XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 13 febbraio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE TECNOLOGIE DELLE TELECOMUNICAZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G ED ALLA GESTIONE DEI BIG DATA.

Audizione di rappresentanti di Mediaset Spa.
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 
Nieri Gina , Consigliere d'Amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche ... 3 
Morelli Alessandro , Presidente ... 6 
Zanella Federica (FI)  ... 6 
Morelli Alessandro , Presidente ... 6 
Nieri Gina , Consigliere d'amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche di Mediaset spa ... 7 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 8 
Nieri Gina , Consigliere d'amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche di Mediaset spa ... 8 
Morelli Alessandro , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MORELLI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Mediaset Spa.

  PRESIDENTE. Comunico che la deputata Paita si è dimessa, in data 7 febbraio, dal ruolo di segretario di Presidenza. Quindi, l'Ufficio di Presidenza determinerà la data per l'elezione del nuovo segretario. L'onorevole Paita è diventata da poco capogruppo del Partito Democratico in Commissione.
  L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G ed alla gestione dei big data, l'audizione di rappresentanti di Mediaset Spa.
  Ringrazio i rappresentanti di Mediaset per aver accettato l'invito della Commissione.
  Do la parola alla dottoressa Gina Nieri, Consigliere di amministrazione e Direttore della Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche, per lo svolgimento della propria relazione.

  GINA NIERI, Consigliere d'Amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche. Grazie, presidente. Grazie a tutti i parlamentari presenti. Ringrazio dell'opportunità che è stata data a Mediaset di rappresentare il proprio punto di vista su questa vicenda del 5G.
  Innanzitutto, per collocarci, occorre fare una distinzione fondamentale tra le reti e quello che dalle reti viene trasportato. Questa per noi è una cosa molto importante perché, se c'è una neutralità delle reti, i contenuti che vengono trasportati sono, per quanto riguarda la televisione, un'attività che è considerata di preminente interesse generale dalle nostre leggi, attività che ha a che fare con diritti costituzionalmente garantiti. Quindi, è oggetto di una regolamentazione molto attenta anche sulle parti contenutistiche. Questo lo dico proprio per mettere in rilievo che, al di là del veicolo che porta i contenuti, il nostro fuoco è su quello che trasportiamo e anche sull'impatto in termini di informazione e di cultura. Del resto, se abbiamo degli obblighi anche di produzione e programmazione, il tutto ci qualifica come interpreti e difensori dell'identità culturale europea e italiana.
  Noi siamo un'azienda di contenuti, quindi vediamo nelle reti di trasmissione e nell'evoluzione di queste reti un aspetto importante perché, come abbiamo fatto con il digitale e come stiamo facendo con l’on-line, considerato che tutti i nostri contenuti sono anche in streaming sul web, il nostro obiettivo è di far arrivare i nostri contenuti al più largo numero di persone possibile e nelle modalità in cui i telespettatori e gli utenti vogliono riceverli. Quindi, quando il 5G, che ovviamente non è una questione che riguarda specificamente domani, ma bisognerà attendere svariati anni, darà la possibilità di una televisione in mobilità soprattutto sui device mobili, esso sarà un'ulteriore Pag. 4 modalità con cui Mediaset, come ha fatto con tutti gli upgrade della diffusione via etere che ci sono stati, accederà per continuare a sviluppare la sua offerta.
  Nell'immediato, la tecnologia 5G è, per noi, un fattore di discontinuità importante, semplicemente per l'impatto che ha avuto sul quantitativo di frequenze che sono state assegnate alla telefonia, a partire dal 2022, che, quindi, al 2022 dovranno essere trasferite dalla televisione agli operatori di telecomunicazione.
  Questo processo e questa fase transitoria rivestono grande importanza, soprattutto dopo l'approvazione della legge di stabilità, che ha completato la fase precedente inserendo un aspetto importante, rappresentato dalla rimozione della riserva esistente di frequenze alle emittenti locali, che avrebbe pesato, nel momento in cui il 40 per cento delle nostre frequenze televisive viene spostato sulla telefonia 5G, in modo assai rilevante anche sul pluralismo dell'informazione. Del resto, noi veniamo dal 100 per cento delle frequenze, che poi è stato saccheggiato dalla banda di frequenza a 800 megahertz, in quanto assegnata, anche quella, ai telco per l'LTE (long term evolution). Pertanto, se alla pressione di questi due fattori si fosse aggiunta anche quella derivante dalla riserva che dava alle emittenti locali una quantità di frequenze superiore alle necessità, per stessa ammissione delle emittenti locali stesse, avremmo avuto problemi di sostenibilità del business. Per noi frequenze vuol dire pluralità di contenuti e possibilità di inserire quelle tecnologie premianti che servono alla piattaforma digitale terrestre per essere competitiva.
  Faccio soltanto una breve digressione sulle caratteristiche interessanti, anche a livello pubblico, della piattaforma terrestre. Intanto, come Mediaset abbiamo una televisione gratuita, però la copertura che abbiamo con le frequenze digitali è estremamente capillare. Siamo l'unica piattaforma disponibile per diciotto milioni di famiglie, perché tutti coloro che non hanno un'offerta a pagamento hanno nella televisione digitale terrestre la loro fonte di intrattenimento e di informazione, un'informazione che sottolineo è responsabile e trasparente, perché la nostra è un'informazione che ha dietro un editore che si assume la responsabilità di quello che viene trasmesso in televisione.
  Come settore televisione digitale terrestre, abbiamo 27.500 dipendenti diretti e 90.000 occupati. Il digitale terrestre offre cento canali gratuiti e in questa piattaforma sono entrati almeno tre editori, di cui due di gruppi internazionali, negli ultimi 5-6 anni.
  Siamo obbligati, ma lo facciamo anche perché è una nostra cifra distintiva, ad avere contenuti locali di livello, che comunque difendono la nostra cultura.
  Paghiamo i diritti d'autore. Abbiamo, come dicevo, un'occupazione di questi livelli: 27.500 addetti. Desidero segnalare, inoltre, che Facebook più Google ne impiegano, in Italia, meno di 200 e alzano fatturati (non si possono avere i dati precisi, perché non sono obbligati da nessuna legge a darli a nessuno) che oscillano tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro di pubblicità. Il corrispettivo sono, appunto, 200 persone che vengono occupate.
  Per riassumere, la televisione digitale terrestre vuol dire, comunque, occupazione e contenuti, coperti dal diritto d'autore, perché, oltre al fatto che produciamo e acquistiamo contenuti, anche nei confronti degli autori della SIAE, degli interpreti e dei produttori tutti gli anni distribuiamo circa 80 milioni di euro di ricompensa per la creatività. Tra l'altro, siamo un'attività completamente regolata.
  Tornando al 5G, noi siamo assolutamente favorevoli al fatto che ci sia uno sviluppo della tecnologia. Per noi il digitale è stato un passaggio straordinariamente importante. Sicuramente non è l'impresa televisiva o l'intero business televisivo italiano (secondo me, neanche europeo) che può giustificare gli investimenti che servono per garantire la diffusione della tecnologia 5G.
  Ciò che ci serve per trasmettere i nostri contenuti anche sulla rete già ce l'abbiamo. Ovviamente, nel momento in cui sarà disponibile, come dicevo prima, una tecnologia a regime che possa anche far fare la Pag. 5televisione in mobilità con una perfetta qualità tecnica, come abbiamo fatto per tutte le tecnologie che sono arrivate e si sono sovrapposte alla nostra, saremo ben lieti di utilizzarla.
  Non è per fare la televisione meglio di come la facciamo che si giustifica il 5G. Questo è un concetto che dobbiamo assolutamente mettere sul tavolo.
  Torno ora alla questione della pressione che abbiamo sul nostro modello di business che deriva evidentemente da questa limitazione dello spazio in frequenze che noi possiamo utilizzare, dovuto appunto alla banda di frequenza a 700 megahertz, che dal 2022 passa ai telco per il 5G. Il 2022 è una data molto vicina. C'è un percorso di transizione che è veramente molto, molto pesante per noi. Considerate che noi rimaniamo con quattordici frequenze di oltre venti che ne avevamo e queste quattordici frequenze devono essere sottoposte a un refarming, il che significa che devono essere riorganizzate per dare a tutti, in maniera equa, una trasformazione di quello che era cinque e che oggi diventa tre o due e mezzo. Quindi, questo vuol dire che anche noi dobbiamo riorganizzare i nostri contenuti e la nostra tecnologia per far sì che non ci sia un depauperamento dal punto di vista editoriale. Questo come si fa? Lo si fa introducendo nella nostra rete tecnologie di codifica e di trasmissione più premianti. Quindi, in un numero ridotto di frequenze c'è lo stesso tipo di pluralità editoriale che c'è oggi. Però.
  Questo, però, non è un passaggio che si fa senza investimenti e soprattutto senza impatti anche sulla nostra utenza. Che cosa voglio dire? Che i televisori diffusi nelle case al 2022 devono essere esattamente attrezzati per ricevere queste nuove tecnologie. Per questo è fondamentale che questo processo di transizione verso la release del 5G sia guidato, sia supportato sia in termini di comunicazione che in termini economici, considerato che i nuovi televisori andranno sussidiati, proprio per non far sì che un upgrade di tipo tecnologico, che sicuramente avrà finalità importantissime su altri sistemi, comprima un sistema, che è quello della televisione digitale terrestre, che comunque vuol dire tutto quello che ho detto prima, vuol dire occupazione, vuol dire programmazione originale garantita, vuol dire creatività anche italiana che viene difesa, vuol dire offerta pubblicitaria per consentire alle aziende di continuare a investire nei nostri contenuti con una redemption. D'altronde, aziende e investitori non fanno la pubblicità per sport, ma la fanno perché deve dare un ritorno in termini commerciali.
  Un'altra caratteristica, come dicevo prima, è la questione dell'informazione, che comunque è un'informazione regolata. Abbiamo la par condicio, ma oltre a questa, in tempi di fake news, la televisione ha delle facce e dei responsabili, che sono identificati, quindi, ove succedesse (purtroppo una volta è successo) che venga fuori che un nostro giornalista segue una fake news, viene immediatamente perseguito. Quindi, c'è una bella differenza con tutto quello che succede in giro per la rete.
  Visto che sto parlando della rete, mi preme sottolineare che, a parte i dati relativi all'occupazione che vi ho citato prima, il nostro settore è molto sotto pressione, perché siamo strettamente regolati e abbiamo a che fare con una competizione sleale e totalmente asimmetrica, perché questi fenomeni globali non hanno ancora regole.
  Il Sistema integrato delle comunicazioni (SIC), che rappresenta il paniere su cui poi vengono calcolati anche i nostri limiti per evitare posizioni dominanti, ha pubblicato, alcuni giorni fa, i dati, da cui emerge che le risorse sono passate da 25 miliardi nel 2012 a 17,7 miliardi nel 2017. Quindi, è sparito circa il 25 per cento delle risorse.
  Badate, questo non perché facciamo cose diverse, ma perché il nostro modello di business, che è regolato, ha come competitor un altro modello di business che ha le stesse finalità, perché si mettono a disposizione contenuti, spesso non pagati (vedasi la polemica del copyright scoppiata in Europa e della direttiva che dovrebbe disciplinarlo) si offrono questi contenuti, si organizzano perché vengano visti, dopodiché sono contenuti che non sono stati licenziati dal punto di vista del diritto d'autore, sono Pag. 6contenuti a cui vengono affiancati degli avvisi commerciali, che ovviamente sono delle piattaforme, da queste visioni vengono prelevati dati che noi, a norma di legge, non possiamo assolutamente acquisire, perché ogni volta che facciamo delle offerte e delle iniziative dobbiamo chiedere al Garante della privacy quali sono i dati che possiamo raccogliere, questi dati poi vengono autorizzati, ma sono dati che non sono comparabili alla mole, alla profondità e alla viralità di quello che succede nella rete. Insomma, tutta questa libertà di fare esattamente quello che vogliono fa sì che fare un business regolato incontri enormi difficoltà.
  Ebbene, siccome noi ci sentiamo di avere questa funzione non solo di un'informazione responsabile, ma anche di un intrattenimento e di una produzione di contenuti originali, che sono anche identitari, riteniamo di essere un'impresa che ha a che fare moltissimo non solo con i diritti costituzionalmente garantiti, ma anche con gli interessi generali del Paese.
  Tornando al 5G, tutto questo per dire che noi abbiamo bisogno di un'attenzione della politica molto forte, affinché questo periodo che porta alla consegna ai signori delle telecomunicazioni delle nostre frequenze sia un periodo in cui vi sia una transizione ordinata, ma estremamente supportata dalla politica anche in termini economici.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Nieri.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICA ZANELLA. Grazie. Mi scuso perché ho perso la prima parte della relazione, ma credo di avere ben interpretato l'insieme del suo ragionamento. Innanzitutto, mi sembrava abbastanza evidente che fosse per voi più un disturbo che altro, proprio perché la liberazione banda 700 per 5G sicuramente è una cosa molto pesante per il sistema radiotelevisivo. Proprio per questo volevo chiedervi, innanzitutto: visto che l'asta ha portato 6,5 miliardi, vi aspettate che una parte di questi utili vengano reinvestiti nel sistema per accompagnarvi in questa transizione? Lei ha detto in chiusura, ma era una domanda che volevo farle, che ha già visto come è difficile, soprattutto considerato che l'orizzonte è il 2022, che è dopodomani per voi, immagino... Secondariamente, lei giustamente lamentava la riduzione delle frequenze; la RAI stessa ha lanciato un allarme sul rischio dell'oscuramento di alcuni canali della tv pubblica. Avete paura che venga favorita, in questo senso, la tv pubblica?
  Mi riferisco poi all'ultimo accenno che lei faceva sul discorso della par condicio, che condivido pienamente. Per tanti anni l'ho letta come Co.Re.Com., e secondo me è una legge che va cambiata, la legge n. 18 del 2000; sono diciannove anni che è in vigore, sicuramente va rivisitata anche per quanto concerne il web e quant'altro. Come ho già avuto modo di dire, mi farò latrice di una proposta e comunque cercherò di proporre la convocazione un tavolo tecnico per avere anche le vostre opinioni in merito.
  La ringrazio per la sua esposizione.

  PRESIDENTE. Non essendovi altre domande da parte dei colleghi desidero rivolgere alcune domande al nostro ospite; vorrei sapere innanzitutto se la dottoressa Nieri ci può illustrare qual è il piano. Posto che entro il 2022 ci sarà questo famoso switch, le chiedo se può informare la Commissione rispetto a quello che è il percorso, quindi la contribuzione, se c'è un'ipotesi di sostegno alle famiglie nell'acquisto di nuovi decoder o nuovi strumenti televisivi, e quindi in cosa noi possiamo contribuire, come Parlamento, per sostenere le aziende in generale e il sistema attuale, che evidentemente non può essere vittima di quella che noi comunque riteniamo una grande innovazione, molto importante per il bene comune.
  Per quanto riguarda il 5G volevo chiedervi se sono in corso da parte vostra delle sperimentazioni. Noi sappiamo che alcuni vostri concorrenti già hanno in atto alcune sperimentazioni. Tanto per non fare nomi né cognomi, Sky ha usufruito di una sperimentazione, in collegamento con Vodafone. Il caso è stato la prima della Scala, Pag. 7ma lo riporto come esempio semplicemente perché è accaduto in quell'occasione, ma potrebbe essere qualunque altra cosa. Chiedo a voi, come grande azienda italiana (Sky è una grande azienda, ma non è italiana), se anche le aziende italiane stanno investendo sulle sperimentazioni di questa nuova tecnologia che siamo assolutamente convinti essere non l'evoluzione dei computer che abbiamo oramai in mano e in tasca, cioè i cellulari e i tablet, insomma i nostri devices, ma una vera e propria rivoluzione della nostra società. Svolgendo diverse audizioni, abbiamo oramai capito che tutti i settori, dall'industria fino alla sanità, verranno toccati da questo passaggio ad una nuova tecnologia.
  Se non ci sono altre domande, lascio lo spazio per le risposte alla dottoressa Nieri.

  GINA NIERI, Consigliere d'amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche di Mediaset spa. Per quanto riguarda il finanziamento, la legge di stabilità ultima ha segnato degli step e ha anche ipotizzato, come del resto aveva fatto la legge di stabilità precedente, una serie di contributi per varie voci fissate per i diversi anni. Secondo noi, rispetto a quel tipo di previsione, come giustamente diceva lei, visto anche il successo della gara per le frequenze a 5G, noi auspichiamo che sia assolutamente aumentata la consistenza di tali agevolazioni.
  Il Ministro Di Maio ha costituito il tavolo TV 4.0, che sicuramente è un elemento fondamentale per questo tipo di transizione che va guidata. È necessaria però un'attività quasi quotidiana, perché tra noi, i costruttori di device, gli importatori, c'è da mettere a fattor comune un'attività veramente molto pesante. Noi abbiamo ancora le ferite della trasformazione dall'analogico al digitale, che abbiamo totalmente pagato noi editori televisivi, non ci è stata finanziata. Questa volta, siccome ci sono delle discontinuità di tipo tecnologico, dei ricevitori che devono essere comunque sostituiti, c'è bisogno di un forte accompagnamento, certamente anche in termini regolamentari.
  L'Autorità sta già rifacendo il piano, farà i criteri di conversione, però abbiamo bisogno – il presidente me lo chiedeva – che veramente si capisca che non c'è una resistenza di un'azienda che non vuole favorire un ulteriore sviluppo, ma c'è la coscienza di essere un servizio importante, di essere per il Paese, anche in termini economici, un volano importante, rilevante, anche per le conseguenze, come dicevo prima, di tipo culturale, informativo. Non è che ormai va così, il 5G si deve fare e muoia Sansone e tutti i filistei. Riteniamo di essere un'attività che va difesa, anche per gli impatti sull'interesse generale che comunque comporta. Noi auspichiamo che ci sia da parte del ministero competente, da parte dell'Autorità di regolazione e anche del Parlamento in sé, se ce ne fosse la necessità, una sorveglianza continua e un piano di transizione che sia effettivo.
  Mi ricordava giustamente il collega che quello che è previsto nelle due ultime leggi di bilancio per il sussidio dei televisori avanzati sono 150 milioni, ma ovviamente 150 milioni non servono assolutamente a raggiungere l'obiettivo. Quindi, è uno sforzo importante, ma visto il successo dell'asta, noi riteniamo che ci debba essere uno sforzo ulteriore. Non è soltanto il fatto che c'è un business che morirebbe. Già c'è il problema della sintonizzazione, il problema della possibilità di introdurre queste tecnologie premianti, altra cosa che comunque è sulle nostre spalle. Non è che per garantire lo sviluppo di una nuova attività si deve per forza far morire quella precedente.
  Peraltro, sottolineo di nuovo che una delle questioni fondamentali riguarda il contenuto di quello che passa dalle reti. È vero che con il progresso tecnologico i settori si sono scontornati. Adesso è tutto sulla rete, dove vanno tutti questi dati che poi si ricompongono in contenuti televisivi o in questioni che riguardano la banca, l’e-commerce. Insomma, tutto è diventato digitale. Noi siamo digitali, ma vorremmo anche avere la possibilità di continuare ad essere tecnicamente ma anche economicamente in grado di portare avanti le nostre aziende, che – lo dico un'altra volta – penso abbiano un impatto anche in termini democratici e sociali importante. Pag. 8
  È stata posta una domanda sulla par condicio. Al riguardo, sappiamo tutti com'è andata e perché. Ritorno al discorso della competizione con gli over the top. È come vedere il mondo dal buco della chiave: dal buco si vede soltanto la televisione. Purtroppo oggi la campagna politica si fa sulla televisione, ma in buona parte anche sulla rete, che è completamente non regolata. Non si può certo pensare che un'autoregolamentazione presso l'AGCOM riesca comunque a far sì che ci sia, nelle prossime campagne europee, qualcosa di ordinato e che Cambridge Analytica non si sia moltiplicata per dieci. Con quello che c'è, purtroppo, non lo si può pensare. Quindi, per noi va bene che rimanga perché siamo in una botte di ferro, però non è possibile che intanto che io sono lì con il contasecondi ci sono dei parlamentari che vengono eletti con 40 click sulla rete, solo per fare un esempio anche se un po’ brutale.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Non vengono eletti, vengono scelti...

  GINA NIERI, Consigliere d'amministrazione e Direttore Divisione Affari istituzionali, legali e analisi strategiche di Mediaset spa. Scusi, non eletti, ma indicati, ha ragione. Comunque hanno la possibilità di essere votati.
  Non intendevo assolutamente aprire una polemica su questo, ma era solo mia intenzione marcare la differenza che, mentre qui stanno tutti a guardare il pelo nell'uovo, non devo dirlo mica io che ci sono casi importanti di influenze che non sono state neanche percepite prima che determinassero le loro conseguenze.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Nieri e i colleghi intervenuti. Buon lavoro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.