XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 5 luglio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Muroni Rossella , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA NELL'AMBITO DELL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1428 PELLICANI, 2358 BAZZARO E 2907 BRUNETTA, RECANTI «MODIFICHE E INTEGRAZIONI ALLA LEGISLAZIONE SPECIALE PER LA SALVAGUARDIA DI VENEZIA E DELLA SUA LAGUNA»

Audizione del Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani.
Muroni Rossella , Presidente ... 3 
Miani Massimo , Commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova ... 3 
Muroni Rossella , Presidente ... 5 
Zarotti Giovanni , direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova ... 5 
Muroni Rossella , Presidente ... 5 
Pellicani Nicola (PD)  ... 5 
Miani Massimo , Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova ... 6 
Zarotti Giovanni , direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova ... 7 
Muroni Rossella , Presidente ... 8 
Pellicani Nicola (PD)  ... 8 
Zarotti Giovanni , Direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova ... 8 
Muroni Rossella , Presidente ... 9 
Pellicani Nicola (PD)  ... 9 
Zarotti Giovanni , direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova ... 9 
Pellicani Nicola (PD)  ... 9 
Muroni Rossella , Presidente ... 9 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti di SNPA-Ispra:
Muroni Rossella , Presidente ... 10 
Siclari Maria , direttrice generale SNPA-ISPRA ... 10 
Muroni Rossella , Presidente ... 12 
Siclari Maria , direttrice generale SNPA-ISPRA ... 12 
Muroni Rossella , Presidente ... 12 
Ferla Maurizio , responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa ... 12 
Muroni Rossella , Presidente ... 13 
Pellicani Nicola (PD)  ... 13 
Muroni Rossella , Presidente ... 13 
Ferla Maurizio , responsabile del Centro Nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa ... 13 
Muroni Rossella , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti del Consorzio Venezia Nuova ... 14 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti di SNPA-Ispra ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Insieme per il Futuro: IPF;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti: Misto-VI-ICT;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
ROSSELLA MURONI

  La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova Massimo Miani.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova, Massimo Miani, accompagnato da Giovanni Zarotti, direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova, in sede di indagine conoscitiva deliberata nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 1428 Pellicani, C. 2358 Brunetta e C. 2907 Bazzaro recanti «Modifiche e integrazioni alla legislazione speciale per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna».
  Ricordo che anche ai nostri ospiti è stato inviato un questionario per orientare il loro contributo ai lavori della Commissione.
  Ringrazio il Commissario Massimo Miani per aver accolto l'invito della Commissione e gli cedo quindi la parola per lo svolgimento della relazione.
  Abbiamo mezz'ora di tempo, quindi vi dedicherei in questa prima fase una decina di minuti in modo che se poi ci fossero interlocuzioni necessarie potremmo avere uno scambio. Cedo quindi la parola al dottor Massimo Miani.

  MASSIMO MIANI, Commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova. Buongiorno, grazie per l'opportunità che mi date di relazionare sul lavoro svolto in questo anno e mezzo dalla mia nomina. Noi abbiamo depositato un documento che risponde alle domande del questionario, abbiamo saltato l'ultima domanda che integreremo nei prossimi giorni, perché pensavamo non fosse rivolta al Consorzio.
  Volevo riepilogare un po' il lavoro che ho svolto, concentrandomi ovviamente sul tema MOSE e sul tema Consorzio Venezia Nuova. Io sono stato nominato dal Ministero delle infrastrutture e trasporti il 19 novembre del 2020 come commissario liquidatore e, come ben sapete, la norma – che era il cosiddetto «decreto agosto» - prevedeva appunto questa figura che aveva il compito di concludere i lavori relativi all'opera MOSE e le opere complementari per poi liquidare il Consorzio. Sin da subito mi sono reso conto di una situazione deficitaria importante nel Consorzio, tanto che dopo pochi giorni dalla nomina sono tornato al Ministero facendo presente che avrei quantificato in maniera puntuale il deficit, ma preannunciavo che il Consorzio in quel momento non era liquidabile, perché i debiti e il deficit erano ingenti.
  Questo lavoro puntuale l'ho fatto nei mesi successivi e alla fine ho ricostruito una situazione debitoria superiore a 300 milioni di euro e un attivo minimo, oltretutto con anche circa 550 milioni di contenziosi passivi e con tutti gli ultimi bilanci impugnati da gran parte delle imprese consorziate evidentemente per il tema della copertura delle perdite che era stata rivolta a loro, in quanto soggetti illimitatamente e solidalmente responsabili.Pag. 4
  Da lì, dopo un primo percorso nel quale si è cercato di vedere come risolvere questa situazione – eravamo ancora con la Ministra De Micheli, nel Governo Conte – non trovandosi una soluzione, in quanto il Consorzio in qualità di soggetto privato non poteva ricevere sostanzialmente contribuzioni perché questo poteva configurare un aiuto di Stato – ho avviato le procedure previste dalla norma fallimentare, partendo da quella più soft, che è la procedura di ristrutturazione del debito di cui all'articolo 182-bis della legge fallimentare, offrendo ai creditori una percentuale che inizialmente si attestava intorno al 30 per cento che poi nella fase successiva è aumentata al 60 per cento grazie al recupero di alcuni crediti che il Consorzio aveva nei confronti del Provveditorato.
  Questa proposta non è stata accettata dai creditori, molti dei quali avevano vinto delle gare pubbliche e quindi ritenevano giustamente di dovere essere pagati al cento per cento, e quindi ai primi di agosto, ho presentato una domanda di concordato preventivo prima per il Consorzio Venezia Nuova e poi per Comar Scarl, che è un'altra società che svolge tutte le attività relative agli impianti, che sono le attività più importanti che ci sono in questo momento per concludere l'opera.
  Di lì c'è stato un lungo percorso di trattative con i creditori, di colloqui, anche con il Provveditorato, e alla fine siamo riusciti a presentare un piano di ristrutturazione, attestato ex articolo 67 della legge fallimentare, che si fondava su alcuni accordi con i creditori, i quali rinunciavano, sostanzialmente, a circa 350 milioni di riserve che erano state prodotte in tutti gli anni. Questo mi ha consentito poi, con le rinunce in mano, di fare valutare queste riserve dal Provveditorato e incassare circa 68 milioni di riserve che erano dovute. Ciò ha portato liquidità per quasi 70 milioni.
  Poi abbiamo chiuso tutti i contenziosi. C'erano 550 milioni di contenziosi. Ovviamente in questi contenziosi erano compresi anche i temi delle riserve. Abbiamo chiuso contenziosi costosi e rischiosi e abbiamo definito, anche con il Provveditorato, il tema delle somme provvisoriamente riconosciute. È stata fatta da una commissione un'analisi sui lavori riferiti a queste somme, per capire quanti erano dovuti a vizi dell'opera e quanti erano invece migliorie dell'opera. Alla fine di tutto questo siamo riusciti a definire un piano che non ha ancora il suo equilibrio totale, perché c'è ancora un disequilibrio di circa una settantina di milioni, comprensivo di tutti i fondi rischi, ma che prevede che le consorziate andranno a ripianare questa differenza attraverso una contribuzione pari al 25 per cento dei nuovi lavori che andranno a fare nei prossimi anni.
  Quindi sostanzialmente questa operazione riporta in equilibrio il Consorzio, tanto che a fine febbraio abbiamo presentato in tribunale questo piano attestato e a metà marzo il tribunale ha dichiarato chiusa la procedura di concordato.
  Abbiamo, con fatica, ripreso i lavori che oggi stanno ricominciando a pieno ritmo. Con fatica perché stare fermi un anno e mezzo ha rappresentato un blocco – assolutamente necessario, perché il Consorzio era, a mio modo di vedere, sull'orlo del fallimento, e i numeri che vi sto dando lo dicono in maniera chiara – che aveva indotto le imprese a spostare le loro maestranze su altri cantieri.
  Abbiamo quindi dovuto riprendere tutto in mano, rifare degli atti aggiuntivi, abbiamo avuto il tema dell'aumento prezzi che ha complicato ulteriormente le cose, ma mi sento di dire che in questo momento i lavori sono ripartiti e riteniamo di potere concludere l'opera MOSE entro la fine del prossimo anno.
  Per le opere complementari del cosiddetto «Piano Europa» invece ci sarà bisogno di un po' più di tempo, ma riteniamo di poterle concludere nel 2025. A quel punto il Consorzio dovrà essere liquidato, come previsto dalla norma, ci sono 18 mesi per la liquidazione, però direi che se non ci sono eventi in questi anni, la liquidazione potrà essere molto più veloce, perché di fatto gran parte dei problemi sono stati risolti in questa fase di accordo propedeutico alla presentazione del piano.
  L'accordo prevede, inoltre, altre due cose importanti.Pag. 5
  La prima è che la società Comar confluirà all'interno del Consorzio, e quindi verrà chiusa prima e i lavoratori, con i relativi contratti in essere, verranno trasferiti al Consorzio. Questo è un passaggio importante perché Comar non ha nessun tipo di autonomia in questo momento per quanto riguarda la propria gestione, tanto che in questo anno l'abbiamo dovuta sostenere anche nell'ambito del Piano. Il Consorzio si è accollato i debiti che Comar aveva nei confronti delle imprese impiantistiche, questo per il fatto che comunque i contratti che erano stati stipulati dagli amministratori straordinari precedenti erano sempre a doppia firma Consorzio-Comar.
  L'altra cosa importante è che negli accordi è stato stabilito che le grandi imprese che avevano lavorato all'opera, negli anni Novanta e Duemila, usciranno dal Consorzio: gli accordi prevedono che non avranno più assegnazioni di lavori, già non lavoravano da qualche anno, e usciranno dal Consorzio, procedura che stiamo portando avanti proprio in questi giorni, perché prevede l'assenso degli altri consorziati che abbiamo già ottenuto e poi l'assenso anche del Provveditorato.
  Questo è in sintesi un quadro complessivo di un lavoro molto impegnativo portato avanti in questi anni che ha fatto sì che oggi siamo in una situazione nettamente diversa da quello che ho trovato quando sono arrivato nel novembre del 2020. Mi fermerei qui per rispondere alle domande.

  PRESIDENTE. Grazie dottor Miani. Non so se il direttore Zarotti vuole aggiungere qualcosa.

  GIOVANNI ZAROTTI, direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova. Semmai un cenno, appunto, sulla ripresa dei lavori. Noi stiamo in questo momento, come ha detto il dottor Miani, già in una fase di avvenuto riavvio dei cantieri, di una progressiva ulteriore integrazione delle maestranze, con l'obiettivo di rispettare le tempistiche che sono quelle del cronoprogramma che era allegato al settimo atto, e che è stato attualizzato il mese scorso dalla Commissaria straordinaria Spitz, e prevedendo quindi la data effettiva di riavvio di questo cronoprogramma con le date sostanziali che il dottor Miani ha già accennato.
  Oltre all'attività di completamento del MOSE, è altrettanto importante la prevista fase di avviamento, quindi quella fase di provvisoria gestione e provvisoria manutenzione dell'opera che si affianca alle attività conclusive dell'opera stesso, questo a integrazione.

  PRESIDENTE. Grazie direttore. Ha chiesto la parola il collega Pellicani. Prego onorevole Pellicani.

  NICOLA PELLICANI. Grazie presidente. Ringrazio il dottor Miani per l'introduzione, e volevo fare alcune domande. Intanto ricordiamo che il Consorzio Venezia Nuova è stato istituito dalla seconda legge speciale del 1984, quindi è una storia quarantennale ormai che va avanti da tempo.
  Il dottor Miani faceva presente la situazione che ha subito trovato subito, quando si è insediato nel novembre del 2020, una situazione che probabilmente era già presente: il Consorzio è stato commissariato, mi pare, la prima volta nel gennaio del 2015, all'indomani dello scandalo del MOSE; quindi ci sono stati circa sei anni di commissariamento precedente, in cui questa situazione probabilmente doveva già emergere, ma non è emersa con chiarezza.
  Un'altra questione che volevo precisare è relativa all'avvio dei lavori, perché continuano a esserci un po' di polemiche su questo, soprattutto sulla stampa locale. I lavori sono partiti e ora sono vicini al cento per cento alle bocche di porto oppure i cantieri ancora sono in corso di avviamento, per i problemi citati prima e che già erano emersi nelle settimane precedenti, relativi alla necessità di reperire le maestranze che le imprese avevano impiegato in altre opere?
  Poi, è da ricordare anche che nel novembre del 2021 erano stati sbloccati 538 milioni necessari per il completamento dell'opera e per il finanziamento del Piano Europa. Volevo capire qual è la percentuale – se già è stata stabilita – di risorse da Pag. 6destinare al Piano Europa, confermate anche nelle audizioni precedenti dalla dottoressa Bramezza e dall'architetto Spitz, della cui quantità però non abbiamo ancora contezza.
  Poi, apprendo con piacere il fatto che conferma anche lei che il 31 dicembre dell'anno prossimo i cantieri dovrebbero essere conclusi. Volevo sapere se sarà confermata nell'ambito della ripartenza, della riassegnazione – mi pare sia avvenuta la ripartizione fatta per quote delle varie imprese che aderiscono al Consorzio – la direzione dei lavori alla società Thetis, che è una società controllata dal Consorzio Venezia Nuova. Mi pare sia emerso che non è ancora stato rinnovato il contratto.
  Un'altra questione: volevo chiederle se sono risolti definitivamente – mi pare lo abbia già detto, ma meglio precisarlo – i contenziosi con tutte le imprese del Consorzio.
  Vorrei una precisazione anche sui lavori nell'insula della Marciana e sulle barriere per proteggere la basilica, che mi pare siano partiti proprio in questi giorni. Perché sappiamo che Piazza San Marco va sotto già a 80 centimetri, mentre per convenzione mi pare il Comitatone abbia stabilito che a regime il MOSE entri in funzione a 110 centimetri, anche se adesso nella fase di avviamento scatta a 130, quando il 50 per cento circa della città però va sotto a 130 centimetri.
  Intanto mi fermo qua, poi magari preciso qualcosa altro.

  MASSIMO MIANI, Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova. Inizio, poi magari sul tema dei lavori faccio integrare la risposta dall'ingegnere Zarotti.
  Allora la prima domanda era sulla situazione che ho trovato e se poteva essere risolta prima, se si è generata negli anni degli amministratori straordinari. Sicuramente gran parte di questi debiti, che poi in parte sono stati pagati, sono riferibili a periodi precedenti alla gestione degli amministratori straordinari. Faccio degli esempi: gli accertamenti fiscali, che hanno riguardato un tema di false fatturazioni riferibili agli anni precedenti al 2014, sono stati definiti dagli amministratori straordinari e il Consorzio ha pagato 25 milioni di euro. Tutto il tema relativo ai ripristini e quindi ai vizi dell'opera evidentemente era riferibile a periodi pregressi.
  La cosa che mi sento di dire è che, senza ovviamente voler giudicare il lavoro degli altri, secondo me il Consorzio doveva essere fermato prima, in quanto soggetto privato, e questo penso sia il punto dirimente; è un soggetto privato concessionario di un'opera pubblica, ma è un soggetto privato. Quando sono arrivato la prima cosa che ho chiesto è stato un parere sulla fallibilità del Consorzio, perché questo evidentemente era per me un passaggio dirimente. E la risposta che mi è stata data era che il Consorzio era un soggetto fallibile, e questo è confermato anche dal fatto che poi abbiamo avuto accesso a procedure previste dalla legge fallimentare per i soggetti privati.
  Negli anni la situazione si è aggravata perché i costi relativi alla gestione del Consorzio, gravati ulteriormente da questi costi straordinari riferibili agli anni precedenti, che comunque rimanevano a carico del Consorzio – ad esempio quei 25 milioni sono rimasti a carico del Consorzio, non sono stati ovviamente rimborsati – hanno portato a una situazione che ritengo siamo riusciti a recuperare veramente per i capelli.
  Questo ha quindi comportato, purtroppo, un periodo di fermo, come dicevo prima, di un anno e mezzo, perché questa è stata un po' la conseguenza. La fortuna è che siamo riusciti a risolvere la situazione. Se fosse stata affrontata prima, probabilmente oggi saremmo un po' più avanti con i lavori.
  I lavori sono ripartiti, i 538 milioni sono all'interno del settimo atto aggiuntivo, adesso dovremo però fare l'atto attuativo, perché quella parte di lavori non è ancora iniziata.
  Poi, adesso farò dire all'ingegnere Zarotti la ripartizione tra Piano Europa e lavori di completamento degli impianti del MOSE, anche se, come sapete, c'è comunque la possibilità di riparametrare fino al 20 per cento la ripartizione, appunto, tra lavori MOSE e lavori extra MOSE. Lascio questo all'ingegnere Zarotti che sicuramente darà delle spiegazioni più puntuali.Pag. 7
  Vado sugli altri temi, a esempio il tema di Thetis, e quindi il tema della direzione dei lavori. L'accordo che abbiamo fatto con Thetis, nell'ambito degli accordi generali, e che ha previsto uno stralcio anche dei debiti che il Consorzio aveva con Thetis, prevedeva che fosse confermata la direzione lavori in capo a Thetis. Il contratto è già stato discusso tra le parti. Ritengo che a breve questo contratto verrà firmato, anche in esecuzione dell'accordo che avevamo fatto, ma anche in considerazione del fatto che Thetis, come diceva l'onorevole Pellicani, è una società controllata dal Consorzio Venezia Nuova.
  Qui mi ricollego a un tema – perché evidentemente quando si parla di Thetis, di Comar, quindi delle società che sono in qualche maniera collegate al Consorzio, nasce il tema della preoccupazione dei dipendenti per quello che sarà il loro futuro – che è un tema comunque importante. Io da quando sono arrivato al Consorzio ho diminuito un po' il numero dei dipendenti, in primo luogo perché purtroppo alcune persone sono andate via proprio per il momento di difficoltà, e purtroppo devo dire vanno via sempre i migliori, che sono quelli che poi trovano posto da altre parti; in secondo luogo perché abbiamo comunque incentivato all'esodo chi aveva la possibilità di andare in pensione con «quota 100». Abbiamo un po' diminuito e stiamo cercando di razionalizzare l'organizzazione con delle competenze specifiche e soprattutto dal punto di vista tecnico.
  Evidentemente, però, ci sono sempre molte persone tra Consorzio, Comar, e Thetis, circa 250 persone, un po' meno adesso. In Thetis ce sono un centinaio e ci sono competenze importanti, soprattutto competenze uniche direi, perché evidentemente l'opera è un'opera unica e quindi sarebbe un peccato disperdere queste competenze.
  Evidentemente il tema dovrà essere affrontato, perché è chiaro che oggi la norma prevede la costituzione di questa nuova Autorità, della società in house, però chiaramente questi sono tutti dipendenti di soggetti privati. È un tema che secondo me dovrà essere preso in esame, che deve essere esaminato per non disperdere le competenze importanti che si sono sviluppate in tutti questi anni.
  Per quanto riguarda il tema dei contenziosi, confermo che sono stati praticamente chiusi tutti, e quindi questo è stato un grosso alleggerimento per il bilancio del Consorzio.
  Per quanto riguarda San Marco, anche qui confermo che i lavori, per quanto riguarda la protezione della basilica, sono in esecuzione, e consentiranno di avere le barriere di vetro pronte per la prossima stagione invernale e quindi a protezione della basilica, che è l'elemento più delicato della piazza. Nel contempo abbiamo recentemente individuato e assegnato anche il primo stralcio per i lavori strutturali della piazza, che quando saranno completati sostituiranno il lavoro provvisorio della protezione della basilica, proprio perché, come diceva l'onorevole Pellicani, purtroppo piazza San Marco è uno dei punti più bassi di Venezia. Quindi il MOSE non può essere alzato sempre, per qualsiasi tipo di marea, perché andrebbe in conflitto con le attività del porto e creerebbe problemi alla stessa laguna. Per questo verrà alzato a livello di 110 cm di marea, e sono stati progettati lavori strutturali che dovrebbero risolvere i problemi della piazza.
  Preciso che in questa fase di avviamento il MOSE sta dimostrando non solo di funzionare, ma anche di lasciare all'asciutto gran parte della città di Venezia, con una grossa soddisfazione della cittadinanza e anche degli esercizi commerciali, che si sono perfettamente abituati al fatto che il MOSE funzioni, anche se il MOSE non è ancora finito, è ancora un cantiere.
  Noi in questo momento abbiamo una soglia di 130 centimetri per i sollevamenti, anche se prudentemente abbiamo sempre alzato anche a livelli lievemente più bassi. Lascerei la parola all'ingegnere Zarotti.

  GIOVANNI ZAROTTI, direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova. Qualche ulteriore elemento. Le confermo che nell'ambito del finanziamento del CIPESS di 538 milioni, oltre 140 milioni sono quelli destinati al completamento del Piano Europa.
  È altresì vero che è in fase di valutazione l'eventuale rimodulazione, ma non Pag. 8credo che andrà a toccare in maniera significativa questo importo.
  Piuttosto gli elementi in qualche modo importanti che vanno risolti per l'attuazione del Piano Europa, a questo punto, non riguardano tanto il finanziamento. Si tratta di due aspetti fondamentali che sono, da un lato, l'auspicato consolidamento e l'approvazione di un protocollo nuovo per la gestione dei fanghi, e dall'altra il tema del fatto che il Piano va aggiornato per tenere conto anche di un fenomeno seppur positivo che riguarda ampia parte dei fondali lagunari, su cui era previsto di realizzare le barene, quindi i nuovi habitat previsti dal Piano Europa.
  Premetto che il Protocollo fanghi è importante perché il Piano Europa ha come finalità la costituzione di nuovi habitat. Questi nuovi habitat vengono in gran parte realizzati attraverso nuove strutture morfologiche, quindi barene sostanzialmente. A tal fine, per potere costruire le barene, c'è necessità di sedimento e il reperimento di questo sedimento, che, se all'interno della laguna di Venezia in questo momento, deve essere fatto ancora in ottemperanza al Protocollo fanghi del 1993. Questo è abbastanza limitante, perché l'unico sedimento permesso ai sensi del Protocollo del 1993 è quello di tipo A, che in questo momento è decisamente scarso come quantitativi in laguna, e quindi necessiterebbe o di reperirlo fuori in mare, o appunto di trovare un criterio di superamento di questo Protocollo.
  L'altro aspetto cui facevo riferimento è che il Piano va comunque aggiornato per tenere conto anche di un fenomeno positivo, cioè che ampia parte dei fondali su cui era previsto di realizzare queste barene, nel frattempo, si è popolata di praterie di fanerogame, che è un fenomeno di rinaturalizzazione positivo, ma comporta il fatto di rimodulare parzialmente la localizzazione delle nuove strutture ad habitat.
  Per quel che riguarda, invece, l'aspetto dell'avvio dei cantieri la risposta è: sono in fase di riavvio, non siamo ancora certamente a regime per i motivi che il dottor Miani accennava, quindi esiste una certa inerzia. Però, con tutte le principali imprese che hanno ad oggetto la costruzione delle parti funzionali del MOSE, sono stati già sottoscritti gli atti contrattuali e aggiuntivi con la previsione della fine dei lavori entro la data di settembre 2023; quindi auspichiamo che questo comporti a breve un incremento ancora più sostanzioso della manodopera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire nuovamente il collega Pellicani. Prego onorevole Pellicani.

  NICOLA PELLICANI. Ancora due piccole questioni. Lei citava il Protocollo fanghi, che finalmente sembra avviato alla firma, però nel frattempo è stato bocciato il piano morfologico, che è strettamente legato al Protocollo fanghi, e quindi non so se sarà comunque possibile avviare tutti i lavori di rigenerazione della laguna. Il Piano Europa comporta tutto il ripristino degli ambienti lagunari. Ma volevo chiedere un'altra cosa: sono stati valutati i costi di manutenzione del MOSE a regime? Cioè attualmente mi pare che l'articolo 95 del cosiddetto «decreto agosto», citato prima dal dottor Miani, tra le tante cose preveda anche lo stanziamento di 60 milioni all'anno, da quest'anno, dal 2022, fino al 2032, però le stime parlavano di una necessità di 80-100 milioni per la manutenzione. Adesso per carità 60 milioni sono già abbastanza, però volevo capire se avevate già fatto un calcolo più preciso dei costi relativi alla manutenzione.
  Poi le alzate del MOSE: ogni alzata se non ricordo male, ma lo ha confermato anche la dottoressa Spitz la settimana scorsa, costa 300.000 euro, l'anno scorso sono state 33 mi pare, complessivamente nella stagione, e quindi siamo a quasi 10 milioni per le alzate e ancora gli impianti non sono a regime. Poi quanto costerà a regime ogni alzata?
  Ultima cosa: la conca. I lavori per rifare la conca di Malamocco a che punto sono? Volevo chiederle se anche quelli finiranno per il 2023.

  GIOVANNI ZAROTTI, Direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova. Parto dall'ultimaPag. 9 domanda. Per quanto riguarda la conca di navigazione di Malamocco, è in fase di ricostruzione la porta lato mare, e la fine dei lavori prevista contrattualmente è luglio 2023 e quindi in tempo utile e coordinata con il resto della realizzazione delle opere strettamente legate al MOSE.
  Per quanto riguarda i costi dei sollevamenti: ovviamente i dati che ha già dato il Commissario straordinario sono corretti, va detto però che noi più in dettaglio abbiamo assistito a un trend sensibile di riduzione dei costi per ciascun evento, tra la stagione del 2021 e quella del 2022. Questo anche in relazione al fatto che nel 2021 ci sono stati dei costi una tantum, che sono stati necessari per approntare alcune attività una tantum.
  Viceversa quest'anno ci siamo attestati su poco più di tre milioni di euro per complessivi 13 sollevamenti e va anche detto, però, che a fronte dei sollevamenti veri e propri, che questi inverno sono stati 13 e lo scorso inverno sono stati 20, quindi 33 in tutto, c'è un numero di attivazioni che non comporta il sollevamento del sistema MOSE, ma che comporta comunque l'attivazione di tutte le nostre squadre.
  Quindi, in realtà, volendo parametrizzare il costo non sul singolo sollevamento, ma sulle attivazioni, che quindi, poi, generano o un sollevamento o un falso allarme, e quindi un mancato sollevamento, il costo mediamente è inferiore ai 100 mila euro per cadauna attivazione.
  Il tema del piano morfologico: il parere sulla VAS ne prevede una rielaborazione. Questa forse utilmente potrà essere fatta anche sotto l'egida dell'Autorità per la laguna, che forse avendo anche una visione un po' più trasversale potrebbe magari utilmente rivedere alcuni aspetti.
  Adesso dai primi elementi che abbiamo visto sulle osservazioni, sulla VAS, mi sembra che ampia parte sia anche legata agli aspetti della portualità e quindi evidentemente anche su quello servirà una visione ampia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pellicani ha un'ultima breve domanda.

  NICOLA PELLICANI. Grazie presidente. Le previsioni dei costi di manutenzione?

  GIOVANNI ZAROTTI, direttore tecnico del Consorzio Venezia Nuova. L'attività di avviamento, e quindi la fase del triennio che servirà per avviamento ha proprio come scopo, tra gli altri, quello di addivenire a una stima abbastanza precisa dell'attività manutentiva.
  Ampia parte dei costi delle manutenzioni sono collegati alla manutenzione delle paratoie, che tra le varie voci hanno un peso preponderante sul costo generale della manutenzione. Su questo, però, come sapete siamo in fase adesso di avvio della manutenzione della prima barriera, e questa sarà l'occasione per verificare se l'ipotesi fatta sul tempo che intercorrerà tra un ciclo di manutenzione e il successivo sia effettivamente quella prevista dal progetto, quindi circa un decennio tra un ciclo e l'altro, o se diversamente – come sembra anche da recenti verifiche fatte in situ, facendo emergere la paratoia ed effettuando una pulizia proprio su quelle di Treporti, che sono le più vecchie installate – questo range, questo intervallo di tempo possa magari essere portato più verso i quindici anni o di più, e questo ovviamente farà diluire l'importo. Comunque il valore di 67 milioni di euro stabiliti ciascun anno ai fini della manutenzione dovrebbe essere il valore entro il quale ci si dovrà attestare.

  NICOLA PELLICANI. L'ultima cosa che le chiedo è se può aggiungere, tra i dati che ci trasmettete, anche tutti i tagli che avete fatto da quando il Commissario straordinario è entrato in funzione.

  PRESIDENTE. Perfetto, questi sono dati che potete naturalmente trasmetterci. Ringrazio i nostri ospiti per le informazioni che ci hanno fornito, per il contributo offerto ai lavori della Commissione e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 1). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

Pag. 10

Audizione in videoconferenza di rappresentanti di SNPA-ISPRA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di SNPA-ISPRA, in sede di indagine conoscitiva deliberata nell'ambito dell'esame delle proposte di legge C. 1428 Pellicani, C. 2358 Brunetta e C. 2907 Bazzaro recanti «Modifiche e integrazioni alla legislazione speciale per la salvaguardia di Venezia e della sua laguna».
  Ricordo che anche ai nostri ospiti è stato inviato un questionario per orientare il loro contributo ai lavori della Commissione.
  Ringrazio per la loro presenza la direttrice generale, Maria Siclari, e il responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa, Maurizio Ferla, e cedo loro la parola per lo svolgimento della relazione.

  MARIA SICLARI, direttrice generale SNPA-ISPRA. Buongiorno a tutti, ringrazio la presidente della Commissione e i componenti commissari per questo invito perché ci dà modo di poter illustrare le attività che l'ISPRA, l'Istituto superiore la ricerca e la protezione ambientale, sta dedicando alle tematiche che riguardano la città di Venezia.
  Innanzitutto vorrei dire che ISPRA è presente in Laguna con due uffici a Venezia, dove è concentrata la pluridecennale esperienza nello studio, nel monitoraggio e nella previsione delle maree.
  Venezia gestisce la rete mareografica della Laguna di Venezia e dell'alto Adriatico e i dati vengono scambiati in tempo reale con tutti i soggetti competenti in materia. Molti sono proprio le Arpa, che fanno parte del sistema nazionale della protezione ambientale, con i quali noi lavoriamo quotidianamente. Mi riferisco all'Arpa Veneto, all'Arpa Friuli, all'Arpa Emilia-Romagna, ma collaboriamo e scambiamo i dati anche con il Centro maree del Comune di Venezia e con il Provveditorato delle opere pubbliche di Venezia. Inoltre, a Venezia convergono anche i dati in tempo reale della Rete Mareografica Nazionale e della Rete Ondametrica Nazionale, utili ai fini del monitoraggio e della previsione dello stato delle maree in alto Adriatico.
  Vorrei mettere in evidenza che, proprio nell'ambito dei finanziamenti che riguardano il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), l'Istituto verrà coinvolto in quelli che riguardano il potenziamento delle due reti che ho appena citato, sia la Rete Mareografica sia la Rete Ondametrica.
  Inoltre a Chioggia, dove è concentrata l'esperienza per gli aspetti ecologici della Laguna in generale e delle acque in transizione, in sinergia con l'Arpa Veneto, vengono pianificate e condotte le attività di monitoraggio che sono previste dalla direttiva 2000/60/CE per la valutazione e l'aggiornamento dello stato ecologico dei corpi idrici lagunari.
  Inoltre, sempre a Chioggia, opera un gruppo di esperti dell'Istituto, che ha messo in campo alcuni importanti progetti per il recupero e il ripristino degli habitat lagunari, come a esempio il progetto Lagoon Refresh, che è stato finanziato nell'ambito del programma LIFE, di cui nei prossimi giorni si parlerà in occasione di un evento, di un convegno che abbiamo organizzato con l'università Ca' Foscari di Venezia, in occasione della conferenza conclusiva del progetto.
  Con riferimento ai quesiti che ci sono stati posti per l'audizione di oggi, vado direttamente nel merito, per segnalare che è stato chiesto di valutare la necessità di aggiornare la legge speciale. Intanto dobbiamo premettere che il complesso delle leggi speciali che sono state emanate per Venezia e per la Laguna, a nostro avviso, necessitano un nuovo processo di aggiornamento.
  L'ultimo risale al 1992, con la legge n. 139 e oggi sicuramente vi è un'esigenza di integrazione ed armonizzazione del percorso di tutela della laguna – intimamente connesso con quello dell'ambiente urbano veneziano e degli altri centri abitati lagunari – con molte delle direttive dell'Unione Europea che nel frattempo sono intervenute in tema ambientale, a cominciare dalla Pag. 11direttiva quadro acque, per poi procedere con quella sulla gestione del rischio alluvioni, quella sulla tutela degli habitat, quella sulla VIA-VAS, sui rifiuti e così via. Tutte recepite nell'ordinamento italiano.
  Su questo percorso si è già inserito il legislatore con l'articolo 95 del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito dalla legge n. 126 del 2020, laddove prevede, ad esempio, l'armonizzazione del piano degli interventi con i piani di gestione delle acque di cui alla direttiva 2000/60, che ho citato prima, il piano di gestione del rischio alluvioni di cui alla direttiva 2007/60 ma anche dove prevede l'aggiornamento del cosiddetto Protocollo fanghi 1993, per stabilire nuovi criteri per la movimentazione dei sedimenti di dragaggio dei canali portuali, coerenti con i principi comunitari di tutela delle acque, degli habitat e di trattamento dei rifiuti.
  Ulteriori elementi di spunto per un aggiornamento derivano dalla considerazione delle strategie di indirizzo comunitarie e nazionali elaborate nell'ambito del New Deal, e, più recentemente, per l'attuazione del PNRR: mi riferisco alla strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, alla strategia di tutela della biodiversità, alla strategia nazionale dell'economia circolare e al Piano nazionale per la transizione ecologica.
  Un altro aspetto che vorremmo mettere in evidenza e sul quale, a nostro avviso, potrebbe essere utile un'attenzione è relativo all'esigenza di promuovere, un po' come avvenne negli anni Settanta con la Commissione De Marchi per i problemi della difesa del suolo, la costituzione di una commissione di studi e approfondimento, in cui chiamare i massimi esperti nazionali, eventualmente coadiuvata anche da esperti internazionali, per mettere bene a fuoco quali sono le sfide da affrontare di fronte ai profondi mutamenti che lo scenario di cambiamento climatico ci impone e quali sono le strategie più efficaci di adattamento e mitigazione da adottare e da tramutare in misure e provvedimenti anche di carattere legislativo.
  Sicuramente, in questa prospettiva di rapida mutazione, un ruolo cruciale è rivestito dall'esigenza di un processo di costante aggiornamento delle conoscenze, attraverso un'azione efficace e costante di monitoraggio e di controllo ambientale, condotta secondo rigorosi principi di terzietà ed autorevolezza. In questo senso un ulteriore spunto di riflessione ai fini di un aggiornamento della normativa, che noi vorremmo portare alla attenzione di questa Commissione oggi, è quello di facilitare o valorizzare al meglio l'armonizzazione della legge speciale con la legge n. 132 del 2016, che la Commissione conosce benissimo, che è quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete ambientale (SNPA).
  Con riferimento, poi, all'istituzione dell'Autorità per la Laguna: a nostro avviso l'istituzione dell'Autorità è prevista dal citato articolo 95 del decreto-legge n. 104 del 2020 e risponde a una esigenza di ricostruzione, di una necessaria struttura di governance. Lo svuotamento dei poteri del Magistrato delle acque, connesso con il regime della pluridecennale concessione unica a favore del Consorzio Venezia Nuova e la sua inevitabile e conseguente soppressione nel 2014 hanno chiaramente messo in luce questa enorme carenza di una struttura tecnica di pianificazione, di programmazione, di controllo, evidenziata anche nelle varie proposte di legge depositate a partire dal 2018 in Parlamento.
  Ci è stato anche chiesto di rispondere, per quanto di competenza naturalmente, in ordine alla capacità di decisione, di coordinamento, del Comitatone e se lo consideriamo ancora uno strumento attuale. Il cosiddetto Comitatone, cioè il comitato di indirizzo, coordinamento e controllo politico di cui all'articolo 4 della legge n. 798 del 1984, rappresenta questo organo di confronto tra poteri centrali, regionali e locali sui temi della salvaguardia di Venezia e della Laguna e proprio l'articolo 95 del decreto-legge 104 del 2020 ne conferma l'esistenza e ne aggiorna la compagine. Quindi si tratta, a nostro avviso, di un organo eminentemente politico, che non include però rappresentanti di enti o organismi tecnici come ISPRA.
  Con riferimento agli altri quesiti, se la presidente concorda, lascerei la parola al Pag. 12collega, l'ingegnere Ferla, che ha proprio una competenza su tali tematiche. E quindi inviterei l'ingegnere a proseguire nella risposta agli altri quesiti che ci sono stati posti.

  PRESIDENTE. Preliminarmente vi dobbiamo chiedere di mandare comunque la relazione scritta per favorire anche i lavori della Commissione. Do senz'altro la parola all'ingegnere Ferla, ma abbiamo pochi minuti, anche perché immagino che i colleghi vogliano poi porvi delle domande e quindi prego, ingegnere, intervenga brevemente e poi insisto nel chiedervi di mandare un vostro contributo scritto. Chiedo scusa, ma a mezzogiorno dobbiamo essere in Aula.

  MARIA SICLARI, direttrice generale SNPA-ISPRA. Presidente, non appena si concluderà l'audizione depositeremo il contributo scritto.

  PRESIDENTE. Grazie mille direttrice. Prego, ingegner Ferla.

  MAURIZIO FERLA, responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa. Grazie presidente, grazie dottoressa Siclari.
  Mi concentro in questi cinque minuti soltanto su due degli argomenti esposti nell'insieme dei quesiti: quello del Protocollo fanghi, in cui ISPRA ha dato un contributo decisivo e determinante nella elaborazione della nuova metodologia volta a superare i criteri che erano stati dati nel 1993. Questo nella prospettiva di adeguarlo agli obiettivi di qualità ambientali previsti dalle direttive europee, prima la direttiva 2000/60 sulle acque che ha già citato la nostra direttrice, e poi soprattutto per aggiornarlo alle conoscenze più avanzate in materia, e quindi introducendo criteri di integrazione ponderata delle diverse linee di evidenza chimiche e tossicologiche di bioaccumulo, per aprire ad una maggiore prospettiva di riutilizzo dei sedimenti provenienti dalle attività di dragaggio nel canale lagunare, nell'ambito di interventi di ripristino morfologico.
  Come sappiamo il Piano di recupero morfologico della Laguna di Venezia è in una fase di profonda revisione dopo il recente parere della commissione VAS, ed è senz'altro uno strumento utile, se inserito in un percorso di progressivo adattamento alle misure di contrasto e di rimozione delle cause del degrado morfologico.
  Un altro tema che mi preme un po' sottolineare, e tralascio tutti gli altri, è il tema dell'esposizione agli effetti del cambiamento climatico, in particolare alla crescita del livello medio del mare. La domanda che sostanzialmente si pone la Commissione è se l'entrata in esercizio del MOSE potrà essere efficace, oppure no, rispetto agli scenari più catastrofici.
  Quello che ha evidenziato l'entrata in esercizio di questa grande opera dopo lo storico evento del 12 novembre 2019, ricordiamolo, sempre in via provvisoria in attesa del collaudo finale, ha messo in evidenza l'esigenza di chiusure sempre più frequenti e sempre più prolungate.
  Ciò richiede dal punto di vista gestionale – inteso nel senso di contemperare l'esigenza operativa della portualità con quella di porre al riparo Venezia e i centri abitati dal rischio inondazione – di poter disporre nel breve periodo di strumenti previsionali integrati, sempre aggiornati allo stato più avanzato delle conoscenze in materia e integrati, a nostro avviso, anche con tecniche di incertezza predittiva, cioè in grado di porre il decisore nella condizione di poter adottare decisioni ragionate anche in termini benefici-costi.
  Su questo vorrei sottolineare che ISPRA lavora da anni in sinergia con gli altri soggetti istituzionali che hanno una lunga e consolidata esperienza in materia, vale a dire il CNR, l'Istituto di scienze marine di Venezia e il Centro Maree del Comune di Venezia, integrati recentemente anche con Arpa Veneto per gli aspetti meteorologici. Con questi soggetti da tempo abbiamo stipulato una serie di convenzioni operative per la condivisione di dati, la revisione in tempo reale, lo sviluppo di conoscenze e di decisioni previsionali, dando vita spontaneamente,Pag. 13 aggiungo, a un tavolo tecnico delle previsioni che si riunisce ogni qualvolta si verificano le condizioni favorevoli al fenomeno dell'acqua alta per l'emissione di bollettini conformi e concordati.
  Io non aggiungerei nient'altro, credo di avere esaurito il tempo a mia disposizione e siamo a disposizione per le domande.

  PRESIDENTE. Grazie ingegnere, do la parola all'onorevole Pellicani.

  NICOLA PELLICANI. Grazie. Purtroppo il tempo è poco, mi limito a una domanda: il Protocollo fanghi, che prima ha citato, finalmente pare arrivato alla conclusione del suo lunghissimo iter di aggiornamento, però contestualmente è stato bocciato il Piano morfologico al quale è strettamente legato. Quali sono secondo voi le conseguenze di questa questione?

  PRESIDENTE. Non ci sono altre domande e quindi chiedo alla direttrice o all'ingegnere se intendono svolgere un intervento in replica.

  MAURIZIO FERLA, responsabile del Centro Nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa. È chiaro che il Piano morfologico, come dicevo prima, rappresenta uno strumento che consente di individuare – laddove possibile, secondo i criteri del Protocollo fanghi, perché l'estensione della possibilità di riutilizzo sedimenti non è consentita a qualunque tipo di sedimenti che viene fuori dalla laguna, dai canali lagunari – alcuni siti di destinazione, laddove prevede l'impiego di fanghi per la ricostruzione di strutture morfologiche.
  Altra cosa importante, e questa sicuramente è una conseguenza negativa della mancata approvazione del Piano morfologico, è l'individuazione comunque di siti di conferimento per tutte quelle classi di sedimento che non potranno trovare collocazione nell'ambito degli interventi di ripristino morfologico. Quindi sicuramente è un'influenza negativa, e bisogna lavorare per adeguare questo strumento di gestione della Laguna.

  PRESIDENTE. Ringrazio la direttrice generale, Maria Siclari e il responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa, Maurizio Ferla, per il contributo offerto ai lavori della Commissione e per il documento depositato di cui autorizzo la pubblicazione in allegato alla seduta odierna (vedi allegato 2). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.55.

Pag. 14

ALLEGATO 1

Pag. 15

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

ALLEGATO 2

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32