XVIII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 9 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marattin Luigi , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI MERCATI FINANZIARI AL SERVIZIO DELLA CRESCITA ECONOMICA

Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni).
Marattin Luigi , Presidente ... 3 
Galli Fabio , direttore generale dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni) ... 3 
Marattin Luigi , Presidente ... 6 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 6 
Ungaro Massimo (IV)  ... 6 
Marattin Luigi , Presidente ... 7 
Galli Fabio  ... 7 
Marattin Luigi , Presidente ... 9 

(La seduta, sospesa alle 13.30, è ripresa alle 13.45) ... 9 

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF):
Marattin Luigi , Presidente ... 9 
Conte Luigi , presidente dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF) ... 9 
Marattin Luigi , Presidente ... 11 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 11 
Marattin Luigi , Presidente ... 12 
Conte Luigi , presidente dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF) ... 12 
Marattin Luigi , Presidente ... 13 

Allegato 1: Documentazione depositata dal dottor Galli ... 14 

Allegato 2: Documentazione depositata dal dottor Conte ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MARATTIN

  La seduta comincia alle 13.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni).
  Saluto quindi il dottor Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, accompagnato dal dottor Massimo Menchini e dalla dottoressa Alessia Di Capua, ai quali do il benvenuto e che ringrazio per la presenza. Cedo subito la parola al direttore Fabio Galli al quale chiederei di limitare, se possibile, il proprio intervento a una quindicina di minuti al massimo, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito. Prego, dottor Galli.

  FABIO GALLI, direttore generale dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni). Grazie al presidente e a tutti i componenti della Commissione per questa opportunità. Assogestioni è l'associazione che rappresenta tutte le società di gestione italiane e quelle estere che operano in Italia, quindi con residenti italiani, e l'ammontare del patrimonio gestito da tutti i nostri associati supera i 2.000 miliardi di euro, si avvicina ai 2.200 miliardi.
  Una premessa: l'industria, rispetto a quella che è stata la congiuntura economica legata al contagio e alla situazione sanitaria, si può dire che non abbia sofferto. Quindi è un segmento del nostro settore economico che non soltanto è riuscito a mantenere le posizioni di attività che precedevano la situazione di febbraio-marzo, ma con i dati che abbiamo diffuso questa mattina le masse gestite sono cresciute nell'anno 2020. La ragione di questo è piuttosto semplice e diretta. La capacità degli italiani di risparmiare rimane comunque vigorosa e addirittura potenzialmente è cresciuta, perché con l'abbassamento dei consumi è possibile che almeno alcuni segmenti della popolazione siano stati in grado di risparmiare ulteriormente. Quindi siamo qui a parlare delle prospettive di sviluppo. Da parte nostra portiamo un messaggio di positività e ottimismo, nel senso che la capacità di risparmio delle famiglie italiane rimane vigorosa e quindi ci sono delle opportunità da cogliere, non ci sono dei problemi da risolvere. C'è però un problema che non è legato al meccanismo congiunturale, ma è un problema di più lungo termine, che sono le ingentissime risorse di risparmio che non vengono investite o che vengono investite in maniera tale da non generare un ritorno nel medio e lungo termine, che è quello che invece potrebbe aiutare l'economia italiana. Quindi noi siamo il Paese – e questo è un problema che si verifica in tutti i Paesi europei, dove ci sono grosse masse di risparmio che rimangono sui conti correnti – che pro capite lo vive in maniera più marcata. L'obiettivoPag. 4 dell'industria è quello di fornire servizi sempre più adatti al profilo sociale, demografico ed economico delle famiglie italiane per riuscire a portare queste masse di risparmio a livelli di investimento soprattutto verso la parte di economia nazionale.
  Da questo punto di vista la seconda premessa che voglio fare è, oltre all'opportunità di investire meglio e investire di più le risorse del risparmio degli italiani, evidenziare che i provvedimenti legislativi emanati nel corso dell'anno 2019 – che sono stati avviati su iniziativa del Governo, ma in entrambe le occasioni anche con una buona sintonia con le opposizioni – hanno consentito di modificare la norma relativa ai PIR-Piani individuali di risparmio preesistente, che era stata modificata a inizio del 2019 in maniera da renderla inefficace e inefficiente, e quindi il primo intervento operato con il decreto-legge n. 124 del 2019 ha sicuramente consentito di far ripartire il meccanismo dei PIR tradizionali – noi li chiamiamo «tradizionali», anche se sono nati all'inizio del 2017 – che hanno portato diverso beneficio a tutti i segmenti di bassa capitalizzazione delle imprese italiane.
  C'è stata anche l'iniziativa a inizio del 2020 – sulla base di una discussione che era già partita a fine del 2019 – di introdurre i PIR per i prodotti alternativi. Anche questa seconda iniziativa, recata dal decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto Rilancio, è stata un'iniziativa che va esattamente nella giusta direzione. La modifica alla normativa dei PIR esistenti e quella per il lancio dei PIR alternativi hanno creato un contesto di incentivo fiscale all'investimento della piccola e media impresa, anche non quotata, sicuramente favorevole. È necessario sicuramente, per consentire un avvio che sarà graduale, ma di cui noi siamo molto fiduciosi, aggiustare anche da un punto di vista interpretativo le modalità con cui si interpretano i limiti agli investimenti per i PIR alternativi – questo per consentire investimenti efficienti in tutto ciò che non è quotato – ma l'impianto della norma è molto solido ed è positivo. Noi lo accogliamo e crediamo che questo sarà un volano di sviluppo importante nel tempo. Naturalmente, essendo un volano di sviluppo di medio-lungo termine, esplicherà i suoi effetti non nell'immediato, ma comunque gli effetti che già si vedono nei numeri dei PIR tradizionali sono non banali.
  Ci sono 17 miliardi di euro investiti nei segmenti anche in parte maggiore a quello che è previsto dai requisiti nei segmenti di bassa quotazione delle imprese. C'è stato un rilancio dell'Alternative investment market – AIM come segmento di borsa di quotazione della piccola impresa. È stato favorito un processo di Initial public offering – IPO importante. Quindi oggi i PIR alternativi potranno avere in maniera più graduale lo stesso effetto su investimenti non quotati e siamo certi che potrebbero anche essere strumenti che accompagneranno risorse nell'utilizzo poi degli investimenti pubblici che si metteranno in campo nei prossimi mesi e anni. Con questa premessa rimaniamo dell'idea che si possano fare diverse cose importanti per sviluppare e aumentare l'efficienza del mercato dei capitali italiano.
  Mi concentrerei su tre temi in maniera tale che, come ricordava il presidente, ci sia spazio poi per le domande. I tre temi sono questi. Noi abbiamo una previdenza complementare di impianto solido, ma che da diversi anni non viene revisionata e ripresa in considerazione. Tuttavia nel prossimo anno e mezzo diventeranno operativi i prodotti di investimento previdenziale individuale creati con un regolamento dell'Unione europea, i prodotti di pensione integrativa europea – PEPP che potrebbero avere un impatto non marginale sull'allocazione delle risorse previdenziali anche dei risparmiatori italiani. Quindi noi crediamo che una delle priorità sia quella di guardare con attenzione al sistema di previdenza complementare per adeguarlo a questa novità, ma cogliendo l'occasione per rilanciarlo. Oggi meno del 25 per cento dei lavoratori del settore privato hanno aderito alla previdenza complementare e questo Paese non avrà un pilastro realmente solido sul mercato dei capitali fintanto che le masse gestite dal sistema previdenziale non aumenteranno notevolmente. I Paesi che hanno mercati dei capitali davvero liquidi Pag. 5ed efficienti registrano tutti masse previdenziali superiori al 100 per cento del PIL e noi siamo ben distanti da questa misura. Siamo intorno al 10 per cento, dipende come calcoliamo. Quindi c'è una grandissima opportunità di rilanciare il sistema di previdenza complementare. Entrando nel merito, magari anche sulla base delle vostre domande, abbiamo già anche noi delle idee, ma crediamo che questo dovrebbe essere uno sforzo sistemico, andando a comprendere tutti i pilastri della previdenza complementare, sia il secondo sia il terzo e aumentando la conoscenza e l'appeal di questo segmento. Tra l'altro ormai ci sono numeri disponibili sulla performance dei prodotti previdenziali negli ultimi vent'anni, che sicuramente si sono rivelati efficienti sul medio-lungo termine.
  Il secondo tema che vorrei porre alla vostra attenzione riguarda la questione del diritto societario, della corporate governance, a proposito della quale la preoccupazione dell'associazione è quella di mantenere un elevato livello di attrattività dei capitali verso le imprese che si quotano in Italia. Su questo ci sembra che in alcuni casi il dibattito sulla modulazione dei diritti corporativi e dei diritti dei detentori di azioni sia potenzialmente messo a rischio dall'introduzione di diritti differenziali tra azionisti. In particolare mi riferisco a iniziative che a volte, col fine positivo di rendere più attraente per l'azionista di controllo il permanere in Italia con la quotazione, potrebbero in realtà disincentivare fortemente gli investitori a entrare nel capitale della piccola e media impresa – PMI che si quota o anche di quella quotata da tempo che comunque trasforma la propria struttura passiva con diritti delle azioni diversificati. Questo tema richiederebbe, così come quello della previdenza, un approfondimento molto attento. Quindi di nuovo, dati i tempi limitati, lo lasciamo come spunto di riflessione. È certo che non c'è solo un vantaggio nell'introdurre diritti diversificati tra azionisti, in realtà c'è un grosso rischio nel rendere le azioni di alcune società assolutamente non investibili per diverse classi di investitori. Vi ricordo che ormai molti indici internazionali da MSCI ad altri hanno deciso di escludere le società che hanno queste forme di diversificazione dei diritti degli azionisti, quindi di escludere quelle società che hanno attribuito un diritto multiplo ad alcuni detentori di azioni, questo perché si creano classi differenziate di azionisti e quindi l'interesse della società diventa in qualche modo non determinabile in maniera equa da tutti gli azionisti. Questo per dirvi che oggi, nell'allocazione, i flussi finanziari sono anche molto indirizzati dalla gestione passiva che deve seguire questi indici e quindi bisogna sempre fare molta attenzione nell'introdurre modifiche di questa struttura societaria.
  Il terzo tema che vorrei presentarvi riguarda le opportunità che deriveranno da tutta l'attività dell'Unione europea sulla regolamentazione finanziaria, in particolare aggiornamenti e modifiche sia alla direttiva MiFID e a quella sui fondi alternativi-AIFMD sia l'iniziativa sulla Capital Markets Union-MCU, che è in corso di definizione ulteriore dopo un rallentamento nell'anno 2019. Tutti questi fronti presentano rischi e opportunità per il sistema finanziario italiano e qui più che dilungarmi nei dettagli di quali sono i rischi e le opportunità – naturalmente vi invieremo un testo a valle di questa audizione, perché rimanga traccia di quelle che sono le nostre considerazioni – possiamo dire che noi riteniamo ci sia molto spazio per un'azione di concerto tra le istituzioni italiane, sia di regolamentazione sia di governo e anche parlamentari, e l'industria per raggiungere una capacità di influenza sul processo regolamentare europeo che sia almeno pari a quella degli altri grandi Paesi europei. Oggi l'Italia a nostro avviso sicuramente sul segmento che noi rappresentiamo non ha la capacità di incidere sul processo regolamentare come ce l'hanno Paesi quali la Francia e la Germania e un tempo il Regno Unito, che forse agisce oggi attraverso Paesi dell'Unione di minor dimensione. Quindi diventa essenziale a nostro avviso fare un ragionamento istituzionale su come si possono rappresentare gli interessi italiani a livello europeo in maniera coordinata. Questi sono i tre temi che pensiamo sia stato opportuno Pag. 6sollevare in questo contesto che sono tutti e tre temi prospettici.
  Come dicevo, la situazione per quanto riguarda il risparmio gestito, anche in queste condizioni di incertezza, è positiva, nel senso che noi continuiamo a servire i nostri clienti risparmiatori nel migliore dei modi e sicuramente l'evoluzione del mercato è stata positiva, ma la diversificazione dei portafogli che vengono gestiti ha aiutato. Lasciatemi svolgere anche quest'ultima considerazione: la stessa natura di più lungo termine della capacità delle persone di percepire rischi ha fatto sì che per la prima volta probabilmente in un momento di crisi finanziaria molto acuto come quello che si è verificato tra fine marzo e inizio aprile, in cui i mercati hanno avuto correzioni profonde dell'ordine del 20-25 per cento, non abbiamo verificato in Italia nessun fenomeno di disinvestimento da panico e anzi c'è stata una sostanziale tenuta dei flussi di investimento. Quindi questo è stato molto positivo, perché riflette una maturazione nei comportamenti dei risparmiatori e nella capacità dell'industria di creare portafogli di investimento che siano diversificati ed efficienti e di spiegare la congiuntura finanziaria ed economica.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Galli e do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  DAVIDE ZANICHELLI. Innanzitutto vi ringrazio. Siamo ben consci dell'enorme potenziale che ha il Paese italiano riguardo alla propria capacità di risparmio e la massa presente sui conti correnti. Dal nostro punto di vista abbiamo intenzione di individuare ulteriori strumenti per far sì che questa massa possa essere indirizzata verso l'economia reale del nostro Paese. È un'enorme capacità che abbiamo e può risultare un enorme vantaggio, anche competitivo, rispetto ad altri Paesi che non hanno la nostra stessa situazione. Da questo punto di vista, anche per l'aspetto che avete sollevato sulla previdenza e sui livelli e i margini che possiamo raggiungere, volevo capire quali possono essere i suggerimenti normativi per incentivare questa veicolazione o gli strumenti pratici che possiamo mettere in piedi da questo punto di vista per favorire questo percorso.
  In più anche l'aspetto della quotazione delle PMI italiane, anche questo potrebbe essere un ulteriore veicolo. Da questo punto di vista, avete dei suggerimenti specifici anche riguardo a quello che sta accadendo rispetto a Borsa Italiana, che è un tema di cui stiamo dibattendo molto? Anche da questo punto di vista, che ruolo si potrebbe giocare in questo senso?
  Infine se avete qualcosa da aggiungere, perché io ricordo che nelle settimane scorse sulla stampa si è discusso molto delle commissioni di gestione. Da questo punto di vista, avete qualche aggiornamento rispetto a queste situazioni che caratterizzano il nostro Paese rispetto alla situazione estera?

  MASSIMO UNGARO. Anche io ringrazio per la relazione il dottor Galli. Mi sembra che il 2020 fino ad adesso segni un anno di dialogo virtuoso tra il mondo del risparmio gestito e questa maggioranza. Sono stati migliorati i PIR ordinari, sono stati introdotti i PIR alternativi, sono state modificate le soglie di investimento. Tante cose si stanno muovendo nel vostro mondo, ovviamente a fronte di una situazione economica e finanziaria fragile. Io, senza ripetere le domande del collega Zanichelli, ne ho due da aggiungere.
  La prima: il vostro punto di vista sull'assetto proprietario di Borsa Italiana di cui voi chiaramente siete clienti, forse non direttamente, siete intermediari, ma è importante che abbia anche il vostro punto di vista su come secondo voi dovrebbe riorganizzarsi Borsa Italiana tra le tre cordate possibili, Euronext con Cassa Depositi e Prestiti, Deutsche Börse e Swiss Exchange-SIX, sapendo che non c'è soltanto l'importanza per noi legislatori di far sì che ci siano mercati che permettano alle piccole e medie aziende italiane di fare IPO sul mercato, ma è importante che il secondario viva e sopravviva con costi di intermediazione bassi. Dal mio punto di vista l'esperienza London Stock Exchange è stata abbastanza negativa negli ultimi quattordici anni su questo fronte. Volevo sapere se voi Pag. 7come associazione avete una posizione. Se non ce l'avete, non è fondamentale.
  La seconda domanda invece è se con la Brexit e la possibilità di o mancanza di accordo e la perdita del diritto di passaporto per i servizi finanziari di tutti i gestori britannici ci siano possibilità di sviluppo per Assogestioni e per il mondo del risparmio privato italiano.
  Infine, visto che gli strumenti nuovi sono già tanti, European long term investment funds-ELTIF, PIR alternativi, PIR ordinativi, ora si tratta di implementazione; mi aggiungo quindi alla domanda del collega Zanichelli, se avete consigli da dare ai commissari e se può anche commentare sulla capacità di gestione. Quest'anno sarà introdotta in Italia una nuova classe di investimento con investimenti alternativi. Le chiedo se può elaborare o presentare la capacità di gestione di investimenti alternativi dei gestori italiani, che, per come la vedo io, è una classe d'investimento che fino ad adesso è rimasta abbastanza sottosviluppata nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi, mi aggiungo io per una domanda al volo relativa al primo dei suoi punti, direttore. Quando parlava dei PIR alternativi. Ho qualche familiarità con quella disposizione del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto Rilancio, con la quale si è elevata la soglia annuale di investimento da 150.000 a 1.500.000 euro l'anno. Io oltre a chiederle una prima valutazione – ovviamente non sugli effetti, perché immagino sia ancora troppo presto, ma una valutazione generale su quell'intervento – e se sia stato a suo modo di vedere utile o meno, mi chiedo nello specifico sui PIR alternativi che altri interventi puntuali ci possono essere. Qualcuno suggerisce di abolire l'obbligo di investimento in un fondo unico in modo da poter raggiungere la cifra di un milione e mezzo su più fondi contemporaneamente. Questa in particolare è una questione che ci viene sollevata spesso e su cui volevo avere il vostro parere.
  Do quindi la parola al dottor Galli per la replica.

  FABIO GALLI, direttore generale dell'Associazione italiana del risparmio gestito (Assogestioni). Dato il tempo sarò telegrafico, ma spero di riuscire a dare almeno il sapore del nostro punto di vista su questi temi, che sono tutti fondamentali e molto centrati.
  Previdenza: oggi il cardine del sistema previdenziale di un Paese è l'assetto dell'incentivo fiscale. È quello che determina l'interesse del risparmiatore ad accedere a un sistema che è vincolato, ma che lo porta a investire nel lungo termine. Forse il problema più grosso nel sistema previdenziale italiano, che è sempre rimasto in piedi, è di essere in contrasto con quella che è la raccomandazione europea, cioè di non avere tassazione durante l'accumulazione dell'investimento. Il Parlamento europeo ha deliberato ormai molti anni addietro la raccomandazione di adottare un sistema di tassazione che dia esenzione in accesso al sistema ed esenzione in accumulo e tassazione solo al momento del beneficio. La scelta del legislatore italiano è stata quella di tassare anche durante l'accumulo. Questa, tra l'altro, vi ricordo che è una tassazione per maturato che è un sistema che può avere degli effetti distorsivi e quindi manca quell'elemento di incentivo che potrebbe essere ricalibrato meglio, perché la tassazione non su maturazione, ma l'esenzione nel momento dell'accumulo libererebbe degli spazi gestionali. Questo è il primo provvedimento a nostro avviso razionale che si potrebbe valutare, anche perché non credo che ci sia un impatto di finanza pubblica notevole.
  Il secondo tema è la piccola e media impresa: che cosa si può fare per spingere verso la quotazione? Risponderò insieme alla domanda su Borsa Italiana. Noi crediamo che molto lavoro sia stato fatto negli anni sul lato dell'offerta, cioè nel rendere più efficiente il modo con cui un'impresa può andare a quotarsi. Per molto tempo è stato sottovalutato il lato della domanda, cioè creare una domanda stabile di investimento in quel tipo di impresa. Secondo noi bisogna vedere l'effetto degli afflussi sui PIR e vedere come i PIR, così come i PIR ordinari anche quelli alternativi, consentirannoPag. 8 nel 2021-2022 di far sì che i segmenti bassi di borsa attirino quotazione. Ovviamente noi riteniamo che l'assetto proprietario di Borsa Italiana non sia l'oggetto del contendere dal nostro punto di vista di investitori, ma che l'oggetto del contendere sia la capacità decisionale locale. Borsa Italiana ha sicuramente perso autonomia operativa nel momento in cui è diventata parte di un gruppo con base a Londra. Questa è la nostra valutazione. Avere una Borsa Italiana che abbia autonomia operativa e decisionale in Italia sarebbe sicuramente un beneficio per lo sviluppo dei mercati di bassa capitalizzazione, questo al di là di chi è il proprietario. Il problema è dove si decidono le cose. Ci potrebbero essere proprietari italiani che poi non decidono le cose in Italia, quindi il tema è se c'è competenza e capacità decisionale dell'azienda Borsa in Italia.
  Sul tema della nostra capacità di sviluppare il segmento alternativo in Italia: è sicuramente vero che c'è stata una forma di nanismo nell'investimento alternativo e liquido. Le reti di consulenza dovranno avere una crescita anche nella capacità di spiegare agli investitori che i PIR alternativi sono stati pensati per famiglie che hanno una capacità di risparmio notevole, perché devono essere comunque inseriti in portafogli diversificati – noi abbiamo sempre visto che la crescita delle competenze avviene di pari passo con la crescita delle masse gestite. Quindi così come sono stati creati team di gestione importanti con i PIR tradizionali o i PIR ordinari nella gestione dei segmenti a bassa capitalizzazione, noi siamo certi che i PIR alternativi possano creare una crescita delle competenze, delle forze di lavoro e anche delle capacità gestionali anche delle persone più giovani nel segmento di tutto ciò che è il liquido. Su questo ricordo che gli investimenti di tipo organizzativo e di competenze hanno effetti non prima di qualche anno, ma è chiaro il legame. Il legame è stato immediato nei PIR tradizionali, questo legame tra competenze gestionali su quel segmento di mercato e il decollo dei PIR 2017 è stato evidente. Noi abbiamo misurato il numero di persone assunte nei team specializzati. Quindi queste sono forme virtuose di crescita che hanno una loro progressività, ma che vanno tutte nella giusta direzione.
  La domanda sull'interpretazione sui PIR: la soglia di 1.500.000 euro elevata per i PIR alternativi è una misura positiva, perché per loro natura i prodotti chiusi richiedono un investimento molto forte iniziale e quindi non è un investimento di tipo anno per anno come nei PIR tradizionali, quindi è ragionevole aumentare la soglia in maniera tale che chi entra per la prima volta su un PIR alternativo – che sia quest'anno o il prossimo – possa fare un investimento sostanziale in un anno unico. Dopodiché la progressività dell'investimento è realizzata dal gestore che può metterci anche due, tre, quattro anni a investire quelle cifre per trovare le opportunità di investimento.
  Quanto alla questione del fondo unico, che deriva da considerazioni più che legittime di competitività del sistema, io credo che il sistema italiano abbia il grosso merito di semplificare gli adempimenti fiscali cosicché nel momento in cui si apre un rapporto PIR lo si fa con un unico intermediario su un unico prodotto. Questo semplifica molto il costo amministrativo fiscale della gestione. Se noi dovessimo andare su un modello diverso, questo sarebbe un costo sia per gli intermediari ma anche per l'amministrazione fiscale dello Stato, perché tenere traccia di investimenti multipli su prodotti multipli richiede da entrambe le parti, sia quella degli intermediari sia quella dell'amministrazione fiscale, un investimento totalmente diverso nelle procedure. Quindi la soluzione del fondo unico a nostro avviso - nel momento in cui comunque «switchare» è permesso, quindi non c'è l'obbligo di tenere un fondo unico per sempre, ma si possono mantenere quei diritti anche passando da un prodotto all'altro - certo limita l'idea di fare prodotti multipli, ma questi prodotti di investimento sono per loro natura diversificati, perché la norma PIR obbliga alla diversificazione. Quindi il costo-beneficio di passare a un modello di prodotto multiplo dovrebbe essere verificato rispetto a quelli che sono gli impatti organizzativi, Pag. 9soprattutto per l'autorità fiscale e la capacità di controllo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Galli, direttore di Assogestioni, il dottor Menchini e la dottoressa Di Capua per la presenza.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Galli (vedi allegato 1) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 13.30, è ripresa alle 13.45.

Audizione in videoconferenza di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui mercati finanziari al servizio della crescita economica, l'audizione in video conferenza di rappresentanti dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF). Ricordo che l'audizione si svolgerà in videoconferenza con la partecipazione da remoto degli auditi nel rispetto delle misure di tutela adottate dalla Camera per prevenire il contagio da Coronavirus, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per Regolamento nella riunione del 31 marzo 2020.
  Cedo subito la parola al presidente, dottor Luigi Conte, al quale chiederei di limitare, se possibile, il proprio intervento a una quindicina di minuti al massimo, al fine di lasciare poi adeguato spazio al successivo dibattito. Prego, dottor Conte.

  LUIGI CONTE, presidente dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF). Grazie, presidente. Ringrazio lei e questa Commissione. L'ANASF rappresenta i consulenti finanziari ascritti all'Albo unico nazionale tenuto dall'Organismo di vigilanza e tenuta dell'Albo unico dei consulenti finanziari – OCF, che è l'organismo dei consulenti finanziari, organismo di vigilanza e tenuta dell'Albo unico e rappresenta circa 12.300 iscritti, su una platea di 52.500 consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede, di cui 33.800 effettivamente attivi. Noi operiamo in un ambito in cui quattro milioni e mezzo di clienti, primi intestatari dei contratti, affidano i loro risparmi e i loro progetti a noi consulenti finanziari. Guardando i numeri, rileviamo con grande soddisfazione che, detenendo circa 615 miliardi di euro di asset a noi affidati, manteniamo un trend crescente costante che evidenzia una solidità strutturale dell'impianto, anche purtroppo in relazione alle varie crisi che si sono susseguite, oltre l'ultima, che peraltro è ancora in corso. Quindi la professione del consulente finanziario ha saputo realizzare un percorso di crescita, i cui risultati emergono in particolare da ciò che rileva rispetto al confronto con le difficoltà che condizionano il sistema bancario tradizionale.
  Qual è la specificità della professione del consulente? Il consulente opera basando attentamente la sua funzione sulla professionalità e sulla personalizzazione del rapporto fiduciario con la clientela, quindi obiettivi posti in maniera chiara, condivisa, prediligendo soluzioni di investimento di medio-lungo periodo che fanno del tempo di condivisione il valore fondamentale. Oltretutto è una categoria estremamente solida perché i provvedimenti cautelari e sanzionatori irrogati dall'organo di vigilanza non superano lo 0,2 per cento degli iscritti all'Albo, secondo gli ultimi dati riferiti. Bisogna dire che negli ultimi tempi lo scenario normativo ha supportato molto l'attività dei consulenti, perché l'attuazione delle direttive MiFID e MiFID 2 sostanzialmente hanno sancito l'attività di consulenza come attività definitivamente inclusa nel novero dei servizi di investimento riservati ai soggetti accreditati. Questo è un aspetto che ha dato un forte contributo all'identificazione del consulente come interlocutore qualificato nelle scelte prospettiche e puntuali in ambito non solo finanziario delle famiglie.
  Naturalmente guardiamo al futuro. Abbiamo sicuramente fattori di cambiamento dirimenti. Fattori macroeconomici e la crescente complessità dei fenomeni Pag. 10macroeconomici condizionano certamente, rispetto a incertezza ed eccezionalità dei casi, lo stato attuale e le prospettive future. Un altro elemento è la digitalizzazione del sistema finanziario che impatta fortemente e pone la necessità di prestare attenzione a quelli che possono essere i benefici e i rischi. Poi un terzo driver sicuramente è l'ampliarsi di soluzioni di offerta degli intermediari finanziari alla propria clientela, con la conseguente necessità di attuare modalità di comunicazione efficace e trasparente nei confronti del pubblico dei risparmiatori.
  Questi fenomeni si coalizzano nel nostro intendimento in quello che deve essere l'impegno – che peraltro la categoria ha sempre profuso – in iniziative di educazione finanziaria che poniamo costantemente in essere durante la nostra attività. Quindi la relazione costante con i clienti, con i risparmiatori, ci consente di apportare un contributo forte in ambito di crescita delle competenze e della consapevolezza, che gli investitori, i risparmiatori, accrescono con il confronto con noi. Abbiamo progetti già operativi da anni, che rispondono alla necessità di relazionarsi ai giovani delle scuole, il progetto «economic@mente» si riferisce ai giovani delle scuole medie superiori. Abbiamo progetti di educazione finanziaria per gli adulti come «Pianifica la mente-Metti in conto i tuoi sogni» e anche progetti che si stanno avviando per la scuola primaria, «Economica scuola» è il nostro progetto già in attuazione. Naturalmente questa operazione finanziaria caratterizza l'attività del consulente anche in ambito sociale, quindi il ruolo sociale del consulente è sicuramente fondamentale.
  La digitalizzazione dei processi integra la professione del consulente. Pensiamo che l'incremento del valore della digitalizzazione ci consenta di liberare tempo per la relazione e ci consenta di mettere investitori e risparmiatori in condizioni di comunicare le proprie aspettative e poter ricevere quelle indicazioni che possano poi portare a un confronto sano per delle scelte consapevoli.
  Noi abbiamo già fatto delle proposte rispetto a quelle che possono essere le evoluzioni delle dinamiche di mercato e quindi nuove proposte per far sì che i capitali degli italiani possano orientarsi sempre più verso l'economia reale. È del 2011 la nostra proposta alle competenti Commissioni parlamentari dei Piani individuali di risparmio – PIR, che sono stati licenziati con varia fortuna nel 2017 e poi ripresi recentemente in maniera tale che potessero essere di sostegno alle piccole e medie imprese italiane, qualificando l'allocazione dei risparmi anche in quelle. Lo stesso decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto Rilancio, ha previsto ulteriori incentivi per gli investimenti in economia reale introducendo i PIR alternativi. È lì che noi – consapevoli della validità dello strumento – abbiamo sottolineato al legislatore, già nel 2018, addirittura l'opportunità di costituire i famosi PIR obbligazionari che, con le agevolazioni degli stessi PIR già introdotti – sia quelli tradizionali sia quelli alternativi – potessero dare un'ulteriore spinta, in questo caso al debito pubblico, per cercare di consolidare quel rapporto di fedeltà tra cittadini e Paese. Quindi far sì che l'Italia possa rappresentare sé stessa, anche rispetto alle scelte di investimento, attraverso un rapporto solidale, in cui noi, molto umilmente, facciamo una mediazione anche culturale.
  Altro tema fondamentale che vorrei evidenziare molto rapidamente è quello della finanza sostenibile, quindi degli investimenti in finanza sostenibile. Questo è un tema che rappresenta, secondo me, ancor più oggi di quando sia stato nella storia, un'evidenza della sensibilità etica di un Paese e dei suoi cittadini. Rispetto a questi temi ci sono forme di investimento estremamente solide che evidenziano, ancora una volta, quanto si possa destinare in termini di risorse al proprio futuro in maniera coerente con quella che si prospetta come una corretta gestione del risparmio, che possa portare al raggiungimento degli obiettivi previsti.
  Naturalmente tutto questo ambito è favorito dalla relazione che stiamo compiendo,Pag. 11 la relazione contigua di affiancamento che sin dal primo contatto mette l'interlocutore nelle condizioni di aprirsi – senza oneri temporali –, di consegnare le proprie aspettative e quindi chiedere una decodifica di quelle aspettative in termini di concrete applicazioni ai consulenti. Quindi in questo modo la consulenza finanziaria si esprime attraverso questo rapporto, che determina la cura nel tempo della relazione con il cliente e questa cura si rafforza ancor più quando si determinano le condizioni per un monitoraggio costante, non soltanto delle scelte fatte, e quindi della coerenza delle stesse nel tempo, ma anche di quelle che possono essere situazioni intervenute nel frattempo – come per esempio gli elementi che ho rappresentato precedentemente – che potrebbero eventualmente influenzare anche il valore delle scelte future, quindi aggiornare un po', in costanza di valore, quelle che sono le considerazioni reciproche tra clienti-risparmiatori e consulenti. Naturalmente, come ho detto prima, il fil rouge è l'educazione finanziaria. Noi questa la sviluppiamo costantemente nelle relazioni giornaliere che viviamo con i clienti e auspichiamo che si rafforzi sempre di più una sorta di sostegno da parte degli apparati normativi e legislativi e anche da parte di chi, nell'ambito del governo della nazione, dovesse affiancarci per considerarci attori principali e competenti rispetto a questo tema. Auspichiamo quindi che questa crescita avvenga.
  Quindi, per chiudere – credo di essere stato più sintetico di quanto mi ha chiesto, presidente – io credo che la nostra categoria rappresenti un trait d'union rispetto a quelle che sono le prospettive di cambiamento generale. Basti pensare a quello che sta accadendo in ambito demografico, che impatta fortemente sulla situazione legata alle pensioni e quindi su tutte le scelte che voi stessi fate rispetto alle politiche previdenziali. Tutti questi cambiamenti, dicevo – compreso l'ultimo che ho rappresentato – ci vedono partecipi di un processo al quale da oltre cinquant'anni non ci sottraiamo. Non ci sottraiamo nell'auspicio che la cultura finanziaria degli italiani cresca sempre di più e consenta a noi stessi di poterci misurare con sfide sempre più ampie, rispetto alle quali crediamo di poter essere – per voi che prendete le decisioni, le delibere opportune in questi ambiti e che qualificate le scelte strategiche – degli interlocutori affidabili, attendibili e competenti. Riteniamo di poter prestare il nostro supporto in quelle scelte strategiche che possano migliorare la cultura finanziaria dei cittadini italiani e le condizioni di rappresentazione verso l'esterno di un Paese che ha delle risorse incredibili, anche e non solo a livello culturale, che spesso vengono mortificate da elementi contingenti, che purtroppo a volte ci identificano molto peggio di quanto realmente, come sistema Paese e come professionisti, meritiamo di essere identificati. Io la ringrazio e resto in attesa di eventuali domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Conte e do la parola ai colleghi che intendono intervenire.

  DAVIDE ZANICHELLI. Innanzitutto grazie per i contributi che avete portato, in particolar modo riguardo all'importanza dell'educazione finanziaria. Nello specifico mi preme adesso avere anche qualche ulteriore parola da parte vostra, non tanto per spiegare ai ragazzi, ai cittadini gli strumenti finanziari a loro disposizione, ma più che altro per aiutare gli italiani di oggi e di domani riguardo ai principi di una prudente gestione domestica delle finanze. Secondo me quella dovrebbe essere la funzione forse anche del settore pubblico, ma anche il vostro ruolo rispetto a una società, una comunità che abbia una prudente gestione delle proprie finanze, delle proprie economie personali o familiari.
  Volevo chiedere un'altra cosa. Il decreto legislativo n. 58 del 1998 – il Testo unico della finanza – individua il consulente finanziario come autonomo. Da questo punto di vista sono stati formulati alcuni rilievi con i quali si propone di Pag. 12utilizzare l'aggettivo indipendente, in quanto, rispetto all'espressione «autonomo» l'espressione «indipendente» dovrebbe assicurare una sfumatura di significato ulteriore, più precisa, soprattutto in relazione alle attività fuori sede, che alcuni consulenti stanno cominciando a svolgere da qualche anno. Da questo punto di vista, voi come vedete un'eventuale proposta di adeguamento normativo che introduca o meglio specifichi l'espressione «indipendente» rispetto a quella di «autonomo»?

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Conte per la replica.

  LUIGI CONTE, presidente dell'Associazione nazionale consulenti finanziari (ANASF). Parto da quest'ultima domanda e poi rispondo alla prima sollecitazione. Rispetto a questo tema noi ci siamo pronunciati già quando, partecipando alla costituzione dell'Organismo di vigilanza e tenuta dell'Albo unico dei consulenti finanziari, abbiamo identificato il valore della consulenza. Secondo noi non esiste la figura del consulente indipendente. La consulenza è indipendente a prescindere, se svolta nel pieno esempio di correttezza e di dedizione alle richieste e agli auspici della clientela. È la consulenza che può essere indipendente e non il consulente. La definizione di «autonomo» in realtà è una definizione oggettiva e giustificata in virtù del fatto che la distinzione dei due ambiti – c'è anche un terzo ambito, che è quello delle società di consulenza in ambito OCF – si riferisce ai consulenti abilitati all'offerta fuori sede, che mi pregio di rappresentare come categoria, che sono i consulenti che operano attraverso un mandato come intermediario autorizzato. Siamo noi consulenti che definiamo il processo di consulenza nella sua interezza, quindi forniamo, in termini di affiancamento al cliente, il servizio di diagnosi e quindi di analisi e valutazione reciproca delle istanze e delle soluzioni e, fornendo le soluzioni, possiamo, nell'amplissimo spettro dell'offerta di servizi e di prodotti finanziari e non solo (anche assicurativi ed altri), fornire anche un supporto nella decodifica delle combinazioni di portafoglio o comunque di soluzioni in senso lato utili a soddisfare quelle esigenze.
  Il consulente autonomo, che svolge un'attività altrettanto interessante e utile – specialmente per il discorso sulla situazione finanziaria che facevamo, quella sensibilizzazione della clientela di cui parlavamo – svolge un'attività che si riferisce al primo ambito, quindi al concetto di prescrizione, senza poter operare nell'ambito della definizione del picking, della scelta di un prodotto, di un servizio in senso stretto per quel che riguarda l'aspetto di fornitura della soluzione. Quindi ritengo che la definizione «autonomo» sia assolutamente adeguata perché non riferisce a nessuna mandante e ricordiamo che la mandante per normativa è una e una soltanto. Il retaggio di questo pseudo conflitto di interessi di cui si parlava un tempo rispetto al vecchio promotore finanziario – attualmente consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede – è piuttosto legato al fatto che un tempo le mandanti avevano un'offerta di prodotti estremamente contenuta e tendenzialmente di casa. Oggi ciò non esiste sostanzialmente più. L'offerta di prodotti è amplissima, le piattaforme sono sostanzialmente aperte e, al netto di comportamenti eticamente confutabili, la scelta delle soluzioni è assolutamente finalizzata e coerente e deve essere tale con le esigenze e le richieste dei clienti. Altrimenti poi il tempo paga e sottrae. Paga se questi atteggiamenti e comportamenti professionali sono stati adeguati, sottrae se questi atteggiamenti sono stati il contrario. I numeri ci dicono che il tempo sta pagando.
  Per quanto riguarda la prima considerazione è assolutamente vero e reale il suo riferimento alla prudenza. Io affiancherei al concetto di prudenza quello di consapevolezza. La consapevolezza è un valore che diventa sempre più consistente quando l'interlocutore non tanto riferisce alle competenze tecniche, ma alla capacità di distinzione. Innanzitutto distinzione di valore tra i professionisti con cui Pag. 13interloquisce, poi di valore rispetto alle soluzioni proposte, che devono essere coerenti, tangibili e riconoscibili. Quando si parla di ciò le scelte sono tutte prudenti, perché sono adeguate alle aspettative. Per cui il nostro impegno è sempre quello di rappresentare in maniera trasparente questo processo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Conte per la presenza.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Conte (vedi allegato 2) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.

Pag. 14

ALLEGATO 1

Pag. 15

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

ALLEGATO 2

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40