XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 2 aprile 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI RAPPORTI CONVENZIONALI TRA IL CONSORZIO NAZIONALE IMBALLAGGI (CONAI) E L'ANCI, ALLA LUCE DELLA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA DI RACCOLTA E GESTIONE DEI RIFIUTI DA IMBALLAGGIO

Audizione di rappresentanti del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI).
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 
Pazzoni Luciano , presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 3 
Mozzato Alfeo , direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 3 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 6 
Manca Alberto (M5S)  ... 6 
Mozzato Alfeo , direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 6 
Pazzoni Luciano , presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 6 
Braga Chiara (PD)  ... 7 
Mozzato Alfeo , direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 7 
Pazzoni Luciano , presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 7 
Braga Chiara (PD)  ... 7 
Mozzato Alfeo , direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 7 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 8 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI) ... 9

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PATRIZIA TERZONI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (CONAI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio, l'audizione di rappresentanti di CARPI (Consorzio autonomo riciclo plastica Italia).
  Cedo quindi la parola al presidente Luciano Pazzoni e al direttore generale Alfeo Mozzato di CARPI (Consorzio autonomo riciclo plastica Italia) per lo svolgimento della loro relazione.

  LUCIANO PAZZONI, presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). Buongiorno a tutti. Io sono il presidente del CARPI, un consorzio che è nato nel 2007 con il compito di raggruppare aziende di riciclaggio e raccoglitori e fare un gruppo di lavoro che ci consentisse di affrontare le difficoltà e le tematiche delle nostre aziende.
  Noi non siamo un consorzio obbligatorio, noi siamo un consorzio di aziende, proprio per evitare di essere confusi con qualcuno che ci attribuisce compiti che non sono nostri, e siamo succedanei agli altri consorzi. Praticamente noi siamo quelli che svolgono il lavoro in prima linea, cioè quello di trasformare nel nostro caso le materie plastiche in un prodotto che viene commercializzato sul mercato libero, acquisendo materiali sul mercato libero e anche dai consorzi obbligatori.
  Io passerei la parola al mio direttore, che dalla nascita del consorzio ha portato avanti con mille difficoltà le istanze delle nostre aziende, per illustrare la nostra attività, sia quella del passato che quella odierna e io mi auguro anche per il futuro.

  ALFEO MOZZATO, direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). Buongiorno e grazie per averci accolti in questa sede. Continuando quello che diceva il presidente, noi siamo un consorzio privato. Tuttavia, le nostre aziende, tanto per specificare, sono nate molto prima dei cosiddetti «consorzi obbligatori»: ossia CONAI, COREPLA (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica) e tutti quelli che ne conseguono. Le nostre sono aziende storiche, le prime aziende che hanno creato il riciclo in Italia.
  Storicamente, d'altronde, il riciclo nasce in Italia. Nel periodo dell'autarchia si sa benissimo che l'Italia era lo spazzino d'Europa e da lì è nato il riciclo, che per noi è diventato una cultura e le aziende su questo hanno proliferato, malgrado le difficoltà siano complesse, perché essendo la ruota finale della filiera tutti guardano a chi produce, ma pochi guardano che fine fa il rifiuto. Noi garantiamo con le nostre aziende il fine vita e che questo fine vita Pag. 4segua un certo processo: trasformazione da rifiuto alla materia prima seconda e al prodotto finale.
  Come aziende noi siamo 37 e stiamo aumentando in continuazione. Siamo le aziende più grosse d'Italia, abbiamo più di 1.200 dipendenti, senza contare tutto l'indotto che ci lavora, che arriva a cifre esorbitanti. Per darvi alcuni dati su chi siamo, nel 2017 abbiamo raccolto 110.000 tonnellate di plastica. Attenzione, quando diciamo «plastica» noi teniamo a precisare quale tipo. Noi facciamo polietilene e polipropilene, per cui bottiglie e PET (polietilene tereftalato) non sono il nostro settore, il PS (polistirene) non è il nostro settore. Trattiamo la plastica flessibile. Poiché abbiamo anche altre aziende che conferiscono e che non sono consorziate, abbiamo riciclato 150.000 tonnellate di queste plastiche.
  Naturalmente portiamo vantaggi sia a livello di risparmio di CO2 sia a livello di risparmio di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio). È ovvio che il lavoro che facciamo noi non è solo questo, ma noi contribuiamo fattivamente – COREPLA lo sa e stiamo collaborando molto bene – per il raggiungimento degli obiettivi comunitari. Infatti, elaboriamo tutti i dati su quello che noi facciamo assieme a COREPLA, che sempre di più ci dice: «ci servite, lavoriamo insieme», proprio per raggiungere in maniera corretta gli obiettivi proposti dall'Unione europea.
  Vorremmo mostrarvi velocemente cosa facciamo noi come consorzio, cioè cosa fanno le nostre aziende, tanto per farvi entrare nel vivo direttamente. Proietteremo a tal fine un breve video, che potete trovare anche sul nostro sito. Come vedete, il video mostra cosa fa la filiera: si parte dalla raccolta, la triturazione, il lavaggio e l'asciugatura, l'estrusione e poi si va alla produzione della materia prima seconda fino a creare il prodotto finito. Successivamente si mostra rapidamente il ciclo. Ci sono i rifiuti che noi raccogliamo, il rifiuto flessibile di polietilene di diverso colore. C'è una fase di raccolta, poi una fase di stoccaggio. Dopo questo stoccaggio, che ogni azienda è autorizzata ad avere, ci sarà la cosiddetta «fase di selezione». Nelle immagini potete vedere un carico direttamente in macchina, così vedete anche il prodotto che trattiamo e la tipologia di rifiuto. Poi c'è la triturazione vera e propria. Come si vede, dalla triturazione si passa al lavaggio, perché tutti i rifiuti dopo essere stati selezionati devono essere lavati, quindi c'è un'apposita procedura di lavaggio. Dal lavaggio si passa poi all'asciugatura, perché la plastica deve essere asciugata. Ci sono delle vasche apposite di decantazione. A questo punto si passa all'estrusione, per cui c'è la deformazione della plastica ad alta temperatura, riportandola allo stato primordiale, cioè la materia prima seconda, che viene fuori come un tipo di granulo. Quello rappresentato ad un certo punto è il granulo che noi produciamo, di diversi colori in base al tipo di plastica da rifiuto che arriva.
  Da qui poi, direttamente, attraverso una produzione interna o attraverso altre aziende esterne di trasformazione, noi riusciamo a produrre un prodotto finito. Nel video è mostrato un classico imballaggio: sono i teloni con cui vengono fatti imballaggi per diversi utilizzi. Vedete i prodotti che più o meno facciamo noi. Da questo granulo ricavato dai rifiuti otteniamo diverse tipologie di prodotto, dal sacchetto per l'immondizia alle taniche e ad altro materiale ancora. Dai rifiuti noi otteniamo materiale e riusciamo a produrre un materiale di alta qualità. Vi faccio un esempio. Avete visto le taniche. Abbiamo un'azienda che è l'unica a livello europeo che riesce, con un prodotto riciclato ottenuto dal rifiuto, a fare questa tanica completamente in rifiuto, ed è un brevetto unico a livello internazionale.
  Tornando all'accordo ANCI-CONAI, noi ci occupiamo di imballaggi secondari e terziari provenienti da superfici private, per cui poco ha a che fare con la superficie pubblica. Aggiungiamo un'altra cosa. Noi abbiamo scritto che trattiamo imballaggi secondari e terziari, ma trattiamo anche beni in polietilene. Alla fine per noi sono la stessa cosa, nel senso che un telone agricolo si chiama «bene in polietilene», perché così lo definisce la legge, però se il telone viene utilizzato come imballaggio Pag. 5cambia solamente la terminologia, ma di fatto all'azienda arriva sempre un prodotto in polietilene. Pertanto, per noi che sia imballaggio o bene non cambia nulla, è sempre polietilene che va riciclato.
  Questi rifiuti che noi prendiamo sono gestiti dalle nostre aziende e naturalmente sono tutti rifiuti che si generano nell'ambito di attività economiche, li raccogliamo dal centro commerciale o da altri luoghi. Sono riciclabili, ma solo dopo un accurato processo di selezione, triturazione, lavaggio e infine estrusione. Pertanto, se trattati in un certo modo con certe caratteristiche, hanno un valore di mercato.
  Per quanto riguarda l'accordo quadro ANCI-CONAI, noi teniamo solamente a evidenziare una questione. L'accordo ANCI-CONAI storicamente, quando c'era il decreto Ronchi, prevedeva il divieto assoluto di conferire gli imballaggi al servizio pubblico. Successivamente, con il testo unico, questa questione è stata abbastanza dimenticata. Il problema dell'assimilazione, non essendo ancora regolamentata, crea diverse difficoltà a tutta la filiera. Infatti, i comuni fanno ancora riferimento a una circolare interministeriale, ma non c'è una chiarezza in materia.
  Infatti, la mancanza di una regolamentazione dell'assimilazione danneggia in diversi casi sia gli operatori come noi, a cui viene a mancare materiale, sia il Consorzio COREPLA, che fa fatica a definire i quantitativi e i prezzi, sia gli stessi comuni e alla fine il sistema totale, anche a livello di raccolta dati.
  Queste sono le cose che noi ci permettiamo di far osservare. Giustamente noi non interveniamo direttamente sull'accordo quadro ANCI-CONAI, anche se spesso i materiali che vengono raccolti dalle aziende municipalizzate in qualche modo poi arrivano da noi. Questa è un po’ la questione fondamentale. Pertanto, chiediamo l'emanazione di un decreto ministeriale che dia chiarezza per quanto riguarda l'assimilazione, che attualmente è un po’ vaga.
  Un'altra cosa che ci permettiamo di farvi notare, visto che c'è l'occasione, sono alcune difficoltà che noi stiamo notando e per cui le aziende sono in sofferenza. Mancano i decreti in merito alla problematica dell’end of waste. Gli ostacoli e i rallentamenti burocratici sono cose che già sapete, però teniamo a farvele presenti. Manca una reale comunicazione e informazione ai cittadini o a chi per essi di quali sono i rifiuti e di cosa sono rifiuti. Noi ogni tanto ci divertiamo, in senso buono, ad accettare scolaresche e a spiegare e ci chiedono: «Voi trattate questi rifiuti, ma che differenza c'è fra quelli che produciamo noi, cioè l'urbano, e lo speciale?» Se noi andiamo a vedere, di fatto, la differenza spesso è solo di nomi. Alla fine il rifiuto fa sempre lo stesso circuito. Manca una comunicazione chiara.
  Un'altra cosa che ci teniamo a dire è che ci siamo resi conto che nell'ultimo anno la plastica è diventata il male del secolo. Vogliamo fare un esempio. Se io prendo un bicchiere qui davanti a voi e lo butto per terra, sicuramente qualcuno di voi dirà: «cortesemente lo raccolga, c'è un cestino» e sicuramente tutti penseremo «che maleducata quella persona». Fondamentalmente quello che capita all'esterno è diverso: tutti accusano il bicchiere che sporca, ma nessuno pensa mai che dietro a questo c'è una grande maleducazione delle persone. Diversamente se ci fosse un'educazione reale fatta bene, spiegando ai cittadini che vantaggio hanno anche a livello di «raccolgo il rifiuto e lo butto lì». Per farvi un esempio, alcuni comuni dove siamo noi dicono che differenziare non significa abbassare i costi e i cittadini si chiedono che senso abbia fare la differenziata se non hanno un vantaggio economico. Lasciamo stare i vantaggi ambientali, ma l'educazione porta anche ad avere dei vantaggi. Se tutti venissero educati attraverso un sistema «se butto, ottengo questo vantaggio, son sicuro che questo rifiuto crea un circuito di lavoro, crea vantaggi», penso che tutti lo farebbero.
  Ricordatevi sempre che le aziende come noi sono quelle a cui alla fine arriva il rifiuto e che devono preoccuparsi in qualche modo di trasformarlo in materia prima seconda, con tutte le difficoltà che ci sono. Grazie, noi abbiamo finito per quanto riguarda Pag. 6 la nostra esposizione. Siamo a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO MANCA. Ho un'unica domanda da porre. Voi trattate polietilene e polipropilene. Oltre che col contratto ANCI-CONAI, rispetto alla Polieco qual è il tipo di rapporto? Svolgete dei lavori diversi oppure...

  ALFEO MOZZATO, direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). No, noi siamo aziende private e non entriamo in questi accordi. Le faccio un esempio: Polieco tratta beni in polietilene. Un bene in polietilene è un telone agricolo. Noi guardiamo la consistenza, di cosa è fatto questo telone. Questo è polietilene, per cui noi lo ricicliamo. Giustamente noi trattiamo anche gli imballaggi, che alla fine è solamente una destinazione diversa del prodotto. Ad esempio, questa è una bottiglia, facciamo conto che sia di plastica. Questo è un imballaggio. Se è in polietilene, io tratto questo polietilene. Tratto sempre lo stesso materiale, non è che ci sono grandi difficoltà per noi, solo che giuridicamente ci sono la definizione di bene e la definizione di imballaggio, però a noi arrivano e dobbiamo trattarli.

  LUCIANO PAZZONI, presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). Un percorso che noi dovremmo cercare di raggiungere nel tempo è quello di cambiare la definizione di rifiuto in senso generale. Bisognerebbe arrivare alla definizione di plastica. A quel punto non ci sarà più differenza fra rifiuto di plastica urbana e telo agricolo o altre tipologie di imballaggi. Come avviene per il legno, che sia un bancale o che sia una cassetta, non c'è differenza sull'uso, vale il materiale con cui è composto. Se noi riuscissimo ad arrivare a dire «questa è plastica», allora sarebbe più semplice per le nostre aziende ottimizzare il lavoro, perché nel momento in cui da un centro di selezione passano questi materiali, come la carta e il cartone, che già sono MPS (materie prime seconde), anche il telo agricolo e l'imballaggio in plastica potrebbero essere considerati un prodotto, una plastica, e si potrebbero superare tutte le difficoltà che hanno le nostre aziende a svolgere l'attività.
  Mi spiego: noi abbiamo delle autorizzazioni come se trattassimo dei rifiuti. Queste limitazioni ci portano a non crescere. Se le nostre aziende vogliono un ampliamento dell'autorizzazione oppure se si vuole aprire un'azienda nuova, l'iter burocratico può durare anche un paio d'anni. Io ho fatto un ampliamento della mia autorizzazione e ci ho messo due anni. Due anni sono lunghissimi, perché se si fa un investimento, si compra un capannone, si mettono dentro macchinari che sono costosissimi e poi si aspettano due anni per iniziare a lavorare, ammesso che non ci siano altri intoppi burocratici, le nostre aziende sono finite.
  Se, pur rispettando l'ambiente, noi riuscissimo a definire la plastica un prodotto e, quindi, una MPS già in partenza come per la carta e il cartone... Infatti, non tutte le cartiere sono autorizzate a trattare i rifiuti e lavorano benissimo rispettando l'ambiente. La stessa cosa potremmo fare anche noi. Questo vorrebbe dire incrementare i posti di lavoro e incrementare nuove attività, perché, se oggi una buona parte dei rifiuti in plastica viene esportata all'estero, è perché in Italia non ci sono aziende in condizioni di riciclare. Faccio il mio esempio. Io produco 100 tonnellate al giorno. Mettiamo in fila questi camion su un anno intero e ci rendiamo conto che io faccio il mio lavoro. Ma se voglio farne 120, la capienza della mia autorizzazione non mi consente di farlo, quindi non posso crescere.
  Dobbiamo insieme individuare, pur nel rispetto dell'ambiente, pur nel rispetto delle normative, pur nel rispetto di tutto quello che vogliamo, delle soluzioni per facilitare la crescita delle nostre aziende. L'ideale sarebbe avere plastica che è plastica, non plastica bene, plastica imballaggio, plastica che ne so. Questo è quello che fa soffrire le nostre aziende.

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  CHIARA BRAGA. Mi scuso se non ho sentito la prima parte dell'intervento e magari lo avete già detto: le aziende consorziate al vostro consorzio che copertura territoriale hanno? Sono concentrate in una zona particolare oppure sono distribuite su tutto il territorio nazionale?
  L'altra questione, di cui non mi sembra di aver visto o di aver ascoltato dei riferimenti nella vostra presentazione, riguarda il tema della struttura e dell'organizzazione del consorzio. Immagino che non ci sia tempo qui per avere dati sui bilanci, ma vorrei sapere a quanto ammonta, se è un dato a vostra disposizione, la quota delle riserve che vengono allocate a bilancio ogni anno per l'attività del consorzio.

  ALFEO MOZZATO, direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). Per quanto riguarda le aziende, le abbiamo in quasi tutta Italia. Noi partiamo dalla Sicilia fino ad arrivare al Piemonte. Ci sono alcune zone che sono più a vocazione di riciclo e altre che lo sono un po’ meno. Per esempio, in Sicilia abbiamo tre aziende. Ce ne sono anche altre, ma non tutte sono consorziate al nostro consorzio.
  Noi abbiamo preso una certa capacità e un numero x di aziende, naturalmente seguendo certi parametri previsti dallo statuto. Siamo un po’ in tutta Italia, fondamentalmente. Le nostre aziende partono dalle aziende di raccolta fino alle aziende che riciclano, per cui c'è chi raccoglie direttamente il rifiuto, lo seleziona, ce lo rimanda in azienda, lo ricicla e poi ci sono aziende che lo trasformano.
  Noi siamo un consorzio privato, fatto di aziende. Per quanto riguarda la domanda specifica sul bilancio, ogni azienda ha una sua indipendenza e partecipa al consorzio per una serie di servizi. Annualmente viene deciso che servizi fare e quanto allocare come riserve da investire. Dipende annualmente da cosa si decide.

  LUCIANO PAZZONI, presidente del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). Lei mi parla di bilancio e mi chiede quanto mettiamo noi a riserva per svolgere l'attività consortile. La nostra attività non è un'attività consortile come quella dei consorzi obbligatori, la nostra è più che altro un'attività sindacale, per difendere il nostro settore. Noi non prendiamo soldi dai contributi ambientali, noi sosteniamo il consorzio con il nostro contributo, quindi noi paghiamo un contributo annuale, come quello che si versa alle associazioni di categoria, per promuovere le nostre attività.
  Inoltre, abbiamo una capacità di aggredire con la poca informazione che riusciamo a fare, solo con le nostre risorse. Noi non abbiamo un contributo ambientale da nessuno. Nessuno ci dà nulla. Le nostre aziende comprano il materiale alle aste e dai raccoglitori. Le nostre aziende vorrebbero essere aiutate in qualche modo, ma l'unico aiuto che noi chiediamo non è un aiuto economico, ma è un aiuto riguardo all'emanazione di normative che ci devono agevolare. La nostra è un'attività prettamente sindacale.

  CHIARA BRAGA. Quindi, il vostro non è un consorzio riconosciuto dal ministero?

  ALFEO MOZZATO, direttore generale del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (CARPI). No, anche perché la normativa è molto chiara e dice quali possono essere i consorzi riconosciuti. Noi siamo un consorzio, sempre privato tipo CONAI e COREPLA, come previsto, però noi siamo un consorzio privato non previsto dal Testo unico ambientale. Siamo un consorzio di aziende.
  C'è un'ultima cosa che noi teniamo a dire, che abbiamo messo anche nella parte finale del documento che depositiamo agli atti della Commissione. Spesso noi spieghiamo, proiettiamo qualche film o qualche slide, però una cosa che ci farebbe veramente piacere è che chi ha disponibilità venga direttamente a visitare le nostre aziende. Ne abbiamo nel bergamasco, ne abbiamo in Sicilia, ne abbiamo in Piemonte, in base alla vostra disponibilità. Toccando con mano direttamente il ciclo, magari uno si rende conto di quali sono le difficoltà reali e di come si possono risolvere. Ci siamo resi conto che spesso chi è venuto nelle vecchie legislature ha capito e Pag. 8ha iniziato a fare qualcosa. Poi giustamente i Governi sono cambiati. Ricordiamoci sempre che, se i riciclatori da domani chiudessero, i rifiuti rimarrebbero veramente fermi e l'Italia andrebbe in crisi.
  Ricordatevi inoltre che quando noi sentiamo dire «ha preso fuoco tizio», ci chiediamo perché prendono fuoco queste aziende. Noi di rifiuti, invece, abbiamo bisogno, li acquistiamo e li paghiamo, per cui non capiamo quando capitano queste cose, quando le nostre aziende dicono: «è tutto valore che abbiamo perso». Ben vengano i rifiuti da noi, e li paghiamo, oltretutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per il loro contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.

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ALLEGATO

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