XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 19 di Martedì 18 giugno 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RAPPORTI CONVENZIONALI TRA IL CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI (CONAI) E L'ANCI, ALLA LUCE DELLA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI RACCOLTA E GESTIONE DEI RIFIUTI DA IMBALLAGGIO

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia (ANPCI).
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 3 
Spina Zaccaria , Sindaco di Ginestra degli Schiavoni e presidente ANPCI Campania ... 3 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 4 

(La seduta, sospesa alle 14.40, è ripresa alle 14.55) ... 4 

Audizione di rappresentanti di Nespresso Italiana Spa:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 4 
Schiraldi Marta , Direttore Tecnico Qualità Nespresso Italiana Spa ... 4 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 8 
Manca Alberto (M5S)  ... 8 
Buratti Umberto (PD)  ... 9 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 9 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 9 
Schiraldi Marta , Direttore Tecnico Qualità Nespresso Italiana Spa ... 9 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Documentazione depositata da Nespresso Italiana Spa ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia (ANPCI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia (ANPCI).
  Cedo quindi la parola al dottor Zaccaria Spina, presidente di ANPCI Campania, per lo svolgimento della relazione.

  ZACCARIA SPINA, Sindaco di Ginestra degli Schiavoni e presidente ANPCI Campania. Porto i saluti della presidente nazionale dell'Associazione, Franca Biglio, e comincio sicuramente col ringraziare il presidente e i componenti della Commissione e con l'esprimere il compiacimento dell'Associazione per il nuovo approccio che sicuramente abbiamo riscontrato negli ultimi tempi, nelle varie fasi di concertazione, rispetto agli enti cosiddetti di minori dimensioni, così come ci ha definito il Presidente della Repubblica Mattarella.
  È un coinvolgimento che sicuramente dà lustro, è importante per chi intende attuarlo e dimostra rispetto e attenzione alle reali problematiche del Paese, atteso che i comuni fino a 5.000 abitanti sono la gran parte dei comuni italiani e rappresentano una vastissima parte di territorio e di popolazione.
  Chiedo scusa per non aver trasmesso prima delle riflessioni più articolate e un'eventuale relazione. Sono stato chiamato all'ultimo momento per sostituire un sindaco che doveva venire, ma che è stato impossibilitato, proprio ieri. Come, però, dicevo al presidente, che ringrazio ancora, mi riservo di far pervenire una relazione un po’ più articolata sulla tematica, che è veramente importante per l'oggetto che disciplina e per le ripercussioni che si hanno in tutti i territori.
  Il mercato del riciclo si fa sempre più complesso, specialmente quello degli imballaggi, che l'accordo tra ANCI e CONAI deve regolamentare. Notiamo una crisi che si prospetta a causa dell'aumento del materiale riciclato. Sicuramente, i lacci, i vincoli che ci sono e che abbiamo riscontrato anche nell'accordo vigente, che pare essere in scadenza, non aiutano.
  I consorzi vogliono gestire il mercato, ma soffrono economicamente, e non solo, per una serie di motivi che non stiamo qui a ripetere, non ultimo la difficoltà di dare una seconda vita ai materiali riciclati, il venir meno dei mercati di smercio e così via. Il problema è veramente sentito.
  Noi riteniamo che all'interno dell'accordo debbano sicuramente prevedersi delle semplificazioni, degli snellimenti, meno vincoli, meno lacci per aiutare il mercato Pag. 4libero, che in modo più idoneo può favorire un riequilibrio della legge tra la domanda e l'offerta, e quindi ristabilire una certa stabilità economica.
  Devo dire che sarebbe utile prevedere anche forme di incentivo, di premialità maggiori e più visibili, con ricadute più tangibili sui territori. Spesso, ci sono delle premialità, ma queste si estrinsecano in materiali pubblicitari, attività e così via, mentre sarebbe molto più utile prevedere premialità in termini economici o di attività, che maggiormente vengono percepite dai comuni, e quindi dalla cittadinanza.
  I comuni più piccoli si sono quasi sempre dimostrati quelli più virtuosi, almeno nella Campania, ma mi pare che anche a livello nazionale siano quelli che si distinguono per la più alta percentuale di raccolta differenziata.
  Purtroppo, però, non riusciamo a vedere premiati in termini tangibili questi sforzi e queste pratiche virtuose. Questo sarebbe interessante da poter prevedere.
  Ripeto, mi riservo a nome dell'Associazione di far pervenire entro breve tempo una relazione più dettagliata per essere più incisivo e scendere più nei dettagli per sottoporre dei suggerimenti e delle riflessioni su quello a cui già abbiamo avuto modo di assistere negli anni trascorsi.

  PRESIDENTE. Non essendoci interventi da parte degli onorevoli colleghi, ringrazio il nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 14.40, è ripresa alle 14.55.

Audizione di rappresentanti di Nespresso Italiana Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti di Nespresso Italiana Spa.
  Cedo quindi la parola al direttore, Marta Schiraldi, per lo svolgimento della relazione.

  MARTA SCHIRALDI, Direttore Tecnico Qualità Nespresso Italiana Spa. Desidero ringraziare il presidente e tutti voi, onorevoli, per quest'opportunità di condividere con voi l'impegno e le azioni concrete che Nespresso Italiana ha messo in atto nell'ambito della sostenibilità. Io sono Marta Schiraldi e mi occupo proprio di sostenibilità dell'area tecnica.
  Nespresso Italiana è un'azienda produttrice di capsule di caffè in alluminio. Non so se è nota a tutti. Per noi rappresenta un'opportunità molto importante raccontarvi che cosa abbiamo fatto da parecchi anni nell'ambito della sostenibilità, in particolare in Italia.
  Innovazione e sostenibilità rappresentano dei fattori chiave per Nespresso lungo tutta la filiera produttiva. Partendo dalla coltivazione del caffè, siamo attenti a supportare i coltivatori nella gestione responsabile delle risorse e anche a supportarli ad avere degli elevati qualitativi standard di vita, ma non è finita qui.
  Nespresso segue lungo tutta la filiera la parte di sostenibilità curandosi delle emissioni, e quindi cercando di gestire al massimo le emissioni di CO2, e si dà degli obiettivi progressivi di riduzione delle emissioni di CO2 per ogni tazzina di caffè. Addirittura, in Italia abbiamo ridotto del 9 per cento l'emissione della CO2 negli ultimi tre anni per ogni tazza di caffè.
  Che cosa c'è, poi? C'è la parte finale, il fine vita del prodotto. Noi ci siamo assunti da anni la responsabilità di trovare soluzioni fattive per il recupero e il riciclo delle capsule di caffè post-consumo. È proprio di questo che vi vorrei parlare per quanto riguarda il nostro progetto di recupero e di riciclo delle capsule di caffè post-consumo nel mercato italiano.
  Perché abbiamo scelto l'alluminio? Questa è la prima domanda che magari viene a molti di noi. L'alluminio è un materiale in grado di proteggere le caratteristiche e l'aroma del caffè da fattori esterni. Pensate che è impermeabile all'ossigeno, all'umidità e alla luce, quindi mantiene tutte le caratteristiche Pag. 5 del caffè intatte, tutte le caratteristiche sensoriali, fino al consumo. È riciclabile al 100 per cento, ed è riutilizzabile all'infinito, non perdendo mai tutte le proprie caratteristiche intrinseche: la malleabilità, la leggerezza. Può essere, quindi, riciclato all'infinito.
  Inoltre, se utilizziamo alluminio riciclato, riusciamo a risparmiare circa il 95 per cento dell'energia necessaria a produrlo dal suo materiale originario, che è la bauxite. Questi sono i motivi per cui abbiamo scelto l'alluminio.
  Pensate che, proprio per queste proprietà, le capsule di caffè in alluminio sono contenute in un astuccio di carta e non ci sono altri involucri. Questo rende l'unità di vendita che arriva al consumatore al 100 per cento riciclabile, perché la carta chiaramente è riciclabile.
  Qual è l'obiettivo di Nespresso? È quello di creare una tazzina di caffè a impatto ambientale positivo. In Italia, quest'obiettivo è stato reso possibile impostando già da anni, dal 2011, un progetto che prevede la raccolta e il recupero delle capsule di caffè post-consumo dei nostri consumatori. In generale, in Italia questo tipo di rifiuto è gestito esclusivamente dai comuni, dalle aziende municipalizzate. Se non esistono sistemi di raccolta e di riciclo, questo viene conferito dai consumatori nel rifiuto indifferenziato.
  Nespresso è invece riuscita, grazie alla collaborazione con degli stakeholder, che dopo vi illustrerò, a impostare due sistemi per il recupero e il riciclo delle capsule di caffè: uno dedicato, una filiera dedicata, che in Italia chiamiamo da chicco a chicco, e uno collettivo, nato sotto forma di test nella provincia di Lecco ed è stato poi esteso anche alla provincia di Monza-Brianza.
  Inizio a illustrarvi il progetto «Da chicco a chicco». È nato nel 2011 grazie alla collaborazione con CiAL (Consorzio degli imballaggi di alluminio), Utilitalia, che rappresenta tutti i gestori ambientali, e CIC (Consorzio italiano dei compostatori). Dal 2011, grazie a questa convenzione, è stato possibile impostare una serie di punti di raccolta lungo tutto il territorio nazionale, da nord a sud, arrivando a oggi ad avere 109 punti di raccolta, dove i nostri consumatori possono riportare le capsule di caffè post-consumo, e le capsule seguono una filiera dedicata.
  Vengono conferite nei punti di raccolta, le aziende municipalizzate le prelevano, le portano alle isole ecologiche; raggiunta una certa quantità, le capsule vengono portate a un impianto che riesce, grazie a una tecnologia, a separare il caffè dall'alluminio. L'alluminio viene riciclato all'infinito, quindi viene dato alle fonderie, e si trasforma in infiniti oggetti. Il caffè viene trasformato in compost in un impianto di compostaggio. Il compost fertilizza le risaie in provincia di Pavia e il riso che ne viene ottenuto viene riacquistato da Nespresso e donato al Banco alimentare della Lombardia.
  Fornisco un po’ di numeri. Questo progetto nato nel 2011 rappresenta per Nespresso un investimento di 4 milioni di euro. Con questo progetto siamo stati in grado di coprire il 76 per cento della capacità di riciclo sul territorio nazionale. Pensate che, secondo la fonte Nielsen, le capsule di caffè in alluminio presenti sul mercato italiano sono circa 878 milioni; con questo progetto è stato possibile recuperarne 100 milioni.
  Questo è un sistema dedicato, come vi dicevo. Dall'inizio del progetto a oggi, grazie anche all'impegno dei nostri consumatori, che conferiscono le capsule di caffè nei punti di raccolta, abbiamo potuto donare al Banco alimentare della Lombardia più di 2,5 milioni di porzioni di riso. Tra l'altro, il riso è un alimento molto importante, perché non si trova come eccedenza nella distribuzione organizzata, e quindi il Banco alimentare è molto contento di poterlo ricevere da noi, ed è un alimento che va bene per tutte le esigenze nutrizionali e dietetiche.
  Non ci siamo fermati qui. Vi lasceremo un documento dove è contenuta una slide che mostra il diagramma di flusso, che racconta un po’ quello che vi ho spiegato a voce: il flusso della raccolta, del conferimento nell'impianto di trattamento, della separazione dei due componenti, la fonderia che trasforma in infinite vite la parte di Pag. 6alluminio e l'impianto di compostaggio che trasforma il caffè in compost e poi le risaie e il Banco alimentare della Lombardia.
  Mi soffermo su un aspetto importante. Abbiamo sentito parlare, al Ministero, della volontà di avere una tracciabilità dei rifiuti. Con questo tipo di progetto ci siamo già arrivati, perché abbiamo deciso di certificare questa filiera grazie alle verifiche ispettive di un ente terzo accreditato, il Bureau Veritas, per garantire che ogni capsula di caffè conferita in questa rete di raccolta possa veramente diventare riso e l'alluminio possa essere riciclato all'infinito. Abbiamo messo in piedi un sistema di rintracciabilità.
  Non ci siamo fermati. Abbiamo visto prima che la capacità di riciclo con questa rete copre il 76 per cento del territorio nazionale, ma noi vorremmo coprire tutto il territorio nazionale, arrivando al 100 per cento della capacità di riciclo, ovvero dando a tutti i consumatori la possibilità di contribuire a un'economia circolare, quella che Nespresso sta portando avanti da anni.
  Proprio per questo, oltre al sistema dedicato, dal 2017, sempre grazie alla collaborazione con il CiAL, il Consorzio dell'alluminio, e con l'azienda municipalizzata della provincia di Lecco (SILEA), abbiamo dato vita a un test, a un progetto totalmente nuovo, che riguarda proprio la raccolta sperimentale delle capsule di caffè in alluminio con il conferimento a casa nella raccolta differenziata. Che cosa vuol dire?
  I cittadini di quest'area possono conferire le capsule di caffè in alluminio dopo il consumo nel sacco viola, quello del multimateriale leggero, metalli e plastica. Questo è possibile perché nell'impianto, che si trova in Brianza, a Verderio Inferiore, dove viene conferita tutta la raccolta differenziata del bacino di Lecco, è stata installata una tecnologia innovativa che si chiama eddy current system, ovvero esattamente il contrario di una calamita: una corrente di Foucault che, dopo il sottovaglio, grazie alla rotazione di un rotore contenente dei campi magnetici, riesce a raccogliere per repulsione tutto l'alluminio piccolo e leggero, altrimenti perso nel sottovaglio e che andrebbe a recupero energetico.
  L'obiettivo di questo progetto è quello di recuperare tutte le capsule di caffè in alluminio che i consumatori conferiscono nella raccolta differenziata, ma non solo. L’eddy current system riesce anche a recuperare tutto l'alluminio piccolo e leggero che va nel sottovaglio.
  Come vi dicevo, questo test è iniziato nel 2017, su 90 comuni della provincia di Lecco, con 341.000 cittadini coinvolti. Le performance sono buone, e quindi da ottobre 2018 il test è stato esteso a tutta la provincia di Monza-Brianza, arrivando a coprire 156 comuni e 911.000 cittadini.
  Come vi dicevo, se estendessimo questo progetto su scala nazionale, riusciremmo a coprire il 100 per cento della capacità di riciclo.
  Sono stati recuperati, quindi, 67.950 chili di materiale piccolo e piccolissimo, leggero, in alluminio dal 2017; il totale di capsule in alluminio, quindi non solo quelle Nespresso, ma tutte le capsule di caffè in alluminio recuperate, sono circa 727.000.
  Fornisco un po’ di numeri per dare delle dimensioni al progetto. Nel documento troverete un diagramma di flusso che vi racconta quello che succede nell'area test. Il cittadino, dopo aver consumato il proprio caffè preferito, conferisce la capsula a casa propria nella raccolta del multimateriale leggero, che a Lecco per esempio è il sacco viola, quindi lo conferisce a casa nella raccolta differenziata, la municipalizzata lo trasporta all'impianto di selezione e, grazie a questa tecnologia detta eddy current system o corrente di Foucault, tutto questo materiale viene recuperato e mandato a riciclo. È proprio un esempio di economia circolare a 360 gradi.
  Che cosa abbiamo scoperto con questo test? Che quello del sottovaglio è un mondo veramente infinito. Oltre alle capsule di caffè in alluminio, infatti, nel sottovaglio cadono tutti quegli oggetti piccoli e leggeri che hanno comunque un valore, perché l'alluminio, come dicevamo, ha come requisito quello di poter essere riciclato all'infinito, senza perdere tutte le sue caratteristiche intrinseche.
  Troviamo, quindi, tappi delle bottiglie, lattine schiacciate, prodotti di detergenza Pag. 7fatti in alluminio, blister delle medicine, wrap dei cioccolatini e così via, tutto materiale che con questo sistema viene recuperato e non viene mandato a recupero, ma riciclato.
  Una cosa che mi preme sottolineare è che anche in questo caso Nespresso, credendo molto nell'economia circolare – la sostenibilità è per Nespresso un po’ come la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, un valore imprescindibile – ha deciso di investire. Siamo in un sistema collettivo, quindi Nespresso ha sostenuto il 60 per cento dei costi soprattutto per la parte di comunicazione al cittadino, che dal 1° aprile 2017 doveva sapere che da quel momento poteva conferire le proprie capsule di caffè in alluminio nel sacco viola.
  Chiaramente, il brand Nespresso non compare, perché siamo in un sistema collettivo. Questo è stato fatto proprio per supportare un sistema di economia circolare basato sulla raccolta differenziata proprio in virtù di questo valore.
  Perché siamo arrivati a questi due progetti, un progetto dedicato e uno che potrebbe veramente arrivare su tutto il territorio nazionale chiedendo al consumatore meno sforzo, quello del sistema collettivo?
  La capsula usata, post-consumo, in Italia è considerata un rifiuto urbano indifferenziato, e Nespresso, già dal 2011, proprio in un'ottica di responsabilità estesa del produttore ancor prima che le direttive dell'Unione europea ne parlassero, ha deciso di impegnarsi e di dare un esempio concreto, mettendo in piedi e trovando delle soluzioni in modo da recuperare e riciclare le proprie capsule di caffè.
  Che cosa succede? Essendo un rifiuto indifferenziato, è di competenza dell'azienda municipalizzata. Un'azienda privata non può mettersi a gestire questo rifiuto. Da qui tutto l'accordo nato che ho raccontato con il Consorzio alluminio, il Consorzio compostatori e Utilitalia.
  Vorrei illustrarvi un po’ che cosa Nespresso fa negli altri Paesi per recuperare e riciclare le proprie capsule di caffè.
  In Germania, c'è il green dot, il sistema collettivo, quindi su tutto il territorio i consumatori conferiscono le capsule di caffè, così come gli altri rifiuti, nel sistema collettivo. In Francia, esistono due sistemi, un po’ come quello che stiamo portando avanti in Italia: uno dedicato, con più di 5.500 punti di raccolta, e uno collettivo, che si basa proprio su quest'innovazione tecnologica da installare nel sottovaglio nel multimateriale leggero. A oggi, ci sono 17 impianti e questo sistema copre circa 8 milioni di abitanti.
  In Svizzera, pensate che addirittura, quando il postino vede nel mailbox, nella casella della posta, un nastrino giallo, sa che ci sono le capsule esauste di caffè Nespresso da ritirare, quindi è il postino che le ritira e le porta all'impianto che separa l'alluminio dal caffè. Poi c'è un sistema comunque dedicato, un po’ come il nostro, costituito da 2.700 punti di raccolta.
  In Portogallo, c'è la reverse logistics (consegno le capsule di caffè al mio cliente e ritiro le capsule esauste) e un sistema dedicato parallelo. Nel Regno Unito c'è sia il sistema collettivo, tramite corriere, sia il sistema dedicato. In Olanda, ci sono entrambi i sistemi.
  Perché volevo condividere questi dati con voi? Perché ci sono delle soluzioni tecnologiche, e gli altri Paesi le hanno implementate con dimensioni molto importanti. Anche noi abbiamo la possibilità di farlo. Abbiamo già iniziato, ma dobbiamo continuare, in modo da poter raccogliere le capsule di caffè in alluminio post-consumo e poterle riciclare, perché è veramente un esempio di economia circolare.
  C'è un però. Durante tutto questo percorso che vi ho raccontato dal 2011 a oggi, abbiamo sicuramente il tema del CER, il codice europeo del rifiuto secondo la direttiva europea: non esiste a oggi un CER che identifichi in modo univoco questo tipo di rifiuto. La capsula di caffè in alluminio non è identificata da un codice univoco.
  Quest'incertezza è dimostrata dal fatto che, dall'inizio del progetto, a questo tipo di rifiuto è stato attribuito un CER 15.01.04, rifiuti di imballaggi metallici; tuttavia nelle ultime ispezioni fatte dai Carabinieri dei NOE ad Alessandria e a Genova questo codice CER è stato contestato al gestore Pag. 8ambientale: siccome la capsula di caffè è un rifiuto indifferenziato, questo CER non va bene.
  Solo una nota: la regione Lombardia, sia nel 2011 sia nel 2019, confermava che questo era il CER più adeguato.
  Che cosa suggeriscono i NOE? Di identificare questo rifiuto con un codice CER appartenente alla famiglia dei 20.000 rifiuti urbani in metallo. Andando a studiare tutti gli innumerevoli CER appartenenti a questa famiglia, il codice CER più appropriato sembra il 20.01.40, quello dei rifiuti urbani in metallo. Identifica, quindi, la capsula di caffè in alluminio esausta come rifiuto urbano differenziato, o perlomeno differenziabile, perché abbiamo visto che in teoria è un indifferenziato, ma che ci sono delle soluzioni pragmatiche e tecnologiche che permettono, non solo di differenziarlo, ma di riciclarlo. Tutti gli attori della filiera che vi ho raccontato, i gestori ambientali e gli impianti, sono in grado di gestire questo codice, quindi questa sarebbe la soluzione.
  Quello che auspichiamo è che le istituzioni, tra le quali il Ministero dell'ambiente, possano salvaguardare i progetti che vi ho raccontato, sia quello dedicato sia quello collettivo, e che quindi in prima battuta avvallino questo CER 20.01.40, con la prospettiva poi di intraprendere una strada che si possa diffondere sul territorio nazionale con un sistema collettivo che permetterebbe a tutti i cittadini che consumano capsule di caffè in alluminio di conferirle nella raccolta differenziata dopo il consumo, senza dover fare sforzo nel riportarle in un punto di raccolta.
  Ricordiamoci che a oggi i risultati sono eccellenti, sono significativi, aumentano di anno in anno, ma c'è il commitment del cliente: il consumatore le riporta.
  A oggi, non esiste un accordo di programma che possa regolamentare questa filiera di riciclo di capsule di caffè in alluminio post-consumo. Un accordo del genere potrebbe essere una soluzione sicuramente per chiarire la corretta attribuzione del codice CER, effettuando anche magari un'analisi preliminare di tutto lo scenario sul territorio nazionale. Noi sappiamo bene che quello nazionale è un territorio molto eterogeneo nella gestione dei rifiuti, quindi bisogna capire quanti impianti ci sono di multimateriale, quanti hanno già la dotazione dell’eddy current system e così via, in modo da poter superare quest'eterogeneità, incentivare negli impianti quest'innovazione tecnologica e sicuramente aiutare questa gestione one-to-one per recuperare il più possibile le capsule di caffè in alluminio.
  Noi siamo disponibili a proseguire. Non vogliamo fermarci. Ci crediamo. Per noi, è un valore, come abbiamo detto, imprescindibile, che ci guida un po’ in tutte le nostre fasi della filiera, e che quindi ci guida nelle scelte che facciamo. Continueremo a portare avanti i progetti, ma approfondendo ancora di più tutta la parte della fotografia della situazione italiana in termini di raccolta e recupero del multimateriale leggero piccolo che cade nel sottovaglio, in modo da poter veramente quantificare e fare un business case valido per estendere il progetto di raccolta collettiva su scala nazionale.
  Siamo aperti anche a collaborare con i nostri competitor, con nostri «colleghi» che producono capsule di caffè in alluminio. Avendo la consapevolezza di soluzioni tecnologiche, possiamo insieme raccogliere e recuperare tutte le capsule di caffè in alluminio.
  Spero di essere stata nei tempi. Sono stata forse un po’ veloce. Il recepimento all'interno del decreto-legge crescita degli incentivi proprio sugli impianti di multimateriale leggero rappresenta un segno importante. Si potrebbe veramente aprire questa strada di implementazione sul territorio nazionale di tutti quei materiali piccoli e leggeri che potrebbero essere recuperati e riciclati secondo quei princìpi di economia circolare ormai imprescindibili.
  Vi ringrazio e spero di essere stata chiara. Sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO MANCA. Mi è parso di capire che tutte le cialde che producete sono in Pag. 9alluminio. Ho capito bene? Avete un dato totale delle cialde attualmente prodotte, o comunque commercializzate, nel territorio? Quante di queste sono in alluminio?
  Riferendomi alla slide in cui è contenuto un confronto con gli altri Stati e con i sistemi di gestione dei rifiuti – comunque, una cialda è un rifiuto, una volta utilizzata – vorrei chiedere, in particolare rispetto a quello dell'Australia e della Svizzera, che utilizzano il sistema di spedizione postale: facendo un confronto con la normativa attuale, in particolare con il testo unico ambientale, secondo voi vi sono delle difficoltà nella spedizione di questi rifiuti? Comunque, il servizio postale sarebbe inquadrato normativamente come un gestore di rifiuti.
  Lo stesso discorso vale per l'esempio del Portogallo. La consegna e il ritiro delle cialde da un punto di vista normativo può essere autorizzato attualmente in Italia? Immagino che il soggetto che consegna dei beni alimentari, quale appunto il caffè, ritirando dei rifiuti, ha la contemporanea presenza nell'automezzo sia di un bene alimentare sia di un rifiuto. Vi sono delle difficoltà normative da questo punto di vista?
  Forse, ho capito male, ma in una slide leggevo che la normativa attuale individua la cialda come un rifiuto indifferenziato. Credo sia in realtà il sistema di gestione a porre quel bene indifferenziato o differenziato. Se oggi prendo un pacco di carta e lo conferisco nel sistema indifferenziato, quel singolo bene è indifferenziato, mentre se viene conferito correttamente, logicamente viene differenziato normalmente.
  Infine, io sono ovviamente più che altro per l'utilizzo e per il rispetto della gerarchia dei rifiuti, e la miglior gestione è la riduzione del quantitativo dei rifiuti, quindi sono per l'utilizzo della moka, che produce molti meno rifiuti anche come costo ambientale. Come società avete mai pensato all'utilizzo di cialde compostabili, e quindi più facilmente gestibili rispetto alle cialde in alluminio?

  UMBERTO BURATTI. Grazie per essere venuti oggi nella nostra Commissione.
  Più che fare considerazioni sulla sua illustrazione, vorrei intanto complimentarmi con la vostra azienda. Sicuramente, è da questi progetti, da questa partecipazione a voler creare un sistema nel quadro nell'economia circolare che si riesce a raggiungere quell'obiettivo che credo sia nell'interesse di tutti noi, soprattutto guardando alle generazioni che verranno. Bravi, quindi, e complimenti. Credo che molte altre aziende dovrebbero, anche in altri settori, impegnarsi.
  Sicuramente, il futuro di questo nostro pianeta dipende dai tanti piccoli gesti di ciascuno di noi, ma quando si aggiungono anche i grandi gesti o i grandi progetti, come in questo caso quello della vostra azienda, riusciamo a raggiungere quell'obiettivo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Avete per caso fatto qualche studio come test di rilascio per capire se le vostre capsule danno qualche problema?

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Schiraldi per la replica.

  MARTA SCHIRALDI, Direttore Tecnico Qualità Nespresso Italiana Spa. Per quanto riguarda i volumi, da fonte Nielsen i volumi di capsule di caffè in alluminio immessi sul mercato nel 2018 sono 878 milioni, quindi circa 900 milioni. Non le so dire del mercato totale capsule. Eventualmente, facciamo un approfondimento, che le posso inviare.
  Per quanto riguarda la classificazione del rifiuto – spero di ricordare in ordine tutte le domande – concordo assolutamente sul fatto che questo è un caso in cui le capsule di caffè vengono raccolte, e quindi differenziate e riciclate, ma in realtà, secondo il decreto legislativo n. 152, proprio perché contengono caffè dopo il consumo, sono classificate come un rifiuto urbano indifferenziato, e secondo la privativa sono di gestione delle municipalizzate.
  Sicuramente, è un'area legislativa da chiarire. Anche il decreto ministeriale del 2014 ci ha provato, ma in realtà non c'è una classificazione ben chiara su questo Pag. 10tipo di rifiuto, forse perché in passato non veniva differenziato. Avendo, invece, adesso una storia, quindi un modello consolidato, certificato, nel quale le capsule vengono raccolte e riciclate – sto parlando di entrambi i casi – probabilmente potrebbe essere un'ottima opportunità per fare chiarezza. Può essere che non ci sia una classificazione univoca o dipende veramente, come dice lei, da quello che succede al rifiuto dopo, nella parte di gestione. Noi stiamo cercando di vedere la filiera dall'inizio alla fine, pensando proprio al fine vita del prodotto, e per questo abbiamo messo in atto le soluzioni che vi ho raccontato.
  Per quanto riguarda il trasporto del rifiuto da parte di un'azienda privata, proprio per quello che ho detto prima, proprio per quest'accordo di cui vi ho parlato prima fatto con CiAL, CIC e Utilitalia, ci avvaliamo delle municipalizzate di competenza e non possiamo dare incarico a privati o a noi stessi a trasportare un rifiuto urbano, cosa che invece sono riusciti a fare probabilmente in Portogallo.
  Concordo, poi, con lei che il trasporto di un alimento e di un rifiuto va normato. Sicuramente, ci vuole una separazione fisica, che sia un camion con un separatore o un contenitore che separa fisicamente un prodotto alimentare da un rifiuto. Oltre alla legislazione ambientale, andiamo su quella della sicurezza alimentare.
  Ci sono delle soluzioni, però dobbiamo prima affrontare proprio il tema della chiarezza legislativa con le istituzioni preposte e magari fare quel salto, che hanno fatto altri Paesi, nell'andare verso un'economia circolare, non tenendoci più legati a un sistema di rifiuti di anni fa, ma cercando di superare queste barriere. Le soluzioni esistono, soprattutto per questo materiale, ma non solo. Bisogna trovarle insieme.
  È il motivo per cui siamo qui oggi: per coinvolgervi, per parlare con le istituzioni. Noi vogliamo proseguire e trovare delle soluzioni anche insieme agli altri produttori di capsule in alluminio. Siamo sicuri che possiamo farlo, però dobbiamo farlo un po’ tutti insieme, tutti gli attori del sistema devono essere coinvolti.
  Per quanto riguarda le capsule compostabili, al momento non è una soluzione che abbiamo considerato. Come vi ho raccontato, la scelta dell'alluminio si basa sulle caratteristiche di impermeabilità che ha verso l'anidride carbonica, l'ossigeno e la luce. Permette davvero di conservare tutte le caratteristiche sensoriali del caffè. Per il fatto che l'alluminio è riciclabile all'infinito e se c'è la soluzione, possiamo davvero creare un sistema virtuoso di economia circolare.
  Inoltre, come dicevo, il fatto che ci sia l'alluminio come barriera per evitare che fattori esterni influiscano sul contenuto, permette di non avere un imballaggio secondario che non sia la carta. Diverso sarebbe se usassimo un materiale differente.
  Questi sono i motivi per i quali al momento non abbiamo scelto di passare a una capsula compostabile.
  Per il rilascio dell'alluminio abbiamo fatto chiaramente dei test. La capsula ha all'interno un film molto sottile che separa il caffè dall'involucro, e quindi non c'è nessun rilascio. Abbiamo fatto molti test e siamo certi di garantire la sicurezza alimentare per i nostri consumatori. Non c'è un contatto diretto. C'è un film piccolissimo che separa l'alluminio dal caffè.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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ALLEGATO

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