la legge penale – un andamento certamente negativo per quanto riguarda sia i lavoratori irregolari sia i lavoratori in nero.
  Nel 2016, abbiamo sottoposto a ispezione 166 aziende, di cui 139 sono risultate irregolari, con 917 lavoratori irregolari e 51 lavoratori in nero. Nel 2018, ne abbiamo sottoposte a controllo 165, di cui 150 sono risultate non regolari, con 552 lavoratori non in regola e addirittura 36 lavoratori irregolari.
  Il dato ci viene confermato anche dalle ispezioni – parlo sempre dell'agroalimentare – che abbiamo condotto nel primo trimestre di quest'anno. Tanto per dare il senso del fenomeno dell'irregolarità, che presenta percentuali superiori agli altri settori produttivi, si rileva quanto segue: su 37 Pag. 8aziende che abbiamo ispezionato nei primi tre mesi del 2019, 31 sono risultate irregolari, con 27 lavoratori completamente in nero, e il problema è che questi 27 lavoratori in nero erano tutti lavoratori extracomunitari. Ovviamente, sono partite le relative sanzioni.
  Nello stesso settore, oltre ai 27 che abbiamo trovato completamente in nero, ne abbiamo trovati altri 252 irregolari, tutti extracomunitari. La percentuale che riscontriamo non è composta da lavoratori non italiani o comunitari, ma, fondamentalmente, da lavoratori extracomunitari. Questo, per quanto riguarda la parte ispettiva, conferma ancora una volta la necessità di lavorare sulla legalità e sul contrasto dei fenomeni del caporalato.
  Come Istituto – lo sapete bene – ci occupiamo di sicurezza sul lavoro. Nella logica della legge n. 199 del 2016, le azioni che abbiamo privilegiato, che avevamo intrapreso anche prima, ma che sono state incrementate nel corso del 2018, sono le iniziative che cercano di intervenire sul versante dei lavoratori, dando loro degli strumenti di conoscenza, ovviamente in lingue diverse, per informarli sulle condizioni di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Le azioni sono state intraprese su tutto il territorio nazionale in collaborazione con le prefetture del posto, in Campania, in Puglia, in Friuli Venezia Giulia e così via, e stanno dando dei risultati. Certo, il lavoro è molto complesso e richiede una collaborazione di tutte le istituzioni, quantomeno per informare i lavoratori. Le politiche non possono certamente essere solo di natura repressiva.
  Collaboriamo poi con la Rete del lavoro agricolo di qualità fornendo informazioni, in modo che possano essere date le dovute certificazioni alle imprese che lavorano nell'ambito della legalità. Ci sono poi gli interventi di finanziamento a fondo perduto, sempre per promuovere la legalità nel settore agricolo. Quest'anno abbiamo messo a disposizione 35 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Cariola. Ringrazio anche il presidente dell'INAIL. Autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  JESSICA COSTANZO. Ringrazio gli auditi e, in particolare, il professor Tridico, presidente dell'INPS, per l'importante contributo.
  Come è già stato detto dal presidente, noi della XI Commissione abbiamo fatto, prima di questa, un'audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva che stiamo conducendo proprio sulla vigilanza, e quindi sulla ipotesi di riforma dell'Ispettorato nazionale del lavoro.
  Il caporalato, ovviamente, è un sotto-fenomeno a sé, con delle sue caratteristiche legate, come è stato già detto, alla criminalità organizzata, quindi caratteristiche ben più particolari, ma i professori che abbiamo audito, Marazza, Buscema e Restivo, facevano notare che sul numero di controlli e accertamenti ci sono sempre delle differenze. È però un problema piuttosto relativo il calo che si è registrato nel corso degli ultimi anni, tra il 2012 e il 2018, del numero dei controlli nelle imprese, perché quello che conta effettivamente sono gli accertamenti e, soprattutto, il recupero del sanzionato riscosso.
  In questo quadro, immagino che, anche per quanto riguarda il caporalato, la mancanza di personale, che in questo caso è stata ravvisata, anche se magari ci sono nuove tecnologie che possono incidere positivamente sull'efficacia delle ispezioni – si parlava prima dei droni, che possono aumentare la redditività della vigilanza e dell'ispettorato – sia avvertita sia per la parte dell'INAIL sia per quella dell'INPS, soprattutto perché, appunto, questi nuovi fondi possono essere utilizzati proprio per combattere e contrastare questi fenomeni legati alla criminalità organizzata. Grazie.

  SUSANNA CENNI. Devo dire che sono rimasta un po’ delusa dall'audizione. Naturalmente ringrazio gli auditi e probabilmente alcune ulteriori informazioni potranno essere acquisite, se ci sarà messa a disposizione una memoria. Pag. 9
  Sinceramente, mi aspettavo qualche considerazione in più da entrambi gli Istituti sul merito di che cosa andrebbe eventualmente migliorato della legge, ma anche qualcosa in più sul lavoro che state svolgendo. Mi ha colpito che il presidente dell'INPS abbia detto di aver scoperto che il fenomeno era molto più grande di quello che immaginava.
  Io credo, come voi avete detto, che la legge n. 199 del 2016 sia stata importante e abbia introdotto qualche strumento in più per contrastare il fenomeno del caporalato, ma credo anche che su questa materia, da anni, abbiamo degli osservatori che ci danno indicazioni sul fenomeno, e ci dicono anche che è un fenomeno purtroppo non collocabile soltanto nel sud d'Italia, nella raccolta del pomodoro, ma, purtroppo, penetrato in buona parte del nostro Paese, anche in regioni che si caratterizzano per l'agricoltura di qualità, per colture di qualità e così via. Penso che sicuramente voi abbiate degli strumenti che possono esserci utili per comprendere anche quello che va ulteriormente migliorato.
  L'altra questione che mi sentirei di riprendere, facendovi anche delle domande un po’ più puntuali, è questa. In modo particolare abbiamo sentito, nelle audizioni che abbiamo svolto sino ad ora, una richiesta di far funzionare meglio la Rete del lavoro agricolo di qualità, che ovviamente vi riguarda. È anche vero, però, che la Rete funziona un po’ a macchia di leopardo. Ci viene detto che in alcune regioni le imprese si iscrivono e si iscrivono anche in maniera consistente. Forse, avremmo bisogno di sapere da voi perché questo avviene, perché in alcune realtà la Rete funziona e da qualche altra parte no. Forse, c'è un problema anche di input? La dottoressa Petrotta prima ci ha detto che dove c'erano i commissari la Rete funzionava. Allora, questi input, chi li deve dare? Si tratta di capirlo anche da voi.
  Condividendo quanto è stato detto nell'ultimo intervento, e cioè che il caporalato non si sconfigge soltanto con il codice penale ma facendo crescere politiche virtuose di aiuto, penso che si debba far funzionare la Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Avrei poi una curiosità. Abbiamo visto anche dalle notizie di agenzia nelle scorse settimane che INPS ha annunciato numerose assunzioni, prevalentemente di quadri. Vorrei capire se queste assunzioni possono essere destinate anche alla lotta al caporalato, visto che è nelle vostre mani la decisione su come orientare questo tipo di impegni.
  È stato fatto poi un passaggio, soprattutto dal presidente De Felice, per l'INAIL, sul tema dei dati e dell'accesso ai dati. È anche vero che questo problema necessita di un lavoro di collaborazione tra pubbliche amministrazioni, e voi siete pubblica amministrazione. Allora, la mia domanda è: perché non lo fate? Perché non ci sono progetti da parte vostra o iniziative tese a svolgere questo tipo di integrazione? Avete delle proposte da avanzare al Governo o a chi di dovere?
  Sinceramente, vorrei qualche risposta sui dati e, possibilmente, visto che la dottoressa Petrotta ha accennato addirittura a un'ipotesi di testo di proposta normativa e visto che queste Commissioni hanno il mandato di svolgere un'indagine conoscitiva per trovare soluzioni, magari, se ci illustra anche il contenuto di questa proposta, ci aiuta a capire che cosa state facendo. Grazie.

  ANTONIO VISCOMI. Sarò brevissimo, anche se le questioni poste questa mattina dagli auditi sono molto interessanti. Partirei dall'ultima affermazione: non basta la repressione.
  Su questo siamo assolutamente d'accordo. E collegandomi a quest'affermazione (non basta la repressione), tra i tanti spunti possibili ne seleziono tre, connessi all'intervento del presidente dell'INPS.
  Parlava dei droni e del controllo tramite droni e mi ha fatto venire in mente che qualche anno fa ragionavamo sugli indici presuntivi di congruità per verificare, appunto, l'esistenza o meno di lavori al nero, che non sono caporalato. Il lavoro nero, il lavoro sommerso non coincidono con il caporalato. Anche qui dovremmo fare un po’ di pulizia linguistica e concettuale sul punto, ma non è il luogo, non è il momento. Mi chiedo se questa questione degli indici Pag. 10presuntivi di congruità possa essere ripresa, approfondita, ragionata, anche perché i droni sono uno strumento tecnologico per rafforzare l'indice presuntivo di congruità.
  In secondo luogo, il presidente Tridico diceva che l'INPS non ha una rete territoriale. L'INPS ha una buona rete territoriale di distribuzione sul territorio, ma il problema non è tanto la rete dell'INPS. Il problema è la logica con cui l'INPS, o l'autorità pubblica – usiamo un termine un po’ più ampio – intende affrontare la questione del caporalato e, all'interno del caporalato, della presenza dei lavoratori sfruttati. La legge n. 199 del 2016 interviene molto chiaramente su due fattispecie: il caporalato e lo sfruttamento lavorativo, due ipotesi correlate, ma tra loro estremamente diverse.
  Anche qui, ricordo i piani locali per l'emersione. Perché ricordo i piani locali per l'emersione, la burocrazia dell'emersione, già prevista a suo tempo nelle commissioni provinciali, territoriali e così via? Il caporalato non è un fenomeno che riguarda esclusivamente la singola impresa, a me pare. Non è un fenomeno che può essere individualizzato. È un fenomeno che va letto all'interno di un contesto di sistema delle imprese e di mercato del lavoro estremamente arcaico, scarsamente organizzato.
  Da questo punto di vista, ragionare in termini di caporalato soltanto nella prospettiva della prestazione individuale di lavoro, senza tenere in conto questi due elementi, il mercato e l'azienda, secondo me rischia di essere non efficace.
  Se devo mettere insieme il mercato e l'impresa, allora quando parlo di caporalato devo avere degli interlocutori necessari, che non sono soltanto INPS, INAIL, Carabinieri, Ispettorato e così via, ma sono anche sindacato dei lavoratori e sindacato delle imprese. Mi chiedo se non sia il caso di riprendere seriamente una riflessione sul ruolo del sindacato nel contrasto al lavoro irregolare e nell'emersione.
  Infine, c'è la correlazione con la criminalità. Presidente Tridico, io sono calabrese come lei, conosco perfettamente le condizioni di correlazione tra caporalato, lavoro irregolare e criminalità organizzata o non organizzata, a seconda delle situazioni. Mi chiedo se non sia, però, anche il caso di ragionare sulle imprese, non soltanto sulla questione della criminalità. Il caporalato e il lavoro sommerso sono condizioni di competizione «sottosalariale» anche tra imprese.
  Credo che la correlazione certamente esistente tra caporalato, lavoro nero e criminalità organizzata non debba farci dimenticare l'altra faccia della medaglia, e cioè che le imprese si fanno concorrenza tra loro abbattendo il costo del lavoro. Se il costo del lavoro diventa, appunto, un costo e non un investimento, noi avremo sempre imprese perdenti e – mi dispiace, dottoressa Petrotta – la Rete del lavoro agricolo di qualità non sarà percepita come un investimento e un'opportunità, ma come una cosa assolutamente inutile, anzi rischiosa. Se mi iscrivo alla Rete, infatti, sarò sottoposto ai controlli. Ma la Rete prevede i controlli negli ultimi due anni e poi esonera dai controlli successivi, quindi non si sono neanche lette chiaramente le norme di legge.
  Concludo semplicemente ribadendo la necessità di distinguere in modo pertinente le due cose, il caporalato e gli indici di sfruttamento. Noi stiamo ragionando di caporalato. Spero che all'esito di quest'indagine non tocchiamo la legge n. 199 del 2016 nella parte in cui considera lo sfruttamento lavorativo una condizione negativa nel nostro ordinamento.

  WALTER RIZZETTO. Grazie ai nostri auditi.
  In realtà, volevo dire anch'io più o meno quello che ho appena ascoltato, e arrivo subito al dunque. La domanda è proprio: quando, come e, per quanto vi riguarda, c'è la necessità di coinvolgere di nuovo le parti sindacali rispetto a questo progetto? L'ha già chiesto anche il collega Viscomi, non mi dilungo oltre.
  Quanto alla legge n. 199 del 2016, tre anni fa – qualcuno se lo ricorderà – anche in Commissione lavoro erano già emersi alcuni spunti critici, su cui dopo non si è intervenuti, e, purtroppo, devo dire che Pag. 11quanto era stato paventato si è regolarmente verificato.
  Sono d'accordo con quanto ho ascoltato sulle campagne di sensibilizzazione, sui droni. Per quanto mi riguarda, la legge dovrebbe essere ancora modificata nel punto relativo alle sanzioni. Nonostante siano previsti da uno a sei anni di reclusione e multe da 500 a 1.000 euro, se uno si trova un avvocato mediocre, tutto sommato, dopo qualche mese è fuori dal carcere, ammesso che ci vada, e pagherà forse 500 euro di multa, quando 500 euro i caporali probabilmente li guadagnano in dieci minuti scarsi. Se la legge deve essere cambiata, per come la vedo io, deve esserlo aumentando, triplicando, addirittura quintuplicando le pene, sennò ogni volta, in Italia, restiamo sempre appesi al palo della giustizia sui temi della garanzia, della durata e, soprattutto, della certezza delle pene.
  L'aumento dei controlli, professore, va benissimo, ci mancherebbe altro. Sono anni che tutti chiediamo, per diverse finalità, non soltanto per il caporalato, l'aumento delle competenza dell'Ispettorato in alcuni ambiti.
  Avevamo denunciato anche all'epoca quella che non sarebbe stata l'esplosione dell'iscrizione delle aziende alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Cercheremo di provvedere sicuramente, e sicuramente meglio. Secondo me, però – al netto della domanda sui sindacati – serve una sorta di ragionamento sull'intera filiera. Qui parliamo di alcuni attori, di coloro che vengono sfruttati e dei caporali. Non riusciamo, però, a parlare di altri soggetti, cui adesso vado a riferirmi.
  Secondo me, non abbiamo nessun'altra possibilità. Noi possiamo fare tutto, possiamo fare i controlli, le sensibilizzazioni, i droni, tutto; dove vince il caporale nei confronti dello Stato? Vince nel servizio, perché il caporale è un'azienda. Il caporale è un'azienda che mette a disposizione una capacità di intervento immediato. Se io oggi sono un imprenditore agricolo e devo assumere una persona che domani mattina deve venire a raccogliere il pomodoro o le arance e non riesco a utilizzare lo Stato – attendiamo ancora, presidente, la riforma dei centri per l'impiego, ma ne riparleremo – per questo tipo di intermediazione: è chiaro che il caporale mi offre un prodotto immediato e con una telefonata dopo mezz'ora ce l'ho in piazza la mattina alle cinque e mezza. Questo è l'ambito in cui vince il delinquente, il caporale, nei confronti dello Stato.
  I caporali spostano migliaia di persone alle cinque di mattina, migliaia di persone in trenta minuti, in venticinque minuti, dalle piazze ai campi. Faccio, allora, una provocazione, ma non lo è neanche tanto.
  Se abbiamo un'azienda malavitosa che funziona così bene, noi dobbiamo essere un'azienda sana e onesta che le faccia concorrenza. A fianco dei caporali che la mattina scelgono le persone nelle piazze deve esserci un baracchino con scritto «INPS», «INAIL», «Stato», che offre un prodotto di qualità alle aziende che vengono in cerca di manodopera. Significa creare una filiera importante per quanto riguarda i contributi, i contratti, il salario minimo orario, tutti questi aspetti, sennò vincerà sempre il caporale, che è un'azienda più efficace dello Stato, evidentemente perché non adempie a molti obblighi.
  Perché non creare, quindi, un luogo pubblico, aperto dalle quattro e mezza di mattina, ma lecito per queste persone che cercano posti di lavoro e cercano manodopera?
  Tra l'altro, secondo me, serve un'intermediazione sicuramente più efficace anche per un altro aspetto. C'era un esempio di un'azienda italiana molto importante che fa conserve di pomodori: qualche anno fa, quest'azienda disse: abbiamo praticamente abolito il caporale presso le nostre subaziende territoriali semplicemente meccanizzando la raccolta dei pomodori. Questa potrebbe essere un'altra opportunità, dare agli agricoltori una sorta di incentivo per la meccanizzazione della raccolta. Vedrete che allora non ci saranno fenomeni di illegalità, perché non c'è più bisogno neanche dello scudo sindacale per le macchine, purtroppo. Comunque, questa è una battuta.
  Altra considerazione e veramente, presidente, termino. Pag. 12
  Noi parliamo di questi aspetti, ma non parliamo di un altro problema profondissimo: quanto paghiamo i nostri produttori? Mi sono procurato i prezzi di alcuni prodotti: i pomodori attualmente vengono pagati ai grandi produttori e ai medi produttori 25 centesimi al chilo e vengono venduti dalla grande distribuzione a 1,50 euro; le zucchine vengono pagate 35 centesimi al chilo e vengono vendute a 2,20 euro. Con questa forbice, con questo gap, il produttore che vuole lavorare nella legalità chiaramente non riesce a stare in piedi, tant'è vero che i produttori che vogliono continuare a lavorare nella legalità molto spesso lasciano le piante, il frutto tra i filari, non lo raccolgono neanche. Anche lì ci sarebbe da fare un lavoro importante. È giusto aumentare i controlli, aumentare i poteri dell'Ispettorato nei confronti di questi disgraziati che la mattina vengono rapiti e costretti a lavorare nei campi a 10 euro al giorno, a 5 euro al giorno; è giusto arrestare i caporali, ma andiamo a fare controlli anche sulla filiera, sulle grandi aziende multinazionali che fanno parte della grande distribuzione, e andiamo a chiedere loro dove comprano i pomodori, le zucchine. È stato fatto, forse poche volte, ma se loro stessi si rendono conto che sono messi all'angolo rispetto a una filiera virtuosa, probabilmente anche nei confronti del loro mercato qualche occhio di riguardo in più l'avranno.
  L'ultimo argomento è il business dell'immigrazione. Molto spesso, il caporalato è associato al business dell'immigrazione. Anche su questo argomento propongo un dato: ogni mattina dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo partono dalle cinquecento alle seicento persone, che vanno a lavorare probabilmente nei campi, nello specifico vanno negli aranceti a Mineo. Serve presidiare queste zone. Serve fare stare le Forze dell'ordine fuori da questi centri di accoglienza e capire dove si spostano alle cinque di mattina cinquecento, seicento, mille persone. È stato fatto? No, non è stato fatto. È soltanto così che, nel mio modestissimo modo di vedere le cose, riusciremo a togliere il terreno da sotto i piedi a questa delinquenza.
  È giusto fare dei controlli, ma facciamoli a 360 gradi, anche tra coloro che gestiscono il mercato stesso. Dobbiamo fare i controlli sull'immigrazione. A Mineo il caporalato non è stato creato dai caporali, ma dal CARA, perché gli agricoltori della zona, pagati poco e male, è chiaro che prendono laddove c'è un bacino importante di manodopera a basso costo.

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere una breve riflessione al suo ragionamento, che condivido, chiedendomi chi sia il criminale, le multinazionali che comprano le arance a 10 centesimi? Questa è la domanda che mi faccio: chi è il criminale vero? Possiamo permettere che una società multinazionale possa comprare gli agrumi a 15 centesimi al chilo? Io, società multinazionale, devo sapere che dietro quei 15 centesimi al chilo c'è lo sfruttamento. Vorrei fare anche una riflessione importante su quest'aspetto. Non bisogna dare la colpa sempre agli ultimi, ma guardare anche in alto, per capire chi compra a questi prezzi orribili, perché c'è di mezzo la vita delle persone.
  Si è parlato di caporalato in agricoltura, ma l'onorevole Cantone ricorderà, quando è stata segretaria della CGIL edile, i camioncini a piazzale Lotto di caporali che aspettavano i muratori per portarli in cantiere. Me ne ricordo, perché mio padre aveva fatto un'inchiesta insieme alla CGIL per capire.
  Il mondo del caporale, secondo me, anche per rispondere a quello che diceva l'onorevole Viscomi, è anche sfruttamento. Non è la stessa cosa, ma è anche sfruttamento.
  Onorevole Cantone, tocca a lei l'ultima domanda e poi potete rispondere tutti. Prego.

  CARLA CANTONE. La passione del nostro vicepresidente è encomiabile, come sempre. Devo dire, però – scusate, apro una parentesi, perché lui mi tira sempre in ballo – che suo padre faceva le battaglie contro i cottimisti bresciani, espressione di un fenomeno diverso dal caporalato.
  Detto ciò – scusate la parentesi – penso che, al di là delle battute tra di noi, il tema sia così importante che, capisco i ragionamenti Pag. 13 di tanti di noi, ma, per stare coi piedi per terra, chi soffre sempre di più per lo sfruttamento sono i lavoratori, in particolare i lavoratori che vengono da altri Paesi, ma lo sfruttamento è sempre lì. Poi, certo, c'è il problema delle imprese, delle multinazionali, tutto quello che sappiamo, che è la verità, però il nostro problema vero è come affrontare questo sfruttamento, che non ha niente di umano, oserei dire così.
  Detto ciò, apprezzo molto la volontà del nostro neopresidente dell'INPS di istituire la task force degli ispettori. È un ruolo che tocca, ovviamente, all'INPS, che l'INPS deve svolgere, quindi va rilanciato. È una cosa importante.
  Io non volevo intervenire, ma c'è un tema che riguarda il ruolo degli ispettorati del lavoro. Vale per l'INPS e vale per l'INAIL. Penso agli organici. La Commissione lavoro ha appena concluso un'audizione sulla situazione degli ispettorati del lavoro, da cui è emerso un problema che riguarda gli organici a causa del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e ai pensionamenti in base a «quota 100». Quindi c'è un problema di rafforzamento degli organici. Vale per i numeri, ma anche per la formazione.
  Se l'idea è di una task force che entri davvero nel merito e verifichi le condizioni di lavoro, noi abbiamo bisogno di due cose: della formazione, ma anche di avere gli ispettori presenti nel territorio.
  Nel mio intervento precedente, ho ricordato l'intervento che lei, presidente Tridico, aveva fatto quando ci siamo incontrati, sulla necessità di un decentramento forte anche degli «sportelli», ovviamente dell'INPS.
  Io penso che queste task force dovrebbero essere decentrate il più possibile ed essere preparate su come intervenire sul territorio. Ci sono territori in cui i problemi dell'agricoltura sono di un certo tipo, più pesanti che non in altri. Lo stesso vale per la questione dell'edilizia, ma non solo. Purtroppo, con la precarietà che c'è, il tema è davvero ampio. Suggerirei, quindi, questo.
  Oggi – lo dico ai presidenti sia dell'INPS sia dell'INAIL – davanti a Montecitorio c'era una manifestazione delle organizzazioni sindacali per la questione degli appalti. A nessuno di voi sfugge che il tema della legislazione sugli appalti ha a che fare con l'organizzazione del lavoro, i costi, e con il rispetto delle regole.
  Aggiungo che secondo me, dopo questa manifestazione, sarebbe il caso che non solo il Governo, ma anche il presidente dell'INPS, convocassero le organizzazioni sindacali – lo consiglio – che hanno organizzato questa manifestazione. Serve ascoltarle, così come serve ascoltare le aziende coinvolte nella questione degli appalti. È stata una grande manifestazione. Stamattina, erano presenti anche rappresentanti delle imprese, perché è un interesse veramente di tutti. Non basta il tavolo, come ci diceva la dottoressa Petrotta. Io penso che convenga ascoltarli.
  Ho poi un'altra questione. Mi pare che la legge non sia stata ancora applicata interamente. Vorrei capire che cosa intendete fare e a che punto è.
  Io penso – al di là delle battute tra me e Tripiedi – che le cose che abbiamo sentito prima e quelle che abbiamo sentito in questa audizione siano compatibili. Lo diceva anche l'onorevole Viscomi prima, lo ricordava la onorevole Cenni, ma anche l'onorevole Rizzetto. Proviamo a fare un ragionamento complessivo. Vorrei ricordare al presidente – non lo ripeto qui – di tenere conto di quello che avevo chiesto in passato, visto che lei ha dichiarato che avrebbe sposato questa mia richiesta di recuperare l'ordine del giorno a favore dei lavoratori e delle imprese in edilizia per quanto riguarda la contribuzione.

  PRESIDENTE. Assolutamente.

  MARIA CHIARA GADDA. Molto brevemente, rispetto alle considerazioni già fatte dai colleghi porrò soltanto due ulteriori domande.
  Il presidente dell'INPS ha detto che il 90 per cento del fenomeno del caporalato di fatto riguarda il sud. Da questo punto di vista, chiedo al presidente di poter avere attraverso l'INPS dei dati più puntuali anche sulle indagini, sulle visite che avete Pag. 14pianificato sul territorio. La programmazione delle visite ispettive la fate voi. Vorrei capire quante ne avete programmate, dove e perché, ad esempio, avete deciso di concentrare la vostra attività in alcune regioni. Questo dato del 90 per cento potrebbe non corrispondere alla geografia del fenomeno, un fenomeno che ha tante sfaccettature non semplicemente legate al prezzo. Lo è il caso del pomodoro, ma non lo è sempre quando si parla, ad esempio, di altri prodotti della catena agroalimentare, come nel caso delle vigne, dove abbiamo un prodotto trasformato dall'alto valore aggiunto. Da quel punto di vista, non si può dire che anche in quel mondo, anche in quel comparto non vi sia il fenomeno del caporalato. Non sempre, quindi, è legato al prezzo basso del prodotto. Sicuramente c'è un'incidenza molto alta da quel punto di vista.
  Per quanto riguarda la modifica della legge n. 199 del 2016, facendo seguito all'intervento anche dell'onorevole Cantone, ci sono comunque delle disposizioni che ancora non sono state applicate. È nella vostra intenzione, per esempio, modificare l'articolo 603-bis del codice penale, è una delle vostre proposte oggetto di valutazione?
  L'altra domanda riguarda la Rete del lavoro agricolo di qualità: dove funziona? Perché? Avete fatto un'analisi su procedure e modalità positive che hanno fatto raggiungere dei risultati qualificanti sul territorio?

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica, riprendendo l'ordine iniziale. Prego, presidente Tridico. Seguirà il presidente De Felice e poi, se vorranno, potranno intervenire anche i tecnici.

  PASQUALE TRIDICO, presidente dell'INPS. Grazie della possibilità di rispondere, anche perché in questo modo cercherò di attenuare la delusione dell'onorevole Cenni.
  Noi abbiamo depositato agli atti delle Commissioni una relazione di dodici pagine e sei allegati con proposte e numeri. Tuttavia, il punto è questo.
  A mio parere, la legge n. 199 del 2016 è una buona legge. Non stiamo proponendo niente, perché appunto quella è la legge di partenza. Mi è stato chiesto adesso che cosa penso del nuovo articolo 603-bis del codice penale: non proporrei una revisione, ma solo quello che diceva l'onorevole Rizzetto, di cui ho apprezzato l'intervento, ossia una possibilità – questa è la sensibilità del legislatore – di inasprire le pene. L'impianto normativo, però, a mio parere va bene. Ci sono delle parti della legge ancora non applicate. L'impianto normativo va bene, l'articolo 603-bis del codice penale va bene. L'inasprimento delle pene – lasciatemelo dire – è puramente lasciato alla vostra sensibilità. Non penso che come presidente dell'INPS debba esprimermi io.
  Poi rinvio alla memoria depositata, di cinquanta pagine e oltre. La proposta di modifica riguarda, semmai, l'irrigidimento dei canali di accesso alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Qui c'è una proposta concreta. La dottoressa Petrotta, che ha partecipato ai tavoli sul caporalato, ve ne parlerà estesamente.
  Io ho insistito, invece, su due proposte concrete di applicazione, e di nuovo accolgo lo spunto dell'onorevole Rizzetto, anche perché racconterò un aneddoto, se posso, che mi ha visto partecipe. Tutti voi avete sentito parlare dell'operazione «INPS per tutti», che ha come obiettivo il contrasto alla povertà. L'operazione che sollecitava l'onorevole Rizzetto, che accolgo, è quella invece di un INPS, di nuovo, con unità mobili. Noi andiamo con «INPS per tutti», come sapete, con gli assistenti sociali. Stiamo lavorando con i comuni per avere assistenti sociali per il contrasto alla povertà. «INPS per tutti» dovrebbe avere ispettori INPS, ma anche Forze dell'ordine, perché ovviamente il contrasto, in quel caso, si fa con l'ispettore, ma soprattutto con le Forze dell'ordine.
  Qualche anno fa, per un esperimento, ho portato i miei studenti a via Palmiro Togliatti a Roma alle sei di mattina – lo raccontavo poco fa alla dottoressa Petrotta – per spiegare loro che cosa vuol dire caporalato, somministrazione illegale di manodopera, Pag. 15 agenzie che velocemente si organizzano con le application.

  PRESIDENTE. Onorevole Cantone, non facciamo dibattito.
  Prego, presidente.

  PASQUALE TRIDICO, presidente dell'INPS. Mi attiverò, così come sto facendo su altre tematiche, anche in modo concreto, con unità mobili di contrasto alla povertà. Penso che accoglierò questo suggerimento dell'onorevole Rizzetto. Vi fornisco, però, un dato. Per questo sono venuto qui, con delle proposte concrete in riferimento all'attuale assetto normativo, e con proposte migliorative, come quelle che riguardano i droni, che richiedono risorse aggiuntive, e gli ispettori.
  In Puglia abbiamo novanta ispettori, non solo per il settore dell'agricoltura, ma per tutto, per l'edilizia, per l'informatica, per i servizi, per tutto. A questo era riferita la mia critica quando parlavo della presenza sul territorio. Certo che siamo sul territorio, ma non nei terreni agricoli, non in quei posti, perché novanta ispettori in Puglia – e non vi devo spiegare che cos'è la Capitanata – non servono nemmeno per fare verifiche sull'intera economia pugliese, figuriamoci per l'agricoltura.
  Sono d'accordo con l'onorevole Viscomi, di cui accolgo il suggerimento, sul coinvolgimento dei sindacati. Penso che sia un'operazione che terrò in considerazione. Del resto, poco fa il presidente Gallinella mi ha chiesto la disponibilità di un tavolo con i sindacati per la risoluzione di un problema simile. Sperando di non sembrare troppo politico – non è mia intenzione – ma quando vengo sollecitato dalla politica lo faccio volentieri: convocherò un tavolo sul caporalato con i sindacati, così come ho detto prima anche al presidente Gallinella.
  Mi fermo qui e lascerei la parola di nuovo alla dottoressa Petrotta sulla proposta concreta del tavolo per l'irrigidimento dei criteri di accesso alla Rete del lavoro agricolo di qualità.

  PRESIDENTE. Prego, dottoressa Petrotta, con l'invito a fornirci qualche dato in più, qualche proposta di strumenti utili a elaborare una ipotesi di miglioramento, che dovessero emergere da questo tavolo. Saremo ben lieti di accoglierli e di valutarli insieme. A mio avviso, questa non deve essere una battaglia politica né della Lega, né del Partito Democratico, né del Movimento 5 Stelle o di Fratelli d'Italia. Deve essere una battaglia unitaria, che unisce tutte le persone nel buon senso.
  Prego, dottoressa Petrotta.

  MARIA SANDRA PETROTTA, direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS. È certamente una battaglia di civiltà. Ha già detto il presidente dell'Istituto che molte delle domande formulate troveranno risposta nei documenti che abbiamo depositato. In particolare, per quello che diceva l'onorevole Cenni a proposito del funzionamento a macchia di leopardo della Rete del lavoro agricolo di qualità, in effetti è vero. Abbiamo rilevato che, su tremilaseicento aziende iscritte alla Rete, almeno mille hanno una sede nell'Emilia-Romagna, evidentemente perché c'è stata una campagna promozionale, ma anche perché sono stati introdotti meccanismi premiali, per cui l'adesione alla Rete è considerata un requisito necessario per partecipare ad appalti, gare e altro.
  Questa è una delle cose che nella proposta normativa, che troverete nei documenti depositati, abbiamo previsto, cioè proprio creare meccanismi premiali di incentivazione, di adesione alla Rete.
  Quanto al fatto che le sezioni territoriali della Rete abbiano funzionato dove c'erano i commissari, assolutamente sì, lo confermo. Altro è che la sezione territoriale sia affidata alla direzione di un direttore amministrativo dell'INPS, altro che sia affidata a un prefetto, meglio se dotato di poteri di commissario.
  Evidentemente, in quei territori i commissari sono riusciti a organizzare, per esempio, il servizio di trasporto dei lavoratori verso i terreni, a organizzare l'allestimento di unità abitative, cosa che ovviamente un direttore dell'INPS non potrebbe fare. È per questo che nella proposta normativa proponiamo anche che venga declinata la composizione delle sezioni territoriali, Pag. 16 e soprattutto sia indicato quale sia l'organismo di presidio, a chi debba essere affidata la direzione.
  La proposta interviene anche sui reati di cui si deve tenere conto nel momento in cui si vaglia l'istanza di adesione alla Rete. Nel corso dei lavori, è emerso che reati di natura ambientale non avevano nessuna rilevanza. Per noi invece era eticamente inammissibile. Un'azienda agricola che inquina le acque ed è condannata per questo non può essere ammessa alla Rete. Abbiamo addirittura, a suo tempo, formulato una richiesta di parere ai Ministeri competenti, che si sono avvalsi anche dell'ausilio del Ministero della giustizia. Alla fine, la risposta è stata che, siccome la legge prevede in maniera categorica alcuni reati, gli altri non rilevano. Sostanzialmente, dovevamo ammettere le aziende.
  Abbiamo inserito queste piccole mancanze nel documento programmatico, e quindi abbiamo elaborato proposte normative. Avrete modo di leggere. Sicuramente, non si tratta di sconvolgimenti della legge n. 199 del 2016, che ha molti pregi, ma gli strumenti attuativi sono abbastanza lacunosi.
  Vorrei aggiungere una cosa a quello che ha detto il presidente sul presidio del territorio da parte della vigilanza ispettiva.
  Ovviamente, noi programmiamo ogni anno l'attività ispettiva in tutti gli ambiti, compresa l'agricoltura, ma facciamo i conti con 1.600.000 aziende con dipendenti, con 120.000 aziende agricole con dipendenti, a fronte di una consistenza degli ispettori di 1.142 unità, suddivisi sul territorio nazionale. Credo che la lotta sia assolutamente impari e che non si possa pretendere che tutti i settori vengano puntualmente e dettagliatamente controllati.
  Nei controlli, oltre alla programmazione che facciamo in base agli incroci che le banche dati ci consentono di fare e in base all'attività di intelligence che i nostri ispettori fanno, proprio utilizzando le banche dati, ci avvaliamo anche delle segnalazioni delle organizzazioni sindacali, e vengo incontro all'onorevole Cantone che dice che il sindacato deve rientrare. Secondo noi, è cosa buona e giusta, in quanto le organizzazioni sindacali sono i primi sensori di attività da contrastare. A volte, arrivano delle denunce firmate e sottoscritte dai sindacati, che ci orientano sulle verifiche ispettive da fare descrivendo puntualmente le condizioni di lavoro dei lavoratori sfruttati.

  PASQUALE TRIDICO, presidente dell'INPS. Aggiungo, per rispondere all'onorevole Cantone, che ci aveva giustamente sollecitato, che assumeremo seimila unità nel giro di due anni. Sa quanti ispettori assumeremo? Zero, ma non perché non lo vogliamo. Sto sottolineando da diverso tempo ormai che i nostri ispettori sono in un ruolo a esaurimento, non possiamo assumere ispettori. Vi chiedo, e vi rinnovo la richiesta in questa sede, ma l'ho già fatto – l'onorevole Cantone conosce il problema – di abrogare la previsione del decreto legislativo n. 149 del 2015 dell'esaurimento del ruolo degli ispettori. Questo è il punto.
  La dottoressa Petrotta citava 1.141 ispettori in Italia. Per la Puglia vi ho fornito un dato, ma conoscete la situazione, novanta ispettori per fare tutto, non solo nel settore dell'agricoltura. Questo vuol dire scarsa territorialità, scarsa presenza sul territorio, e in agricoltura ancora di più.
  L'idea di creare una task force dedicata al controllo in agricoltura, al contrasto del caporalato, con degli ispettori dedicati, e, ho detto, con risorse aggiuntive. Basterebbe che prevedeste l'abrogazione del ruolo a esaurimento degli ispettori, e noi li assumiamo nell'ambito di quei seimila posti per cui stiamo per bandire il concorso. Oggi saremmo contro la legge se assumessimo ispettori. Tutto qui.

  CARLA CANTONE. Avete fatto richiesta di assunzione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali?

  PASQUALE TRIDICO, presidente dell'INPS. Sì, abbiamo fatto un tavolo esattamente la scorsa settimana.

  CARLA CANTONE. Ci farete sapere che cosa vi ha risposto? Lo dico per il bene di tutti noi, voi compresi.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Onorevole Cantone, non facciamo dibattito.

  CARLA CANTONE. A me la vita e il ruolo dell'INPS interessano tantissimo.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente dell'INAIL, Massimo De Felice.

  MASSIMO DE FELICE, presidente dell'INAIL. Brevissimamente, prendendo spunto da quello che è stato detto, sono stati nominati gli appalti, e noi, nel corso di un'audizione recentissima, abbiamo messo in evidenza molto chiaramente che con le gare al ribasso si mettono a dura prova i livelli di sicurezza. Non aggiungo altro, perché potete fare riferimento alla relazione che abbiamo depositato.
  In secondo luogo, sono stati citati i dati. Anche qui, sarò molto sintetico, perché cerchiamo di costruire dati necessari all'INAIL per avere l'elenco dei suoi assicurati, non delle imprese assicurate, ma delle persone assicurate, delle teste, come dicono gli attuari, per poter poi fare incroci con gli infortunati. È molto complesso riuscire ad avere queste notizie. Abbiamo fatto delle proposte anche tecniche. Se c'è il potere di aiutarci, noi siamo disponibilissimi.
  Un'altra questione riguarda la presa di posizione relativa all'Ispettorato.
  Secondo me, è preliminare decidere se l'Ispettorato del lavoro debba essere potenziato e debba poter funzionare. L'accentramento, se funzionasse bene, secondo me sarebbe cosa saggia e utile. Scegliere strade intermedie, secondo me, è molto pericoloso. Riaprire i ruoli significa, semmai, tornare a come eravamo.
  Ricavo l'ultima osservazione non solo dalla mia esperienza, ma soprattutto dal dibattito: il problema del caporalato è stato, secondo me, perfettamente evidenziato dall'onorevole Rizzetto. È un problema molto complesso. Non vorrei che il riferimento ai droni fosse un alibi. Tutti noi, che magari abbiamo un po’ di insonnia e frequentiamo le zone rurali, sappiamo benissimo dove stanno i centri di raccolta, e quindi sarebbe molto facile fare interventi puntuali.
  Lascio il tempo che mi spettava per le risposte al dottor Cariola.

  PRESIDENTE. Prego, dottor Cariola, se vuole aggiungere qualcosa.

  AGATINO CARIOLA, direttore della Direzione centrale Rapporto assicurativo dell'INAIL. Confermo che stiamo lavorando per migliorare l'informazione sul versante del lavoratore, sui suoi diritti, su un ambiente sicuro e così via. Su questo stiamo lavorando su tutto il territorio nazionale, e stiamo sottoscrivendo i protocolli con tutti. Abbiamo sottoscritto l'ultimo il 21 maggio con la regione Veneto e porta proprio il titolo di «Contrasto del caporalato».
  Il fenomeno è diffuso su tutto il territorio. Le attività di prevenzione sono fondamentali. A volte, scopriamo – è avvenuto in Lombardia, ma è avvenuto anche in molte altre regioni – dalla collaborazione dei patronati o altro la notizia di infortuni e dall'infortunio risaliamo alla situazione di irregolarità, alla situazione di contrasto, e quindi alle relative denunce.
  Dicevo prima che è un lavoro complicato, complicatissimo, perché ci vuole tanta pazienza, tanto lavoro, ma indubbiamente il contesto economico-sociale non è secondario. Secondo noi, è essenziale, tant'è che, ripeto, intervenire per mettere le imprese, specie le più giovani, in condizione di investire sulle tecnologie è essenziale. Non a caso, ho citato prima i contributi che abbiamo messo quest'anno a disposizione delle aziende, anche di quelle giovanissime, creando dei filoni appropriati per investire in tecnologia. Questo è un modo per uscire da una situazione vecchia, atavica del mondo agricolo, che peraltro non è più quello.
  Le situazioni di mercato sono quelle che sono, fino a quando poi anche il consumatore non si abitua, probabilmente, a pagare di più. Il prodotto italiano fatto nel rispetto delle leggi costa, probabilmente, un po’ di più, e rischiamo di fare delle politiche non sempre corrette. Alla radice di tutto c'è il costo. Giustamente, come si diceva un momento fa, e io condivido, le azioni non possono che essere di aiuto a tenere basso il costo del lavoro. Pag. 18
  Noi stiamo lavorando sul versante dei premi. A giorni approveremo la revisione del premio in agricoltura per cercare di premiare quelle aziende che sono corrette, in modo da dare un segnale concreto che stare nella legalità premia.
  Sul versante ispettivo ha già detto il mio presidente. Noi soffriamo da anni. Abbiamo solo trecento ispettori. Immaginate con trecento ispettori, peraltro in un ruolo a esaurimento, che cosa possiamo fare. È veramente una lotta immane contro una situazione che non riguarda certamente solo il caporalato in agricoltura, ma anche l'edilizia. Poi conoscete i fenomeni infortunistici meglio di me e conoscete la drammaticità che li contraddistingue, specie allorché si tratta di infortuni mortali, che riscontriamo anche in maniera significativa nel settore agricolo.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Cariola.
  La dottoressa Petrotta vorrebbe aggiungere qualcosa.

  MARIA SANDRA PETROTTA, direttrice della Direzione centrale Entrate e Recupero crediti dell'INPS. C'è una norma della legge n. 199 del 2016 sul caporalato, l'articolo 8, che prevede la mensilizzazione delle denunce dei lavoratori in agricoltura, che non è stata attuata. A seguito della legge di bilancio 2018 e della legge di bilancio 2019, l'entrata in vigore del nuovo sistema è stato rinviato due volte, adesso al 1° gennaio 2020.
  L'auspicio è che il legislatore questa volta faccia entrare in vigore tale previsione. È tutto pronto.

  PRESIDENTE. Ringraziamo i nostri auditi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.

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