XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Martedì 26 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL FENOMENO DEL COSIDDETTO «CAPORALATO» IN AGRICOLTURA

Audizione di rappresentanti di FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e FNA-CONFSAL.
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 
Iovino Roberto , responsabile legalità FLAI-CGIL ... 3 
Giaccone Andrea , Presidente ... 6 
Rota Onofrio , segretario generale FAI-CISL ... 6 
Giaccone Andrea , Presidente ... 7 
Mantegazza Stefano , segretario generale UILA-UIL ... 7 
Giaccone Andrea , Presidente ... 8 
Mattei Paolo , segretario generale UGL Agroalimentare ... 8 
Giaccone Andrea , Presidente ... 9 
Meli Rosario Giuseppe , dirigente nazionale FNA ... 9 
Giaccone Andrea , Presidente ... 10 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 10 
Giaccone Andrea , Presidente ... 11 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 11 
Cenni Susanna (PD)  ... 11 
Giaccone Andrea , Presidente ... 12 
Mantegazza Stefano , segretario generale UILA-UIL ... 12 
Iovino Roberto , responsabile legalità FLAI-CGIL ... 12 
Rota Onofrio , segretario generale FAI-CISL ... 13 
Mattei Paolo , segretario generale UGL Agroalimentare ... 13 
Giaccone Andrea , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione trasmessa da FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL ... 15 

Allegato 2: Documentazione trasmessa da FNA-CONFSAL ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE ANDREA GIACCONE

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e FNA-CONFSAL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura, l'audizione di rappresentanti di FLAI-CGIL, FAI-CISL, UILA-UIL, UGL Agroalimentare e FNA-CONFSAL.
  Segnalo che sono presenti: per la FLAI-CGIL Roberto Iovino, responsabile legalità, e Raffaele Ferrone, funzionario; per la FAI-CISL Onofrio Rota, segretario generale, Raffaelina Buonaguro, segretaria nazionale con delega alle politiche agricole, Rossano Colagrossi, responsabile dell'ufficio stampa; per la UILA-UIL Stefano Mantegazza, segretario generale, e Michele Tartaglione, funzionario; per la UGL Agroalimentare, Paolo Mattei, segretario generale; per FNA Rosario Giuseppe Meli, dirigente nazionale.
  Nel ringraziare ancora una volta i nostri ospiti, do la parola a Roberto Iovino.

  ROBERTO IOVINO, responsabile legalità FLAI-CGIL. Grazie, presidente. Un ringraziamento anche agli onorevoli presenti.
  In questi minuti si sta tenendo un'importante manifestazione a Reggio Calabria, molto partecipata da lavoratori italiani e stranieri, in merito a quanto è successo la settimana scorsa, ovvero l'ennesimo episodio riguardante un bracciante, Moussa Ba, morto nella tendopoli di San Ferdinando. Il tema dell'audizione di oggi è quindi di straordinaria attualità, perché serve dare subito una risposta rispetto ad alcune emergenze.
  In particolare, segnaliamo la necessità di una nuova definizione del termine «caporalato». Segnalo a tutti che, mentre, anche in termini giuridici, caporalato è una definizione che ha a che fare con l'intermediazione, tuttavia il lavoro svolto soprattutto in sede di approvazione della legge n. 199 del 2016 ha dimostrato che tale termine oggi si riferisce a un contesto molto diverso, ovvero a uno specifico reato, quello di grave sfruttamento lavorativo.
  Questo ci sembra opportuno sottolineare, perché le cause di tale sistema di illegalità, di intermediazione, ma soprattutto di sfruttamento sono da ricercare anche in fattori congiunturali, ovvero il mercato, il ruolo della grande distribuzione organizzata, la redditività e la catena del valore lungo la filiera agricola. Dunque, al di là dell'intermediazione, serve dare risposte a un fenomeno molto diffuso, quello dello sfruttamento.
  Sono vere e proprie organizzazioni, reticolari o piramidali poco ci interessa, che vedono, da un lato, il caporale, l'intermediatore come l'ultimo anello di una catena, quella dello sfruttamento, e, dall'altro, sempre più spesso, liberi professionisti. Ma vorrei segnalare che dietro un caporale, dietro un libero professionista o un consulente del lavoro c'è sempre un imprenditore che ne trae profitto. Pag. 4
  Il primo punto che vogliamo porre alla vostra attenzione è proprio questo: sono necessari strumenti legislativi che intervengano, non solo sull'intermediazione illecita, ma anche sul fenomeno complesso dello sfruttamento in agricoltura.
  Da questo punto di vista, noi abbiamo le idee chiare: la legge n. 199 del 2016 funziona, è una legge che, già nei primi due anni di applicazione, ha portato a risultati importanti, ha evitato il rischio, paventato dalle associazioni datoriali agricole, di una criminalizzazione del settore e della classe imprenditoriale. Basti vedere le operazioni condotte dai servizi ispettivi e dalle forze di polizia giudiziaria, che vanno a colpire sistemi consolidati di sfruttamento e reti organizzate con caratteri di vera e propria criminalità, in alcuni casi anche con l'infiltrazione di organizzazioni mafiose.
  Per quanto ci riguarda, la prima parte della legge sta funzionando egregiamente, la riformulazione dell'articolo 603-bis del codice penale sta portando già dei risultati. Siamo invece preoccupati di quello che sta avvenendo in relazione all'attuazione degli articoli 8 e 9 della legge n. 199 del 2016. Registriamo non solo, con riferimento alla Rete del lavoro agricolo di qualità e alle sue sezioni territoriali, alcuni rallentamenti, che non sono sicuramente imputabili alle organizzazioni sindacali, che, anzi, in questi anni hanno svolto una funzione di stimolo, ma anche una certa lentezza istituzionale, che abbiamo notato rispetto alle prerogative attribuite dalla legge.
  Faccio un breve esempio, così vado dritto al punto: il coordinamento della cabina di regia nazionale presieduta dall'INPS. Purtroppo in questi anni il lavoro ha proceduto a rilento, perché le convocazioni sono state poche, al punto che, ad oggi, solo cinque province hanno istituito, sulla base dell'autorizzazione della cabina di regia, la sezione territoriale della rete. Ci risulta che anche altre province abbiano presentato la stessa richiesta e che non ci sia stato né tempo né modo di valutare nella cabina di regia, proprio per la scarsa frequenza delle riunioni, le richieste venute da alcune province importanti.
  Ad oggi, ci risulta che siano solo Foggia, Brindisi, Reggio Calabria, Latina e Viterbo le sezioni territoriali istituite, e pensiamo che non si possa aspettare altro tempo, perché siamo alla vigilia di un'altra stagione primaverile ed estiva di raccolte intensive. Sarebbe un'ulteriore occasione persa.
  Un altro punto che vorremmo porre alla vostra attenzione è che, per quanto ci riguarda, l'INPS deve fare il proprio lavoro in quanto la legge gli attribuisce prerogative ben precise e delineate. Per noi, la Rete del lavoro agricolo di qualità, in particolare, per quanto riguarda, non tanto la repressione del fenomeno dello sfruttamento, quanto soprattutto la prevenzione, deve essere immediatamente operativa, offrendo servizi alle aziende agricole sane, ovvero servizi di intermediazione di manodopera, pubblici o pubblicamente controllati, sicuramente trasparenti, servizi come quelli dell'alloggio, tema ancora molto sentito soprattutto nelle campagne di raccolta stagionali, e del trasporto, prosciugando il brodo di cultura grazie al quale i caporali riescono a offrire alle imprese servizi che lo Stato ancora non riesce a garantire.
  In merito a questa considerazione, non ci sfugge che in alcuni territori si procede a rilento. Anche qui abbiamo trovato istituzioni poco sensibili e, se oggi abbiamo la sezione territoriale della Rete del lavoro agricolo di qualità a Foggia e a Reggio Calabria, lo si deve principalmente al fatto che hanno operato in questi territori i commissari straordinari, individuati dal Protocollo «Cura, legalità, uscita dal ghetto», scaduto il 31 dicembre 2017, non più rinnovato e non più finanziato. Questo purtroppo ha creato un ulteriore rallentamento nella creazione delle sezioni territoriali, che sono quelle che, materialmente, devono offrire servizi alle aziende.
  Oltre a questo rallentamento di carattere istituzionale, vorremmo anche segnalare come le associazioni datoriali agricole seppur, con comunicati stampa, annuncino di condividere la battaglia contro il caporalato e lo sfruttamento, tuttavia si mostrino in alcuni territori insensibili alla necessità di costituire le sezioni territoriali. Pag. 5Questo atteggiamento ci risulta assolutamente incomprensibile, perché queste sezioni territoriali dovrebbero offrire servizi agli imprenditori sani che vogliono operare nella legalità. Vi segnaliamo questo atteggiamento, sperando che possa mutare qualcosa nell'arco delle prossime settimane.
  Aggiungo che ci risulta una situazione molto particolare legata soprattutto ai rifugiati e ai richiedenti asilo, in relazione alla quale importanti inchieste hanno svelato salari addirittura di 1,5 euro l'ora. Si tratta di lavoratori reclutati non solo da loro connazionali, ma anche da reti gestite da imprenditori e consulenti del lavoro italiani.
  Vorremmo farvi in conclusione alcune proposte. Abbiamo l'esigenza di introdurre quanto prima strumenti di tutela per i lavoratori disposti a denunciare i propri sfruttatori, in considerazione del fatto che essi, per il loro stato di vulnerabilità, oggi non godono di un sistema di protezione sociale che preveda il reinserimento lavorativo e la presa in carico da parte delle istituzioni, affinché possano essere liberati dal ricatto degli sfruttatori.
  Serve fare subito in modo che gli articoli 8 e 9 della legge n. 199 del 2016, riguardanti la Rete del lavoro agricolo di qualità, siano realmente attuati, anche emanando gli atti di competenza del Governo (penso ad alcuni decreti ministeriali che ancora non sono stati emanati). Servono nuove risorse per i servizi ispettivi. Segnalo che nel 2017, anno a cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili, i controlli nel settore agricolo rispetto al 2016 sono ulteriormente calati. Serve, possibilmente, avere delle banche dati integrate, ovvero avere la possibilità che INAIL, INPS e altri istituti possano integrare i dati a loro disposizione.
  Servirebbe rinnovare il Protocollo sperimentale, perché ha dato un'accelerazione importante, con i commissari straordinari, in alcuni territori, e ci risulta incomprensibile che non si sia proseguito su quella strada, in quanto quello era un protocollo, approvato a maggio del 2016 e scaduto il 31 dicembre del 2017, che metteva insieme molte istituzioni diverse e anche le parti sociali.
  Serve valorizzare le azioni virtuose per offrire servizi agli imprenditori, ovvero, solo a titolo esemplificativo: alloggi dignitosi, trasporto e intermediazione legale. Segnalo che la logica dell'emergenza, che si esprime, ad esempio, nel realizzare campi, come avvenuto a San Ferdinando con un campo gestito dal Ministero degli Interni, se non accompagnata da alcuni servizi ai lavoratori, rischia di essere assolutamente inutile, perché si creano solo sacche di illegalità e i lavoratori non hanno la possibilità di usufruire dei servizi di intermediazione legale.
  Serve prevedere misure premiali nei Piani di sviluppo regionale (PSR) per l'adesione alla Rete. Ci sono importanti esperienze (pensiamo al comune di Roma e alla regione Emilia-Romagna) che hanno previsto l'attribuzione di punteggi premiali alle aziende che si iscrivono alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Servono una nuova politica e, soprattutto, atti concreti in tema di sicurezza contro gli infortuni e gli incidenti mortali. Segnalo che in agricoltura oggi in Italia si muore come cinquanta anni fa.
  Oltre che accelerare l'attuazione delle previsioni della legge, abbiamo bisogno di un concreto impegno, anche finanziario, per gli organismi ispettivi e, soprattutto, per la sicurezza. Concludo dicendo che la decisione presa con la legge di bilancio 2019 di prorogare al 2020 l'entrata in vigore della disciplina relativa al sistema unico di inoltro delle denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti (UNIEMENS) anche nel settore agricolo è un segnale negativo, che potrebbe minare quanto previsto dalla legge n. 199 del 2016 e non dare le giuste soluzioni che invece servono.
  Auspichiamo che da questa indagine conoscitiva emergano dati utili a mettere in pratica quanto previsto dalla legge, perché la legge funziona, e siamo tutti convinti che con la Rete del lavoro agricolo di qualità potremo tutelare gli imprenditori onesti, oltre che i lavoratori che, in questo momento, sono costretti ad operare in regime di dumping per il grado di illegalità che c'è nel mondo agricolo, soprattutto a livello imprenditoriale. Grazie.

Pag. 6

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Onofrio Rota.

  ONOFRIO ROTA, segretario generale FAI-CISL. Grazie, presidente. Il mio collega ha fatto un'illustrazione molto puntuale e preannuncio la trasmissione alle Commissioni di un documento unitario, di sintesi complessiva di tutte le cose che, in maniera molto puntuale, il collega ha ribadito.
  Io mi soffermo soltanto ad evidenziare alcune criticità e puntualizzare alcune cose.
  La prima considerazione che faccio riguarda la legge n. 199 del 2016 sul caporalato. Si è molto discusso sulla sua opportunità o meno, ci sono state opinioni che ritenevano più o meno severa la legge, ma stiamo vedendo che la legge sta funzionando, anche se ha bisogno di essere rafforzata con delle integrazioni. Ribadiamo però con voce univoca da parte sindacale che la legge è un ottimo strumento che è stato introdotto nel 2016 e che funziona.
  Ci sono alcune esperienze positive che vanno valorizzate, perché in giro per l'Italia ci sono alcune esperienze positive (poche purtroppo) di presa in carico dei lavoratori nella fase sia dell'inserimento che della formazione, dell'informazione, dell'assistenza all'accesso alle politiche attive, della fornitura di sistemi di trasporto.
  È interessante, per citare quanto è avvenuto nel protocollo firmato nel Lazio contro il caporalato, aver previsto per i lavoratori che si iscrivano ai centri di collocamento la possibilità di utilizzare i mezzi di trasporto pubblici gratuitamente.
  Il settore è caratterizzato da circa un milione di lavoratori, di questi due terzi sono stagionali e un terzo è fisso. Di questo milione, trecentomila lavoratori sono immigrati. Questa è la platea di lavoratori che rappresentiamo e la stima che abbiamo (abbiamo dati orientativi) oscilla tra i trecentomila e i quattrocentomila lavoratori che vivono nell'illegalità assoluta. Ritengo che il richiamato Protocollo «Cura, legalità e uscita dal ghetto», che chiediamo venga riproposto, sia un ottimo strumento e che vada valorizzato.
  Evidenzio alle Commissioni anche il problema che abbiamo riscontrato l'anno scorso con l'introduzione dell'utilizzo dei voucher in agricoltura. Abbiamo ritenuto quello strumento estremamente dannoso, perché l'agricoltura offre già strumenti di flessibilità nel lavoro e il voucher, così come è stato istituito, avendo una durata molto estesa, lascia mano libera a chi lo utilizzi in modo non appropriato.
  Vi è inoltre il tema di tutte le cooperative che sono diffuse un po’ ovunque, in relazione alle quali c'è la richiesta di definire quelle che si spacciano per cooperative di natura agricola ma non lo sono, le cosiddette «cooperative senza terra», che prestano manodopera, praticamente in una forma di disintermediazione di manodopera per il mondo agricolo, pur non avendo i requisiti necessari previsti dalla legge per svolgere questa attività.
  Le organizzazioni sindacali per il mondo agricolo sono strutturate con sezioni di natura provinciale. Noi abbiamo, infatti, in ogni territorio, in ogni provincia d'Italia, i cosiddetti «enti bilaterali dell'agricoltura» che monitorano nei territori le giornate di lavoro che vengono fatte in agricoltura e offrono anche prestazioni di integrazione al reddito per maternità o malattia. Siamo ovviamente delle sentinelle territoriali, per cui, anche quando abbiamo incontrato il Ministro Di Maio a Foggia dopo la morte dei sedici ragazzi durante il tragitto a causa dei trasporti, abbiamo evidenziato il ruolo importante che svolgiamo in ogni territorio e abbiamo ancora di più rafforzato nelle previsioni del contratto nazionale l'azione di contrasto al caporalato.
  Il collega ha anche parlato della questione dei PSR, delle politiche agricole. È importante collegare alla Rete del lavoro agricolo di qualità le prestazioni che molte imprese agricole offrono per l'attività agricola, una sorta di DURC, un documento che rafforzi e valorizzi l'azienda che è in regola e lavora rispettando tutte le norme di legalità, ma nello stesso tempo ha il proprio personale pagato regolarmente con tutti i diritti.
  Non aggiungerei altro perché le riflessioni fatte dal collega sono state estremamente puntuali e nel documento troverete, suddivisi per punti, tutti i vari passaggi che abbiamo affrontato. Grazie.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Stefano Mantegazza.

  STEFANO MANTEGAZZA, segretario generale UILA-UIL. Grazie, presidente. Mi associo a quanto già detto dai miei colleghi. Poiché le riflessioni che sono già state proposte, infatti, sono chiaramente riflessioni unitarie e saranno poi sintetizzate nel documento che trasmetteremo, vado per flash.
  La prima sottolineatura riguarda il nostro giudizio unanime sul buon funzionamento della legge n. 199 del 2016 con riferimento al versante repressivo. Ovviamente su questo fronte si può sempre fare di più, e negli interventi precedenti sono già state evidenziate alcune nostre proposte che sintetizzo.
  Ci pare fondamentale un rafforzamento degli strumenti di reinserimento sociale e di presa in carico da parte delle istituzioni di chi denuncia un caporale o uno sfruttatore. Pensiamo anche che sia necessario un più efficiente ed efficace coordinamento tra i soggetti preposti alla vigilanza sul lavoro e tra i diversi servizi ispettivi. Pensiamo che sia necessario un investimento in risorse umane. Abbiamo provato, infatti, a fare una semplice divisione, riferendoci a tutto i settori e non solo a quello agricolo, e ogni ispettore dovrebbe controllare mediamente quattrocentocinquantasei aziende in un anno. Quindi siamo in una condizione oggettiva di impossibilità.
  Le ultime due questioni riguardano il versante repressivo. Una è la questione delle cosiddette cooperative o aziende «senza terra». Anche qui abbiamo fatto una verifica (l'INPS vi potrà dare il dato preciso) e risultano essere più di ventitremila. Attraverso queste cooperative vengono aggiudicati spesso degli appalti che non sono regolari, perché spesso queste cooperative non hanno mezzi propri: il principio dell'appalto è che chi prende l'appalto gestisce il lavoro, mentre, nella maggioranza dei casi, ci troviamo nella condizione opposta, cioè che si prendono le persone ed è il datore di lavoro che gestisce l'attività.
  Pensiamo che la questione delle false cooperative e delle imprese «senza terra» possa essere messa sotto controllo senza alcun intervento di carattere legislativo, ma, semplicemente, impegnando in via amministrativa l'INPS alla gestione di un elenco speciale in cui iscriverle e alla richiesta di ulteriore documentazione che oggi non è prevista. L'esempio più banale sono i bilanci, la certezza della struttura. Abbiamo visto infatti che ci sono cooperative «senza terra» che dichiarano di far lavorare centinaia e centinaia di lavoratori, ma poi si scopre che non hanno una sede, che non hanno personale in grado di dirigere queste persone quando si aggiudicano gli appalti. Riteniamo che, soltanto fissando delle regole di carattere amministrativo, potremo mettere fuori gioco una serie di falsi intermediari.
  Vorremmo (purtroppo non ci siamo riusciti con il contratto di lavoro perché le nostre controparti non hanno voluto) che i contratti di appalto di queste cooperative e aziende «senza terra» venissero trasmessi all'INPS e agli enti bilaterali. Ciò per quanto riguarda questo fronte.
  L'altro, già citato, è quello dei voucher, che nella formulazione definita nella nuova normativa rischiano (uso il verbo rischiare, così non si offende nessuno) di essere un salvacondotto nelle mani di chi vuole utilizzare il lavoro nero. Ricordo che l'attuale normativa consente di assumere in agricoltura una persona, dandole lavoro per quattro ore in un arco di dieci giorni, quindi per chi volesse utilizzare malamente tale norma, essa è un salvacondotto, che si unisce allo slittamento dell'entrata in vigore dell'UNIEMENS nel settore agricolo. Le due cose insieme contribuiscono a mantenere molto opaco il mercato del lavoro agricolo.
  Questi sono gli aspetti riguardanti il versante repressivo; poi invece ci sono gli aspetti, molto più importanti, che riguardano cosa bisogna fare per tagliare l'erba sotto i piedi ai caporali, ovvero quale sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro noi vogliamo provare a mettere in piedi, per consentire alle aziende oneste, che – ricordo – sono la stragrande maggioranza, di potersi procurare in maniera adeguata e trasparente la manodopera che a loro serve.
  Questo era l'impegno affidato agli articoli 8 e 9 della legge n. 199 del 2016, che, Pag. 8come veniva già sottolineato, hanno funzionato poco e male. È stato un errore, secondo me, affidare la presidenza della cabina di regia all'INPS, perché l'INPS ha altre attività istituzionali da svolgere, ma il Parlamento, in primo luogo, si deve interrogare su che tipo di mercato del lavoro si intenda adottare per sconfiggere il caporalato. Noi pensiamo che le sezioni territoriali previste dalla legge, che fra l'altro ricalcano quelle della CISOA (Cassa Integrazione Salariale Operai dell'Agricoltura), non prevedendo costi e oneri e essendo facilmente costituibili, possano essere il ganglio vitale intorno al quale costruire questo sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro, legato sinergicamente con il sistema dei trasporti.
  Anche qui ci sono esperienze locali a Taranto, dove si stanno facendo dei tentativi importanti su questo versante, per cercare di garantire la soluzione migliore per rispondere alla domanda di manodopera delle aziende.
  Questo è lo sforzo straordinario che deve fare questo Paese, ci sono tutte le condizioni per farlo senza costi eccessivi, proprio perché le sezioni territoriali si possono avvalere anche degli enti bilaterali, di strutture già costituite, e possono mettere insieme domanda e offerta di lavoro, coinvolgere tutte le istituzioni interessate e predisporre, d'accordo con i comuni, un piano adeguato sul versante dei trasporti.
  L'ultimo aspetto riguarda tutto il tema della premialità. In un Paese dove i soldi sono pochi, chiedere di prevedere premialità per chi assume tramite la Rete del lavoro agricolo di qualità forse è un eccesso, però noi continuiamo a insistere su questo versante, così come continuiamo a insistere sul versante dei PSR, nel senso che, come è stato fatto in alcune regioni, dovrebbero essere previsti dei vantaggi per chi assume attraverso la Rete, non per chi si iscrive ma per chi assume, cioè chi compie la scelta di superare un sistema che non funziona e che, in parte, è in mano ai caporali.
  Ricordo ancora un'indagine che abbiamo fatto, insieme peraltro ai datori di lavoro, quindi FAI, FLAI e UILA, Confagricoltura, Coldiretti e CIA, dalla quale è risultato che l'1,5 per cento dei datori di lavoro agricoli ha dichiarato di utilizzare il sistema pubblico per il reperimento della manodopera. Anche se nei prossimi anni questo 1,5 per cento diventasse il 3 per cento, cioè raddoppiasse, o diventasse il 6 per cento, cioè quadruplicasse, noi ci troveremmo sempre di fronte allo stesso problema. Questa partita si vince affidando alle forze sociali, al sistema del sindacato e al sistema delle imprese e, ovviamente, alle istituzioni competenti sul territorio la gestione dell'incontro tra domanda e offerta di lavoro.
  Questa è la sfida, noi ci auguriamo che il Parlamento ci metta nelle condizioni di vincere questa battaglia. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Paolo Mattei.

  PAOLO MATTEI, segretario generale UGL Agroalimentare. Grazie, presidente. Ringrazio innanzitutto dell'opportunità di questo confronto e di dare un contributo, ognuno per le proprie competenze e per la propria sfera di responsabilità.
  Desidero innanzitutto precisare una questione che abbiamo già precisato in altre occasioni. Come UGL Agroalimentare, siamo firmatari di tutti i protocolli nel settore, compreso l'ultimo che prima citava il collega Rota e, pertanto, chiediamo ufficialmente a queste Commissioni che anche la UGL Agroalimentare abbia titolo a fare parte con pari dignità della cabina di regia, modificando quindi l'articolo 6 del decreto-legge n. 91 del 2014, convertito dalla legge n. 116 del 2014.
  Questo consentirebbe a tutti quegli operatori che rappresentano un elemento fondamentale all'interno del territorio e del comparto agroalimentare di dare un sostegno e un contributo nella lotta a questo fenomeno dannoso, per cui spesso ci ritroviamo a discutere su questo problema il giorno dopo un disastro e i vari ministri hanno sempre lanciato grandi proclami sulla necessità di controlli per fronteggiare questi fenomeni attraverso misure repressive, che però non hanno fatto altro che creare Pag. 9più problemi agli sfruttati che ai caporali stessi.
  Crediamo che si debbano individuare soluzioni propositive per tutto il comparto, perché se, come è stato evidenziato, il problema è quello di affrontare la necessità di manodopera in un settore particolare come il nostro, vanno modificate alcune cose. Il collega Mantegazza evidenziava come solo l'1,5 per cento si rivolga alle agenzie territoriali per il reperimento di manodopera, quindi bisognerebbe fare molto di più con riferimento ai centri per l'impiego per favorire questo processo.
  Prima si parlava del problema dei trasporti. Nella riunione plenaria fatta a Foggia, il presidente della Regione Puglia, Emiliano, diceva che, a seguito dei gravissimi episodi avvenuti in Puglia, era stata decisa l'erogazione di contributi ai comuni e agli enti che adottassero mezzi di trasporto, ma che nessuno aveva chiesto questi fondi non perché non ce ne fosse la necessità, ma perché, probabilmente, il fenomeno del caporalato permea a tal punto il settore, che il settore stesso ritiene che solo il caporalato sia in grado di dare una risposta efficace, efficiente e rapida a un bisogno.
  È necessario individuare strumenti virtuosi e rivedere anche il fenomeno dei flussi in questo settore, cioè trovare un bilanciamento e una regolamentazione affinché il concetto della repressione e il concetto della premialità, che citava Mantegazza, producano insieme effetti positivi; altrimenti, slegati come sono stati fino adesso, non daranno mai un risultato positivo.

  PRESIDENTE. Grazie. Do ora la parola a Rosario Giuseppe Meli.

  ROSARIO GIUSEPPE MELI, dirigente nazionale FNA. Grazie, signor presidente. Attenendoci al vostro invito, abbiamo inviato per mail il documento che mi accingo a leggere e che spero possa essere oggetto di attenzione da parte vostra.
  La FNA-CONFSAL plaude all'iniziativa parlamentare delle Commissioni riunite XI e XIII di avviare un'indagine conoscitiva sul fenomeno del caporalato. Dalla proposta dell'indagine conoscitiva promossa dalle Commissioni ed approvata il 19 dicembre 2018 risulta evidente che molti sono i nodi da sciogliere in ordine alla problematica del caporalato e del lavoro nero in agricoltura. Purtroppo la problematica è spesso alla ribalta dei media nazionali, i quali narrano vicende disumane che squarciano il velo di omertà che ammanta un mondo ostile e sommerso.
  Ancora più grave è che la vastità del problema sociale attraversa tutto il nostro Paese, rendendolo, almeno in questo, omogeneo. L'inasprimento delle pene previste dalla legge n. 199 del 2016 sembra non essere sufficiente ad arginare un fenomeno che inquina e distorce i mercati e che si regge, cosa ancora più grave, sullo sfruttamento dell'essere umano, che rimane invischiato nella tela abilmente tesa da loschi faccendieri, i quali irretiscono i lavoratori e le lavoratrici, facendo leva sui loro bisogni elementari di sopravvivenza.
  I caporali, molto spesso al soldo delle agro-mafie, contribuiscono alla perdita della dimensione umana dei lavoratori, che si offrono «spontaneamente» ai loro carnefici in cambio di pochi euro. La dimensione della fatica nei campi per i nuovi schiavi è tale da lasciarci basiti e costernati.
  Le azioni delle forze dell'ordine scardinano sistemi ben rodati di sfruttamento della manodopera a prezzi bassissimi e, troppo spesso, senza alcuna copertura assicurativa, ma il sistema di malaffare è sempre pronto a rigenerarsi, nutrendosi dei bisogni della povera gente.
  Vogliamo in questa occasione segnalare che la legge n. 199 del 2016, come richiamato nella relazione della Presidenza della Commissione, ha recepito un suggerimento da noi proposto durante un'audizione al Senato.
  In quell'occasione, avendo avuto cura di fornire alcuni dati sulla perdita di unità lavorative annue (ULA), abbiamo proposto la reintroduzione del meccanismo dei contratti di riallineamento retributivo. Esso è divenuto parte del testo di legge, ma di fatto è restato inattuato ed illusorio a causa della previsione dell'invarianza degli oneri a carico della pubblica amministrazione, Pag. 10come previsto dall'articolo 11 della medesima legge.
  Ancora oggi ribadiamo che una vera applicazione dei contratti di riallineamento consentirebbe a molte aziende di uscire dalla zona grigia della sotto-dichiarazione e dal lavoro nero. Ribadiamo anche in questa sede che vanno previsti appositi strumenti di garanzia per i lavoratori, che non possono essere danneggiati nella carriera assicurativa dall'applicazione dei contratti di riallineamento retributivo.
  Ci siamo interrogati a lungo sulla reale portata del fenomeno del caporalato e dell'elusione contributiva, abbiamo utilizzato a supporto alle nostre analisi i dati pubblicati dall'ISTAT nel Rapporto sull'economia non osservata, pubblicato nell'ottobre del 2018, abbiamo avuto la conferma che è l'agricoltura, esaminata assieme alla pesca, il sistema produttivo maggiormente esposto all'evasione totale o parziale della dichiarazione di lavoro subordinato. Chiaramente, i dati sono relativi anche alla parziale omissione di rapporti di lavoro, con sotto-dichiarazione di periodi lavorativi, ma danno la dimensione della vastità del problema.
  Abbiamo allegato a questa relazione due grafici, uno per i lavoratori dipendenti e l'altro per i lavoratori autonomi, che rendono l'idea della dimensione del problema sociale del comparto agricolo.
  Riteniamo che lo Stato debba far sentire con forza la propria presenza anche con strumenti innovativi, diversi da quelli repressivi già ampiamente utilizzati dalle forze dell'ordine. Auspichiamo la creazione di uno strumento, a valenza territoriale, di coinvolgimento attivo dei corpi intermedi, che, di concerto con le Prefetture, possa divenire momento di sintesi e luogo di confronto per meglio affrontare l'emergenza del lavoro nero in agricoltura.
  La nostra organizzazione è profondamente convinta che il caporalato non possa essere affrontato senza il coinvolgimento dei lavoratori, abbiamo bisogno delle loro denunce per scardinare il sistema del malaffare. Dobbiamo però pensare di dotare i lavoratori di strumenti di garanzia post-denuncia, poiché certamente, dopo una segnalazione, molti di loro rimarrebbero senza mezzi di sostentamento e difficilmente troverebbero un nuovo impiego nel breve periodo.
  Uno degli strumenti attuabili con le cautele del caso potrebbe essere, ad esempio, la riconferma delle migliori giornate prestate per un periodo limitato e, comunque, fino ad una nuova assunzione, al fine di attivare gli ammortizzatori sociali, dando prova tangibile della presenza delle istituzioni a fianco dei lavoratori.
  Rimaniamo a disposizione delle singole forze politiche e dei componenti delle Commissioni per approfondimenti anche informali. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Ricordo che, poiché l'Aula riprende alle ore 14.00, possiamo avere ulteriore tempo a disposizione. Suggerisco però di iniziare con un primo giro di interventi, uno per gruppo politico.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, presidente. Ringrazio gli auditi per le loro relazioni e avrei alcune riflessioni da fare e alcune domande da sottoporre.
  Tutti condanniamo, ovviamente, il triste fenomeno del caporalato, che purtroppo non esiste da un giorno. Tengo a sottolineare che la stragrande maggioranza delle imprese agricole ha lavoratori assunti in maniera regolare, quindi portano avanti il lavoro rispettando tutte le leggi.
  Per individuare le imprese che nell'illegalità fanno uso di caporalato è sufficiente incrociare le banche dati di AGEA, INPS e Agenzia delle entrate? Una volta che ho con AGEA il fascicolo aziendale e quindi so quali colture ha un'impresa agricola durante l'anno, quindi conosco perfettamente anche le rese medie e il numero di lavoratori di cui necessita, guardo le posizioni aperte dall'INPS, controllo all'Agenzia delle entrate se le dichiarazioni sono congrue rispetto al lavoro fatto, posso ritenere di avere i dati sufficienti a individuare gran parte di chi ricorre al caporalato oppure no? Pag. 11
  È stato sollevato il problema del trasporto, tema effettivamente complicato. Mi piacerebbe capire quale sia una possibile soluzione, perché il lavoro che portano avanti le imprese agricole è un lavoro molto particolare. Se si pensa che ci sono appezzamenti di terreno che possono essere nello stesso comune, in più comuni, in più province, in più regioni, e lavoratori che nello stesso giorno vanno su terreni diversi o devono spostarsi da una parte all'altra, il trasporto come deve essere garantito, chi lo deve garantire? Si può pensare a convenzioni con trasportatori privati? Nell'area rurale è molto complicato garantire un servizio di trasporto.
  Molti di voi hanno sottolineato che solo l'1,5 per cento delle imprese utilizza i centri pubblici per l'impiego, questo è sintomatico perché il lavoro delle imprese agricole è particolare, perché è soggetto alle intemperie e quindi non si ha mai la certezza di aver bisogno l'indomani di un certo numero di dipendenti, si sa sempre all'ultimo momento se si hanno delle commesse da far partire con contratti da chiudere a stretto giro. Servirebbe uno strumento per evitare che l'imprenditore agricolo si rivolga a qualcuno che porti nei suoi campi dei lavoratori.
  Tra l'altro, con le norme che ci sono attualmente sulla sorveglianza sanitaria, sull'informazione e sulla formazione, questa cosa viene ulteriormente complicata, perché tutti i lavoratori stagionali, ad ogni assunzione, essendo stagionali e lavorando presso più aziende agricole nello stesso anno, devono sottoporsi alla stessa visita medica per svolgere le stesse mansioni. Questo comporta un ulteriore problema per le imprese agricole, perché devono assumere persone che hanno già fatto la visita medica e spesso, poiché non stanno nei tempi, si rivolgono a una terza persona che porta loro dei lavoratori già pronti per essere impiegati.
  Si potrebbe pensare a una soluzione che possa essere, grazie agli strumenti digitali che abbiamo oggi, un'applicazione collegata con l'INPS? Vi chiederei dei suggerimenti in merito.
  Non so se ci sia la necessità di iniziare una riflessione sulla questione...

  PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere, altrimenti poi non c'è più tempo per gli altri interventi.

  GIUSEPPE L'ABBATE. In alcuni territori accade che i lavoratori, per poter percepire l'assegno di disoccupazione, arrivano alle centocinquanta o centottanta giornate e per lavorare chiedono di non sottoscrivere il contratto. Quindi, le imprese agricole si trovano in crisi e i lavoratori non vanno a lavorare e si trovano in difficoltà. Forse c'è necessità di avviare una riflessione anche su questo.

  SUSANNA CENNI. Cercherò di essere brevissima, intanto ringraziando gli auditi per i preziosi interventi, che ci saranno molto utili per le conclusioni di questo nostro lavoro. Condivido moltissime delle cose che sono state dette, soprattutto sulla piena applicazione della legge sul caporalato: credo che alcuni suggerimenti possano essere accolti anche con nostre iniziative e suggerimenti al Governo.
  Siamo alla vigilia della nuova programmazione europea, il nostro Paese dovrà redigere il Piano strategico nazionale, quindi penso che il tema delle premialità e anche della condizionalità di alcune misure in relazione alle filiere trasparenti sia un tema di lavoro molto serio su cui poterci misurare, così come il tema della posizione dei lavoratori che denunciano.
  Credo anche che sarà utile trovare il modo di valorizzare le buone pratiche che sono state adottate in questo Paese: ci sono alcune iniziative, come quella della regione Lazio, ma ci sono anche importanti aziende che hanno avviato spontaneamente dei protocolli importanti.
  Una sola domanda e finisco. All'inizio di questa legislatura, più volte il Ministro Di Maio ha dichiarato che sarebbe intervenuto per l'assunzione di un numero importante di ispettori, finalizzato a maggiori controlli in materia, istituendo poi questa sorta di tavolo nazionale. Vorrei capire da voi se sia partito il lavoro di questo tavolo nazionale, Pag. 12se siate stati coinvolti e, quindi, se vi siate fatti un'idea. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Se non ci sono altre richieste d'intervento, lascio la parola ai nostri auditi per una breve replica.

  STEFANO MANTEGAZZA, segretario generale UILA-UIL. Grazie, presidente. Noi al tavolo nazionale possiamo eventualmente essere convocati, ma non facciamo parte istituzionalmente di questo tavolo, così come non ne fanno parte le imprese, quindi ogni giudizio su questo è pleonastico.
  Fra l'altro, volevo dare una notizia che è sui giornali di Brescia di questa mattina e che mi hanno segnalato solo adesso: sono stati arrestati i titolari della società Demetra S.r.l., una di quelle società di cui parlavo prima, società «senza terra», che faceva lavorare centinaia di lavoratori agricoli, fra l'altro in zone come la Franciacorta, dove non abbiamo problemi di redditività delle aziende agricole, lavoratori pagati meno di 5 euro l'ora, con tutte le note notizie di contorno.
  Questo per dire che il tema dello sfruttamento in agricoltura è così profondo che, se riuscissimo soltanto in parte a rovesciare questa situazione, faremmo compiere al nostro Paese uno straordinario passo avanti.
  Per rispondere alle domande fatte, incrociare le banche dati è sicuramente utile ed è il punto di partenza, poi ci vuole chi, a livello locale, incrociate queste banche dati, sia in grado di mettere in contatto imprese e lavoratori. Per questo torniamo a insistere sul ruolo delle sezioni territoriali e sul ruolo fondamentale delle parti sociali.
  Sul tema del trasporto, abbiamo degli esempi di convenzione, prima facevo l'esempio di Taranto, se volete possiamo anche fornirvi maggiori particolari: sono stati convenzionati dei servizi, vengono dati dei ticket alle aziende, la provincia ha stanziato dei soldi, per cui, a fronte del percorso trasparente delle assunzioni e del reperimento di manodopera, è assicurato anche il trasporto, il cui costo viene poi rimborsato. Questo per fare solo un piccolo esempio, ma ce ne sono tanti su questo versante.
  Chiudo dicendo che ci auguriamo veramente che da questa indagine scaturisca un'iniziativa di tutto il Parlamento, del Governo e delle forze sociali (anche in questo caso direi nessuno escluso, altrimenti sarà un altro fallimento). Grazie.

  ROBERTO IOVINO, responsabile legalità FLAI-CGIL. Sarò telegrafico. Sulla questione dei servizi ispettivi, l'integrazione delle banche dati può essere un buono strumento per indirizzare le ispezioni, cioè se noi avessimo delle banche dati integrate, offriremmo agli ispettori la possibilità di avere alcuni indicatori per indirizzare le ispezioni.
  Se però, come ha ribadito il mio collega, un ispettore nella provincia di Foggia mediamente deve, solo nel settore agricolo, ispezionare quattrocentocinquanta aziende l'anno, è evidente che il problema delle banche dati non risolve il problema della qualità e della quantità delle ispezioni. Può essere un primo passo sufficiente, ma non decisivo.
  Sul tema del trasporto segnalo che anche la regione Basilicata, sul modello di Taranto, ha adottato iniziative simili, sovvenzionando i protocolli. Scusate la provocazione, ma perché i caporali riescono a garantire quel servizio e le istituzioni no? Non provate anche voi un senso di inadeguatezza rispetto a questa incapacità di dare risposte, che invece l'illegalità riesce a dare?
  Capisco chi dice che li portano belli e pronti, ma sono lavoratori, non pacchi, quindi se va fatta una visita medica, va fatta. Penso che tutti ci dobbiamo impegnare, c'era un progetto sperimentale per Foggia con una app digitale per utilizzare strumenti nuovi, che possano dare risposte con la tempestività di cui si parlava.
  Gli strumenti ci sono, serve la volontà di utilizzarli, e quelle convenzioni di cui si parlava prima sono le stesse previste dall'articolo 8 della legge n. 199 del 2016. È quello che noi chiediamo di fare quando sentite questo continuo richiamo agli articoli 8 e 9 di quella legge, sono convenzioni che già si possono fare e che già erano state fatte nei territori dove le sezioni territoriali erano state istituite. Perché fermarsi?
  Per quanto riguarda quello che diceva l'onorevole Cenni, una chiosa brevissima. Pag. 13Chiediamo che sulla PAC si faccia un percorso, non è possibile che il requisito della legalità dei rapporti di lavoro non sia assolutamente preso in considerazione. Quella condizionalità di cui si parlava è un percorso obbligato, se vogliamo garantire anche alle aziende un elemento di legalità e di certezza anche della esigibilità del sostegno previsto dalla politica agricola.
  Sul tavolo nazionale mi associo a quello che ha detto il collega.

  ONOFRIO ROTA, segretario generale FAI-CISL. Non aggiungo nient'altro, aggiungo soltanto la parola «vergognoso» al fatto che ci siamo lasciati a Foggia con il tavolo da istituire, a cui le parti avrebbero partecipato attivamente. Adesso non so se sia stato istituito, però le organizzazioni sindacali avrebbero partecipato soltanto come uditori, non come veri partecipanti.
  Non stiamo parlando di un capannone dove sono chiusi i lavoratori, per cui non sono visibili, l'azione che ha esercitato quest'anno la polizia stradale nel blocco dei mezzi che li trasportavano, laddove è stata organizzata, ha funzionato, perché queste persone si muovono, si raccolgono in determinati punti e lavorano secondo la stagionalità, perché non stiamo parlando di operai fissi all'interno delle aziende, ma di persone che lavorano secondo la stagionalità. Se c'è la raccolta del melone in Emilia-Romagna, lì c'è il fenomeno, se c'è la raccolta del pomodoro nel foggiano, lì si raccolgono le persone, se c'è la raccolta dell'uva, lì si raccolgono. C'è quindi bisogno di strategie mirate per colpire i vari fenomeni.
  Ognuno ha le proprie esperienze, noi abbiamo lanciato questo numero anonimo «SOS caporalato». Purtroppo le telefonate che ci arrivano evidenziano tanta vergogna nel denunciare, prevalentemente a chiamare sono donne che, per salvaguardare l'economia familiare, fanno fatica a denunciare il fenomeno, e chi vive l'immigrazione ed è sotto ricatto, a volte di connazionali, perché abbiamo anche soggetti che sfruttano i loro connazionali.

  PAOLO MATTEI, segretario generale UGL Agroalimentare. Sarò brevissimo, ma volevo dire una cosa all'onorevole L'Abbate in riferimento all'incrocio di dati.
  In molte occasioni abbiamo detto che sarebbe molto facile fare emergere alcuni fenomeni attraverso i calcoli di congruità. Se andiamo al Mercato ortofrutticolo di Fondi e vediamo mille cassette di pomodori che si chiamano Mattei come me, incrociamo la mia Partita IVA e vediamo che non ho un dipendente, c'è qualche problema.
  Questo però si va a scontrare con la realtà di un Paese che non protegge le proprie imprese e queste approfittano proprio di tale situazione perché il settore agricolo è «spremuto» dalla spinta al ribasso dell'economia globalizzata che non fa «tenere» il mercato, quindi il controllo va inquadrato anche sotto quest'altro profilo. Per quanto riguarda il trasporto, mi associo a quello che hanno detto i colleghi in merito a queste realtà virtuose. L'esempio che citavo prima del Governatore della Puglia, che non ha trovato soggetti che gli chiedessero contributi, permette di comprendere quanto sia difficile inserirsi in un meccanismo come questo. Grazie.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti, anche per la documentazione consegnata di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.

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ALLEGATO 2

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