XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Martedì 16 aprile 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RAPPORTI CONVENZIONALI TRA IL CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI (CONAI) E L'ANCI, ALLA LUCE DELLA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI RACCOLTA E GESTIONE DEI RIFIUTI DA IMBALLAGGIO

Audizione di rappresentanti dell'Istituto Italiano Imballaggio.
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 
Sachet Marco , direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio ... 3 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 6 
Manca Alberto (M5S)  ... 6 
Sachet Marco , direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio ... 6 
Labriola Vincenza (FI)  ... 7 
Sachet Marco , direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio ... 7 
Labriola Vincenza (FI)  ... 7 
Manca Alberto (M5S)  ... 7 
Sachet Marco , direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio ... 7 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 8 
Sachet Marco , direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio ... 8 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 8 

Audizione di rappresentanti di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche):
Terzoni Patrizia , Presidente ... 8 
Regis Walter , presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) ... 8 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 10 
Buratti Umberto (PD)  ... 10 
Gagliardi Manuela (FI)  ... 11 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 11 
Regis Walter , presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) ... 11 
Maraia Generoso (M5S)  ... 12 
Regis Walter , presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) ... 13 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 13 
Regis Walter , presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) ... 13 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Documentazione depositata da Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PATRIZIA TERZONI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Istituto Italiano Imballaggio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti dell'Istituto Italiano Imballaggio.
  Cedo quindi la parola al direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio, Marco Sachet, per lo svolgimento della sua relazione.

  MARCO SACHET, direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio. Grazie, presidente. È veramente un piacere essere qui e vi ringrazio per essere stato invitato a portarvi una testimonianza.
  Il mio cognome era Sacchet con due «c», adesso solo una, ma al tempo dei miei nonni ne aveva due ed era un cognome friulano, poi una si è persa perché i nonni dei miei genitori erano andati in Germania e la doppia «c» non c'è (forse pensavano di più alla torta Sacher).
  Al di là di questo, ho l'opportunità di dirvi in due parole cos'è l'Istituto Italiano Imballaggio, perché la maggior parte delle persone che sentono queste tre parole in fila pensa che sia l'associazione di categoria che rappresenta e difende gli interessi dei produttori di imballaggio. In realtà, l'Istituto non è affatto un'associazione di categoria, bensì un'associazione di natura tecnica, che ha al proprio interno aziende che producono imballaggi di ogni tipo e materiale, e aziende che utilizzano questi imballaggi, per riempirli con i loro prodotti e immettere nel mercato prodotti nel loro sistema di imballaggio.
  Dal nostro punto di vista, quindi, il mondo si divide in due grandi categorie, chi produce e chi utilizza. Dentro queste aziende ci sono donne e uomini che compartecipano alla decisione di packaging, che hanno nell'Istituto la loro casa, il posto dove possono approfondire i saperi tecnico-scientifici, perché – vi potrà sembrare strano – esiste una scienza dell'imballaggio.
  Questa scienza dell'imballaggio purtroppo qui in Italia non ha ancora dignità di insegnamento, quindi desidero evidenziare, dal punto di vista dell'Istituto, l'importanza che questi saperi siano resi disponibili attraverso corsi di laurea anche in Italia, come succede da più di cinquant'anni negli Stati Uniti, dove si insegna packaging, e dove quindi è possibile progettare sistemi di imballaggio collegati ad un determinato prodotto in modo economico, efficiente e sostenibile.
  Questo da noi è ancora un aspetto da promuovere, perché a livello di ministero e università la parola imballaggio e la parola packaging, che possiamo considerare sinonimi in questo breve incontro, non hanno dignità di insegnamento, per Pag. 4cui anche quando si parla di questi argomenti in determinati corsi di laurea non si usano mai queste due parole, ma si parla di confezionamento o di altri aspetti che sono vicini, ma non sono la stessa cosa.
  Per poter progettare al meglio imballaggi anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale, il sapere tecnico-scientifico è alla base. L'Istituto è il posto dove questo sapere tecnico-scientifico c'è, quindi le donne e gli uomini di packaging delle aziende associate (è una libera associazione) hanno la loro casa nell'Istituto e approfondiscono questi saperi. Questo come contesto di carattere generale.
  Venendo all'argomento specifico della Commissione, voglio portarvi alcuni suggerimenti visti dal nostro osservatorio, affinché si possano eventualmente considerare nei processi legislativi. Quali sono questi suggerimenti? Il primo passo per poter avere imballaggi sempre più sostenibili nel tempo è la raccolta differenziata per materiale di questi imballaggi, perché, finito il loro compito, diventano rifiuti, e tutti sappiamo che in base alla legislazione vigente è previsto che i rifiuti di imballaggio siano sempre meno smaltiti e sempre più recuperati.
  Recuperati vuol dire riciclare il materiale oppure recuperare l'energia che è presente in questi materiali, oppure farli diventare compost. Questi sono i tre destini che attualmente la legislazione vigente prevede. Per poter recuperare questi rifiuti di imballaggio, il primo passo è sicuramente la raccolta differenziata per materiale.
  Su questo argomento vorrei attirare la vostra attenzione su un aspetto che dal nostro punto di vista è molto importante: nel rapporto tra ANCI e CONAI, ossia tra una realtà che rappresenta le amministrazioni comunali italiane e una realtà privata che però agisce con un compito pubblico per il recupero dei rifiuti di imballaggio, avviene che si definiscano parecchi aspetti, perché CONAI è deputato a ricevere tutti i rifiuti di imballaggio raccolti in maniera differenziata da parte dei comuni. Penso sia noto a tutti che oggi esiste sul territorio nazionale una disomogeneità di comunicazioni che le amministrazioni comunali impartiscono ai loro cittadini.
  Il sistema oggi non è quindi così semplice da fare comprendere ai cittadini, a noi tutti, quando dobbiamo fare il nostro compito di raccolta differenziata, quindi il mio suggerimento è che bisognerebbe fare qualcosa affinché le amministrazioni comunali, d'accordo con CONAI, possano impartire ai cittadini delle indicazioni omogenee su tutto il territorio nazionale.
  Questo non è così difficile, perché si può agire in questo modo facendo delle considerazioni tecniche che non sono neanche così complesse, che però ci porterebbero via troppo tempo.
  Ritengo che nel rapporto ANCI-CONAI anche questa tematica dovrebbe essere ricompresa, per arrivare all'obiettivo che tutti i comuni italiani possano dare ai propri cittadini indicazioni uniformi. La prima indicazione che mi sento di suggerire è la seguente.
  Siccome il legislatore ha previsto che sempre meno imballaggi vadano smaltiti e sempre più vadano recuperati, dobbiamo cercare di evitare la raccolta indifferenziata, quindi il primo suggerimento a tutte le amministrazioni comunali è che tutti i rifiuti di imballaggio devono andare nella raccolta differenziata per materiale, quindi un imballaggio in vetro deve andare nella raccolta del vetro, gli imballaggi in carta devono andare nella raccolta della carta (abbiamo sei principali materiali e così si viaggia).
  Ovviamente questo è abbastanza semplice quando l'imballaggio è fatto da un monomateriale, è più complesso quando l'imballaggio è composito, è fatto da più materiali, ma anche in questo caso penso che sarebbe molto corretto, anche nell'ottica dei desiderata della legislazione vigente, evitare che questi imballaggi compositi finiscano nella raccolta indifferenziata, perché se vanno nella raccolta indifferenziata, sicuramente non saranno recuperati, se invece vengono messi nella raccolta differenziata per materiale – ci sarà un materiale prevalente, quindi mettiamolo in quella raccolta – finiscono Pag. 5nelle mani dei consorzi di filiera e quelli sono competenti, non possono più rimandare questi rifiuti di imballaggio in discarica, devono valorizzarli. Secondo il mio punto di vista, ci dovrebbe essere una comunicazione comune in questo senso da parte dei comuni verso i propri cittadini.
  La seconda comunicazione che mi sembra molto importante è la seguente. Siccome esistono oggi dei materiali che sono destinati a diventare compost, a diventare humus, sono materiali biodegradabili e compostabili, e con questi materiali si possono fare degli imballaggi (il più classico è lo shopper che prendiamo il supermercato, ma possono essere fatti anche imballaggi più rigidi, vari tipi di imballaggi, partendo sempre da materiali biodegradabili e compostabili), tutte le amministrazioni comunali potrebbero suggerire ai loro cittadini di raccoglierli assieme alla raccolta dell'umido, che è la raccolta destinata a finire in un impianto di compostaggio.
  Evidentemente l'impianto di compostaggio avrà qualche problema a gestire questi rifiuti di imballaggio, ma è l'impianto competente, se non le mettiamo lì, andranno in discarica, e in discarica non recuperiamo niente, anche se sono biodegradabili e compostabili.
  Il primo suggerimento quindi è mettere tutti i rifiuti di imballaggio nella raccolta differenziata e possibilmente domani non mettere nessun imballaggio nella raccolta indifferenziata. Il secondo messaggio è mettere gli imballaggi costituiti da materiali biodegradabili e compostabili nella raccolta dell'umido e quindi anche incentivare ovviamente questa raccolta.
  Il terzo messaggio che mi permetto di portare alla vostra attenzione è che le amministrazioni pubbliche oggi chiedono ai cittadini sistemi differenti di selezione degli imballaggi nella raccolta differenziata; ai due estremi ci sono comuni che non chiedono niente, quindi c'è solo la raccolta indifferenziata, e ci sono comuni che chiedono moltissimo. Teoricamente, più il cittadino differenzia, meglio è, secondo l'opinione di questi secondi comuni.
  Sarebbe importante rendersi conto che, al di là delle scelte delle singole amministrazioni comunali che, essendo proprietarie dei rifiuti che si generano sul loro territorio, hanno potere decisionale autonomo, questo argomento dovrebbe essere deciso a livello nazionale, perché non c'è molto da inventare. Considerate che esistono delle tecnologie che permettono di separare i materiali in maniera meccanica e funzionano. Sono state sviluppate soprattutto in Germania, dove il percorso è stato avviato prima di quanto non sia stato fatto da noi, ma anche da noi ci sono. Cosa si può fare oggi? Si potrebbe investire in qualcuna di queste tecnologie di selezione, perché, così facendo, si potrebbe chiedere meno ai cittadini e ottenere comunque un risultato importante.
  Per poter avere queste tecnologie bisogna che le amministrazioni comunali siano anche incentivate a consorziarsi, affinché abbiano le risorse per fare questi investimenti tecnologici. Questo significa che tre, quattro o cinque comuni in un territorio adiacente possono acquistare una macchina per la selezione automatica dei materiali che provengono dai rifiuti di imballaggio. Questo comporterebbe che si potrebbe decidere, in base alla tecnologia che si acquista, qual è il livello di aggregazione degli imballaggi per materiale da mettere nella raccolta differenziata, quindi si potrebbero mettere imballaggi di diversi materiali nello stesso tipo di contenitore, perché poi c'è la macchina in grado di separarli.
  Questo ovviamente è quello che dobbiamo tutti auspicare, perché è veramente irragionevole che a casa mia io debba fare una separazione di un certo tipo, poi mia sorella viene a casa mia e, se per caso fa lei la separazione e mi fa un dispetto, poi io glielo ricambio quando vado a casa sua. Sinceramente parliamo di cose semplici, di cose tecnicamente affrontabili, non così complicate. Penso che anche questo aspetto potrebbe essere nell'ambito del contesto del rapporto ANCI-CONAI.
  Desidero infine farvi sapere che, qualora qualcuno di voi fosse interessato ad approfondimenti specifici nell'ambito del Pag. 6tema della sostenibilità dell'imballaggio, esistono degli strumenti affinché le aziende possano progettare imballaggi efficaci, efficienti, al giusto costo e anche sostenibili, strumenti che dovrebbero essere conosciuti non dico in toto, ma almeno in parte anche dalle amministrazioni pubbliche, perché parliamo di cose previste dalla legislazione vigente, quindi non di cose particolari.
  Per quanto riguarda noi, Istituto Italiano Imballaggio, che non abbiamo degli interessi specifici da tutelare, ma ci interesserebbe che il sistema, che già funziona, funzionasse ancora meglio, ci sono degli strumenti anche di comunicazione per potersi capire. Abbiamo promosso ad esempio una «carta etica del packaging», che è stata realizzata dalla facoltà del design del Politecnico di Milano, strumento che sarei felice di rendervi disponibile. Si tratta di dieci concetti che riguardano tutti noi, quindi chi produce imballaggi, chi li utilizza, chi distribuisce beni nei sistemi di imballaggio, chi come noi fruisce dei prodotti che desidera avere e anche il recuperatore, quindi l'operatore chiamato a ricevere i rifiuti da imballaggio e a valorizzarli sotto forma di materiale o di energia. Questi princìpi dovrebbero essere condivisibili da tutti e ciascuno di noi avrebbe il diritto di ritrovarli nelle soluzioni di imballaggio oggi disponibili e soprattutto su quelle che saranno disponibili domani.
  Mi fermerei qua, perché ci sarebbero tantissime altre cose da dire, ma magari c'è qualche domanda o qualche curiosità e, se è possibile, cerco di essere di aiuto.

  PRESIDENTE. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO MANCA. Grazie direttore. Vorrei chiederle un approfondimento in merito al discorso sul multimateriale, cioè sulla raccolta e quindi sull'investimento da parte di eventuali associazioni di comuni nell'installazione di queste macchine per la selezione. Esiste già in tutta Italia una raccolta per multimateriale, il multimateriale pesante e il multimateriale leggero. Immagino che lei si riferisse alla raccolta di tutto il materiale valorizzabile, tutto insieme, e poi il trattamento va alla selezione di ogni singolo materiale valorizzabile.
  Alla fine, i costi di selezione, che oggi in maniera indiretta ricadono sul cittadino, perché la selezione viene effettuata da ogni singola utenza domestica, nell'eventualità che lei prospettava dell'installazione di queste macchine che selezionano, sarebbero di nuovo a carico dei cittadini, quindi si potrebbe avere un incremento della TARI con questi nuovi sistemi di selezione? Grazie.

  MARCO SACHET, direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio. Grazie della domanda. Il tema è un po’ complesso perché andrebbe declinato in questo modo. L'amministrazione comunale oggi per fare la raccolta differenziata chiede ai suoi cittadini, ma poi deve portare, dividendo i vari materiali, tutto ciò che i cittadini raccolgono in punti di accatastamento, e poi da lì i materiali vanno verso il sistema CONAI o verso altri sistemi consortili.
  Succede quindi che le amministrazioni pubbliche oggi hanno un extracosto, facendo la raccolta differenziata, perché se l'avessero fatta indifferenziata, avrebbero da raccogliere una volta sola, invece vengono durante la settimana più volte, una volta per prendere una cosa, una volta per prenderne un'altra. Ci possono anche essere dei mezzi che in una volta sola raccolgono separatamente due materiali, ma difficilmente ci saranno mezzi che sono in grado di venire una volta sola e raccogliere i sei materiali separatamente.
  Questo extracosto oggi è coperto dal contributo CONAI, il contributo CONAI ritorna alle amministrazioni comunali proprio per pagare questo extracosto. Nell'accordo ANCI-CONAI, siccome si parla anche di risorse, succede che, nel momento in cui il compito di selezione può essere affidato a delle macchine efficienti, il cittadino ha un compito inferiore perché può mettere più cose nello stesso contenitore, ma anche l'amministrazione comunale ha un costo inferiore, perché viene a raccogliere insieme una volta sola questi materiali, poi la macchina li separa e quindi poi ci sarà l'avvio al recupero e al riciclo. Pag. 7
  Il discorso economico può essere valutato in quest'ottica. D'altra parte, c'è anche da dire che dove le quantità di rifiuti di imballaggio da gestire debbano aumentare, perché noi siamo in una situazione in cui ci sono comuni che operano e, come dicevamo, anche comuni che non operano, quindi questa dinamica è destinata ad incrementarsi, l'utilizzo delle tecnologie di solito permette di fare delle economie di scala e quindi dei risparmi. C'è un investimento iniziale, ma poi c'è un beneficio economico.
  Arrivare a raccoglierli tutti assieme si può fare, perché ci sono tecnologie che sono in grado di separare i sei principali materiali usati per l'imballaggio, quindi parliamo di metalli (acciaio e alluminio), del mondo della carta, delle materie plastiche, del vetro e del legno, che sono separabili abbastanza facilmente e con efficacia. Quindi, in un ambito di sempre maggiori quantità e volumi di rifiuti di imballaggio, l'economia di scala penso che siano indispensabili.

  VINCENZA LABRIOLA (fuori microfono). Lei ci ha aperto un mondo...

  MARCO SACHET, direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio. Certo, è per questo che vi dicevo che non abbiamo interessi di categoria, siamo una realtà tecnica che vorrebbe far capire che c'è la possibilità di affrontare questo tema in modo razionale. Non che quanto fatto fino ad ora non vada bene, non vorrei essere frainteso; quello che è stato fatto finora va bene, ma noi abbiamo obiettivi che aumentano e quindi bisogna raggiungerli con gli strumenti e i mezzi che di solito l'economia richiede.

  VINCENZA LABRIOLA. Ringrazio per l'audizione, perché ci ha aperto un mondo con queste nuove tecnologie e sarebbe un modo per equiparare l'Italia da Nord a Sud su questo tema, perché il riferimento che più volte ha fatto a comuni virtuosi o non virtuosi mi fa pensare che i comuni meno virtuosi possano essere quelli del Mezzogiorno.
  Nel mio comune stiamo aspettando la differenziata da ottobre e non l'abbiamo ancora vista, quindi il ritardo nel Paese, almeno nel Mezzogiorno, a parte alcune zone virtuose, si percepisce maggiormente rispetto ad altri territori del Centro-Nord Italia. Queste tecnologie potrebbero restringere i tempi e avere un impatto importante sui nostri territori, quindi era per ringraziarla di questa finestra che ci ha aperto.

  ALBERTO MANCA. Velocemente, se ho ben capito, il modello che lei propone è quello fino all'anno scorso praticato a San Francisco, dove si effettua una raccolta del multimateriale valorizzabile tutto assieme, poi l'indifferenziato e poi logicamente l'umido, in quanto l'umido non può essere raccolto con i materiali valorizzabili.
  Il mio dubbio è proprio lì, nel senso che il fatto di raccogliere su tre filiere principali (indifferenziato, umido e materiale valorizzabile) andrebbe valutato nel dettaglio, comunque non credo che si abbia una riduzione del numero dei passaggi dei camion della raccolta dei rifiuti, perché il quantitativo rimarrebbe invariato e dalla mia esperienza in Sardegna si ha una raccolta addirittura quindicinale nei comuni con un'alta percentuale di raccolta differenziata per quanto riguarda l'indifferenziato, mentre l'umido viene raccolto ogni due giorni. Quindi, dal punto di vista della riduzione del numero dei passaggi bisognerebbe valutare meglio, poiché così non mi convince.

  MARCO SACHET, direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio. Sono disponibile in qualunque altra situazione (qua non c'è tempo e non c'è mezzo), tuttavia faccio l'esempio del mio comune, Cernusco sul Naviglio, dove per raccogliere il vetro vengono a prendere sotto al condominio un cassonetto mobile con il vetro e viene un camion solo per il vetro, per raccogliere la carta viene un camion solo per la carta, per raccogliere i metalli viene un camion solo per i metalli, per raccogliere la plastica viene un camion solo per le materie plastiche, poi viene quello per l'indifferenziato e poi viene quello per l'umido, quindi ogni Pag. 8ciclo ha il suo mezzo che deve venire un giorno o in qualche caso due mezzi al giorno, uno la mattina per una cosa e uno al pomeriggio per l'altra.
  Nell'insieme sono abbastanza convinto che possa esserci un risparmio di mezzi, che comunque dal punto di vista della sostenibilità è una cosa importante.
  Volevo dire un'ultima cosa riguardo all'intervento precedente. Ho anche la fortuna di avere una casa ad Alessano, in provincia di Lecce, dove però mi hanno dato, e non esagero, 13 cassonetti. Questo vuol dire che magari si passa dal niente al troppo, ma sulla base non si sa di cosa... però appena posso vado là!

  PRESIDENTE. Tredici cassonetti! Mi ha fatto venire la curiosità di sapere perché tredici cassonetti, per raccogliere cosa, quali materiali.

  MARCO SACHET, direttore dell'Istituto Italiano Imballaggio. Sono tutti i colorati, certe cose le devi mettere un certo giorno, certe un altro giorno, poi hai un cassonetto che puoi mettere fuori e un altro più piccolino che tieni in casa soprattutto per l'umido, un sistema complessissimo, e comunque non appena avrò maggiore esperienza e avrò occasione vi farò sapere.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche).
  Cedo quindi la parola al presidente di Assorimap, Walter Regis, per lo svolgimento della sua relazione.

  WALTER REGIS, presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche). Grazie, presidente. Abbiamo chiesto questa audizione in quanto il riciclo della plastica è l'ultimo anello del sistema, quindi siamo interessati a che tutto il processo produca le quantità migliori dal punto di vista quantitativo e qualitativo di rifiuti di imballaggi in plastica.
  Nel documento che depositiamo agli atti della Commissione, la prima parte riguarda il sistema del riciclo in Italia, per esprimere la grande sofferenza di questi ultimi anni, un sistema del riciclo che, pur avendo una tradizione di primo livello, pari forse solo alla Germania, ha un numero ridottissimo di imprese e in numero calante.
  La seconda parte del documento esprime un'analisi del sistema dalla nostra prospettiva, mentre la terza parte riguarda alcune proposte e valutazioni.
  Le nostre imprese vanno a gestire il 90 per cento del riciclato da post consumo, cioè tutto quello che esce di plastica da raccolta differenziata viene gestito dalle nostre imprese, quindi siamo il riferimento principale per queste questioni.
  Il primo elemento che vorrei sottolineare è che spesso, quando si fanno richieste per ottimizzare il riciclo della plastica, si parla con i Consorzi, che sono aggregazioni in mano ai produttori, e che hanno quindi interessi opposti a quelli del riciclo. Assorimap per la plastica, ma anche altre associazioni per altri materiali a nostro avviso devono essere chiamate più spesso nelle cabine di regia per dire quello che serve veramente al sistema, per intraprendere quell'esperienza che può essere vincente per quanto riguarda gli obiettivi.
  Il settore è costituito da circa 60 imprese industriali, che riescono a programmare e a produrre quel riciclato che oggi in Italia ha un mercato crescente, ma in sofferenza, perché la concorrenza di altri Paesi europei penetra sempre di più nel nostro Paese. Pag. 9
  L'Italia è leader mondiale nella tecnologia e impiantistica, infatti le nostre imprese di impiantistica esportano in tutta Europa e nel mondo, cosa che fa capire il livello. Con questo livello non possiamo fare passi indietro nel mercato, perché sarebbe una cosa impensabile, una grande contraddizione.
  L'Italia inoltre è leader mondiale nella qualità delle MPS prodotta, cioè materie prime e seconde, i nostri prodotti riciclati sono leader nel mondo, quindi impianti superiori e prodotti superiori, due elementi che devono far riflettere sul perché oggi invece abbiamo una contrazione del mercato per le nostre imprese di circa il 40 per cento rispetto a otto anni fa.
  Questo fa capire che il sistema attuale non è un sistema ottimale per il riciclo, il sistema deve tendere al riciclo e invece i numeri ci dicono il contrario. Da un punto di vista ambientale, i numeri che esprime il riciclo (numeri di 2 anni fa), a parità di polimeri vergini prodotti, fanno sì che le MPS prodotte da riciclo meccanico facciano risparmiare circa 1,5 milioni di TEP di energia e 1,7 milioni di TEP di CO2 emesse. Quindi, dal punto ambientale, il riciclo meccanico evidenzia che la pubblicità negativa dell'ultimo anno e mezzo dovrebbe almeno distinguere il nostro settore e renderlo virtuoso rispetto a quello che esce sui media e sui giornali.
  Stiamo perdendo competitività. Fino a cinque anni fa le imprese che riciclavano PET, la plastica delle bottiglie, erano diciotto imprese industriali, oggi sono solamente dieci. Dunque, la bottiglia, che è quella che dovrebbe chiamare con più facilità il riciclo, attualmente soffre, nonostante abbia impianti migliori e prodotto migliore. Questo fa capire che il problema è nell'approvvigionamento, cioè ci arrivano materiali che non sono, per quantità e qualità, adeguati al nostro mercato.
  Pensiamo che l'attuale sistema – mi riferisco all'accordo ANCI-CONAI – sia un sistema ancora troppo legato a quella che era la situazione in Italia quindici anni fa, cioè più legato all'ambiente in senso stretto e non all'economia circolare di oggi, un sistema che esalta principalmente la raccolta, senza preoccuparsi, invece, del riciclo effettivo.
  Il principio e lo slogan che qui vorremmo lanciare oggi è: «raccogliere per riciclare effettivamente». Con questo slogan viene automatico pensare a una rivisitazione della raccolta e, quindi, eventualmente pensare a raccolte selettive e ad adeguati sistemi autonomi. Laddove il produttore sceglierà questi sistemi alternativi al sistema monopolistico, sicuramente avrà anche interesse a produrre imballaggi più sostenibili e più riciclabili, perché poi andrà a riprendere i propri imballaggi e, quindi, avrà interesse ad avere un materiale recuperato migliore e più facilmente riciclabile.
  Io definisco il sistema di oggi mutualistico: raccolgo tutto e dovunque. Se, però, andiamo a vedere i costi del sistema e quello che effettivamente viene riciclato, apriamo delle riflessioni importanti che possono anche far capire che l'attuale sistema deve essere riformato. Vi do dei numeri che sono di COREPLA, il consorzio di riferimento della plastica. Abbiamo un immesso di oltre 2 milioni di imballaggi in plastica. Ne vengono raccolti poco più di un milione e l'avvio al riciclo è di circa mezzo milione. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che abbiamo una percentuale di riciclo, rispetto all'immesso, del 24 per cento.
  Voi sentite ultimamente dei numeri che girano, percentuali di riciclo, 60 per cento, 65 per cento. Vengono mischiati i numeri di recupero energetico oppure i numeri che producono gli operatori indipendenti, ma in realtà il sistema ANCI-CONAI, con i costi che sono più volte raddoppiati (abbiamo il CAC, abbiamo quello che pagano i cittadini, abbiamo i costi del trasporto, abbiamo i costi della selezione del materiale, abbiamo i costi del recupero energetico ultimo), ci dice che in qualche modo è un sistema che non produce quello che costa.
  Se andiamo a confrontare questo 24 per cento con la resa dei materiali che vengono avviati al riciclo, abbiamo un ulteriore calo di questa percentuale, perché normalmente sui materiali anche più nobili, tipo il PET delle bottiglie o l'HD dei flaconi, abbiamo Pag. 10un'ulteriore perdita dal 5 al 10 per cento. Sulle plastiche miste, le circa 200.000 tonnellate che vengono comunque avviate al riciclo e dichiarate come quantità tonda, abbiamo a volte una perdita del 30 per cento, con dei picchi anche del 40 per cento.
  Conti alla mano, possiamo dire che rispetto all'immesso questo sistema ci porta un materiale effettivamente riciclato pari al 20 per cento, quindi un quinto di quello che viene immesso. Se confrontiamo questo numero con i nuovi obiettivi, per esempio sui contenitori per liquidi fino a 3 litri, su cui gli obiettivi nel 2029 sono del 90 per cento del riciclo, chiaramente ci rendiamo conto che questo è un sistema inadeguato.
  Questo non vuol dire attaccare un lavoro eccellente fatto per vent'anni, ma è comunque un lavoro che oggi deve essere rivisto e riformulato e non può essere assolutamente prolungato o prorogato ulteriormente.
  C'è un ulteriore problema che evidenzio a questa Commissione, che è quello del plasmix. L'attività di selezione post raccolta porta a uno scarto di mezzo milione di tonnellate che viene chiamato «plasmix», che ovviamente è un ulteriore costo per il sistema.
  Se ci sono delle domande siamo ovviamente a disposizione. In conclusione, segnaliamo quattro passaggi che potrebbero essere utili per poter ottimizzare il nostro approvvigionamento. Il primo è rivedere la progettazione nella produzione di imballaggi. Oggi il produttore in qualche modo dà priorità al marketing – e questo, secondo me, non è molto giustificabile – e alla sicurezza alimentare. Quanto a quest'ultima, la condividiamo, ma sicuramente c'è un eccesso di arricchimento dell'imballaggio, con delle plastiche miste termofuse, con l'alluminio eccetera. È tutto un sistema che sicuramente non consente poi la seconda vita di questi materiali.
  Il secondo passaggio è attivare azioni importanti per l'informazione dei cittadini. Molto spesso i cittadini non sanno, per esempio – questa è la cosa più banale – che solo gli imballaggi possono essere conferiti. A questo proposito direi anche (ma questo bisognerebbe dirlo all'Unione europea): perché non allargare il conferimento della plastica anche ai giocattoli in plastica o ad altri materiali? L'imballaggio, che pure raggiunge oltre il 40 per cento della plastica immessa nel circuito, sicuramente è rilevante, ma noi vediamo che oggi anche nell'accordo ANCI-CONAI un giocattolo in polietilene risulta frazione estranea e, di conseguenza, è un danno per il comune conferirlo nel cassonetto.
  Un altro punto è favorire la ricerca per nuove applicazioni. Questo cosa vuol dire? Oggi chi può studiare magari delle forme di riciclo per il polistirolo espanso, che per la dimensione in qualche modo sfugge un po’ dagli impianti di riciclo? Occorre investire in ricerca per sviluppare nuove applicazioni.
  L'ultimo è prevedere incentivi per favorire il mercato del riciclato, perché è inutile far crescere al 90 per cento il riciclo effettivo e poi non avere un mercato di sbocco per questo materiale.
  Come dicevo, sono a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  UMBERTO BURATTI. Buonasera. Innanzitutto grazie della sua disponibilità. Stavo ricercando nel documento che avete depositato alcune delle considerazioni che lei ha fatto. Per inquadrare un po’ la situazione, lei ci dice che il messaggio che viene fuori, che è quello della raccolta differenziata e del riciclare, in realtà si ferma, perché poi questo materiale che viene riciclato e reimmesso nel ciclo produttivo è una percentuale del 20 per cento e che, pertanto, c'è la necessità di arrivare ad avere percentuali maggiori. Infatti, rispetto al cento prodotto alla fine si arriva a una minima parte che viene reimmessa, del 20 per cento. L'altra parte, secondo voi, in che direzione va? Questa è la prima domanda.
  Credo che tutta la Commissione dovrebbe analizzare e valutare il grido d'allarme che arriva dalle aziende che utilizzano Pag. 11 la plastica, che finora hanno prodotto dalle palettine per girare il caffè ai bicchieri, alle quali, tempo zero, come si dice in termini militari, viene detto: «Da domani plastica free nelle città». Queste imprese non hanno neanche il tempo di riconvertire le loro aziende. Questo è un altro problema che secondo me dovremmo cercare di affrontare, anche perché è vero che la direttiva dà dei tempi un po’ più lunghi, ma contemporaneamente ci sono iniziative da parte di diverse amministrazioni che dicono: «Da subito interrompiamo l'utilizzo di questi materiali».
  Anche questo è un altro argomento sul quale, se lei è in grado di darci qualche informazione, lo gradirei, proprio perché può essere utile anche per noi affrontarlo. Infatti, tutti noi vogliamo un mondo libero dalla plastica e soprattutto dei mari liberi dalla plastica, ma credo che al contempo dobbiamo valutare come senso di responsabilità anche quali sono gli effetti che queste scelte vanno a produrre e come poter correre ai ripari.

  MANUELA GAGLIARDI. Buongiorno e grazie per l'illustrazione. Mi ha particolarmente colpito il primo punto sulle ciò che ritenete debba essere affrontato, ossia rivedere la progettazione nella produzione degli imballaggi. Voi dite che la situazione del nostro Paese è molto in ritardo, immagino rispetto ad altri Paesi dell'Europa. Quanto pesano i numeri? Ci potete dare, magari a spanne, qualche indicazione numerica? Se le aziende iniziassero a investire anche sugli imballaggi, quanto potrebbe migliorare la situazione?
  Naturalmente noi che svolgiamo questo ruolo potremmo cogliere l'importanza, come voi ci suggerite, di intervenire normativamente o attraverso degli incentivi, proprio allo scopo di far sì che si inizi a progettare imballaggi che siano ecosostenibili o comunque riciclabili. Immagino che l'obiettivo sia questo.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Regis per la replica.

  WALTER REGIS, presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche). Per quanto riguarda i numeri, quel 20 per cento iniziale e dove va a finire quell'80 per cento, oggi quell'80 per cento ha varie componenti. Abbiamo circa la metà che sfugge alla raccolta. C'è un problema di intercettazione del materiale.
  Io dico sempre che quando c'è un sistema che raccoglie tutto e dovunque in qualche modo molti non hanno problemi, però poi gli obiettivi non vengono raggiunti. C'è poi un'altra parte che riguarda appunto la lavorazione. A questo proposito io parlavo del plasmix, di quel mezzo milione di tonnellate. Lì c'è un problema che nasce proprio dalla domanda che faceva il suo collega, cioè dal fatto che c'è una produzione che in qualche modo impedisce che ci sia poi una valorizzazione degli imballaggi che vengono prodotti.
  Nel momento in cui ci fosse – e siamo lontani – una scelta da parte dei produttori... Su questo io richiamo alcuni colleghi e amici delle associazioni e delle confederazioni dei produttori, perché su questo loro sono un po’ mancati. La prima fase, quando è iniziato il riciclo, è stata una fase quasi di assistenza. C'erano dei compitini da fare per l'Europa e allora il Governo ha chiesto un aiuto alle confederazioni e alle associazioni. Dopodiché, dal 2005-2006 il riciclo cresce e arriva molto vicino come qualità al vergine. Se la forbice del prezzo, che per esempio per il PET è di 200-300 euro a tonnellata, si avvicina troppo, ecco che il competitor primo del polimero vergine non è il concorrente brasiliano magari, ma arriva a essere il riciclatore italiano.
  In questo modo, se noi riusciamo ad avere una produzione sostenibile e riciclabile, col tempo... Le nostre imprese infatti non sono pronte in due giorni a riciclare, ad esempio, le nuove applicazioni sul polistirolo espanso, ma hanno bisogno ovviamente di programmare, perché per prima cosa devono avere lo studio tecnologico e poi devono avere la certezza dell'approvvigionamento. Parliamo di industria. L'impresa del riciclo è un'industria manifatturiera. Di conseguenza, riesco ad avere il materiale per poter produrre tot quantità? Pag. 12Il mio impianto, con capacità installata di 20.000, può viaggiare a 18.000 senza andare in deficit economico? Ci sono problemi tecnologici, organizzativi e di programmazione industriale.
  Per questo i riciclatori devono stare nelle cabine di regia, perché i produttori non pensano a queste cose, continuano a pensare all'industria del riciclo della plastica come a un service, cosa che non è. Ormai c'è un tale livello di tecnologia industriale che questo è il più grosso errore che si possa fare.
  Questo 80 per cento si può recuperare strada facendo partendo da lì. Sicuramente un'altra parte si recupera con raccolte diverse, non una raccolta unica, ma raccolte selettive gestite da singoli produttori che riescono a stare sulla loro produzione e hanno interesse a riprenderla.
  Questi sicuramente sono i due elementi che possono abbassare questo 80 per cento che oggi è inquietante. Viene venduto al 23-24 dal consorzio. Questo numero qui, che oggi è quello che si perde e ha dei costi pazzeschi, viene venduto come il 23. In realtà, poi lo mischiano con il lavoro degli operatori indipendenti, che si prende dai MUD (modello unico di dichiarazione ambientale)... Si sa che i MUD vanno a riprendere delle denunce degli operatori. A volte lo stesso materiale viene denunciato più volte. Anche i dati che vengono dall'ISPRA sul MUD sono dati gonfiati, come i dati che escono dal consorzio. Sono dati gonfiati, non sono quelli effettivi. Sono sempre forniti nella migliore immagine per far sì che il loro lavoro sia un lavoro inattaccabile e non è così. Dispiace dirlo, ma, se non lo diciamo noi, non so chi può dirlo. È molto grave, certo, ma è così. I numeri che io le ho detto del 20 per cento sono quelli reali, non c'è di più né di meno.
  Dico un'ultima cosa su questo aspetto. Quando andiamo al recupero energetico vi prego di non far passare l'idea che il sistema incassa. Io vado a dare un materiale che può essere comburente o quello che è per alimentare l'Acea, per esempio, ma l'Acea o un altro soggetto che ha questo impianto di termovalorizzazione chiede soldi al sistema, non è che il sistema ricava soldi. Questa è una cosa importante. Questa è un'altra voce di costo di questo sistema, che produce – ripeto – il 20 per cento, se si considera il discorso del riciclo effettivo.
  Per quanto riguarda il plastic free di cui si diceva prima, sicuramente in questo percorso, a mio avviso, c'è stata un po’ una miopia dieci anni fa da parte dei grossi produttori mondiali della plastica, che si sentivano molto forti e invincibili.
  Il primo colosso del bio in Italia, Novamont, ha fatto una tale lobby, secondo me anche oltre la normale possibilità che poteva avere, e ha capovolto la situazione. Da lì sono partite campagne mediatiche contro la plastica. Oggi sicuramente c'è un grosso problema. Il Corriere della Sera continua a tirare fuori articoli, secondo me, che non è che non dicono la verità, però hanno sempre prospettive mirate contro la plastic free. Va benissimo dire «monouso free», ma dire «plastic free» è già un grosso errore di approccio al problema.
  Per quanto riguarda la progettazione, chiaramente i margini che si possono avere, posto che con la ricerca possiamo avere i materiali di pieno riciclo, come già oggi è il PET, che sicuramente dal 40 per cento può arrivare al 90 per cento, con nuovi sistemi, per esempio i nuovi consorzi che sono nati adesso, sicuramente c'è un abbassamento della dispersione importante e, quindi, una valorizzazione sia in termini di materiale che di occupazione, perché questa industria può essere anche fonte per il sociale e per l'occupazionale.

  GENEROSO MARAIA. Ho ascoltato con molto interesse la sua relazione, soprattutto i punti critici messi in evidenza nel rapporto tra ANCI e CONAI e sul fatto che non sono proiettati sull'economia circolare, quindi non si curano tanto del riciclo. Vorrei capire se è opportuno a questo punto che il consorzio non includa in sé le doppie finalità di produttori e utilizzatori, perché chi produce credo che a questo punto non abbia tutto l'interesse a ridurre lo stesso prodotto che lui produce.
  Inoltre, le chiedo se può tornare sul concetto di plastic free come grosso errore, perché vorrei capirlo meglio.

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  WALTER REGIS, presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche). Il consorzio che ci riguarda, COREPLA, nella sua governance ovviamente ha i produttori, ha i produttori di materia prima, ha i produttori di imballaggi, ha gli utilizzatori, ha i riciclatori e ha anche chi fa recupero energetico.
  Qual è il problema? Innanzitutto segnalo una cosa e vado anche un po’ oltre, ma tanto mi assumo la responsabilità di quello che dico. Alcuni grandi produttori, che hanno contribuito a costituire questo sistema (COREPLA, CONAI, sistema ANCI-CONAI) oggi in qualche modo si stanno un po’ sfilando, perché anche loro stanno vedendo che in effetti c'è un sistema che è in difficoltà a mantenere i nuovi obiettivi. Questo è il primo punto.
  Oggi e da sempre la governance è composta a livello numerico in un modo che, se c'è l'accordo tra produttori di materia prima e trasformatori, ovvero i produttori di imballaggi, questi ultimi hanno la capacità e la possibilità di portare avanti delle politiche «pro domo loro», quindi non è detto alla fine che la componente riciclo, recupero energetico e selezione, che è la componente di un'altra categoria nel Cda, possa ovviamente essere sentita o valorizzata.
  La informo anche che, per esempio, la presidenza del consorzio viene sempre alternativamente espressa o dai produttori di materia prima o da quelli di imballaggi, mai dai riciclatori. Questo perché succede? Perché dall'Unione europea viene il principio che la responsabilità è dei produttori.
  In una direttiva rifiuti c'era invece un passaggio che riguardava la possibilità di intendere il concetto di responsabilità condivisa in modo da poter portare la governance a tutte le componenti della filiera con lo stesso peso. Poi invece questo è rimasto... Siccome la direttiva imballaggi, che era quella che faceva tema su questo aspetto, era predominante, anche il nostro testo unico ambientale poi ha ripreso questo passaggio.
  Già questo fa capire come francamente dalla nostra prospettiva non gradiamo il fatto che su questa partita il comparto del riciclo o comunque dei gestori non possa esprimere la presidenza, non possa esprimere in forma efficace certe posizioni, ma debba cercare sempre un po’ di rincorrere.
  Si parla di responsabilità, però in qualche modo il CAC, che è l'effetto di questa responsabilità, è sempre una sorta di elemento che viene scaricato a valle sul consumatore, quindi si dice «noi anticipiamo», però alla fine in realtà... Tempo fa un dirigente al ministero disse: «Questa è una tassa, non è un contributo dei produttori, perché poi alla fine non è una voce di costo in più, è comunque una voce di costo che viene scaricata a valle». Tra l'altro anche in fattura c'è l'esposizione del contributo CONAI assolto, quindi anche lì è evidente questo passaggio.

  PRESIDENTE. La invito a concludere, perché l'inizio dei lavori in Assemblea è previsto per le 15 e ci sono altri punti all'ordine del giorno della Commissione.

  WALTER REGIS, presidente di Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche). Concludo. La nostra associazione sul plastic free intende rispondere, cercando di valutare in maniera equilibrata il problema, perché un problema c'è, ma è un problema che magari riguarda più gli armatori che scaricano in mare la plastica, è un problema più asiatico che europeo, perché dove la normativa è entrata in vigore con i sistemi che oggi tutti conosciamo, che poi è il testo unico ambientale, il problema... Da noi casomai c'è un problema di raccolta differenziata a Roma, per esempio, che non funziona, quindi c'è una circolazione ulteriore di plastica. In realtà, in Europa il problema è sotto controllo a livello di strumenti normativi, invece in altri Paesi, come i Paesi emergenti, ovviamente c'è un problema. Noi usciremo con una campagna mediatica con altre associazioni, proprio per rispondere a questo problema importante.

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  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.40.

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