XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 1 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA NORMATIVA CHE REGOLA LA CESSAZIONE DELLA QUALIFICA DI RIFIUTO ( END OF WASTE)
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 3 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 6 
Fregolent Silvia (IV)  ... 6 
Cortelazzo Piergiorgio (FI)  ... 6 
Braga Chiara (PD)  ... 6 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 7 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 7 
Cortelazzo Piergiorgio (FI)  ... 8 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 9 
Cortelazzo Piergiorgio (FI)  ... 9 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 9 
Cortelazzo Piergiorgio (FI)  ... 9 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 9 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 9 
Tarallo Giuliano , presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 9 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 9 

Audizione di rappresentanti di Legambiente e di Kyoto Club:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 9 
Cifani Stefano , Presidente di Legambiente ... 9 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 10 
Ferrante Francesco , Vicepresidente di Kyoto Club ... 10 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 11 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 11 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 12 
Cifani Stefano , Presidente di Legambiente ... 12 
Ferrante Francesco , Vicepresidente di Kyoto Club ... 13 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 13 

Audizione di rappresentanti di Confartigianato Imprese:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 13 
Giovani Riccardo , Direttore Politiche Sindacali e del Lavoro di Confartigianato Imprese ... 14 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 15 
Braga Chiara (PD)  ... 15 
Gagliardi Manuela (Misto-C10VM)  ... 16 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 16 
Gizzi Daniele , responsabile ambiente ed economia circolare di Confartigianato ... 16 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 16 

Allegato 1: Documentazione depositata dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA) ... 17 

Allegato 2: Documentazione depositata da Legambiente ... 33 

Allegato 3: Documentazione depositata da Kyoto Club ... 34 

Allegato 4: Documentazione depositata da Confartigianato Imprese ... 38

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PATRIZIA TERZONI

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste). Saluto il presidente, Giuliano Tarallo, e il direttore generale, Francesco Sicilia, e cedo la parola al presidente per lo svolgimento della relazione. Grazie mille.

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Buongiorno a tutti, ringrazio gli onorevoli presenti e vi dirò in questo mio intervento sostanzialmente tre cose: chi siamo noi, il problema che abbiamo sull’end of waste e alcune ripercussioni che ci possono essere se non si risolve il problema sull’end of waste.
  Mi presento, sono Giuliano Tarallo, Presidente di UNIRIMA. UNIRIMA è l'associazione nazionale che si occupa del recupero della carta da macero. Siamo l'associazione più importante a livello italiano, siamo sostanzialmente focalizzati sulla filiera della carta e rappresentiamo circa il 90 per cento delle quantità di materiale che vengono gestite sul territorio nazionale. Il fatturato complessivo delle nostre imprese associate è 1,4 miliardi di euro ed occupiamo circa 3800 dipendenti.
  Adesso cercherò di entrare più nel dettaglio su quello che facciamo. Per essere abbastanza concreti, noi gestiamo quegli impianti nei quali arrivano le raccolte differenziate della carta fatte dai comuni, oppure fatte dai privati, ci preoccupiamo di standardizzare questo materiale, quindi togliamo tutte quante le impurità e produciamo una materia prima. I nostri impianti quindi potremmo dire che rappresentino una frontiera per quello che prima era un rifiuto e che, successivamente al passaggio nel nostro impianto, diventa un prodotto.
  Siamo, quindi, fortemente interessati al problema della normativa end of waste, perché riguarda specificatamente i nostri impianti. Questo ve lo comincio ad anticipare: problemi sulla normativa end of waste che creano ostacoli ai nostri impianti possono paralizzare le raccolte differenziate della carta. Per cercare di capire di che cosa stiamo parlando, nel documento che abbiamo consegnato sono presenti delle slides in cui ci sono foto che illustrano un po’ meglio tutto il processo, che è il seguente: la carta arriva sfusa, viene selezionata sui nostri impianti di selezione, viene imballata e poi, una volta imballata, va nelle cartiere.
  Per spiegare un po’ meglio la questione, in genere, utilizziamo un grafico, che chiamiamo ciclo della carta, che troverete rappresentato in una slide del documento il cui titolo è «I numeri del settore (dati 2018)», Pag. 4in cui illustriamo anche un po’ di numeri e quello che succede.
  Si può partire dalle raccolte differenziate. Ci sono raccolte differenziate della carta in Italia, che sono sia relative ai rifiuti speciali, che ai rifiuti urbani. Sono rifiuti, arrivano nei nostri impianti, i nostri impianti sono quel quadratino giallo in alto a sinistra nella slide, noi li trasformiamo in materia prima seconda, cioè in prodotti, dopodiché li rimettiamo sul mercato e vengono utilizzati dalle cartiere. Le cartiere che riutilizzano questi prodotti sono, in realtà non solo in Italia, ma anche all'estero, per almeno un quarto, poi dipende un po’ dagli anni... perché le cartiere italiane, e questa è una cosa assolutamente fondamentale, non hanno la capacità produttiva sufficiente per utilizzare tutta quanta la carta da macero che noi abbiamo recuperato. Quindi, in tutto le cartiere italiane riutilizzano 5 milioni circa di tonnellate, ma noi ne esportiamo all'estero circa 2 milioni. Anche questo dato è estremamente importante, perché le difficoltà nella qualificazione di questi materiali come prodotti, difficoltà che derivano dalla normativa end of waste, si possono ripercuotere poi sulla facilità o meno di esportare questi materiali. Ora, quanti sono 2 milioni di tonnellate o i 7 milioni di tonnellate che noi gestiamo? Per darvi un'idea visiva delle quantità di cui noi stiamo parlando, voi considerate che, se mettessimo questo materiale su camion, uno dietro l'altro, potremmo fare tre volte tutta l'Italia, da Palermo fino a Trento, andata e ritorno. Quindi, stiamo parlando di una quantità abnorme di materiale. È per questo che dicevo che le difficoltà nella normativa end of waste che si dovessero ripercuotere sui nostri impianti possono creare dei seri problemi alle raccolte differenziate comunali e a tutto quanto il sistema di gestione di questi materiali in Italia. Questo grafico è molto importante anche per un'altra cosa, perché, se letto adeguatamente, vi dice che noi in realtà, di tutta quanta la filiera, siamo il pezzo più rappresentativo, in quanto tutti quanti i materiali che vengono riutilizzati in Italia passano per i nostri impianti. All'interno di questa filiera ci sono altri soggetti che intervengono, c'è, per esempio il Comieco, ma il Comieco si preoccupa soltanto del 25 per cento dei materiali, quindi non ha una visione globale del problema. Assocarta, che è l'associazione delle cartiere, si preoccupa dei flussi che riguardano le cartiere italiane, ma sono soltanto 5 milioni su 7 milioni di tonnellate. Utilitalia, che è l'associazione dei soggetti pubblici, si preoccupa delle raccolte differenziate comunali, ma rappresenta intorno al 30-40 per cento del totale, perché la quantità maggiore di materiale, ancora oggi, viene dalle raccolte differenziate dei rifiuti speciali. Quindi, vi chiedo – nonostante, se ci dovessimo contare, credo che non raggiungeremo numeri interessanti – di porre la massima attenzione a quanto vi dico, perché quello che riguarda la nostra filiera è estremamente importante a livello nazionale per un pezzo fondamentale della raccolta differenziata, che è quello della carta.
  Sull’end of waste, ritorno qui, noi siamo il cardine dell’end of waste per quanto riguarda la filiera della carta, perché da noi entra un materiale che è rifiuto, ed esce materia prima. Quello che ci si potrebbe chiedere è da quando accade questa cosa, perché in realtà dell’end of waste, da un punto di vista normativo, si parla da poco tempo.
  L'Unione europea ha cominciato a porsi il problema dell'economia circolare da relativamente pochi anni. Questa filiera della carta esiste invece, in realtà, da qualche secolo, dal 1400. In questa forma, diciamo, legata alla normativa ambientale, esiste da quando è nata la normativa ambientale in Italia, che è stata recepita intorno agli anni ’90. Nel 1982 è stato recepito il primo decreto, la prima direttiva europea; poi attraverso il decreto Ronchi è stata recepita la seconda direttiva europea e disegnato un po’ tutto quanto il sistema, ossia i decreti sulle procedure semplificate.
  Ora, che cosa accade? Accade che, come stranamente spesso paradossalmente succede, proprio quando la politica si preoccupa di un problema, paradossalmente il problema non si risolve, ma si complica. Ora, dopo il decreto Ronchi, che ha definito, attraverso i decreti sulle procedure Pag. 5semplificate, delle procedure, appunto, semplificate, per il recupero di tanti materiali, tra cui la carta, nel 1997-1998, abbiamo fatto in Italia molti passi avanti perché le regioni, recependo direttive europee, direttive nazionali, hanno rilasciato moltissime autorizzazioni che sono il cuore e lo scheletro dell’end of waste nazionale, del riciclo e del recupero di questi materiali.
  Considerate che noi italiani, per quanto riguarda, per esempio, il recupero della carta, abbiamo raggiunto gli obiettivi che l'Europa si è data per il 2020, già li abbiamo raggiunti da una decina d'anni, perché ricicliamo più dell'80 per cento della carta che viene immessa sul mercato. E tutto quanto questo è stato possibile grazie alle autorizzazioni rilasciate in forza dei decreti sulle procedure semplificate, ma anche a tutte quante le autorizzazioni integrate ambientali rilasciate dalle regioni che sono entrate nel merito di una serie di questioni ed hanno consentito al sistema di svilupparsi.
  Per una serie di vicissitudini che non vi sto a raccontare, ma che sono veramente paradossali, quando finalmente, con il decreto-legge «sblocca cantieri», è uscita fuori una norma che doveva semplificare e fare chiarezza sull’end of waste nazionale, paradossalmente quella norma ci riporta indietro di vent'anni, dicendoci che dobbiamo applicare sostanzialmente soltanto quello che è previsto nelle procedure semplificate. Ora, questo più che paradossale è veramente inqualificabile e, se non viene rapidamente risolto, rischia di paralizzare tutto il sistema che, come vi ho detto, noi rappresentiamo per quanto riguarda la filiera della carta nel suo complesso, e che muove una quantità di materiale, che se non è adeguatamente gestito, potrebbe mettere in crisi il sistema delle raccolte differenziate nazionali.
  Noi, ovviamente, abbiamo partecipato ai tavoli che ci sono stati al Ministero dell'Ambiente per l'emanazione di un decreto end of waste che riguardi la carta a livello nazionale, come partecipiamo a tutti quanti i tavoli che ci riguardano. Sul tavolo dell’end of waste della carta a livello nazionale è un paio d'anni che ci incontriamo, ma senza esito, nel senso che ancora non è successo nulla. Allora, in questo caso diamo due suggerimenti, dopodiché ormai non nutro più grosse speranze nella capacità della politica di risolvere questi problemi. Tuttavia, non abbiamo altra strada, e quindi ve lo chiedo, ve lo ribadisco.
  A livello delle AIA, delle autorizzazioni integrate ambientali, bisogna cercare di risolvere il problema, dando la possibilità alle regioni di rilasciare autorizzazioni che tengano conto del cosiddetto «caso per caso», mentre invece a livello nazionale dobbiamo assolutamente ed il prima possibile cercare di arrivare ad un end of waste nazionale che riguardi la carta, perché dobbiamo assolutamente agevolare il sistema e tutta questa filiera, che vi ho illustrato prima. C'è, infatti, un problema, e questo è il terzo punto di cui vi volevo parlare, che è la situazione del mercato di questi materiali. Se voi vedete la situazione di mercato di questi materiali, purtroppo grazie alle guerre commerciali sostanzialmente tra Stati Uniti e Cina, vedrete che il prezzo della carta da macero è crollato e sta tendendo verso lo zero. Se in un contesto di questo genere, noi abbiamo un quadro normativo che è chiaro, allora probabilmente riusciremo a far girare quella ruota che è il ciclo della carta, se abbiamo un quadro normativo che complica la situazione, la ruota si ferma, e poi non so che cosa succede.
  Io credo che una soluzione debba essere trovata entro dicembre 2019. Adesso, non so in quanti sentiranno quello che sto dicendo, però noi abbiamo un problema di circa 2 milioni di tonnellate di carta da macero che non viene più esportata, che girano per l'Italia. Abbiamo una normativa end of waste che è nel pantano, e non sappiamo che cosa fare di questi materiali.
  Quindi io pregherei tutti quanti i soggetti interessati di fare qualche cosa. Al pari delle nostre imprese, in cui tutte le mattine ci sono delle persone che si alzano alle 5 della mattina e vanno a lavorare, sarebbe bello che qualcun altro che è incaricato di fare delle norme chiare, intellegibili e facilmente applicabili, si applicasse, perché tutto questo emergesse dal Pag. 6Parlamento; mentre invece quello che è emerso fino ad oggi è una norma assolutamente inapplicabile e normative end of waste a livello nazionale che giacciono da qualche parte, adesso ne abbiamo perso traccia, ma che, se non si risolvono, ripeto, entro pochissimo tempo, rischiano di far collassare tutto quanto il sistema. Ho detto tutto.

  PRESIDENTE. Chiedo se vi sono colleghi che intendono intervenire.

  SILVIA FREGOLENT. Io ringrazio per l'intervento molto chiaro. Innanzitutto perché in Italia ci sono delle eccellenze, abbiamo delle eccellenze. Noi abbiamo sempre quest'incapacità di renderci orgogliosi delle nostre eccellenze e di copiare modelli stranieri, quando noi magari siamo all'avanguardia, e in questo caso lo siamo; e in secondo luogo io credo – ma questa è la volontà almeno del partito che io rappresento, Italia Viva e ne parlavo anche prima con altri colleghi di altre forze – di risolvere il problema che è arrivato con il decreto-legge «sblocca cantieri», in un Paese dove non si cresce, e però poi si parla di green economy. Le aziende che fanno green economy almeno agevoliamole e non massacriamole. Quindi, la ringrazio per il suo intervento, perché è stato molto puntuale e con poche parole ha reso dove dobbiamo intervenire e come dobbiamo farlo. Grazie.

  PIERGIORGIO CORTELAZZO. Rapidissimamente. Primo aspetto, durante le audizioni sul decreto «sblocca cantieri», qualcuno che vi parla sottopose il problema che operatori del sistema mi comunicarono, che era meglio non intervenire, rispetto alla situazione già devastante che c'era ante sblocca cantieri. Come solitamente accade quando si parla dall'opposizione, si viene o non considerati, o addirittura derisi. Ecco, siamo ad una situazione in cui bisognava intervenire ieri, ieri, e di questo – lo dico con profondo rispetto, perché, mi conoscete ormai da un anno e mezzo, non sono mai ideologico e tantomeno personale nelle dichiarazioni – dovete convincere il Ministro dell'Ambiente, dovete convincerlo che questo è un problema, è un'emergenza nazionale che mette in crisi il sistema e non si affrontano queste questioni in maniera ideologica o da generale dei Carabinieri.
  Quando si fa il Ministro si è politici, ci si deve confrontare. Per cui il tema è grave, gravissimo e, se non interveniamo, ieri, non domani, ripeto, ieri, non domani, il tema sarà devastante e forse irrecuperabile nei prossimi mesi e nelle prossime settimane. Per cui, su qualsiasi provvedimento d'urgenza si possa adottare, decreti, tutto quello che volete, per quanto riguarda questa tematica, il mio Gruppo, la mia forza politica, contribuirà all'agibilità e alla rapidità per quanto riguarda l'approvazione definitiva.

  CHIARA BRAGA (PD). Sì, grazie Presidente. Ringrazio anche io UNIRIMA per l'audizione molto puntuale, interessante. Mi scuso perché stavamo finendo un lavoro parallelo, quindi non l'ho potuta seguire dall'inizio, ma avevo avuto già modo in altre occasioni di raccogliere le preoccupazioni e anche le sollecitazioni di un settore fondamentale, forse uno dei più antichi, ma comunque che si è evoluto molto tecnologicamente anche nel corso degli anni.
  Volevo chiedere – scusandomi in partenza nel caso l'aveste già detto nel corso dell'audizione, e in tal caso potete anche non rispondermi, vado a chiedere suggerimenti a qualche collega che ha ascoltato meglio di me – un dettaglio più preciso sullo stato dell'arte dell'emanazione del decreto end of waste carta. Voi nel documento scrivete che bisogna sbloccare questa situazione. È un'esigenza che sappiamo riguarda un po’ tutti i decreti ai quali stanno lavorando il Ministero dell'Ambiente, ma vorrei avere anche un'idea di qual è lo stato dell'arte.
  L'altro elemento che vi chiedo è se avete registrato una preoccupazione anche rispetto all'eventualità che questo sovradimensionamento del materiale che non viene, che non può essere, per un blocco normativo, gestito in maniera adeguata, possa generare degli spazi di attività illecite. Non vorrei fare riferimento a casi specifici, ma è dato di cronaca: impianti che vanno a Pag. 7fuoco, che diventano oggetto di attenzioni criminali, proprio per l'impossibilità di chiudere coerentemente il ciclo dei rifiuti.

  PRESIDENTE. Se non vi sono altre domande, ne pongo una io. Vengo da Fabriano, quindi so che si affronta questa questione forse anche da prima del 1400, perché si produceva carta dal macero del cotone. Io sto vedendo, è un mio pensiero e poi vorrei avere dei chiarimenti, che c'è stato un crollo dell'esportazione a causa del fermo da parte della Cina, e quindi l'America si è presa tutto il resto del mercato, ma ci sono anche dei movimenti perché l'America sta comprando anche le cartiere in Europa, specialmente in Italia, dove si è comprata la Fedrigoni ed anche altre aziende. Quello che vorrei capire io è da dove viene la parte di import di 410.000 tonnellate e che tipo di carta viene importata, ossia se è da macero anche quella. Inoltre, vorrei chiedere se l’import di carta da macero dall'America verso l'Europa è aperta, è chiusa o ha dei vincoli, perché mi viene il pensiero che, se l'America ora compra le aziende che in Italia fanno carta, magari è proprio per smaltire anche il loro esubero di carta. E quindi capire, anche in una visione generale di questi movimenti economici ed industriali a livello mondiale, se voi siete nel mezzo. E questi 2 milioni di tonnellate che non vengono più esportati, dove vengono stoccati? Che cosa ci fate? Perché esiste anche il problema dello stoccaggio, perché sono 2 milioni all'anno, quindi la quantità è abbastanza elevata.

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Rispondo, andando per ordine. Allora, per quanto riguarda l’end of waste della carta, da quello che ci risulta, il Ministero dell'Ambiente aveva chiesto un parere all'Istituto Superiore di Sanità, l'ultima volta che ci siamo visti era giugno. Io che ho esperienza anche di conferenza di servizio, sto aspettando i parroci, che venga chiesto un parere anche ai parroci.
  Per quanto riguarda poi la seconda domanda, diciamo che noi, la nostra filiera si è sempre comportata generalmente in questo modo: quello che è il valore del materiale che recuperiamo, si ripercuote all'indietro nella filiera, per cui, se il valore del macero è alto, chi produce la carta non sostiene un costo o addirittura ha un ricavo per questo, e questo accade – in cicli che hanno una durata di circa 10 anni – per 9 anni su 10. Poi c'è l'anno sfortunato in cui per varie questioni congiunturali, il macero scende, e allora lì, inesorabilmente, visto che la carta non ha più un valore, si riduce il valore che viene scalato all'interno della filiera, e quindi il produttore iniziale del rifiuto comincia a sostenere dei costi.
  Abbiamo rilevato, e abbiamo anche fatto alcuni comunicati stampa, che in alcune regioni d'Italia gli operatori seri hanno cominciato a chiedere un contributo per la raccolta e per la gestione di questi rifiuti, mentre invece altri operatori, ovviamente meno seri, non hanno chiesto nessun contributo ed hanno continuato a gestire il materiale come se nulla fosse. E quindi abbiamo suggerito ai produttori, attraverso i comunicati stampa, di fare attenzione a questo indice, perché se io ho un interlocutore che ha un comportamento economico che tiene conto di quello che è il valore di quel materiale, allora effettivamente è un operatore che sta in modo sano all'interno della filiera; un operatore, invece, che non tiene conto di quello che è il valore di quel materiale, ed è disposto a ritirarlo comunque sempre gratis, evidentemente è perché non è sufficientemente controllato e non opera secondo quelli che sono i criteri di correttezza all'interno della filiera. Infatti, se tutti quanti all'interno della filiera sostengono dei costi per gestire quel materiale, e lui, invece, non li sostiene, evidentemente c'è un problema.
  Per quanto riguarda, invece, il discorso dell'importazione – esportazione e di che fine fa questo materiale, diciamo che i gruppi, le cartiere sono e il terzo settore economico a livello mondiale. Dopo il siderurgico e l'energetico ci sono le cartiere, quindi è normale che ci siano acquisizioni europee di cartiere da parte degli Stati Uniti, o di cartiere statunitensi da parte di gruppi cinesi, per cui questa cosa non ha un grosso impatto dal punto di vista della Pag. 8filiera, o della gestione dei maceri; mentre invece il blocco della Cina ha avuto un grosso impatto per due motivi: non tanto perché quello che andava precedentemente in Cina è andato in America, piuttosto è successo il contrario, la Cina aveva tra i suoi più grossi fornitori di carta da macero, oltre all'Europa, gli Stati Uniti. Visto che si è bloccata l'importazione per la guerra commerciale di tutte quante le carte da macero, all'inizio hanno cominciato con gli Stati Uniti, e successivamente hanno esteso a tutti gli altri Paesi. La carta da macero degli Stati Uniti è cominciata ad arrivare in Europa, e quindi ha contribuito a ridurre ulteriormente i prezzi. Ora, le carte da macero degli Stati Uniti, come dei Paesi anglosassoni in genere, sono di due tipologie: ci sono delle carte da macero che sono pre-produzione, cioè, che vengono dagli stabilimenti che utilizzano le bobine di carta nuova, e quindi hanno dei rifili o degli scarti di produzione, e quelle sono delle carte da macero molto pregiate, perché hanno un alto contenuto di fibra e sono materiali molto puliti, e quindi hanno dei buoni valori di mercato. Ovviamente, essendoci una maggiore disponibilità, questo ha contribuito ad abbassare il valore di quei materiali. Poi abbiamo le raccolte differenziate.
  Ora, sulle raccolte differenziate noi, in Italia, come anche nel resto d'Europa, ma in particolare in Italia, siamo molto all'avanguardia rispetto al resto del mondo. Noi, in particolare, abbiamo delle raccolte differenziate che sono monomateriali, cioè noi raccogliamo solo la carta, solo il vetro, tendenzialmente solo la plastica, solo il metallo, e questo ci dà un grado di purezza del materiale, già nel momento in cui viene raccolto, che garantisce una materia prima seconda di qualità. I Paesi anglosassoni, invece, fanno delle raccolte cosiddette co-mingled, cioè multimateriale, un po’ tutto quanto insieme. È anche peggio del nostro multimateriale, perché nel nostro multimateriale in genere, nella peggiore delle ipotesi si distingue comunque il secco, il multimateriale leggero dal multimateriale pesante, e comunque non c'è mai contaminazione tra secco ed umido, e la carta comunque la lasciamo sempre distinta dal resto; mentre invece nei Paesi anglosassoni spesso viene mescolato tutto quanto insieme, quindi le loro raccolte differenziate non hanno lo stesso livello di qualità che hanno le nostre, e quindi la maggiore disponibilità di questo materiale a prezzi bassissimi a livello mondiale ha complicato ulteriormente la situazione.
  Affronto il problema di cosa ne facciamo di questi 2 milioni di tonnellate. In realtà il problema di blocco totale lo abbiamo da 3 mesi. Precedentemente il blocco è stato parziale, ed essendo stato abbastanza graduale, negli ultimi mesi abbiamo cominciato ad esportare in altri Paesi dell'Asia, come per esempio l'Indonesia o il Vietnam, che hanno cominciato ad assorbire queste tipologie di materiale. Però, la quantità che noi riusciamo ad esportare non riesce comunque ancora a sopperire alle quantità precedentemente assorbite dal mercato cinese, tant'è che la Camera di commercio di Milano, che è quella che rileva i prezzi a livello nazionale, questo mese, cioè il mese di settembre, ha sospeso la quotazione della rivista, dei periodici, come prodotti di carta da macero. La richiesta che è arrivata, in particolare dal nostro settore, ma anche da altri operatori, è quella di sospendere la quotazione di molte tipologie, soprattutto ai gradi che vengono dalle raccolte differenziate.
  Considerate che quasi tutte le raccolte differenziate congiunte che vengono fatte oggi nei comuni in Italia stanno entrando all'interno del sistema amministrato da Comieco, perché al di fuori del sistema amministrato da Comieco non c'è più mercato per questi materiali. Noi siamo anche presenti nel Consiglio di Amministrazione di Comieco e stiamo valutando come ottemperare a tutti quanti gli obblighi che il Consorzio ha rispetto alla gestione di questi materiali, però io oggi non sono nella veste di amministratore Comieco, ma parlo semplicemente come Presidente di UNIRIMA.

  PIERGIORGIO CORTELAZZO. Sarò telegrafico. Al netto di tutti i codicilli dello «spazzacorrotti», avete avuto modo voi di visionare la bozza del decreto?

Pag. 9

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Ne abbiamo discusso con il Ministero dell'Ambiente.

  PIERGIORGIO CORTELAZZO. Sì, e chiudo. Se siamo nella direzione per la risoluzione del problema, non facciamo un decreto che peggiori ancora di più la situazione. Diteci qualcosa, dateci qualche suggerimento...

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Sull’end of waste carta, dal nostro punto di vista, a meno di sorprese, abbiamo limato molti problemi, quindi, se fosse quello di cui abbiamo discusso fino ad oggi, sarebbe sulla via della soluzione.

  PIERGIORGIO CORTELAZZO. Sono state recepite?

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Sì, sono state recepite, sì.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a concludere perché siamo in forte ritardo, abbiamo ancora tre audizioni e tra venti minuti inizieranno le votazioni in Assemblea.

  GIULIANO TARALLO, presidente dell'Unione Nazionale imprese recupero e riciclo maceri (UNIRIMA). Sono state in gran parte recepite, quindi siamo sulla via... Se verrà pubblicato, abbiamo dato un bel contributo.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per il contributo e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 1), e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Legambiente e di Kyoto Club.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di Legambiente e di Kyoto Club, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste).
  Ringrazio i rappresentanti di Legambiente e Kyoto Club per la loro presenza e cedo la parola al dottor Stefano Cifani, presidente di Legambiente, per lo svolgimento della relazione.

  STEFANO CIFANI, Presidente di Legambiente. Grazie presidente, buongiorno a tutti.
  Vi ringrazio per l'invito che ci permette di intervenire anche in sede istituzionale su un tema che ci sta particolarmente a cuore. Si parla, insomma, da tanti anni, della necessità di superare la stagione delle discariche, dei termovalorizzatori, per com'era stata pensata negli anni ’80-’90-2000, ma questo può avvenire solo se l'alternativa dei flussi dei rifiuti che vanno a riciclo non è complicata, non è una via crucis come è già avvenuto nel passato, via crucis che sostanzialmente diventa un ostacolo per certi versi insormontabile, dopo le ultime novità normative che hanno riguardato l’end of waste, con l'approvazione del decreto-legge «sblocca cantieri».
  Oggi, ovviamente – parlo a nome della nostra associazione, ma riporto una presa di posizione che ha visto uscire in maniera congiunta Legambiente, Green Peace e WWF, quindi le tre principali associazioni ambientaliste italiane – in estrema sintesi, sosteniamo che c'è una grande emergenza sul riciclo, perché noi, mentre dobbiamo sbloccare il riciclo futuro, con le ultime novità normative del decreto «sblocca cantieri» stiamo nel frattempo bloccando le iniziative imprenditoriali degli impianti che riciclano già oggi i rifiuti.
  Quello che è avvenuto in Lombardia, in provincia di Brescia – parzialmente sanato con l'intervento della Regione Lombardia – con il ritiro delle autorizzazioni a riciclo, che riguardava 120 imprese della provincia di Brescia, sta qui a rappresentarlo. Noi sosteniamo che – e questo, ripeto, è riportato in questa presa di posizione congiunta – sia fondamentale intervenire con urgenza, perché c'è un'emergenza clima che va affrontata con un decreto, ma c'è un'emergenza economia circolare, che va affrontata Pag. 10 con la stessa procedura d'urgenza, e quindi con un decreto.
  Pensiamo che l'unica soluzione, nel migliore dei Paesi, in un Paese che non è oggi nelle condizioni di farlo, dovrebbe essere un soggetto che a livello istituzionale, scusate, a livello nazionale, garantisce l'uniformità dell'iter su tutto il territorio.
  Questo oggi non è possibile per carenze organizzative del Paese. Il Ministero dell'Ambiente non è in grado di fare decreti end of waste. Il decreto sui pannolini ha impiegato 4 anni. Prima di quello sui pannolini, che è stato pubblicato qualche mese fa, il precedente decreto end of waste era quello del Governo Monti, quando il Ministro dell'Ambiente era Corrado Clini, sull'uso del CSS, del combustibile solido secondario, nei cementifici.
  Se vogliamo sbloccare il riciclo, non possiamo pensare di approvare un decreto end of waste nel 2011 e quello successivo nel 2019, dopo 7 anni. Quindi, bisogna assolutamente prevedere un iter diverso. Bisogna garantire alle regioni la possibilità di autorizzare il riciclo caso per caso. All'interno dei paletti della direttiva europea, che sono assolutamente chiari, la garanzia dell'uniformità degli interventi tra regione e regione può essere in qualche modo esplicitata e può essere concretizzata attraverso l'istituzione di un registro nazionale presso il Ministero dell'Ambiente, che fa le dovute verifiche cartacee, diciamo così, ma che poi deve anche mettere in campo, ovviamente, laddove è necessario, ispezioni ad hoc. Questo per quanto riguarda lo sblocco che va messo in campo nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Poi, dall'altra parte, ovviamente, si può ragionare su come fare in modo che a livello centrale l’iter autorizzativo dei decreti end of waste non preveda i sette passaggi istituzionali che ne rendono impossibile l'approvazione in pochi mesi, come sarebbe necessario e come avviene in altri Paesi europei.
  Perché mentre noi contiamo gli anni che passano da quando un decreto viene presentato a quando viene pubblicato in Gazzetta, gli altri Paesi europei contano ogni anno il numero dei decreti end of waste che riguardano singole filiere.
  Lo dicono le associazioni di categoria, lo dicono le imprese del riciclo, lo dicono le associazioni ambientaliste, non riusciamo a comprendere per quale motivo non si riesca a sbloccare una volta per tutte la filiera del riciclo con una norma end of waste semplice, chiara e di immediata applicazione.
  I testi che abbiamo visto circolare durante la discussione del decreto «semplificazione», alla fine dello scorso anno, durante la scorsa legge di bilancio, e quindi nel successivo passaggio dal decreto «semplificazione» al decreto «sblocca cantieri», ecco, quello, diciamo, è un precedente che deve essere superato nel più breve tempo possibile. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Cedo, quindi, la parola al Presidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante.

  FRANCESCO FERRANTE, Vicepresidente di Kyoto Club. Vicepresidente, per correttezza nei confronti del presidente.
  Io sarò breve, perché condividiamo totalmente l'impostazione che ha dato il presidente di Legambiente a questa nostra audizione. Abbiamo consegnato alla Commissione formalmente la proposta di emendamento sull’end of waste, che non è altro che quella che circola ormai da parecchio tempo, messa a punto dal Circular Economy Network, che raccoglie tutte le associazioni di impresa, professionali, le associazioni ambientaliste che in qualche maniera si sono occupate di questo, quindi non c'è nulla di nuovo.
  Vi faccio perdere pochissimi minuti per capire di che cosa stiamo parlando quando diciamo che è necessario intervenire in una maniera urgente, altrimenti blocchiamo tutto. Lo diceva Cifani, i decreti end of waste hanno un percorso di approvazione lunghissimo, ce ne sono 16 attualmente in percorso di autorizzazione, e ce ne sono alcuni che riguardano cose semplicissime, che sono banali quasi da recuperare, che sono ancora lontanissime, non dico dall'approvazione, ma anche da una fase di approfondimento significativo.
  Vi faccio un esempio, ci sono due decreti in lavorazione, il primo è quello sullo Pag. 11scarto delle cartiere. Il problema delle cartiere è un problema. Per capire cos'è lo scarto delle cartiere, bisogna capire le cartiere che cosa fanno: utilizzano la carta riciclata, quindi sono evidentemente dei luoghi dell'economia circolare. Inevitabilmente però l'utilizzo della carta, diciamo, utilizzata, e quindi il riciclo di quella carta, fa sì che dalla cartiera non esca soltanto carta riciclata, ma esca anche un'altra cosa, che si chiama pulper. Cosa farci di questo pulper è una cosa che appartiene, appunto, all’end of waste, e siamo ancora, vi ho lasciato anche un documento, uno schema, dicevo siamo ancora alla fase due, cioè al Ministero dell'Ambiente stanno ancora discutendo, con i soggetti interessati, qual è la questione che riguarda il pulper.
  Ancora non abbiamo nemmeno, ossia il Ministero dell'Ambiente ancora non ha mandato nemmeno una richiesta di parere alla sua tecnostruttura, cioè all'ISPRA, quindi figuratevi prima che arrivi quel parere, quanto tempo passerà fino al momento in cui si formulerà un'ipotesi di decreto. Quindi siamo ancora a quella fase lì.
  Ancora forse più grave il caso delle acciaierie a cui faceva riferimento Cifani, parlando di Brescia. Lì siamo proprio al paradosso, nel senso che, sia le scorie delle acciaierie che escono dal processo di produzione dell'acciaio, sia il fatto che quelle acciaierie utilizzano rottami... Anche lì siamo in situazioni... L'utilizzazione del rottame è, dal punto di vista ambientale, molto meno impattante, quindi positiva, dal punto di vista ambientale, piuttosto che partire dal carbone. Non vi faccio perdere tempo, è del tutto ovvio, fare acciaio dal rottame è meglio che farlo dalla materia prima; se tu non normi il fatto che quel rottame possa essere utilizzato come materia prima, sei nei guai, e fai un danno all'economia circolare.
  In questo caso siamo ancora alla fase uno, cioè non abbiamo neanche iniziato a discutere al Ministro dell'Ambiente con gli stakeholders e con le imprese di come affrontare la questione.
  Stessa cosa per quello che riguarda le scorie. Parlo delle acciaierie virtuose, perché in Italia, quando parliamo di acciaierie, pensiamo subito all'ILVA, pensiamo subito ora in quest'ultimo periodo a Servola, in realtà la siderurgia italiana ha anche delle eccellenze che lavorano in questa maniera.
  Dalle acciaierie escono inevitabilmente, proprio per come funziona il processo produttivo dell'acciaio, delle scorie. Ora, esistono progetti avanzati di recupero di quelle scorie, penso, per esempio, a quello che è stato presentato ultimamente a Terni, dalle acciaierie speciali di Terni, che non potranno mai vedere la luce, se non si riescono, appunto, a normare attraverso l’end of waste le scorie. E di nuovo, anche in questo caso, siamo alla fase uno, cioè, ancora non abbiamo cominciato, come istituzioni, a discutere con gli imprenditori e gli stakeholder che si occupano di quello.
  Quindi, la necessità di intervenire, così come indicato dall'emendamento che troverete nel documento che vi lasciamo, e come ha ricordato anche Cifani prima, è ineludibile.
  Io chiedo che, visto che in queste ore si continua a discutere di questo articolo che dovrebbe andare nel cosiddetto «decreto clima», semmai vedrà la luce questo «decreto clima», in quell'articolo che sta ballando, si arrivi davvero ad una soluzione che consenta alle autorità di poter procedere nell'autorizzazioni end of waste, ed inserire quindi l'ipotesi di un registro nazionale che possa tenere sotto controllo tutto ciò, per poi arrivare, come dice giustamente Cifani, anche a potenziare le strutture del Ministero, che prima o poi i decreti end of waste veri e propri li dovranno fare.
  Però non ci possiamo fermare, perché se ci fermiamo, come si dice, siamo perduti.

  PRESIDENTE. Grazie. Chiedo se ci sono colleghi che intendono intervenire, ricordando loro che siamo in forte ritardo e alle due iniziano i lavori in Assemblea.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sì io chiedo se le associazioni ambientaliste hanno valutato come faranno le provincie ad autorizzare il riciclo.
  Avete fatto bene a citare Brescia. È proprio l'esempio di quello che è successo Pag. 12con le provincie che autorizzano. Una provincia in Italia autorizza, le altre fanno molta fatica, perché una provincia mediamente non ha gli strumenti per il rilascio di un'autorizzazione così complessa, come quella del riciclo.
  Ricordo che abbiamo una Costituzione che all'Articolo 117 riferisce ad altra autorità questo tipo di autorizzazione. Ricordo che c'è una sentenza di un Consiglio di Stato, una della Corte di giustizia europea, che dicono che non tutti i rifiuti sono riciclabili, e che comunque questa normativa complessa sarebbe appannaggio di un controllo ministeriale.
  Mi spiace non aver sentito dire che l'Italia è al 76 per cento di riciclo, contro il 38 per cento della media europea, ed è prima su vari flussi di rifiuti, perché sembra davvero che ci sia un'emergenza riciclo.
  Io, da un'associazione ambientalista, mi sarei aspettato anche dati di questo genere. Brescia ha avuto anche delle indagini pesanti sui falsi end of waste, su fanghi, gessi e quant'altro, citarla sempre, senza dire quello che è successo a Brescia, mi sembra un pochino parziale.
  Si lavorerebbe meglio con più calma, anche dal punto di vista normativo, se ci fosse una comunicazione della complessità e della vitalità del tema. Il decreto pannolini ha portato sessanta imprese finalmente a non farsi più la guerra, e altre lavoreranno all'estero.
  Ci sono quindici decreti end of waste in corso, se il gruppo di lavoro continuerà a lavorare, in due anni al massimo saranno tutti pronti ed operativi. Poi è bene ragionare su criteri più generali, su possibilità temporanee, mentre si perfezionano i decreti, però attenzione a quello che si scrive, perché sono norme molto delicate, ricorribili.
  Bisogna dare la possibilità che ci sia un controllo, almeno un controllo centrale. Poi in realtà nessuno ha bloccato nessun'azienda di riciclo da un punto di vista normativo. Di sicuro quest'anno di riflessione ha stimolato il Ministero a portare avanti il decreto, non è finito e gli altri sono avanzati. Ricordo, infine, che non tutti i rifiuti sono riciclabili, ma tutti sono prevenibili. Grazie.

  PRESIDENTE. Cedo la parola ai nostri ospiti per una replica.

  STEFANO CIFANI, Presidente di Legambiente. Sì, conosciamo molto bene le illegalità che vengono commesse nel ciclo dei rifiuti italiani, da quando dalla fine degli anni ’80 abbiamo iniziato un'attività di monitoraggio e denuncia di questo fenomeno, e da quando nel 1994 ogni anno presentiamo il nostro rapporto sulle eco mafie.
  Abbiamo fatto un lavoro ventennale per ottenere, nella scorsa legislatura, ed alcuni di voi erano parlamentari, l'approvazione della legge n. 68 del 2015, per inserire i delitti ambientali nel codice penale.
  Faccio questa premessa perché l'Italia è molto avanti nel riciclo dei rifiuti, diciamo sempre che è la patria della green economy, e la culla dell'economia circolare scritta nel pacchetto di direttive è nel nostro Paese, non è in Germania.
  Per fare in modo che i risultati raggiunti fino ad oggi possano consolidarsi, è fondamentale non approvare norme che rendano troppo complicato, per mancanza di fiducia, l’iter di approvazione, autorizzazione, dei necessari impianti di riciclo, che noi dobbiamo ancora realizzare sul territorio e di cui dobbiamo riempire il territorio nazionale, per arrivare a riciclare quello che oggi non è riciclato, per arrivare a riciclare quello che oggi finisce in discarica, per arrivare a riciclare quello che oggi finisce negli impianti di termovalorizzazione, che sarebbe riciclabile, ma viene bruciato, per arrivare a riciclare sul territorio nazionale quello che oggi viene esportato.
  L'approvazione della legge sugli ecoreati ha permesso di ridurre alcuni flussi di rifiuti che finiscono nella filiera della criminalità ambientale e delle ecomafie in alcune regioni. La norma repressiva è stata approvata. Il lavoro che noi abbiamo fatto sulle ecomafie, lo abbiamo sempre detto, ci indica di viaggiare su due binari: da un lato inasprire pesantemente le pene per i gravi reati ambientali, a partire dal traffico illegale Pag. 13 di rifiuti e lo smaltimento illegale di rifiuti; dall'altro lato, un giorno dopo, semplificare l’iter normativo e semplificare l’iter autorizzativo per realizzare gli impianti che servono.
  La legge sugli ecoreati è stata approvata, lei era parlamentare, onorevole Zolezzi, quindi è stato tra quelli che l'ha approvata nella scorsa legislatura.
  Per fare un passo in avanti serve semplificare il riciclo, perché altrimenti, quello che chiede anche il Movimento 5 Stelle, di rottamare la stagione delle discariche e degli inceneritori, non riuscirà mai a venire. Quindi, io credo che siamo in una fase di transizione molto particolare e molto delicata.
  Bisogna strutturare gli enti di controllo, assolutamente sì, su questo sarebbe fondamentale procedere con l'approvazione dei decreti ministeriali sul sistema nazionale di protezione ambientale. La legge è stata approvata nella scorsa legislatura, ma mancano ancora tutti i decreti attuativi, quindi questo è fondamentale farlo.
  Nel frattempo c'è la legge sugli ecoreati che viene utilizzata dalle forze di polizia, dalla magistratura ed anche dagli operatori di polizia giudiziaria all'interno delle ARPA. Noi non possiamo aspettare che il nostro diventi il migliore dei Paesi, sotto tutti i punti di vista, compreso quello del controllo – che è un'altra battaglia che bisogna continuare a fare, per sbloccare gli impianti di riciclo, perché altrimenti gli impianti innovativi di riciclo, che sono stati realizzati nel nostro Paese, vengono smontati e vengono rimontati e realizzati nel Nord Europa.
  Noi, come associazioni ambientaliste, tutte, questo scenario lo combattiamo. Lo abbiamo combattuto nel passato, lo combattiamo oggi e lo combatteremo anche domani.
  Bisogna procedere con lo snellimento e la semplificazione delle operazioni di riciclo, perché per chi vuole fare azioni fraudolente o illegali nella filiera del riciclo, oggi c'è lo strumento della legge 68 del 2015 che fa pagare duramente, finalmente, chi inquina l'ambiente e fa danni alla salute delle persone.

  FRANCESCO FERRANTE, Vicepresidente di Kyoto Club. In meno di un minuto, perché ho capito che dovete andare in Aula. Il record di riciclo italiano è la dimostrazione di quello che diciamo da parecchio tempo, cioè che su queste lezioni, economia circolare e green economy, la società è molto più avanti della politica.
  C'è una capacità, dell'economia e dei cittadini, di lavorare in quella direzione sulla quale la politica, invece non sa rispondere, non sa dare risposte adatte, e anche la forbice si allarga.
  Se noi abbiamo quel record del 76 per cento è proprio perché recuperiamo, per esempio, gli inerti da demolizione, che sono oggetto dell’end of waste, che se non si normano, non si recupereranno più e quindi crollerà tutto. Potrei fare tanti altri esempi, c'è persino lo spazzamento delle strade, che tra un po’ non potremo più fare, perché manca l’end of waste. Quindi, diciamo, c'è uno scarto di questo genere.
  E infine, ribadisco quello che dice Cifani, noi insistiamo. Noi non abbiamo elementi di conoscenza diversi, e se a questa Commissione o alla Commissione di indagine sui rifiuti risulta il contrario, sarebbe bello saperlo; non conosciamo un caso in cui una indagine di illegalità sui rifiuti sia partita da un'errata interpretazione della questione end of waste, è sempre altro il motivo per cui si parte, non ne conosciamo altri. Se ci fossero, sarebbe bene che anche i cittadini li conoscessero, e non soltanto queste Commissioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi per il contributo e per i documenti depositati, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati 2 e 3), e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Confartigianato Imprese.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti Confartigianato Imprese, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione Pag. 14 della qualifica di rifiuto (end of waste).
  Ringrazio i rappresentanti di Confartigianato Imprese e cedo la parola al dottor Riccardo Giovani, Direttore Politiche Sindacali e del Lavoro di Confartigianato Imprese, per lo svolgimento della relazione.

  RICCARDO GIOVANI, Direttore Politiche Sindacali e del Lavoro di Confartigianato Imprese. Grazie per quest'audizione su un tema, quello dell’end of waste, che costituisce uno degli snodi fondamentali dell'economia circolare che, come vedremo, e come probabilmente già vi è stato reso noto, presenta un po’ di problemi.
  Breve inciso: noi abbiamo visto nei giorni scorsi milioni di ragazzi in tutto il mondo che hanno manifestato nelle strade a tutela dell'ambiente contro i cambiamenti climatici, quindi è chiaro che c'è un sentimento ambientalista globale e trasversale. Tuttavia sta a noi operatori, ciascuno per le proprie competenze, per i propri ruoli, fare in modo che l'economia circolare sia realmente al centro delle politiche ambientali del nostro Paese. Sta a noi soprattutto che si possano coniugare la tutela dell'ambiente con politiche di sviluppo economico che creino ricchezza e benessere, e che siano sostenibili.
  Per quanto riguarda l'economia circolare del nostro Paese, in base ad uno studio dell'ufficio studi di Confartigianato Imprese, abbiamo rilevato che sono circa 900.000 le imprese manifatturiere del recupero interessate ai processi dell'economia circolare. Di queste 900.000 imprese, più della metà, quindi più di mezzo milione di imprese, sono imprese artigiane, imprese impegnate nei settori dell'edilizia, del legno, della meccanica, dell'impiantistica, del tessile, dell'alimentazione.
  La riparazione, il riutilizzo dei prodotti, la trasformazione dei rifiuti in risorse sono alla base di una rivoluzione culturale destinata anche a cambiare i modelli di business, ma attenzione, sono da sempre attività connaturate al modo di fare impresa dell'artigianato e delle micro e piccole imprese, noi lo abbiamo nel DNA.
  Il problema oggi nel nostro Paese dell’end of waste, senza, chiaramente, ripercorrere la storia della normativa, dalle direttive europee in poi, che è a tutti nota, è proprio la mancanza di un quadro regolatorio chiaro sulle autorizzazioni, che favorisca le imprese virtuose e non ostacoli questa transizione.
  Il punto di cesura, il punto di svolta, c'è stato dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 2018, che ha negato in maniera decisamente perentoria alle regioni la facoltà di rilasciare autorizzazioni caso per caso. Questo naturalmente ha determinato e sta determinando una paralisi dell'intera filiera del riciclo.
  La stessa misura inserita nel decreto-legge «sblocca cantieri» in materia di end of waste, non ha risolto la situazione, limitandosi a salvaguardare tipologie ed attività di riciclo previste, regolate da un decreto ministeriale del 1998, escludendo però tutte quelle, e sono molte, che sono state sviluppate negli ultimi vent'anni. Penso, ad esempio, tra le tante, a quella degli pneumatici fuori uso, che è pure un problema molto rilevante.
  Quindi, l'attuale quadro normativo di fatto, non solo impedisce nuove attività, ma mette a rischio quelle esistenti. Io vorrei citare un esempio, un esempio paradigmatico di questa vera e propria emergenza, che è il caso di una falegnameria, nostra associata, della provincia di Brescia, quindi una falegnameria associata a Confartigianato. Questa ritira bancali usati e cassette in legno, quindi si tratta di rifiuti non pericolosi, li recupera con un trattamento termico di igienizzazione e, con le riparazioni necessarie, li reimmette sul mercato come nuovi prodotti, quindi è un caso assolutamente virtuoso di sostenibilità, che consente di risparmiare legno, legno vergine, di ridurre i rifiuti da smaltire in discarica, genera vantaggi ambientali, genera valore economico, genera posti di lavoro. La provincia di Brescia ha comunicato formalmente a questa impresa l'avvio della procedura di revoca dell'autorizzazione, stante l'attuale quadro normativo. È poi intervenuta la regione Lombardia con una circolare in difesa dell'impresa, e naturalmente di altre centoventi imprese coinvolte sul territorio, però è chiaro a tutti Pag. 15come, con un quadro di regole così poco chiaro, sia impossibile operare, stia diventando impossibile operare.
  È vero che il Ministero dell'Ambiente ha adesso in itinere ben sedici bozze di regolamento, quindi regolamenti nazionali sull’end of waste, ne cito alcuni, perché sono sicuramente molto importanti: abbiamo il regolamento end of waste per i rifiuti inerti da costruzioni e demolizioni, parliamo di circa 57 milioni di tonnellate di materiali all'anno, materiali nei quali, tra l'altro, ci sono anche inerti e rifiuti di crolli e demolizioni, ad esempio dei terremoti, eppure questo decreto ancora fatica a trovare uno sbocco; così pure il regolamento nazionale end of waste per i residui e cascami di lavorazione tessile, anche questo un settore molto importante, penso al distretto del tessile, tra gli altri, ad esempio, a quello di Prato, dove capi opportunamente trattati, che oggi sono rifiuti, potrebbero essere reimpiegati per la produzione di nuovi capi e tessuti, ma che troppo spesso oggi prendono la via dei rifiuti solo per le complessità autorizzative e gestionali; ancora, abbiamo il regolamento end of waste per i rifiuti da spazzamento stradale che interessa le imprese del verde; quello per gli oli vegetali esausti. Si tratta tuttavia di regolamenti che faticano, per vari problemi, per vari motivi, ad essere emanati. Noi, come Confartigianato, siamo coinvolti dal Ministero dell'Ambiente nella realizzazione di molti di questi.
  Però va detta anche un'altra cosa, che a livello nazionale noi non possiamo pensare di risolvere per intero e compiutamente tutta la tematica delle autorizzazioni per l’end of waste. Noi, a livello nazionale possiamo fare, e lo stiamo facendo, per la verità con fatica, regolamentazioni limitate alle filiere di materiali principali, ma non possiamo pensare ad un decreto per ogni autorizzazione. Quindi, e arrivo alle conclusioni, la nostra proposta, che è poi la proposta di tante altre organizzazioni – essendo questo un tema trasversale, noi abbiamo lavorato insieme a tantissime altre organizzazioni ed imprese, ed è stato sottoscritto il 25 luglio scorso un appello da oltre 50 organizzazioni, per sbloccare l'economia circolare – è contenuta in un emendamento all'attuale normativa, un emendamento che fondamentalmente prevede due cose: la prima è la reintroduzione dell'autorizzazione caso per caso, sulla base di precise condizioni e di criteri definiti uguali per tutta l'Europa, affidate alle uniche istituzioni che in Italia sono preposte a tali autorizzazioni, che sono le regioni. Ci rendiamo anche conto della necessità di avere un quadro di coordinamento nazionale, e proprio per questo l'emendamento che noi alleghiamo al documento che depositiamo – al quale rimando per tutte le riflessioni di dettaglio – propone di istituire a livello centrale una cabina di regia e di monitoraggio di tutte le autorizzazioni rilasciate sul territorio.
  Quella che noi proponiamo è quindi una soluzione, crediamo, razionale ed ambientalmente rigorosa, che consentirebbe alle imprese in possesso di autorizzazioni di ripartire; a quelle in fase di rinnovo, di avere certezze sulle procedure ed ottenere continuità operative; e che aprirebbe anche la porta al rilascio di nuove autorizzazioni per attività imprenditoriali innovative, sostenibili e circolari.
  Pensate che solo nel settore dell'edilizia, ad esempio, noi abbiamo 75.000 imprese artigiane associate, che sarebbero pronte ad operare su questo terreno, pronte ad investire, pronte ad assumere, quindi pronte a fare la loro parte. È importante, quindi, riavviare a pieno il percorso dell'economia circolare, perché l'impresa sostenibile, come dicevamo prima, non solo ha un ruolo fondamentale nella mitigazione degli impatti ambientali, ma rappresenta una fondamentale opportunità di sviluppo. Cerchiamo di non perderla. Questo è principalmente il senso di questo nostro intervento, e ringraziamo nuovamente per l'audizione.

  PRESIDENTE. Chiedo se ci sono colleghi che intendono intervenire.

  CHIARA BRAGA (PD). Intervengo solo per ringraziare Confartigianato dell'illustrazione e sottolineare una questione. Oggi noi abbiamo fatto una serie di audizioni su Pag. 16questo tema, di soggetti anche molto diversi, associazioni ambientaliste, rappresentanze del mondo economico, di chi opera nel settore, ma anche di chi, come voi, rappresenta uno spettro più ampio di attività imprenditoriali ed economiche.
  È significativo che tutti questi soggetti alla fine ci abbiamo presentato una correzione della norma identica. Ora, sappiamo che è nata e che è un testo che è stato condiviso in vari passaggi dalle associazioni di categoria, dalle imprese, penso però che questa consonanza ci debba fare riflettere e che sia un elemento utile di per sé nell'indagine conoscitiva che stiamo facendo, ma, non ci nascondiamo, anche nel lavoro di produzione di una norma urgente e che risolva un problema reale, come voi ci avete anche rappresentato in quest'occasione. Grazie.

  MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C10VM). Grazie presidente. Principalmente anche io intervengo per ringraziare per tutta l'attività che avete svolto, proprio perché il contributo della vostra associazione – poi naturalmente, come diceva la collega, sappiamo che avete lavorato anche di concerto con altri – è fondamentale, perché soltanto chi ha la conoscenza diretta del territorio e delle imprese, sa quali sono le esigenze, quali possono essere ovviamente, invece, le conseguenze di una norma che non è così tanto calata nelle realtà, quelle concrete.
  Quindi, appunto, mi associo ai ringraziamenti. L'unica perplessità, se è possibile darci su questo un piccolo chiarimento: quest'emendamento che avete predisposto, prevederebbe, appunto, che – lo leggo, così evito di non essere corretta: «è istituito presso il ministero dell'Ambiente, della tutela del territorio...», eccetera, eccetera, parlo del comma 6 «un registro nazionale delle autorizzazioni caso per caso rilasciate». Ecco, in questo, come pensate che si possa però attuare, un registro delle autorizzazioni che sarebbero così tanto diverse? Cioè, sulla base di cosa? In quali grandi categorie le dovremmo andare a suddividere? Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  DANIELE GIZZI, responsabile ambiente ed economia circolare di Confartigianato. L'istituzione di un registro nazionale va nell'ottica di istituire una specie di cabina di regia a livello centrale, perché sul territorio nazionale può avvenire che una penna nel Lazio sia un rifiuto, in Umbria sia un'end of waste per determinate ragioni, che le direttive europee consentono, ma è giusto che il Ministero dell'Ambiente abbia contezza sul territorio.
  Non solo è giusto, ma è previsto anche dalla nuova direttiva quadro sui rifiuti, che fa parte del pacchetto circular economy, che noi dobbiamo recepire entro il 5 luglio 2020, e la leggo espressamente: «la Commissione Europea monitora l'evoluzione dei criteri nazionali per la cessazione della qualifica di rifiuto negli Stati membri e valuta la necessità di sviluppare a livello dell'Unione criteri su tale base». Quindi, è la stessa Commissione europea che deve monitorare i criteri nazionali, e di conseguenza anche lo Stato i propri criteri territoriali. Come attuarla non è un compito facile, ci si siede ad un tavolo, noi offriamo la nostra massima collaborazione, ma credo che vada fatta, e non solo noi lo crediamo, ce lo chiede l'Europa. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Confartigianato Imprese per il contributo offerto ai lavori di questa Commissione e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato 4), e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.10.

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ALLEGATO 3

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ALLEGATO 4

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